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Autore: _ki_    22/08/2009    3 recensioni
Una piccola One-shot senza pretese che parla delle strane scelte del Cappello Parlante sulla nuova generazione di Hogwarts. Spero possa piacere...
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eh sì, il Cappello sta perdendo colpi

 

Albus arrancò impacciato fino allo sgabello a tre gambe, prese il Cappello Parlante in mano e, dopo essersi seduto con attenzione per non cadere rovinosamente a terra, se lo infilò con mala grazia, facendogli inevitabilmente coprire il volto, così da non poter vedere (e non sapeva se fosse una fortuna o una sfortuna) la Sala ghermita di studenti.

«Un altro Potter è?» sussurrò una voce divertita. Albus si trattenne a stento dallo sbuffare. «Uh, deluso di essere il fratello di James Potter? Una bella sfacciataggine la tua, lo vedo nella tua testa. E anche una certa ambizione, e intelligenza... uhm, difficile... dove potrei metterti?» Albus ebbe la brutta sensazione di essere legato ad una fune, in procinto di ascoltare la sua sentenza di morte. Strinse le mani attorno ai bordi dello sgabello. Cosa gli avrebbe detto il cappello?

«Tuo fratello, come la tua famiglia, era a Grifondoro... ma a me sembra più appropriato Serpeverde per te... tu che dici?». Il piccolo Potter si sentì mancare il respiro. Non aveva neanche la forza di pensare che non voleva, era troppo scioccato.

«Non dici niente? Paura? Non ti preoccupare, Serpeverde è una casa molto stimata, con amici fedeli... vuoi? Io direi di sì...». Ecco, questa è la fine. Pensò Albus con il fiato mozzo. Ma il Cappello stava già urlando a tutta la Sala.

«Serpeverde!»

Albus, le dita che tremavano in una maniera indicibile (paura o dolore, dato che aveva stretto così forte lo sgabello da sentirsi ogni falange spezzata in mille pezzi?) sfilò il Cappello dal capo, potendo così osservare una Sala Grande sorpresa e molto confusa. Il tavolo di Serpeverde, a dispetto di tutte le facce sconvolte degli altri tavoli, applaudiva fragorosamente. Mentre il ragazzino si affannava con passo incerto fino al tavolo della sua Casa, potè notare l’espressione più che sconvolta del fratello. Questi, che per tutto il viaggio da casa alla stazione di King’s Cross non aveva fatto altro che prenderlo in giro con il fatto che sarebbe finito a Serpeverde, ora che vedeva avverarsi la sua “previsione” sembrava più che incredulo.

Albus Potter, lo sguardo stranamente vitreo, si sedette sul primo posto libero che incontrò, senza badare vicino a chi. Alcune mani strinsero la sua, altri batterono le proprie sulle sue spalle esili, mentre alcuni ancora lo salutavano con sorrisi enormi stampati in viso.

Almeno loro sono contenti. Si ritrovò a pensare il piccolo di casa Potter.

Mentre il professor Paciock continuava con il suo appello, Albus incrociò gli occhi con quelli di Dominique Weasley, sua cugina. Quella, dopo averlo guardato per qualche secondo incerta, gli sorrise apertamente e gli fece l’occhiolino.

Albus arrossì. Conosceva Dominique da quando erano piccoli, ma la sua bellezza (aveva una bisnonna Veela) non poteva certo essere ignorata, soprattutto se sorrideva.

Ricambiò il saluto con un cenno del capo, quindi sentì la voce del professor Paciock chiamare: «Weasley, Rose» quindi il suo sguardo cadde inevitabilmente verso la piccola figura di sua cugina che annullava con passo malfermo lo spazio che la separava dal Cappello Parlante, si sedeva sullo sgabello a tre gambe e si pigiava il capello sul capo, facendo così scomparire metà viso.

