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Autore: Spensieratezza    05/12/2020    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se Sam non avesse mai perso l'anima?
Dean e Sam insieme ai loro amici, non faranno altro che attraversare salti quantici per tutta la storia e impareranno un sacco di cose su loro stessi e gli altri.
Scusate, nell'ultimo capitolo ho confuso i nomi, come al solito. Castiel non ha cambiato partner ovviamente. Sta sempre con la stessa persona, ho solo sbagliato a scrivere.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Lisa Breaden, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Sesta stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il salto quantico'
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Cadere nella fossa della gabbia, non era neanche lontanamente come semplicemente cadere.
Quando cadi da una bicicletta, sai che sei comunque al sicuro. Sì, l’asfalto può bruciare, può fare male, anche se forse è la sensazione di crollo interiore, e quello esteriore, quando ti tremano le gambe, a fare male di più. La sensazione di paura, di inadeguatezza.
Quando cadi dalle scale, sai che comunque il marmo sotto di te, non ti tradisce, ma continua a sostenerti, stessa cosa quando scivoli su una buccia di banana o finisci con la faccia dentro una pozzanghera.
Puoi sporcarti, puoi ferirti, ma niente che non possa essere curato con il tempo, con una benda, con un po' di alcool e disinfettante.
Accade anche per le cadute morali, per la perdita della dignità. Si può sempre recuperare, puoi sempre rialzarti e ricomporti.
Ma quando cadi all’inferno…
Quello è tutta un altro discorso.
Quando cado nel buco, una sensazione lancinante di irrecuperabile, mi piomba nell’animo.
La sensazione di perdere per sempre Dean e tutte le persone che amo, mi si affaccia fino a congelarmi nelle ossa.
La sensazione di aver appena trascinato assieme a me mio fratello minore che non ha alcuna colpa, mi toglie il respiro.
Assieme a un cumulo di altre emozioni, mi si accolla anche il senso di colpa.
E allora mentre cado, incredibilmente penso a come ci si sente a SALIRE.
Una mongolfiera SALE e tu pensi alla meraviglia del mondo vista dall’alto.
Sali su un aereo e tu pensi a che meraviglia sia il cielo e le luci di New York dall’alto.
Le rondini volano e tu pensi a quanto siano fortunate e a quanto sono meravigliose con il loro stormo.
Una colomba si posa su di te, sulla tua mano e tu la invidi. È meravigliosa e tu no.
I palloncini, quando si innalzano nel cielo, i fuochi d’artificio, sono spettacoli da big bang, anche le lanterne che assomigliano a tante piccole lucciole quando le lasci volare in cielo.
Per non parlare delle astronavi, vere testimoni dell’immenso, dell’infinito e dell’Oltre.
E se tutte queste cose terrestri sono spettacoli della natura, cosa sono gli angeli?
Cosa provano? Sentono, si emozionano come noi?
Cosa significa per loro il Paradiso?
Il punto più in alto che esista, più in alto anche del Cielo.
Sam non poteva neanche immaginare cosa significasse per un ANGELO, cadere.
Anche Lucifero, era stato un angelo splendente, con una morale al di sopra, con un cuore, anche lui un giorno, come succede sempre agli uomini, ha visto il suo cuore oscurarsi, diventare nero, la sua anima macchiarsi e oscurarsi per via del tradimento dei suoi fratelli, per la punizione di suo padre.
Cosa significava per un angelo, cadere, dopo essere stato in alto?
Per qualche attimo, pensò a come doveva essersi sentito Lucifero, il dolore per essere caduto, doveva essere un dolore aldilà di qualsiasi immaginazione, perché Sam lo sapeva, ne era certo, che c’era stato un momento in cui, Lucifero, si era reso conto completamente di cosa gli stava succedendo e forse in quel momento, se ne era perfino pentito.
Perché tutti prima o poi, quando ci oscuriamo, sentiamo la mancanza della luce che prima era in noi.
Era stato doloroso? Pensò  Sam.
Abbandonare la LUCE, cadere nella gabbia, sapere di aver perso tutto, l’amore, la fratellanza, la fiducia, sapere di essere solo, di esser uno scarto, di essere aldilà del perdono.
Forse aveva sentito le ali bruciare come calore incandescente ed aveva fatto male, altro che se aveva fatto male.
Un male che gli aveva bruciato la pelle fino a corroderla, un male insopportabile fino a che non era diventato parte di lui.
Pensò questo mentre una lacrima cadeva rigandogli la faccia.
 
 
*
Era caduto.
Il suolo era duro, ma non appiccicoso, né schifoso, non c’erano ossa, per fortuna.
Era tutto buio.
Chissà dov’era Lucifero. Sarebbe tornato a giocare con il suo corpo? Gliel’avrebbe fatta pagare per quello che aveva fatto?
Poi aveva visto Adam poco distante, rannicchiato su sé stesso in posizione fetale, lo aveva girato e lo aveva preso tra le braccia. Subito era entrato non sapeva come, nel suo sogno.
Ma non ebbe tempo di pensare a questo, perché si accorse che in quel momento era in una casa.
Casa? La gabbia se l’era immaginata diversa.
 
