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Autore: SkyDream    01/12/2020    4 recensioni
[KageHina][Cenni BokuAka malcelati]
Kageyama e Akaashi sono seduti tra gli spalti mentre seguono un allenamento intensivo dedicato solo agli schiacciatori.
Tutto fila liscio, almeno finchè non fanno il loro ingresso due sconosciuti dalla lingua biforcuta.
Riuscirà Tobio a mantenere i nervi saldi sentendo delle parole contro il suo Shoyo?
-
Dal testo: Shoyo era troppo lontano per sentirli, e anche se avesse ascoltato non si sarebbe di certo lasciato intimidire da certi commenti.
Anzi, probabilmente avrebbe sorriso e avrebbe detto “Ma io so saltare!”.
E ogni volta che prendeva la rincorsa lasciava sempre tutti a bocca aperta.
Perché lui non saltava, no, lui volava.
Le braccia sembravano cavalcare l’aria e le ginocchia si piegavano così tanto da far credere a tutti che riuscisse a levitare anche se per un solo istante.
Era un corvo in tutto e per tutto, e i suoi occhi brillavano davanti la luce del pallone.
Il fatto che due perfetti sconosciuti lo prendessero in giro, proprio lo infastidiva.
Genere: Generale, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ Fly High ~
[KageHina][Velatamente BokuAka]
 
 
 “Kizu darake no wakadori ga
sora wo niranderu.
Teikuu hikou suru
yatsura ga
waraou to
umi no hate ga mitai.
Kokoro wo muni shite
mukai kaze ni nori
josou wo tsukete
Hop step jump de!”
    “Un pulcino ricoperto di ferite
osserva il cielo.
Anche se quelli che volano
più in alto lo deridono,
lui continua a voler vedere
i confini dell'oceano.
Svuota il tuo cuore,
cavalca il vento
e prendi la rincorsa:
saltella, avanza, salta!”
 
 
  
Il suono dei palloni che rimbalzavano sul parquet lucido della palestra, lo stridore delle scarpe nuove, il vociare sommesso della pochissima gente presente sugli spalti.
Tobio era stato totalmente rapito da quei rumori e qualunque suono esterno lo faceva lievemente sussultare.
«Anche tu qui?».
Tobio si voltò alla sua destra e riuscì a riconoscere il volto di Akaashi. Il ragazzo si accomodò sulla sedia al suo fianco e cercò di scaldare le mani dentro la lunga sciarpa blu che portava al collo.
«Sono felice di avere qualcuno di familiare con cui seguire l’allenamento, pensavo che mi sarebbe toccato rimanere solo!» Continuò poi con un sospiro sollevato.
Tobio lo imitò e portò le spalle contro il piccolo schienale della sedia.
«In realtà non so nemmeno perché sono venuto, alla fine si tratta di un allenamento intensivo solo per gli schiacciatori. Ci sarai anche tu a quello per i setter di venerdì?» Chiese allungando le gambe davanti a sé.
Diede una rapida occhiata a Shoyo e lo trovò in fila che saltellava tutto contento, guardava il pallone con un’emozione tale da far pensare a chiunque che fosse la prima volta che metteva piede in un campo.
«Sì, ci sarò anche io venerdì - Rispose Akaashi facendo trapelare un po’di tensione -, spero solo di essere all’altezza degli altri partecipanti».
Tobio stava per ribattere ma un “Hey, hey, hey, Hinata!” riuscì a distrarli entrambi.
I due schiacciatori si erano volati addosso facendo scontrare le mani, l’evidente differenza di statura tra i due fece sorridere i loro setter.
Tobio si voltò verso l’altro ragazzo.
«Sono sicuro che non avrai problemi, non ho avuto modo di confrontarmi con te ma ho assistito a delle partite. Stare dietro Bokuto non deve essere facile, se riesci a mantenere la calma anche in alcuni frangenti critici, riuscirai senz’altro a stare dietro tutti gli altri».
Akaashi arrossì lievemente a quel complimento velato, non era certo tipico di Tobio riservare certe parole a persone che erano poco più che conoscenti.
«L’alzatore è la torre di controllo.» Confermò il setter della Fukuro.
«Ma è anche colui che tocca la palla più volte!».
 
