Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: Picci_picci    30/11/2020    2 recensioni
Sono passati mesi da quando Ladybug e Chat Noir non si vedono più. Solo una muta promessa li unisce: non scordarsi mai l’uno dell’altra. Vanno avanti nel loro presente, ma continuano a vivere nel passato e nel loro ricordo. Marinette, ormai, è a tutti gli effetti la stagista personale di Gabriel Agreste, praticamente il Diavolo veste Agreste nella realtà, e Adrien sta tornando da Londra per imparare a gestire l’azienda di famiglia.
Cosa mai può andare storto?
Tutto, se ci troviamo alla maison Agreste.
Mettetevi comodi e preparatevi a leggere una storia basata sulle tre cose indispensabili di Parigi: Amore, Tacchi alti e...là Tour Eiffel.
.
"Perché l'amore è il peggiore dei mostri: ferisce, abbandona, ti rende pazzo, triste ed euforico allo stesso tempo. Ma è anche l'unica cosa bella che abbiamo in questa vita."
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'L’amour'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quando si staccarono, Marinette rabbrividì, ma non per il freddo.

“Cosa facciamo adesso?”

“Qualsiasi cosa voglia fare tu, milady.”

Marinette strinse le braccia intorno al suo corpo e si rannicchiò contro Chat Noir che, prontamente, la strinse a se.

“Intanto, potrei parlare con Adrien?”

“Ci stai già parlando, insettina.”

“Hai capito cosa intendo, chaton.”

Lui sbuffò divertito e sciolse la trasformazione.

“Hai capito?! Il moccioso aveva bisogno della lavata di capo da parte del paparino per rinsavire! Mba, se lo avessi saputo prima, mi sarei risparmiato molte pene.”

“Plagg…”

“Lavata di capo?”, chiese Marinette alzando la testa, “questo mi interessa.”

“Niente di ch-”, ma la frase di Adrien fu interrotta.

“Un cazziatone con i fiocchi, ecco cos’era.”

“Plagg!”

Marinette scoppiò a ridere, “hai subito un cazziatone da Gabriel Agreste e sei ancora vivo?”

“Qualcosa mi dice che li conosci di più te, i cazziatoni di mio padre.”

Lei si finse pensierosa, “può darsi.”

“Coccinella cattiva”, disse Adrien mordendole il naso.

“Quello è tuo padre.”

“Una coccinella?”

Lei lo guardò storto.

“Vogliamo entrare o continuiamo a stare qui fuori al freddo?”

“Scendiamo solo se mi racconti cosa c’entra Gabriel.”

“Ricattatrice”, disse prendendole la mano, “ma sappiamo che farei qualsiasi cosa tu mi chiedessi.”

“Ruffiano”, rispose lei prima di scendere in camera sua.

Dopo di lei fu il turno di Adrien che, con un balzo aggraziato, entrò e la prese per i fianchi.

“Altri potrebbero dire innamorato, sai?”, rispose annusando i suoi capelli. Sapevano di zucchero a velo e gli ricordavano i macarons.

Marinette arrossì leggermente, cercando di non farglielo notare.

Si sedettero sul letto, abbracciati.

“Quindi, Gabriel?”

“Diciamo che mi ha raccontato alcune cose e ho finalmente scoperto il perché del vostro legame.”

Lei lo guardò con gli occhi sbarrati, “Adrien, davvero, mi dispiace per quello che ho fatto-”

Lui appoggiò il suo dito indice sulla sua bocca, “l’importante siamo noi due, qui, ora.”

E la baciò, di nuovo. E ancora. E ancora. E ancora.

Marinette appoggiò le mani sul suo petto, fermandolo. Con la bocca gonfia e arrossata per i troppi baci e i capelli arruffati, Adrien la desiderò ancora di più.

“Per quanto mi faccia piacere intrattenermi con il gatto più bello di tutta Parigi, devi tornare a casa.”

Adrien mise su il broncio, “spero tu stia scherzando.”

“No no, affatto. Non voglio che Gabriel svegli mezza Parigi.”

“Senza offesa, ma penso che mio padre sia piuttosto consapevole di dove mi trovo e soprattutto con chi mi trovo”, rispose riavvicinando la ragazza a lui.

“Sai cosa intendo.”

Lui allargò gli occhi e abbassò le labbra in giù, sporgendo il labbro.

“Non provare a farmi gli occhi da cucciolo. Adrien, non ci provare! Sai che non riesco a dire di no agli occhi da cucciolo!”

Lui le baciò la punta del naso, “è esattamente per questo che lo  faccio.”

Marinette sospirò e lo guardò negli occhi verdi che tanto amava, “voglio fare le cose a modo, con calma. E fidati, quello che stavamo facendo prima su questo letto, non era affatto quello che intendo.”

“Lo sai che mi stai chiedendo molto, vero?”

“Ti sto chiedendo di andare a casa.”

“E io do ragione alla tua bella”, esclamò Plagg apparendo accanto a Marinette.

La ragazza si sistemò velocemente il sopra del pigiama visto che stava facendo vedere più del necessario.

“Plagg.”

“Niente ‘Plagg’, biondino. Voglio tornare a casa, dobbiamo tornare a casa. E Marinette, non preoccuparti, è roba che ho già visto.”

Marinette arrossì così tanto che fu incapace di parlare.

“Plagg!”, esclamò Tikki lanciandogli uno scappellotto.

“Che c’è?”

“Tu non sai cosa sia la finezza.”

“Ma se è il mio secondo nome?”

