Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: WingsOfButterfly    06/12/2020    1 recensioni
Un contesto inusuale, un cantiere archeologico, è teatro dell'incontro di due persone che apparentemente non hanno nulla in comune. Tina, una ragazza piena di vita e piena di paure. Giulia, una donna affermata, un avvocato pienamente consapevole di chi è e di cosa vuole dalla vita. Tanti amici e tanti nemici a fare da contorno e ad animare la vita delle due protagoniste.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 20
CAPITOLO 20

Il resto della settimana scorse via tranquillo. Giulia e Tina non riuscirono a vedersi fino al venerdì a causa dei rispettivi impegni di lavoro. Ma il venerdì, appunto, Giulia fu perentoria, quella sera Tina sarebbe andata a cena da lei. 
Tina aveva voluto cambiare quella sera ed abbandonare i soliti jeans. Aveva indossato un vestitino di lana bianco panna, che le arrivava poco sotto il sedere, e dei fuseaux marroni particolarmente attillati, con degli stivali abbastanza sportivi abbinati. E adesso, davanti alla porta di Giulia, non si sentiva poi così tanto a proprio agio. Tuttavia, si decise a suonare il campanello.
Giulia le aprì la porta solo qualche istante più tardi. Al contrario di Tina, notò quest’ultima, l’avvocato indossava un pantalone scuro ed una camicia azzurra.
“Ciao” l’accolse Giulia entusiasta, sporgendosi per lasciarle un veloce bacio sulle labbra “Entra”.
Tina avanzò piano fino al centro della stanza, poi si fermò un po’ indecisa. L’altra la raggiunse e la abbracciò da dietro.
“Che fai lì impalata?” le sussurrò all’orecchio “Dammi la giacca” disse, proprio mentre gliela sbottonava lei stessa.
Tina lasciò che gliela sfilasse dalle spalle e poi la poggiasse su una poltrona, facendo il giro per arrivarle davanti. Giulia la osservò con espressione curiosa, vagò con lo sguardo sul suo corpo dalla testa ai piedi, ma non fece commenti, si limitò a prenderle una mano e sorriderle contenta di averla lì con lei.
“Vieni, la cena è pronta” la tirò con sé in cucina, mentre, passando accanto alla parete, regolava l’intensità dei faretti che illuminavano l’ambiente, rendendo la luce più fioca.
Tina si accorse solo in quel momento di come era apparecchiata la penisola al centro della cucina. C’erano due piatti di porcellana bianca, due calici di cristallo, una bottiglia di vino e due candele accese al centro.
“E questo da dove viene fuori?” domandò stupita alla compagna.
“Avevo voglia di una cena a lume di candela con la mia donna” Giulia fece spallucce con aria tranquilla “Siediti” le scostò uno sgabello e la fece accomodare.
Più tardi, avevano finito di cenare e Tina stava mandando giù l’ultimo boccone con un sorso di vino.
“Mi pare di aver capito che le cose tra te ed Emanuele si siano aggiustate” buttò lì Giulia, incrociando le braccia sul tavolo e sporgendosi verso il centro.
“Uhm, sì. Abbiamo parlato e abbiamo raggiunto una specie di tregua” Tina fece una piccola smorfia incerta “Lui ha detto che non gli è passata, però intanto martedì ci ha provato tutta la sera con Alessia, quindi immagino che ci stia perlomeno provando a passare oltre”
Giulia le lanciò un’occhiata scettica.
“Non credo che ci abbia provato con Alessia per reale interesse, sai” rifletté amaramente “Credo più che altro che ultimamente ci provi con qualsiasi cosa che respiri semplicemente per tenere la mente occupata, lontana da te”
Tina sospirò pesantemente ed incassò la testa nelle spalle.
“Dobbiamo proprio parlare di Emanuele? Credevo fosse la nostra serata”
“Hai ragione” Giulia si alzò ritrovando un’espressione serena e fece il giro del tavolo per prenderla per mano e tirarla con sé “Mettiamo un po’ di musica” disse, mentre la guidava verso lo stereo.
