Libri > Cinquanta sfumature di...
Segui la storia  |       
Autore: LatersBaby_Mery    02/12/2020    14 recensioni
Dopo aver letto numerose volte gli ultimi capitoli di “Cinquanta sfumature di Rosso” ho provato ad immaginare: se dopo la notizia della gravidanza fosse Christian e non Ana a finire in ospedale? Se in qualche modo fosse proprio il loro Puntino a “salvarlo”?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mie meravigliose ragazze,
anticipo una piccola parte dell’Angolo me per chiedervi immensamente scusa. Il mio ultimo aggiornamento risale a quasi cinque mesi fa, un ritardo a dir poco mostruoso, che credo di non aver mai raggiunto in cinque anni che scrivo su Efp. Ci tenevo a spiegarvi il motivo di questo ritardo: a settembre ho iniziato a lavorare. Non sto a spiegarvi nel dettaglio quello che faccio perché non voglio dilungarmi, però credo e spero che capirete che questo rappresenta un bel cambiamento nella mia vita. Non posso assolutamente lamentarmi dei turni e delle ore di lavoro, perché a mio parere sono dei turni sereni e accettabilissimi, però inevitabilmente il mio tempo libero si è ridotto drasticamente, il pomeriggio e la sera sono più stanca, quindi il tempo di scrivere è poco. In più, credo di essere stata colta da una sorta di blocco, che mi impediva di mettere nero su bianco la trama che avevo in testa; blocco che credo sia dovuto non solo alla stanchezza e al tempo libero ridotto, ma in generale al fatto che il lavoro ha rappresentato un cambiamento importante per me, quindi ho sentito come l’esigenza di “riassestarmi”. Spero con tutto il cuore che possiate capirmi e scusarmi per avervi fatto aspettare un’infinità per questo aggiornamento.
Vi lascio al capitolo e vi aspetto nell’Angolo me per commentarlo.
Buona lettura.



