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Autore: kibachan    03/12/2020    1 recensioni
Questa storia è un pò diversa dalle altre. innanzi tutto non è una OS, è divisa in 3 parti. E poi tratta un tema delicato, ispiratomi purtroppo dai numerosi fatti di cronaca ci si sono susseguiti in questa estate. Episodi di omofobia al limite dell'assurdo.
Le notizie riportano solo il fatto... io mi sono sempre domandata: ma poi come reagiscono queste persone a queste cose? Com'è il loro dopo?
Questa storia è per dire che io sono CONTRO ad ogni forma di violenza e che, come ad ogni prova a cui la vita ci mette davanti, quel che conta è come ti rialzi.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PRONTO SOCCORSO - POLICLINICO TOR VERGATA

 

Brando sbattè piano i pugni sul bancone dell'infermiera all'ingresso “senta sono qui da più di un'ora!” esclamò “ditemi solo come sta! Non voglio i dettagli!” la pregò, tuttavia incenerendola con lo sguardo. La donna non sembrava minimamente impensierita dal suo tono e gli rivolse una breve occhiata di sufficienza

“mi dispiace, ma possiamo informare delle condizioni cliniche dei pazienti solo parenti e congiunti” snocciolò come pescando dal un prontuario di frasi fatte. Il ragazzo lasciò andare uno sbotto d'aria esasperato “e io non sono nessuno cazzo??” digrignò tra i denti, facendosi più avanti col busto sul bancone per meglio fulminarla “mi dispiace” ribattè la donna, con aria di chi invece non si dispiaceva per niente “ma per la legge, no” poi, lasciandosi per un secondo intenerire dalla sua espressione disperata aggiunse “vedila così... se fosse morto, quello te lo avremmo detto”

Brando sentì la schiena percorsa da un brivido orrendo a sentire quella parola associata anche se lontanamente a Fabio, stava per replicare quando si sentì chiamare e si voltò di scatto. Sentì lo stomaco andargli in gola a vedere Giovanni che avanzava verso di lui con aria allarmata. Gli andò incontro

“era tutto bloccato... come sta?” chiese l'uomo in tono urgente. Brando resistette alla tentazione di abbracciarlo “non me lo dicono perchè non sono un parente” sputò fuori senza riuscire a nascondere la paura che aveva nella voce. Giovanni lo superò lasciandogli una carezza veloce sulla guancia, annuendo, e si accostò all'infermiera

“mi scusi, Giovanni Fedeli, sono il padre di Fabio Fedeli.. l'hanno portato qui un'ora fa” proruppe riuscendo appena a mantenere il tono calmo della voce. L'infermiera annuì con un sorriso, poi lanciò una rapida occhiata a Brando, che si era avvicinato per sentire anche lui, ed esitò. IL ragazzo sbuffò esasperato e fece per andarsene, ma Giovanni lo afferrò saldamente per un braccio tenendoselo vicino

“la prego” disse in tono secco all'infermiera “mi risparmi la fatica di ripetergli tutto tra un secondo” la donna annuì con un sospiro e iniziò a parlare

“sul figlio è arrivato privo di sensi, aveva tre costole incrinate e un versamento pleurico, abbiamo dovuto operarlo d'urgenza” Brando sentì le dita di Giovanni serrarsi intorno al suo braccio, che ancora non gli aveva lasciato “l'operazione è andata bene e non c'è più pericolo ora” aggiunse di fretta l'infermiera. Entrambi lasciarono andare un lungo sospiro di sollievo, Giovanni si passò una mano sul viso per scacciare l'ansia e la paura che si sentiva appiccicate addosso come un guanto di pelle, strinse ancora per un paio di volte il braccio di Brando a cui sentì soffocare un singhiozzo vicino a lui “certo sarebbe stato meglio se fosse venuto prima... l'emorragia ormai era estesa, ha corso un rischio evitabile” stava dicendo la donna. Brando sentì la schiena percorsa da un sudore freddo... a sentire che Fabio aveva veramente rischiato la vita per colpa di quegli stronzi. Sentì la rabbia montare su di nuovo “posso vederlo?” sentì dire a Giovanni in quel momento. La prospettiva di poter constatare con i suoi occhi che stesse bene lo distolse momentaneamente dai suoi pensieri, ma quando guardò l'infermiera vide che di nuovo stava facendo no con la testa

