L'acqua si infrange sulla scogliera,
le onde salgono per le rocce,
superano il bordo, salgono ancora,
le ultime gocce vanno oltre i rami
e i tetti e la torre, ferma in sfida col mare.
Il vento sferza la tenda,
centocinque chilometri orari
e non c'è né cespuglio, né pietra
a ripararmi dalla furia del tempo.
Mi sono ancorata al terreno,
ho legato tutto quello che c'era,
per cinque ore ho vegliato
appesa con le braccia al rifugio
sempre trainandolo a terra.
Eppure non resistevo ogni tanto
dall'uscire fuori, all'aperto
e rischiare tutto quello che avevo
per rimirare la potenza del mare
e sentire in risposta la terra
scricchiolare in protesta col cielo.
Un ruggito continuo veniva
da un ventre profondo ed oscuro,
persino l'aria era densa
di lampi, di nubi e di guerra.
E quasi mi prese paura.
Stavo coi piedi piantati
ad osservare basita in avanti
l'arroganza delle forze della natura
e a sfidarle con la mia presenza,
facendo loro pagare cara
la mia pellaccia dura.
Un suono poco lontano
viene interrotto dal vento,
marcia in avanti una banda,
è la festa della Madonna.
Un peccato che con questo tempo
non si arriva a Porto Miggiano,
l'idolo non “scenderà a mare”,
la benedizione non potremo avere.