Salve
a tutti!!! Eccomi di nuovo qui a postare!! Questa short story è stata scritta
per partecipare al concorso indetto da Malia85 (http://maliafanfictionpage.forumcommunity.net/?f=5083059)
Anche
la foto che vedete è stata creata da lei!!!
A questo concorso hanno partecipato un sacco di ragazze bravissime tra cui le mie amichette Amalia89, Luisina e Goten!!! Buona
lettura e... spero vi piaccia!!!
Male e bene spesso si confondono provocando scintille in grado si far nascere amore. Un battito, un viso, un ideale, questo il significato della lotta per la vita. La forza di un’esistenza che cerca di liberarsi dalla violenza, inflitta senza significato, deliberatamente. Cosa può portare un vampiro a voler salvare se stesso e il corpo di ragazze indifese? Proprio Edward, ribelle e solo, proprio Bella, innocente e fiera. Il destino nel dolore unisce due esseri diversi e uno sguardo, uno, uno solo, breve, poco prima della morte fa nascere la più grande delle emozioni. Ecco l’amore. Può una creatura leggere il cuore di un’altra e parlarle di vita eterna? Ogni goccia del sangue di lei è studiata per farlo impazzire e resistere, ogni goccia di pioggia su di lui fa scivolare la vita di Bella dalle sue forti braccia. Una scelta di vita sbagliata a volte può generare il più grande dei miracoli, ed Edward rimane colpito dalla musica melodica che la voce di Bella sa creare prima di morire. Lei si fida di lui, lei sa tutto di lui. Non rimane che averla per l’eternità, trasformarla. Una lotta contro il male dal male, una lotta per la vita dalla vita. Chi vincerà? A cosa può mai portare un incontro di sguardi prima della fine?
Eternamente tua, eternamente tuo. Pochi secondi all’inizio di tutto.
(scritto da Malia85)
Avevo lasciato
Carlisle ed Esme, coloro che consideravo la mia famiglia, da due mesi ormai.
Mi mancavano terribilmente ma non ero disposto ad accettare il loro stile di
vita. Eravamo vampiri, una razza superiore, non potevamo nutrirci di animali e
metterci così alla pari degli umani.
Eravamo più forti, veloci, affascinanti. Per madre natura doveva significare
pur qualcosa!!!
Alcuni di noi sviluppavano dei poteri e il mio, era quello di leggere nella
mente di persone o vampiri, non faceva differenza.
Proprio per questo motivo non riuscivo a uccidere anime innocenti. I loro
pensieri m’intenerivano, le loro suppliche mi confondevano.
Di solito cercavo di non badarci, ma ultimamente il viso di mio padre mi
appariva come una visione facendo sfocare tutto ciò che mi circondava.
Nelle ultime due settimane mi ero imposto di nutrirmi solo di persone malvagie.
Per me non meritavano di esistere e mi ero preposto di decidere io della loro
sorte, di come fargli scontare le loro pene...
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Ma chi diavolo è? Proprio adesso che ho trovato questo bel bocconcino da
spupazzare!
Ero apparso alle sue spalle schiarendomi la voce. Era un vicolo buio di una strada
isolata. Le urla della ragazza non sarebbero arrivate all’orecchio di
nessuno... al di fuori del mio.
Aveva già iniziato la sua opera. La ragazza cercava di dimenarsi sotto la sua
stretta, ma lui l’aveva già quasi del tutto denudata.
I suoi pensieri erano raccapriccianti. Questo genere di concetti m’induceva ad
agire, a fare in modo che di questi esseri brutali non restasse nulla.
Lo presi per le spalle scaraventandolo vicino alla parete di una vecchia
fabbrica abbandonata. La ragazza mi guardava con gli occhi sbarrati. I suoi
pensieri erano incoerenti: era sotto shock!
<< Calmati. Ci sono qui io adesso. Tra poco sarà tutto finito! >>
Le dissi con la voce più suadente che potessi avere.
Annuì e si accasciò a terra svenuta.
Per fortuna quella bestia non aveva ancora abusato di lei.
In un battito di ciglia ero a pochi centimetri dalla sua gola. Volevo farlo
soffrire, incutergli un minimo di paura, ma decisi di essere veloce e portare
la ragazza in ospedale.
MANCATO STUPRO
A SEATTLE!!!
Questa la testimonianza anonima della ragazza ancora in ospedale salvata quasi
per miracolo:
<< Pensavo che per me non ci fosse più speranza ma, mentre il mio corpo
stava cedendo, un angelo mi è apparso. Credevo di essere morta ma poi mi sono
ritrovata qui! >>.