“è in sala risveglio, non si è ancora ripreso” e poi aggiunse “appena si sveglierà comunque dovrà essere visitato... e poi credo che gli agenti dovranno fargli alcune domande” Giovanni aggrottò le sopracciglia, mentre anche Brando la guardava confuso “domande? Che genere di domande?” chiese l'uomo. L'infermiera dardeggiò una rapida occhiata sul ragazzo accanto a lui prima di rivolgersi di nuovo a Giovanni “signor Fedeli, le posso dire una parola in privato?” questa volta, a dire la verità, Brando era pronto ad allontanarsi senza fare storie, ma Giovanni lo trattenne vicino a sé di nuovo. Il ragazzo si fermò, lanciandogli una breve occhiata un po' smarrita, nel rendersi conto che era lui ad aver bisogno di non restare da solo in quel momento, che aveva paura. Lo capiva ma lo metteva in agitazione vedere proprio lui così insicuro... impaurito. Gli si accostò più che poteva, toccandogli la spalla con la sua per fargli sentire che era lì.

“come le ho già detto prima, qualsiasi cosa può dirla davanti a lui” gli sentì dire in tono deciso. La donna sospirò di nuovo “e va bene...” soffiò “vede, le lesioni che aveva suo figlio” spiegò guardando ancora il riccio in una specie di imbarazzo “sono compatibili con la violenza domestica, e in questi casi siamo obbligati a chiamare gli agenti”

 

Brando ci mise qualche secondo a rendersi conto che parlava di lui. Sgranò gli occhi e aprì la bocca richiudendola subito dopo. Cioè quella tizia stava davvero insinuando che lo avesse picchiato lui Fabio??

 

“ma che cazzo dici oh???!” proruppe avventandosi contro il bancone mentre Giovanni lo bloccava con un braccio “no” disse l'uomo all'infermiera, con tono talmente risoluto da zittirlo “non è possibile” aggiunse “altre idee??” “io le ho solo esposto il protocollo e...” tentò l'infermiera, ma Brando alla parola protocollo vide di nuovo rosso

“protocollo un cazzo!” esclamò puntandole un dito contro “Fabio è stato aggredito da un gruppo di estremisti di destra di merda!” proruppe “siamo gay, succedono all'ordine del giorno ste cose, non li leggi i giornali?” “beh vedremo cosa racconta lui quando si sveglia ti pare??” ribattè la donna ad alta voce, stizzita da vedersi aggredire verbalmente così. Giovanni, prima che potesse reagire, afferrò Brando per tutte e due le braccia e lo trascinò lontano di un paio di passi

“calmati adesso” gli ordinò tra i denti, a voce bassa, scuotendolo leggermente “quella stronza me sta a dì che l'ho menato io Fabio!” replicò lui, piantandogli gli occhi scuri in faccia, ma riuscendo a tenere il suo stesso tono di voce basso “e pensi che il modo migliore per convincerla del contrario sia picchiare lei???” lo incalzò Giovanni sostenendo il suo sguardo di fuoco. Il ragazzo fece un profondo respiro, chiudendo gli occhi per calmarsi, lui aveva ragione, come al solito. L'uomo lo lasciò andare, parlandogli un po' più dolcemente “quel che conta adesso è come sta Fabio, sei d'accordo? Poi appena si riprende glielo racconterà lui come sono andate le cose... non preoccuparti” aggiunse facendogli un sorriso. Brando annuì lasciando andare ancora un sospiro.

Si lasciò cadere su una delle sedie della sala d'aspetto e Giovanni lo seguì subito dopo.

“scusa...” borbottò Brando in imbarazzo.

 

Giovanni era in pena per suo figlio, non ci si doveva certo mettere pure lui.. a dargli preoccupazioni.