 
 
*
Adam era tornato a casa e aveva raccontato a sua madre, brevemente, che era andato a vedere la partita di football e ora suo padre era tornato a casa.
“Beh, ti sei divertito no?”
“Sì..però adesso è tornato dagli altri suoi figli. “ disse Adam. “Poteva..non so..entrare in casa, stare un po' qui, prendere il caffè.”
“Tesoro, se ti fa essere felice, la prossima volta lo inviteremo anche a cena ok?”
Adam fece spallucce e poi si sedette sul muretto del cortile da solo.
“Ehi, Adam!” disse un altro ragazzino.
“Chi sei tu? “ chiese Adam al ragazzino.
“Mi chiamo Sam. Sono l’altro figlio di John. E tu..sei mio fratello.” disse Sam con un tono di voce molto dolce.
Adam arrossì per la dolcezza delle parole e per la sensazione di avere a che fare con un estraneo che diceva che fosse suo fratello.
“Davvero??? Ma..come mai non eri con noi? Papà non mi ha detto che eri qui.”
“Lo so. Papà ha sempre preferito tenerci all’oscuro della tua esistenza. Voglio solo dirti che se avessimo saputo che esistevi invece, avremmo fatto tutto il possibile per conoscerti.”
“D-dici davvero?”
“Sì, parlo sul serio. E poi..ho sempre voluto avere un fratello minore!”
Sam si sedette suk muretto al suo fianco e Adam poggiò la testa sulla felpa di Sam, all'altezza del petto, respirandone il profumo.
“Sei così morbido.”
Sam gli accarezzò i capelli.
“Dean lo dice sempre, ma fa un altro effetto sentirlo da qualcuno più piccolo di me.”
“E che effetto fa? “
Tenero.” Rispose Sam, mentre lo scenario veniva inghiottito dalla nebbia.
 



“Sam…”
Il più piccolo si era mosso tra le sue braccia, svegliandolo e fu allora che Sam si rese conto di dove si trovassero, del fatto che avevano sognato.
“Adam, stai bene?”

“Tu..sei entrato nel mio sogno!” disse Adam stupito.
“Beh, meglio io di Zaccaria no?”
“Su questo puoi scommetterci.” Sorrise Adam.

A quel punto si abbracciarono.
Adam cominciò a lacrimare e singhiozzare.
“Sam, ho tanta paura. Non voglio stare qui.”
“Adam..io…è tutta colpa mia.Perdonami. Perdonami.”
Lo strinse ancora più forte. Sentiva il più piccolo stringersi a lui come un orsacchiotto indifeso.

“è stata tutta colpa di Michael. Io non ce l’ho con te.”
Sam lo guardò e gli fece una carezza sul viso.
“Sei troppo buono.”
“E tu allora? Quello che hai fatto..”
“Sono stato egoista..”
“No, sei il ragazzo più altruista che io conosca. Hai salvato il mondo.”
“Non vale quanto te. Quanto i miei stessi fratelli.”

Sam si alzò, angosciato, le sue ginocchia tremavano.
Adam lo guardò straziato.
“A volte..per fare la cosa giusta, dobbiamo sacrificare qualche cosa.” disse Adam.
Sam scosse la testa ma non disse niente.
“Sam..ma perché siamo soli? Dove sono..Lucifero e..”
Sam si volse verso di lui di colpo interrogativo.

“Hai ragione..perché ci hanno lasciati andare?
“Forse perché una volta qui dentro non hanno più bisogno di noi? In ogni caso, la gabbia me l’ero immaginata diversa.”
“Anche io.” Disse Sam guardandosi intorno.
Sam si era sempre immaginato una gabbia VERA, ma quello spazio in cui si trovavano, sembrava più come un monastero, un mix tra esso e un castello vecchio e cupo.

“Restami vicino, prendi la mia mano.” Disse Sam e Adam lo accontentò.
 
Dopo averlo esplorato per diverso tempo, concordarono che quello sembrava proprio un mausoleo, solo agli angoli dell’edificio intravedevano una specie di reticolato, di sbarre, forse era la rappresentazione della gabbia, nonostante fosse difficile riuscire a calcolare quanto fosse grande quell’edificio. Sembrava enorme.

Camminarono fino a quando non incrociavano dei bagliori biancastri e perlacei. Adam la prima volta, si era stretto a lui spaventato.
“Cosa diavolo sono quelli, Sam?”
“C’è bisogno davvero che te lo dica?” chiese Sam accarezzandogli i capelli.
Adam lo aveva guardato con i suoi grandi occhioni languidi.
“Non saranno..”

“Lucifero e Michael hanno dei conti in sospeso da secoli e secoli, ora li stanno regolando.”
“Ma si stanno picchiando e basta. Che conti sarebbero?”
“Farsi più male possibile, è secondo loro un metodo per regolarli.”
“Questo non ha senso. Non fa altro che accrescere il loro dolore.”
“Ma forse allevia quello dello spirito.” Disse Sam, poi lo guardò stupito.

“Ma guarda..forse allora, provi compassione per loro dopotutto?”
Adam si imbarazzò così tanto che avvampò.
“Non è come pensi, stai fraintendendo, io..”
“Adam..” disse lui poggiandogli le mani sulle spalle. “Non devi giustificarti con me. Provare compassione è una cosa bella e sul diavolo ci hanno fatto anche una canzone.”
Adam scrollò le spalle.
“Provare compassione per il diavolo, è una stronzata.”

“Ma spesso le stronzate sono le cose più importanti.”
Adam lo abbracciò senza dire niente.



















avrei preferito terminare il capitolo, ma presumo sarà abbastanza lungo xd spero di riuscire a terminarlo nei prossimi giorni e che questa prima parte vi sia piaciuta intanto! tranquilli, non vi ammorberò chissà quanto stavolta, ma mi piace l'idea di raccontare alcuni retroscena della gabbia che sono sicura piaceranno anche a voi, prima che Adam torni anche nel presente!

provare compassione per il diavolo è una stronzata - credo sia una citazione di Dean Winchester, correggetemi se sbaglio xd
   
 
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