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Autore: Zelades    05/12/2020    2 recensioni
¦ BokuAka ¦ post time-skip ¦
Bokuto è sempre lontano per giocare delle partite, Akaashi è super indaffarato con il lavoro da editore. Entrambi, ad un certo punto, si rendono conto di sentire la mancanza l'uno dell'altro.
Dal testo:
" Per quanto il giovane cerchi di mantenere alto il morale, inesorabilmente ha iniziato a spegnersi poco alla volta. Quante volte ha provato a mettersi in contatto con Keiji? Quante volte ha potuto sentire la sua voce solo attraverso la segreteria telefonica? "
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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        1st chapter  



All'inizio è stato difficile proseguire l'anno senza Bokuto. La squadra stessa non è più stata quella di prima: lui era l'anima di essa, il loro punto di forza, il loro normalissimo asso.
Per quanto non sembrasse — poiché Akaashi è sempre stato eccezionale nel celare le proprie emozioni —, l'ormai ex setter della Fukurōdani è stato quello che più di tutti ha risentito della sua mancanza.
Ciononostante, Kōtarō non ha mai smesso di essere presente nella sua vita. Anzi, con molta pazienza ha imparato ad usare un cellulare di ultima generazione solo per poterlo videochiamare quando la pallavolo l'avrebbe portato lontano da Tokyo per qualche giorno.
Di ciò Akaashi Keiji ne è grato.
Ora sono passati degli anni da quando l'asso della Fukurōdani si è diplomato. Il giovane dai crini sale e pepe attualmente gioca come Outside Hitter in una squadra chiamata "MSBY Black Jackal", mentre il secondo ha proseguito gli studi ed è attualmente divenuto un editore.
Non un solo giorno è mai passato senza che si vedessero o sentissero, anche solo per poco.
La loro amicizia ha dato prova di essere ben salda, forte, sincera.
Akaashi è per Bokuto quel fratello che non ha mai avuto; Bokuto per Akaashi è quella roccia alla quale potersi aggrappare quando il mare è mosso.
Entrambi sono stati soli un tempo, prima di conoscersi. Adesso l'uno non può fare a meno dell'altro.

« Non importa se non hai fatto in tempo a venire per colpa del lavoro, segnerò anche per te! Ora devo andare. Sono veramente in forma, oh, vedranno tutti chi è Bokuto Kōtarō! Ciao Akaashi! » con un grande sorriso, l'ex capitano saluta il compagno d'un tempo, estremamente felice per quell'ennesima partita. Sarebbe stato bello averlo lì in tribuna, ma egli sa che in ogni caso Keiji avrebbe fatto il tifo per lui.
Perciò darà assolutamente il massimo.

