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Autore: vielvisev    02/12/2020    4 recensioni
Ho sempre pensato che Severus Piton e Remus Lupin potessero, se non essere amici, per lo meno apprezzarsi.
*
Severus voleva solo passare la fine del suo vuoto Natale bevendo vino elfico in solitudine, ma si ritroverà a parlare con Remus, testardo nel cercare un confronto e forse dare una spalla a quell'uomo scuro e solitario con sofferenze così simili alle sue.
DAL TESTO:
"Non ne abbiamo mai parlato, sai?" disse l'uomo in questione. Aveva un tono stranamente pacato, come se temesse in qualche modo di ferire il suo interlocutore, che in quel momento lo guardava di sottecchi, vagamente allarmato.
"Di cosa?" si vide costretto a chiedere Severus con un certo disappunto.
"Della morte di Lily Potter" disse con candore l'altro.
Piton si voltò di scatto, fissando con astio il mannaro. Gli occhi gelidi color onice sembravano improvvisamente liquidi e pericolosi, la smorfia contratta, le guance che si coloravano sgradevolmente di rosso. Lupin non parve impressionato dalla visione, anzi, ricambiò lo sguardo con fiacco interesse, come se conoscesse perfettamente il tipo di dolore.
"Evans" precisò in un sibilo il serpeverde.
"Evans" concesse il mannaro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Remus Lupin, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Questa storia è nata grazie all'iniziativa "Scrivimi" sul gruppo facebook "Caffé e calderotti".
Le indicazioni ricevute da VigilanzaCostante erano.
Personaggio obbligatorio: Severus
Ambientazione: Natale (possibilmente passaggi temporali con Lily)
Citazione: Poesia 'Natale' di Ungaretti

Storia candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum "Ferisce più la penna"


.Dolce Amarezza.

 

 

Natale.
Per Severus Piton quel giorno non aveva mai avuto un gran fascino.
Aveva passato nella sua vita troppi natali tristi e pochi felici, per poter apprezzare sinceramente quella festa e il Natale che volgeva la termine in quei minuti non faceva alcuna eccezione.
  La cucina di Grimmauld Place era vuota e silenziosa e non conservava traccia dell'allegro cenone che Molly Weasley aveva organizzato qualche ora prima. Severus sedeva da solo al grande tavolo, debomente illuminato dal fuoco nel caminetto, gli occhi socchiusi e un bicchiere di vino elfico pregiato ancora pieno davanti a sé. Riusciva quasi a immaginare le risate e gli schiamazzi che avevano dovuto animare la stanza durante la cena. Il pensiero dei volti felici di Potter e compagni, lo sguardo fin troppo soddisfatto di Molly Weasley, la gioia infantile di Sirius Black, il cibo in tavola, il profumo avvolgente, i regali che venivano passati di mano in mano e scartati, gli fece sfuggire una smorfia di disgusto trattenuto.
  Natale significava d'altronde tutta quella strabordante felicità collettiva che lui non aveva mai capito fino in fondo, né che era stato in grado di accogliere quando ne aveva avuto la possibilità. Perché Severus non era mai stato capace ad accettare di essere amato, né a trattare con i sentimenti e ormai ci aveva fatto l'abitudine, lasciando che una maschera coprisse le sue intenzioni e che il suo cuore si ghiacciasse lentamente.
  Non aveva in fondo bisogno di dimostrare niente a nessuno, non aveva voglia di coprire le sue ferite, né di smussare la sua acidità.
Non ne aveva il tempo, nemmeno.

Avrebbe dovuto esserci anche lui alla cena, Molly, con un sorriso teso, ma sincero, lo aveva invitato il giorno prima, ma l'uomo aveva preferito evitare di rovinare la festa a Potter e gli altri. Sapeva di essere un membro dell'Ordine atipico e sicuramente, non gradito da tutti i suoi componenti e il sentimento d'altronde era perfettamente corrisposto. Non avrebbe retto a lungo il sorriso da lupo di Sirius Black, o lo scintillio nello sguardo di Lupin quando era di fianco all'uomo, ma nemmeno la felicità di Potter e di tutti quei Grifondoro.
  Piton era rimasto quindi nella sua casa silenziosa e vacua di Spinner's End, circondato dai suoi libri e i suoi ingredienti, adducendo a un impegno.
Aveva mangiato solo e in fretta e poi, in un disperato tentativo di respirare dell'aria di cui sentiva la mancanza, aveva vagabondato senza meta, fino a quando,
 tuffarsi in quel gomitolo di strade vuote, da dove si vedevano gli altri festeggiare dalle finestre illuminate a festa, non solo non gli aveva dato più alcun sollievo, ma gli era diventato insopportabile