La ragazza, ancora molto scossa, non ricorda quasi nulla dell’accaduto a causa
dello shock. Sa solo che il bel ragazzo ha la pelle pallida e i capelli ramati.
Dello stupratore, invece, non si hanno notizie. Si pensa che sia riuscito a
fuggire...
L’articolo era
in prima pagina. Il titolo faceva bella mostra di sè
come a voler sottolineare l’esistenza di queste persone immonde . Non avrei mai
permesso che un uomo del genere rimanesse libero di circolare per le strade di
Seattle, ma per fortuna i giornali locali mi avevano concesso un alibi, nessuno
avrebbe immaginato che dietro tutto questo c’ero io!
Di giorno restavo chiuso nel mio appartamento. Non entravo in contatto con
nessuno: non volevo vedessero i miei occhi rossi, segno indelebile della mia
natura e del mio periodo di ribellione alle regole imposte da Carlisle, mio
padre.
Le mie giornate trascorrevano inesorabilmente. Alle volte mi distraevo con dei
libri, o semplicemente facendo zapping alla tv. La mia vita cominciava la sera,
dopo il crepuscolo, quando le strade si facevano buie e gli occhi degli umani
diventavano quasi inutili.
Passeggiavo tranquillamente per le vie del centro. Il mio udito cercava di
captare qualche urlo o qualche pensiero poco casto. Questo era quello che
facevo quasi ogni sera.
Ormai, anche se non avevo sempre bisogno di nutrirmi, andavo a caccia di
mostri. Era diventata un’ossessione. Volevo scaricare tutta la mia rabbia verso
la mia natura punendo chi faceva del male a persone innocenti o addirittura a
bambini.
Mi era capitato solo una volta per fortuna, ma l’avevo fatta pagare cara
all’uomo che aveva solo deciso di compiere un’azione del genere.
L’avevo torturato fino alla morte. Quelle povere anime pure non meritavano un
trattamento simile: vedere con occhi innocenti un comportamento così brutale
nei loro confronti.
Avrebbero ricordato quell’avvenimento per tutta la loro vita, sarebbe rimasto
come un segno indelebile nelle loro menti.
Un battere frenetico di un cuore raggiunse le mie orecchie destandomi dai miei
ricordi.
Non avevo mai sentito un suono così melodioso e al contempo... impaurito?
Che cosa poteva significare? La risposta mi arrivò quasi nello stesso momento
della domanda: a Seattle non c’era un attimo di pace!
Intercettai un pensiero: un uomo stava seguendo una ragazza... possibile che in
questa città ogni sera c’era qualcuno fuori di testa?!
I capelli ondeggiavano creando piccoli riflessi dovuti ai raggi della luna la
cui luce traspariva flebile facendosi spazio tra la massa di nubi che ricopriva
perennemente il cielo della penisola di Olimpia.
Camminava frettolosamente, non sapeva dove andare. Evidentemente si era persa.
L’uomo si avvicinava sempre di più, ormai non faceva neanche più finta di non
seguirla.
Provai a connettermi sui pensieri della ragazza ma niente. Vuoto, silenzio.
<< Bambolina... dove corri? >> la canzonò con una voce lasciva.
La sua pancia traballante gli impediva di stare al passo veloce della ragazza
che aumentava sempre di più.
Nell’attimo in cui si voltò in maniera nervosa, mi ritrovai a osservare gli
occhi castani più intensi che avessi mai visto. Neanche gli occhi di un vampiro
affamato sarebbero riusciti a equiparare la profondità di quello sguardo.
Mi bloccai per un istante. Nonostante avessi visto quegli occhi indirettamente,
mi avevano folgorato, erano stati in grado di spiazzarmi per un momento.
Cercai nella mente di quel viscido per cercare di capire dove si stesse
dirigendo.
L’uomo ipotizzò che la ragazza si indirizzasse verso un luogo a lui familiare:
la fine di un vicolo buio dove nessuno avrebbe mai scoperto le sue intenzioni.
Gongolava felice mentre immaginava tutto il divertimento che da lì a pochi
minuti avrebbe provato.
Era davvero folle se credeva che avrei permesso una cosa simile.
Dovevo capire a quale dei tanti vicoli bui si stavano dirigendo.
Nel frattempo, mentre una parte del mio cervello era impegnata a individuare il
vicolo misterioso vagliando minuziosamente ogni eventualità, compresa
l’inclinazione della luce che avevo visto dai pensieri dell’uomo, l’altra parte
era impegnata a seguire tutti i suoi spostamenti.