CAPITOLO 89

Luglio 2021

POV ANASTASIA

Che sensazione meravigliosa!
Mi sento leggerissima, cullata dolcemente dalle onde del mare e accarezzata dai raggi del sole. Una lieve brezza mi sfiora la pelle e, allungando la mano, afferro un gigante bignè al cioccolato; lo porto alle labbra e lo gusto lentamente, il sapore del cioccolato mi esplode in bocca e mi fa toccare il paradiso. Sposto il piede per sfiorare il pelo dell’acqua e...
...e una valanga di schizzi mi colpisce in pieno, facendomi sobbalzare e spalancare di colpo gli occhi.
Mi ritrovo su un lettino a bordo piscina, e per un attimo mi sento frastornata, ho bisogno di qualche secondo per connettere.
“Teddy, Phoebe, Allie!” urlo, alzandomi in piedi e fulminandoli con lo sguardo.
I miei figli placano il loro baccano e mi fissano con aria colpevole.
“Quante volte vi ho detto di non schizzare in quel modo quando vi tuffate in piscina?”
“Non sapevamo che stessi dormendo” si giustifica Teddy.
“Non stavo dormendo, infatti. Mi sono appisolata trenta secondi..”
“Scusa mamma” dicono in coro, ed io come al solito non riesco ad essere arrabbiata per più di due minuti.
Scuoto la testa, sorridendo, e, dopo essermi assicurata che i braccioli di Allie e Phoebe siano gonfiati bene, li lascio ai loro giochi in piscina e mi dirigo verso il gazebo della villetta, dove mio marito è seduto ad un tavolino con il pc davanti.
“Cosa fai?” lo raggiungo e lo abbraccio da dietro, cingendogli il busto con le braccia.
“Controllo le e-mail, pochi minuti e ho finito. Le piccole pesti ti hanno fatto la doccia?”
“Sì, credo di essermi appisolata per qualche minuto e mi sono svegliata di colpo. Stavo sognando di essere su un materassino tra le onde del mare, e mangiavo un bignè al cioccolato. Era buoniiissimo..” mugugno, mogia, appoggiando il mento sui suoi capelli.
“E dov’è il problema? Un colpo di telefono e ti faccio portare un vassoio intero di bignè”
“No!” urlo, facendolo sobbalzare “Non posso mangiare dolci a merenda, lo sai”
Christian alza gli occhi al cielo. “Nessuno te lo ha vietato, sei tu che ti stai auto infliggendo questa tortura”
“Nessuna tortura. Voglio semplicemente fare un po’ di attenzione all’alimentazione perché non voglio sfigurare nel mio vestito”
Tra venticinque giorni esatti rinnoveremo le nostre promesse di matrimonio, nel giorno del nostro decimo anniversario. Abbiamo organizzato una cerimonia semplice ed intima, per la quale ho scelto un abito altrettanto semplice; però lo adoro, l’ho adorato dal primo istante in cui l’ho indossato, ed è per questo che per qualche settimana ho deciso di ridurre un po’ i peccati di gola e allenarmi un po’ di più, non voglio rischiare di mettere centimetri e perdere la magia del vestito che mi avvolge perfettamente il corpo.
“Io posso anche essere d’accordo con questa tua rinnovata attenzione per una sana alimentazione, ma sai che odio le privazioni. Faranno bene al corpo, ma danneggiano la mente e l’umore”
“Non ti preoccupare, amore, nessuna privazione. Diciamo che.. mi mantengo leggera nel pomeriggio perché so già che a cena mi scapperà qualche caloria. Qui cucinano così bene!”
Da tre giorni siamo in vacanza in un bellissimo agriturismo in Texas, e ci resteremo per tutta la settimana. Quest’anno, in accordo con i nostri figli, abbiamo scelto una vacanza un po’ diversa dal solito, non all’insegna del mare, bensì della campagna e della natura. I bambini ne sono stati entusiasti, anche perché al mare ci andranno il mese prossimo, visto che saranno con mia madre e Bob a Savannah mentre Christian ed io ci concederemo una seconda luna di miele. Pensavo che i miei figli fossero tristi all’idea che noi facessimo un viaggio senza di loro, invece ci hanno tranquillamente snobbati quando hanno saputo che in nostra assenza sarebbero stati al mare con i nonni.
Non appena siamo arrivati, mi sono resa conto che abbiamo fatto un’ottima scelta: il posto è stupendo, riservato ma non dislocato dal mondo, si respira un’aria pura, genuina, ed è proprio a misura di bambino, con tante attività diverse ogni giorno, adatte per tutte le fasce d’età. La nostra residenza è una piccola ma deliziosa villetta con la piscina e un giardino splendido, circondato da una staccionata di legno bianco degna di un film. Le villette sono indipendenti rispetto alla struttura principale che ospita la reception, le camere e il ristorante, e allo chalet, dove la mattina andiamo a fare colazione; la sera, invece, ceniamo sempre in un posto diverso, ma tutti hanno in comune una cosa: il cibo è divino. Ecco perché devo darmi una regolata negli spuntini.
Entro in casa e prendo dal frigo due ciotole di frutta fresca, due forchettine e torno da mio marito, porgendogliene una.
“Grazie amore” mi sorride, ed io mi chino a baciargli la testa, per poi sedermi accanto a lui.
Dopo qualche minuto, Christian spegne il computer e dedica a me tutta la sua attenzione, rivolgendo di tanto in tanto uno sguardo ai bambini.
Teddy sta cercando di convincere Phoebe a nuotare senza braccioli, ma lei rifiuta categoricamente. Il mio piccolo ometto è un appassionato di nuoto ed è bravissimo, sono ormai quasi tre anni che pratica questo sport, e non ha intenzione di scoprirne altri, almeno per adesso. Phoebe, invece, adora la danza classica, e sta formando quel corpicino sinuoso e quelle movenze delicate tipiche della danza classica.
Ogni volta in cui assistiamo ad una gara o ad un saggio, mi emoziono da morire, perché per me è meraviglioso vedere i miei bambini così pieni di grinta e passione. Anche Allie vorrebbe praticare qualche sport a partire dal prossimo settembre, ma non sa ancora esattamente cosa le piace, in pratica cambia idea ogni giorno. Christian ed io non vogliamo forzarla, ma aiutarla a capire quale attività possa appassionarla, anche se questo dovesse implicare cambiare destinazione più di una volta.
Ad un tratto la suoneria del mio cellulare fa sobbalzare Christian, che ha la testa appoggiata sul mio seno mentre mangia la frutta. Alzo gli occhi al cielo non appena leggo il nome sullo schermo e silenzio la suoneria.
“Chi è?” domanda mio marito, curioso.
“Doreen, la wedding planner che mi ha presentato tua madre”
“Perché non le rispondi? Pensavo ti stesse simpatica”
“Certo che lo è, la adoro. Ma ho giurato a me stessa che in questa settimana avrei staccato da tutto, compresi i preparativi della cerimonia. Non ho davvero le forze per discutere di fiori, centrotavola e argomenti affini..”
Non avevo idea che anche un ricevimento semplice ed intimo richiedesse una tale mole di organizzazione, appuntamenti, preparativi. Doreen è davvero brava nel suo lavoro, e sono stata io a chiederle di confrontarsi con me su ogni cosa, ma in questi sette giorni voglio mettere tutto in stand-by e dedicarmi solo a mio marito, ai nostri bambini e al nostro relax.
“Mammaaaaa, papààààààà!” urlano i bambini dalla piscina.
“Dai veniteeee, basta con queste coccole!” ci rimprovera Teddy.
Christian posa la ciotola di frutta ormai vuota sul tavolo, si alza, si sfila la maglietta e in pochi secondi corre e si tuffa in piscina, schizzando completamente i nostri figli che non risparmiano le loro proteste. Mio marito risale dall’acqua, scuote la testa per togliere un po’ di acqua dai capelli e poi afferra Teddy per i fianchi e inizia a fargli il solletico.
“Noo papà aiutoooo!” urla nostro figlio, scatenando le risate delle sue sorelle.
“Così impari a bacchettarmi”
“Mamma, vieni anche tu?” mi dice dolcemente Allie.
Sfilo il vestitino di lino che ho indossato sopra al costume e mi siedo a bordo piscina, con le gambe penzoloni nell’acqua. Ho bisogno di abituare il corpo alla temperatura dell’acqua per un paio di minuti e poi entro completamente in piscina; Allison si aggrappa subito a me, nascondendo il viso nell’incavo del mio collo.
“Amore mio” mormoro, baciandole la testa. “Ti stai divertendo?”
Lei annuisce e sorride. So di essere di parte, perché sono sua madre, ma la mia bambina è stupenda: con il sole e l’abbronzatura poi, i suoi capelli si sono schiariti e i suoi occhi sembrano ancora più azzurri. Phoebe, invece, somiglia sempre di più a Biancaneve, con i suoi capelli scuri, la pelle chiara e le gote rosse. Teddy è ormai la fotocopia di suo padre; è sempre stato uguale a lui, sin da quando aveva pochi mesi, ma adesso che ha nove anni è assolutamente identico a Christian quando aveva la sua stessa età, in una maniera a dir poco impressionante. Ma la cosa ancor più impressionante, è la somiglianza che c’è tra loro nel modo di muoversi, di gesticolare, di parlare, e sicuramente contribuisce a questo anche il fatto che Teddy cerchi continuamente di emulare suo padre, perché lo vede come il più grande esempio da raggiungere. Sono allo stesso tempo complici e rivali, ed è bellissimo stare a guardarli.
Come adesso, che si stanno preparando per sfidarsi in una gara di nuoto.
“Dobbiamo andare da qui all’altra parte della piscina e torniamo indietro” spiega Teddy, poi si volta verso di me “Mamma, tu dai il via, okei?”
“Va bene!”
Christian e Teddy si mettono in posizione, facendo anche qualche buffo esercizio di respirazione.
“Allora, siete pronti?”
“Sìì!” esclamano in coro.
“Uno, due, tre.. Via!”
Loro partono subito in stile libero, avanzando di bracciata in bracciata verso il lato opposto della piscina, poi fanno il tragitto inverso. Il primo ad arrivare è Teddy, che supera il papà di appena qualche secondo.
“Ha vinto Teddy!” esclama fiera Phoebe.
Mio figlio esulta e alza le braccia al cielo, sotto lo sguardo divertito ma orgoglioso di suo padre. Raggiungo Christian e avvicino le labbra al suo orecchio.
“L’hai lasciato vincere?” sussurro.
“Macchè, magari! Mi ha battuto davvero. Non so se lui stia diventando estremamente bravo nel nuoto, o io discretamente anziano..”
Scoppio a ridere e gli tolgo il broncio a suon di baci. “Dio, quanto sei bello quando rosichi!”
Mio marito mi cinge i fianchi con le mani per tenermi ancorata a sé e mi bacia una tempia. “Ma io ti piaccio sempre, come dieci anni fa?”
Lo guardo negli occhi, e il suo sguardo mi dice che non è una battuta la sua, ma è sorprendentemente serio.
Gli prendo il viso tra le mani. “No, non mi piaci come dieci anni fa. Mi piaci molto di più. Per me eri, sei e sarai l’uomo più bello e affascinante del mondo, anche quando avrai i capelli bianchi qui” gli sfioro i capelli all’altezza delle tempie, poi mi sollevo leggermente sulle punte e lo bacio.
Ci godiamo un’altra mezzora il sole e la piscina, poi rientriamo in casa per prepararci per uscire. Questa sera ceneremo in uno dei pub storici del posto e poi faremo una passeggiata in paese, dove si terrà la festa dell’estate, che, da come ci hanno spiegato i gestori dell’agriturismo, si tiene ogni anno in questo periodo per cinque sere.
Nel SUV cinque posti che abbiamo noleggiato, lungo la strada verso il centro del Paese, Ed Sheeran e Lewis Capaldi sono alternativamente padroni del nostro stereo. I bambini ed io cantiamo ad alta voce senza ritegno, mentre Christian cerca di conservare un minimo di serietà, e si limita a scuotere la testa e sorridere.
Quando arriviamo in paese, lasciamo l’auto in un parcheggio al coperto e ci dirigiamo a piedi verso la via principale per raggiungere il pub di cui abbiamo sentito parlare benissimo. Si trova in uno dei vicoli che si dipartono dalla strada principale, e dà su un bellissimo giardino tutto illuminato da lucine e lanterne, per questo scegliamo un tavolo esterno, sotto un gazebo. Lo stile trasuda tradizione da tutti i pori, tra i tavoli e le panche in legno scuro, le tovagliette a quadretti, i gazebi esterni con le tende bianche o rosse e le strutture in legno rinforzato, il prato curato e gli alberi che fanno ombra, tra i cui rami corrono fili di luci di un giallo caldo.
Allie insiste per sedersi sulla panca e non nel seggiolone, anche se arriva appena appena al bordo del tavolo. Uno dei camerieri, con grande gentilezza, ci procura un cuscino per darle qualche centimetro di più in altezza.
“Allie, come si dice al ragazzo che è stato così disponibile?” le rammenta Christian.
Allie punta gli occhioni azzurri su di lui e mormora un “Grazie” imbarazzato. Il cameriere le sorride e poi si appresta a prendere le ordinazioni. Io sono l’unica del gruppo ad ordinare l’insalata come contorno, anziché le patatine, anche se già so che le ruberò dal piatto di mio marito.
“Bimbi, vi sta piacendo questa vacanza?” domanda ad un tratto Christian, seduto accanto a Teddy.
“Sì, tanto!” Phoebe risponde per prima, e i suoi fratelli annuiscono.
“Anche se qui non c’è il mare?”
“Abbiamo la piscina, e poi la fattoria è bellissima, ci sono tanti animali e si possono fare un sacco di giochi” dice Teddy.
Christian ed io ci guardiamo negli occhi e sorridiamo. È bellissimo per noi sapere di rendere felici i nostri figli. 
“E poi al mare ci andremo con i nonni!” aggiunge il mio ometto, entusiasta.
“Papà, invece tu e la mamma dove andrete?”
Bella domanda. Mio marito mi tiene sulle spine da due settimane. Ogni volta in cui gli chiedo informazioni sulla nostra seconda luna di miele, diventa evasivo. Dice che vuole prima definire tutto per bene, per poi farmi una sorpresa. Diciamo che avrei gradito essere coinvolta nell’organizzazione, però so anche che mio marito mi conosce bene, e avrà sicuramente scelto una meta che mi piacerà.
“Sarà una sorpresa..” risponde Christian, con tono misterioso.
I bambini si gasano a quelle parole: loro amano le sorprese, e sono dei diavoletti nel cospirare insieme a me o al loro papà quando c’è da organizzare qualche sorpresa.
Mentre chiacchieriamo, vedo Phoebe che fissa lo sguardo in un punto imprecisato dietro di me. “Saranno i nostri panini quelli?”
Mi volto e vedo il nostro cameriere con due piatti in mano, fermo accanto ad una ragazza mora. Le dice qualcosa, lei gli sorride e si solleva sulle punte per baciarlo sulle labbra, poi si allontana. Il cameriere, come previsto da Phoebe, raggiunge il nostro tavolo e posa i piatti davanti a Christian e Teddy.
“Arrivano subito gli altri tre” ci rassicura.
“Quella è la tua fidanzata?” chiede Allie, in tutta la sua innocente invadenza.
“Allie! Non ficcare il naso negli affari degli altri!” la riprendo, poi mi rivolgo al cameriere “La scusi, ha solo tre anni e mezzo, ma si impiccia come un’ottantenne in pensione”
Il ragazzo si lascia andare ad una fragorosa risata, poi accarezza le treccine di Allie. “Sì, è la mia fidanzata. Però, ad essere onesto..” si china verso di lei e abbassa il tono di voce “..io preferisco le bionde con le treccine e gli occhi azzurri, ma non diciamolo a nessuno”
