Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: ChrisAndreini    04/12/2020    3 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Appuntamenti

 

Domenica 21 Luglio 

Denny era preoccupato, molto nervoso, ancora sconvolto e aveva passato la notte in bianco, giustamente aggiungerei. 

Insomma, sfido ognuno di voi a non impazzire di ansia nello scoprire che la vostra cotta è un agente segreto in incognito e che solo questa consapevolezza potrebbe finire per farvi imprigionare… o uccidere.

Magari qualcuno potrebbe anche avere questa fantasia, ma Denny non l’aveva mai avuta, quindi era davvero preoccupato, molto nervoso, ancora sconvolto e aveva passato una lunghissima notte in bianco.

Quindi era anche stanco morto.

Ed era molto meglio uscire piuttosto che restare a casa cercando invano di dormire e in compagnia di Max, che si era preso la mattina libera per sperimentare in cucina ma sicuramente l’avrebbe sprecata ad indagare su Denny per scoprire il motivo per cui era tornato a casa saltando il funerale e aveva pianto tutto il pomeriggio raggomitolato tra le coperte.

Probabilmente parlare con Max non sarebbe neanche stata una brutta idea, ma Denny continuava a non avere la minima intenzione di condividere con nessuno le proprie scoperte, perché lui, a differenza di Mathi, ci teneva che nessuno finisse in pericolo a causa sua.

LUI, a differenza di Mathi, era una persona rispettabile!

Anche se doveva ammettere che aveva pensato di confidarsi col fratello, magari con una mezza verità dove gli raccontava solo che Mathi era un amico falso ed era ferito per questo.

Ma temeva che poi Max sarebbe andato da Mathi a dirgliene quattro, perché il fratello era pacifico, ma anche protettivo.

E l’ultima cosa che Denny voleva era rischiare di mettere il fratello nel mirino dell’agenzia.

Aveva pensato quindi di dirlo a qualcun altro della Corona Crew. Magari Amabelle, o Clover.

Ma loro due avrebbero fatto di peggio.

Norman non c’era.

Felix era pappa e ciccia con Mathi quindi meglio di no.

Mirren e Petra l’avrebbero detto a Max o ad Amabelle e si tornava al punto di partenza.

E con Diego non aveva abbastanza confidenza, e sicuramente l’avrebbe detto a Clover quindi, di nuovo, punto di partenza.

Uff, doveva farsi altri amici.

Impresa non facile dato che ormai non si sarebbe mai più fidato di sconosciuti, dopo il trauma Mathi.

E comunque, se anche avesse deciso di confidarsi con qualcuno, la premessa sarebbe dovuta necessariamente essere: “Beh, sono gay”, e non era ancora pronto per fare coming out con il suo gruppo di amici.

Sapeva che l’avrebbe fatto con Max prima che con il resto della Corona Crew.

Ma non era pronto neanche a dirlo a Max, non subito.

Perché sapeva che la reazione sarebbe stata un sorriso e una pacca sulla spalla, lo sapeva.

Ma aveva comunque una grandissima paura.

Era più forte di lui, ma anche solo l’idea di rivelare alle persone più vicine a lui quella neo raggiunta consapevolezza gli faceva stringere lo stomaco.

Era già tanto che l’avesse finalmente ammesso a sé stesso.

Probabilmente, inconsciamente, sentiva che confessarlo a Max, e al resto della Corona Crew, sarebbe significato renderlo ufficiale, e aveva ancora troppa paura per farlo.

Serviva qualcuno di esterno, di neutrale, di affidabile ma non troppo vicino a Denny, che non avrebbe indagato su Mathi, e che sapesse mantenere i segreti.

Qualcuno la cui opinione non contava particolarmente per Denny ma che comunque sicuramente avrebbe reagito bene e non si sarebbe messo a bullizzarlo sui social o a dirlo a tutti.

Ergo, qualcuno che, in ogni caso, non aveva molte persone a cui dirlo.

…non esisteva nessuno così a Harriswood.

-Denny, sei mattiniero oggi! Che ti porto?- l’arrivo di Sonja al tavolo del Corona dove si era seduto per riordinare le idee e fare colazione prima di andare in sala giochi e spendere tutti i propri risparmi, lo distolse dai suoi pensieri.

-Un caffè- rispose, distrattamente, e non ricambiando il suo radioso sorriso.

Non perché volesse essere rude, ma era troppo preoccupato, molto nervoso, ancora sconvolto e stanco morto perché aveva passato la notte in bianco, per preoccuparsi di come reagiva con gli altri.

-Ti porto anche una torta? Oggi tante ha fatto una torta al pistacchio da leccarsi i baffi!- gli offrì lei, incoraggiante, cercando di sollevargli il morale.

Gli ultimi giorni, mentre si preparava psicologicamente ad affrontare Mathi, era andato lì piuttosto spesso per prendere torte.

Quel giorno però non aveva niente da festeggiare.

…neanche i giorni precedenti, ma quel giorno in particolare era in lutto.

-No, sto ingrassando- si autocommiserò, sempre senza guardare la ragazza negli occhi.

-Ma che dici?! Sei un figurino! Ma per il momento un semplice caffè sia. Un caffellatte con la panna come sempre?- chiese, iniziando a segnare l’ordinazione.

Finalmente Denny sollevò lo sguardo su di lei, stupito.

In effetti era quello che ordinava sempre, ma dato che di solito era Max a fare le ordinazioni per il suo tavolo, Denny dubitava che Sonja sapesse a memoria il suo caffè preferito.

Si sentì stranamente apprezzato.

Accennò un sorrisino, ma scosse la testa.

-Oggi mi va un caffè nero- chiese, abbassando subito lo sguardo e sospirando.

-Nottataccia?- chiese Sonja, comprensiva.

-Non mi va di parlarne- il ragazzo si chiuse a riccio.

E la cameriera non insistette.

-Arriva subito!- promise invece, allontanandosi zompettando.

Denny la guardò andare via.

Sembrava più felice del solito. Forse era successo qualcosa di bello?

Denny sperò che almeno lei fosse felice.

Non si parlavano molto, ma dato che Amabelle l’aveva sempre indicata come possibile futura ragazza di Max, Denny era stato inconsciamente portato ad osservarla da lontano, e da quello che aveva potuto notare, era una brava ragazza. Lavoratrice, dolce, anche simpatica e capace di momenti di intraprendenza non indifferenti.

Sebbene un po’ goffa alle volte.

Di certo era una ragazza affidabile. Non troppo vicina a Denny ma neanche così estranea, e non conosceva molte persone a Harriswood oltre ai colleghi, alla zia, e a quell’amica di penna.

Un pensiero attraversò la mente di Denny, troppo rapido perché il ragazzo lo afferrasse del tutto.

Quando il caffè gli venne posato davanti, Denny sollevò lo sguardo verso Sonja, che gli poggiò accanto anche della panna e un contenitore con del latte.

-Nel caso cambiassi idea. Ma tranquillo, sono omaggio della casa. Mi sembra che tu ne abbia bisogno- gli offrì, con un sorriso di partecipazione.

-Grazie- Denny ricambiò il sorriso, anche se non ampiamente come avrebbe dovuto e voluto.

Sonja ampliò il proprio in modo che bastasse per entrambi.

-È un piacere! Se poi cambi idea anche sulla torta chiamami!- gli fece un cenno di ok, prima di girarsi per tornare a lavoro.

-Sembri allegra oggi. È successo qualcosa di bello?- chiese Denny, prolungando la conversazione, e facendola girare.

Non sapeva esattamente perché avesse deciso di attaccare bottone, ma sospettava fosse a causa del pensiero sconosciuto appena avuto.

Beh, dai, fare una domanda non era illegale.

-Beccata!- Sonja ridacchiò -Ho convinto mia zia a darmi venerdì sera libero!- ammise, allegra.

-Oh, hai qualche progetto?- indagò, curioso, sorpreso, e anche un po’ preoccupato. Se Sonja aveva il venerdì sera c’era una grande probabilità che Roelke chiedesse a Max di sostituirla, e Max contava i minuti che lo separavano da quel venerdì perché Manny aveva promesso che ci sarebbe stato e non vedeva l’ora di passare un’altra serata film insieme a lui.

-Sì. Vado al cinema. Gerda ha la serata libera, quindi ho combattuto con le unghie e con i denti per convincere mia zia a darla anche a me!- spiegò, indicando la sua amica a pochi tavoli di distanza, che sorseggiava un frullato e dopo essersi resa conto di essere osservata fece un seccato dito medio verso Sonja, che ricambiò con un grande sorriso e un saluto della mano.

-Lasciala perdere, è un po’ scontrosa di prima mattina- la giustificò con Denny, che aveva preso molto male quel dito medio.

-Che film andate a vedere?- chiese distrattamente, ancora guardando la ragazza.

-È una sorpresa, ma non vedo l’ora. Sarà un bella serata!- Sonja sospirò, sognante.

Doveva essere strano per lei andare a vedere un film all’estero. O forse era solo appassionata di cinema. Personalmente Denny preferiva le serie o gli anime, ma i gusti sono gusti.

-Sonja, torna a lavorare o puoi scordarti la serata libera!- la voce di Roelke, appena arrivata nella sala, interruppe la conversazione.

-Scusa, tante. Torno subito a lavoro!- Sonja fece un cenno di scuse verso Denny e si rimise a servire i tavoli.

-Sei fortunata che i gigli siano i miei fiori preferiti. Oh, ciao Denny! Posso offrirti un pezzo di torta al pistacchio? È uscita buonissima oggi!- Roelke si accorse di Denny, e lo raggiunse con un sorriso e occhi brillanti.

-Oh, no, grazie. Ultimamente sto mangiando troppe torte- Denny riabbassò lo sguardo e tornò nel suo piccolo mondo, iniziando a sorseggiare il caffè e facendo una smorfia infastidita nel constatare che era davvero amaro senza latte e panna.

Roelke lo squadrò per un attimo, poi richiamò la nipote.

-Ti anticipo la pausa, hai cinque minuti!- le disse enigmatica, prima di tornare in cucina.

