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Autore: Cesca_Haibara20    30/11/2020    1 recensioni
[Denki x OC]
X: Giù le mani, sono troppo pazzo per l'amore.
Y: Con gli occhi chiusi, sto pensando a te.
X: Perché non sai chi ero prima di te.
Y: Sei nella mia mente.
X: Immagino di essere un po’ innamorato di te.
Y: E non sarò mai la prima a dirlo.
X: Premerei il grilletto milioni di volte per te.
Y: Continua a evitare tutte le domande.
X: Potresti insegnarmi molte cose.
Y: Ho solo paura di capire i miei sentimenti per te.
X: Sembra così giusto e così sbagliato. Mi chiedo dove sia il mondo.
Y: Penso di sapere che sei l'unico più vicino a me.
Ayla Sato è una semplice ragazza di 19 anni che non ha mai trasgredito le regole e non ha mai infastidito nessuno. Dopo aver ricevuto un due di picche da colui che credeva essere l’amore della sua vita, è restia riguardo l’amore. Che ci troverà in lei? È totalmente il suo opposto: lei è bianco, lui è nero, lei è impaurita, lui è sicuro di sé. Il colpo di fulmine esiste davvero o è solo infatuazione? Cosa succederà ad Ayla dopo aver incrociato, anche se per sbaglio, il suo sguardo?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kaminari Denki, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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I miei genitori lavorano entrambe all’estero perciò non ci sono mai per me costringendomi a stare, per la maggior parte del mio tempo, sola  peggio di un cane.
Una nuova giornata è iniziata ed io esco dalla mia camera, con ancora indosso il mio caldo pigiama, mi dirigo pigramente verso il salotto per preparare la colazione.
Non ci credo che ancora oggi non si ostinano a portarmi con loro… viaggiano per tutto il mondo, dall'America all'Italia, da Boston a Parigi ed io? Io rimango qui, da sola.” sospiro accendendo il gas per prepararmi un po’ di latte caldo. “Sono maggiorenne quindi posso viaggiare con loro. E poi, dopo essere stata brutalmente friendzonata da Kaito ho davvero bisogno di cambiare aria o esplodo...

«Non troverai mai l’uomo giusto se viaggi sempre con noi!»

Mamma fa solamente finta di preoccuparsi per me, la verità è che non mi vogliono tra i piedi.

Dopo aver scaldato il latte nel pentolino ed averlo versato in una tazza, verso al suo interno un po’ di cereali con la fame che mi divora lo stomaco. Accendo distratta la televisione e mi imbatto in un notiziario.

«Ancora oggi non si sa l’identità dei componenti della famigerata “Youngblood Squad”, tutto quello che è in nostro possesso ci fa ipotizzare che è composta da cinque membri ma non si sanno i nomi, i quirk e né il sesso.»
Perché gli prestano così tanta attenzione? Saranno sicuramente dei villain da strapazzo che si divertono a fare un po’ di casino..." sbuffo alzando gli occhi al cielo.
«Nessuno sa cosa vogliano visto che non hanno mai cercato di rapinare banche o negozi di gioielli o di generi alimentari. Sono scaltri, abili nel camuffarsi e nel confondere le telecamere. Non ancora compiuto nessuna azione altamente contro la legge ma non possiamo nemmeno lasciarli agire indisturbati-...»

Non lascio finire la giornalista mettendo un canale dove trasmettono musica.
Se sono così innocui perché prestargli così tanta attenzione? Non ne vale la pena. E poi, più ne parlano, più mi vengono i brividi...
Annuisco la testa a tempo di musica finendo la mia colazione, anche se non è molto. Devo proprio andare a fare un po’ di spesa o non arrivo alla settimana prossima.
Dopo aver lavato la tazzina usata, spengo la TV, mi dirigo in camera, prendo un intimo di pizzo bianco ed entro in bagno per farmi un bagno caldo.
Apro l’acqua ed aspetto che riempia la vasca mentre mi tolgo il pigiamone di Pikachu e sciolgo i miei lunghi capelli corvini. Il dolce profumo del bagnoschiuma alla lavanda mi infonde un sensazione di calma e pace che, unita all’acqua calda, mi fa sentire come in un’oasi. Chiudo gli occhi abbandonandomi alla dolce sensazione.
Svariati minuti dopo, il suo del campanello mi riporta alla realtà facendomi sobbalzare.

«Porca puttana!» esclamo mettendomi seduta. «Dev'essere il postino.» mi stropiccio il viso con le mani bagnate. «Tanto la TV è spenta, se non scendo penserà che sto dormendo.»