Mia figlia sorride e mette il dito davanti alla bocca in segno di silenzio, poi fissa curiosa il cameriere che si allontana dal nostro tavolo.
“Signorina, cosa sono questi corteggiamenti? Papà è geloso!” borbotta Christian.
Allie in tutta risposta gli mostra la linguaccia, lui si alza e fa rapidamente il giro del tavolo per prenderla tra le braccia e stritolarle la guancia di baci.
“Tu sei solo mia, capito? Sei la mia principessa, e basta!”
Nascondo il viso tra le mani e rido. Non voglio immaginare cosa accadrà a casa nostra quando Phoebe ed Allie saranno adolescenti; adesso adorano le coccole del loro papà e i suoi attacchi di gelosia, ma temo che tra alcuni anni non ne saranno così contente.
Dopo meno di un minuto arrivano anche gli altri panini e finalmente possiamo iniziare a mangiare. Come previsto, anche la cucina di questo pub è ottima, e la serata è piacevolissima.
Da piacevolissima diventa splendida quando ci dirigiamo verso la piazza principale del Paese, dove si tiene la festa. L’atmosfera è gioiosa, calda, allegra. Ovunque si posi lo sguardo, ci sono luci, bancarelle, palloncini, bambini, ragazzi, famiglie che passeggiano, mangiano o fanno la fila alle giostre.
“Che bello!” esclama Allie, guardandosi intorno, incantata.
“Mamma, prendiamo lo zucchero filato?” chiede Phoebe.
“No, dai, andiamo sulle giostre!” propone Teddy.
“Prendiamo prima lo zucchero filato!”
“Non ci fanno salire sulle giostre con lo zucchero filato in mano”
“STOP!” interviene Christian. “Allora, adesso facciamo una passeggiata tra le bancarelle, arriviamo alle giostre, facciamo qualche giro e poi dopo mangiamo qualcosa di buono”
“Uffa, si fa sempre come dice Teddy!” protesta Phoebe.
“No, tesoro, è meglio andare adesso sulle giostre, altrimenti dopo ci saranno delle file ancora più lunghe” tenta di spiegarle Christian.
Mio marito mi cinge la vita con un braccio mentre camminiamo, con i bambini che camminano davanti a noi mano nella mano, con Allie al centro tra Teddy e Phoebe.
“Prima l’abbiamo chiesto ai bambini, ma non l’ho chiesto a te: ti piace questa vacanza?” mi domanda all’improvviso Christian. 
Mi volto verso di lui e sorrido. “Tantissimo. Quando siamo tutti insieme, ogni posto è il posto più bello del mondo” mi allungo per baciargli una guancia e lui mi stringe più forte.
“Bimbi, dove volete andare?” chiedo, quando arriviamo in prossimità delle giostre.
“Trenino!” Allie risponde per prima.
I suoi fratelli sono d’accordo, così ci mettiamo in fila, in attesa che si concluda il giro. Al momento di salire sulle varie “carrozze”, Phoebe ci chiede se possono andare da soli, senza di noi. Christian mi guarda, aspettando un mio cenno, io sorrido e annuisco; in fondo fa un tragitto breve, girando in tondo attorno ad una fontana e non ha montagne o salite varie.
“E va bene” acconsente Christian “Non muovetevi dal vostro posto, però”
“Tranquillo papà, penso io a loro!” lo rassicura Teddy, facendo spuntare un sorriso fiero sul viso di suo padre.
Li aiutiamo a salire sul trenino, assicurandoci che Allie stia al centro tra i suoi fratelli, e poi ci appoggiamo alla ringhiera che delimita la zona del trenino dalle altre attrazioni. Ogni volta in cui il trenino, nel suo giro, passa davanti a noi, i nostri figli agitano le mani per salutarci.
Ad un tratto, la mia attenzione viene attirata da un pianto di neonato, a qualche metro da me. Mi volto alla mia destra e trovo il responsabile di quel suono acuto ma in qualche modo bello: un cucciolo con la pelle olivastra e una marea di capelli ricci sulla testa, accoccolato tra le braccia della sua mamma, che gli canta una ninna-nanna per tranquillizzarlo. Avrà al massimo tre o quattro mesi, ed è davvero tenerissimo.
“Cosa guardi?” chiede Christian dopo un po’, seguendo la direzione del mio sguardo.
“Che amore” mormoro, con la voce in modalità tenera. Poi riporto lo sguardo sui nostri figli e mi lascio andare con la schiena contro il petto di mio marito. “Quanto stanno crescendo, Christian..” affermo, con un pizzico di nostalgia.
Non so esattamente nostalgia di cosa, ma vederli così “grandi” e ricordare quando erano come quel bimbo, mi fa avvertire un magone incastrato da qualche parte tra il cuore e lo stomaco.
Christian mi lascia un bacio tra i capelli. “Sì, e mi sembra incredibile..” sospira e mi stringe più forte. So che anche lui prova ciò che provo io, ed è una sensazione strana, un misto tra la gioia e l’emozione di vedere i propri figli crescere e affacciarsi al mondo, e l’egoistico bisogno di tenerli sempre piccoli, sempre ancorati a sé.
Per fortuna non abbiamo modo di soffermarci troppo su questi strani pensieri, perché il trenino si ferma e raggiungiamo i bambini che stanno scendendo dalla loro carrozza.
“Ci avete visti??” domanda euforico Teddy.
“Ma certo!” prendo lui e Phoebe per mano, mentre Christian prende Allie in braccio.
“Dove vogliamo andare adesso?”
“Zucchero filato!” esclama Phoebe, con l’accordo dei suoi fratelli.
Decidiamo di accontentarli e ci fermiamo ad un chioschetto che vende dolci e ci accomodiamo ad un tavolino. Teddy e Phoebe prendono una stecca di zucchero filato a testa, Allie un gelato alla fragola, Christian un caffè e un bignè alla nocciola, e io un frappè alla frutta e una monoporzione di tortino alle fragole.
“Papà smettila!” Phoebe rimprovera Christian che di tanto in tanto ruba un po’ del suo zucchero filato.
“Volevo solo vedere se è buono”
“È buono, non ti preoccupare”
Mio marito mi guarda perplesso, ed io non riesco a trattenere una risata. La nostra figlia più grande ha davvero un bel caratterino, ed è uno spasso vederla interagire con suo padre e rispondergli a tono.
“Parlare con lei è come parlare con te” osserva Christian “Stessa lingua biforcuta”
“Che vuol dire lingua bisorcuta?” domanda Phoebe.
“Vuol dire che hai lo stesso carattere di tua madre, e non è sempre un complimento..”
“Cosa vorresti dire?” intervengo, lanciandogli uno sguardo di fuoco.
“Che, anche se a volte siete insopportabili, vi amo da morire” fa uno sguardo angelico e sbatte le palpebre.
Come sa blandirmi lui, nessuno...
Lascio un po’ del mio frappè a Teddy che voleva assaggiarlo e mangio il tortino alle fragole, dolce e fresco al punto giusto. Ho fatto bene a cercare di restare più leggera nel pomeriggio, perché questa sera mi sono goduta a pieno la cena e il dolce.
Dopo aver gustato i nostri dolci, riprendiamo la passeggiata tra le bancarelle e le attrazioni.
“Che carinoo!!” esclama all’improvviso Allie, indicando un enorme peluche di Winnie The Pooh.
“Uuuh, amore” aggiunge Phoebe.
Alzo gli occhi al cielo. “Bambine.. avete la cameretta piena di peluche di tutti i tipi e dimensioni. Tra poco dovremmo costruire una camera solo per loro..”
Le mie figlie sbuffano.
“Ma è bello” insiste Allie.
Christian, come capita spesso, cede facilmente al broncio delle sue figlie, e si avvicina al box per chiedere quanto costa il peluche.
“Non è in vendita, è tra i premi dei giochi” spiega la donna alla cassa.
“Che giochi?”
“Il tiro a segno” indica la parete alle sue spalle occupata da diverse mensole con su allineate delle lattine di alluminio “Oppure i tiri a canestro” indica alla sua sinistra un’area con quattro canestri, ognuno dei quali dotato di un tabellone elettronico che registra i punti accumulati.
“Quanti punti servono per il peluche di Winnie The Pooh?”
“Mille punti, che possono essere accumulati con uno solo dei due giochi, o sommando i punti di entrambi i giochi. Per ciascun gioco si possono fare al massimo due giri”
“Bene, inizio con il tiro a segno” afferma mio marito, deciso.
Sgrano gli occhi. “Christian, sei serio?”
“Certo!”
I bambini esultano euforici e si preparano a tifare per il loro papà. Christian paga il primo giro e la donna gli spiega che ha a disposizione in totale trenta tiri, visto che le mensole sono 5 e su ognuna sono allineate 6 lattine. I tiri della prima e dell’ultima mensola valgono 30 punti l’uno, quelli delle tre centrali valgono 20 punti.
Christian scrocchia le dita e prende un lungo respiro, come se si stesse preparando a correre la maratona della vita. Poi afferra la pistola finta, caricata con i primi sei colpi, e, dopo aver mosso un po’ il braccio, mira alla mensola centrale: sei tiri a segno su sei.
I bambini urlano come fossero allo stadio ogni volta in cui vedono la lattina cadere.
“120 punti, complimenti!” esclama la donna al banco, caricando altri sei colpi.
Questa volta Christian mira alla seconda mensola e manca un tiro, e i punti sono 100. Lo stesso avviene con la quarta mensola: 100 punti, per un totale momentaneo di 320 punti.
“Papi sei bravissimo!” esclama Phoebe, mentre mio marito si prepara alle mensole più difficili, quella più in alto e quella più in basso, per le quali serve una mira più decentrata e quindi più precisa.
Mensola alta: sei tiri su sei. Mensola bassa, idem.
680 punti. I bambini sono in visibilio, credo sia la prima volta che vedono il loro papà cimentarsi in un gioco a premi, e, come ogni prima volta, sono affascinati e increduli.
Christian paga il secondo giro, e segue la stessa tattica del primo: mensole centrali e poi la prima e l’ultima. Il bottino di punti è pressappoco lo stesso: 650.
“Complimenti, Mr Grey! Ha accumulato 1330 punti, sono risultati quasi impossibili qui..” si complimenta la signora alla cassa, e i bambini sorridono gongolanti.
La donna si sporge verso la vetrina e prende il peluche di Winnie The Pooh, consegnandolo nelle mani di Phoebe che lo reclama a gran voce.
“Grazie papi!” Allie si aggrappa alle gambe di Christian, e lui si china ad abbracciarla.
È uno dei pregi che amo di più dei nostri figli: la capacità di entusiasmarsi per qualsiasi cosa. Per loro questo peluche ha un valore immenso, perché il loro papà lo ha vinto per loro, mettendosi in gioco.
“Adesso le restano 330 punti, Mr Grey. Può scegliere un premio o più premi che corrispondano a questo valore, oppure cimentarsi nei tiri a canestro per aumentare il punteggio e scegliere altri premi”
Christian ci pensa un attimo su, poi si rivolge a Teddy. “Tu cosa vorresti?”
“Io?”
“Sì, il peluche era per Phoebe ed Allie. A te cosa piacerebbe?”
Nostro figlio si guarda un po’ intorno, e la sua scelta cade su un set professionale di stampini e strumenti per fare dolci e cioccolatini.
“Quello vale 650 punti” ci informa la donna “Quindi dovete accumularne almeno altri 320”
Poi ci spiega che i tiri a canestro valgono 10 punti se fatti dalla linea più vicina, e 20 se fatti da quella più lontana. Anche qui abbiamo a disposizione solo due giri, e ogni giro prevede 15 tiri.
Christian solleva le maniche della camicia e si posiziona sulla linea più lontana dal canestro. Palleggia per qualche secondo, e poi effettua il primo tiro.
“Sììì!!” urlano i nostri figli, notando il pallone che entra nel canestro.
E continuano così ad ogni tiro; io, invece, ammetto che mi concentro di più sui muscoli delle braccia di mio marito che si contraggono deliziosamente ad ogni tiro, piuttosto che sul destino del pallone.
Il bilancio dopo i primi 15 tiri è di 200 punti: 160 dai tiri dalla linea lontana, 40 dalla linea ravvicinata e quattro tiri sbagliati.
Al secondo giro, Christian riesce ad accumulare 180 punti. Il totale finale è di 380 punti, di cui 320 servono per il regalo di Teddy, e altri 60 li usiamo le bambine ed io per prendere tre cavigliere uguali.
Anche Allie sta diventano una piccola signorina vanitosa come sua sorella, ama imitarla, ed entrambe amano imitare me, per questo non ci facciamo mai scappare un’occasione per indossare qualcosa che abbiamo uguale tutt’e tre.
“Grazie papà” Teddy si alza sulle punte e Christian si china per abbracciarlo.
“Bimbi, è quasi mezzanotte, e domani mattina dobbiamo alzarci presto se vogliamo andare a visitare Houston. Quindi facciamo un ultimo giro, dove volete andare?” chiede poi mio marito.
“Posso scegliere io?” mi intrometto.
“Certo”
“Ruota panoramica”
Christian sorride. “E ruota panoramica sia”
Ci incamminiamo tra la folla, diretti verso la ruota panoramica, e ci accodiamo alla fila di persone che attende che il giro finisca per salire.
“Sei stato bravo” mormoro a mio marito, cingendogli il collo con le braccia.
“Riesco ancora a sorprenderti dopo 10 anni, Mrs Grey?”
Sorrido. “Assolutamente” mi sporgo a baciarlo, approfittando del fatto che i nostri figli sono troppo presi dai propri regali per esprimersi in manifestazioni di gelosia.
Non appena la ruota panoramica si ferma, dopo che sono scesi tutti, seguiamo la fila e saliamo su una delle cabine vuote, solo noi cinque, anzi sei, considerando l’ingombrante presenza di Winnie The Pooh.
Quando tutte le cabine si sono riempite, scattano le chiusure di sicurezza e la ruota panoramica inizia lentamente a muoversi.
Teddy, Phoebe ed Allison hanno gli occhi incollati ai vetri e osservano affascinati il paese che si rimpicciolisce un pochino, nella sua miriade di luci, e il panorama che si allarga sotto i nostri occhi, consentendoci di ammirare il bellissimo paesaggio della campagna che ci circonda, il fiume in lontananza, gli alberi in piena fioritura che si estendono a macchie.
Sollevando lo sguardo, invece, siamo avvolti dalla coperta blu del cielo, trapuntato da piccoli puntini di luce.
“Che bello” sospira estasiata Phoebe, guardandosi intorno.
Christian mi tiene stretta a sé, e le sue dita disegnano linee astratte sui miei fianchi.
“Papà, quello è il nonno Theo?” Teddy tiene lo sguardo in su e indica una stella un po’ più evidente delle altre.
Mio marito ed io ci guardiamo negli occhi, con un sorriso che è un misto di tristezza e tenerezza. Quando il nonno Theo è venuto a mancare, i nostri figli hanno saputo da subito la verità; non avrebbe avuto senso rifilargli delle bugie inutili, così abbiamo cercato di trovare il modo giusto per comunicare una notizia del genere a dei bambini di otto, sei, e due anni e mezzo e, quando lo abbiamo fatto, abbiamo detto loro che avrebbero potuto sempre sentire il nonno accanto a sé, perché il nonno è diventato una stella che li guarda dal cielo. Così, ogni volta in cui vedono una stella più grande e più luminosa, la associano al nonno Theo, e in qualche modo sentono di meno la sua mancanza.
Christian accarezza dolcemente i capelli di nostro figlio. “Sì, cucciolo, quello è il nonno Theo”
Teddy sorride e agita la mano a mo’ di saluto. “Ciao nonno, noi ci stiamo divertendo tanto”
“Ciao nonno” ripetono in coro le bambine, agitando la mano anche loro.
E sono sicura che, da qualche parte, anche il nonno li sta salutando, ed è fiero di loro.
 