Attese trepidante, pronto a sentire il solito «Grifondoro» che lui, dalla sua postazione con il Cappello sul viso, non aveva potuto udire. Ma il logoro copricapo lo sorprese ancora.

«Corvonero!» fu la sua esclamazione. Rose Weasley si tolse il cappello con decisione, lo appoggiò sulla sedia e s’incamminò verso la tavolata di Corvonero. Molti applausi la accolsero. Albus, come vide anche suo fratello James, aveva la bocca spalancata.

Credo che il Cappello Parlante stia un po’ perdendo colpi...

Fu il suo pensiero quando sua cugina si fu accomodata. Il suo sguardo vagò ancora fra i tavoli mentre lo Smistamento volgeva al termine.

Ascoltò le parole della preside con poco interesse, applaudì cortesemente e incominciò a mangiare in silenzio quando il cibo apparve sulle tavole. Poi, mentre ancora il suo sguardo percorreva con nostalgia il tavolo di Grifondoro, per poco non si strozzò con un osso di pollo particolarmente grande. Charlie Paciock (solo adesso si era accorto di avercelo vicino) gli tirò qualche pacca sulle spalle per aiutarlo e poi gli sorrise cortese. Albus ricambiò distrattamente, ma subito ritrovò con lo sguardo il punto che l’aveva sorpreso.

Vicino a uno dei due gemelli Scamandro (Lorcan o Lysander?), a due posti di distanza da un James visibilmente disgustato, sedeva con le spalle ricurve e il volto imbronciato niente popò di meno che... Scorpius Malfoy.

Albus strizzò gli occhi verde smeraldo, sicuro di aver avuto un’allucinazione, ma Malfoy era là, al tavolo di Grifondoro, e quando incrociò il suo sguardo i suoi occhi di ghiaccio lo trafissero così come avevano fatto alla stazione di King’s Cross. Non se l’era per niente immaginato.

Così, ancora più convinto di qualche attimo prima che il Cappello Parlante stesse perdendo colpi, il piccolo Potter si mise a scrutare la Sala Grande in cerca delle persone che conosceva.

I suoi occhi viaggiarono per il viso di Victoire e Dominique, Tassorosso entrambe, e un po’ si rasserenò. Almeno loro erano finite insieme, anche se non a Grifondoro come il padre. Ma, visto che la madre era stata a Beauxbotons e lì non c’erano Case, Tassorosso andava più che bene. Scrutò attento i volti degli altri Tassorosso. Riconobbe Louis, cugino di Victoire e Dominique, che parlava con un sorriso stampato in viso con Fred, suo cugino, figlio dello zio Percy. Trattenne un gemito: anche Lara, figlia dello zio Charlie, era di Tassorosso.

Poi passò alla tavolata di Corvonero. Vide Rose chiacchierare animatamente con Drisane, sorellina dei gemelli Scamandro, del primo anno come l’amica. Albus si sentì di nuovo leggero: Drisane era figlia di Luna Lovegood, amica dei suoi genitori, un tempo brillante Corvonero. Ma quando incrociò lo sguardo di Alex, fratello di Fred, si sentì di nuovo mancare. Ma dove erano finiti tutti gli Weasley che dovevano andare a Grifondoro? Poi, ricordò con una spiacevole fitta allo stomaco, anche Teddy Lupin era finito a Corvonero. Sospirò.

Il tavolo di Grifondoro fu un sollievo. Apparte la prima sorpresa iniziale di dover guardare Scorpius Malfoy tra le facce sorridenti dei suoi parenti, incontrò con felicità gli sguardi Colin (figlio di suoi zio George e sua moglie Alicia) e John Paciock, primogenito del professore di Erbologia.

Poi, quando il suo sguardo incontrò quello pimpante del cugino Edward (gemello di Colin) al tavolo di Serpeverde -il suo tavolo, ormai-, inarcò un sopracciglio e sospirò.

Sì, il Cappello sta proprio invecchiando.