 

L'uomo fece un breve sorriso alla sua testa riccia, china in avanti “non fa niente..” concesse “ti sarai spaventato, a vederlo andar giù così vero?” aggiunse, in tono dolce. Brando annuì, incapace di parlare per il groppo di lacrime che aveva in gola. Giovanni gli poggiò una mano sul lato della testa e se lo tirò vicino, contro la sua spalla, accarezzandolo un paio di volte come un bambino e lui, per una volta, lo lasciò fare.

 

 

40 MINUTI DOPO

 

Brando si rigirava il cellulare tra le mani. Aveva scritto a Damiano alla fine. Aveva voluto informarlo... e poi aveva bisogno del suo aiuto per una certa cosa. Giovanni era ancora seduto vicino a lui. Sembrava calmo ma, il ragazzo lo aveva notato, sobbalzava leggermente ogni volta che le porte scorrevoli, che davano sull'interno del pronto soccorso, si aprivano.

Si osservò le nocche della mano destra, arrossate per il pugno che aveva tirato al muro, a casa. Nonostante tutto ciò che Fabio gli aveva detto, prima di svenire, non riusciva a smettere di sentirsi in colpa.... in una qualche maniera.

“perchè...” sentì dire Brando alla propria voce dopo un po'. Si rese conto di non averlo solo pensato quando si accorse che Giovanni lo guardava “perchè certe cose succedono sempre a Fabio” disse a bassa voce, dando finalmente voce ai suoi pensieri “perchè non capita mai... a me”

 

Non che pensasse di potervi reagire meglio di lui.. voleva solo.. prendersene un po' su di sé, per alleggerirlo un po'. Avesse potuto firmare per prendersele lui le botte che gli avevano dato lo avrebbe fatto.

 

Giovanni fece spallucce, con una piccola smorfia “tu hai l'aria di uno a cui non bisogna dare fastidio” disse in tono ovvio “Fabio no” aggiunse aggrottando leggermente le sopracciglia a questo punto “chi fa queste cose è un vigliacco...” concluse con una nota di amarezza nella voce. Brando annuì appena. Capiva cosa volesse dire. Gente che non si fa scrupoli ad attaccare in cinque un ragazzo da solo, non si misura con chi potrebbe restituirgliele. Stava per dire qualcosa quando la sua attenzione venne catturata da qualcuno oltre la testa di Giovanni.

Si alzò nel riconoscere Damiano nel ragazzo che entrava, guardandosi intorno agitato, dalle porte a vetri dell'ingresso principale. Brando lo vide fissare lo sguardo su di lui quando lo individuò e gli andò incontro. Stava per salutarlo ma quello lo prese in contropiede, avvicinandoglisi di fretta e abbracciandolo di slancio intorno alle spalle, imprigionandogli nella sua stretta anche le braccia

“ohug... questo decisamente non era necessario” borbottò il riccio in imbarazzo, rigido nel suo abbraccio “lo dici perchè non hai visto che cazzo di faccia hai!” replicò Damiano lasciandolo andare “come sta?” si affrettò a chiedere subito dopo.

Brando gonfiò aria nelle guance, lasciando andare lentamente un sospiro “ancora non si è svegliato” rispose, vedendo poi entrare a ruota anche Chiara, Ludovica, Camilla e Niccolò. Il riccio spalancò gli occhi dalla sorpresa, ringraziando il cielo che non fossero entrati in tempo per vedere Younes che lo abbracciava

“vedo che il concetto di riservatezza ti è ignoto” digrignò tra i denti, fulminando Damiano con lo sguardo, che invece gli fece un mezzo sorrisetto ironico “so amici suoi, glielo dovevo dì” commentò con un alzata di spalle, mentre Camilla passando posava un bacino sulla guancia di Brando e le altre due ragazze raggiungevano Giovanni iniziando a sommergerlo di premure.