Il giorno seguente...

Oggi ci siamo alzati all’alba e abbiamo fatto colazione in fretta e furia per poterci mettere in viaggio il prima possibile verso Houston, che dista circa un centinaio di chilometri dalla zona del nostro agriturismo. Il programma è quello di visitare un po’ la città, pranzare lì, e poi decidiamo se restare anche a cena o rientrare in agriturismo.
“Mamma, io devo fare la pipì” si lamenta Allie, dopo appena venti minuti da quando siamo partiti.
“Io ho fame” aggiunge Teddy.
“Oddio Teddy, a colazione hai mangiato un croissant e lo yogurt alla frutta”
Mio figlio sbuffa. “Sì, ma ho di nuovo fame”
“Io devo fare la pipì” ripete Allie.
Christian sospira. “Abbiate solo un po’ di pazienza, appena becchiamo una stazione di servizio, ci fermiamo”
Per fortuna l’attesa dura solo pochi minuti. Dopo qualche chilometro imbocchiamo la rampa secondaria che porta ad un autogrill. Una volta scesi dalla macchina, io vado con le bambine in bagno e poi raggiungiamo Christian e Teddy al bar.
Mio marito ha ordinato due caffè per noi, mentre mio figlio sta sgranocchiando dei biscotti, che ha avuto premura di prendere anche per le sue sorelle.
Prendiamo il caffè al banco e poi usciamo dall’Autogrill. Nel breve tragitto verso la macchina, l’attenzione di Allie è calamitata da una piccola palla di pelo semi-nascosta tra due aiuole.
“Guardate!” si avvicina al cagnolino, e noi la seguiamo.
È un barboncino nano, con il pelo color cioccolato e gli occhi nerissimi. Al collo ha collare verde, a cui è agganciato un guinzaglio, legato alla ringhiera che divide l’area del parcheggio destinata alle auto da quella destinata ai pullman.
Allie fa per accarezzarlo, ma Christian la blocca subito.
“Allie, non sappiamo di chi sia, potrebbe essere randagio..”
“Non credo, ha la medaglietta e si vede che è pulito” obietto, chinandomi a leggere la medaglietta d’argento al collo del cagnolino. “Si chiama Ares”
“Che carino!” mugugna Allie, allungando una manina per accarezzare il cane.
“Ma di chi sarà?” chiede Teddy, guardandosi intorno.
“Forse i padroni sono in bagno o al bar” ipotizza Christian.
“E se lo avessero abbandonato?”
Non so cosa rispondere a mio figlio, perché, a dirla tutta, il sospetto l’ho avuto, però è una cosa così brutta che spero con tutto il cuore di sbagliarmi.
“Noo, poverino” piagnucola Allie, con gli occhi lucidi.
“Papi, vuoi chiedere se ha dei padroni?”  
“Phoebe, a chi vuoi che chieda?”
“Magari dentro, al bar.. daiii..”
I bambini sfoderano l’armamentario completo: voce tenera, occhioni e labbruccio. Christian si arrende e, sbuffando, rientra in Autogrill.
Teddy, Phoebe ed Allie, intanto, coccolano il cagnolino, che sembra molto felice di ricevere le loro attenzioni.
Mio marito esce dopo diversi minuti dall’Autogrill, con un’espressione poco allegra. “Ho chiesto ai gestori del bar e a diversi clienti: nessuno sa nulla di lui”
“Lo hanno abbandonato” conclude Allie, e poi comincia a piangere.
Mi chino e la prendo in braccio. “Dai cucciola, non piangere” le accarezzo la schiena, invano.
La mia piccolina è estremamente sensibile, soprattutto davanti alle ingiustizie. È empatica e dolcissima e se da un lato basta poco per renderla felice, di contro basta poco anche per farla intristire.
Christian sospira e accarezza i capelli di nostra figlia. “Amore non fare così, vedrai che i suoi padroni verranno a prenderlo”
“Non è vero!” protesta Phoebe “Lo dicono sempre anche in tv: in estate vengono abbandonati tantissimi cani, e non hanno da mangiare, non hanno acqua..”
“Lo possiamo prendere noi?” propone Teddy.
“Teddy, cosa dici? Dove lo mettiamo un cane? In auto?”
“E quindi lo lasciamo qui?”
Christian sospira, con aria sconfitta. “Cosa volete che faccia?”
“Non lo possiamo lasciare solo! E se muore?” urla Allie tra le lacrime.
Mi si strazia il cuore nel vederla così triste. La mia bambina è troppo sensibile per questo mondo.
Mio marito alza il viso verso il cielo, sospirando disperato. “Non so cosa potrei fare.. noi non siamo nemmeno della zona, non so come funzionino le cose qui..”
“Se chiamiamo Mrs Reagan? Lei ha tanti animali nella fattoria, magari può tenere anche lui”
Ponderiamo per qualche minuto l’idea di Allie, poi decidiamo di fare un tentativo e contattiamo la proprietaria dell’agriturismo dove soggiorniamo. Per fortuna, quest’area rientra nella loro zona di competenza, così ci assicurano che in breve tempo verranno a prendere il cagnolino per tenerlo insieme ai loro cinque cani, in attesa magari che qualcuno richieda di adottarlo.
I nostri figli non hanno intenzione di muoversi da qui prima dell’arrivo di qualcuno dall’agriturismo, così sciogliamo il nodo che tiene legato il guinzaglio di Ares dalla ringhiera e lo portiamo in un posto all’ombra, prendiamo una bottiglietta d’acqua per farlo bere, e i bambini lo riempiono di coccole fino a quando, mezz’ora più tardi, vediamo avvicinarsi un piccolo furgoncino con lo stemma della fattoria.
“Avete fatto davvero un bel gesto, complimenti!” afferma uno dei dipendenti, dopo aver adagiato il cagnolino in una piccola cuccia nella parte posteriore del furgoncino.
“In realtà, l’idea di contattare voi è stata di Allison” puntualizza Christian, indicando nostra figlia.
Il ragazzo sorride e si china davanti ad Allie. “Sei stata bravissima, piccolina. Ares ti sarà per sempre grato” le accarezza i capelli, poi monta sul furgone insieme al collega e partono verso l’agriturismo.
“Grato vuol dire che ho fatto una cosa bella, papà?” domanda la nostra bimba più piccola, sollevando lo sguardo verso suo padre.
Christian si china e la prende in braccio. “Hai fatto una cosa bellissima. Sei una bimba speciale, dolcissima e meravigliosa. E tutti quelli che ricevono il tuo amore sono persone fortunate”


Il giorno seguente...

