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Autore: Ghost Writer TNCS    05/12/2020    0 recensioni
Niflheim è sempre stato famoso per essere un pianeta tetro e ostile, ma questo non aveva fermato i coloni. Il loro spirito intraprendente e gli interessi economici di una grande multinazionale sembravano sufficienti per far fronte a qualsiasi avversità, ma si sbagliavano.
Il sogno si è infranto contro misteriose interferenze, e alla frustrazione ha fatto seguito la criminalità. Se per un amante degli esplosivi la situazione è particolarmente allettante, lo stesso non si può dire per le forze di polizia che cercano di ristabilire l’ordine, costrette a combattere un’organizzazione malavitosa più influente delle autorità ufficiali.
La sfida per la frontiera è iniziata e il più forte imporrà la sua giustizia.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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21. Missione compiuta

Tra ossa rotte e lesioni varie, D’Jagger e i poliziotti lì con lui erano tutti messi abbastanza male. Solo l’intervento di Freyja aveva evitato un bilancio ancora più grave.

«A tutte le unità, parla il commissario Mantina.» L’insettoide aveva la voce disturbata, e la causa era sicuramente il tentato strangolamento ad opera di Kerberosz. «Siamo riusciti a fuggire, ma siamo feriti: dobbiamo tornare subito a Ziqi City. Come procede l’evacuazione?»

«Abbiamo quasi ultimato di evacuare i quartieri residenziali che ci hai segnalato» le rispose uno degli agenti. «L’ul-» Si interruppe all’improvviso e dal microfono uscì un sonoro crepitio, probabilmente un attacco magico di qualche tipo. «L’ultimo gruppo sta aspettando che torni un veicolo, ma siamo stati attaccati da uomini armati. Appena avremo messo al sicuro i civili, dovremo andarcene anche noi.»

«Ricevuto. Grazie per l’aiuto.»

«Ci sono degli immigrati irregolari nei quartieri abusivi» esalò Freyja. Lunaria stava facendo il possibile per contenere le sue ferite, ma le sue abilità curative erano limitate. «Dobbiamo andare a prenderli.»

«No, è troppo rischioso» ribatté Mantina. «E risparmia il fiato: hai superato le mie aspettative, ma sei comunque conciata male.» Detto ciò riprese in mano il comunicatore. «Smidr, aggiornami.»

«Siamo ancora all’inseguimento del Sindaco» disse il gigante di ghiaccio. «Gli stiamo addosso, ma…» Questa volta fu una violenta esplosione a disturbare il loro discorso. «Cazzo! Quello stronzo ci sta sparando addosso munizioni esplosive!»

«Dovete fermarlo a qualsiasi costo» ordinò l’insettoide. «Ora dipende tutto da voi.»

«Ce la faremo.»

 Il blindato del criminale imboccò un vicolo a destra e il mezzo dei poliziotti si accodò.

Si trovavano nei quartieri abusivi e qua e là si potevano vedere i resti di vecchi scontri: mura sfondate, voragini nel terreno, barricate mezze distrutte e veicoli carbonizzati. L’intervento dei mercenari di certo non aveva migliorato le cose sotto questo aspetto.

Il fuggiasco sparò l’ennesimo colpo dall’arma fissa montata sul suo veicolo, ma il proiettile andò a vuoto e l’esplosione coinvolse solo un malridotto prefabbricato. Se non altro il Sindaco aveva una pessima mira.

«Avanti, dobbiamo prenderlo!» esclamò Smidr.

Purtroppo era più facile a dirsi che a farsi: le loro armi erano del tutto inefficaci e avvicinandosi sarebbero diventati un bersaglio molto più facile. Ormai potevano solo sperare che il fuorilegge andasse a sbattere da qualche parte.

Nessuno di loro pensava che sarebbero stati così fortunati, invece una delle ruote del blindato finì in una grande buca e il mezzo sbandò all’improvviso.

«Mio dio!»

Il robusto veicolo sbatté contro i resti di una barricata e si ribaltò.

«Porca miseria!»

Scivolò per inerzia, trascinato dal suo stesso peso, e si schiantò contro un edificio, così forte da poter essere udito in tutto il vicinato.

Il poliziotto alla guida inchiodò e improvvisamente calò il silenzio.

«Avete sentito il commissario? Dobbiamo prendere il Sindaco!» ordinò Smidr.