“Scegli tu” la esortò, mostrandole con un mano tutti i cd ordinatamente disposti su uno scaffale.
Tina scorse qualche titolo, infine scelse un’artista italiana che non conosceva di cui, tuttavia, l’avevano stuzzicata i titoli.
“Questo” affermò, passando il cd a Giulia, che lo mise nello stereo e poi scorse varie tracce fino a trovare quella che le interessava.
“Ottima scelta, adoro questa cantante” approvò ed intanto prendeva nuovamente la mano di Tina e la portava al centro della stanza, mentre le prime note della canzone cominciavano a diffondersi.
“Che vuoi fare?” domandò Tina con una nota incredula.
“Balliamo” affermò l’altra con tranquillità.
“Giulia, non sono assolutamente …”
“Shhh”
Giulia interruppe le sue proteste, posandole un dito sulle labbra. Con un sorriso invitante le prese le braccia e se le portò dietro la nuca, poi poggiò le proprie mani sui suoi fianchi e le fece scorrere piano dietro la sua schiena. Restò ferma qualche istante, poi di colpo strinse la presa facendo attaccare il corpo di Tina al proprio.
“Giulia!” esclamò la ragazza colta alla sprovvista.
L’avvocato ridacchiò sadicamente e si abbassò facendo sfiorare i loro nasi, mentre cominciava a muoversi lentamente ondeggiando. Tina si arrese seguendo docilmente i suoi movimenti.
“Stai bene vestita così” disse Giulia guardandola negli occhi.
“Grazie” farfugliò Tina, sorridendo timidamente.
“Sei bella sempre eh, ma stasera togli il fiato” continuò l’altra con disinvoltura.
A quel punto Tina distolse lo sguardo arrossendo leggermente.
Giulia sorrise intenerita e, per toglierla d’imbarazzo, le afferrò un polso e le fece fare una piroetta.
Tina ritornò fra le sue braccia qualche istante dopo ridendo divertita.
“Visto che sei capace di ballare, donna di poca fede!” le fece notare Giulia.
“Tu mi stai facendo ballare” puntualizzò Tina “Con un’altra non sarei capace”
“Voglio ben sperare!” protestò l’altra con un cipiglio minaccioso “Dovresti stare tra le braccia di un’altra e non è che la cosa mi vada molto a genio”
Tina rise ma, prima che potesse commentare, Giulia aveva nuovamente cambiato passo seguendo la musica, che ora era più sostenuta. La costrinse ad una serie di cambi di direzione, facendola girare su sé stessa e poi tirandola nuovamente nel suo abbraccio.
“Sei brava” commentò Tina, quando la musica cambiò nuovamente e tornò dolce e lenta.
Giulia non le rispose a parole, semplicemente sorrise in modo abbastanza furbo. D’improvviso le prese nuovamente il polso e le fece fare un’altra giravolta, stavolta però la fece tornare tra le proprie braccia di spalle, in modo che poggiasse la schiena contro il suo petto. Tina rise ancora divertita, poi intrecciò le mani con le sue sul proprio stomaco. Giulia le si fece più vicina, le poggiò il mento su una spalla, poi rallentò i movimenti del bacino che ondeggiava e li rese più languidi. Tina la assecondò con qualche imbarazzo, soprattutto quando la sentì cominciare a piegare le ginocchia ed abbassarsi leggermente portandola con sé. Intanto Giulia avvicinò la bocca al suo orecchio e cominciò a sussurrarle le parole della canzone che stavano ascoltando.
“L’aria intorno sarà calda … le lenzuola su di noi, umidi trofei di guerra, tra omerici eroi … occhi chiusi, spalla a spalla, se riuscissi fermerei … la mia mano che profana tutti i profili tuoi”
Giulia approfittò poi di uno stacco della musica, per voltare velocemente Tina tra le proprie braccia ed averla nuovamente di fronte per poterla guardare negli occhi, mentre riprendeva a cantare insieme alla voce proveniente dallo stereo.