Mi appoggio alla staccionata di legno e osservo divertita Teddy e Phoebe che montano su due piccoli pony, aiutati da due istruttori esperti. Questa mattina i nostri figli si sono svegliati prima di noi, elettrizzati all’idea di provare per la prima volta l’emozione dell’equitazione.
Teddy mi sembra abbastanza sicuro, tiene la schiena dritta e sembra un tutt’uno con il cavallino, come fossero vecchi conoscenti. Phoebe è un po’ più titubante e anche a qualche metro di distanza riesco ad avvertire tutta la sua tensione.
“Tranquilla, piccola” la rassicura l’istruttore “Ti abbiamo affidato il pony più dolce della fattoria. È buonissimo e ama i bambini. Guarda, prova ad accarezzarlo..”
Phoebe appoggia una mano tremolante sulla criniera del cavallo e lo accarezza, prendendo pian piano confidenza. Teddy, intanto, con l’istruttore che guida il cavallo da giù, sta iniziando a muoversi lentamente in circolo lungo il perimetro del campo.
“Ciao mammaa!!” esclama, quando arriva vicino a me.
“Ciao amore, sei bravissimo!!” estraggo il cellulare dalla tasca e scatto qualche fotografia.
Riporto lo sguardo su Phoebe e vedo che l’istruttore la sta aiutando a scendere dal cavallo. Chiedo il permesso di oltrepassare la staccionata e la raggiungo.
“Piccola, cosa succede? Perché sei scesa?”
Lei mi guarda con i lacrimoni agli occhi. “Ho paura, non sono capace”
Mi chino davanti a lei. “Phoebe, non è vero che non sei capace. Tutti siamo un po’ imbranati quando impariamo qualcosa di nuovo, è normale”
“Non è vero: Teddy è bravo!”
Le sorrido. “Amore, ognuno di noi è diverso. Tu per esempio impari al volo il regolamento dei giochi con le carte, mentre Teddy si confonde per almeno venti giri prima di entrare nel meccanismo. Papà, per esempio, è bravissimo a guidare qualsiasi mezzo, dalla moto alla barca, mentre io ancora mi sento una scema quando c’è il traffico di sera; di contro, però, io sono più creativa, sia in cucina che a lavoro, mentre papà ha bisogno di far lavorare di più il cervello in queste cose... Questo accade non perché una persona è più incapace di un’altra, ma semplicemente perché ognuno di noi è più portato per alcune cose e meno per altre. Però tutti possiamo provare ad imparare, e poi tu hai un istruttore eccezionale! Se hai voglia di montare a cavallo, affidati a Mark e non avere paura, lui sa quello che fa. Se non ti va, non succede nulla..”
Le asciugo le lacrime e la riempio di baci fino a quando non vedo spuntare il suo splendido sorriso.
“Mark?” dice poi, con la sua vocina dolce “Posso provare di nuovo?”
L’istruttore mi guarda e sorride. “Ma certo, piccola!” la prende per mano e la aiuta a risalire sul pony, seguendola passo passo.
Mia figlia è più rilassata e serena, e sembra aver fatto amicizia con il cavallo.
Apro il cancelletto ed esco dal campo di allenamento, vedo Christian appoggiato alla staccionata nel punto in cui ero io prima, e lo raggiungo.
“Hey” mi cinge la vita con il braccio e mi bacia.
“Allie?” domando, guardandomi intorno.
“Non ha voluto saperne di venire qui con me. È rimasta con Alexandra e stanno facendo il bagnetto ad Ares”
Rido, scuotendo la testa. Da ieri mattina, Allie non pensa ad altro che al cagnolino che abbiamo salvato dall’abbandono. Questa mattina, a colazione, abbiamo incontrato la proprietaria dell’agriturismo che si è complimentata con i nostri bambini per aver salvato il cane e ha proposto loro di passare a vederlo.
Dopo qualche coccola, Teddy e Phoebe erano ansiosi di incontrare i cavalli, mentre Allie non riusciva a staccarsi dal cagnolino, così Christian è rimasto con lei ed io ho accompagnato i nostri figli più grandi a lezione di equitazione.
Da quel che ho capito, però, Allison non ha intenzione di tornare tra noi. Si è davvero affezionata tanto a quella piccola palla di pelo, e il suo è quel tipico affetto dolcissimo, genuino e meraviglioso che solo i bambini sanno donare.
“Qui, invece, come va?” chiede poi Christian.
“Teddy si è ambientato subito, ha già fatto diversi giri. Phoebe ha avuto un inizio un po’ difficile, ma vedo che si sta sciogliendo piano piano”
“Papiiii!” esclamano in coro i nostri figli, salutando il loro papà.
Christian alza la mano verso di loro e gli fa il segno del pollice in su.
I nostri bambini sono splendidi – anche se, forse, io sono un po’ di parte – ed io sono sempre più contenta di questa vacanza. Amo vedere i miei figli a contatto con la natura, e soprattutto innamorati della natura, degli animali, delle molteplici attività che si svolgono qui.
Per il pranzo restiamo in uno dei due ristoranti dell’agriturismo, quello che affaccia sul piccolo lago. Dal terrazzo del ristorante si vedono anche diversi gruppi che attraversano il laghetto in canoa, percorrendone tutto il perimetro. Dopo pranzo, i nostri figli ci chiedono di fare lo stesso.
“Mm, si può fare” acconsente Christian “Noi andiamo in canoa, mentre la mamma va a rilassarsi un po’ al centro benessere”
Sgrano gli occhi, stupita e senza parole.
Mio marito sorride divertito. “Ho visto quante volte ti incanti a guardare la brochure. Sono sicuro che non vedi l’ora di vederlo da vicino..”
Dio, ha proprio ragione. Da quando siamo arrivati, avrò sfogliato la brochure della Spa almeno una decina di volte e sono davvero curiosa di scoprire com’è e quali servizi offre.
Non appena varco l’ingresso del centro benessere, la prima cosa che avverto è un profumo delicato e fresco, qualcosa di agrumato e dolce allo stesso tempo. Mi avvicino alla reception e mostro il documento di identità, l’impiegata mi consegna una tessera, spiegandomi che con questa ho accesso a tutti i tipi di servizi per un tempo illimitato, e mi consegna tutto l’occorrente di cui ho bisogno e la chiave di un armadietto.
Mi dirigo nello spogliatoio delle donne, che ha tutto l’aspetto di una sala da bagno di lusso; tolgo i miei vestiti, riponendoli nell’armadietto insieme al cellulare e ai documenti, e indosso il costume, l’accappatoio e le ciabatte che mi ha consegnato la ragazza alla reception.
Do un’occhiata alla brochure e scelgo di iniziare dalla sauna. L’ambiente è tutto in legno chiaro, con panchette di legno che corrono lungo tre pareti, mentre la quarta è occupata per tutta la larghezza da una vetrata che affaccia sul prato. Per fortuna sono al terzo piano, quindi non corro il rischio di essere vista da chi si trova in giardino.
Il responsabile della sauna mi comunica che la temperatura è impostata sugli 80 gradi, e mi chiede se voglio abbinare anche l’aromaterapia. Mai nessuna scelta fu più saggia, perché il profumo di bergamotto, pompelmo e rosa è inebriante e arriva nel profondo del cervello, liberandolo da qualsiasi pensiero. Stendo un telo di spugna sulla panca di legno e mi distendo, chiudendo gli occhi.
Una sensazione paradisiaca.
Quando esco dalla sauna, circa venti minuti più tardi, indosso il mio accappatoio e mi dirigo verso le sale massaggi. Mi accoglie una donna di mezza età, con un buffo caschetto rosso e due occhi che trasmettono simpatia e dolcezza. Fatte le presentazioni, mi invita ad accomodarmi in una delle sale e a stendermi a pancia in giù su uno dei due lettini. Faccio come mi dice e mi guardo intorno, in attesa che lei prepari tutto l’occorrente.
La stanza ha le pareti bianche, con le mensole, gli accessori e i complementi d’arredo di un color legno chiaro. L’illuminazione è data da una serie di faretti a scomparsa nella controsoffittatura, in rilievo rispetto al soffitto principale. Lungo le pareti si alternano degli applique a forma di fiore a cinque petali, ogni petalo è un punto luce e possono generare luci di colore diverso a seconda delle impostazioni. Sul tavolino al centro tra i due lettini c’è un trio di candele profumate di altezza diversa.
Prima di iniziare il massaggio, Martha regola al minimo l’illuminazione dal soffitto, di un colore bianco caldo, mentre gli applique a fiore vengono accesi di un rosa misto ad arancione, come il cielo al tramonto. Chicca finale: le candele al profumo delicato di fiori e vaniglia. Lo stesso profumo è sprigionato anche dagli oli e dalle creme che Martha spalma sulla mia schiena, sul retro delle cosce e sui polpacci, mentre le sue mani d’oro fanno magie sulla mia pelle. Ho quasi paura di addormentarmi per quanto mi sento rilassata e leggera.
Le mani di Martha percorrono la mia schiena in lungo e in largo, sciogliendo tutta la tensione accumulata nei muscoli. Avverto proprio una sensazione di liquefazione, come le mie fibre muscolari si stessero dissolvendo, riscaldando. È meraviglioso. Penso che resterò spiaggiata su questo lettino fino a dopodomani.
Dopo essermi resa conto, a malincuore, di non poter rimanere qui per sempre, decido di concedermi un’ultima coccola: il centro estetico. Mi dirigo, in accappatoio e ciabatte di spugna, al secondo piano, quello dedicato alla zona beauty, e mi lascio coccolare con manicure e pedicure. Mi viene offerto un drink, non so esattamente cosa sia, ma dal sapore azzarderei che si tratta di qualcosa di alcolico. Lo gusto con calma, mentre tengo i piedi immersi in un catino con acqua tiepida e sali da bagno alla lavanda, che colorano la schiuma di un tenue lilla. Ogni trattamento qui diventa un percorso verso un universo parallelo di relax e silenzio, come se fossi sospesa su una nuvola.
O forse sono io a percepire queste sensazioni in maniera più amplificata per il semplice motivo di essere qui da sola, con la mente sgombra, senza vocine squillanti che urlano “Mamma!” ad intervalli regolari e ravvicinati. Amo i miei figli più di ogni altra cosa al mondo, più della mia vita, ma ogni tanto sento l’esigenza di ritagliarmi dei momenti solo per me stessa e per il mio benessere; perché prima di essere mamma, sono sempre una donna, e credo sia importante per tutte le mamme, tutti i papà e tutte le coppie, avere del tempo da dedicare a sé.
Quando terminano le coccole alle mie mani e ai miei piedi, sono passate le 16: praticamente sono qui da più di due ore! Prima di andare a cambiarmi, passo alla reception a restituire la tessera.
“È attesa in una delle piscine idromassaggio, Mrs Grey” mi comunica la receptionist.
La guardo perplessa. “Io non ho chiesto l’idromassaggio”
Lei mi sorride. “È stata una richiesta dell’ultimo momento. Sala 3, quella con la porta azzurra”
Non mi scomodo a chiedere chi abbia fatto richiesta dell’idromassaggio, perché non mi è difficile immaginarlo.
Ne ho conferma pochi minuti dopo, quando entro in sala 3 e vedo mio marito immerso nella vasca semicircolare, con la schiena appoggiata alla parete della vasca e la testa rivolta all’indietro.
“Ciao” mi sorride, non appena entro, chiudendomi poi la porta alle spalle.
“E tu cosa ci fai qui? I bambini?”
“C’era il laboratorio di cucina, per imparare a fare non so cosa. E mi sono sentito tanto solo..” mostra il labbruccio triste, avvicinandosi con due bracciate al bordo più vicino a me.
Tolgo l’accappatoio e le ciabatte e mi siedo sul bordo in marmo della vasca, tenendo le gambe in acqua. Christian mi raggiunge e appoggia la testa sulle mie cosce.
Gli accarezzo i capelli. “Ma povero cucciolo”
Mi guardo intorno mentre mio marito si gode le mie coccole. Il colore della porta anticipa quello che è il tema di tutta la sala: la vasca è piastrellata da un mosaico tutto sui toni dell’azzurro, turchese e cobalto. Le pareti sono di un azzurro molto tenue, mentre il soffitto è bianco con dei faretti che emanano una luce fredda. Lungo le pareti corrono dei mosaici a onda simili a quelli della vasca.
“Ti va di provare l’idromassaggio?” chiede Christian.
Annuisco e lui mi prende le mani per tirarmi in acqua con lui. È tiepida, e l’effetto delle bolle e del massaggio è fenomenale.
“Uau” mormoro, allargando gambe e braccia e ondeggiando su me stessa “Mi hai fatto davvero una bella sorpresa”
“Vieni qui” mi prende la mano e mi trascina verso il bordo dov’era appoggiato prima.
Solo adesso noto un vassoio con lo champagne e due flute. Christian estrae la bottiglia dal cestello e versa lo champagne nei due bicchieri.
“È già il secondo” gli faccio presente “Anche su mi hanno offerto qualcosa di alcolico. Non so cosa fosse, ma era buono”
Lui sorride, porgendomi il bicchiere. “Non importa, la tua versione brilla non mi dispiace poi così tanto”
Ridacchio e bevo un sorso di champagne, poi un secondo, e poi vuoto il bicchiere. Ho leggermente caldo e sento il sangue affluire al viso.
“Hai le guance rosse” mi fa notare mio marito.
Posa i bicchieri sul vassoio e si avvicina, stringendo i miei fianchi tra le mani e imprigionandomi tra il suo corpo e la parete della vasca. Immergo gli occhi nei suoi: puro argento liquido, accesi, innamorati e pieni di desiderio. E, come ogni volta, da qualche parte nel mio petto il cuore si capovolge e nel mio basso ventre si accende una fiamma.
Poso le mani sul suo petto, ammirando le goccioline d’acqua che percorrono fiere quel palcoscenico di pelle liscia e muscoli sodi. Le mie mani salgono attraverso le sue spalle e si intrecciano dietro la sua nuca. Attiro il suo viso verso il mio e lo bacio: le sue labbra sanno di champagne, ed io mi sento in estasi, come fossi ubriaca. Ed è una sensazione paradisiaca.
Mio marito mi strizza leggermente il sedere fasciato dal costume e mi attira di più verso il suo bacino, strofinando la sua eccitazione contro di me. Ho un’immensa voglia di far sparire gli strati di stoffa che ci dividono e di lasciarmi andare alla passione.
In uno sprazzo di lucidità, però, mi ricordo di dove siamo, e con immensa fatica mi stacco dalle sue labbra.
“C-Christian.. forse dovremmo..”
Mi posa un dito sulle labbra. “Ssshh” sussurra “I bambini ne avranno almeno per un paio d’ore, e la sala è a nostra disposizione a tempo indeterminato”
Mi avvento di nuovo sulla sua bocca, e anche quell’ultimo barlume di lucidità mi abbandona completamente.