Tutti quanti impugnarono le armi e scesero dal veicolo, attenti e concentrati: ormai sapevano di non dover sottovalutare il loro nemico.

Cominciarono ad avvicinarsi, lenti e con cautela. Dopo pochi secondi una violentissima esplosione li investì e li scaraventò indietro.

Difficile dire quanto rimasero a terra. Fu la voce del commissario Mantina a risvegliarli: «Mi ricevete? Cos’è successo? Smidr! Qualcuno mi riceve?!»

«Merda!» imprecò uno degli agenti. «Fottuti esplosivi!»

«Il veicolo del Sindaco… è esploso» riferì il gigante di ghiaccio. «Ha perso il controllo e si è schiantato. Questo deve aver innescato le munizioni che trasportava.»

«Quindi è morto? Avete visto il cadavere?»

«Ora andiamo a controllare…»

Ancora storditi, i poliziotti si avvicinarono con estrema cautela. Il blindato era avvolto dalle fiamme, il calore era insopportabile, ma dovevano assicurarsi che il Sindaco non fosse fuggito.

«Vedo qualcosa.»

«Sì, lo vedo anche io.»

«È sicuramente il Sindaco.»

«Merda, non ci credo che sia morto così!»

«Riuscite a recuperare il cadavere?» chiese Mantina. «Dobbiamo identificarlo.»

«Sta ancora bruciando, ora ci proviamo… Un momento. Cazzo, sta arrivando qualcuno! Al riparo!»

Il commissario e gli altri udirono un rumore di spari.

«Sono arrivati altri criminali!» esclamò il gigante di ghiaccio. «Dobbiamo andarcene!»

 «Ricevuto» annuì l’insettoide. «A tutte le unità: il Sindaco è morto, ci ritiriamo a Ziqi City.»

D’Jagger avrebbe voluto fare una battuta sulla deludente fine del loro acerrimo nemico, ma preferì trattenersi: i poliziotti lì presenti avevano pagato a caro prezzo quel risultato.

***

Ora che l’imponente portone era aperto, la dottoressa Mwanda, Albion e i membri del Branco poterono finalmente mettere piede all’interno.

L’ambiente era per lo più immerso nella penombra, ma riuscirono ugualmente a distinguere delle sagome.

«Sono… robot» notò Priscilla.

Il faunomorfo di tipo gibbone sembrava un po’ deluso: «Sinceramente mi aspettavo qualcosa di più… mistico.»

Le macchine avevano una struttura vagamente antropomorfa, probabilmente basata sull’aspetto dei loro creatori. Sembravano tutte quante inerti.

«La sorgente dell’interferenza è più avanti» affermò la sauriana consultando il suo congegno.

Facendosi luce con delle semplici torce avanzarono nell’oscurità.

Ben presto si accorsero che oltre alle unità umanoidi, ce n’erano anche di più grandi: robot bipedi e quadrupedi che arrivavano fino ai cinque metri. Con ogni probabilità il loro aspetto era ispirato a quello di animali ormai estinti.

«Quelli piccoli devono essere autonomi, a meno che non dispongano di un qualche sistema di controllo remoto» rifletté Albion. «Quelli grandi potrebbero ospitare un abitacolo, ma non ci conterei più di tanto.» Continuò a fissare le macchine, affascinato dalle loro forme a volte spigolose e a volte più morbide. «Davvero interessante!»

«Ci siamo» annunciò la dottoressa Mwanda. «Questa è la sorgente dell’interferenza.»

L’artefatto in questione non sembrava molto grande, ma non era da escludere che il supporto fosse parte integrante dei suoi sistemi.

«È incredibile che sia ancora in funzione» esalò la sauriana.

«Lo spegniamo?» domandò il gigantista.

«Sì, ma prima dobbiamo fare dei test. Soprattutto dobbiamo capire se i robot sono davvero inattivi o se è l’interferenza che li mantiene tali.»

«Sarebbe spiacevole se ci attaccassero» convenne il faunomorfo.

«Vado ad avvisare Mowatalji che abbiamo aperto il bunker» affermò la dottoressa Mwanda. «Albion, non fare nulla di stupido. Priscilla, controlla che non faccia nulla di stupido.»