"Severus"
L'uomo si voltò di scatto, confuso per essere stato colto di sorpresa come raramente gli capitava e vide Remus Lupin sulla soglia della stanza, lo sguardo gentile e un sorriso appena abbozzato sulle labbra.
  "Lupin" sibilò in un saluto secco, al limite dell'infastidito, prima di tornare a guardare il fuoco nel camino, innervosito per quell'interruzione nella sua tranquilla solitudine.
  "Non sei venuto stasera." disse il mannaro, avanzando verso di lui.
  "Ti sbagli, sono qua" ribatté sarcastico l'altro, pur sapendo perfettamente cosa intendesse l'altro.
  Lupin fece uno sbuffo nascosto in un mezzo sorriso e prese posto di fronte all'uomo, versandosi a sua volta del vino. C'era tra loro una tensione appena accennata, tiepida. Altre volte era capitato che dividessero la stanza, in serate come quella, ma non avevano mai provato a conversare e si tenevano piuttosto a vicenda compagnia, in un rispettoso silenzio. Parlare sarebbe stato molto peggio, semplicemente.
  "Come hai passato il natale?" chiese affabile Lupin, nel tentativo evidente e inaspettato di fare conversazione, ma Severus non lo colse, lanciandogli un'occhiata gelida e chiudendo poi gli occhi, mentre faceva un lento sospiro.

 Si sentiva stanco, tanto da non voler nemmeno cercare di dissimulare gentilezza con l'altro mago.
Aveva 
tanta stanchezza sulle spalle che temeva che si sarebbe spezzato se solo avesse aperto bocca.
E tanti pensieri, che nemmeno una lunga seduta di Occlumanzia poteva placare. Riaprì gli occhi dopo svariati secondi, certo che Lupin avesse lasciato perdere il suo timido tentativo, invece lui era ancora lì, a guardarlo paziente, in attesa di risposta.
  "Si può sapere cosa vuoi?" sibilò l'ex Serpeverde con il solito astio.
  "Sono preoccupato per te." disse l'altro disinvolto "Sei troppo solo Severus"
  Piton inarcò perplesso un sopracciglio "Hai battuto la testa per caso?" chiese con voce strascicata, la smorfia sul volto completamente indifferente.
  Remus rise apertamente e Severus, per la prima volta, notò quanto anche lui fosse stanco: le occhiaie marcate, il volto pallido, gli occhi spenti.
  Lupin era un uomo come lui in fondo, sofferente, spezzato da più perdite e da più sconfitte. Non lo avrebbe mai ammesso, ma si riconosceva in quella corrosione evidente che il mannaro portava sulla pelle.

"Non riesci proprio a evitare di essere acido?" chiese il Grifondoro.
  "No" disse Piton secco, tornando a guardare verso il camino.
  Si accorse in quel momento di un orribile alberello di natale, piuttosto storto, piegato in un angolo con aria miserabile. Inarcò un sopracciglio perplesso, sembrava un'accozzaglia di spazzatura e stonava con le decorazioni che Molly Weasley si era impegnata a mettere ovunque, nel tentativo di rendere quella casa più accogliente e meno lugubre.
  "Kreacher" disse Lupin, indovinando cosa stesse guardando l'altro "Hermione insiste a lasciarlo lì, sprona l'elfo"
  Piton strinse solo le labbra in un leggero segno di disappunto, ma non aggiunse nulla. Era troppo stanco anche per usare il sarcasmo. Arreso, portò lentamente il bicchiere alle labbra e bevve un sorso di vino, Lupin lo imitò.

"Hai intenzione di rimanere qui a lungo?" chiese Severus dopo un altro lungo silenzio.
Remus annuì "Ho intenzione di darti più fastidio possibile in effetti, visto che non vuoi conversare"
  "Ci stai riuscendo" decretò l'altro, arricciando le labbra in una smorfia disgustata.
  "Cosa ci fai qui Severus?" chiese Lupin con il suo tono gentile.
  "Bevo vino Elfico, sperando che Salazar ti annodi la lingua, concedendomi del silenzio"
  "Intendo cosa ci fai da solo la notte di Natale." riformulò Lupin, glissando sul sarcasmo dell'altro "Cosa ci fai in un cucina vuota in cui non ti sei presentato a festeggiare quando eri invitato?" rincarò e poggiò entrambi i gomiti sul tavolo, fissando il Serpeverde con gentile insistenza.
  Piton non cedette e diede un altro sorso al suo bicchiere, assaporando la corposità del vino.

