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Autore: Damaer    03/12/2020    1 recensioni
Cristina Franchi è una di quelle ragazze con mille idee in testa, alla continua ricerca della sua strada. Ha tanta voglia di fare, e le piace pensare che nulla della sua vita sia stato già deciso.
Un giorno decide d'iscriversi ad un corso di ceramica, e lì incontra Riccardo.
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“Come si chiama?”
“Cristina Franchi” rispose lei, scandendo bene le lettere. Non voleva trasmettere e far capire quanto disagio le procurassero tutti quegli occhi addosso.
“E come mai ha deciso di iscriversi?”
“Per il film Ghost”
Genere: Erotico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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CAP. 1 "PROVERBI"

Maria Franca Ruocco era una simpatica cinquantenne amante della lettura, le parole crociate e dei proverbi italiani. Era irrimediabilmente vittima del loro fascino e del loro significato, ed era per quello che Cristina Franchi, la figlia, doveva subirne almeno uno al giorno nelle loro conversazioni.



La madre non smetteva mai di sentirsi così entusiasta quando trovava il proverbio adatto in una specifica circostanza, mentre la figlia ormai non si chiedeva nemmeno più il perché le piacessero così tanto. Amava dire “Chi non risica non rosica” “Morto un papa se ne fa un altro” “Acqua passata non macina più” “Chi troppo vuole nulla stringe”  ma il suo preferito, e che Cristina aveva sentito sempre nel corso dei suoi ventitré anni era “Prendi l’arte e mettila da parte”



Era la sua risposta ogni volta che Cristina le si avvicinava e le diceva di voler iniziare un nuovo percorso di studi, imparare a suonare un nuovo strumento.

Quando le disse a dieci anni di voler giocare a basket, e quando le disse dopo il diploma di voler fare un corso di pasticceria e scrittura creativa.

“Prendi l’arte e mettila da parte” e lei lo faceva.

Anche se poi non portava a termine il suo nuovo corso, o subito si dimenticava della sua nuova  momentaneamente passione, Maria Franca era sempre felice per lei e l’appoggiava sempre nelle sue folli idee.

E quel giorno non fu da meno.



Cristina era comodamente sdraiata sul divano di casa, con Fernando il gatto appollaiato sulle sue gambe. Aveva le lacrime agli occhi e aveva appena finito di guardare Ghost quando all’Improvviso esordì con la seguente frase:

“Mamma, inizio un corso di ceramica.”

Maria Franca ruotò gli occhi, mentre cacciava delicatamente le sue tortine dal forno.

Il marito, Renato, alzò gli occhi dal giornale, già incuriosito dall’andazzo della conversazione.

“Prendi l’arte e mettila da parte tesoro, ma per un film non è un po’ esagerato?”

Cristina si alzò in piedi, tutta sicura delle sue affermazioni.

“Ma non avete visto l’intensità in quella scena? Le loro mani, l’argilla... lo voglio far anche io!”

“Amore tu vorresti Patrick, non l’argilla.” Rispose la madre, facendo così sghignazzare Renato.

“Papà!”

“No Cristina scusami, va bene dai informati... magari ti piace sul serio.”

Lei annuì tutta soddisfatta.



Decise così di cercare online e nella sua città il famoso corso di ceramica.

Riuscì ad iscriversi ad un corso all’università di Belle Arti, dalla durata di tre mesi accessibile a tutti. Sarebbe iniziato una settimana dopo e ne era entusiasta.



Cristina Franchi era una di quelle ragazze alla perenne ricerca della propria passione, della proprio strada per capire cosa facesse per lei. Le sembrava che ogni sua nuova idea fosse quella che l’avrebbe fatto capire quale fosse la sua vera ambizione e non si perdeva mai d’animo.

Aveva ventitré anni, stava studiando per diventare professoressa ma al tempo stesso non voleva focalizzarsi solo in quello, soprattutto visto che farsi spazio nel mondo dell’insegnamento era un percorso molto turbolento. I crediti, le ore di sostegno per salire in graduatoria... il famoso concorsone per aggiudicarsi la cattedra.

E così aveva capito: doveva avere alternative, doveva capire quale fosse il suo piano b.

Scoprì da sola che la pasticceria non era per lei: troppe dosi e troppi passaggi precisi. Lei era arronzona, sbrigativa e i dolci con la nonna li faceva a occhio.

Ritrovarsi a dover seguire procedimenti e misurare tutto, così tutto preciso la mandava su di giri.

Invece adesso si sentiva molto fiduciosa, con l’argilla poteva permettersi di dar spazio a tutta la sua creatività e non vedeva l’ora di iniziare.



Il corso si svolgeva in un’ampia aula dell’ateneo, le pareti trasudavano d’arte e colori.