“Aria, c’è un sentimento in movimento … gioia, portarti in volo in capo al mondo … palla, che rotola giù fino in fondo. Voglia di te”
Tina la fissò negli occhi, con i piedi ben piantati a terra, senza più assecondare i suoi movimenti. Giulia la guardò a sua volta, incerta su come interpretare quel silenzio. Intanto si fermò anche lei, attendendo che la ragazza trovasse il coraggio di dire o fare quello che avrebbe voluto.
Passò ancora qualche istante, poi Tina si alzò leggermente sulle punte, allacciò le braccia dietro il collo di Giulia e la baciò. Fu piuttosto irruenta, ma l’avvocato non se ne lamentò, anzi sorrise nel bacio andando subito a circondarle la schiena con le braccia per avvicinarla maggiormente.
Tina cominciò a camminare alla cieca, costringendo l’altra ad indietreggiare, fino a che arrivarono al divano. La spinse all’indietro e l’altra cadendo la trascinò con sé.
“Quanta foga” commentò maliziosa l’avvocato, aprendo le gambe perché l’altra ci si potesse sistemare in mezzo.
“Non puoi fare una scenetta del genere e sperare che io rimanga indifferente” protestò Tina afferrando una coscia di Giulia per portarla accanto al proprio fianco e stare più comoda sdraiata su di lei.
“Infatti non ci speravo” ribatté furbamente l’altra.
“Sei scorretta, io mica ti ho mai tentato così apertamente”
“Oh sì, invece. Da quando sei entrata qui dentro con quel vestitino”
Tina arrossì. Giulia sorrise e le circondò il viso con le mani tirandola giù verso di sé per baciarla.
“Dormi qui?” domandò l’avvocato dopo poco, con chiara aspettativa nella voce.
“Qui, cioè sul tuo divano?” scherzò Tina.
“Scema!” Giulia fece una smorfia, poi tornò seria “Però se preferisci stare qui, anziché sopra con me” lasciò sadicamente la frase in sospeso con espressione neutra.
Tina non raccolse la sua provocazione. Invece, con molta diligenza, si dedicò a sbottonare la sua camicia. L’aprì tranquillamente cominciando ad accarezzarle lo stomaco con la punta delle dita.
“Che fai?” chiese Giulia, anche piuttosto ingenuamente.
“Non so se voglio usarlo per dormire, questo divano” cominciò Tina con aria indifferente “Ma so per cos’altro voglio usarlo. Adesso” terminò abbassandosi sul viso della sua ragazza per baciarla.
Giulia sorrise, sorpresa ma soddisfatta che Tina stesse lentamente riuscendo a lasciarsi andare, almeno quando erano sole. Accolse quel suo slancio ben volentieri e l’accontentò, lasciandole usare il suo divano come meglio preferì, per tutte le volte che volle.
Quando Giulia si svegliò, il mattino dopo, avvertì un vuoto accanto al suo fianco destro, che non avrebbe dovuto esserci. Come sempre a pancia in giù, aveva il viso rivolto a sinistra, così si girò dall’altro lato ed aprì gli occhi. Vide le gambe incrociate di Tina che sedeva con la schiena poggiata alla testiera del letto. Rotolò su un fianco e portò il suo sguardo ancora assonnato sul viso della ragazza. La vide sorridere serena.
“Niente drammi, stavolta?!” domandò con circospezione ed un pizzico d’ironia.
“No” Tina scosse solennemente la testa mantenendo il sorriso “E’ andata meglio, no? Voglio dire, ne ho ancora di cose da imparare e di strada da fare però … però stanotte tu, cioè io … tu sei … hai …” era partita con tono convinto, poi aveva cominciato a tentennare, infine si era impappinata.
Giulia cominciò a ridere sommessamente.
“Io, tu … che cosa?” le domandò non avendo afferrato il filo del discorso.
“Tu …” ma scosse vigorosamente la testa e drizzò la schiena prendendo un grosso respiro “No, non tu. Io … io ti … sono riuscita, cioè …”
Il risolino di Giulia si trasformò in una risata discreta. Le prese una mano e ne accarezzò il dorso con il pollice.
“Amore, dì quello che devi dire e basta, senza problemi” la incoraggiò.