Evitava accuratamente il confronto quando non era essenziale, era così in fondo che era sopravvissuto tanti anni: glissando ogni volta che poteva, ascoltando molto e prediligendo il silenzio.
  "Severus..." lo richiamò Lupin "Puoi rispondere?"
  "Potrei chiederti lo stesso." ribatté quello, stanco "Cosa ci fai qui?"
  "Avevo sete e ti ho trovato." rispose il mago tranquillamente, senza scomporsi e continuò a fissarlo con gentile insistenza.
  "Bene. E perché ora non te ne vai da Black?" sputò Severus sprezzante, esasperato.
  "Perché voglio parlare con te"

Piton cercò di ignorarlo facendo lenti respiri. Voleva solo essere lasciato solo, come un cosa posata in un angolo e dimenticata
Senza nessun valore. Voleva semplicemente bere il suo vino in silenzio, in un posto che non fosse Hogwarts o la sua casa triste, o dove Voldemort e i mangiamorte potessero andarlo a cercare. Voleva assaporare la sensazione amara che gli dava quella festa, i ricordi ormai passati che gli spezzavano il cuore di dolcezza e dolore. Voleva solo concentrarsi sul pensiero della risata di Lily e il sapore dei biscotti allo zenzero che aveva mangiato con lei nelle feste di natalizie di tanto tempo prima. Voleva dimenticare quella stupida festa babbana, forse ubriacarsi, lasciarsi un po' ferire dalla disperazione. 
  Voleva perdere il controllo senza che nessuno se ne accorgesse.
Ma Remus Lupin era lì a fissarlo con quel suo fare gentile, impedendogli persino di annegare liberamente nella sua amarezza.

"Non ne abbiamo mai parlato, sai?" disse l'uomo in questione. Aveva un tono stranamente pacato, come se temesse in qualche modo di ferire il suo interlocutore, che in quel momento lo guardava di sottecchi, vagamente allarmato.
  "Di cosa?" si vide costretto a chiedere Severus con un certo disappunto.
  "Della morte di Lily Potter" disse con candore l'altro.
Piton si voltò di scatto, fissando con astio il mannaro. Gli occhi gelidi color onice sembravano improvvisamente liquidi e pericolosi, la smorfia contratta, le guance che si coloravano sgradevolmente di rosso. Lupin non parve impressionato dalla visione, anzi, ricambiò lo sguardo con fiacco interesse, come se conoscesse perfettamente il tipo di dolore.

"Evans" precisò in un sibilo il Serpeverde "Lily Evans"
 "Evans" concesse il mannaro.
 "Perché dovremmo parlare di quella..."
 "Avanti Severus" lo interruppe Remus con un ghigno stanco "Sappiamo tutti e due quanto eravate legati fino al quinto anno, ho sempre pensato che tu ne fossi persino innamorato. Andavate sempre in giro insieme e Lily ti difendeva strenuamente. Perderla così per uno stupido litigio non deve essere stato facile per te e nessuno era lì a chiederti se tu stessi soffrendo o avessi bisogno di supporto quando poi è morta."

Ci fu un silenzio gelido tra loro, durante il quale Lupin bevve un altro sorso di vino e attese.
  "Non ne avevo bisogno" disse infine Severus, mentendo.
  "Subito dopo ti sei unito all'Ordine, non può essere un caso." fece notare Lupin.
 
L'altro serrò le labbra, il cuore che batteva violentemente contro la cassa toracica.
Era la prima volta che qualcuno chiedeva lui come si fosse sentito, o se avesse sofferto.
  La prima volta che qualcuno si fosse posto il dubbio di quanto dovesse essere stato difficile per lui veder morire Lily Evans.
Lo sguardo che lanciò ora all'altro mago fu più morbido e interrogativo.
  "Ti manca?" lo esortò Lupin dolcemente.