“oh fratè” lo salutò Niccolò avvicinandosi a loro “te come stai?” chiese stringendogli per un attimo un braccio attorno alle spalle “come voi che sto... incazzato nero...” gli rispose incrociando le braccia, tuttavia con tono non ostile, verso il suo migliore amico.

Brando gettò una rapida occhiata a Giovanni dietro di lui e poi strinse appena il braccio di Damiano per pilotarlo un poco più lontano. Niccolò li seguì.

“allora che mi dici?” chiese Brando a Damiano con tono urgente. Il ragazzo si guardò intorno iniziando poi a parlare a bassissima voce

“ho fatto un po' di telefonate a qualcuno degli amici mia..” spiegò iniziando ad armeggiare con le sigarette anche se non poteva accendersene una “a Fiumicino esistono solo due gruppi militanti di estrema destra, c'è da capì questi de che gruppo erano e CHI erano” Brando annuì iniziando, per il nervoso, a tormentarsi l'unghia del pollice “er Secco ha detto che mo se metteva a batte i loro social network per vedè se qualcuno di quei geni si vanta della cosa” continuò il moro “comunque pensavo de andamme pure a fa un giro là...tipo domani” aggiunse mentre ancora l'altro annuiva “e chiede un po' ai ragazzi del posto se qualcuno li conosce...” “beh sì, cinque coglioni che se ne vanno in giro in branco con le teste rasate non devono passà inosservati” commentò Brando “sì ma è meglio che non ce vai da solo” intervenne Niccolò in quel momento “se vuoi t'accompagno io domani... che Brando deve stà co Fabio no?” Damiano annuì mentre il riccio rivolgeva al suo amico uno sguardo di gratitudine. Il moro nicchiò all'indirizzo di Brando “stai tranquillo che li beccamo”

 

Ogni discorso venne interrotto dal rumore delle porte scorrevoli del pronto soccorso che si aprivano di nuovo, rivelando una giovane donna con il camice verde da chirurgo che attirò l'attenzione dei presenti. La dottoressa si affacciò oltre il bancone dell'infermiera per bisbigliare qualcosa. Quella le indicò il gruppo di gente e lei si avvicinò rivolgendosi subito direttamente a Giovanni “il signor Fedeli immagino” lo salutò con un ampio sorriso che faceva già ben presagire “suo figlio è sveglio” esordì facendo fare un gran sospiro a tutti “è vigile, presente, sta bene... sotto antidolorifici... ma sta bene ormai, potete stare tranquilli” Giovanni alzò gli occhi al cielo per ringraziare qualcuno, mentre Ludovica correva ad abbracciarlo.

La dottoressa aggirò con un sorriso lo sguardo sul folto gruppo di ragazzi che invadeva la sua sala d'aspetto “chi di voi è Brando?” chiese. Il riccio spalancò gli occhi ma rimase fermo lì impalato, così dopo un secondo Niccolò gli mollò una leggera spintarella in avanti, lui si girò a lanciargli un'occhiataccia prima di avvicinarsi di un paio di passi alla dottoressa che gli stava sorridendo “il tuo nome è stata la prima cosa che ha detto quando si è svegliato” gli spiegò “penso che voglia vederti” aggiunse strizzandogli l'occhio per un attimo. Brando arrossì vistosamente e girò il viso verso Giovanni, guardandolo un po' imbarazzato “vuoi... entrare tu?” gli chiese. L'uomo scosse la testa con un mezzo sorriso “vai vai...” rispose facendogli un cenno della testa in direzione della porta. Il ragazzo si passò una mano dietro al collo e seguì la donna oltre le porte scorrevoli.