Tina respirò profondamente dal naso, poi buttò fuori l’aria con un respiro secco e con essa anche le parole.
“Sei venuta?”
Giulia alzò le sopracciglia con aria divertita, si trattenne dal ridere ancora per non aumentare il suo imbarazzo e si limitò a sorriderle rassicurante.
“Sì, credevo te ne fossi accorta”
“Non ne ero sicura” ammise Tina con un sorriso di scuse “Ma … anche se ho usato solo le mani?”
“Amore!” Giulia rise stavolta, scuotendo la testa.
“Ok, ho capito. Domanda stupida” Tina abbassò lo sguardo sospirando.
“Vieni qui” Giulia la tirò verso di sé e le fece posare la testa sulla propria spalla, avvolgendola tra le proprie braccia “Mi dici che ci facevi già sveglia, lì ferma e zitta?” chiese accarezzandole i capelli.
“Ti guardavo. Sei bella” Tina alzò lo sguardo su di lei e le sorrise con sincerità.
Giulia le prese il mento tra due dita e l’avvicinò a sé così da poterla baciare, dolcemente e lentamente.
Quel sabato mattina restarono a letto fino a tardi a coccolarsi. Pranzarono insieme, poi Tina fu costretta a tornare a casa tra le rimostranze di Giulia. Aveva delle faccende da sbrigare a casa, fare la spesa, il bucato, pulire il bagno. Le promise che si sarebbero viste la domenica, ma Giulia storse il naso e disse che sarebbe dovuta andare a pranzo dai suoi. La invitò ad andare con lei, ma Tina rifiutò fermamente, dicendosi non ancora pronta a conoscere la sua famiglia. Giulia nascose un certo disappunto ed annuì accondiscendente come al solito.
E così trascorse il week end e la settimana ricominciò.
Era ormai mercoledì, 9 Dicembre, e Tina era come sempre chiusa in laboratorio assieme ai colleghi. Quella mattina era impegnata nel disegno dei frammenti ceramici per la catalogazione ed il censimento delle forme ceramiche. Era china su uno dei lunghi tavoli rettangolari, attorniata da carta millimetrata, squadre, righelli ed una serie di cocci.
Gli altri le si affaccendavano attorno, ma lei era completamente immersa in quello che stava facendo, attenta a non sbagliare, quindi quasi non sentiva il loro brusìo allegro.
All’improvviso, qualcuno le urtò il gomito destro facendo sbavare il tratto che stava disegnando in una lunga linea tremolante.
“Accidenti!” si voltò per riprendere chi l’aveva urtata “E sta un po’ attento” borbottò acida verso Marco.
Quest’ultimo si limitò ad alzare le spalle con aria menefreghista e proseguì tranquillo, tornando al suo lavoro.
Tina sbuffò e scosse la testa con irritazione. Tuttavia, fu distratta da due colpi alla porta. Si voltò verso l’ingresso e vide spuntare da una fessura il viso di Giulia.
“Si può?” domandò quest’ultima aprendo un po’ di più la porta ed inserendovi il busto.
“Ma che sorpresa!” l’accolse per primo Alessandro “Vieni, entra” le andò incontro aprendo la porta del tutto e facendole segno di entrare.
“Ciao ragazzi” salutò quella gioviale, muovendo una mano in circolo verso gli altri archeologi al lavoro.
“Che ci fai qui?” domandò Alessandro, spiandola incuriosito.
“Mah … passavo, ed ho pensato di fare un saluto. Disturbo?”
“No, no affatto” le assicurò il ragazzo.
Giulia annuì soddisfatta, poi posò lo sguardo su Tina, che era rimasta a fissarla con la matita in bilico tra le dita ed un’espressione indecifrabile sul volto.
“Ciao Tina” la salutò l’avvocato con tono pacato.
L’altra sbatté un paio di volte le palpebre, posò la matita e si alzò dallo sgabello avvicinandosi agli altri due.
“Ciao” ricambiò con un sorriso mite.
“Allora, vi offro un caffè?” intervenne Alessandro, posando le mani sulle spalle delle due ragazze.