La ragazza continuava a camminare velocemente, la sua era diventata quasi una
corsa. Il fiato era sempre più corto. Nonostante l’adrenalina circolava in lei
a causa della paura, era esausta, non avrebbe retto a lungo.
<< Bambolina lo sai che alla fine ti prendo vero? >> continuava
l’uomo con voce sempre più laida.
Quel soprannome era squallido, LUI era squallido.
Lo odiavo con tutto me stesso solo per aver pensato di violentare una povera
ragazza indifesa. Nella sua mente percepivo il divertimento che provava,
l’attesa, l’emozione per un nuovo gioco...
Non mi era mai capitato di provare sensazioni così forti. Di solito mi limitavo
a salvare le fanciulle e a disfarmi degli assalitori. Per me non c’erano coinvolgimenti
emotivi.
Ma in questo caso c’era qualcosa di diverso... qualcosa che non sapevo
spiegarmi bene... qualcosa che avrei dovuto assolutamente capire!
A un tratto lo sguardo dell’assalitore si abbassò. La ragazza era inciampata e
questo gli aveva permesso un certo vantaggio: era caduta sbucciandosi i palmi
delle mani e li guardava con uno sguardo strano.
Il rosso intenso delle sue ferite mi distrasse per un istante. Solo a guardarlo
sembrava così invitante, deliziosamente invitante.
Velocemente mosse la testa facendo ondeggiare i suoi capelli setosi, come per
scacciare un pensiero e si rialzò iniziando a correre sempre più veloce. I suoi
passi ora risultavano incerti, incespicanti.
Non poteva continuare così, presto o tardi sarebbe rinciampata.
Come se mi avesse letto nel pensiero, si fermò.
Cosa fai bambolina? Pensò il mostro.
Lo guardò con gli occhi che erano due fessure. Il suo sguardo voleva sfidarlo.
Le mani strette a pugno.
Così mi rendi il gioco più eccitante tesoro!!!
Un ringhio mi esplose dal petto. Per fortuna la strada era deserta attorno a
me.
L’uomo si avvicinò a lei. Potevo vedere i capelli muoversi a causa del suo
fiato ansante. Un senso di disgusto mi invase.
<< Cosa vuoi >> gli disse con tutto il fiato che aveva in corpo
cercando di mascherare la sua insicurezza.
Quella voce era musica per le mie orecchie. Non avevo mai udito suono più
gradito. Era decisamente più soddisfacente di tutta le melodie che conoscevo,
che avevo composto e che avrei mai ascoltato.
<< Solo divertirmi un po’ con te, bambolina! >> rispose il suo
inseguitore.
Me l’avrebbe pagata, avrebbe passato gli attimi più orrendi di tutta la sua
esistenza quando me lo sarei ritrovato tra le mani.
Non doveva osare toccarla. Non doveva avvicinarsi, non doveva spaventarla, lei
era fragile.
Le poggiò una mano viscida sulla spalla. La ragazza indietreggiava ma non
riusciva a distaccarsene completamente. Provava dolore perché l’uomo stringeva,
non sapeva dosare la sua forza.
<< Lasciami lurido verme! >> Urlò.
L’uomo ebbe un moto di rabbia e le diede uno schiaffo in pieno viso.
La parte colpita divenne immediatamente rossa riportando la sua mano come uno
stampo.
<< Non osare rivolgerti così a me >> le intimò sputacchiandole sul
viso.
Anche se devo ammettere che questa ragazza mi eccita parecchio... non avevo
mai incontrato ossi duri come lei!!! Potrei divertirmi molto.
Ringhiare non serviva, dovevo sbrigarmi.
Mi sentivo impotente come non mai. Un senso di frustrazione m’invase
accecandomi. Mi imposi di calmarmi e continuai a camminare cercando di scovare
quell’essere immondo.
La ragazza lo guardò con uno sguardo disgustato e gli sputò in faccia in segno
d’immenso disgusto nei suoi confronti.
Il gesto innervosì l’uomo. I suoi pensieri erano incoerenti, stava decidendo
come fargliela pagare.
La raggiunse con un passo e con la mano destra le prese i capelli dietro la
nuca.
La ragazza si dimenava e strillava. Io... provavo solo rabbia, pura e
lancinante furia.
<< Lasciami, LASCIAMIIII >> urlava.
Quelle urla disperate mi provocarono un senso di pena, non doveva soffrire...
perché stava succedendo a lei?!
Non era stata messa al mondo per soffrire, sembrava così pura e fragile...
