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Autore: Severa Crouch    07/12/2020    4 recensioni
Roland Lestrange ha un debole per Lucile Dolohov da sempre e nonostante i tentativi non è mai riuscito a invitarla a Hogsmeade. L'avvicinarsi del Natale, però, crea il pretesto perfetto per uscire insieme alla ricerca dei regali. Chiacchiere natalizie, una Burrobirra insieme e l'occasione di stare senza amici e fratelli faranno tutto il resto.
Una one-shot natalizia nata in occasione dell'attività Scrivimi del gruppo Facebook Caffé e Calderotti.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di streghe e maghi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Questa storia nasce dall’iniziativa “Scrivimi” del gruppo Facebook Caffè e Calderotti. Il prompt me l’ha assegnato Maqry che mi ha chiesto una storia natalizia su Roland Lestrange e Lucile Dolohov a tema “regalo perfetto”.

Roland Lestrange, insieme ai fratelli Rodolphus e Rabastan, è uno dei protagonisti della long Ghosts from the past, un mistery ambientato nella New Generation che non serve aver letto (se vi interessa, però, lo trovate qui). Sono solo otto capitoli e quattro sono già stati pubblicati (gli altri sono sul mio pc già scritti e revisionati).

Questa storia non ha spoiler né indizi sul mistero (anche perché si chiude tra il 31 ottobre e il 1 novembre) e volutamente non ho fatto riferimento.

Spero che sentiate un po’ di atmosfera natalizia. Insomma, volevo qualcosa di fluffoso, visto il periodo.

 

 

Un regalo perfetto

 

 

Hogwarts, mercoledì 18 novembre 2015

 

Roland era sceso a colazione un po’ più presto del solito. Aveva bisogno di iniziare la giornata con un po’ di tranquillità per prepararsi agli allenamenti che ci sarebbero stati a fine giornata. Inoltre, non voleva perdere l’arrivo della posta, visto che aspettava una lettera da suo fratello Orion.

“Buongiorno, Roland, sei mattiniero, oggi.” La voce di Lucile Dolohov rischiò di fargli andare di traverso il tè. Perché quella ragazza era in grado di comparire sempre quando era distratto e rischiava di fare qualcosa di buffo?

“Buongiorno, Lucile, come stai? Anche tu sei mattiniera…” le sorrise mentre si domandava se avesse delle briciole di biscotto attaccate da qualche parte del viso.

“Bene, grazie, hai visto che sabato andremo a Hogsmeade? Dovrò comprare i regali e ho promesso a mio fratello un regalo di Natale perfetto.”

“Se vuoi far felice Tobias credo che non desideri nulla più della nuova divisa del Pride of Portree, non fa che ripeterlo nel dormitorio,” le disse. Tobias era un compagno di classe di suo fratello Rababstan ed era diventato uno dei Cacciatori della squadra di Quidditch. Era uno dei nuovi membri entusiasti, insieme a Rabastan cercavano di coinvolgerlo continuamente in discussioni sul Quidditch e persino nel loro campionato di Fanta-Quidditch.

Lucile saltò sulla sedia e gli rivolse un sorriso riconoscente. “Caspita! Grazie per il consiglio!” Sembrò imbarazzarsi subito dopo, quando gli domandò: “E com’è fatta la divisa del Pride of Portree?”

“È viola con una stella gialla, ma non so descriverti la nuova divisa rispetto alla vecchia.” Roland realizzò improvvisamente che quella era l’occasione della sua vita e non ne sarebbero capitate a breve di altre. Raccolse tutto il suo coraggio e le propose: “Se vuoi ti accompagno da Spinwitches e te la mostro.”

“Mi farebbe molto piacere, se non ti rovina i programmi per il weekend.” Lucile era sempre così gentile e premurosa nei suoi confronti, fin da quando erano bambini e si incontravano durante i sabba che celebrava suo padre.

Roland arrossì, prese un sorso di tè perché sentiva la gola secca. “Lo faccio volentieri,” disse, “magari ho l’occasione di comprare anch’io i regali per i miei fratelli e, se ti va, possiamo anche prendere un tè insieme.” Lucile annuì sorridendo e Roland pensò che fosse bellissima. Sentiva lo stomaco sottosopra al pensiero che sabato sarebbero usciti insieme a Hogsmeade.

