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Autore: Beeble    07/12/2020    1 recensioni
(riprende dal finale della stagione 5A)
Dio in persona sceso sulla terra stupisce tutti con la sua misericordia.
Ma è quando tutto sembra perfetto che le crepe si insinuano nell'esistenza.
Le crepe non sono colpa di nessuno, nemmeno di Dio.
La normalità viene stravolta dall'arrivo di una pandemia globale, quella causata dal coronavirus.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chloe Decker, Lucifer Morningstar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. Umane paure


 




 

Chloe e Lucifer stavano insieme ormai da 3 mesi.

Trixie aveva capito il segreto che avevano provato a nascondere.

Aveva anche capito che Lucifer non mentiva e quindi aveva chiesto direttamente a lui “Tu e la mamma siete fidanzati?” gli aveva chiesto fissandolo dritto negli occhi.

Lui aveva risposto con un candido “Sei sveglia piccola umana!”.

 

Ogni tanto Lucifer andava a prendere Trixie a casa da scuola.

In realtà da un mese Trixie non andava più a scuola. Non si poteva.

Anche il Lux era chiuso da un mese. L’apertura di ogni tipo di locale dove potessero crearsi gruppi di persone era stata vietata da un’ordinanza.

 

Quella maledetta pandemia aveva portato via un pezzo alla volta, la normalità.

All’inizio Trixie aveva preso bene la notizia di avere qualche giorno di vacanza in più.

Aveva insegnato a Maze a giocare a UNO per poi costringerla a partite interminabili.

Aveva fatto le ore piccole con Lucifer e Chloe a giocare a Monopoli.

Anche se molto tardi, Lucifer rientrava sempre al Lux per la notte.

 

Dopo un paio di settimane la scuola si era organizzata: le lezioni erano ricominciate online.

Trixie a cui non piaceva stare ferma, a volte girava per la casa con il tablet in mano.

 

Era stato divertente all’inizio. Chloe ogni tanto l’aveva portata alla centrale per seguire le lezioni. Alla bambina era piaciuto vedere mamma e papà lavorare insieme a Lucifer, a Maze e ad Ella.

A volte erano davvero buffi. Quando non c’erano lezioni Trixie metteva la colonna sonora degli Avengers sul tablet al massimo volume, sistemava bene le cuffie sulle orecchie e infine immaginava che ognuno di loro avesse un superpotere.

Maze aveva la superforza (poteva sollevare un camion con le sue sole mani), Ella possedeva la vista a raggi X (per nasconderlo al mondo usava quegli strani occhiali nel suo laboratorio), Lucifer invece poteva volare (non come Ironman, ma magari con un paio di ali).

Poi c’era papà, lui poteva correre alla velocità della luce (era per quello che arrivava sempre puntuale a prenderla quando doveva passare qualche giorno con lui), mamma invece sapeva leggere nella mente delle persone (ogni tanto socchiudeva un occhio e capiva subito cosa avevano combinato le persone).

 

All’inizio l’influenza che si stava diffondendo sembrava un’influenza che al massimo poteva far star male chi era più anziano, chi era più fragile.

Poi le notizie dal resto del mondo avevano iniziato a preoccupare.

Dalla Cina, poi dall’Italia e poi da ogni nazione iniziarono ad arrivare le notizie di centinaia e poi migliaia di persone morte, di ospedali e sistemi sanitari al collasso.

Anche le persone giovani e adulte morivano per colpa di questo virus che avevano chiamato Covronavirus. Un nome che risuonava sempre più spesso nelle conversazioni fra le persone.

 

La centrale non era più un posto sicuro, era meglio che Trixie restasse casa.

La maggior parte delle volte Lucifer stava con lei: i consulenti erano stati inseriti nella lista del personale non essenziale alla centrale e con il Lux chiuso aveva comunque ben poco da fare. E poi con la piccola si divertiva in attesa che tornasse la madre. La piccola Decker aveva l’intelligenza della madre e la sfacciataggine del padre.