<< AIUTOO, AUTATEMIII >> continuava...
Non ne potevo più, quelle suppliche mi devastavano.
Non ti servirà a nulla strillare bambolina... siamo troppo distanti dal
centro... ma devo dire che le tue urla mi eccitano ancora di più del tuo
sguardo languido e al contempo agguerrito...
Come poteva provare eccitazione guardandola negli occhi? Non riusciva a vedere
la purezza, l’aura celestiale che emanava?
Con la mano destra le prese il mento facendola voltare verso il suo viso. I
suoi occhi erano sfuggenti, non voleva guardarlo, la disgustava.
La pelle si deformava sotto il suo lurido tocco arrossandosi.
Incominciò a toccarla con le sue sudice mani. Cercava di toglierle i vestiti ma
la ragazza, spinta da una forza improvvisa, si dimenava cercando di
infliggergli dolore.
L’uomo si stava innervosendo sempre di più, non tollerava il suo comportamento
ostile, si era scocciato di tenerla a bada. Voleva solo averla.
Il cuore della ragazza era in costante mutamento. Inizialmente era impaurita,
in seguito aveva avuto un moto di adrenalina e adesso... adesso era
profondamente irritata. Come se le desse fastidio il destino che incombeva su di
lei.
Era strano ma sembrava che riuscissi a leggere le sue emozioni più profonde a
discapito dei pensieri celati dalla sua mente.
<< Basta! Smettila di dimenarti piccola sgualdrina! >> Come osava
chiamarla in quel modo.
Non lo ascoltò, non le importava. Il suo cuore batteva frenetico ma aveva perso
la voglia di pompare... si stava arrendendo a poco a poco alla sua sorte.
Non poteva, non doveva. Io... sentivo di aver bisogno di lei.
L’essere immondo continuava a strattonarla. La spinse contro il muro provocandole
una ferita ai reni. Non si era accorto che dietro di lei vi erano dei cartoni
con dei vetri rotti.
Un urlo smorzato invase il mio corpo e la parte più razionale di me. Non
avrebbe dovuto toccarla.
Le si avvicinò con passo lento e calcolato, estrasse un coltello dalla tasca
dei jeans ghignando perfidamente.
Voleva strapparle tutti i vestiti, era soddisfatto che il dolore che provava la
ragazza le impediva di scappare o di dimenarsi.
Il mio cellulare vibrò ma non me ne curai, dovevo cercarla, dovevo trovarla,
dovevo salvarla...
Quel suono costante m’innervosiva. Chi era così stupido da continuare a
chiamare se non rispondevo?!
Lo gettai facendolo schiantare al suolo e nello stesso istante l’uomo si bloccò
spaventato da un rumore nelle vicinanze.
Gli ero vicino, forse ero ancora in tempo!
Un sorriso spontaneo nacque sulle mie labbra per poi trasformarsi in ghigno...
le avrebbe scontate tutte!
Attizzai l’olfatto e l’udito come un segugio e mi diressi a tutta velocità
verso quell’uomo.
All’imbocco del vicolo mi arrestai di colpo. Un odore irresistibile m’invase
rendendomi cieco, folle.
Sangue. Sangue. Sangue.
Il mio corpo lo reclamava, la mia gola ardeva.
Mi dimenticai per un attimo dell’uomo che mi aveva sentito arrivare alle sue
spalle. Inizialmente si era impaurito ma vedendomi, era arrivato alla
conclusione che un ragazzino di diciassette anni non era da considerarsi un
pericolo. QUANTO SI SBAGLIAVA!
Scacciai il pensiero del sangue trattenendo il respiro e mi fiondai sull’uomo
che mi guardava con sguardo divertito.
Era più alto e grosso di me ma non cambiava nulla: io ero un vampiro!
Lo lanciai verso il muro laterale del vicolo e, sempre senza respirare, mi
fiondai sulla ragazza.
Dovevo soccorrerla stava perdendo molto sangue.
<< Ehi.. riesci a sentirmi? >>
Mi avvicinai molto lentamente a lei pronto a scappare ad ogni piccolo cedimento
della mia volontà.
Passo dopo passo la raggiunsi. Il suo cuore batteva molto più lentamente.
Percepivo che si sentiva al sicuro e, dopo aver udito la mia voce, il suo cuore
si era risvegliato, pronto a voler riacquistare la voglia di battere.
Non mi rispose ma cercò di aprire gli occhi che erano rimasti disperatamente
serrati.
Non voleva vedere in faccia il suo stupratore, non voleva guardare negli occhi
il mostro che la spogliava dei suoi abiti mentre era in agonia.