Una settimana dopo...

Quando Christian ed io abbiamo deciso di celebrare una cerimonia intima per il rinnovo delle promesse al nostro decimo anniversario, non immaginavo che l’organizzazione sarebbe stata così stressante. Doreen ed io siamo sedute sulle poltroncine del mio ufficio a casa da tre ore, ma a me sembrano il quadruplo: ho gli occhi che saltano da cataloghi di abiti a foto di composizioni floreali, da fogli con righe e righe di esempi di grafie per le partecipazioni a elenchi di possibili menu per la cena. Le superfici della scrivania e del tavolo praticamente non si vedono più, e la stessa identica confusione alberga nel mio cervello.
Doreen, invece, è una macchina da guerra: sempre precisa, organizzata e concentrata.
Devo ammettere, però, che il mal di testa che mi è venuto almeno è valso la pena, abbiamo fatto grandi progressi: stilato la lista (breve) degli amici e familiari a cui spedire gli inviti, fissato l’appuntamento con parrucchiera e make-up artist per la prova trucco e parrucco, fatto una scrematura delle location dove organizzare la cerimonia e la cena, visto che vorremmo celebrare il rito di pomeriggio. Sono rimaste tre location, piuttosto diverse tra loro, e Christian ed io abbiamo in programma di visitarle tutte sabato, insieme a Doreen, per scegliere quale sarà teatro del rinnovo delle nostre promesse nuziali. Scelto il luogo, potremo poi far stampare le partecipazioni e scegliere lo stile e i colori dell’allestimento, nonché il menu.
“L’ultima misura per il suo abito, Mrs Grey, è fissata al 27 luglio, e con lei anche le sue figlie e le nipotine, che saranno le damigelle. Per suo marito, Teddy e i paggetti, la prova è prevista invece per il 26, causa impegni per suo marito e suo fratello”
Sospiro di sollievo. “Un problema in meno”
“Per quanto riguarda la lista di nozze..”
La blocco alzando una mano. “Christian ed io abbiamo qualche idea, ma preferisco non parlarne ancora finchè non avremo preso una decisione definitiva”
Lei sorride. “Perfetto, allora ci vediamo tra due giorni per andare a visitare le tre location rimaste in pole position”
Ridacchio. “Sì, anche se io ho già una mia preferenza, ma vorrei sentire il parere di mio marito”
“È assolutamente giusto” Doreen raccoglie tutti i cataloghi e li ripone nella sua ventiquattrore.
Ci accordiamo per l’appuntamento di sabato mattina e poi la accompagno alla porta.
“Mammaaaa” mi chiamano i miei figli dal salone.
Li raggiungo e mi lancio sul divano in maniera tutt’altro che elegante.
“Cos’hai?” mi chiede perplesso Teddy.
“Ho il cervello in fiamme. Dopo dieci anni non ricordavo che organizzare un matrimonio fosse così stressante...”
“Quando andremo a scegliere i nostri vestiti?” domanda impaziente Phoebe.
“La prossima settimana, amore. Poi tre giorni prima della cerimonia faremo tutte insieme la prova finale”
Io ho scelto il mio abito prima che partissimo per le vacanze, ha uno stile molto diverso rispetto al mio primo abito da sposa, perché si adatta ad un tipo di cerimonia più intima e ridimensionata. Credo sia perfetto per la location che ho in mente, se dovesse essere quella la prescelta, altrimenti ho ancora la possibilità di cambiare modello. Per i bambini voglio aspettare di scegliere prima la location e poi i loro vestitini.
“Mamma, ti devo visitare” dice ad un tratto Allie, avvicinandosi con uno stetoscopio giocattolo al collo e un termometro di plastica in mano.
“Uuh sì, mi sa che sono malata” mi sistemo meglio sul divano e mi lascio torturare.
Mia figlia mi passa la testina dello stetoscopio sul seno e poi sulla pancia; Phoebe, accanto a lei, ha un quaderno e una penna in mano e annota quello che dice la sorella.
“Hai mangiato troppo, ci sono tanti rumori nel tuo pancino” asserisce la dottoressa.
Scoppio a ridere. “Dottoressa, credo sia il contrario, il mio stomaco brontola perché ho fame”
“E allora deve mangiare!” mi rimprovera l’altra dottoressa, usando persino il lei.
Teddy, invece, se ne sta sulla sua poltrona preferita a leggere un fumetto che fa parte di una collezione regalatagli dal nonno Carrick. Quando ha quelle espressioni assorte e concentrate è ancora di più l’esatta copia di suo padre, a volte la loro somiglianza mi spaventa.
Pochi minuti più tardi sentiamo scattare la serratura e poi sbattere la porta d’ingresso, e le mie dottoresse mi abbandonano al mio destino per correre in atrio seguite da Teddy urlando “Papààààààà!”.
Sento voci che si mescolano a schiocchi di baci mentre mi alzo dal divano e li raggiungo. Allie è appioppata al collo di Christian, che nel frattempo cerca di stare dietro ai racconti di Teddy e Phoebe. Ha l’espressione stanca ma come sempre gli brillano gli occhi quando i nostri figli lo accerchiano e gli riempiono le orecchie di chiacchiere.
Non appena i nostri figli gli concedono un attimo di libertà, mi avvicino a mio marito e lo bacio, circondandogli il collo con le braccia.
“Sei stanco?”
Annuisce. “Un po’. Sono stato incollato allo schermo del computer per quattro ore, ho preso a stento un caffè”
Gli passo la punta delle dita sulla fronte e poi giù verso le tempie. “Povero amore. Ti va qualcosa da mangiare? Gail ha preparato degli stuzzichini..”
Il suo sguardo si illumina. “Dammi solo cinque minuti per cambiarmi e arrivo” mi bacia la fronte e sale in camera a cambiarsi.
Intanto io preparo due bicchieri di aperitivo, riempio qualche piattino di stuzzichini e porto tutto in giardino, all’ombra del gazebo. Mentre i bambini giocano a basket a pochi metri da noi, Christian ed io gustiamo il nostro aperitivo e contemporaneamente cerchiamo di schiarirci le idee circa la lista di nozze. Dal primo momento in cui abbiamo iniziato a progettare la nuova cerimonia, la lista di nozze è stata l’unica cosa sulla quale siamo stati subito d’accordo, quasi senza neanche parlarne: sceglieremo due tra le associazioni per le quali siamo maggiormente attivi nella beneficenza, e poi ci confronteremo con Doreen per escogitare il modo più carino per comunicarlo ai nostri invitati, che potranno donare una somma assolutamente libera, scegliendo se restare in anonimato oppure no.
Christian ha portato alcuni dossier riguardo diverse associazioni, in modo da poter avere un quadro chiaro e completo prima di scegliere.
Dopo più di un’ora, il sole sta calando, i bambini sono stati richiamati all’ordine da Gail, che temo voglia buttarli direttamente in lavatrice insieme ai loro vestiti, e Christian ed io abbiamo finalmente preso la nostra decisione. Non è stato semplice, perché ogni associazione si occupa di aspetti differenti della società e delle fasce deboli e tutti sono importanti, ma alla fine del nostro studio abbiamo deciso di offrire supporto a due associazioni nate da poco, e per questo, secondo noi, maggiormente bisognose di visibilità e di sostegno.
La prima è Remember me Onlus, che si occupa di ricerca medica nel campo dell’Alzheimer e sostiene diverse strutture di case di cura per pazienti affetti da questa patologia in stadio medio-avanzato; la seconda è Patch Adams, che si occupa di organizzare attività scolastiche e di gioco nei reparti di pediatria e oncologia pediatrica di quasi tutti gli ospedali dello Stato.
A volte mi sento così fortunata e mi chiedo se lo merito davvero; a volte mi chiedo se i nostri gesti siano abbastanza, se c’è qualcosa di più che potremmo e dovremmo fare per aiutare le persone in difficoltà, e mi sento male al pensiero di quante ce ne siano.
“Cosa c’è?” chiede Christian sottovoce, mentre rientriamo in casa “Non sei convinta?”
“Nono, certo che sono convinta. È solo che.. vorrei fare molto di più.. A volte non.. non riesco a capacitarmi di quanto dolore ci sia al mondo..”
Christian sospira e mi prende il viso tra le mani, rivolgendomi uno sguardo dolce e un sorriso triste. “Amore mio, lo dico sempre che tu sei troppo sensibile per questo mondo, proprio come i nostri figli. Purtroppo nessun gesto mai potrà cancellare il dolore dal mondo, ma noi cerchiamo di fare qualcosa nel nostro piccolo. La nostra probabilmente sarà solo una goccia nel mare, ma pensa quanto sarà bello se riusciremo ad allietare l’ultimo periodo di vita di una vecchina affetta da Alzheimer, oppure a regalare un sorriso a dei bambini. Forse è poco se lo paragoniamo alla popolazione mondiale, ma è tanto se pensiamo a quanto valga la felicità di una persona, di una famiglia..”
Ho le lacrime agli occhi. Questo è l’effetto che suscita in me il lato dolce di mio marito. Anche il suo lato filantropico è cambiato nel tempo: quando ci siamo conosciuti, la sua beneficenza era dettata dal suo status sociale e dal suo passato tragico, come se fosse quasi un dovere; adesso lo fa per amore del prossimo, ci crede davvero.
Il suo cuore si sta espandendo ancora, senza limiti, e chiunque entri a farne parte, è una persona immensamente fortunata.
 

Nove giorni dopo...