Una smorfia di dolore guizzò per un istante incontrollata sul volto di Piton e per un attimo fremette, fragile e privo di protezione e questa volta, Remus rimase stupito di fronte a quella sofferenza così genuina. E si chinò verso di lui, cercando il suo sguardo.
  "Severus..."
  "Taci" disse con voce gelida l'altro.
  Era mortalmente pallido e alla luce tenue del caminetto i suoi lineamenti sembravano ancora più duri, stravolti dal dolore, le labbra quasi inesistenti, tanto erano serrate. Remus arretrò appena, lasciandogli rispettosamente il suo spazio, ma senza allontanarsi troppo e Piton cercò di placare il battito del cuore e di recuperare il controllo, di nascondere tutti i sentimenti dietro la sua solita maschera composta e sdegnata con cui si presentava a tutto il mondo. Non ci riusciva.


"Severus"
Il suo nome assumeva tutto un altro suono pronunciato dalla bambina di fronte a lui.
Lily sorrise della smorfia che fece il ragazzino, troppo concentrato a tenere in bilico sul naso, non ancora così adunco, un cucchiaino argentato. 
La ragazzina si mise i capelli dietro l'orecchie con decisione.
  "Fai provare me" disse con un sorriso, rubando il cucchiaio dal naso dell'amico.
Lo posizionò sul proprio con una certa sicurezza, ma questo subito cadde, finendo nella sua tazza della colazione e schizzando latte tutt'intorno. Sussultarono entrambi presi in contropiede e si guardarono stupiti, trattenendo il fiato, per poi scoppiare a ridere.
  "Ma guarda che disastro" intervenne la mamma di Lily, entrata nel salotto in quel momento, ma nell'ammonimento e nello sguardo che lanciò a entrambi i bambini c'era un punta di dolcezza "Buon natale bambini" aggiunse.
 

"Sono contenta che rimarrai ad Hogwarts a Natale" sorrise Lily, i lunghi capelli rossi stretti in una coda alta, che dondolava, mentre camminavano attraverso il parco verso il castello "meglio che tornare a casa tua, no?"
  "Certo, meglio" convenne Severus, ma dovette sforzarsi per non dirle che, invece, non gli sarebbe affatto spiaciuto andare con lei dai suoi genitori, come aveva fatto l'anno precedente.
  "Lily io..." tentò di racimolare le parole, tutta la goffagine di un 12enne dipinta sulle guance rosse.
  "Oh guarda, vischio!" trillò la bambina, puntando con un dito un rametto sopra le loro teste. Si sporse velocemente verso di lui, stampandogli un bacio lieve sulla guancia, con tutta la naturalezza di cui lei sembrava brillare e lui essere così carente.
  "Buon Natale Sev."
  "Buon Natale Lily" esalò lui, perché non aveva più aria nei polmoni.
 

"Sicuro che vuoi rimanere qui a Hogwarts? L'anno scorso è stato un disastro" disse lei mesta, finendo di intrecciare i lunghi capelli rossi, mentre osservava preoccupata l'amico, magro e spigoloso, seduto accanto lei con la testa incassata nelle spalle.
  "Andrà bene." disse lui secco, cercando di mostrarsi più sicuro di quel che in realtà non fosse "Non voglio disturbare i tuoi comunque" aggiunse con una punta di tristezza, mettendosi in spalla la borsa carica di libri.
  "A mamma farebbe piacere" insistette lei con un sorriso "Avanti Sev vieni con me" gli occhi verdi pieni di quella luce di cui traboccavano sempre quando Lily voleva convincerlo a far qualcosa.
  "Sicura?" domandò lui titubante, il cuore che batteva simile a un ruggito.Voleva solo che lei sorridesse, dimostrando di essere felice di passare con lui il natale e Lily infatti si illuminò subito, con uno di quei sorrisi splendenti che lui avrebbe riconosciuto ovunque.
  "Certo che lo sono Sev! Se ci sarai anche tu sarà un Natale più bello. Tunia tanto non mi parla mai quando torno a casa." avvolse con naturalezza un braccio intorno alle spalle magre dell'amico "E poi l'anno scorso ti ho lasciato fare perché ho pensato che volessi stare con i tuoi nuovi amici, ma quest'anno posso tenerti tutto per me".
  Le guance del piccolo Piton diventarono roventi.
 