Sonja rimase qualche secondo interdetta. Osservò la porta della cucina, poi le ordinazioni, poi Denny. Ed infine si illuminò.

E anche Denny capì l’intento malefico di Roelke, e sospirò, seccato dall’invadenza, ma non necessariamente deluso.

Sonja sparì un attimo in cucina, e tornò qualche secondo dopo con una tazza di caffè fumante in mano e il grembiule poggiato sulla spalla.

Si diresse senza indugi al tavolo di Denny.

-Posso unirmi a te?- chiese speranzosa.

Denny non aveva alcun motivo di rifiutare.

Beh, forse ce l’aveva dato che poteva inavvertitamente essere finito nella lista nera di un’agenzia super-mega-iper-ultra-turbo-extra-top-secret.

Ma non gli andava proprio di pensarci.

-Fai pure- le indicò la sedia, e prese un altro sorso di caffè.

Rinunciò subito a berlo così e ci mise quantomeno il latte.

Sonja sorrise osservandolo, soddisfatta per avergli portato i supplementi, e si sedette davanti a lui, cominciando a bere il proprio caffè.

-Che gusto è?- chiese Denny, curioso, notando il colore inusuale e stranamente familiare.

-Oh, caramello e cannella. Max lo ha introdotto qualche settimana fa. Roelke lo trova un po’ troppo invernale, ma io lo adoro- rispose Sonja, mostrando il contenuto della sua tazza.

Ah, ecco.

Ovvio che fosse familiare a Denny, ultimamente il fratello non faceva che sperimentare con il caramello e la cannella. L’unica cosa interessante dell’abbinamento, per Denny, era che fosse lo stesso della torta di Toriel in Undertale, ma personalmente non credeva che i due gusti stessero bene insieme. Non che li avesse provati, ma non era tipo da sperimentare se non era convinto di qualcosa.

-Non pensavo Roelke l’avesse aggiunto al menù- commentò solo, sorpreso.

-Ho insistito io. Mi piace molto l’accostamento. Max è davvero un genio in cucina- lo complimentò Sonja, prendendo un sorso e sospirando sognante.

-È anche l’accostamento preferito di Manny, il ragazzo di Max- Denny si mise subito in prima linea per ricordare che, mi dispiace Sonja, ma Max è impegnato, anche molto felicemente.

E Sonja sembrò ricordarselo solo in quel momento, perché sgranò gli occhi, sorpresa.

Ma non per il motivo che Denny pensava. Non sembrava affatto gelosa, ma quasi ammirata.

-Wow, sai i gusti preferiti del ragazzo di Max? Non me l’aspettavo- ammise, sembrava quasi soddisfatta. C’era qualcosa, in quella conversazione, di davvero strano.

Ma probabilmente era Denny ad essere troppo ignorante in fatto di relazioni e soprattutto di ragazze per capire cosa passasse nella testa di quella ragazza in particolare.

-Beh, Max non smette di sperimentare caramello e cannella, e parla sempre di Manny. Ultimamente sta provando a fare una torta ma dice che non ha ancora trovato l’accostamento perfetto, e vuole fare una sorpresa a Manny- spiegò, alzando le spalle.

Un po’ di tempo prima aveva chiesto a Max la ricetta della pizza, perché voleva provare a farla a Mathi, ma l’idea era morta presto, sia perché Denny era impedito in cucina, sia per tutto quello che era successo il primo luglio.

Quel giorno era peggiorato ulteriormente alla luce degli ultimi fatti.

Ugh, vivere è difficile!

-Manny è veramente fortunato ad avere una persona come Max- Sonja non sembrò accorgersi della depressione in cui era sfociato Denny, perché era troppo occupata a bere a piccoli sorsi il proprio caffè, con uno sorriso appena accennato, gli occhi distanti, e un’espressione che però non riusciva perfettamente a nascondere una profonda tristezza.

Ma Denny non era così esperto di emozioni da esserne sicuro.

E poi era troppo immerso nella propria depressione.

-Sono una coppia perfetta- borbottò, geloso.

Era felice per il fratello, certo, ma avrebbe voluto essere anche lui così sicuro sulla persona che amava.

E invece quella persona si era rivelata essere un maledetto agente segreto che aveva messo Denny in pericolo, gli aveva mentito, forse non lo aveva mai neanche considerato un amico (ma chissà, Denny su questo punto aveva ancora dei dubbi) e comunque non ci avrebbe mai più avuto a che fare e il solo pensiero gli faceva venire le lacrime agli occhi.

-Troverai anche tu la persona giusta- come se gli avesse letto nel pensiero, Sonja sporse la mano per dargli qualche pacca incoraggiante sul braccio.

Denny scosse la testa.

-Ne dubito- borbottò, rassegnandosi a mettere anche la panna nel caffè e bevendo il risultato.

Ah, quello sì che era un caffè!

Ma non migliorava comunque il suo umore.

Forse doveva davvero ordinare la torta al pistacchio.

-Sì invece. Sei ancora giovane. Hai ancora tutta la vita davanti per fare esperienze, trovare l’amore, perdere l’amore, e trovarne altro. Alcuni possono dire che la vita è breve, ma in realtà è lunga, e piena zeppa di opportunità. Hai tutto il tempo per coglierle- lo incoraggiò, decisa.

Era la frase più incoraggiante che gli avessero mai detto, Denny doveva ammetterlo.

Tutti gli ripetevano costantemente che pensava troppo, e che si lasciava sfuggire ogni occasione, e sebbene sapesse che le loro parole dovevano essere incoraggianti, non facevano che aumentargli l’ansia, e pensava sempre di stare sprecando la propria vita, che non aveva senso continuare a lottare perché ormai era tardi.

Ma Sonja aveva ragione. Aveva tempo, e aveva occasioni.

Era strano sentirselo dire da una ragazza che aveva solo un anno più di lui, ma accolse la perla di saggezza con un sorriso riconoscente.

E il pensiero che prima gli aveva solo sfiorato la mente, gli tornò prepotentemente in testa.

Sonja era davvero la candidata perfetta per conoscere il suo segreto.

La persona migliore con cui confidarsi.

E poi era una barista, i baristi, come gli psicologi, da contratto non possono rivelare i segreti dei clienti.

-Sonja, lo sai tenere un segreto?- chiese, timoroso.

-Anche troppo- ammise lei, tra sé.

Okay, non era la risposta che si aspettava.

La guardò con le sopracciglia inarcate, e la ragazza arrossì appena, rendendosi conto di averlo detto ad alta voce.

-Cioè, sì, certo, sono bravissima a mantenere i segreti- si corresse, in tono confidenziale, avvicinandosi per dare prova della propria affidabilità.

Denny si guardò un po’ intorno, per assicurarsi che non ci fosse nessun membro della Corona Crew, e che tutti gli altri avventori fossero troppo distanti per udire alcuna parola.

Prese un profondo respiro per prepararsi, si chiese per la ventesima volta se fosse effettivamente una buona idea, ma alla fine raggiunse abbastanza stabilità mentale da confessare la sua sessualità a quella che metaforicamente era la svizzera per le confessioni… sì, Sonja era tedesca, ma non stiamo qui a sindacare.

-Sono gay- Denny sussurrò le due fatidiche parole con voce così flebile che a malapena uscì dalle sue labbra, ma fu abbastanza forte da essere sentito da Sonja, e gli diede la sensazione di liberarsi di un peso enorme che premeva da anni sulle sue spalle.

E nonostante lo avesse detto a Sonja nella speranza di poter poi ritirare quelle parole e non renderle ufficiali, solo averlo detto a qualcuno gli aveva fatto capire che, no, non c’era più occasione di tirarsi indietro.

Perché era la pura e totale verità dei fatti.

Denny era gay, omosessuale, attratto solo ed unicamente da ragazzi, e lo era da sempre.

Prima cotta infantile? Brandon delle Winx. Odiava Stella perché era incredibilmente geloso. Buono a sapersi.

Videogiochi? Klavier Gavin tutta la vita! Quel tipo era fighissimo!

Era sempre molto più interessato ai personaggi maschili in qualsiasi opera, e nella vita reale il suo sguardo vagava sempre in direzione dei ragazzi, prima che alle ragazze.

Aveva sempre pensato di essere solo geloso perché tutti i ragazzi intorno a lui erano molto più carini, attraenti e affascinanti, ma chiaramente il suo giudizio era molto meno etero.

E Mathi era stato la chiave che aveva aperto la porta che proteggeva Denny e lo manteneva ignaro dell’ovvio, perché troppo spaventato per accettarlo.

Per accettare la sua “anormalità”, che di anormale non aveva niente.

Era gay, fine. 

Sempre meglio che essere un agente segreto, no?

Mathi era entrambe le cose, poveraccio.

No, poveraccio un corno, Mathi meritava di soffrire.

Anche se sembrava così triste quando l’aveva visto andare via, forse anche lui era incastrato in… no, Denny non poteva cedere all’affetto che provava per lui. Gli aveva mentito, l’aveva messo in pericolo, e Denny doveva toglierlo immediatamente dalla sua vita, e dai suoi pensieri.

Un momento… lui stava parlando con Sonja.

Perché Sonja non stava dicendo niente?

Denny tornò al presente e controllò la reazione di Sonja, che, imperturbata, era ancora piegata verso di lui, come se aspettasse che continuasse la confessione.

Denny la guardò, confuso dalla sua reazione.

Sonja lo guardò di rimando, in attesa.

Denny iniziò a pentirsi di averlo detto a lei.

Forse stava aspettando che lui negasse, magari era un po’ omofoba. Forse lei e Max non si erano messi insieme per questo. No, Max non sarebbe rimasto suo amico, ma era tutto molto molto strano.

Iniziò a ritirarsi, preoccupato, e pensò al modo migliore per scappare e non ritornare mai più al Corona senza destare sospetti, poi Sonja si riscosse, e gli diede l’ultima reazione che si sarebbe aspettato.