Dalla mia postazione osservo divertita Doreen che spunta un’altra voce dalla sua lista, sul volto un’espressione soddisfatta. Manca una settimana esatta al matrimonio e devo ammettere che siamo perfettamente in regola sulla tabella di marcia. Oggi giornata di prova trucco e parrucco, e sono impaziente di lasciarmi coccolare da Faith e Zoe, la parrucchiera e la make-up artist scelte dalla mia insostituibile wedding planner.
Ho mostrato loro alcune foto del mio abito e della location, in modo che abbiano le idee chiare su quale possano essere il trucco e l’acconciatura più adatti al vestito e al tipo di cerimonia che stiamo organizzando. Per quanto mi riguarda, la parola d’ordine sarà: semplicità, in tutte le sue sfumature.
Christian ed io abbiamo scelto come location il mare, in particolare un delizioso chalet con una grande piattaforma in legno chiaro costruita direttamente sulla spiaggia, che sarà addobbata e allestita per la cerimonia delle promesse, mentre la cena sarà all’interno dello chalet, che ha le pareti interamente di vetro e quando sei all’interno ti senti parte integrante della spiaggia e della distesa di mare che circonda la struttura. Appena entrati, Christian ed io non abbiamo avuto dubbi: sarebbe stato quello il luogo che avrebbe fatto da sfondo al rinnovo delle nostre promesse di nozze. Un luogo magico, immerso tra mare e cielo; un luogo semplice, dalle linee pulite, e non vedo l’ora di vedere come sarà tutto addobbato per il nostro matrimonio. Abbiamo scelto l’azzurro come tema colore, a me piace perché mi ricorda il mare, a Christian invece ricorda i miei occhi, e questo mi ha fatto sciogliere definitivamente.
Anche sul mio abito, sul completo di Christian e sugli abiti di paggetti e damigelle ci sarà qualcosa che richiama l’azzurro. Il bouquet, invece, sarà un regalo di Mia, e non ho voluto sapere alcun dettaglio, voglio che sia una sorpresa.
Mentre Faith immerge le mani nei miei capelli, sento Doreen che chiacchiera di ciò che abbiamo fatto e ciò che resta da fare. Per fortuna la seconda lista è molto più corta della prima. Avere Doreen è una grande fortuna, perché è eccezionale nel suo lavoro, è efficiente e riesce sempre, o quasi, ad affrontare tutti gli impegni e gli eventuali imprevisti con calma e ottimismo; questo mi ha consentito di godermi i preparativi e soprattutto di vivere con grande emozione questi ultimi giorni prima del grande giorno. Mi sento emozionata ed euforica quasi come durante l’attesa del matrimonio vero e proprio, e ogni volta in cui mi fermo a pensarci, mi sembra incredibile che siano passati già dieci anni.
“Lunedì ci sarà l’ultima prova degli abiti per lo sposo e i paggetti, e martedì per la sposa e le damigelle. Entro giovedì mattina bisogna consegnare le promesse scritte, che saranno stampate sulle pergamene..”
“Scritte a mano!” intervengo, senza aprire gli occhi. Le coccole ai miei capelli mi stanno mandando in estasi.
“Giusto, scritte a mano” si corregge Doreen. “Venerdì la cerimonia inizierà alle 16, quindi mi raccomando, ragazze, alle 10 del mattino vi voglio qui, puntuali”
“Cosa dobbiamo fare sei ore prima?” domando, perplessa.
“Tra preparativi e contro preparativi, il tempo non sarà molto, Mrs Grey”
“Gli abiti?” chiedo poi.
“Saranno consegnati venerdì mattina molto presto. Dobbiamo ancora scegliere i gioielli da abbinare”
“Non voglio acquistare nulla di nuovo, lo trovo un enorme spreco. Sceglierò qualcosa di semplice tra i miei gioielli”
“È sicura di non voler ritoccare il colore, Mrs Grey?” domanda ad un tratto Faith.
“Sì, voglio che restino così, mi piacciono così”
“Allora adesso proviamo l’acconciatura, poi ci vedremo giovedì sera per applicare una maschera nutriente, che dovrà tenere su per tutta la notte”
Dopo un tempo non ben definito, durante il quale mi sono rilassata a sentire le sapienti mani di Faith tra i miei capelli, mi viene chiesto di specchiarmi. E ciò che vedo mi piace da morire: un’acconciatura semplice, esattamente come avevo chiesto, con pochi capelli raccolti e i restanti che cascano sulle spalle in morbide onde.
Nell’ora successiva passo nelle mani di Zoe, che applica una quantità non ben definita di prodotti sul mio viso, e l’effetto che genera è, a mio parere, sensazionale: un trucco essenziale, estremamente luminoso, con una punta di azzurro che richiama il tema della cerimonia e fa risaltare i miei occhi.
Sono assolutamente e completamente soddisfatta, e quasi mi dispiace dovermi struccare e disfare l’acconciatura, ma a breve rientrerà Christian e voglio che non veda nulla, neanche il colore del rossetto. Anche io non ho voluto sapere nulla del suo completo, perché non vedo l’ora di sentire quelle farfalle nello stomaco quando lo vedrò attendermi al nostro “altare”, proprio come dieci anni fa.
Congedate Faith, Zoe e il mio angelo custode Doreen, approfittando del fatto che i bambini siano con Miranda al parco giochi, mi concedo un po’ di allenamento in palestra, ed è lì che mi trova Christian quando rientra dalla GEH.
Scendo dal tapis roulant e gli corro incontro, lui mi abbraccia nonostante io sia sudata.
“Com’è andata la giornata?” domanda, baciandomi una tempia.
“Bene, la prova trucco e parrucco è andata alla grande! A te com’è andata la giornata?” gli allaccio le braccia intorno al collo.
“Molto bene, soprattutto perché oggi è venerdì e avremo finalmente due giorni di relax”
“Ci penserà Doreen a smorzare il tuo entusiasmo, vedrai..”
Sbuffa e alza gli occhi al cielo. “Ma se scappassimo solo tu ed io?”
Ridacchio. “Non lo dire troppe volte, altrimenti finirai con il convincermi”
Qualche secondo dopo sentiamo il rumore di un’auto nel vialetto. Convinti che si tratti di Miranda con i bambini, usciamo dalla nostra palestra, ma la macchina che vediamo avvicinarsi è quella di Elliot.
“Elliot?” domanda mio marito tra sé, perplesso.
Mio cognato frena di colpo a pochi metri da noi, e scende dall’auto con Edward in braccio, una borsa in spalla e un’espressione stravolta.
“Che succede?” chiedo, allarmata.
“Dobbiamo portare Lizzie in ospedale”
“Cosa stai dicendo? Cos’è successo?” domanda Christian.
“Non lo so, ha uno sfogo di puntini rossi in tutto il corpo, respira a fatica, non lo so cosa sta succedendo. Potreste tenere Ed fino a quando non torniamo? Ava è a casa di un’amichetta per un pigiama party, non vogliamo dirle niente altrimenti si spaventa”
“Ma certo, non devi neanche chiedere” prendo in braccio il piccolino e la borsa con le sue cose “Vieni, amore della zia”
“Mi raccomando, tienici aggiornati” dice Christian a suo fratello, che risale rapidamente in macchina e riparte sgommando.
Sospiro. “Dio, speriamo non sia nulla di grave”
“Non potrebbe trattarsi di una reazione allergica?” ipotizza mio marito.
Sollevo le spalle. “Può darsi, ma non sono esperta in materia purtroppo.. Comunque, io devo fare una doccia al volo prima di cena, tieni tu il polpettone” gli passo Ed, e lui lo prende in braccio.
Il nostro nipotino lo guarda sorridente mentre entriamo in casa. Io salgo in cabina armadio a prendere un paio di shorts di jeans e una maglietta e poi vado a fare una doccia di corsa. Quando esco dal bagno, sento un discreto baccano provenire dal piano terra, segno che i bambini sono rientrati, e conoscendoli sono sicura che saranno stati entusiasti di trovare qui il loro cuginetto più piccolo.
Arrivando in salone, come previsto, li trovo tutti e tre ad accerchiare Ed, che, seduto sulle gambe di Christian, mordicchia uno dei suoi giochini per alleviare il dolore alle gengive e ride quando Teddy, Phoebe ed Allie fanno le facce buffe.
“Finalmente siete tornati!” raggiungo i miei bambini e li sbaciucchio tutti e tre, anche se loro mi dedicano ben poca attenzione, troppo impegnati a dispensare coccole a Ed. “Piccole pesti, cosa ne dite di andare a farvi una doccia? Siete tutti sudati!”
“No dai mammaa” protesta Teddy.
“Niente capricci! Su, a fare le docce! Giocherete dopo con Ed”
“Perché è qui da noi?” domanda Phoebe.
Tentenno per un attimo. “La zia Kate e lo zio Elliot avevano un impegno importante”
Per fortuna la bevono e si avviano tutti e tre verso le scale, seguiti da Miranda, anche se ormai solo Allie chiede una mano per fare la doccia e vestirsi, Teddy e Phoebe sono assolutamente autonomi.
“Io vado a preparare la pappa al piccolo, ci pensi tu ad intrattenerlo un po’?”
Christian mi sorride. “Assolutamente. Noi ci divertiamo un sacco insieme..” gira Ed tra le sue braccia, in modo da guardarlo negli occhi “Vero cucciolo?”
Edward agita le gambette e gli mostra un adorabile sorrisino sdentato. Li lascio ai loro giochi e vado in cucina, recuperando dalla borsa che mi ha dato Elliot la crema di riso e il vasetto con il brodo di verdure concentrato.
“Elliot non ha saputo dirvi cos’aveva Liz?” chiede Gail, mentre prepara la nostra cena.
“Ha detto solo che aveva dei puntini rossi sul corpo e faceva un po’ fatica a respirare” sospiro “Dio, speriamo non sia nulla di grave.. Voglio aspettare ancora un pochino per telefonare a Kate..”
Non ho bisogno di aspettare perché, neanche un minuto più tardi, il mio cellulare inizia a squillare e il nome della mia migliore amica compare sullo schermo. Lo afferro al volo e rispondo.
“Kate! Allora, cosa succede? Come sta Liz?”
“Ana, va tutto bene, non è successo nulla di grave. Il pediatra del pronto soccorso ci ha spiegato che si tratta di una reazione allergica..”
Rilascio un pesante sospiro di sollievo. “Dio ti ringrazio. Ma allergia a cosa?”
“Non lo sappiamo ancora, nei prossimi giorni dovremo fare dei test allergologici. Però è stata una reazione abbastanza importante, se non fossimo arrivati in tempo, c’era il rischio di uno shock anafilattico..”
Sento il cuore sprofondare nello stomaco. “Oh mamma..” sussurro.
“Per fortuna sono intervenuti in tempo. Le hanno fatto una flebo di antistaminico e non so quale altro farmaco... Adesso vogliono tenerla un po’ in osservazione..”
“Certo, è il minimo”
Sento silenzio per qualche secondo, poi un leggero singhiozzo. “Dio, Ana.. ho avuto così tanta paura..” sibila Kate con la voce rotta, poi comincia a piangere.
“No, tesoro, non fare così. Va tutto bene, non è successo niente di grave..”
Mi sento impotente, vorrei essere accanto a lei per abbracciarla. Ma so che c’è suo marito, e anche Grace e Carrick li stanno raggiungendo.
Kate tira su con il naso e respira profondamente. “Edward come sta?”
“Benone! Sta giocando con Christian, ed io gli sto preparando la pappa..”
“Vedrai che, quando avrà finito, piangerà come un ossesso per averne ancora, ma tu non farti intimorire. Ha sempre una fame da orso, ma se mangia troppo, poi di notte diventa irrequieto”
Ridacchio. “Tranquilla, saprò farmi rispettare. Adesso voi pensate solo alla piccolina, Ed con noi sta benissimo”
“Non ho dubbi, grazie Ana”
“Non ringraziarmi mai. Ci sentiamo dopo”
Attacco e torno ad occuparmi della pappa del mio nipotino; non appena è pronta, vado in salone a chiamare Christian, ma l’immagine che mi si presenta davanti agli occhi mi blocca sull’uscio. Mio marito tiene in braccio Ed e lo solleva in aria, poi lo riporta giù, poi ricomincia; ha gli occhi che luccicano, e Edward ride come un pazzo, facendo quel suono che è tra i più belli che esistano al mondo. Non riesco a dire nulla, perché mi sembra un sacrilegio interrompere un momento così speciale, perché mio marito con in braccio un bambino è così tenero che resterei a guardarlo per ore intere. Sono passati solo tre anni da quando Allie aveva gli stessi mesi di Ed, eppure a me pare un tempo così lontano, e non posso negare che qualche parte di me prova una grande nostalgia di quei momenti.
“Hey!” Christian mi desta dai miei pensieri, e viene verso di me porgendomi il piccolino “È pronta la pappa per questo piccolo maialino?”
“Certo”
Nel frattempo ci raggiunge anche Teddy, profumato e impigiamato.
“Sei stato velocissimo! Sicuro di aver fatto davvero la doccia? O hai fatto finta?” lo prende in giro Christian. 
“Forse mi confondi con Phoebe, è lei quella lenta” 
Ridacchio, dirigendomi in cucina con Ed in braccio.
“Christian, lo tieni tu mentre io gli do la pappa?”
“Ana, in realtà vorrei fare una doccia anch’io..”
“Lo tengo io, mamma!” si offre Teddy.
“Sicuro amore?”
Lui annuisce. “Certo, sono grande ormai!”
Allaccio il bavaglino al collo di Ed e poi lo faccio sedere sulle gambe di Teddy, che lo tiene con fare sicuro e protettivo. Edward è il bambino più calmo e gestibile del mondo quando si tratta di mangiare, mai un capriccio, mai un briciolo di pappa fuori posto; in pratica, se potesse, mangerebbe anche il cucchiaino.
“Ma bravo amore! Piatto vuoto!” gli faccio bere un pochino d’acqua dal suo biberon e poi gli slaccio il bavaglino.
Non appena si rende conto che quel gesto equivale alla fine della sua cena, Ed comincia a protestare. Tutto previsto.
“No, cucciolo, basta mangiare” gli parlo come se potesse capirmi, invece si innervosisce ancora di più.
Intanto scendono anche Phoebe ed Allie, fresche di doccia, e insieme a Teddy si propongono di far giocare Ed per farlo smettere di piangere. Si dirigono in salone e si siedono sul pavimento, Teddy tiene il cuginetto seduto tra le gambe, mentre le sorelle agitano giochi e sonaglini per farlo ridere, riuscendo alla grande nel loro intento.
Io mi appoggio alla parete e li osservo da lontano, teneri, protettivi e bellissimi. Dopo un tempo non definito, sento due calde mani sui miei fianchi e il profumo di mio marito che mi inebria i sensi.
“Ti sei incantata?” mormora al mio orecchio.
“Hai detto bene: incantata. Non sono meravigliosi?”
“Altroché. I nostri figli più crescono e più diventano protettivi e responsabili. Ed Edward è un vero tesoro. Certo che, solo un anno fa, chi l’avrebbe mai detto che Kate ed Elliot sarebbero tornati ad essere così felici..”