“Perché no” accettò Giulia con disinvoltura “Ho avuto una mattinata terribile”
Tina si limitò ad annuire.
“Ragazzi, vi porto qualcosa?” Alessandro si rivolse poi al resto dei colleghi, alzando leggermente la voce per farsi sentire.
Ricevuto un segno negativo da tutti, si apprestò ad uscire assieme alle altre due.
Arrivati alle macchinette, il ragazzo si frugò in tasca ed estrasse qualche spicciolo.
“Come li faccio?” domandò alle due ragazze.
“Lei ci vuole il latte”
“Lei lo prende amaro”
Risposero in coro, indicandosi a vicenda.
Alessandro alzò le sopracciglia dubbioso, poi con uno sguardo interrogativo le invitò a spiegarsi.
“Ehm … abbiamo fatto colazione insieme in Abbazia qualche volta” articolò incerta Tina spostando lo sguardo a destra e sinistra.
Intanto Giulia aveva messo una mano davanti alla bocca e se la rideva silenziosamente.
“Sì, è vero” affermò un attimo dopo, andandosi a grattare la fronte e cercando di mantenersi seria.
Alessandro gli riservò ancora uno sguardo stranito, poi fece spallucce e si girò verso la macchinetta selezionando le bevande richieste.
Cinque minuti dopo erano seduti sulle scomode sedie di legno del corridoio del dipartimento.
“Allora, come sta andando il vostro lavoro?” domandò Giulia soffiando sul proprio caffè per raffreddarlo.
“Questa è la parte lunga e noiosa” affermò Alessandro con una piccola smorfia.
“Sì, ma è anche la più importante” lo riprese Tina con un’occhiata saccente “Stiamo tirando le somme della campagna, cominciamo a fare delle ipotesi concrete. Tra un po’ dovremmo anche cominciare a pensare di organizzare qualche seminario per presentare al pubblico la campagna e cominciare a farci pubblicità”
“Ed io che credevo che il lavoro dell’archeologo finisse una volta ritrovato il coccio” commentò Giulia riflessiva.
“E’ quello che pensa la maggior parte della gente” le fece notare Alessandro, bevendo poi un lungo sorso di caffè.
“Mi stai paragonando alla massa?” lo rimbeccò Giulia fingendosi scandalizzata e nascondendo una punta d’ironia.
“Forse” Alessandro alzò un sopracciglio con aria canzonatoria, poi si alzò e gettò il bicchiere vuoto in un cestino “Ragazze, vi lascio alle vostre chiacchiere tra donne. Ho un mucchio di cose da finire prima di pranzo”
Le salutò con la mano, avviandosi nuovamente verso il laboratorio. Giulia lo seguì con lo sguardo, ancora divertita per quel punzecchiarsi a cui si erano lasciati andare. Fu la voce di Tina a distrarla un attimo dopo.
“Mi fa piacere che sei passata” confessò apertamente, piegando un ginocchio sotto l’altro per potersi voltare verso di lei, mentre allungava un braccio sullo schienale della sedia per stare più comoda.
“Avevo un paio d’ore libere, prima del prossimo appuntamento …” Giulia la fissò negli occhi per un lungo istante “E volevo vederti” terminò in un sussurro andando a coprire la sua mano con la propria sullo schienale della sedia.
Tina si schiarì la voce un po’ impacciata e ritirò il braccio con un gesto lento ma deciso, mentre la guardava con un sorriso di scuse.
Giulia ingoiò quell’ennesimo rospo con un lungo sospiro amareggiato e si rimise dritta sulla sedia con lo sguardo cupo fisso davanti a sé.
“Giulia” la chiamò Tina un po’ timorosa “Siamo in dipartimento, mi conoscono tutti, ci sono i miei colleghi, i miei amici. Cerca di capire”
L’avvocato l’ascoltò restando ostinatamente con gli occhi puntati sulla parete di fronte.