*

Era uno degli ultimi giorni di sole che si potevano godere a Hogwarts e quasi tutta la scuola era fuori dal castello. Albus era uno di questi. Guardava il Lago Nero con i suoi stupefacenti occhi verdi, senza in realtà vederlo davvero. Sembrava stesse pensando a giorni lontani.

Una ragazzina, dalla sua postazione dietro ad una siepe, accompagnata dalla sua amica del cuore, Emmie Paciock, scrutava la figura di Albus Potter quasi incantata. Era solo del primo anno, ma conosceva Albus da una vita. I suoi fratelli, Lorcan, Lysander e Drisane, erano buoni amici dei Potter (come anche sua madre, d’altronde) e spesso per Natale andavano a far loro visita alla casa degli Weasley. Lei, anche se non era ancora andata a scuola e non li conosceva, li seguiva sempre.

«Ora, Lydia, spiegami perché non andiamo da lui e non lo salutiamo» sbuffò con voce irritata Emmie. Lydia si voltò verso l’amica e la incenerì con i suoi grandi occhi blu.

«Non ci tengo a umiliarmi più del dovuto» fu la sua risposta, prima di voltarsi e sospirare estasiata mentre ricominciava a guardare Albus. Emmie ridacchiò. Lydia Scamander, ultimogenita di quattro fratelli, si era innamorata di Albus Potter dal primo momento che l’aveva visto (e cioè quando era ancora molto, molto piccola). Emmie, coetanea della piccola Scamander, spesso si divertiva a prenderla in giro su questo proposito. Ora che erano al primo anno, però, si stava un po’ scocciando di dover sempre star nascosta per poter osservare una persona a cui voleva bene solo come un fratello.

«Senti Lyd» esclamò dopo un attimo di esitazione. Lydia non la badò. «E se andiamo da lui? Se gli parliamo? Non ti sentiresti meglio a sentire anche la sua voce? Vuoi continuare a guardarlo dietro ad un cespuglio fino alla fine dell’anno?» mentre l’amica si girava verso di lei, seppe che finalmente avrebbero fatto qualcosa di diverso che guardare Albus Potter. E, pensò con un sospiro di sollievo, avrebbe potuto muovere le gambe che sentiva indolenzite.

Lydia Scamandro aggrottò la fronte.

«Dici che non ci manderà via?» chiese, esitante. I suoi occhioni blu, un po’ sporgenti come la madre, divennero all’improvviso svegli come non mai (di solito erano perennemente sognanti, Emmie non aveva ancora capito se era una dote di famiglia o se pensava perennemente ad Albus).

«No Lyd» la rassicurò. Le faceva tenerezza quando si preoccupava così. «Non lo farebbe mai». E Lydia le credette.

Quando Albus si vide piombare davanti Lydia Scamandro, per poco non morì d’infarto. Fece un salto così alto che avrebbe benissimo potuto raggiungere i nonni in cielo.

«Ehi piccola» salutò, un ampio sorriso ad illuminargli il volto. Lydia divenne raggiante.

«Ciao Al» esclamò con un sorriso che andava da orecchio a orecchio. Dopo un attimo, dietro, di lei, spuntò Emmie Paciock, che minaccio di far venire un secondo infarto ad Albus.

«Ciao Albus!» trillò allegra la ragazzina. Albus le sorrise. Le erano sempre piaciute quelle due piccole pesti. Emmie era la sorellina piccola di Charlie Paciock, un suo grande amico di Serpeverde, ma, come aveva imparato nel suo lungo alloggiamento ad Hogwarts, il Cappello Pazzo (soprannominato così da molti dato il suo modo “strambo” di assegnare i ragazzi alle Case) aveva decretato che sarebbe stata meglio a Corvonero che con il fratello Serpeverde. Lydia, invece, era la sorellina minore dei tre fratello Scamandro, Lorcan, Lysander e Drisane. Lei, al contrario dei due gemelli, che erano finiti a Grifondoro, e della sorella, di Corvonero, era di Serpeverde, come Albus. Per questo, dal primo giorno di scuola del suo ultimo anno, Albus aveva adorato la più piccola della famiglia Scamandro.