 

 

Brando aprì piano l'uscio della piccola sala risveglio e sentì lo stomaco stringersi dall'emozione a vedere Fabio, semisdraiato sulla barella, col busto tirato su da diversi cuscini. Lui allargò subito un sorriso felice nel vederlo

“ehi bel ragazzo...” lo salutò con l'aria ancora un po' sbattuta dall'anestesia. Il riccio coprì la distanza tra loro in un paio di passi, quasi di corsa, afferrandogli il sopra della testa e premendo forte le labbra in mezzo ai suoi capelli, tremando leggermente per lo sciogliersi della tensione. Fabio sentì le sue dita stringere dove lo toccavano “sto bene..” gli disse a bassa voce, sollevando una mano per fargli una carezza, ma a quel punto Brando si era già scostato da lui. Fece un passo indietro indurendo lo sguardo di colpo

“razza di idiota che non sei altro!” sbraitò, facendogli sollevare le sopracciglia dalla sorpresa “ma che me dici le cazzate??” lo incalzò il riccio “che sei andato dal dottore e invece non è vero? Per poco ci rimani secco coglione!” lo sgridò “quando torniamo a casa facciamo i conti” aggiunse. A Fabio venne da ridere a vedere il suo cipiglio da papà arrabbiato con tanto di mani puntate sui fianchi, lottò per sopprimere la risatina che minacciava di uscirgli “che cosa vorresti fare? Sculacciarmi?” scherzò “guarda che sto già messo male di mio” Brando buttò fuori aria dal naso incrociando le braccia “fai meno lo spiritoso va... che qua già pensano che so stato io” borbottò “a fare che?” chiese Fabio confuso “a conciarti così” rispose lui facendo un cenno del mento ad indicarlo. L'altro strabuzzò gli occhi “ma veramente??” esclamò “e no per finta....” replicò in tono ironico Brando, senza abbandonare l'aria corrucciata. Fabio sbuffò “roba da matti...” commentò tra sé e sé “ecco perchè prima sono venuti i carabinieri a farmi tutte quelle domande” aggiunse scuotendo la testa “sì beh... non cambià argomento comunque” lo incalzò Brando avvicinandosi di nuovo “perchè cazzo non sei andato a farti visitare?? oltre ad avermi detto l'esatto contrario...” lo fulminò con lo sguardo e Fabio mise su un'aria da cucciolo ferito, di chi sa di avere torto

“sul serio, non pensavo fosse una cosa grave...” borbottò iniziando a torturarsi le pellicine della mano sinistra con le unghie “credevo che se fossi andato al pronto soccorso mi ci avrebbero fatto invecchiare... e non volevo farti preoccupare chiamandoti da lì” spiegò guardandolo a disagio, da sotto in su “eh invece così mi è quasi venuto un infarto! Proprio meglio in effetti!” ribattè il riccio guardandolo ancora di sbieco. Fabio fece una smorfia “mi dispiace... perdonami” Brando roteò gli occhi sbuffando leggermente.

 

Se un ipotetico loro figlio avesse avuto un decimo della capacità di Fabio di fargli gli occhi da cucciolo, lui sarebbe stato irrimediabilmente fottuto... non c'era dubbio.

 

“basta che stai meglio mo...” borbottò avvicinandosi fino a toccare il materasso con le cosce, decisamente mooolto meno battagliero di poco prima “sto bene” ripetè secco Fabio, mentre lui si sedeva molto cautamente sul bordo del letto, stando attento a non sfiorarlo neanche, per paura di fargli male “sicuro? Niente cazzate?” insistette Brando, in tono dolce stavolta. Fabio annuì sorridendogli “giuro” confermò “non sento assolutamente niente in realtà.. mi sa che sono tipo strafatto ve?” aggiunse riuscendo a strappargli un mezzo sorrisino.

Brando voleva toccarlo, ma non sapeva dove nè come, era terrorizzato all'idea di fargli male. Prima, quando era entrato, sull'onda del sollievo di vederlo sveglio, lo aveva trattato pure con troppa poca grazia, non voleva rifarlo. Alla fine decise di prendergli la mano. Gliela strinse nella sua timidamente, iniziando poi ad accarezzargli il dorso col pollice. Non lo guardava, fissava le loro mani strette. Fabio sorrise un po' tristemente alla sommità della sua testa riccia. Lo capiva che era ancora parecchio scosso. Gli sollevò il viso delicatamente con l'altra mano “ehi guardami... sto meglio davvero” gli sussurrò guardandolo dritto negli occhi “è passata ormai” aggiunse. Brando gli sorrise, anche se pensava dentro di sé che non sarebbe passata finchè non avrebbe avuto quegli stronzi per le mani.