Aveva un appuntamento con Lucile Dolohov, non lo credeva possibile. Avrebbe saltellato sul posto, ma decise di rimanere composto e mantenere un certo contegno, anche se non riusciva a evitare di alzare continuamente lo sguardo verso Lucile e sorriderle ogni volta che i loro sguardi si incrociavano.

Insieme ai gufi postali arrivarono anche i suoi fratelli. Roland afferrò la lettera che un gufo bruno gli lasciò vicino il piatto. “Cos’è?” domandò Rabastan sporgendosi per sbirciare. “Non sono affari tuoi!” Roland infilò la lettera in borsa. L’avrebbe letta più tardi, lontano dai fratelli e da Lucile.

Rabastan diede una gomitata a Roddie e disse: “Era la grafia di Orion! Stai a vedere che Roland ha chiesto qualche consiglio ad Orion perché è un imbranato!” Roddie gli restituì un’occhiataccia, scrollò le spalle e continuò a mangiare il suo toast con la marmellata.

“Lucile, forse dovremmo andare a prendere i posti nell’aula di Pozioni…” esclamò Roland. Lucile dovette impietosirsi dello sguardo che lui le rivolse e annuì: “Sì, certo, hai ragione. Andiamo!”

Si allontanarono velocemente dalla Sala Grande mentre sentiva Rabastan ridacchiare con Roddie. Mentalmente si disse che il regalo ai suoi fratelli lo avrebbe comprato da Borgins, possibilmente qualcosa che facesse loro passare la voglia di prenderlo in giro e di iniziare a fare ipotesi, peraltro azzeccate, sul genere di consigli che aveva chiesto a suo fratello maggiore.

“Perché siamo scappati dalla colazione?”

Lucile si sistemò su una panca fuori dall’aula di pozioni e lo osservava con le braccia conserte e un sopracciglio alzato. Roland le sorrise imbarazzato. Gli occhi di lei lo scrutavano attenti in attesa di una risposta. Sentiva la gola secca e lo stomaco che si chiudeva e stritolava la colazione. Deglutì. Erano soli, fuori l’aula di Pozioni e sarebbe passata almeno una mezzora prima che la professoressa McMillan venisse ad aprire l’aula.

“È che Rabastan diventa noioso e inizia a prendermi in giro,” borbottò svogliato mentre si sedeva accanto a lei.

“La fuga è la tua soluzione, Lestrange?” domandò Lucile perplessa. “Ho sempre creduto che avresti affatturato i tuoi fratelli se ti avessero dato noia.” Aveva un sorrisetto sarcastico che gli fece sobbalzare lo stomaco.

“È la violenza la tua soluzione, Dolohov?” le domandò in rimando, altrettanto sarcastico. “Non posso mettermi a lanciare fatture in Sala Grande, sono un Prefetto,” provò a giustificarsi. Ecco, Rabastan gli aveva appena fatto fare la figura del rammollito con Lucile. L’avrebbe segnato sulla lista infinita di vendette che un giorno avrebbe messo in atto.

“Allora è vero quello che si dice in giro?”

“Cosa si dice in giro?”

“Che dopo tutto quello che è accaduto si è scoperto che Lestrange è un bravo ragazzo,” ridacchiò Lucile.

“È l’idea che mi piace lasciar circolare. Sai, per non avere molte noie,” provò a dire dandosi un tono. Non era assolutamente credibile, ma Lucile lo osservava, sorrideva e sembrava dargli corda. Roland si voltò verso di lei incuriosito: “Ti piacciono i cattivi ragazzi, Dolohov?”

Sentì Lucile esitare. Continuava a fissarlo e sorridere come se stesse valutando come rispondere. “Perché me lo chiedi, Lestrange?”

“Per sapere se devo chiederti il permesso per baciarti o no.”

Si era spinto troppo oltre, istigato dalla voglia di scherzare con Lucile e non aveva idea di dove avesse preso il coraggio di dirle una frase del genere. Si disse che se Lucile gli avesse tirato un ceffone o lanciato una fattura non avrebbe dovuto nemmeno lamentarsi tanto era stato sconsiderato.

Invece, la mano di Lucile gli afferrò la cravatta dell’uniforme e sentì le labbra morbide di lei premere contro le sue. Schiuse la bocca e ricambiò il bacio. Sapeva di muffin e cioccolato. Le mani di Roland andarono le spalle di Lucile mentre si sporgeva a baciarla. Oh, Salazar, era perfetto!