"Biscotti allo zenzero" sorrise lei posando il pacchettino di fronte a lui.
Severus sorrise afferrando il pensiero e quasi inciampando nei suoi piedi tirò fuori dalla sua borsa un pacchetto rosso.
  Gli occhi verdi di Lily scattarono su di lui sorpresi "Un regalo?" domandò, presa in contropiede.
Severus annuì con strana decisione, gli occhi scuri per una volta brillanti.
  La ragazza lo guardò di sottecchi, poi afferrò il pacchetto e lo ispezionò con cura, prima di scartarlo in fretta, con un sorriso a incresparle le labbra. 
Era un'edizione speciale delle Fiabe di Beda il Bardo. Lily guardò Severus commossa.
  "Ho pensato che tu non conoscessi le storie per bimbi maghi, ho pensato che ti facesse piacere..."
Non riuscì a finire la frase. La Grifondoro lo aveva abbracciato. Gli occhi liquidi di commozione. Il fiato rotto. Le guance piacevolmente rosate. 
  Lily sapeva di arancia e cioccolato. Severus pensò che in quell'abbraccio 
non si sentisse altro che il caldo buono, quello che ti scalda non solo le ossa, ma anche il cuore, nonostante fossero nel parco innevato.

Lily gli lanciò uno sguardo incerto.
  "Quando torno, dobbiamo parlare, Sev." disse seria, osservando il volto dell'amico.
Severus si mosse agitato, spostando il peso da un piede all'altro, lo sguardo nervoso che evitava il volto di lei, colpevole. 
  "D'accordo" mormorò con un filo di voce.
  "Sev" lo richiamò Lily, con un tono che non ammetteva repliche, ma quando il ragazzo alzò gli occhi verso di lei trovò un'ombra di dolcezza nella sua espressione "Sono seria. Stai lontano da Avery e Mulciber".
  "Ok, Lily" mormorò lui, arreso.
 "Ok" sospirò lei, incerta. Si avvicinò a lui istintivamente e lo abbracciò come ogni anno, ma si avvertiva del freddo, persino in quella stretta in cui Severus sarebbe voluto sparire.
"Buon Natale Sev"
"Buon natale Lily"
 

Il vuoto.
Il ghiaccio.
Il freddo.
Nessuna risata. Nessun biscotto allo zenzero. Nessun ti voglio bene. Nessun abbraccio.
  Il marmo granitico e gelido su cui era intagliato il suo nome non ricambiava nemmeno lo sguardo vacuo dell'uomo.
Severus fece per sfiorare la lapide, ma ritirò la mano, incerto, ferito, spezzato.
  Lasciò che lacrime bollenti, piene di dolore, piene di non detto, scavassero rughe nelle sue guance magre, per poi cadere nella neve, muta e insensibile ai suoi piedi. Saperla viva e felice, anche se lontana da lui andava bene, ma ora non c'era più nulla.
Il natale non aveva senso senza Lily.
Non lo aveva ormai nessun giorno.
  Il natale faceva più male però, perché era il giorno che aveva portato più abbracci.
  Il giorno in cui aveva scoperto il suo profumo.
  Il giorno in cui l'aveva vista commoversi.
  Il natale aveva il sapore del rimpianto e dei rimorsi.

Ed era amaro. Dolcemente amaro.

Severus aprì gli occhi pensando nuovamente di essere rimasto solo, forse in parte sperandolo, per avere il diritto di crollare, di piangere fino a stancarsi troppo di respirare, ma Remus era ancora lì, una mano sul bicchiere e l'aria stanca.
Lo guardava assorto, gli occhi preoccupati, la smorfia del viso sofferente e gentile.
  "Ti manca" Constatò il mannaro e il suo tono era soffice e gentile.
  "Mi manca." esalò Severus in un sussurro appena udibile, cedendo "Ogni giorno. Soprattutto a Natale"
Lupin non disse nulla, scostò lo sguardo dall'uomo e osservò il fuoco in silenzio, poi prese la bottiglia di vino e rabboccò entrambi i bicchieri. 
Piton lo ringraziò con un mezzo cenno del viso e ne prese un sorso.

"è davvero orribile quell'albero" disse dopo svariati minuti Remus, osservando la creazione di Kreacher.
Severus gli lanciò un'occhiata e dovette trattenere un ghigno, pericolosamente simile a un sorriso.
  "Per una volta siamo d'accordo, Lupin."
  "Lo siamo più spesso di quanto credi." disse l'altro benevolo.
Piton gli lanciò un'occhiata confusa "Che intendi?" chiese con tono aspro, per nascondersi di nuovo dietro la sua maschera fredda e inespressiva. 
L'altro scosse la testa per nulla impressionato da quella corazza che Piton ostenteva.
  "Avanti. Siamo adulti ormai, Severus. Le cosa sono andate come sono andate, ma sono certo che se ci fossimo conosciuti in un altro modo io e te saremmo andati piuttosto d'accordo. Amiamo entrambi leggere e studiare, siamo schivi, arrabbiati con il mondo, abbandonati. Se ci fossimo trovati io te e Lily in quello scompartimento, avremmo trovato il modo di essere amici."