“Ci sto provando a capire, lo sto facendo davvero” borbottò abbattuta “Ma io non ho mai voluto nascondermi, è per questo che ho fatto coming out a diciotto anni” decise finalmente di guardare Tina, riservandole uno sguardo inflessibile “Per me tutto questo è assurdo, tu sei la mia donna e io non posso nemmeno tenerti la mano in pubblico” alzò le spalle con aria turbata “Quindi, cerca anche tu di capire me”
Tina abbassò lo sguardo, sentendosi in colpa. Rimase impacciata a rigirarsi il bicchiere di plastica ormai vuoto tra le mani. Si riprese solo quando percepì il movimento di Giulia, che si alzava con uno scatto deciso.
“Aspetta. Dove vai?” si rimise anche lei in piedi velocemente e la tirò per una manica del cappotto.
“E’ meglio se me ne vado” rispose distaccata Giulia.
“Ma io non voglio che te ne vai”
“Ho un appuntamento, sono in ritardo. Ci sentiamo, ok. Buona giornata, Tina”
Giulia liberò il braccio che l’altra le aveva bloccato, le riservò un ultimo sguardo rammaricato e poi le diede le spalle allontanandosi.
Tina rientrò in laboratorio tentando di mantenere un’espressione neutra e si rimise a lavoro. Lasciò passare l’intera giornata di mercoledì senza chiamarla, sperando che Giulia potesse sbollire il suo disappunto e che quindi avrebbero potuto poi parlare tranquillamente.
Arrivata a metà pomeriggio del giorno seguente, (giovedì 10 dic) però, non riuscì più a trattenersi. Quindi, prese il cellulare, le sigarette e l’accendino ed uscì dal laboratorio dicendo agli altri che sarebbe andata a fumare. Raggiunse la scala antincendio del secondo piano ed uscì all’esterno rabbrividendo appena. Ignorò del tutto le sigarette, per afferrare immediatamente il cellulare e comporre il numero di Giulia.
“Pronto”
“Giulia, sono io”
“Ciao”
“Che fai?”
“A dire il vero sto aspettando un cliente che dovrebbe arrivare da un momento all’altro”
Il tono dell’avvocato era ancora distaccato, faceva la sostenuta. Tina ne rimase un po’ delusa.
“Ah, capisco. Beh, non ti farò perdere troppo tempo” tentò di non suonare troppo mesta “Ti va se ci vediamo stasera?”
L’avvocato tirò un lungo respiro tremulo, forse era combattuta.
“Stasera non posso, ho promesso ad Alessia che l’avrei accompagnata a teatro a vedere non so cosa a cui tiene particolarmente”
“Ah” stavolta la nota di delusione si sentì anche attraverso quell’unica sillaba “Va bene, divertitevi allora”
“Grazie. Scusa, è arrivato il mio cliente, devo andare” disse Giulia con tono sbrigativo.
“Ok. Ciao”
“Ciao”
Tina chiuse la comunicazione con l’amaro in bocca. Decise che era tempo di fumare quella famosa sigaretta.
Quando ritornò in laboratorio, aveva l’aria piuttosto cupa. Sedette stancamente su una sedia rigirando l’accendino tra le mani, giochicchiando ad accendere e spegnere la fiamma fissandola con sguardo vacuo.
“Oh, va tutto bene?” Emanuele trascinò rumorosamente una sedia accanto alla sua e si sedette al suo fianco, inclinando la testa di lato e fissandola apprensivo.
Tina alzò su di lui uno sguardo spento, si sforzò di sorridere e ne uscì fuori solo una specie di smorfia.
“Sì, tranquillo” mormorò con voce cupa.
“Ma chi vuoi prendere in giro?!” la rimbeccò l’altro “Senti, ultimamente c’è stato qualche problema tra di noi … però, lo sai che se hai bisogno di un amico io sto qua” sembrava serio e disponibile, non il solito Emanuele giocherellone che non prendeva mai niente sul serio.
Tina lo guardò negli occhi, accennò un altro sorriso, stavolta un po’ più convinto e poi alzò una mano per accarezzargli affettuosamente una guancia coperta da un sottile velo di barba.
“Grazie Manu, non sai quanto avevo bisogno di sentirtelo dire” quasi si gettò tra le sue braccia stringendolo forte.