-Oh, era quello il segreto? Scusa, pensavo fosse un premessa per un altro segreto. Mi dispiace tantissimo!- Sonja si portò le mani alla bocca, mortificata, e arrossendo tantissimo.

Denny rimase interdetto.

-Come? Perché? Mi sembra un bel segreto anche da solo- borbottò, un po’ offeso dalla leggerezza con cui lo stava prendendo.

Insomma, aveva appena aperto il suo cuore! Si aspettava un po’ più di sensibilità.

Certo, era effettivamente solo una parte del segreto enorme che si portava dentro, ma era comunque la parte più importante.

-Lo è, è un grande segreto. Io sono onorata che tua abbia deciso di confidarti con me, e ti prometto che se non vorrai non lo dirò a nessuno, neanche a Max. Solo che…- Sonja provò a recuperarsi, mettendogli una mano sul braccio incoraggiante. Ma il suo volto rosso denotava il suo profondo imbarazzo.

E Denny, sebbene un po’ rassicurato, non era ancora sicuro di aver fatto la scelta giusta nel dire tutto a lei.

-Solo che…?- la incoraggiò a continuare, guardandola storto.

Sonja abbassò lo sguardo.

-Lo immaginavo già. Mi dispiace di aver presunto la tua sessualità, ma per questo pensavo ci fosse dell’altro. Perché lo davo… per scontato- ammise, arrossendo un po’ di più.

Denny era sempre irritato quando qualcuno faceva assunzioni, e lo facevano sempre tutti, al punto che avrebbe preferito essere etero solo per deludere le aspettative, ma per qualche motivo, a sentire Sonja scusarsi così profusamente, gli veniva quasi da ridacchiare.

Forse perché si sentiva comunque più leggero, o forse perché era una reazione davvero tranquilla rispetto a quelle che si sarebbe aspettato.

Decise quindi di lasciar correre.

La lasciò continuare a parlare divertito, e quando Sonja si rese conto di stare andando un po’ per la tangente e di aver perso il filo principale del discorso e della confessione, si interruppe di scatto e tornò a rivolgersi a lui, con un sorriso incoraggiante.

-Se hai bisogno di parlare, di questo, o di altro. O vuoi sfogarti per qualcosa, o vuoi una torta, puoi rivolgerti a me- si offrì -Beh, non per la torta in sé. Non so cucinare, per niente. Ma per qualsiasi cosa, sono a tua disposizione- 

Questa volta Denny non riuscì a non ridacchiare, divertito.

Sì, si sentiva decisamente leggero.

Sonja era fantastica!

-Per il momento vorrei solo che non lo dicessi a nessuno, neanche a Max. Devo un attimo riflettere, ma grazie tanto per l’offerta. Significa molto per me. Sei davvero incoraggiante- la ringraziò, finendo il proprio caffè.

Aveva la stessa energia confortante di Max, senza essere così vicina a Denny da mettergli ansia. 

-Tu sei veramente coraggioso. Farò del mio meglio per essere degna della fiducia che hai riposto in me. Come ti senti adesso?- indagò Sonja, curiosa e speranzosa.

Denny sorrise, aveva di nuovo le lacrime agli occhi, ma erano belle lacrime.

-Mi andrebbe una fetta di torta al pistacchio- ammise, un po’ incerto.

Dai, un coming out era qualcosa da festeggiare, più o meno.

La verità era che aveva voglia di torta.

Sonja ridacchiò e si alzò subito in piedi, lasciando da parte la propria tazza ancora mezza piena.

-Ti porto subito il “garofano verde”- gli fece un occhiolino, rimettendosi il grembiule.

-Garofano verde?- chiese Denny, confuso. Nonostante il lavoro del padre, lui non era per niente esperto di piante e fiori, e soprattutto del loro significato.

-Un libro di Oscar Wilde. Di solito sono fiori che si usano per le persone omosessuali- spiegò Sonja, sottovoce.

-Wow, abbiamo anche un fiore- borbottò Denny, sarcastico.

-Avete il mondo!- gli rivelò la ragazza, incoraggiante, prima di alzarsi -Oh, se vuoi assaggiare, è un bellissimo abbinamento…- gli porse poi la propria tazza, prima di andare a prendere il “garofano verde”.

Denny non era tipo da provare cose di cui non era certo, ma ora che il suo stile di vita attento lo aveva portato a tutti quei problemi, tanto valeva buttarsi.

Prese il cucchiaio del proprio caffè e assaggiò quello di Sonja.

Wow, era davvero fantastico!

Si ripromise di provare più cose, da lì in avanti.

Dopotutto, peggio di così…

 

Martedì 23 Luglio 

Mirren aspettava teso nel vialetto davanti casa, guardandosi intorno preoccupato come se stesse per andare a rapinare una banca e temesse di essere visto agire in maniera sospetta, e vestito molto più elegante di quanto avrebbe dovuto, anche se aveva provato a sforzarsi di essere casual.

Quando aveva informato Petra che sarebbe uscito quel pomeriggio era stato molto chiaro sulle proprie intenzioni, ma continuava a ripetersi il discorso in testa per essere sicuro di non aver rivelato troppo.

Era andata più o meno in questo modo: 

-Petra, esco con Felix, dato che siamo tornati amici-

-Okay-

-Come amici, non è bello che siamo amici e solo amici?-

-Sì, certo-

-Una bella uscita tra amici-

-Mmm-

-Sarà bello passare un pomeriggio con il mio migliore amico come i vecchi tempi-

-Immagino-

-Non so quando torno, ma non preoccuparti. Perché sono con Felix… l’ho già detto che usciamo come amici, vero?-

-Sette volte-

-Voglio solo assicurarmi che tu capisca che siamo solo ed esclusivamente amici-

-Fratello, lo so. Mi piace Amabelle ma non sono lei, non fraintendo la vostra relazione- 

Al ché, dato che Petra stava studiando, Mirren aveva deciso di lasciarla stare e prepararsi meglio per l’uscita che, in realtà, era tutt’altro che amichevole.

Ed era questo a renderla strana.

Mirren non era mai stato così insicuro in tutta la sua vita.

Continuava a chiedersi se avesse fatto la scelta giusta, se con Felix sarebbe davvero funzionata, se fosse vestito abbastanza casual o troppo elegante (la risposta a questa è “troppo elegante”), cosa sarebbe cambiato ora che entrambi si erano confessati l’un l’altro.

Per una persona abituata sempre a scegliere il binario sicuro, era davvero strano percorrere la strada complicata, per una volta.

Strano e spaventoso.

Ma per Felix doveva prendere questi rischi, lui ne valeva la pena.

Anche Mirren, come Denny, era preoccupato, molto nervoso, ancora sconvolto e aveva passato la notte in bianco, ma per le ragioni diametralmente opposte a quelle dell’aspirante avvocato.

Perché Mirren non era solo spaventato, e teso, eccetera.

L’emozione preponderante nel suo cuore era una grande trepidazione.

Perché sì, era cambiato tutto, e non era una sensazione piacevole, ma sperava davvero, con tutto il cuore, che il cambiamento fosse stato in meglio, e non vedeva l’ora di scoprire cosa c’era in quella parte del fiume.

Anche se Felix lo stava facendo penare, dato che si era categoricamente rifiutato di dirgli dove sarebbero andati, ed era già venti minuti in ritardo.

Finalmente, quando Mirren iniziava a chiedersi se Felix non avesse deciso di dargli buca per vendicarsi (non l’avrebbe biasimato più di tanto ma sarebbe stato davvero crudele), lo vide uscire dalla casa e dirigersi in fretta sul retro a prendere la moto.

…in effetti, dato che erano vicini, era stato un po’ stupido da parte di Felix chiedergli di aspettarlo lì quando potevano benissimo partire insieme da casa di Felix.

In circostanze normali si sarebbe avviato normalmente da lui e si sarebbe lamentato del ritardo, ma quello era il loro primo appuntamento, quindi le cose erano diverse, giusto?

Non gli piaceva l’idea di restare ad aspettarlo come se fosse un estraneo, ma era meglio attenersi al programma, dato che era l’unica cosa su cui aveva controllo, al momento.

Mentre ci rifletteva, Felix lo raggiunse, già in moto e pronto a far salire anche Mirren.

Wow, era incredibilmente sexy.

Non era un pensiero da Mirren, ma era un dato oggettivo. Riusciva ad essere elegante e casual al tempo stesso in un modo che Mirren non avrebbe mai creduto possibile, e ogni dettaglio, dalla punta dei capelli a quella delle scarpe, era stupendo.

Come aveva potuto anche solo pensare di vivere la sua intera vita senza ammettere quanto forte il migliore amico gli facesse battere il cuore?!

Anche se, con la nuova consapevolezza che fossero una possibile futura coppia, Mirren era quasi messo in soggezione. E se le cose sarebbero finite male? Se non riuscisse più a trattarlo come prima? Tante cose stavano cambiando dopotutto…

-Scusa il ritardo, ci ho messo un po’ a prepararmi. Sei pronto per un pomeriggio da favola, Mirr?- gli fece un occhiolino conquistatore, e gli passò un casco.

Tutti i dubbi e le incertezze di Mirren vennero messe a tacere.

Era Felix, il suo solito, stupido, adorabile Felix.

Alzò gli occhi al cielo.

-Iniziavo a perdere le speranze, Durke, non è un buon modo di cominciare- lo prese in giro, mettendo il casco e sedendosi dietro all’amico.

-Per fortuna ho l’intero pomeriggio e tutta la sera per farti cambiare idea- ridacchiò Felix, mettendo il casco a sua volta.

Di solito, quando andavano in moto insieme (nelle rare occasioni in cui era capitato), Mirren si aggrappava dietro ed evitava con tutte le forze di sfiorare Felix anche solo con il pensiero.

Ma questo era prima che ammettesse di amare Felix, quindi non doveva preoccuparsi di non fargli fraintendere i suoi sentimenti, dato che li aveva finalmente espressi.

E poi erano al loro primo appuntamento, poteva permettersi di essere più espansivo, giusto?