L’anfibiana sorrise apertamente, certa del fatto che il suo casco avrebbe nascosto la sua ilarità. «Thiago e Yalina, voi state con me. Warren, scorta Vongai al campo base.»

Tutti quanti annuirono e i due sauriani uscirono dal bunker.

Dopo un po’ che camminavano il gigantista si schiarì la voce. «Finalmente siano riusciti a entrare. Come hai fatto?»

«In realtà credo si sia aperto da solo. Forse i suoi creatori l’hanno programmato affinché reagisse a quelli che lo avrebbero scoperto. Non escludo l’ipotesi malfunzionamento, ma di solito i bunker guasti restano sigillati, non si aprono appena arriva qualcuno.»

«Beh, siamo stati fortunati allora.» Dopo un momento proseguì: «Ora potrete andare avanti con le vostre ricerche.»

«Già. Anche se ammetto che mi sarebbe piaciuto fare una pausa.»

La coda del sauriano ebbe un sussulto: era il suo momento. Doveva chiedere alla dottoressa di fare qualcosa insieme, ma cosa? I suoi compagni gli avevano dato dei suggerimenti, ma quali erano? «A questo proposito… emmh… Ho notato che mangi spesso cibo istantaneo… quindi magari potrei… boh… preparare qualcosa. Se ti va.»

Vongai si voltò leggermente verso di lui, ma il casco nascose l’imbarazzo del cacciatore.

«Sì, in effetti mi piacerebbe mangiare qualcosa che non sia cibo istantaneo.»

Il volto di Warren parve illuminarsi. «Ottimo! Farò del mio meglio!»

Raggiunsero il campo base, situato ai limiti dell’area dove l’interferenza diventava troppo forte. Avevano deciso di costruirlo per ridurre i tempi di viaggio tra il bunker e la colonia, e come il laboratorio era formato da semplici prefabbricati.

«Credi che siano utilizzabili?» le domandò Mowatalji una volta appurata la situazione.

«Onestamente non ne ho idea. Potrebbero cadere a pezzi appena proviamo a esaminarli.»

«Capisco. In ogni caso avviserò il Sindaco. Informo anche i miei superiori e ti farò sapere come dovete muovervi. Buona giornata, dottoressa.»

«Certo, restiamo in attesa. Buona giornata.»

***

La notizia della morte del Sindaco si era ormai sparsa per tutta la colonia occidentale, ma Kerberosz non sembrava particolarmente turbato: era seduto nell’ufficio del suo ormai ex superiore e stava fumando il solito sigaro con gli stivali incrociati sul tavolo.

Dopo aver soffiato l’ennesima nuvola di fumo, tirò fuori il suo comunicatore di produzione militare e avviò una chiamata.

«Pronto? Chi parla?» chiese l’uomo dall’altra parte.

«Sei tu il capo degli artificieri?»

L’insettoide, magrissimo, annuì con fare altezzoso. Dopo un momento riconobbe il volto olografico che aveva davanti e il suo atteggiamento cambiò leggermente. «Aspetta, sei Kerberosz Égettvér. Comunque sì, sono io. È vero che il Sindaco è morto?»

«Non devi preoccuparti di questo, ho un lavoro per te.»

L’altro esitò un momento. «Di che si tratta?»

Il tartariano sorrise malignamente. «Ho in mente qualcosa di speciale, e mi servirà un bel po’ di esplosivo.»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Siamo arrivati più o meno a metà del racconto, quindi mi sembra un buon momento per ringraziare la mia beta Hesper che continua a darmi una mano per migliorare le mie storie ^.^

Riguardo al capitolo, il Sindaco ha fatto una brutta fine, ma sicuramente non quella che speravano i poliziotti. È strano vederlo uscire di scena(?) così, ma questo non vuol dire che il lavoro sia finito per Freyja e compagnia, al contrario: Kerberosz ha già dimostrato di essere un tipo pericoloso, uno che ricerca il male fino a se stesso, e ora non ha più nessun motivo di trattenersi.

Cambiando un po’ atmosfera, gli scienziati hanno finalmente individuato la sorgente dell’interferenza, ma quello che ha fatto davvero dei passi avanti è probabilmente Warren XD

Ora non resta che aspettare il responso dei superiori di Mowatalji… e nel frattempo preparare i migliori piatti che si siano mai visti a ovest della colonia occidentale ;)

Grazie per essere ancora qui e a presto ^.^


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