Inoltre lui sapeva ancora tutte le lingue del mondo e poteva aiutarla per i compiti di spagnolo o italiano senza difficoltà. Trixie aveva un talento particolare, di tanto in tanto insisteva per fare conversazione con Lucifer in una delle lingue che studiava. Lucifer doveva sforzarsi di non usare termini troppo difficili anche se la bambina era curiosa, una volta imparato il significato di una parola, poteva scommetterci che l’avrebbe infilata nella frase seguente.

 

 

Nemmeno il lockdown, la misura imposta dal governo per cui si limitavano le uscite da casa a ciò che era strettamente essenziale, fermava il lavoro alla centrale di polizia: ladri, assassini ed ogni genere di canaglia non avevano rispetto per alcuna regola.

Chi compiva un reato non portava di certo una mascherina.

 

La situazione si protraeva ormai da un mese.

Le mascherine scarseggiavano, spesso al distretto si riutilizzavano le stesse per più giorni.

Oppure ci si arrangiava con quelle di stoffa autoprodotte.

Gli ospedali iniziavano a far fatica a gestire la situazione. Anche lì a Los Angeles, si convertivano normali reparti ospedalieri in reparti di terapia intensiva. Si costruivano ospedali da campo dove c’erano grandi spazi liberi come aeroporti, ormai quasi inutilizzati.

Le industrie e i servizi non essenziali erano stati chiusi.

Ai supermercati si faceva la fila per entrare e si guardava con sospetto chiunque si avvicinasse troppo.




 

Una sera Chloe era arrivata a casa ed erano ormai le undici passate.

Aveva salutato velocemente Lucifer ed era andata alla porta della camera della figlia.

L’aveva solo guardata dormire, la camera era illuminata fiocamente dalla luce di una piccola sfera stellata che teneva sempre accesa la notte, da quando l’aveva ricevuta il Natale precedente dal padre.

Lucifer la vide scivolare lentamente sullo stipite della porta fino a sedersi a terra.

Chiudere piano la porta e appoggiare la testa sulle ginocchia.

Le fu accanto in un momento.

“Che succede?” le chiese.

“Non...” Chloe faceva fatica a respirare o meglio… faceva respiri veloci e superficiali.

“Luci...” provò di nuovo.

Lucifer si sedette accanto a lei e la strinse semplicemente a sé.

Il cuore di lei batteva all’impazzata, tremava appena.

Per cinque minuti le baciò i capelli, le carezzo la schiena, la testa, le guance.

Era stato in grado solo di dire stupidamente solo “Sono qui, andrà tutto bene, Chloe sono qui, ti amo”.

Quando la donna riuscì a risollevare il volto era rigato di lacrime. Ogni certezza, ogni futuro, ogni speranza sembrava sbriciolarsi sulla terra dove stava camminando. C’era Lucifer a tenerle la mano per non farla annegare nella marea che sembrava salire. Faceva tutto dannatamente male.

 

 

Quello era stato solo il primo attacco di panico di una lunga serie.

Ormai Lucifer se ne accorgeva quasi prima di lei, le era accanto prima che crollasse.

Avrebbe sollevato il mondo sulle braccia se questo avesse potuto sollevarla dal suo dolore.

Non poteva. Poteva starle accanto ed alleviarlo aiutandola a risollevarsi ogni giorno.






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Il capitolo parla in qualche modo di Lucifer e Chloe, ma anche di me... Ho scritto tutto ciò nel tentativo di esorcizzare e raccontare una parte di ciò che ho vissuto...
Spero anche che possa in qualche modo, calzare anche ai personaggi.

Un grande GRAZIE a chi ha messo la storia fra le seguite e le ricordate.
In particolare grazie a kirax94 , Baldr (andate a leggere qualche sua fic su Lucifer, ne ha scritte di davvero carine!) , Beba42491234 e Inf4nity (anche lei ha qualche fic interessante su Lucifer!) per le recensioni lasciate.

Al prossimo capitolo
Fabiola


 

  
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