Il ragazzo ricambiò l’abbraccio un po’ impacciato, non aspettandosi quella reazione.
“Gesù! Non credo ai miei occhi, cip e ciop in armistizio” commentò ironica la voce di Alessandro.
I due ragazzi si staccarono e Tina ne approfittò per agguantare la prima cosa che gli capitò sottomano e tirarla all’amico.
Alessandro schivò una penna che gli passò a qualche centimetro dal viso sibilando accanto al suo orecchio.
“Ehi, poteva finirmi in un occhio. Potevi accecarmi!” proruppe contro Tina.
“Ne hai due, no. Quindi di che ti lamenti” rispose lei con un accento malefico dietro un’aria disinvolta.
Emanuele ridacchiò attirando su di sé l’attenzione di Alessandro.
“Che ti ridi, tu?” afferrò una bottiglietta e gliela tirò prendendolo in piena fronte.
“Ahi! E che c’entro io” si lamentò quest’ultimo massaggiandosi la parte lesa “Siete due maneschi. Me ne ritorno a lavoro” si alzò impettito e ritornò al suo computer.
Tina ed Alessandro si guardarono un attimo negli occhi poi cominciarono a ridere.
La ragazza trascorse il giovedì sera a guardare un vecchio telefilm in tv, controllando di tanto in tanto il cellulare e sbuffando ogni volta che trovava il display pulito, senza l’icona di un messaggio in arrivo o di una chiamata persa.
Il venerdì mattina inviò un messaggio a Giulia: “Mi chiami quando hai cinque minuti? Ho voglia di vederti. Un bacio”
Dovette aspettare, però, fino a sera prima che arrivasse quella telefonata tanto attesa.
“Giulia, finalmente!” esclamò sollevata, dopo aver accettato la chiamata.
“Ciao. Sì, ho avuto da fare oggi, non sono riuscita a chiamare prima”
“Va bene, non importa. Possiamo vederci?”
“Veramente sono distrutta, non ho molta voglia di uscire” si giustificò l’avvocato, trascinando effettivamente la voce ed apparendo esausta.
“Ok. Allora passo io da te” propose Tina, non perdendosi d’animo.
“Stasera non è proprio il caso, Tina. Farò una doccia veloce e andrò a dormire” rispose l’altra con tono risoluto.
Tina incassò la testa nelle spalle, piegò le ginocchia al petto e ci poggiò sopra il mento.
“Passo solo per un saluto” riprovò ancora esitante.
Giulia sospirò pesantemente e si passò una mano sugli occhi.
“Un’altra volta, ok. Magari domani sera, ti chiamo e ti faccio sapere” la voce era leggermente meno dura ma comunque risoluta.
“Va bene, come preferisci” mugugnò Tina, chiaramente dispiaciuta “Buona notte, allora”
“Buona notte”
Tina chiuse la comunicazione e si buttò pesantemente sul letto a pancia in giù, abbracciando il cuscino ed affondandovi il viso per attutire un piccolo urlo di frustrazione.
La luce all’esterno era ancora fioca, quando Tina aprì gli occhi quel sabato mattina. Doveva essere molto presto. Si alzò, avviandosi ciondolante in cucina, dove si preparò apaticamente la colazione. L’orologio segnava appena le sei e mezza, quando uscì dal bagno, lavata e vestita. Tornò in camera, era tutto in ordine e pulito, non aveva granché da fare. Decise quindi di andare da Giulia.
Quando arrivò, s’infilò nel palazzo dietro ad un signore che era appena uscito a gettare l’immondizia. Salì velocemente le due rampe di scale e, arrivata davanti all’appartamento di Giulia, si attaccò al campanello.
“Ma che diavolo …” la donna aprì la porta dopo quasi cinque minuti, evidentemente assonnata ed irritata.
“Ciao, posso entrare?” Tina non le diede nemmeno il tempo di rispondere, si catapultò dentro casa sgusciandole affianco.