L’allenamento per gli schiacciatori stava proseguendo in modo molto intenso, erano tutti parecchio concentrati e perfino Hinata e Bokuto avevano lasciato dietro le chiacchiere per dare il cento per cento, nonostante non si trattasse di una partita.
Tobio seguiva con gli occhi quella testolina rossa, non aveva mai avuto modo di osservarlo fuori dal campo e, soprattutto, dagli spalti.
Sembrava così piccolo in confronto agli altri giocatori, si muoveva spedito e saltava come una molla.
Riconosceva quello sguardo e quel sorriso, non solo voleva schiacciare, ma sentiva l’ardente desiderio di fare una veloce fenomenale.
Kageyama per un attimo si sentì pungolare il cuore. Lo infastidiva il pensiero che qualcuno potesse renderlo felice con un’alzata perfetta, per quanto non lo avrebbe mai ammesso.
Akaashi invece se ne stava lì, seduto al suo fianco a fissare Bokuto con una mano che gli sorreggeva una guancia. Sembrava studiarlo profondamente, si poteva quasi sentire il suo cervello elaborare pensieri e congetture.
Kageyama non potè fare a meno di pensare quanto si somigliassero con l’altro setter, entrambi riuscivano ad essere profondamente calcolatori e mantenevano il sangue freddo in ogni frangente, o quasi.
Riuscivano ad essere precisissimi e conoscevano perfettamente le abilità di ogni giocatore, ma soprattutto …
«Ehi, l’hai visto il piccoletto?» Una voce interruppe il suo flusso di pensieri e lo riportò alla realtà. Due ragazzi - forse pallavolisti o semplici tifosi - si erano seduti nella fila dietro.
«Dici il pel di carota? Bah, sono sempre più convinto che oggi fanno giocare proprio chiunque. Guardalo, sarà alto un metro e un succo di frutta!» Rispose l’altro provocando una grossa risata al suo amico.
“Staranno parlando di Shoyo?” Si chiese Kageyama spingendosi indietro per sentire meglio, fece ben attenzione e si voltò discretamente per cercare di riconoscere i due individui.
Nulla da fare, era sicuramente la prima volta che li vedeva.
«Hai proprio ragione, ma guardalo! Non ha la più pallida idea di cosa sia la coordinazione, cerca di schiacciare totalmente alla cieca!».
«Certa gente farebbe meglio a starsene seduto in panchina piuttosto che stare lì a scaldare il campo».
Tobio strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche e chiuse gli occhi.
Shoyo era troppo lontano per sentirli, e anche se avesse ascoltato non si sarebbe di certo lasciato intimidire da certi commenti.
Anzi, probabilmente avrebbe sorriso e avrebbe detto “Ma io so saltare!”.
E ogni volta che prendeva la rincorsa lasciava sempre tutti a bocca aperta.
Perché lui non saltava, no, lui volava.
Le braccia sembravano cavalcare l’aria e le ginocchia si piegavano così tanto da far credere a tutti che riuscisse a levitare anche se per un solo istante.
Era un corvo in tutto e per tutto, e i suoi occhi brillavano davanti la luce del pallone.
