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Autore: mgrandier    07/12/2020    9 recensioni
La vita è un rincorrersi di fasi differenti, nelle quali si alternano sentimenti, emozioni e priorità diverse, che ci inducono a compiere scelte e finiscono per dare un’immagine di noi parziale, evidenziando un aspetto piuttosto che un altro. Per questo, in un puzzle di fasi e punti di vista, ogni storia corre tra alti e bassi e modifica continuamente lo spunto per la lettura di quello che sta accadendo; per questo, volta per volta, è questione di …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 19. … Costanza
 
(tardo pomeriggio, prima metà di agosto)
 
No, lei non aveva nemmeno considerato la possibilità che durante quello che avrebbe dovuto essere semplicemente un soggiorno studio in Germania avrebbe potuto esserle necessario avere un costume da bagno; tutto questo era stato chiaro a Genzo fin dal momento in cui, durante il viaggio in auto, le aveva chiesto se, per la loro vacanza, ne avesse portato uno con sé e in realtà lui non aveva fatto nulla per nascondere il fatto che il suo essere impreparata a tale evenienza gli avesse regalato un certo compiacimento. Lo stesso che, disteso sul letto nel tentativo di riprendersi dalle ore passate alla guida, stava sperimentando, in attesa che Yuki provasse i suoi nuovi completi da bagno.
Si guardò attorno, valutando che l’ampia junior suite che era stata loro assegnata fosse esattamente come l’aveva immaginata scorrendo le varie immagini presenti sul sito attraverso il quale aveva effettuato la prenotazione: spazi ampi e accoglienti, arredi classici e di ottimo gusto, vista mozzafiato sul lago. Quanto alla stanza da bagno, non aveva ancora avuto modo di darle nemmeno una rapida scorsa, perché Yuki, stringendo tra le mani il suo regalo, ci si era chiusa dentro non appena avevano raggiunto la camera.
- Allora, come sono? – le chiese sollevandosi un poco, sostenendosi sui gomiti e allungando le lunghe gambe sulla panca imbottita sistemata ai piedi del letto – A giudicare dal tempo che ci stai mettendo, inizio a pensare che ci sia qualcosa che non va … -
La porta, tuttavia, si aprì ancor prima che lei gli rispondesse e Genzo la vide uscire, esitante e con un’espressione di assoluto imbarazzo dipinta sul viso; Yuki, con le braccia piegate al petto e lo sguardo basso, che vagava inquieto sul pavimento, avanzò di qualche passo, fino a fermarsi ai piedi del letto, rimanendo in silenzio.
Lui la osservò da capo a piedi, risalendo poi lento lungo le gambe sottili, per scivolare rapido dal fianco al collo, annuendo sinceramente soddisfatto.
– Ti sta benissimo! – esclamò sicuro – Anche la taglia sembra perfetta! –
Confortata dalla sua reazione, finalmente Yuki sembrò trovare il coraggio di sollevare lo sguardo, cercandolo con un timido sorriso – Genzo, io sono senza parole … -
- Non ti piacciono? – chiese lui immediatamente, tra il sorpreso e il preoccupato – La taglia non va bene? O intendi dire che i modelli non sono di tuo gusto? –
Yuki scosse subito il capo, decisa – No! Sono bellissimi entrambi: lineari, puliti, come piacciono a me. Hai scelto questo blu così profondo … stupendo! E anche l’altro, con quella fantasia delicata … - e gli si avvicinò di più, dimenticando l’imbarazzo iniziale e lasciandosi invece trasportare dalla curiosità – Anche la taglia è perfetta: come ci sei riuscito?! E quando, poi? -
- Credevi che avessi impiegato le due ore che ho trascorso all’Elbe mentre tu facevi i tuoi acquisti, solo per comprarti la maglietta sportiva che ti ho dato da mettere in valigia? – la sorprese lui ridendo – Sono molto più scaltro di quanto tu abbia immaginato: avevo visto questo marchio italiano[i] tra le tue compere in passato e ci sono andato a colpo sicuro! –
Yuki spalancò gli occhi, sempre più sorpresa e mentre le sue labbra si tendevano in un sorriso – Ma la taglia? –
- Quella è stata facile. – minimizzò lui con un’alzata di spalle – Ti ricordo che la tua roba sta nell’armadio di casa mia, giusto nell’anta di fianco a quella dove tengo i miei vestiti sportivi! –
Lei non poté impedirsi di provare ancora un moto di vergogna di fronte a lui e ai suoi modi diretti e concreti, coprendosi per qualche istante il viso con le mani, ma poi si lasciò andare, mentre Genzo la attirava a sé, passandole un braccio sopra le spalle e stringendosela al petto, e anche lei si univa alla sua allegra risata.
