~Andreas, il ragazzo con
l'AIDS.
Capitolo sette - Ora di finire.
Non
ci vedemmo per tre lunghi, interminabili giorni.
Cercai
di lasciarlo solo per qualche giorno, per riflettere e cercare di
capire un minimo i nostri sentimenti e il significato del nostro
amore.
Ci
pensai tanto, per lunghi giorni, restando sola, in silenzio, lontano
dalle amiche. E poi, il terzo giorno ebbi la risposta che avevo
cercato disperatamente così, alle quattro di pomeriggio di
una
domenica fredda, presi la bici ed iniziai a pedalare velocemente,
ansiosa di vederlo.
Quando
Andreas mi vide rimase fermo. Non mi corse incontro, non mi
abbraccio o baciò, non mi salutò neanche.
“Andre..”
Lui abbassò lo sguardo, osservando il riflesso del fuoco.
“Tre
giorni, Syil. Non sei venuta per tre giorni.” La sua voce era
lenta, scandita con attenzione. Accarezzava il gelo e lasciava il
calore che aveva sempre rappresentato la voce di Andreas. Era sempre
stata calda eppure, quella sera, era totalmente gelida.
Avanzai
verso di lui ed intrecciai la sua mano sinistra con la mia.
“Mi..
Mi dispiace.”
Lui
si incazzò, terribilmente. Non poteva accettare quella frase.
“Ti
dispiace Syil?! Poteva esserti successo di tutto e io non ho modo di
saperlo, cazzo.”
Lui
gridò. Alzò la voce così
violentemente da impaurirmi.
“Io
dovevo capire.”
“Cosa?”
“Noi.
Il nostro amore. Il nostro futuro.” All'ultima parola gli
occhi di
Andreas si illuminarono, come scossi dolorosamente.
Quella
frase non poteva avere nulla a che fare con lui. Futuro.
Poteva sperare ma lui non avrebbe mai avuto un futuro.
“Futuro?
Che cazzo di futuro pensi di avere con me, Syilve?
Pensi che
faremo l'amore e avremo tanti figli? Pensi di scappare in America e
vivere in una bella villetta? Morirò, Syilve. Non mi resta
neanche
un anno, probabilmente.”
Non
piansi, non gridai. Lo guardai solamente mentre mi diceva quelle
parole.
“Credi
che non lo sappia? Credi che io speri in un miracolo? Non sono un
ingenua, Andreas. Volevo solo capire ciò che
siamo.”
Andreas
si sedette sulla poltrona. Si mise le mani tra i capelli,
sospirò e
poi disse: “Credo sia ora di finirla.”
“Finire
cosa, Andreas? Ci conosciamo da sei giorni. Non abbiamo iniziato
proprio un cazzo.”
Ci
guardammo, con la consapevolezza che sarebbe potuta essere l'ultima.
Anche
se ci amavamo, continuare sarebbe stato uno spreco di energie per
Andreas e un eccessivo dolore per me. Io ero pronta a soffrire, ma
lui aveva preso una decisione.
Andreas
aveva deciso di non vivere quello che gli restava per me, per
il
nostro amore ed io ero pronta ad accettarlo proprio per
l'amore che ci avrebbe sempre legato, anche dopo la sua morte.
***
Altro
capitolo piccolo. Spero che comunque vi possa piacere.Gli ultimi due
li sento inferiori agli altri.
Datemi
un paio di giorni e riprendo l'abitudine.
Ringraziamenti:
Vale:
Grazie mille.
Era
ciò che desideravo, semplicemente descrivere la potenza di
uno
sguardo. Provandolo sulla propria anima, capisci il reale significato
di quella frase. Grazie ancora.
Fede:
Visti i video. Io amo amo amo Emerson! Fantasticoooo:... ^^,
Bellissimo anche il locale!
Grazie
per i complimenti sul cap... Felicissima che ti sia piaciuto. Ci
tenevo tanto ai vosti pareri, specialmente al tuo. Quel capitolo
è
parte di me.
Volevo
iniziare un altra originale su quello argomento. Magari ce la faccio.
Boh, vedrò.
Juliet?
Waaaaa. Non vedo l'oraaa!! <3