Fabio stava per avvicinarsi a lui col viso, quando la dottoressa che lo aveva operato entrò senza bussare nella stanza, seguita dai carabinieri di prima. Brando fece per alzarsi ma Fabio gli trattenne la mano nella sua bloccandolo lì dov'era.

“volevamo dirle che abbiamo verificato la sua versione” sentenziò uno dei due carabinieri “abbiamo chiamato la titolare del bar di cui ci ha dato gli estremi, che ha confermato quanto ci ha raccontato” precisò l'altro, visibilmente più giovane del primo. Il più vecchio tossicchiò nel pugno, come se ritenesse le parole del collega superflue “siamo venuti a comunicarle che apriremo un fascicolo d'indagine e che faremo il possibile per rintracciare i suoi aggressori” disse annuendo a sé stesso

“si magari dovreste anche delle scuse a qualcuno no?” ribattè Fabio in tono alterato, facendo un cenno della testa a Brando che subito si affrettò ad intervenire “Fà! Lascia perde!” gli bisbigliò tra i denti. Il carabiniere nicchiò con la testa “facciamo solo il nostro lavoro” borbottò mentre l'altro annuiva, in palese imbarazzo. Poi entrambi salutarono con un cenno del capo e uscirono.

La dottoressa gli si avvicinò “Fabio se te la senti... lascio entrare gli altri?” gli chiese in tono premuroso. Il ragazzo guardò Brando con un sopracciglio sollevato “gli altri? Quali altri?” chiese guardingo. Brando fece uno sbuffo di risata “tipo tutti... Damiano avrà tipo creato un evento su facebook” scherzò facendo emettere un lamento imbarazzato a Fabio, che nascose per un attimo il viso nel palmo della mano “ sì, sì.... me la sento comunque” si affrettò a dire all'indirizzo della dottoressa, che ancora aspettava una risposta.

 

Brando si alzò in piedi immediatamente quando vide che cominciava ad entrare gente, primo tra tutti Giovanni. Fabio si drizzò a sedere sul letto di riflesso nel vederlo, e si voltò a fulminare Brando con lo sguardo “hai chiamato papà???” gli sibilò tra i denti “che cazzo dovevo fare???” ribattè il riccio ricambiando la sua occhiataccia. “papà sto...” si affrettò a dire Fabio al padre mentre gli si avvicinava “bene, sì...” lo interruppe lui in tono secco “te stai sempre bene vero?” aggiunse in un affettuoso tono di rimprovero mentre allungava una mano ad accarezzargli la testa sulla nuca, energicamente, per non fargli notare quanto gli tremassero le mani.

Ludovica si paralizzò sulla soglia nel vedere i lividi che aveva in faccia e fece per tornare indietro bisbigliando un “non ce la posso fare..” mentre Damiano la agguantava per un braccio tirandosela vicino, Chiara invece si precipitò ad abbracciarlo. Brando si fece un paio di passi indietro, raggiungendo Niccolò che era rimasto sul fondo della stanza. Fabio, che lo aveva seguito con lo sguardo, corrugò la fronte sorpreso nel notare il biondino

“Niccolò... sei venuto pure tu?” disse stupefatto “devo essermela vista veramente brutta allora mi sa eh?” Brando sbuffò battendosi esasperato le mani sulle cosce “vedi come fa?” esclamò all'indirizzo del suo amico indicando Fabio con una mano “scherza lui! Io quasi muoio e lui scherza! Lo ammazzo...” borbottò sul finale, facendo ridere Niccolò.

 

La dottoressa ricomparve poco dopo. Camilla si alzò da seduta vicino a Fabio nel vederla.