« Gioca una bella partita, Bokuto. » sospira invece l'altro, terminando per primo quella chiamata. Avrebbe tanto voluto essere al fianco del migliore amico. Se solo non fosse stato per quella montagna di roba da leggere! Un secondo sospiro lascia le sottili labbra mentre le iridi smeraldine si posano questa volta sullo schermo acceso del computer portatile posto alla propria destra. Amamiya questa volta si è letteralmente superata. Chi avrebbe mai detto che avrebbe potuto affidargli così tanto lavoro da svolgere in così poco tempo?
Ricorda perfettamente il giorno in cui è stato assunto presso quello studio e Kalifa Amamiya altri non era che una sua superiore, avendo ricevuto il posto circa un anno prima. Era severa e pignola anche allora, sebbene puntasse certamente a migliorare le doti del nuovo arrivato in modo tale da farlo arrivare sino alla vetta prima del previsto. Eppure da quel primo giorno, col tempo, è cambiata enormemente ed Akaashi, essendo un ottimo osservatore, non ha potuto fare a meno di notarlo.
All’inizio, fuori dal lavoro poi, era così diversa e timida da arrossire per qualunque cosa le si dicesse e l’ex setter l’aveva trovata stranamente… tenera. Forse è stato per questo che ha accettato di bere quel caffè, ormai tempo fa. O forse è stato per pura gentilezza. Fatto sta che quella giovane donna dai lunghi capelli color miele ed iridi cerulee adesso è la sua compagna di vita da alcune settimane. Sinceramente non sa nemmeno lui come sia potuto accadere: sin da ragazzo, infatti, pensava che sarebbe rimasto solo a patto che i genitori non gli organizzassero un incontro pre-matrimoniale. 
Non si è mai visto, prima di adesso, accanto a qualcuno. Non ha mai nemmeno voluto pensarci, troppo spaventato dal futuro incerto. In effetti, per tutte le persone razionali come lui l’incertezza può essere considerata una sorta di fobia. 
Senza contare che nemmeno al liceo qualcuna ha mai perso troppo tempo a guardarlo. 
Lui d’altro canto non ha mai fatto in modo di essere al centro dell’attenzione. Quella spettava unicamente a Bokuto, la stella della Fukurōdani. 
Se ci pensa, quasi gli viene da ridere. Akaashi Keiji fidanzato. Con una più grande per giunta! Oh, ed ha senza alcun dubbio anche un gran bel corpo: esile, slanciato e con le curve al punto giusto. Non troppo grosse, né troppo piatte. I seni sembrano aderire perfettamente alle mani grandi del fidanzato, ed i fianchi sono così sottili da poterli stringere con facilità. Alle volte sembra così minuta, quando fanno l’amore, che il corpo dell’editore pare sovrastarla.
Keiji scuote il capo. A cosa diavolo sta pensando? Non è proprio il momento di perdersi nel proprio mondo. Non quando ha così tanto lavoro da fare! 
Ecco, Kalifa è cambiata anche in questo. Prima, quando ancora non stavano insieme, lei era solita sedersi al suo fianco col proprio pc sulle gambe, ed insieme lavoravano per finire prima, in modo da non far innervosire il loro capo. Adesso, invece, sembra quasi che ce la stia mettendo tutta per sfinirlo, per non lasciargli un solo attimo libero. Ormai la sua routine è composta da sole due cose: lavoro e Kalifa. 
Da giorni non dorme nemmeno più da solo e per quanto gli costi ammetterlo, in realtà la cosa lo mette parecchio a disagio, poiché non è realmente pronto per una convivenza od un matrimonio. È troppo giovane, del resto. 
Inoltre, i cambiamenti improvvisi lo infastidiscono, poiché ha bisogno di tempo per adattarsi, ma Amamiya è così invadente ed ossessiva! Non lo avrebbe mai pensato quando hanno iniziato ad uscire insieme. 
E quando si sente appesantito dalla sua presenza, poi, ecco che l’allegria di Bokuto alleggerisce il carico — solo lui sa come diamine sia possibile una cosa del genere —. Tuttavia, persino passare del tempo con lui adesso è quasi del tutto impossibile: o è troppo impegnato con il lavoro, o la sua fidanzata lo incastra con qualche scusa, mentre per quanto riguarda Bokuto, ultimamente passa molto tempo lontano dalla capitale a causa delle frequenti partite e l’unico modo che hanno per comunicare è quel bizzarro cellulare che gli è stato regalato da Akaashi a Natale. 
Beh— a dirla tutta, persino le chiamate ormai non durano più di tre minuti e Akaashi, per quanto cerchi di nasconderlo o negarlo a se stesso, si sente vuoto, incompleto.
Anni passati insieme, come due pappagallini inseparabili, a risolvere i guai dello schiacciatore.
Anni passati a sorvolare su alcune stupidità fatte o pronunciate da quest’ultimo, altrettanti passati a ridere, seppur sotto i baffi.
Anni passati a piangere per le partite perse, ed a gioire per quelle vinte.
Pomeriggi interi di urla e scleri per via delle ripetizioni e degli esercizi improponibili assegnati dagli insegnanti. Andava tutto bene fino a qualche mese fa, nonostante tutto, nonostante la distanza.
Ora, invece, sembrano quasi sfumati via. E non è raro che Akaashi si perda, di tanto in tanto, nel ricordare i tempi andati con un velo di malinconia.


         


Il fischio dell’arbitro segna il termine della partita. 3-1 per i Black Jackal, i quali adesso festeggiano sulla loro metà campo, mentre Bokuto è impegnato ad applaudire per istigare gli spettatori a fare altrettanto.
È sudato e stanco, ma ciò non gli impedisce di certo i festeggiamenti, o voler ricevere un po’ di attenzioni in più. Inoltre è convinto di meritare quel tifo sfrenato perché in quella partita ha dato tutto se stesso ed ogni punto è stato segnato per il suo amico costretto al lavoro, con la certezza che presto o tardi avrebbe visto il video di quella straordinaria competizione.