Così decise di stringersi a Felix, come d’altronde facevano sempre tutti quelli che portava a spasso in moto. Non c’era assolutamente nulla di male.

O forse sì, perché nel momento in cui lo strinse, Felix sobbalzò così forte che per poco non cadde dalla moto.

Mirren si affrettò a togliere le braccia, ma Felix lo fermò, e se le strinse contro, senza dire una parola, prima di partire, non dando a Mirren il tempo di obiettare in alcun modo o cambiare definitivamente posizione.

Quindi rimase per quaranta minuti buoni abbracciato a Felix, evento che non era mai capitato prima.

E che, senza il timore che Felix potesse fraintendere qualcosa, si rivelò molto più piacevole del previsto.

E di certo meno scomodo rispetto ai salti mortali che aveva fatto per non toccare l’amico.

Quando la moto si fermò, Mirren era quasi deluso.

Non gli sarebbe dispiaciuto passare il resto del pomeriggio abbracciato a Felix.

Ma quando, riluttante, fu costretto a staccarsi, e si guardò intorno, dovette constatare che l’alternativa non era affatto male.

-Erano mesi che non venivamo qui!- esclamò, con un grande sorriso, togliendo il casco e fissando l’entrata della galleria d’arte, il loro luogo preferito, che purtroppo distava parecchio da casa, e quindi raramente potevano visitare.

Anche se non era eccessivamente distante dall’ufficio di Mirren, ma lui non aveva troppo tempo da utilizzare per fare un giro in galleria.

E poi era sempre stato il loro posto, suo e di Felix.

Sorrise all’amico, che ricambiò con un occhiolino.

-Lo so, era prevedibile, ma devo rendere l’appuntamento perfetto, non originale- si giustificò, anche se Mirren non credeva ci fosse nulla da giustificare.

-È il luogo perfetto. Hai recuperato il ritardo- ammise, posando il casco e spolverandosi i vestiti.

-E abbracciandomi tu hai recuperato la scelta di abbigliamento. Non siamo ad un galà di gran classe- lo prese in giro per gli abiti eccessivamente eleganti, e Mirren incrociò le braccia, facendo l’offeso.

-Se mi avessi detto i piani per la giornata avrei scelto vestiti appropriati ad essa. E poi è sempre meglio vestirsi troppo bene che…-

-…non abbastanza, lo so- Felix continuò insieme a lui. Era una massima del padre di Mirren ed entrambi la conoscevano a memoria. 

-In effetti non dovrei lamentarmi, sei una stupendo, Mirr- aggiunse poi il biondo, squadrandolo dalla testa ai piedi con fare ammiccante.

Mirren distolse lo sguardo e si sistemò gli occhiali, cercando di non arrossire ma fallendo miseramente.

Era Felix ad essere davvero stupendo, non lui.

-Allora, entriamo- distolse l’attenzione da sé e indicò l’entrata.

Felix assicurò la moto e iniziò ad armeggiare nello zaino per prendere il proprio abbonamento.

Mirren iniziò a prendere i soldi per pagare il proprio biglietto, ma Felix lo fermò subito.

-Oggi offro io- gli rivelò, con un sorrisino furbetto.

-Non ci pensare nemmeno. Il mio biglietto lo pago io- provò ad obiettare Mirren, deciso, tastandosi le tasche con decisione ma non trovando il suo portafogli da nessuna parte.

Strano, eppure era sicuro di averlo preso.

Non è che gli era caduto durante il giro in moto?!

Prima che potesse impanicarsi, però, Felix glielo agitò davanti al viso -Con quali soldi?- lo provocò, divertito.

-Mi hai… rubato… il portafogli?- Mirren era sconvolto. Felix non aveva mai rubato nulla in tutta al sua vita, ad eccezione del suo cuore, ma anche quello era stato metaforicamente parlando.

Mirren non credeva neanche ne fosse capace.

Un mese lontani l’uno dall’altro li aveva portati a questo? Aveva ragione Petra quando diceva che tiravano fuori il meglio l’uno dell’altro quando erano insieme.

-Non fare così l’offeso, Mirr. Me l’ha insegnato Mathi. Ma non lo uso per derubare le vecchiette al supermercato. È solo un trucchetto di magia- Felix gli fece un occhiolino.

Mirren si irrigidì, e incrociò le braccia, offeso.

-Non sapevo che tu e Mathi foste così amici- borbottò, geloso.

-In realtà non lo sento da un secolo. Me l’ha insegnato dentro l’armadio, quando siamo stati estratti insieme, durante il compleanno di Petra- spiegò, mettendosi sulla difensiva.

-Ah- Mirren si sollevò visibilmente. Era passato parecchio dal compleanno di Petra, dopotutto.

-Comunque ridammelo, pago io- tornò ad insistere, provando a riprendere il portafogli, ma Felix lo fece sparire.

-No, e comunque non potresti, perché ho già comprato il biglietto per te- gli fece una linguaccia giocosa, e lo precedette all’entrata, zompettando.

Era davvero impossibile… in senso buono.

Mirren decise che per quella volta avrebbe lasciato correre, e lo seguì sospirando.

Entrarono senza problemi e iniziarono il solito giro. 

Ormai conoscevano ogni singola opera a memoria, ma era sempre meraviglioso immergersi in tanta arte, e la galleria di Harriswood era davvero meravigliosa.

Non oggettivamente, dato che era comunque una piccola galleria e quella di New Malfair era dieci volte più grande, ma soggettivamente, Mirren e Felix erano cresciuti esplorando ogni anfratto di quel luogo magico.

-Ricordi quando ti ho quasi convinto a restare qui la notte perché speravo che i quadri prendessero vita come in “una notte al museo”?- chiese Felix all’improvviso, come se gli avesse letto nel pensiero.

-Mi avevi convinto, maledizione. Fortuna che poi la guardia di sicurezza ci ha scoperti in bagno. Non mi sono mai sentito così in imbarazzo- ricordò Mirren, rabbrividendo al ricordo.

-Suvvia, è stato divertente. E Ty mi ha detto che ogni volta che gli chiedono del suo lavoro racconta quest’aneddoto- Felix ridacchiò.

Mirren arrossì ulteriormente.

Tyson Curie, la guardia di sicurezza più importante della galleria. Era lui ad averli trovati quella notte, e in generale era quello che stava loro appresso ogni volta che erano alla galleria d’arte, in attese di trovare altri aneddoti da raccontare in giro.

Era un po’ pettegolo, ma molto simpatico.

Solo che era il testimone principale di come Felix portasse Mirren sulla cattiva strada.

-Ah, dai! Non ti ho mai spinto a fumare canne o ubriacarti, non sono una influenza così pessima- Felix si difese, leggendogli di nuovo nella mente.

Mirren sbuffò.

-Giusto, ci pensava Melany e spingerti sulla cattiva strada- borbottò. La sua mente faceva sempre quell’associazione inconscia quando venivano citate le canne. 

Canne=Melany=pessime decisioni=peggior periodo della sua amicizia con Felix.

Il suo umore crollò a picco per quel motivo.

Maledette associazioni libere!

-Ehi, prima regola dei primi appuntamenti: mai citare i propri ex!- Felix provò ad alzare l’umore.

E ci riuscì, bisognava ammetterlo.

-Ma Melany è la tua ex, non la mia- gli fece notare Mirren, scherzosamente.

Felix aprì la bocca per obiettare, ma la richiuse subito, sconfitto.

-Touché. Le convenzioni non funzionano su di noi, eh?- Felix smise di scherzare e gli lanciò un’occhiata dolce, che fece nuovamente arrossire Mirren, anche se per motivi completamente diversi.

Distolse lo sguardo per non rischiare di morire d’infarto. Il suo stomaco era completamente attorcigliato.

Ahhh, che gli faceva Felix!!

Gli doveva rispondere? Prendergli la mano? Voleva tantissimo prendergli la mano, ed era una cosa che le coppie facevano, no? Ma loro non erano ancora una coppia ufficiale. E Mirren non aveva mai preso la mano di Felix… tranne da ubriaco ma non valeva. 

Prima che potesse decidersi, il discorso morì lì, quando Felix si allontanò da Mirren per vedere un dipinto astratto.

Non si godette neanche un minuto della mostra, troppo teso nel chiedersi cose fosse giusto fare e cosa no. Se poteva fare determinate azioni che prima non si sognava neanche di pensare.

-Wo, Mirren! Quel ready-made è ancora lì!- l’esclamazione incredibilmente divertita di Felix, che indicava una macchinina poggiata a terra in un angolo della sezione di arte contemporanea, lo distolse dai suoi pensieri.

-Sul serio?!- chiese, sorpreso, seguendo la direzione del suo dito e osservando la macchinina.

Felix e Mirren la guardarono, poi si guardarono a vicenda.

E subito dopo scoppiarono a ridere di gusto, allertando le altre due persone alla mostra con loro, che li guardarono storto e si affrettarono ad allontanarsi.

No, non erano impazziti.

Ma c’era una lunga storia dietro quella macchinina in un angolo del reparto.

Durante una visita fatta alle medie, Felix e una loro compagna di scuola avevano litigato sui ready-made, perché Felix non li considerava arte, mentre quella ragazzina sì. Così avevano fatto una scommessa: Felix aveva lasciato una macchinina per terra fingendo fosse un’opera e avrebbero visto le reazioni delle altre classi. Felix aveva vinto, ovviamente, perché in molti avevano commentato l’opera, e alla fine era rimasta lì, un omaggio a Felix.

-L’hanno lasciata lì per tredici anni?! Pensavo che prima o poi se ne sarebbero accorti e l’avrebbero tolta- commentò Mirren, cercando di riprendersi ma continuando a sghignazzare tra sé.

-Aspetta, aspetta, c’è una targhetta accanto!- Felix si avvicinò e controllò la targa -“Un’opera di F. Durke. Un ready-made creato quasi per caso un pomeriggio autunnale da una mente superiore e di grande talento” Non ci credo che la mia prima opera ufficiale sia un ready-made- lesse, tra una risata e l’altra e per certi versi quasi offeso.