“bene, ora è meglio che lo lasciate riposare” sentenziò in tono affabile, poi si rivolse direttamente a lui “Fabio..” iniziò facendogli un sorriso “ti terrei qui stanotte, poi se va tutto bene domani torni a casa ok?” il ragazzo annuì. Giovanni si avvicinò alla donna “posso.... rimanere magari?” propose, facendo scattare le sopracciglia di Fabio in alto per la sorpresa. La dottoressa però stava già scuotendo la testa in segno di diniego, con un sorriso complice, un po' contrito “mi dispiace..” disse, dando l'impressione di essere sincera “ma non può restare nessuno ad eccezione dei pazienti, ci prenderemo noi cura di lui non si preoccupi” aggiunse poggiandogli per un attimo una mano sull'avambraccio. L'uomo annuì “immaginavo..” sussurrò tra sé e sé “Brando, ti aspetto di fuori?” aggiunse poi subito dopo, lasciando intendere a lui e agli altri che li lasciavano un momento da soli.

Il riccio annuì mentre gli amici cominciavano a salutare Fabio e a lasciare la saletta.

 

Rimasti soli Brando lanciò un'occhiata a Fabio, palesemente riluttante all'idea di lasciarlo lì da solo

“ci vediamo domani?” gli disse l'altro con un sorriso, per tranquillizzarlo un po'. Il riccio annuì, aggrottando un po' la fronte nel notare solo adesso.. che aveva la pelle d'oca sulla braccia.

 

Non ci aveva fatto caso prima, ma sopra Fabio era vestito solo delle bende che gli stringevano il petto. Probabilmente la maglietta avevano dovuto tagliarla “senti freddo?” gli chiese. Fabio si strinse nelle braccia “un po'...” ammise “che dici me la troveranno una coperta in più?” aggiunse

“sì... tra due ore, quando avranno tempo” ribattè Brando scuotendo la testa. Ragionò per un istante e poi, senza preavviso, si afferrò la felpa per dietro la schiena togliendosela velocemente. Senza dargli tempo di replicare, si avvicinò mentre allargava il buco della testa e gliela infilò, stando attento a non toccargli i lividi sul viso “Bra ma no... non è necessario” tentò Fabio, un po' imbarazzato a lasciarsi vestire da lui come un bambino “zitto” replicò lui in tono duro, studiato solo per non farlo protestare. Lo vide fare un paio di smorfie di dolore mentre muoveva il braccio sinistro per infilarsi la manica. Ok gli antidolorifici, ma non poteva comunque muoversi troppo. Brando gli fece scivolare la felpa fin sulla pancia con un gesto leggero, poi sorrise, questa volta intenerito, della sua espressione che lottava tra il voler protestare e il fare le fusa praticamente.

“ma tu non avrai freddo mo? È Febbraio...” tentò Fabio, stringendosi però piacevolmente nella felpa del suo ragazzo, coccolato dall'odore di lui di cui era impregnata

“tranquillo che fino a casa sopravvivo” ribattè lui mentre gli calcava il cappuccio sulla testa, poi lo afferrò per i due lati del cappuccio tirandolo verso di sé piano, per stampargli un bacetto sulla punta del naso “ci vediamo domani, vengo presto” gli disse sorridendogli.

Fabio si concesse per un attimo un'espressione un po' ebete mentre lo osservava alzarsi. Si incupì leggermente nel ripensare di colpo a quello che gli era capitato. Non si capacitava che potesse esserci gente che li odiasse fino a quel punto, solo perchè si amavano.

 

Erano persone che non sapevano assolutamente niente dell'amore. Quasi... gli facevano pena. Ciò non voleva dire che non provasse rabbia, che non li odiasse per quello che gli avevano fatto. Era solo che spaccare tutto come faceva Brando gli sembrava inutile in quel momento.

 

“oh messaggiami se... ti senti solo” gli stava dicendo il riccio, già con una mano sulla maniglia della porta. Fabio annuì sorridendogli ancora “tranquillo... dormi quando arrivi a casa eh? N'fa che rimani tutta la notte sveglio” lo sfottè per un attimo, guadagnandosi, con una mezza risata, un dito medio da parte di Brando mentre usciva.

 

 

  
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