Erano 16:00 in punto e pian piano iniziavano ad entrare i primi iscritti. Cristina realizzò che la maggior parte delle persone erano pensionati, ma cinque, sei forse per il momento erano ragazzi più o meno della sua età. Ognuno aveva il proprio sgabello posizionato dietro al proprio tavolino con sopra tutto il necessario. Cristina non aveva proprio idea di cosa fossero, ma a primo impatto le sembrarono attrezzi per modellare l’argilla, come coltellini.

Una decina di minuti dopo, quando tutti presero posto, al centro dell’aula si posizionò un uomo alto, dall’aspetto autoritario e che a Cristina fece pensare a un pirata.

Aveva i capelli lunghi e mossi, legati in una treccia molto larga che a stento gli arrivava alle spalle.

Portava un orecchino, svariate collane e una camicia bianca con giusto due macchie di colore e residui di argilla.

“Buonasera a tutti” esordì, con un tono di voce molto alto che riuscì a zittire tutti e a catapultare l’attenzione su di sé. “Sono Riccardo Dorsi, professore di decorazione e scultura qui Accademia. Mi occupo anche della decorazione e della lavorazione della ceramica, e nel momento in cui il Preside ha intrapreso questo progetto per far nascere questo corso e chiedendomi di insegnare, non ho potuto che accettare.”

Prese fiato, e si sedette sulla cattedra. Il suo sguardo si posava per pochi secondi su ogni iscritto.

“Questo è un corso per permettervi di apprendere le nozioni base della lavorazione dell’argilla, le tecniche per realizzare elementi di decoro e per dar sfogo a tutta la vostra creatività.”



Il professore iniziò a camminare pian piano nell’aula, con tutti gli occhi puntati addosso.

Passò accanto al tavolino di un ragazzo, e si fermò a staccare un pezzo d’argilla dal blocco.

“Vedete, signori, questa è la materia più versatile che l’uomo abbia mai conosciuto. È un deposito di piccolissimi granuli creato dallo sgretolamento di rocce, trovato sul fondo di fiumi e laghi... trattengono l’acqua e sono plastici, plasmabili. Ci sono leggende secondo le quali gli Dei creano gli uomini dall’argilla, e se vogliamo crederci, beh adesso pure noi possiamo considerarci degli dei.”

Il professore fra il pollice e l’indice accarezzava il suo pezzettino d’argilla, facendola riscaldare e pian piano questa sporcava e si scioglieva fra le sue dita.

“Abbiamo potere, abbiamo una possibilità. Possiamo creare forme, diamo nuova vita. Pensate questo, quando inizieremo. Pensate questo quando vedrete che nonostante la sua elasticità sarà difficile modellarla. E pensate che si può sempre prendere un pezzetto nuovo e ricominciare d’accapo, non dovete avere paura di sbagliare. Intesi?”



Tutti annuirono, Cristina per l’euforia batté le mani. Tutti gli occhi, inclusi quelli del professore si posarono su di lei.

Erano tremendamente scuri, le pupille si scorgevano appena. Folte ciglia glieli contornavano e Cristina sì sentì subito sotto giudizio.



 “Ops” sussurrò, facendo sbucare sulle sue labbra un sorriso timido per far finta della figuraccia appena fatta.

“Siamo contenti vedo, mi piace” rispose il professore. “Come si chiama?”

“Cristina Franchi” rispose lei, scandendo bene le lettere. Non voleva trasmettere e far capire quanto disagio le procurassero tutti quegli occhi addosso.

“E come mai ha deciso di iscriversi?” Continuò lui, sedendosi adesso sulla cattedra. A Cristina tornarono in mente gli anni del liceo dove anche il suo professore di italiano tendeva a fare questa cosa. Per pensare quel ricordo passato, perse quei due secondi necessari per pensare alla sua risposta, e finì col dire la prima cosa che le passava per la testa.

“Ghost”

Si elevarono delle risatine, tra cui quella del professore.

“Vorrei stupirmi per questa risposta ma purtroppo non è la prima volta che la sento, ma vabbè è sempre un motivo interessante”

Cristina non capì se fosse sincero o sarcastico. Decise che era meglio non analizzare il tutto altrimenti non avrebbe finito nemmeno la prima delle lezioni.

“Io perché ho sessant’anni passati, se non lo faccio adesso quando?! E poi voglio una bella tazza per il the. ” Continuò una simpatica signora, tutta arzilla seduta affianco a quello che doveva essere il marito.

“Mi sembra più che giusto” rispose il prof, osservando un’ultima volta Cristina prima di continuare. “Beh, allora adesso non ci resta che iniziare!”
   
 
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