-Scommetto che è stato il signor Curie- Mirren scosse la testa, alzando gli occhi al cielo.

-Mirren, ti ho visto crescere, chiamami Ty- una voce alle loro spalle li fece sobbalzare.

Apparteneva ad una guardia di sicurezza che sfiorava i sessant’anni, con grossi baffi da tricheco ma l’aria giovanile.

-Ty, quanto tempo!- Felix lo salutò con un gran sorriso, asciugandosi le lacrime per il troppo ridere.

-Troppo tempo, e i miei due combinaguai preferiti non sono neanche venuti a trovarmi- Tyson, la guardia di sicurezza, incrociò le braccia e li guardò offeso.

-Era nei piani. La prima cosa che abbiamo fatto appena entrati è stato parlare di te- si giustificò Felix, alzando le mani.

-Ah, dici sempre così, ragazzo. Ho sentito che ti sei laureato. Congratulazioni- Ty gli scompigliò i capelli affettuosamente.

Mirren fu un po’ geloso. Anche lui avrebbe voluto scompigliare i capelli di Felix con tale naturalezza.

E toccarli…

E giocarci…

E stringerli forte mentre…

… uff, ripigliati, Mirren!

-Sì, ora arriva la parte peggiore, trovare un lavoro dove applicare la mia laurea- Felix continuò a parlare con Ty.

-Perché non lavori qui?- gli propose la guardia di sicurezza.

Seguì qualche secondo di silenzio alla proposta.

-Sul serio?- chiese Felix, sorpreso.

-Avete dei posti liberi?- gli fece eco Mirren, speranzoso.

-C’è carenza di guide del museo, e potresti lavorare anche in segreteria, o come guardia di sicurezza. Se vuoi posso farti parlare con il capo. Sono certo che ti assumerebbe in un lampo- Ty gli mise una mano sulla spalla, incoraggiante.

Gli occhi di Felix brillarono di speranza, ma scosse comunque la testa.

-Potremmo fare un altro giorno? Oggi sono impegnato- si scansò da Ty e mise un braccio intorno alle spalle di Mirren, che non se l’aspettava e sobbalzò leggermente.

-Non preoccuparti, Felix. È importante posso aspettarti- provò a convincerlo ad accettare l’occasione, ma Felix scosse la testa.

-No, no. Oggi sono tutto tuo. E poi preferisco prepararmi bene prima di affrontare un colloquio di lavoro- insistette, stringendogli la spalla.

-Oh oh, ma cosa abbiamo qui. Ho per caso interrotto un appuntamento galante?- chiese Ty, con sguardo malizioso, probabilmente già pronto a dirlo a tutti quelli che conosceva.

-No!- si affrettarono a negare entrambi, con forse troppa veemenza.

-Doppia negazione di solito significa sì- continuò a supporre Tyson.

Dopo Amabelle, era il più fervido sostenitore della ship.

-No, Ty. Siamo solo amici, come sempre. Ma oggi è il suo pomeriggio libero quindi lo sto viziando con una passeggiata nel viale dei ricordi, ora che ho finito con la mia università- spiegò Felix, convincente.

Persino Mirren per poco non si convinse.

-Va bene ragazzi. Allora non vi trattengo oltre. Ma vi tengo d’occhio. Gli aneddoti iniziano ad essere pochi. E per il lavoro, Felix, passa da queste parti quando vuoi durante la settimana- Tyson fece loro un occhiolino e continuò il suo giro di pattuglia delle sale.

-Fichissimo. Ti immagini lavorare qui?! Sarebbe un sogno!- esclamò Felix, entusiasta.

-Sei ancora in tempo per approfittare dell’opportunità- lo incoraggiò Mirren, indicando la strada intrapresa dal signor Curie.

-Non oggi. Oggi sono tutto tuo, e non come amico, nel caso te ne fossi dimenticato- gli sussurrò all’orecchio, facendogli poi l’occhiolino e lasciandolo lì mentre osservava altre opere.

No, il cuore di Mirren non avrebbe retto se avesse continuato così.

Felix giocava con lui come un gatto gioca con il topo prima di mangiarlo.

…non era male l’idea di essere mangiato da Felix.

Sul serio, Mirren, ripigliati!

Felix fece un buon lavoro a ripigliare Mirren, perché, sebbene quello fosse un appuntamento, non fece assolutamente niente di diverso, e strano, e inaccettabile o accettabile ma inusuale.

Era il solito, fantastico, Felix.

E lentamente Mirren iniziò a rilassarsi, ed essere il solito, meraviglioso, Mirren.

Meraviglioso per Felix, ovviamente.

Anche se ancora un po’ stranito da come la situazione si stava evolvendo.

Non si aspettava un pomeriggio così normale.

Gli piaceva, tantissimo, ma era convinto che fosse cambiato tutto, tra loro. Era quello che gli aveva impedito di confessarsi prima.

Invece era tutto uguale.

E mancava qualcosa in quella giornata.

Alla fine del giro, era il momento della mostra temporanea.

-Qual è l’artista di questo mese?- chiese Mirren, avvicinandosi curioso.

-Il tema è l’impressionismo- spiegò Felix, eccitato.

Era la sua corrente artistica preferita. E anche Mirren condivideva l’hype.

-Andiamo all’esplorazione allora- incoraggiò Felix a precederlo, e si addentrarono in quello spettacolo di impressioni, rapidità nel dipingere e bellezza.

A differenza della mostra generale, MIrren non aveva mai visto quei quadri, quindi la sua concentrazione virò dalla preoccupazione costante dell’appuntamento, alla meraviglia dei quadri che lo circondavano.

E perse quasi cognizione del tempo e dello spazio osservando le opere impressioniste esposte, commentando sporadicamente e sorridendo affettuosamente verso Felix ogni volta che si entusiasmava più di quanto fosse moralmente accettabile.

La sua passione era fiammante e d’ispirazione. Mirren sperava davvero che avrebbe ottenuto il lavoro.

Verso la fine dell’esposizione, un’opera in particolare attirò completamente al sua attenzione.

Era un quadro molto piccolo, composto da poche pennellate, che però trasmetteva la meraviglia di un romantico tramonto.

-“Vista su Harriswood” di un nuovo artista di nome Mela Verde. È un dipinto impressionista contemporaneo. Geniale, vero?- Felix si accorse del suo interesse, e poggiò il mento sulla sua spalla, osservando bene il dipinto.

-Impressionante, se perdoni il gioco di parole- scherzò Mirren, senza neanche accorgersi del tutto del gesto di affetto.

Felix ridacchiò sommessamente, dandogli un colpetto sul piede.

Mirren ebbe una mezza idea di prendere il telefono e fare una foto per immortalare quella meraviglia.

Si interruppe di scatto, e si irrigidì nel rendersi conto che la sua mano stringeva inconsciamente quella di Felix.

Quando era successo?!

Perché non se n’era accorto?!

Cavolo, era fantastico!

E super naturale!

Avrebbe potuto stringerla per sempre.

Poteva farlo? 

Era stato sicuramente Felix a prendergliela, quindi poteva tenerla senza problemi, no?

Probabilmente Felix si rese conto del suo disagio, perché gli strinse la mano più forte.

-Fai quello che ti senti, Mirr- gli sussurrò all’orecchio, prendendo il proprio telefono con l’altra mano e scattando una discreta foto all’opera d’arte.

Tutto quelli che si sentiva, eh? Era un ottimo consiglio, ma non era il caso di seguirlo, almeno non in un luogo pubblico.

Santo cielo Mirren, ripigliati!!

Beh, tenere la mano andava benissimo, sì. Perfetto.

E poi non c’era nessuna faccia conosciuta nelle vicinanze, ed erano molto discreti. Sì, si poteva fare.

Peccato che ora che Mirren era del tutto consapevole di tenere la mano di Felix, non riusciva a pensare assolutamente a nient’altro.

Fortuna che erano alla fine della mostra.

Un momento… la fine della mostra.

-Oh, è finita- commentò, una volta raggiunta l’uscita, senza riuscire a trattenere la sua delusione.

Soprattutto perché, una volta fuori, Felix gli lasciò la mano e iniziò ad armeggiare nello zaino, cacciando prima il portafogli di Mirren, e poi le chiavi della moto.

-Siamo stati dentro più di due ore- gli fece presente Felix, divertito dalla sua espressione triste.

-Con te il tempo passa troppo in fretta- si lamentò Mirren, senza rendersi minimamente conto di quanto zuccherosa risultasse quella semplice ovvietà, e facendo arrossire Felix fino alla punta delle orecchie.

Ah, vendetta!

Per una volta era lui a mettere in difficoltà Felix, e non il contrario.

Ma restava comunque deluso.

E Felix si riprese anche abbastanza in fretta.

Gli porse il portafogli e gli lanciò un sorrisino furbetto.

Un sorrisino che aveva trasmesso ad Amabelle, ma che su di lui era molto meno malizioso e più genuinamente emozionato per qualcosa.

Mirren riprese il portafogli, e lo guardò confuso.

-Cosa?- chiese, senza sapere cosa aspettarsi.

-Tu pensi davvero che sia tutto qui quello che ho preparato?- chiese, fingendosi offeso e salendo sulla moto.

Fece cenno a Mirren di fare altrettanto.

Lui scosse la testa, accennando un sorrisino.

-Cosa hai architettato, Durke?- chiese, esitando un po’ nel salire dietro di lui.

Più per riprendersi da tutte quelle emozioni, che per altro.

-Sono le otto, è ora di cena. Al “Violin Key” ovviamente- gli fece un occhiolino. 

Il “Violin Key” era il ristorante preferito di Mirren, anche se era di nicchia. La parte più bella, oltre agli ottimi dolci, era l’orchestra che suonava musica classica dal vivo ogni sera.

-Qualcosa mi dice che questa volta mi permetterai di pagare, vero?- Mirren si tastò la tasca dove aveva riposto il portafogli e si sedette dietro a Felix, stringendogli con più sicurezza il petto.

Gli sembrò di sentirlo fremere, ma non fece commenti al riguardo.