- Sei speciale, Genzo, e continui a sorprendermi. – Yuki forzò appena il suo abbraccio per potersi raddrizzare fino a riuscire a parlargli direttamente – Credevo che tu concentrassi la tua attenzione e le tue energie solo sul calcio, sulla tua preparazione e sulle tue capacità; invece più ti conosco e più mi affascina il tuo saper lavorare per arrivare a quello che vuoi con una dedizione e una … -
Genzo la ascoltò serio, concentrato sulle sue parole, fino a quando i suoi occhi non si assottigliarono e le sue labbra non si tesero in un nuovo sorriso divertito.
– Ehi! Ho solo comprato due costumi! – minimizzò allegro -  Erano per te e non potevo permettermi di sbagliare: diciamo che non stavo giocando la finale del mondiale … però stavo cercando il regalo giusto per la mia ragazza e … – ma poi le sue parole rimasero in sospeso proprio lì, su quel concetto semplice che gli era uscito come fosse la cosa più naturale al mondo, ma che era rimasto in bilico tra loro, chiaro e potente come solo un’affermazione spontanea ma estremamente importante avrebbe potuto essere.
Yuki rimase a fissarlo, le labbra dischiuse e l’espressione un poco sorpresa, inseguendo l’eco di quelle parole per qualche istante, lasciandolo rimbalzare tra loro, fino a quando non cedette ad un sorriso, nascondendogli lo sguardo.
- Yuki … - la chiamò allora lui, mentre con due dita le accarezzava il mento, accompagnando il suo viso a tornare a mostrarsi - … ti fa così effetto quello che ho detto? –
- Non dovrebbe? – gli chiese lei di rimando, riprendendo subito a parlare, mostrando una sorta di agitazione, l’urgenza di spiegarsi, ma anche la difficoltà del farlo – Mi sembra di vivere in una bolla, in una specie di sogno, in una dimensione che non avrei mai immaginato di provare e … -
- E sei felice? – la incalzò allora Genzo, guardandola dritto negli occhi – Perché anche per me è stato inatteso e per certi versi strano, e non pianificato, anzi forse quasi osteggiato, ma vorrei che tutto questo non avesse mai fine perché … perché non mi sono mai sentito meglio in tutta la mia vita. Perché … -
Di nuovo, le parole non trovarono la via giusta per sfilare oltre quelle rimaste in sospeso. Genzo si mosse appena, stringendo Yuki a sé e sistemandola meglio sulle proprie gambe, lì dove si era seduta, di traverso, quando si erano trovati, tra imbarazzo e assoluta sincerità, per poi chinare il capo, sfiorando la sua tempia con il proprio naso e cercando di farsi più vicino, fino a poter sussurrare sulla sua guancia - … perché non riesco a immaginare di tornare prima di noi e questo dovrà pur significare qualcosa … -
 
Genzo si mise comodo sulla seduta imbottita, sistemandosi all’ultimo tavolo della terrazza del ristorante dell’albergo, quello più vicino al parapetto, in modo che alle proprie spalle il panorama del lago di Costanza fosse ben inquadrato. Sollevò gli occhiali da sole, appuntandoli sul capo e cercò la posizione migliore perché il moderno gazebo sospeso non impedisse la visuale all’amico collegato in video chiamata.
- Hai capito il signor Wakabayashi?! Ma in che razza di posto l’hai portata? – l’espressione sorpresa di Kaltz fece sorridere Genzo che, per fargli meglio comprendere, prese a spostare il proprio telefono abbracciando tutta la valle attorno e sé.