Il fatto che due perfetti sconosciuti lo prendessero in giro, proprio lo infastidiva.
Cosa ne sapevano loro del passato di Shoyo?
Alle medie era stato lasciato da solo, ma nonostante tutto era riuscito a giocare la sua prima partita riuscendo a coprire contemporaneamente qualunque ruolo.
Difesa, attacco, muro, ala.
Shoyo poteva trasformarsi in qualunque cosa in campo. E con una rapidità tale da non lasciare agli avversari nemmeno il tempo di espirare.
Lui era consapevole dei suoi limiti, e cercava in tutti i modi di superarli e abbatterli.
Voleva di più da sé stesso, forse anche troppo. Per questo lo ammirava.
Shoyo piangeva, si sentiva frustrato, per un periodo si era sentito abbandonato e in tante occasioni aveva temuto di rimanere indietro. Eppure, neanche una volta, aveva mollato la presa sul pallone.
Era il ragazzo più ostinato, testardo e idiota che avesse mai conosciuto. Per questo Tobio non avrebbe mai voluto smettere di alzare per lui.
«Li lascerai parlare ancora a lungo?» Akaashi disse quella frase senza scollare gli occhi dal campo da dove Bokuto lo salutava portando una mano verso l’alto.
«Che dicano pure quello che vogliono! Shoyo li sorprenderà alla prossima partita, come sempre».
Akaashi rise, ma senza prenderlo in giro. Sembrava capire perfettamente quello che voleva dire l’altro setter, eppure si chiese come facesse a mandare giù quelle parole nonostante il forte sentimento che lo legava al suo schiacciatore.
Kageyama tornò a curvare la schiena in avanti, avrebbe fatto meglio a concentrarsi su quello che stavano combinando sotto la rete.
«Ora l’ho riconosciuto! Deve essere l’esca della Karasuno, ti ricordi come si è entusiasmato alla scorsa partita appena è entrato in campo? Che risate!».
«Sì, sembra veramente un idiota, mi chiedo come facciano a sopportarlo i suoi compagni».
Akaashi continuò a non voltarsi, sentì solo una folata d’aria colpirgli la guancia.
D’altronde, se avessero detto solo la metà di quelle cose a Bokuto, lui avrebbe reagito nello stesso identico modo.
Anzi, era stata ammirevole la resistenza di Kageyama!
Proprio lui, infatti, si era alzato in piedi e aveva scavalcato l’intera fila giungendo alle sedie posteriori. Aveva afferrato uno dei due ragazzi per il bavero della camicia e cercava di resistere all’impulso di spaccargli la testa sugli scalini degli spalti.
«Senti un po’ tu, vedi di smetterla di dar fiato a quella lurida bocca che ti ritrovi, o la prossima volta che farò un’alzata userò la tua faccia e ti assicuro che farà un bel botto quando cadrà a terra!».
Lo sconosciuto impallidì e trovò incredibilmente inquietante l’espressione calma e allo stesso tempo furiosa che il setter aveva assunto.
«Ehi tu, cerchi grane?» Aggiunse l’altro sollevandosi in piedi per spintonarlo giù.
Kageyama lasciò andare il suo amico e riservò un’occhiataccia anche a lui.
«Vi faccio vedere io come riesce a far scaldare il campo colui che chiamate idiota».
 