Accasciata vicino al muro, il suo sguardo ripercorse le mie gambe di fronte a
lei fino a raggiungere lentamente i miei occhi.
Appena il suo sguardo li mise a fuoco il suo cuore cominciò a danzare, batteva
così veloce che sembrava si stesse trasformando in vampira.
Sentivo le sue emozioni.
Inspiegabilmente riuscivo a capire ciò che provava nonostante non riuscissi ad
ascoltare i suoi pensieri.
Non era impaurita come succedeva agli altri umani in mia presenza.
Sentivo un lieve imbarazzo e...
Era attrazione quella che percepivo? Era strana, intensa, potente. Non poteva
essere semplice interesse quello che provava nei miei confronti, era qualcosa
di più!
<< Adesso ti porto in ospedale dopodiché mi occuperò personalmente di lui
>> le dissi facendo cenno al corpo che giaceva a pochi metri da noi.
<< No... >> sussurrò debolmente, << non ti allontanare da me,
non portarmi in ospedale >>.
Anche volendo non sarebbe riuscita ad arrivare viva all’ospedale, stava
perdendo troppo sangue.
Un lampo si sentì in lontananza, stava per raggiungerci un tremendo temporale.
M’inginocchiai accanto a lei togliendomi la camicia e poggiandogliela sul
corpo. La presi delicatamente tra le mie braccia e feci adagiare la sua testa
sulle mie ginocchia.
Sentivo il sangue arrivarmi al cervello ma cercavo di non pensarci, non potevo
cedere.
La guardai in quegli occhi che non si erano mai chiusi da quando mi ero
avvicinato. Mi scrutavano, mi studiavano in profondità. Sembrava che fossero in
grado di leggermi dentro come non era mai riuscito a fare nessuno.
Il suo cuore mi suggeriva che stava provando un’emozione diversa: stupore.
<< Non avere paura, non mi farai del male >> sussurrò debolmente
dopo alcuni secondi senza mai abbandonare il mio sguardo.
I miei occhi si sgranarono a quelle parole. Uno sguardo interrogativo nacque
sul mio volto mentre su di noi iniziavano a precipitare le prime gocce di
pioggia.
<< Salvami ti prego, so che puoi farlo >> continuò sotto il mio
sguardo sempre più esterrefatto.
<< Io... io non so se ne sono capace, non so se riuscirei a resistere
senza ucciderti >>.
Non sapevo come faceva a sapere quelle cose di me o se aveva solo intuito
tutto.
<< Io sento i tuoi pensieri >> rispose semplicemente.
Non ero io quello che leggeva nei pensieri? Come faceva? Si erano invertiti i
ruoli? O le avevo trasmesso il mio potere? Era possibile?
<< Non lo so ma ti prego, fai in fr-etta, non m-mi rimane trop-po
tempo... >> sussurrò tossendo.
Un rivolo di sangue scintillante era apparso nell’angolo destro della bocca. Il
suo stato era notevolmente peggiorato, aveva ragione.
La pioggia si occupò di cancellarlo dal suo volto. Ormai eravamo completamente
bagnati, i miei capelli gocciolavano sul suo viso mentre cercavo di proteggerle
il volto dalla pioggia.
Dovevo portarla al riparo, il freddo e l’umidità non le giovavano. Non sapevo
come reagire, cosa avrei dovuto fare?!
Dovevo trasformarla rischiando di perderla per sempre?
<< Fallo! >> Dichiarò.
No, no, no... non volevo rischiare, non potevo perderla. Io... l’amavo. Era
davvero amore quello che provavo? Non conoscevo neanche il suo nome e già...
<< Bella >>, mi rispose interrompendo il flusso dei miei pensieri.
<< Edward >> le risposi emozionandomi dal tono della sua voce.
Era così semplice e puro quel nome, si addiceva perfettamente al suo viso, alle
sue labbra carnose e rosee, ai suoi occhi profondi.
Arrossì lievemente e un debole sorriso illuminò il suo volto in fin di vita.
<< Avanti Edward, so che puoi farcela >> mi disse seria creando una
stupenda melodia solo pronunciando il mio nome. Il suo cuore aveva cambiato
ancora una volta il modo di battere. Ora era... speranzoso, tranquillo,
fiducioso.
Avvicinai lentamente le mie labbra al suo collo. Il veleno iniziò a scorrere
inondandomi la bocca. Mandai giù e continuai. Lei aveva fiducia in me, potevo
farcela!
<< Ce la farai, me lo sento. Le nostre anime sono fuse ormai... >>