- Il lago era la meta più a sud che potessimo raggiungere e lo Steigenberger è una struttura di inizio novecento, uno di quegli alberghi storici tirati a lucido negli ultimi anni; mi sembrava un’idea carina: visto che non può uscire dalla Germania, portarla in una specie di località di villeggiatura d’altri tempi e … quasi in Italia. –
- Mi sembri una diva del cinema d’altri tempi, Gen: occhialoni da sole, bibita fresca e terrazza panoramica … - lo punzecchiò Kaltz, prima di andare dritto al punto – Lei cosa dice? –
Genzo si guardò attorno, controllando i movimenti all’estremità della terrazza, là dove Yuki si era diretta poco prima – A parte il fatto che non dovrebbe interessarti così tanto, lei vuole che restiamo qui ancora qualche giorno; evidentemente non lo trova così male. Io invece partirei già domani per raggiungere Monaco e fare un giro per dimore storiche … –
- Cazzo, Gen! Per farle fare il giro dei castelli della Baviera potevi iscriverla a una gita per pensionati! Ma cosa ti ho insegnato?! – lo interruppe l’amico sbarrando gli occhi – Divertitevi finché potete farlo! - per poi avvicinarsi allo schermo, con fare sornione - Ti sei portato almeno il mio pensiero speciale? –
Genzo strizzò gli occhi, sistemandosi gli occhiali da sole sul capo, prendendo tempo e procurandosi l’immediato interesse dell’altro che incalzando tornò a chiedere – Bella idea, vero? –
- Certo: ottima idea. – convenne annuendo – Soprattutto un pensiero di alta classe. Per fortuna li ho fatti sparire per tempo, senza che lei se ne accorgesse … -
Kaltz, tuttavia, non si diede per vinto, tornando a incalzare - Sei il solito c … - ma la sua immagine rimase bloccata, con il biondo sfumato in una espressione stramba, senza che Genzo potesse ascoltare l’intera paternale. Poco male, rise tra sé, perché il senso di quel discorso gli era abbastanza chiaro da non voler riprendere l’argomento proprio lì, in vacanza e su quella splendida terrazza inondata dal sole. Così inspirò a pieni polmoni, voltandosi a scrutare il profilo pigro delle acque del lago, mosso appena da poche imbarcazioni lontane, e lasciandosi cullare dallo sciabordio quieto delle onde che si infrangevano alla base del muro di sostegno della terrazza.
Nei due giorni trascorsi a Costanza, lui e Yuki si erano potuti rilassare completamente e il pensiero dell’università, come quello della Champions League o del rientro in Giappone, si era perso dietro il sipario di quelle ore perfette che avevano trascorso passeggiando lungo la stretta spiaggia sassosa che dall’albergo si allungava verso occidente, oppure inoltrandosi tra le viuzze del centro antico della città o semplicemente oziando, insieme, distesi sulle chaises longues del solarium. Era stato come rifugiarsi in una dimensione parallela dalla realtà e concedersi semplicemente di stare insieme, scoprendosi sempre più legati, complici e perfettamente in sintonia.
L’allegra suoneria richiamò Genzo dai suoi pensieri; distrattamente, incrociando le caviglie una sull’altra a gambe distese, allungò una mano per rispondere alla chiamata, sollevando il telefono senza nemmeno curarsi dell’inquadratura – Forza, Kaltz: stavo giusto aspettando il finale del cazziatone! –
- Genzo? –
La voce che udì dall’altoparlante lo indusse a raddrizzarsi sulla seduta, afferrando meglio il telefono per portarlo di fronte a sé, quasi incredulo – Mamma?! –
Dal display, l’immagine della madre lo osservava accigliata – Devo dedurre che aspettavi un’altra chiamata? –
- In realtà ero al telefono con un amico, ma la comunicazione si è interrotta un attimo prima che mi arrivasse la tua telefonata. – spiegò per sommi capi alla madre, minimizzando, per poi soffermarsi su ciò che poteva intuire della stanza da cui lei lo stava chiamando – Ma … sei a Nankatsu? Va tutto bene? –
La donna annuì e l’inquadratura si fece più ampia, mentre probabilmente appoggiava il telefono sul ripiano davanti a sé, puntandolo contro quello strano e inquietante soprammobile in onice che lei adorava e Genzo considerava il pezzo peggiore dello studio - Siamo arrivati e … siamo rimasti molto sorpresi dalla tua assenza, Genzo: non ci vediamo da mesi e ci aspettavamo di trovarti qui alla villa, per la pausa estiva, come sempre. –
- Non credo che potrò rientrare in Giappone, mamma, per questo agosto. – le spiegò tranquillo grattandosi una tempia – Non avevamo avuto modo di parlare di un eventuale rientro; se solo mi aveste avvisato … -
La madre, tuttavia, non gli diede il tempo di proseguire, intervenendo decisa – C’è qualcosa che non va, caro? Qualche infortunio di cui non siamo a conoscenza? Tuo padre è molto preoccupato … -
- Ma no! Sto bene, mamma. Benissimo. – si affrettò a tranquillizzarla rilassandosi un poco contro lo schienale – Ho solo preso un impegno che … non mi consente di tornare in Giappone, per ora. –
Lo sguardo della madre, inizialmente più disteso, parve assottigliarsi, cogliendo un non detto rimasto in sospeso, e il suo viso non riuscì a nascondere un nuovo velo di inquietudine – Sembri in un luogo di villeggiatura, Genzo, ma mi dici che sei impegnato e non puoi tornare dai tuoi genitori. Cosa devo pensare? –
Genzo conosceva la propria madre come una donna affabile e piacevole, di grande dolcezza, ma sapeva anche che, al momento del bisogno, poteva diventare più determinata di un mastino, diretta ed estremamente acuta; non si sorprese di aver ricevuto una chiamata da lei, anziché da suo padre, che nonostante la fama di uomo forte, capo famiglia di polso e grandi ideali, riusciva molto meno a farsi duro quando si trattava di affrontare i propri figli. Volgendo per qualche istante lo sguardo verso il lago e sfruttando quell’attimo di silenzio rimasto sospeso tra loro, Genzo si concesse di riflettere sulla possibilità di aprire il proprio cuore alla madre. In fondo, con le sue parole, gli aveva offerto una buona occasione per parlarle apertamente … e non sfruttarla a dovere avrebbe potuto risultare persino controproducente.