Akaashi stirò i piedi in avanti ed ebbe il tempo di portare le labbra in su a quella frase appena udita che, immediatamente dopo, vide le gambe di Kageyama saettare lungo le scale degli spalti.
«Ora cominciano i fuochi d’artificio!» Annunciò dando un’occhiata provocatoria ai due tipi dietro di sè.
 
“Tobe fly high!
Ase to chi to namida de
hikaru tsubasa de
ima zenbu zenbu oki satte
Tobe fly takaku fly
 
Saihate no mirai e”
 “Vola, vola alto!!
Mettici sudore, sangue e lacrime;
con quelle ali luminose,
lasciati tutto, tutto alle spalle
e vola, vola! Vola alto!
 
Verso i confini estremi del tuo futuro.”
 
L’intero gruppo di schiacciatori era appena entrato in pausa, Akaashi sollevò una mano per salutare Bokuto che gli stava indicando la borraccia di sali minerali che gli aveva raccomandato di bere.
Stava diventando un Bokuto ubbidiente constatò.
Hinata, dopo aver visto il suo amico sul campo, lo raggiunse a braccia aperte per sapere - immediatamente - cosa ne pensasse dei suoi risultati.
Amava sentirsi lodato dalla folla e dai suoi compagni, ma ogni singolo complimento o sorriso d’approvazione da parte di Kageyama era, per lui, una fonte inesauribile di energia e motivazione.
Tobio non diede però alcuna spiegazione - d’altronde non sarebbero nemmeno servite con lui - e lo invitò a mostrare a tutti gli altri schiacciatori i progressi della sua veloce. Shoyo si mostrò inizialmente sorpreso, ma non si tirò indietro.
Tutt’altro.
Il coach diede l’ok, incuriosito da quella inusuale digressione, e passò a Bokuto il pallone per poter permettere a Tobio di effettuare un’alzata.
Tobio non aveva bisogno nemmeno di scaldarsi, sentiva il sangue scorrere nelle vene ad una velocità inusuale e poi, al centro del petto, aveva un’energia pronta ad esplodere.
Prese un respiro, identificò il pallone che si avvicinava a lui e - con una precisione strabiliante - lo sollevò in un arco perfetto che permise a Shoyo di colpirlo con una potenza inaudita.
Il botto che si udì fu così forte da non provocare nemmeno l’eco. Seguirono degli istanti di assoluto silenzio dove, entrambi, presero a fissarsi i palmi delle mani.
Kageyama lo sentiva.
Sapeva che non lo avrebbe deluso nemmeno quella volta.
«Kageyama, è stato fighissimo! Rifacciamolo ancora!».
Shoyo aveva gli occhi che brillavano dalla gioia e un sorriso così ampio da essere contagioso, i capelli rossi - umidi di sudore - gli ricadevano disordinati in fronte finendo per solleticargli il naso.
«Non ora, il coach deve riprendere il vostro allenamento!».
«Ma guarda, abbiamo lasciato tutti a bocca aperta, hai fatto un’alzata perfetta!».
«Tutte le mie alzate sono perfette, boke! Cosa vorresti insinuare?».
«Quando qualcuno ti fa i complimenti dovresti ringraziare, non dare del boke gratuitamente!» Lo rimbrottò aggrottando le sopracciglia.
«Beh, sappi che se qualcuno qui può darti del boke gratuitamente, quel qualcuno sono solo io!».
Hinata fece per controbattere ma si fermò un momento a contemplare quelle parole.
Corrugò la fronte e portò il viso leggermente di lato in un’espressione confusa.
«Eh??».
«Non permettere mai a nessuno di dirti che non sei degno di restare in campo. E se qualcun altro dovesse azzardarsi a dire che -».
Hinata gli poggiò una mano sulla spalla e portò lo sguardo sul suo viso corrugato in un’espressione indecifrabile. Tobio abbassò gli occhi e notò che le labbra di Shoyo si erano curvate in un timido sorriso.
Non lo aveva mai visto prima e tanto bastò per trafiggergli il petto.
«Grazie, Kageyama!».
Era stato poco più di un sussurro che solo lui aveva udito. Sorrise di rimando dimenticando tutte le brutte parole che gli avevano riservato.
 