« HEY, HEY, HEY!! AKAASHI! HAI VISTO? ABBIAMO VINTO GRAZIE ALLA MIA ULTIMA DIAGONALE! »

Quella vittoria, Bokuto Kōtarō la dedica silenziosamente ad Akaashi Keiji, in quanto è  soprattutto grazie a lui e alle sue spettacolari alzate — ai tempi del liceo — se adesso è diventato così forte e bravo.
Miya Atsumu giunge poco più tardi alle sue spalle, scompigliandogli con grande gioia i capelli bicolore. Ognuno dei suoi compagni ha dato il massimo, ma deve proprio ammettere che Bokuto ha letteralmente messo tutto se stesso in ogni servizio, ogni schiacciata, ogni difesa.
Per qualche assurda ragione, nonostante il numero 12 sia alquanto energico già di suo, sembra caricarsi ulteriormente ogni volta che termina di parlare con quel suo migliore amico. Ma in fondo, fintanto che dà il massimo e segna, mostrandosi sempre entusiasta e positivo, ad Atsumu va bene così.
Quello che i Black Jackal non sanno, però, è che dietro quel sorriso a trentadue denti quasi perenne sul volto del gufetto si celano tristezza e solitudine.
Anch’egli, per quanto in realtà non riesca a spiegarselo, si sente in un certo senso vuoto ed incompleto. Solo che cerca di non pensarci, di andare avanti e fare ciò che lo diverte per non crollare miseramente. Dopotutto, ha promesso che non sarebbe più stato lo stesso del liceo e fino ad ora non ha più avuto episodi di depressione improvvisa, né altri repentini cambi d’umore che ai tempi terrorizzavano ed infastidivano i compagni della Fukurōdani. Ce la sta mettendo davvero tutta, Bokuto.
Ma se solo capisse a cosa è dovuta quella strana sensazione vorticosa al centro del petto! Ha vinto. Hanno vinto.
E allora perché, per quanto sia felice, sente mancare qualcosa? Ad ogni modo, come ha sempre fatto fino ad ora, si impone di non pensarci e, saltellando, si dirige insieme ai nuovi compagni negli spogliatoi che gli sono stati assegnati.

« Ragazzi, avete visto quanto sono stato in gamba? E avete sentito la folla urlare il mio nome? È stato così divertente! Non è vero? Mi dispiace rubarvi la scena ogni volta, ma magari un giorno diventerete bravi quanto me! »

Sakusa ha già indossato la sua fedelissima mascherina. Insiste sempre nel dire che gli spogliatoi siano così pieni di germi che non può proprio farne a meno. Anzi, è già tanto che non abbia disinfettato la panca sulla quale si è seduto, ovviamente lontano da tutti gli altri. Questi gli rivolge pertanto un’occhiataccia che però, essendo il 12 di spalle, non riesce a cogliere, sebbene per qualche motivo viene scosso da alcuni brividi di inquietudine.
Atsumu invece sembra aver perduto ogni segno di contentezza, comense gli fossero tornate in mente le risate della folla a seguito della sua penosa caduta durante una stupida e facilissima azione, e pertanto non dà retta al compagno.
Se solo ci fosse stato Akaashi! Lui sì che si sarebbe complimentato, ed a quel punto Bokuto gli sarebbe saltato addosso, lo avrebbe abbracciato e gli avrebbe detto che aveva potuto schiacciare solo perché le sue alzate erano le migliori. A dirla tutta, Atsumu è su tutt’altro livello e non può assolutamente negarlo, ma Akaashi è… Akaashi! Ed a proposito di lui, gli farà sicuramente piacere sapere che hanno vinto.
Dunque si affretta a recuperare il cellulare, e dopo aver premuto sull’icona con il volto dell'ex setter della Fukurōdani, avvia la chiamata. Il sorriso che va da una guancia all’altra, il cuore che inspiegabilmente martella nel petto quasi fosse in preda all’ansia. Ma no, si dice che semplicemente è dovuto ai tre set appena conclusi magnificamente.
Tuttavia, la curva all’insù ben presto svanisce quando la chiamata non va a buon fine per la quinta volta di fila.
   
 
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