Sorrise tra sé, cercando di nuovo l’immagine della donna – Vorrei farti conoscere una persona, mamma. – e provocando in lei, con quelle poche parole, un’immediata reazione. Riconobbe la sorpresa, sul suo viso composto, non più giovanissimo, ma elegante dei segni di una bellezza senza tempo; comprese di aver risvegliato in lei un moto di curiosità che a stento la donna riusciva a trattenere. Sfidò per qualche momento la capacità della madre di restare in bilico tra compostezza, autorità e naturale bisogno di saperne di più, ma poi di forzò a tornare a parlarle.
- Sono qui con una ragazza, mamma; con la mia ragazza. E … - Genzo inumidì le labbra, inspirando a fondo cercando le parole migliori per esprimersi - … mi farebbe piacere che tu potessi conoscerla, o almeno vederla, perché tu possa comprendere. –
Lei attese ancora un poco in silenzio, forse riflettendo, ma poi lui la vide chinare il capo, lasciando che le sue labbra accennassero un sorriso – Non mi hai mai presentato una ragazza, tesoro. Non mi hai mai nemmeno parlato di una amicizia, né di una frequentazione, da quando sei in Germania. Ci siamo sentiti di rado, negli ultimi mesi, e purtroppo so che non hai vissuto un periodo facile, eppure adesso ti vedo diverso, sembri felice, quasi rinato, e d’un tratto di racconti di questa ragazza: mi è difficile credere che io non debba esserle grata per il sorriso che vedo negli occhi di mio figlio, nonostante il fatto che non potrò incontrarlo tanto presto. –
- Ero certo che avresti capito, mamma, e … - si interruppe, quando con la coda dell’occhio, al limitare della terrazza, riconobbe la figura di Yuki; sollevò lo sguardo, seguendola mentre si avvicinava, sorridente e concentrata, portando un vassoio con due slanciati bicchieri colmi di liquido arancione. Genzo lasciò che posasse il vassoio sul tavolo, chiamandola subito a sé senza darle il tempo di dire nulla e passandole una mano sul fianco, perché scivolasse a sedere sulle sue gambe e lei vi si sistemò con naturalezza, passandogli un braccio dietro il collo.
- Novità? – gli chiese con un cenno del capo verso il telefono che lui si era sporto a sistemare sul tavolo, ma le fu sufficiente incrociare il suo sguardo per cercare a propria volta il volto del suo interlocutore. Genzo avvertì il corpo di Yuki farsi immediatamente rigido e tentare si sollevarsi dalle sue gambe, ma la stretta della mano sul fianco si fece più salda e impedì alla ragazza di spostarsi.
- Mamma, questa è Yuki, la ragazza che volevo tu conoscessi. – il suo tono suonò sicuro alle sue stesse orecchie e l’espressione sorpresa della madre, della quale intuiva il motivo, lo indusse a proseguire – Resterò in Germania perché lei non rientrerà a casa finché sarà impegnata con gli studi ad Amburgo. – Fece una pausa, scorgendo lo sguardo della madre ancora più attento, con gli occhi stretti in due fessure e le labbra appena dischiuse, quasi che stesse cercando di mettere a fuoco qualcosa in particolare; soffocò il sorriso che l’atteggiamento della madre aveva provocato, sbirciò Yuki, avvertendo le sue dita stringersi forte alla spalla, e poi si rivolse di nuovo alla madre, spezzando il silenzio sospeso in cui la chiamata si era arenata – Se le venisse confermato lo stage, come speriamo che sia, torneremmo insieme a Nankatsu per la pausa di fine anno. –
Riuscì a riconoscere il moto leggero delle spalle della madre che si rilassarono appena contro lo schienale della sua poltrona e il distendersi involontario delle labbra della donna, non appena lui aveva nominato la città di Nankatsu; ebbe la certezza di aver colto la propria madre in un punto sensibile, o addirittura debole, ammesso che lei ne avesse uno, giocando proprio su quel dettaglio di appartenenza alla città giapponese. Cercò Yuki muovendo appena la mano che le tratteneva il fianco e incrociando il suo sguardo con la coda dell’occhio.