«Sì, sembra veramente un idiota, mi chiedo come facciano a sopportarlo i suoi compagni».
Come potevano pensare una cosa simile?
Era impossibile non provare affetto per quello spirito puro e indomabile, così come Tobio spesso si era chiesto come facessero gli altri a non esserne attratti.
Lui provava la spasmodica voglia di infilare le dita tra quei capelli rossi e portare la sua fronte su quella di Shoyo. Alcune volte si era perfino chiesto quanto dovessero essere calde quelle guance su cui spiccavano piccolissime lentiggini.
E per quanto temesse di non essere ricambiato, lui avrebbe continuato a proteggere quel sentimento che - finalmente - lo faceva sentire vivo e parte di qualcosa.
Per anni aveva creduto di provare emozioni sbagliate, che non facessero altro che arrecare danno ai suoi compagni e a se stesso.
Ma alla Karasuno era cambiato tutto, grazie ad ogni singolo componente e grazie a quel piccolo uragano che non si era fermato alle apparenze.
Ma che, anzi, a modo suo, si prendeva cura di lui.
Quando Kageyama tornò con i piedi per terra, l’allenamento degli schiacciatori era già ricominciato e Shoyo si era rimesso in fila davanti Bokuto. Stava palesemente chiedendo il suo parere riguardo la veloce.
Tobio si voltò e notò come i due ragazzi che fino a poco prima criticavano Shoyo, si fossero alzati e stessero levando le tende.
Akaashi li osservava, con lo sguardo stranamente distolto dal campo. Tobio lo raggiunse.
«Sei stato davvero figo!» Commentò il setter portando in alto un pollice .
«Un po’ se lo meritavano».
«Di essere pestati, sì, un po’ sì.» Confermò Akaashi annuendo.
Tobio non riuscì a trattenere una risata e tornò a sedersi al suo posto, sentiva ancora in corpo l’adrenalina di quella veloce perfetta.
«Dovevi sentirli, dopo quella schiacciata vi hanno insultato in almeno venti modi differenti e se la sono data a gambe levate!» Akaashi rise emettendo un suono argentino e armonioso. I suoi occhi verdi tornarono nuovamente al loro posto, sulla figura di Bokuto che, ad ogni schiacciata, rivolgeva a lui il suo sguardo in cerca di approvazione.
«Tutta invidia!» Commentò Tobio massaggiandosi i polsi e dando un’ultima occhiata all’uscio della palestra.
L’allenamento proseguì serenamente, Tobio e Akaashi trovarono non pochi punti in comune di cui chiacchierare senza perdersi nemmeno un minuto del training.
«Credo stiano per finire, vado a prendere qualcosa da mangiare prima che Bokuto crolli per via della fame. Mi ha fatto piacere conoscerti meglio, ci vediamo venerdì?».
Akaashi si alzò prendendo in spalla il borsone con cui aveva viaggiato, rivolse a Tobio un ultimo sorriso e lo salutò con un cenno della mano.
L’altro setter ricambiò approfittandone per alzarsi e cominciare a scendere per raggiungere il suo amico.
Shoyo aveva portato l’asciugamano al viso e lo stava strofinando con così tanta forza da irritare la pelle.
«Ho bisogno subito di una doccia!» Annunciò stirando le braccia verso l’alto nel tentativo di sgranchirsi un po’.
«Allora muoviti, tra un po’ farà fresco e finirai per beccarti un raffreddore conoscendoti».
Hinata gli riservò una linguaccia come risposta.
«Si può sapere chi erano quei due con cui hai parlato prima? Ho visto che se ne sono andati quasi subito» Chiese mentre raggiungevano lo spogliatoio l’uno di fianco all’altro.
«Nessuno di cui debba importanti, pensa a lavarti piuttosto!».
«Ho notato che mi fissavano, ma li conoscevi?».
«Ma quando mai tu riesci a notare qualcosa che avviene fuori dal campo, smettila con le domande, boke!».
Hinata si accorse delle guance del suo setter diventate stranamente rosse, così come cominciò a ricollegare le parole che gli aveva detto poco prima.
 
«Non permettere mai a nessuno di dirti che non sei degno di restare in campo. E se qualcun altro dovesse azzardarsi a dire che -».
 
“Qualcun altro?” Pensò Shoyo mentre cercava il ricambio e si avviava per fare la doccia.
Quei gesti d’affetto da parte di Tobio erano qualcosa di prezioso.
Non era la prima volta che si preoccupava per lui, ma era la prima volta che lo difendeva così apertamente.
Non lo avrebbe di certo dimenticato, anzi, il giorno dopo decise di prendergli un piccolo brick di latte da lanciargli in faccia durante la pausa pranzo.
Mentre l’acqua calda trascinava via il sudore, però, non potè fare a meno di chiedersi cosa avessero mai detto di così brutto da scatenare in lui una reazione simile.
 
Per saperlo sarebbe bastato mandare un messaggio a Bokuto, no?


Angolo autrice: Tadan, una KageHina così, uscita dal nulla in un paio di ore!
E' stata una bella sorpresa però, vedere Tobio che tenta di strangolare un ragazzo perchè ha osato dire che Shoyo è un idiota insopportabile, ha fatto partire il mio lato da fangirl!
Piccole note sulla storia:
1) Credo abbiate riconosciuto tutti la canzone che sta alla base di questa fic, si tratta proprio di Fly High, una delle mie sigle preferite <3
2) Akaashi e Bokuto si amano poco velatamente, come potete notare!
3) Il ragazzo che prende in giro Hinata si rivolge a lui come "idiota", ma Kageyama poi lo chiama "boke", che significa appunto "idiota". Ho preferito, nel caso di Tobio, l'utilizzo della parola in giapponese proprio per le famosissime scene in cui urla "Hinata boke", per cui a mio parere rendeva meglio.

Spero che vi sia piaciuta, anche perchè ho altre quattro OS che attendono di essere pubblicate, quindi aspettatevi di vederle qui nei momenti meno opportuni :'D
Grazie ancora a chi passerà da qui!
-Eli

 
   
 
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