-Ehi, io ti ho restituito il portafogli, ma sono ancora deciso a pagare, sappilo. Ma sono aperto a una gara a chi riesce ad offrire prima- scherzò, mettendo in moto.

Mirren lo strinse più forte, preparandosi a partire.

Una meravigliosa mostra in galleria e una cena nel suo ristorante preferito. Certo che Felix faceva le cose in grande.

Aveva ancora qualche remora per tutta quella storia, ma nonostante tutti i dubbi, quello di stava rivelando essere il giorno più bello della sua vita.

 

Quello era senza ombra di dubbio il giorno più bello della vita di Felix.

Era andato tutto alla perfezione, ogni singola cosa.

Certo, era arrivato in ritardo, aveva scherzato forse un po’ troppo e per poco non rivelavano a Tyson della relazione, cosa che avrebbe portato l’intera città a sapere il segreto, ma erano quisquilie.

Perché il resto del tempo era stato perfetto!

E anche se Mirren era rimasto teso tutto il tempo, ora, arrivati al dessert, si era completamente rilassato, e l’appuntamento era diventato decisamente da sogno. E la musica classica romantica che riecheggiava nell’aria rendeva l’atmosfera ancora più magica.

Soprattutto perché poteva fissare Mirren mangiare un’abbondante fetta di torta al cioccolato con occhi sognanti senza preoccuparsi di nascondere l’affetto profondo che provava per lui.

Anche se, doveva ammetterlo, si era trattenuto parecchio quel giorno.

Aveva progettato tutto nei minimi dettagli, e, forse per la prima volta in vita sua, aveva riflettuto con minuziosa attenzione su cosa fosse più appropriato fare, come farlo, e quando. 

Da quello che aveva dedotto, ciò che più frenava Mirren era il timore che tutto, tra di loro, sarebbe cambiato.

Quindi aveva organizzato una giornata esattamente come ai vecchi tempi, l’aveva trattato nello stesso modo, e aveva solo aggiunto qualche spezia per fargli capire che, sì, era sincero quando gli aveva promesso che qualsiasi risposta avrebbe dato alla confessione, la loro amicizia non sarebbe cambiata.

Per Felix non c’era amicizia o amore. 

Per lui l’amore era un upgrade dell’amicizia, e tutto quello che aveva con Mirren sarebbe rimasto, sebbene arricchito da qualcosa in più.

Tipo guardarlo con occhi adoranti mangiare la torta, macchiandosi gli angoli della bocca di cioccolato.

Si trattenne a stento dal sollevare la mano e pulirgliela, ma doveva andarci piano.

Era comunque Mirren, e non era un tipo fisico in generale, neanche con il proprio ragazzo… probabilmente… non che ne avesse mai avuto uno.

Almeno Felix sperava che non ne avesse mai avuto uno.

Vabbè, non era importante al momento.

-Mirr, ti è piaciuto questo appuntamento?- chiese, approfittando che fosse in procinto di finire e che non ci fosse nessuno ai tavoli vicini e a portata d’orecchio.

-È stata davvero una bella giornata, Felix- rispose lui, con un sorriso posato.

Beh, dai, era una risposta con cui si poteva lavorare.

Era la domanda successiva che si sarebbe rivelata davvero importante.

Felix fece un profondo respiro, e la porse con una nonchalance che non possedeva affatto.

-Ti sei pentito di quello che hai detto domenica?- chiese, cercando di guardarlo negli occhi ma fallendo immediatamente e limitandosi a fissare il piatto quasi ripulito della torta.

Sebbene avesse espresso completa sicurezza, quel giorno, anche lui, come Mirren, aveva parecchie preoccupazioni. Ed era terrorizzato che, ora che la speranza era volata, Mirren gliel’avrebbe abbattuta con un letale colpo di pistola dritto al cuore.

Mirren esitò qualche secondo, giocherellando con la forchetta.

Era evidente che aveva ancora qualche preoccupazione, ma decise di metterle da parte, almeno per il momento.

-No, per niente- piegò la testa per incontrare il suo sguardo, e gli fece un sorriso incoraggiante.

Felix ricominciò a respirare, e il nodo allo stomaco che si era formato nell’attesa si sciolse.

Sollevò la testa, e ricambiò il sorriso di Mirren guardandolo negli occhi.

-Bene, allora posso passare all’ultima fase dell’appuntamento- tornò pieno di energie, e armeggiò nello zaino per un attimo, prima di tirare fuori una cartellina piena di fogli.

Mirren aveva avuto  molti momenti di confusione quel giorno, ma nessuno si avvicinava neanche lontanamente a quello lì.

Fissò Felix come se venisse dallo spazio.

Probabilmente temeva che gli avrebbe chiesto di sposarlo lì e subito.

Onestamente Mirren non avrebbe avuto alcuna obiezione, ma avevano bisogno di testimoni e un giudice.

-Tranquillo, non ho intenzione di chiederti in marito- lo rassicurò Felix, aprendo la cartellina e iniziando a spargere i fogli sul tavolo.

Oh… peccato.

-E qual è il tuo piano?- indagò Mirren, prendendo un paio di fogli e notando che c’erano i loro orari settimanali nei minimi dettagli.

-Semplice, stilare un piano d’azione con regole per la nostra relazione, almeno per questi primi stadi. Mi sono permesso di mettere al primo posto “Non dire a nessuno che stiamo insieme a meno che non ne abbiamo parlato prima”, perché sono certo che non avresti avuto obiezioni.

Mirren era sconvolto.

-Tu… hai stilato un piano d’azione?- chiese, a bocca aperta.

-Yep! Ma tranquillo, ho solo organizzato le basi, poi le compileremo insieme. Per esempio, questa silhouette di un corpo umano serve come base per le zone che non ti da fastidio che io tocchi. Useremo i colori per orientarci: verde le zone tranquille. Arancione quelle che dipende dalle circostanze e in ogni caso è meglio chiedere. Rosse quelle che per il momento, ma anche per il resto della vita se vuoi, non serve neanche chiedere perché è un sonoro “NO!”. Ho segnato già in verde braccia, piedi e spalle. Per il resto ti lascio il foglio così puoi compilare tu- spiegò Felix, molto soddisfatto da sé.

Mirren era super sconvolto.

-Tu hai stilato un piano d’azione?!- ripeté, osservando tutte le carte a bocca aperta e analizzando ogni singolo dettaglio.

-Sì, non sembrare così sorpreso. Comunque, i miei grafici li ho già compilati, e te li darò. Tu compili i tuoi e poi li dai a me così siamo sicuri. Ovviamente ne parleremo tra noi, e non sono regole da seguire minuziosamente. Solo delle basi per regolarci e per evitare che la nostra relazione possa metterti a disagio in alcun modo. Voglio che tu sia tranquillo quando stai con me, senza temere neanche per un secondo che le cose saranno strane o imbarazzanti, o incerto su come comportarti- Felix porse le proprie carte, sorridendo molto incoraggiante.

Mirren era oltre lo stato di sconvolto. 

Guardava Felix a bocca aperta come se non lo riconoscesse.

Poi lanciò una veloce occhiata verso il foglio appena ricevuto, in particolare la sagoma umana. E immediatamente dopo si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno nelle vicinanze.

Felix fece altrettanto.

-Tranquillo, Mirren, mi sono assicurato che…- la sua rassicurazione venne interrotta quando Mirren si sporse verso di lui, gli prese il volto tra le mani, e lo baciò, con una passione della quale Felix non credeva fosse capace.

Dopo un istante iniziale di sbigottimento, Felix si affrettò a ricambiare, sporgendosi verso di lui e cercando di trovare una posizione comoda.

Era il loro quarto bacio non ufficiale… ma fu come se fosse il primo.

Non erano più bambini di nove anni che sperimentavano le “cose da adulti”, confusi da quel gesto ma comunque così uniti l’uno all’altro da volerlo provare.

Non erano così ubriachi da credere che fosse tutto un sogno. 

Non erano così disperati da attaccarsi alla prima boa che trovavano.

Erano due ragazzi, innamorati da sempre, che finalmente trovavano la forza di esprimere, a parole e a gesti, tutto il loro amore.

E se quei tre tentativi precedenti erano serviti a qualcosa, si poteva dire che fossero stati un buon trampolino di lancio per il più bel bacio che Felix avesse mai ricevuto.

Quando si staccarono per riprendere fiato, era decisamente intontito, ancora piegato verso Mirren come a chiederne ancora, e ci mise qualche secondo di ricordare dove fosse e cosa fosse successo.

-Le labbra erano segnate- si giustificò Mirren, indicando il colore verde sul volto della sagoma di Felix.

A dire il vero Felix aveva colorato tutto di verde ad eccezione della zona lombare, che al momento era un arancione un po’ scuro, perché era meglio non correre.

Ma non si aspettava che Mirren si buttasse così in fretta sulle zone verdi.

-Uh… ah… hey…- borbottò, ancora intontito, sistemandosi al posto e cercando di recuperare il filo del discorso. 

Notò che Mirren era tornato ad osservare il piano d’azione, con occhi brillanti.

E Felix capì il motivo per cui si era esaltato tanto.

Si sfiorò le labbra, e sogghignò tra sé.

-Dovrei fare piani d’azione più spesso- commentò, tornando spavaldo.

-È la cosa più sexy che tu abbia mai fatto- commentò Mirren, senza una punta di esitazione, ma guardandolo fisso negli occhi.

Le guance di Felix, già rosse come pomodori, divennero melograni. 

-Wow… attento Mirren, dire queste cose in un luogo pubblico potrebbe essere pericoloso- lo provocò Felix, malizioso.

Era il turno di Mirren di arrossire.

Gli tirò un leggero calciò sotto il tavolo.

-Ora non ti esaltare troppo- gli infranse le speranze, facendo il serio.

Ma Felix notò il sorrisino che cercava di nascondere.

-Quindi… può funzionare?- Felix decise di tornare al discorso principale, e indicò i fogli.

La domanda implicita però non era sul piano d’azione, ma su di loro.