«Ehi piccola, ma che diamine ti sei fatta alla fronte?» esclamò Albus indicando l’ampia fronte della ragazzina. Questa, dopo essersi toccata il viso, un po’ dubbiosa, si ricordò che sua madre le aveva consigliato, per quello stesso giorno, di disegnarsi sulla fronte quella striscia rosa, perché le avrebbe portato fortuna. Lo disse ad Albus, come fosse la cosa più naturale del mondo. Mentre Emmie tratteneva a stento le risate, Albus si ricordò che l’amica dei suoi genitori, Luna Lovegood, non era mai stata, per così dire, normale. Decretò, dopo un’occhiata ai capelli color biondo cenere, gli occhi blu perennemente sognanti e gli strani rapanelli che aveva appesi alle orecchie, che Lydia Scamandro doveva proprio aver preso dalla madre. Sorrise per quella considerazione.

«E dimmi, Lyd» cinguettò Emmie con un ghigno maligno dipinto in viso in perfetto stile Serpeverde. Lydia, a quella vista, si sentì rabbrividire. Non erano proprio un buon presagio quegli occhi, soprattutto se la loro proprietaria era Emmie Paciock. «Tua madre ti ha portato ancora in quel ruscello a prendere i... ehm... Plimpi?» Emmie ridacchiò. Lydia annuì con vigore, ignara che quella fosse una presa in giro.

«Sì, ci siamo andate proprio prima di partire per scuola. La mamma dice che papà non era molto d’accordo, voleva passare l’ultimo giorno insieme, ma poi mamma ha detto che era l’ultimo giorno che potevo uscire e allora siamo andate. Ne ho pescati per quattro!». Albus si schiaffò una mano sul viso. Sì, Lydia Scamandro era esattamente come sua madre. Mentre Emmie Paciock, a dispetto dell’aspetto, era l’opposto del padre, ribelle e fannullona. Una perfetta Serpeverde, in fin dei conti. E Albus si ritrovò ancora a pensare che il Cappello Parlante doveva essere sostituito.

«Ehi Albus!» il ragazzo sì voltò verso quella voce che conosceva fin troppo bene, per poter così assistere allo spettacolo di sua cugina, Rose Weasley, che correva verso di loro e, a metà strada, inciampava e finiva a gambe all’aria. Tutti e tre risero di gusto a quella visione.

Rose, quando si fu rialzata e spolverata per bene la divisa, li raggiunse con un broncio da perfetta bambina capricciosa.

«Ehilà Rose» la salutò Albus, un sorriso da canaglia dipinto in viso. Fu una delle poche volte che qualcuno (in questo caso Rose) pensò che Albus stava bene fra i Serpeverde.

«Ciao Al. Emmie. Lydia» borbottò la Grifondoro lasciandosi cadere di fronte al cugino. Incrociò le braccia e fissò negli occhi Albus, che si sentì un po’ caldo alla base del collo.

«Ehm... cos’è che mi dovevi dire?» chiese, per distrarsi da quegli occhi. Non era molto semplice fissare negli occhi Rose Weasley, soprattutto perché sapeva metterti sempre e comunque in imbarazzo. Lydia, accortasi del colore delle guancie di Albus, si sentì un po’ triste. Infondo, non è molto bello vedere la persona che ti piace arrossire davanti alla cugina.

Rose lo fissò ancora a lungo, tanto che Lydia divenne rossa dalla rabbia, poi disse un semplice: «Io e Scorpius ti cercavamo».

Albus aggrottò le sopracciglia.