Scrollo le spalle e riprendo a lavarmi dopo aver passato un venti minuti buoni a mollo come una sirena.
Concluso il bagno, esco dalla vasca e mi asciugo il corpo usando l’accappatoio. Avvolgo i capelli con un asciugamano, entro in camera, apro l’armadio e lo scruto per qualche minuto decidendo cosa indossare.
Alla fine opto per una felpona con cappuccio color rosa pesca, al polso un braccialetto con l’infinito, jeans strappati alle ginocchia ed ai piedi Vans alte grigie. Torno in bagno per asciugare la mia chioma; tolgo l’asciugamano e libero i miei capelli che mi arrivano ai fianchi, mi armo di phon, spazzola, Santa Pazienza ed inizio ad asciugarli con decisione.
Una decina di minuti mi osservo allo specchio soddisfatta di come sono venuti. Solitamente non c’è bisogno nemmeno che li passi con la piastra per quanto sono lisci; prendo un elastico e li lego in una coda alta, mi spruzzo un po’ di profumo e torno in camera.
Prendo lo zainetto inserendo al suo interno, il portafoglio, prendo il cellulare e scendo in salotto.

Strappo un foglietto dal block notes ed afferro una penna scrivendo la lista della spesa.

«Allora… pomodori, zucchine, un po’ di frutta mista, patate, farina, uova, carne, latte, cereali, wafer…» mormoro mentre scrivo ed ogni tanto controllo per vedere cosa manca. «Acqua, Coca-Cola, Fanta, carote, limoni, qualche porzione di ramen istantaneo, pesce, olio, aceto, sughi vari… zucchero, Nesquik, patatine e basta credo...»
Controllo in bagno per vedere se manca qualcosa per poi scriverlo sulla lista.

Finita la lista della spesa, indosso il mio parka bianco che ancora oggi mi chiedo come fa a rimanere bianco, mi metto lo zaino in spalla, infilo nella tasca la lista della spesa insieme al cellulare ed esco chiudendo a chiave la casa.
Il supermercato più vicino è quello in fondo alla strada, a quest’ora non dovrebbe esserci tanta gente.
Sistemo la giacca e mi dirigo verso il negozio. È già novembre inoltrato ed alcune persone si ostinano ad andare in giro con una leggera giacca di pelle. Sarò io troppo frettolosa. Mentre cammino mi chiama al cellulare la mia amica Yuri.
Afferro il cellulare e rispondo.

«Pronto?»
«Pronto Ayla? Sono Yuri.»
«Ciao Yuri. Come va?»
«Io sto bene ma sono preoccupata per te...»
«Per me? E perché mai?»
«Ho saputo del rifiuto di Kaito… mi dispiace...»
Cerco di trattenere un profondo sospiro.
«Non devi preoccuparti!»
«Sei sicura…? Non ci sei rimasta male?»
«S-sì, ci sono rimasta male ma non mi sembra il caso di farne un dramma...»
Dovrei fare la bugiarda di professione.
«Come non bisogna farne un dramma?! Ti ha illusa in tutti i modi e poi ti dice: “Non sei il mio tipo”! Uno così va ammazzato!»
Alla sua reazione non riesco a reprimere una risatina.
«Davvero Yuri, non arrabbiarti...»
«Ti giuro che se lo becco per strada, un ceffone non glielo nega nessuno!»
Cambiamo argomento per favore…
«Senti… piuttosto come va con quel tipo che hai incontrato una settimana fa… com’è che si chiamava…?» cerco di distrarla.
«Intendi Mamoru?»
«Esatto! Come è andata?»
«Lascia stare va’...»
«Perché? Cosa è successo?»
«È un cafone che non ti dico guarda… poi parlava solo di sé e non mi lasciava spiccicare parola… è stato un disastro...»
«Io ti ho detto che ti presento Amajiki perché sarebbe il ragazzo ideale per te ma tu ti rifiuti sempre.»
«Mi rifiuto perché è troppo timido! Come gli rivolgo la parola comincia a tremare, non mi guarda negli occhi e non riesce a spiccicare parola.»
Sorrido tra me e me.
«È solo perché deve prendere confidenza con te, poi si apre e si sente a suo agio.»
«Perché non ci esci tu?»
La sua domanda mi lascia interdetta.
«I-io…?»
«Sì, tu. Vi conoscete da più tempo e con te si sente a suo agio.»
Veramente, dopo la scottata con Kaito, innamorarmi è l’ultimo dei miei pensieri.
«Non saprei...»
«Perché? È perfetto per te!»
«Ci conosciamo da quando andiamo alle elementari, siamo cresciuti, siamo come fratelli.»
«Ma lui sembra un partito migliore di Kaito.»
«Chiunque è un partito migliore di Kaito...» borbotto con tono triste.

Senza nemmeno accorgermene sbatto la spalla contro un ragazzo.

«Oh, cavolo, mi dispiace! Ti sei fatto male?»
Cerco i suoi occhi nascosti dal cappuccio della felpa grigia.
«Tutto bene?»
Non sembra voler spiccicare parola e mi risponde solamente facendo cenno di “no” col capo.
Finalmente riesco ad incrociare il suo sguardo da sotto il cappuccio.
   
 
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