E mentre i due kwami litigavano, Adrien cercò di sbloccare Marinette.

“My lady, mon amour, ci sei? La tua testolina mi sta ascoltando?”

“No, è troppo occupata ad essere in imbarazzo.”

Lui scoppiò a ridere, “sei uno spasso.”

“Se la mia goffaggine e la mia timidezza ti fanno tanto ridere..”

Lui le prese il viso tra le mani grandi, “Plagg è fatto così, lascialo stare.”

Lei annuì.

“Facciamo così”, disse Adrien sempre più vicino al viso dell’amata, “io ora vado a casa e ti tolgo Plagg di torno, così ti rilassi.”

“Guarda che ti sento, moccioso!”

“E poi ci vediamo domani in ufficio.”

Marinette a quelle parole si riscosse, “non è che potremmo-”

“Non dire niente in ufficio?”

Lei mise su uno sguardo di scuse, “vorrei prima dirlo ai nostri genitori.”

“Facciamo solo ai tuoi genitori, penso che mio padre sospettasse qualcosa da molto tempo.”

“Cavolo che imbarazzo, come farò a guardare Gabriel negli occhi?”

Adrien rise di fronte alla drammaticità di Marinette.

“Quindi faremo come gli amanti segreti.”

Lei arrossì alle parole di lui.

“Mi piace”, concluse Adrien con un bacio a stampo, “Plagg, trasformami!”

Quando Marinette aprì gli occhi, davanti a lei si ritrovò le iridi allungate di Chat Noir.

“Ci vediamo domani, chaton?”, chiese facendo tintinnare il campanellino che portava al collo.

“Ci puoi giurare.”

Prima di uscire dalla botola, si scambiarono un lungo quanto appassionato bacio.

“Ho un’ultima domanda, insettina: come mai le tue labbra sanno di miele?”

Lei arrossì, ma rispose comunque, “è il balsamo per labbra che uso da sempre. La ricetta è di mia nonna e tra gli ingredienti c’è il miele, forse è per quello.”

“Bene”, disse lui baciandola un'altra volta, “non cambiare mai balsamo per le labbra.”

Dopo altri tre o quattro, chi ne teneva più il conto?, baci, Marinette rimase da sola insieme a Tikki.

“Sai, Mari, ti vedo finalmente felice.”

“Perché lo sono, Tikki”, disse con un sorriso a trentadue denti sul volto, “ti dirò, mi fa quasi paura provare così tanta felicità.”

“Ne sono contenta”, rispose la piccola kwami abbracciandola come meglio poteva, “te lo meriti.”

Marinette si sedette sul letto, “dovrei dirglielo Tikki? Del master di Londra e Chloè?”

Lei guardò la sua protetta negli occhi e vide che la linea di preoccupazione che solcava la sua fronte era tornata, “per ora, goditi il momento.”

Lei annuì con, ancora, un’espressione seria.

Lo schermo del suo cellulare si illuminò.

Buona notte, my lady. Mi manca già il sapore del miele, mon amour.

“Hai ragione, Tikki”, disse rispondendo al messaggio di Adrien per poi addormentarsi. 

Con il sorriso sulle labbra e senza la ruga di preoccupazione sulla fronte.

Tikki si addormentò più serena.

***

Marinette entrò in maison con gli occhialoni da sole calati sugli occhi e un tailleur nero con i pantaloni a sigaretta. Le decoltè tacco dieci a spillo verdi, così come la borsa e la camicetta in seta, completavano il look.

“Buongiorno”, esclamò Adrien dal completo grigio tortora che indossava, mentre stava aspettando l’ascensore.

“Buongiorno”, disse Marinette impassibile.

Appena entrarono nell’ascensore e le porte automatiche si chiusero, i loro corpi si avvinghiarono, gli occhiali da sole di Marinette volarono sul pavimento e loro bocche si cercarono fameliche.

“Buongiorno, mon amour.”

“Buongiorno, chaton.”

“Cos’è questo odore incantevole?”, disse baciandola ancora.

“Incredibili i livelli della tua golosità”, trafficò per un po’ dentro la sua borsa, tirandone fuori un sacchettino di carta, “ti ho portato una brioches e qualche macarons.”

“Questo si che è un buongiorno”, disse lui avvicinandosi per baciarla.

Il ‘din’ dell’ascensore, però, gli fece staccare subito.

Marinette controllò di essere in ordine allo specchio del cubicolo, mentre Adrien raccoglieva gli occhiali di lei.

“Ti erano caduti”, disse porgendoglieli mentre uscivano.

“Chissà perché.”

Attraversarono i corridoi fino ad arrivare alla porta del loro ufficio.

“Sai tutto questo nero e verde mi ricorda un certo gatto.”

“Può darsi”, rispose lei enigmatica.

“Lo hai fatto per me?”, chiese lui con un ghigno.

Sul volto di Marinette si formò un mezzo sorriso, “può darsi.”

E fecero il loro ingresso nell’ufficio del mastino.



Angolo autrice
Buongiorno a tutti e buon traumatico lunedì! Il capitolo era già pronto due giorni fa, ma non ho avuto un attimo di tempo libero per pubblicarlo, scusatemii.
Bene, questo capitolo è solo fluff, non ho voluto inserire ne problemi o drammi, ma solo e semplicemente Adrien e Marinette che finalmente si sono ritrovati (era anche l'ora).
Detto questo, vi ringrazio ancora infinitamente e ci vediamo al prossimo aggiornamento.
Cassie
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Picci_picci