- Sono onorata di fare la sua conoscenza, Signora Wakabayashi. – la ragazza piegò la schiena in un profondo e composto inchino, lasciando per un attimo la presa sulle spalle di Genzo, e poi rimase in attesa di un cenno della donna, tenendo il capo chinato, mentre lui continuava a fissare la propria madre in attesa che lei rompesse il proprio silenzio.
- Quindi niente infortuni … - le parole della donna non sorpresero Genzo che piegò appena l’angolo delle labbra, mantenendo l’attenzione fissa su di lei - … questo mi tranquillizza. -. La vide annuire appena con il capo, prendendo fiato, prima di congedarsi – Allora, trascorrete delle buone vacanze. Farò in modo di rientrare a Nankatsu di nuovo per la fine dell’anno e allora potrò finalmente incontrarvi, Genzo. –
Si limitò a poche parole, consapevole che non fosse il caso di andare oltre - Grazie, mamma. – mentre stringeva di più a sé Yuki, quasi suggerendole di congedarsi.
- Arrivederla, signora. – Yuki riuscì appena a mormorare poche parole, prima che fosse la donna a riprendere.
- Ora raggiungo tuo padre, Genzo. Sono certa che sarà felice di avere tue notizie e … di sapere che stai bene. – gli occhi scuri della donna sfuggirono per un istante dallo schermo, nascondendosi dallo sguardo di Genzo, per tornare a cercarlo, per un rapido saluto – Arrivederci, caro. –
- Buona notte, mamma. –
Chiusa la chiamata, Genzo si sporse per lasciare un bacio sulla guancia di Yuki e poi tese le labbra in un sorriso soddisfatto – Le piaci. –
- Scherzi? – reagì lei immediatamente, voltandosi verso di lui, per poi farsi mesta – Non mi ha nemmeno considerata … -
- Tu non la conosci: ho visto come ti ha guardata, attenta e curiosa; in una parola interessata. So che non è stata particolarmente affabile, ma ha detto “potrò finalmente incontrarvi”: aspetta entrambi. – le spiegò, comprendendo che l’atteggiamento della madre non fosse stato poi così aperto, agli occhi di Yuki – Non devi temerla, è una donne forte e dai sentimenti profondi, ma di poche parole e soprattutto, con i suoi tempi. –
Si prese qualche attimo, perché Yuki potesse riflettere e magari tranquillizzarsi un po’; si allungò verso il tavolo, afferrando uno dei bicchieri per porgerlo a lei e poi prendendo il proprio, per trarne qualche sorso, guastando il fresco succo di frutta mentre lo sguardo tornava a perdersi lontano, sfiorando l’acqua e le sue leggere increspature multicolori.
- Ci vorrà del tempo, certo. – riprese con calma, le labbra tese in un sorriso che piegava appena l’angolo destro in una espressione fiduciosa e sicura di sé – Non sarà sempre semplice e ci vorranno pazienza e perseveranza, forse; con mia madre e non solo con lei. Ma io ci credo, Yuki; ci credo davvero e sono certo che ne valga la pena. –
 
[i] All’Elbe Einkaufszentrum c’è veramente un negozio Calzedonia e Genzo ha scelto un abbinamento nella serie Indonesia in Blu e uno nella serie Teresa in fantasia marrone cachemire. Li trovate sul sito...

Angolo dell'autrice: avevo promesso un aggiornamento extra per oggi e non potevo proprio saltare lunedì 7.12! Buon compleanno Genzo!
Vi lascio con queste pagine di relax che permettono a Genzo di esternare ciò che non aveva ancora avuto un nome e che adesso assume anche un primo riflesso di ufficialità. Ormai non ci si tira indietro!
Se invece volete raggiungere Genzo a Costanza, questo è il sito dell'hotel

https://www.steigenberger.com/en/hotels/all-hotels/germany/konstanz/steigenberger-inselhotel
Come sempre, grazie di cuore a chi mi legge e a chi mi dedica il suo tempo lasciandomi il suo pensiero.
Un bacio!
Maddy
  
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