L'ex serpeverde non rispose, suo malgrado segretamente colpito da quelle parole, ragionava silenziosamente.
Remus Lupin, dei quattro malandrini era quello che lui meno disprezzava. Era un uomo mite, paziente e intelligente, dedito quasi quanto lui allo studio e curioso per natura. Forse era vero. Sarebbero potuti andare d'accordo, se solo in quel maledetto scompartimento ci fossero stati loro al posto che Black e Potter, ma non potevano saperlo. Serrò le labbra per impedirsi di dare all'uomo ragione per la seconda volta in pochi minuti, ma Remus sorrise divertito, intuendo i suoi pensieri, bevve in un sorso il suo vino rimasto e si alzò.
  "Convieni?" lo stuzzicò il mannaro.
  "Possibile" ammise con una certa rimostranza l'altro "ma, l'hai detto anche tu, le cose sono andate diversamente"

"Credimi si può cambiare anche da adulti, si è sempre in tempo"
  "Eppure, come quando eri un ragazzo, tu hai ben pensato di prenderti gioco di me con i tuoi studenti" mormorò Severus.
  "Intendi con Paciock?" domandò mite Remus.
Piton fece un leggero cenno di assenso, mentre Lupin si faceva sfuggire una risata.
  "è stato esilarante, devo ammetterlo" disse allegro, accogliendo di buon grado la smorfia sprezzante dell'altro, mentre si alzava e andava verso la porta "Dai un po' di tregua a quei ragazzi, Severus, non devi per forza farti odiare sai?
Piton rimase in silenzio, ignorandolo apertamente, prima di tornare a guardare il fuoco, pronto a godersi la sua solitudine.
  "Severus" lo chiamò ancora Lupin, ormai sulla soglia.
Il mago lanciò lui uno sguardo interrogativo.
  "Non ti far ferire troppo dai ricordi, ok? Non devi per forza farti a pezzi."
  "Ok" rispose istintivamente l'uomo, prima che riuscisse a serrare le labbra.

Remus fece un mezzo sorriso "Buon natale" disse benevolo e lo lasciò solo.
  Il mago rimase immobile al tavolo con il calice vuoto di fronte, il volto pallido stranamente disteso, mentre osservava il fuoco morente, i ricordi di poco 
prima che ancora gli danzavano nella mente, morbidi e dolcissimi, amari e taglienti.
  Fece un sospiro che sembrò malinconico, si alzò lentamente e mosse la bacchetta per spegnere il fuoco.
  Al buio, si mise a rimirare le quattro capriole che sembrava fare il fumo nel focolare, mentre combatteva per non far spegnere le fiamme morenti, i tizzoni ardenti, dello stesso colore dei capelli di Lily Evans, parevano consumare il nero del carbone così simile ai suoi occhi.

"Buona Natale" sussurrò a sé stesso, con dolce amarezza, sentendosi stranamente più leggero.
  Riusciva a immaginare il sorriso di Remus, il suo modo di scuotere la testa, di chinare il capo velocemente per ringraziarlo della pozione antilupo, il suo sguardo veloce che si alzava appena dal libro che stava leggendo. Severus Piton sentì un vago tepore al petto, non più causato da ricordi di una vita passata e ormai spezzata, ma dalla sensazione di essere compreso.
La piega delle sue labbra sottili sembrava quasi un sorriso.


*Angolo autrice*


Rieccomi con Severus. 
Severus con i suoi due più grandi compagni: Il dolore e i ricordi.
Ho voluto accarezzare un momento che forse non c'è mai stato, ma che reputo credibile. Con un sottofondo natalizio.
Chi mi conosce già sa che Piton è il mio personaggio preferito e l'ho studiato e sviscerato a lungo con i suoi pregi e innumerevoli difetti e ho sempre pensato che lui e Remus (Sempre troppo sottovalutato) abbiano subito ferite simili dalla vita. Sono sicura che, se non ci fossero stati gli eventi legati ai malandrini, si sarebbero, se non apprezzati, perlomeno compresi.

Spero vi sia piaciuta. 
vi




  
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