-Hai dei colori?- chiese Mirren, prendendo il proprio foglio con la silhouette umana.

Felix cercò nella borsa, e gli porse tre pennarelli.

Mirren prese senza esitazione quello verde, e colorò in fretta due parti che Felix non si sarebbe mai aspettato. Almeno non subito.

Lo passò sul tavolo, per farglielo vedere prima di intascarlo per completarlo meglio una volta a casa.

Bocca e mani.

Poi gli prese la mano da sopra il tavolo, e tornò a mangiare quello che restava della torta.

Era ufficiale.

Stavano insieme.

Stava insieme a Mirren.

Stava insieme all’amore della sua vita, che per anni aveva cercato di approcciare e non era mai riuscito a conquistare.

Stava insieme al suo migliore amico di sempre.

Aveva una leggera nausea, sensazione di vertigini, e un groppo alla gola.

Era a pochi istanti dallo scoppiare a piangere, troppo sopraffatto dall’emozione.

Ma strinse la mano di Mirren, e si fece forza.

-Credo che questo potrebbe essere un buon momento per dirti che quando prima sono andato in bagno a lavarmi le mani, ho anche pagato in anticipo il conto, lasciando una buona mancia- Mirren cambiò argomento, sciogliendo la tensione e finendo il dolce con un cipiglio soddisfatto.

Felix scoppiò a ridere.

-Sei ingiusto! Speravo di fare una corsa in cassa!- si lamentò, lasciandogli la mano per incrociare le braccia e guardarlo offeso.

-In guerra e in amore tutto è concesso- obiettò Mirren, facendogli un occhiolino.

-Questa è guerra o amore?- chiese Felix, sporgendosi verso di lui.

-Tutte e due le cose, ovviamente- Mirren si sistemò gli occhiali, e diede un bacio a fior di labbra a Felix, soddisfatto per la sua risposta.

Felix ridacchiò maggiormente, e si vendicò prendendo un po’ di glassa con il dito.

Mirren lo lasciò fare.

Felix stava con Mirren.

Erano una coppia.

Era ormai ufficiale.

Per entrambi, quello era senza dubbio il giorno più bello della loro vita.

 

Venerdì 26 Luglio

Manny era finalmente riuscito a partecipare alla sua seconda serata film.

La prima non era andata benissimo, ma quella volta era deciso ad interagire un po’ di più con gli amici di Max.

Anche se temeva parecchio il loro giudizio, soprattutto quello di Clover, dato che era la sua migliore amica e voleva farle una buona impressione.

Alla fine, però, era stata Amabelle a dargli maggior filo da torcere, dato che per la durata dei due film scelti l’aveva guardato storto, studiando ogni suo movimento e irritandosi ogni volta che Manny faceva qualcosa di giusto.

E con giusto intendo tipo aiutare Max con i popcorn, chiacchierare con Clover o aiutare la stessa Amabelle quando aveva chiesto a qualcuno se poteva farle una treccia.

Più era gentile con lei, più Amabelle la guardava storto, ma Manny aveva deciso di non darle troppo peso, e, alla fine, si era divertito parecchio, quella sera.

Soprattutto perché avevano visto Notting Hill!

Manny adorava quel film!

E in generale il cliché di due personaggi che nonostante la diversa classe sociale, riescono ad innamorarsi e sposarsi e vivere per sempre felici e contenti.

Non a caso il suo cartone Disney preferito è Cenerentola.

Era davvero felice che Max l’avesse proposto.

L’horror giapponese proposto da Clover era stato meno interessante, ma non si era lamentato.

Il motivo per cui non gli piacevano gli horror, dopotutto, era che che non riusciva a spaventarsi.

Riusciva a mantenere una compostezza quasi regale in ogni situazione, e questo comprendeva i film spaventosi.

Quindi aveva passato tutto il film a tenere la mano di Max, e a stringerlo al petto quando non voleva vedere le scene.

E il suo comportamento aveva dato i suoi frutti, perché a fine serata, Clover aveva sollevato il pollice nella sua direzione e aveva annuito, quindi aveva superato il suo test.

E alla fine, poco prima di andare via, Amabelle l’aveva preso da parte e gli aveva detto testuali parole -Sei su un filo- con un dito per aria, e Manny lo considerava un buon risultato.

Al momento, in casa, l’ultimo ospite rimasto era lui, dato che aspettava che Gerda lo venisse a prendere a nel frattempo sperava di poter passere un po’ di tempo solo con Max.

…c’era anche Denny, e il signor Sleefing, ma entrambi erano nelle proprie camere, quindi era come se fosse solo con Max.

E non capitava molto spesso, dato che erano entrambi impegnati con il lavoro.

-Max, ho qui altri piatti sporchi- annunciò rumorosamente prima di entrare in cucina con una pila di piatti da lavare.

Nonostante la sua attenzione, Max sobbalzò comunque, ancora scosso dal film horror.

-Oh, hey. Grazie!- provò a riprendersi, lasciando per un attimo perdere la pulizia già in corso per liberarlo del fardello dei piatti.

Manny non glielo permise, e caparbiamente glieli portò almeno fino al lavello, prima di prendere una spugna per aiutarlo nell’impresa.

Max aprì la bocca per obiettare, ma Manny gliela chiuse con un bacio.

-Va bene- cedette infine, ritornando ai propri piatti.

-È stata proprio una bella serata, vero?- Manny attaccò bottone, ripensando ai film e alla compagnia.

-Mi dispiace per il film scelto da Clover. Le avevo chiesto di andarci piano almeno oggi, ma le capita raramente una serata con Amabelle e Denny insieme, ultimamente- Max si affrettò a giustificare la sua migliore amica, mortificato.

Manny ridacchiò.

Era davvero adorabile.

-Non preoccuparti- si affrettò a rassicurarlo -Non mi fanno effetto gli horror, e poi ho avuto il piacere di tenerti tra le braccia per tutta la durata del film, ne è valsa decisamente la pena- gli sussurrò all’orecchio, flirtante.

Max arrossì leggermente.

-Devo ammettere che è stato l’horror meglio vissuto della mia vita- ammise Max, ricambiando il tono.

-Ma Notting Hill è stato meglio- aggiunse Manny, tornando serio e continuando a pulire i piatti.

Max sorrise raggiante.

-È uno dei miei film preferiti. Adoro il tema della differenza di classe, e la stampa, e tutte quelle cose lì. Mi piace quando l’amore vince su tutto- commentò, sognante.

-Come tua madre- commentò Manny, portando la discussione su un livello più serio e sperando di poterla usare come trampolino di lancio per un discorso che già da un po’ progettava di introdurre.

Aveva troppi segreti con Max, ed ora che la loro storia iniziava ad essere davvero seria, e lui si rendeva sempre più conto di amarlo, il minimo che potesse fare era essere onesto con lui.

Anche se non era per niente facile dopo tutto quello che aveva fatto per mantenere i propri segreti.

Sarebbe stato oltremodo imbarazzante dirgli di Sonja, e di Gerda, e del suo vero problema con il Corona.

Non era neanche del tutto certo che Max avrebbe potuto perdonarlo.

Ma era meglio introdurre prima le basi, per fargli capire mano a mano la situazione.

E quello sembrava un buon momento per iniziare.

-Sì, come mia madre. Forse il motivo per cui questo cliché mi piace è proprio perché mi fa pensare a lei. La giovane ragazza ricca che lascia tutta la sua stabilità per seguire l’amore. In effetti la rispecchia- commentò Max, mettendo un piatto a scolare, pensieroso.

-Però anche l’idea che una persona di ceto sociale più basso finisca in una ricca famiglia e venga accettata passando dalla povertà alla ricchezza è bella, non trovi?- la buttò lì Manny, evitando per un pelo che gli scivolasse il piatto dalle mani. Era terribilmente nervoso e tremante per dove quella discussione sarebbe andata a parare.

Max non se ne accorse, e si limitò ad aiutarlo prendendogli il piatto dalle mani e mettendolo a scolare.

-Certo, ma è molto più inverosimile, secondo me. E poi la vita dei ricchi è spaventosa, tra lotte costanti e… ugh, matrimoni combinati- Max rabbrividì, disgustato alla sola idea.

E anche Manny rabbrividì, ma per un diverso motivo.

Max aveva tirato fuori un argomento che voleva davvero introdurre, ma non sapeva come.

Ed eccolo lì, servito su un piatto d’argento.

Ma non credeva di essere pronto ad affrontarlo.

Doveva almeno provarci.

-Terribili i matrimoni combinati- borbottò, senza scomporsi eccessivamente.

-Già! La cosa che odio più al mondo! Il matrimonio dovrebbe essere celebrato per amore. Che senso ha sposarsi per soldi, eredità o altro. Per quello ci sono contratti, no? Ma che ne so. Non capirò mai le persone ricche- Max invece si infiammò completamente, e scosse la testa con violenza, mentre continuava a mettere via i piatti, forse con un po’ troppa forza.

-Beh, dai, non tutti i matrimoni combinati sono per soldi. A volte è anche una questione di abilità necessarie in un coniuge. Tipo, pensa ai matrimoni reali. Nei tempi antichi re e regine si sceglievano con un’accurata selezione per la prosperità del popolo. Era un lavoro che si guadagnava sia con matrimonio che con competenze- provò a spezzare una lancia a favore del matrimonio combinato, anche se era contrario.

L’esempio era il peggiore che potesse usare.

Max lo guardò incredulo per un attimo, quasi offeso, ma si riprese subito.

-Stai studiando storia?- chiese, cercando di cambiare argomento, probabilmente per non innescare una discussione e rovinare la serata.

Ma Manny era andato troppo avanti per tirarsi indietro adesso.

-Sono un esperto di storia, ma non c’entra. Io ti do ragione. In tempi moderni il matrimonio combinato è un’assurdità. Ma posso capire se qualcuno pensa che sia una buona scelta, e se c’è il consenso dei due coniugi, potrebbe anche funzionare- provò ad assumere una visione più neutrale sull’argomento, per evitare di litigare.