«E Scorpius dov’è?». Rose alzò le spalle, poi emise un sonoro sbadiglio e si sdraiò a pancia in giù proprio davanti a loro. Si puntellò con i gomiti e, appoggiata la testa sui palmi delle mani, passò il suo sguardo dal cugino, a Emmie, ed infine a Lydia, che vedeva con uno sguardo stranamente vigile (di solito era perennemente incantato).

«Che vuoi che ne sappia. Ha detto che andava a chiedere a Hugo di controllare che non fossi nel tuo dormitorio a...» lanciò un’occhiata alle due ragazzine sedute affianco al cugino. «a farti qualcuna». Quindi posò il suo sguardo su una Lydia furente d’invidia. Ghignò divertita. Sapeva che a Lydia piaceva suo cugino dal primo momento che l’aveva beccata a fissarlo intensamente (e cioè quando l’aveva vista dietro un cespuglio, mentre Emmie la pregava di andarsene e lei la ignorava bellamente, concentrando il suo sguardo su Albus che parlava con uno Scorpius appena bidonato dalla sua ragazza). Albus sospirò.

«Eccolo là» e indicò un punto vicino alle porte del castello. Da lì stava uscendo Scorpius, le braccia lungo i fianchi, un’espressione da toro imbizzarrito dipinta in viso.

«Merda» brontolò Rose, sedendosi di nuovo a gambe incrociate e guardando il suo amico che li raggiungeva a passo di marcia. Quando li raggiunse guardò prima Albus per qualche istante, poi Rose e si lasciò cadere accanto ad Emmie.

«Avvisare no, vero?» chiese alzando un sopracciglio. Rose ridacchiò.

«Sono appena arrivata».

Scorpius cercò conferma nell’amico che annuì e gli sorrise. Poi lo sguardo del Grifondoro cadde sulle due ragazzine ai lati di Albus.

«E voi due che ci fare qui?» chiede con i suoi soliti modi calmi e gentili.

«Ci annoiavamo» rispose Emmie con un’alzata di spalle, per nulla intimorita dal ragazzo di diciassette anni che aveva di fianco. Poi si voltò verso Lydia e le scoccò un’occhiata eloquente. Questa volse lo sguardo altrove.

Passarono neanche due secondi in silenzio, che questo venne interrotto.

«Lydia!» sbottò una voce visibilmente irritata. La ragazza in questione volse il suo sguardo incantato verso la fonte di quel rumore, scoprendo così sua sorella.

«Dimmi Drisy».

Disane Scamandro sbuffò.

«Non chiamarmi con quel nomignolo assurdo. Vieni, ho bisogno di te» e si apprestò ad andarsene, senza degnare di uno sguardo le altre persone a lei di fronte.

«Che devo fare?» chiese una Lydia diventata piccola piccola. Sentiva puzza di guai. Un luccichio maligno nello sguardo della sorella le confermò i suoi sospetti.

«Vedrai Lyd. Forza, muovi il culo. E... no, Emmie, tu non puoi venire» e così facendo, una Lydia visibilmente spaurita se ne andò trotterellando dietro alla sorella. Emmie era furente di rabbia per non esser potuta andare con l’amica, mentre sia Scorpius che Albus stavano maledicendo in tutte le lingue quella vipera di Drisane che, dopo che quei due l’avevano presa in giro per un pochino gli anni passati, ora non li degnava neanche di uno sguardo.

Rose rise sotto i baffi.

Sì, pensò mentre guardava la piccola di casa Scamandro seguire la sorella, forse il Cappello Parlante stava davvero perdendo colpi.

 

 

Ecco una piccola One-shot senza alcuna pretesa. So che sarà una schifezza unica però... mi è venuta in mente quest’idea e ho deciso che scriverla non avrebbe fatto male ^_^ Se fa schifo vi do il pieno diritto di dirmelo. Va beh dai...

Metto qui alcuni avatar delle persone descritte in questa storia, in modo da farvele un po’ immaginare come le vedo io...

 

                                                                      -

 

 

Baci a tutti ^_^

_ki_

   
 
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