Undicesimo distretto: sala interrogatori
Macchinetta del caffè guasta
29 ottobre 2020
53°F
Watson,
avevi ragione quando mi dicesti che prendere in affidamento un bambino non era paragonabile ad occuparsi di una tartaruga. Tuo figlio Arthur è molto più chiassoso e frenetico di Clyde, odia la lattuga, necessita di instaurare rapporti con altri piccoli esseri umani caricati a molla e non ha un carapace dentro cui ripararsi ogni notte. O almeno, non l'ha più. Verità lapalissiana: eri tu il suo carapace. La sua corazza protettiva. Due braccia esili ma forti, capaci di infondere tranquillità e sicurezza a un bambino di sei anni con un unico gesto, un abbraccio. Mancano molto i tuoi abbracci ad Arthur. Zio Detective Sherlock non è molto bravo con gli abbracci. In compenso Zio Capitano Marcus e Zio Nullafacente-Ristoratore Mycroft sono molto più abili in questa futile sfera della vita umana che sono le relazioni interpersonali.
I migliori avvocati, amabilmente finanziati da Mycroft, stanno lavorando senza interruzione al caso della custodia di Arthur. Sono stati mesi difficili. Per gli esperti giuridici a tutela dei minori e gli assistenti sociali, Arthur dovrebbe essere affidato a una famiglia ordinaria: madre, padre, numero di prole non meglio specificato, cane di razza a pelo corto, zia invadente ma affettuosa, zio che imbarazza la famiglia alla cena del Ringraziamento, nonni sufficientemente lontani dalla soglia della demenza senile. Non a un ex tossico-dipendente, consulente non stipendiato della Polizia di New York, abitante in un palazzo fatiscente (ndr a questo proposito credo ancora che la dattilografa intendesse scrivere affascinante) non di sua proprietà, con una fedina penale non esattamente pulita e con scarse abilità e propensione al coinvolgimento sociale, ad eccezione di una relazione di sette mesi con una donna che si è poi rivelata essere una criminale internazionale. Nessuno degli aspetti sopracitati ha impedito al commesso del negozio di animali a Lower Manhattan di vedermi Clyde, quando l'ho acquistato con successo. Perciò, no. Posso concludere, con sufficiente sicurezza che no, possedere una tartaruga non è come avere in custodia un bambino. Ciononostante, non permetterò a nessuno di privarmi dell'unica cosa che mi ricorda che la tua esistenza su questa terra non è stata una semplice presenza passeggera. Arthur è una parte di te e, di conseguenza, una parte inespugnabile di me.
Senza troppe smancerie ma con affetto,
S.H.