Max, che era molto aperto, iniziò a rifletterci con attenzione, asciugandosi le mani dopo aver finito di lavare i piatti.

L’attenzione finì tutta su Manny, e non era certo che fosse un bene.

-Beh, immagino che sia una situazione troppo lontana da me perché io possa sapere esattamente come ci si sente- ammise, alzando le spalle, e portando la discussione in zona neutrale.

-Già, è una situazione lontana da te. Ma se fosse vicina, tipo, se fossi costretto ad avere un matrimonio combinato per aiutare la tua famiglia, come reagiresti?- chiese, sinceramente incuriosito, anche se non era la domanda che avrebbe dovuto fargli.

Ma cercava inconsciamente di prolungare l’agonia.

-Wow, questa sì che è una domanda semplice: troverei un altro modo- rispose Max, ovvio.

Manny era sorpreso dalla sua sicurezza.

-Davvero?- chiese, poco convinto.

-Certo. Ci sono tanti modi per aiutare la propria famiglia. Potrei tranquillamente trovarmi altri lavori, o emigrare nel caso non si trova lavoro, o chiedere un prestito a Clover che ripagherei lavorando per lei. Oppure…- Max non era disposto a cedere a ricatti, evidentemente, soprattutto se lo portavano lontano dall’amore.

Era il momento di tirare fuori i pezzi grossi.

-E se la persona che ti piace fosse promessa in sposa a qualcuno?- chiese Manny, in un sussurro.

Questa domanda sembrò seriamente mettere in difficoltà Max.

-Beh, ammetto che questa è difficile, perché me la chiedi?- Max provò a sviare, e a prendere tempo.

Manny alzò le spalle.

-Così, curiosità. Gerda ultimamente è fissata con un gioco dove l’interesse amoroso è in un matrimonio combinato e mi ha fatto pensare a come reagiresti tu al posto del protagonista- cercò di apparire rilassato e tranquillo. Per fortuna, o sfortuna, era un bravo attore.

Anche se non aveva mentito. Era vero che Gerda era fissata con Mystic Messenger negli ultimi tempo.

Max ci pensò un po’ su.

-Beh, se la persona che mi piace non vuole sposarsi penso che cercherei di aiutarla ad evitare il matrimonio. Anche se è una cosa che farei a prescindere. Sono felice comunque che non mi troverò mai in una situazione del genere, dato che ho te- Max provò di nuovo a cambiare discorso, portandolo sul piano romantico, e Manny accennò un sorriso, che però uscì un po’ teso.

-Se ti dicessi che io sono promesso sposo a qualcuno?- chiese poi, in un sussurro.

-Woo, che brutta immagine. Non voglio neanche pensarci- Max evitò l’argomento, sistemando meglio il lavandino per fare qualcosa.

In effetti quello non era un discorso da fare in cucina.

Ma ormai stavano arrivando al punto focale del discorso.

-Max, io sono promesso in sposo a qualcuno- rivelò Manny, in tono fermo.

Max interruppe quello che stava facendo, rimase qualche secondo immobile, e poi si girò verso Manny, accennando un sorrisino.

-È uno scherzo, vero?- chiese, sicuro di sé.

Manny rimase impassibile. Il suo volto era serissimo.

-Vero?- ripetè Max, iniziando a spaventarsi.

Manny aprì la bocca, pronto a spiegare tutto, ma si fermò sui suoi passi, notando lo sguardo perso del suo ragazzo.

Perché solo una volta aveva visto Max così ferito e spaventato, ed era stato uno spettacolo così innaturale e sbagliato che si era ripromesso che non l’avrebbe mai più fatto sentire così.

Doveva dirgli la verità, era per il suo bene.

Ma perché rovinargli la serata con una notizia che l’avrebbe solo fatto stare peggio?

Alla fine, fece un metaforico passo indietro, e si aprì in un sorriso divertito.

-Sì, sto scherzando. Volevo solo sapere quale sarebbe stata la tua reazione seria. Sono andato un po’ oltre, mi dispiace- mise le mani avanti, e si avvicinò a Max per rassicurarlo.

-È stato venti volte peggio dell’horror visto con Clover. Ti prego, non farmi mai più uno scherzo così- Max lo strinse al petto, tirando un profondo sospiro di sollievo.

Il cuore di Manny piangeva, gridava, e voleva ammazzarlo.

Ma non ce l’aveva fatta a dire tutta la verità.

Un giorno sicuramente avrebbe ripagato tutti gli errori che aveva fatto da quando era andato a sbattere contro Max quel fatale giorno di Marzo, e quell’omissione si sarebbe aggiunta al conto.

Ma non era quello il giorno.

Il cellulare gli suonò in tasca, e controllò il nuovo messaggio, che lo informava che Gerda era fuori e in attesa di prenderlo per portarlo a casa.

Ottimo tempismo.

-Devo andare, Gerda mi aspetta fuori- informò Max, separando l’abbraccio e dandogli un bacio sulla guancia.

-Oh, salutamela tanto, e state attenti- Max tornò a pulire il lavello, ricambiando il bacio, e agitando poi la mano con un gran sorriso.

Manny uscì in fretta dalla cucina controllando di avere tutto in tasca, e per poco non andò a sbattere contro Denny.

-Oh, scusa, non ti avevo visto. Sto andando via, mi è venuta a prendere Gerda- lo informò, assicurandosi di non averlo urtato in nessun modo.

Denny si limitò a guardarlo storto.

-Vado ad aiutare Max- sibilò tra i denti, entrando e lasciandolo da solo nel corridoio.

Manny era sorpreso, doveva ammetterlo. Denny, nel gruppo di persone vicine a Max, era quello che lo preoccupava di meno. Ed era anche quello che gli stava più simpatico. Non si aspettava che l’affetto non sarebbe stato ricambiato.

Forse aveva udito la conversazione appena avuta, e aveva intuito che Manny non aveva detto tutta la verità?

Non l’avrebbe mai saputo, ma si disse che, a prescindere, meritava tutto l’odio del mondo.

Perché si era infognato in una rete di segreti e bugie, e quando aveva la possibilità di districarsi, finiva solo per intrecciarsi ancora di più.

Ma ci stava seriamente provando, a sistemare ogni suo errore.

Solo che era più difficile del previsto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ci ho messo un po’, scusate, ma volevo che questo capitolo uscisse perfetto, e quindi me la sono presa con più calma.

E poi è uscito parecchio lungo :D

Finalmente un po’ di fluff dopo tanta sofferenza. Nuove amicizie che nascono, amori che sbocciano (FINALMENTE LA FERREN È CANON!!!) e coppie che restano unite nonostante gli scherzi di cattivo gusto (anche se dubito che Manny stesse scherzando).

Parlando più nello specifico, come sempre…

Vi mancava Sonja? 

Magari non ve ne siete neanche accorti, ma non compare con un ruolo sostanzioso dal capitolo 22, quando è rimasta chiusa nello scantinato con Max.

Ma comparirà di più prossimamente, sia come confidente di Denny, che come personaggio con la sua storia.

Quindi spero che vi piaccia.

Ma parliamo di Denny. Ha ufficialmente fatto coming out! Solo con Sonja e con sé stesso, ma questi sì che sono progressi!!

Sono tanto orgogliosa di lui.

Che ne pensate di Sonja e Denny come amici? 

Vabbè, lasciamo perdere e andiamo dalla ciccia.

E con ciccia intendo Mirren e Felix.

AAAAAAWWWWWW, il loro appuntamento è stato il motivo per cui ci ho messo tempo.

Non perché non volessi scriverlo, ma perché volevo scriverlo bene, e spero di esserci riuscita, sono abbastanza soddisfatta del risultato.

Finalmente una coppia che sicuramente è endgame si è messa ufficialmente insieme (Manny e Max hanno altre cose a cui pensare, e c’è ancora la variabile Sonja).

Sperando che durerà.

Comunque sono adorabili, e se vi chiedete perché Mirren è così aperto alla fine, sappiate che per lui i piani d’azione sono tanta roba, e l’idea di avere un piano d’azione lo mette molto più a suo agio. E poi, come Denny, è represso da così tanto tempo che non può fare altro che scoppiare.

Mi piace come in questo appuntamento si siano praticamente scambiati i ruoli: Felix è diventato quello più organizzato e metodico, mentre Mirren il più impulsivo e guidato dalle emozioni. È la prova che si completano l’un l’altro.

Devo essere onesta, di tutte le coppie, la Ferren è quella che più mi sento di dire che sono anime gemelle.

Perché sono davvero due pezzi di un puzzle che si sono ritrovati. 

Passando a Manny e Max. Pensavo di fare proprio la scena della serata film, ma l’importante viene dopo, e il capitolo stava già uscendo lungo.

Potrei, se volete, aggiungere in futuro la scena come speciale nelle side stories, che consiglio di recuperare se non avete già fatto a questo link: Life Bites.

Ma parlando nello specifico di Manny: ha segreti, parecchi segreti, e quando verranno rivelati, ovvero mi pare nel capitolo 33, io spero, dal profondo del mio cuore, che se un giorno, per sfizio, rileggerete la storia, direte “Aaaaaah”.

Perché a differenza che con Mathi, dove tutto si scopre in modo sorprendente (era anche voluto perché è una sorpresa totale anche per Denny), con Manny sto mettendo tantissimi indizi sparsi qui e lì, e spero davvero che torneranno tutti al proprio posto.

Per il momento l’unica certezza è che ha un grosso segreto che potrebbe riguardare un matrimonio combinato e la sua famiglia.

Mi sono dilungata parecchio, meglio ritirarmi.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, il prossimo non so quando riuscirò a pubblicarlo perché ultimamente l’università inizia a farsi dura.

Spero presto, anche se vi avverto già che sarà un po’ di passaggio (ci sta dopo tutte queste emozioni, dai).

Un bacione e alla prossima a chiunque sia arrivato fino a qui :-*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: Clover e Diego partono per la crociera del matrimonio di Miguel e Paola, Mirren fa una scoperta nella legnaia, Felix ha un colloquio di lavoro

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: ChrisAndreini