“Tina” Giulia seguì disorientata i suoi movimenti, richiuse la porta in automatico, poi si voltò a guardare la ragazza, che si era fermata al centro del salone “Sono appena le sette di sabato mattina, che ci fai qui?”
Tina la guardò, era in pigiama, i capelli leggermente scompigliati e gli occhi ancora semichiusi dal sonno. Fece un passo verso di lei.
“Mi stai evitando” e non era una domanda, ma una certezza “Ok, lo capisco che sei risentita, ma trattarmi male non risolverà le cose” allargò le braccia mostrandosi a lei come disarmata “Ho solo bisogno di tempo, per me è come se stessi vivendo una nuova adolescenza. Tutto quello che faccio, tutto quello che voglio, che desidero … mi sembra proibito, uno strappo alla regola. E mi sento costantemente i riflettori puntati addosso, come se chiunque potesse indovinare dei sentimenti che non sono ancora pronta a condividere con il mondo. E questa cosa mi spaventa, e mi irrita, terribilmente, perché non mi sento padrona dei miei gesti, delle mie parole. E mi sento violata, perché devo essere io a trovare il momento ed il modo per aprirmi al mondo”
Giulia l’ascoltò in silenzio, il viso impassibile, solo lo sguardo ad ogni parola si faceva sempre più vivo e partecipe. Abbandonava il torpore del sonno e diventava lucido, cogliendo esattamente ogni sfumatura di emozione che attraversava il viso di Tina.
“Hai ragione” ammise quando lei ebbe finito il suo monologo “Trattarti male non serve a niente”
“Tutto qui?” indagò Tina assottigliando lo sguardo con circospezione.
Giulia sciolse la posa rigida che aveva tenuto fino a quel momento e la raggiunse accanto al divano. Si lasciò andare su di esso ed invitò anche Tina a seguirla.
“Abbiamo vissuto la presa di coscienza della nostra omosessualità in maniera diversa, ma questo non significa che il modo in cui la stai affrontando tu sia peggiore del mio” le prese le mani tra le proprie, stringendole appena “Se tu la stai vivendo così, io non sono nessuno per dirti che stai sbagliando. Posso solo starti accanto, in silenzio e nell’ombra, se necessario, finché ne sentirai il bisogno”
Tina si sporse leggermente verso di lei con aria un po’ stupita.
“Quindi, non sei più arrabbiata con me?”
“Non sono mai stata arrabbiata con te, Tina. Ero arrabbiata e delusa da questa società, che costringe te e chissà quante altre persone a non poter esprimere liberamente la propria indole” si fermò un attimo a riflettere, le spuntò l’ombra di un sorriso furbo sulle labbra “E si, lo ammetto, un po’ ero anche arrabbiata con te, che non riesci a fregartene. Ma adesso ho capito che non posso fartene una colpa, magari in futuro imparerai come gestire questa situazione, imparerai a rapportarti in maniera più distaccata con una società che non esita a prenderti a calci in culo appena ne trova il pretesto”
Tina rilassò finalmente le spalle ed alzò le mani di Giulia fino a portarle davanti alla propria bocca, le baciò tutte le dita mentre la guardava negli occhi sorridente.
“Grazie” mormorò poi, tuffandosi tra le sue braccia.
Giulia la strinse forte, baciandole i capelli e la fronte.
Tina passò la mattina accompagnando Giulia a sbrigare alcune faccende. Trascorsero diverse ore in un centro commerciale e fare la spesa e girare per negozi, dopo passarono in posta a pagare alcune bollette ed in tintoria a ritirare un paio di tailleur. Il pomeriggio Tina dovette lasciarla, perché aveva promesso ad Alessandro ed Emanuele che sarebbe andata con loro a cercare un nuovo computer per il laboratorio. Avevano bisogno di un Apple, per poterci installare alcuni nuovi programmi avanzati per il rilievo e le presentazioni 3D.
Tuttavia le due ragazze si ritrovarono la sera, si concessero una piazza e un cinema, per poi rintanarsi a casa di Giulia. Tina passò la notte con lei e sancirono la pace ritrovata anche tra le lenzuola.


  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: WingsOfButterfly