Qualche ora più tardi, sono seduta sul mio letto con Edward in braccio che succhia avido il latte dal suo biberon. Tiene salde le mani intorno alle mie dita, come se temesse che il biberon possa abbandonarlo, e mi fissa con gli occhioni pieni di dolcezza e di sonno. Ha giocato tutta la sera con Teddy, Phoebe ed Allie ed è piuttosto stanco, il biberon serale dovrebbe farlo crollare definitivamente.
Elliot e Kate sono rimasti in ospedale con Lizzie, perché, anche se con la terapia farmacologica la situazione è tornata alla normalità, i pediatri hanno preferito tenerla in osservazione questa notte, e Christian ed io siamo più che felici di poterci occupare del nostro nipotino, senza bisogno di scomodare la babysitter.
Pochi minuti dopo ci raggiunge Christian, che si siede sul letto e si allunga ad accarezzare i morbidi capelli di Ed.
“I bambini dormono?” domando, distogliendo per un attimo lo sguardo dal piccolino.
“Sì. Teddy si è addormentato guardando uno dei suoi film Disney, con Phoebe ed Allie sono servite due fiabe, ma ce l’ho fatta” afferma, fiero “Lui invece?”
Osservo le palpebre calanti del piccolo Edward. “Credo che stia partendo per il mondo dei sogni”
Mio marito sorride. “Io vado a lavare i denti e a mettere il pigiama” dice poi, alzandosi e dirigendosi in bagno.
Ed pian piano perde la presa sul biberon e inizia a ciucciare meno energicamente fino a smettere del tutto, e a quel punto mi rendo conto che si è definitivamente addormentato. Appoggio il biberon sul comodino e poi mi alzo piano piano per mettere il piccolo nella culla che era di Allie e che Taylor ha prontamente portato giù dalla soffitta. Ed non sembra apprezzare molto, perché si muove agitato. Provo a dargli il ciuccio e a cullarlo un po’ con la mano, ma non c’è verso di farlo tranquillizzare, così mi arrendo e lo prendo in braccio, gli do quel poco di latte rimasto nel biberon e lui si rilassa subito, riaddormentandosi in pochi minuti. Lo adagio accanto a me e lui si accoccola al mio petto, tenendo una manina sulla guancia. È tenerissimo.
È così che ci trova Christian quando mi raggiunge in camera.
“Questo piccolo invasore mi ha rubato il posto” si finge offeso, mentre scosta il lenzuolo e si stende a letto.
Ridacchio, cercando di non far vibrare troppo il seno. “Ho provato a metterlo nella culla, ma si agita”
Christian si avvicina a Ed e gli sfiora la manina. “È comprensibile, anche per lui oggi è stata una giornata complicata. Quando sono così piccoli credo risentano dell’assenza dei genitori, dello spostamento dalla propria casa...”
“Adesso sembra tranquillo, preferisco tenerlo così, almeno dorme un po’..” sollevo lo sguardo su mio marito “Ti dà fastidio?”
“Ma cosa dici? Come potrebbe darmi fastidio? È così bello averlo qui”
Sorrido, quasi emozionata dalla sua dolcezza. Passo delicatamente il polpastrello sulla tempia di Ed, cosa che sembra farlo rilassare, e non smetto di fissarlo. Le lunghe ciglia che tremolano leggermente, le guanciotte rosse, le labbra imbronciate. Trasmette pace e serenità, eppure sento come un senso di inquietudine che mi impedisce di rilassarmi completamente, come quando sei distesa al sole su un prato e una zanzara viene a ronzarti nell’orecchio.
La mia zanzara è una sensazione di peso che mi opprime il petto, il peso del tempo che passa, che mi sfugge dalle mani senza che possa controllarlo, il peso della nostalgia. Nostalgia di quando i miei bambini erano esattamente come Edward, così piccoli da essere perfettamente racchiusi tra le mie braccia, da accoccolarsi al mio seno, da afferrarmi il dito con le loro manine.
Tanti mi hanno detto che, quando i miei figli avessero iniziato a crescere e ad essere un po’ più indipendenti, mi sarei sentita più libera; io invece mi sento solo schiacciata dal tempo che scorre.
“Christian?” sussurro.
Lui apre gli occhi. “Dimmi amore”
“Ti mancano i nostri figli quando erano come lui?” accarezzo dolcemente i capelli del nostro nipotino, che dorme beato in mezzo a noi.
Christian sospira, poi mi guarda negli occhi. “Sì, ed è una cosa a cui penso spesso...”
“Stiamo invecchiando, Christian?”
Lui ridacchia. “Voglio augurarmi di no. Forse sarà il matrimonio che ci fa sognare di tornare indietro e rifare tutto”
“Tu rifaresti tutto?”
Mi prende la mano e intreccia le dita con le mie. “Rivivrei ogni singolo giorno, ogni singolo momento di questi dieci anni; gli istanti felici e gli istanti difficili, perché è stato proprio in quegli istanti che ci siamo amati di più”.



Angolo me.
Eccoci qui, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Inizialmente nei miei piani c’era anche la cerimonia per il rinnovo delle promesse di Christian e Ana, ma ho preferito rimandarla al prossimo capitolo principalmente per due motivi: il primo è che è un evento importante e voglio dargli maggiore rilievo nel prossimo capitolo; il secondo è che non volevo farvi aspettare ancora, e scrivere della cerimonia mi avrebbe richiesto più tempo.
Questo capitolo è ricco di momenti zuccherosi, con i nostri ragazzi alle prese con le vacanze e i preparativi della cerimonia, e anche un pizzico di nostalgia, soprattutto da parte di Ana. Sarà davvero colpa del rinnovo delle promesse??
Nel prossimo capitolo sarete invitate alla cerimonia di rinnovo delle promesse e scopriremo anche la misteriosa meta del viaggio di nozze.
Vorrei dirvi che riuscirò a pubblicarlo entro la fine del mese, ma già so che sarà impossibile, per questo voglio farvi tanti auguri di buon Natale, augurandovi che possa portare a voi e alle vostre famiglie quel pizzico di magia e serenità di cui abbiamo tanto bisogno. E vi auguro un buon Anno Nuovo, sperando che sia migliore di quello che ci lasciamo alle spalle. Non mi dilungo oltre sulla situazione attuale perché voglio che questa sia per voi e per me una piattaforma dove poterci distrarre, rilassare, sorridere e sognare.
Vi chiedo ancora una volta scusa per l’immenso ritardo e vi ringrazio per l’infinita pazienza e l’infinito affetto che mi dimostrate sempre, e senza i quali per me sarebbe inutile scrivere. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e non vedo l’ora di leggere le vostre opinioni.
Cercherò di non farvi aspettare molto per il prossimo capitolo, promesso.
Vi abbraccio forte forte.
A presto.
Mery.



 
   
 
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Cinquanta sfumature di... / Vai alla pagina dell'autore: LatersBaby_Mery