“Hai il permesso,” Lucile lo disse con le guance arrossate e gli occhi luminosi non appena si staccò da lui.

Roland sorrise, con il cuore che batteva così forte da domandarsi se lei riuscisse a sentirlo. Si chinò a baciarla di nuovo, intrecciando le dita delle sue mani a quelle di Lucile, incapace di staccarsi da lei. Fu il tossicchiare nervoso della professoressa McMillan a imporre una separazione tanto imbarazzante quanto dolorosa.

“Lestrange, Dolohov, da due Prefetti mi aspetto un contegno maggiore.”

Roland e Lucile annuirono imbarazzati e mormorarono un “scusi, professoressa,” poco prima di vedere arrivare Edith e Hawk che sghignazzavano nella loro direzione.

Il resto della giornata aveva oscillato tra il paradiso dei baci di Lucile e l’imbarazzo delle prese in giro di Hawk, cui si erano aggiunte quelle di Roddie e Rabastan, man mano che nella casa di Serpeverde aveva iniziato a diffondersi la voce del loro bacio.

Si rifugiò in bagno per poter leggere con tranquillità la lettera che gli aveva mandato Orion.

“Caro Roland, ci sono pochi consigli da dare su queste cose, a parte il fatto che ha ragione papà e si tratta di improvvisare e buttarsi. Lucile ha una cotta per te da sempre, l’abbiamo capito tutti, tranne te che ti ostini a vedere ostacoli che non esistono. Ti capisco, l’ho fatto anch’io con Sybil, ma poi mi sono fidato e mi sono buttato, l’ho baciata, le ho chiesto di uscire e tra un mese ci sposiamo.

Una sola cosa, non fare lo sbruffone, le ragazze odiano gli sbruffoni. A meno che non riesci a farlo in modo simpatico come zio Rabastan, ma io non credo di esserci mai riuscito.

In bocca al Drago!

Un abbraccio,

Orion”

Orion aveva ragione. Era bastato buttarsi. O meglio, era stata Lucile a buttarsi e mostrargli un lato intraprendente di lei che non aveva mai sospettato. Uscì dal bagno senza riuscire a trattenere un sorriso e nemmeno lo sguardo torvo di Lupin riuscì a smorzare la sua gioia.

“Lestrange…”

“Lupin…”

“Siamo felici oggi?”

“Moltissimo, inizio a sentire lo spirito natalizio e dovresti provarci anche tu, magari ti torna il buon umore.” Lo lasciò a riflettere con le mani insaponate e la bacchetta ancora nella tasca dei pantaloni, mentre andava verso l’aula di Divinazione dove Lucile lo stava aspettando.

 

***

 

Roland aveva creduto che l’attesa del fine settimana sarebbe stata eterna, ma dopo il loro primo bacio ne erano seguiti moltissimi altri, e serate trascorse insieme in sala comune, e passeggiate tra i corridoi o nei prati prima dello scattare del coprifuoco. Persino studiare insieme in biblioteca era diventato meraviglioso, e gli allenamenti di Quidditch non erano così faticosi se la prospettiva era quella di trascorrere la sera davanti al camino della sala comune con Lucile seduta sulle sue ginocchia che si chinava a baciarlo.

La mattina della loro uscita ad Hogsmeade si ritrovarono nella Sala Grande per la colazione. Roland aveva preso da parte i fratelli e gli aveva detto che quel giorno lui sarebbe uscito con Lucile, che era il loro primo appuntamento e che Roddie e Rabastan non dovevano intralciarlo in alcun modo. Entrambi avevano scrollato le spalle ed erano tornati alle loro faccende.

Lucile lo raggiunse indossando un meraviglioso abito verde scuro, le calze e gli stivali neri e con il mantello sembrava la versione dark dell’assistente di Babbo Natale. Aveva i capelli acconciati in una coda laterale e le guance rosse.

“Sei pronta?” le domandò. Lucile annuì e andarono a prendere una carrozza. Era strano non dover pensare a Roddie e Rabastan, poter dedicarsi solo ed esclusivamente a lei.

“Penso che ne approfitterò anch’io per fare i regali, sai? Rabastan è facilissimo, credo che una bella Piuma d’Aquila con tanto di inchiostro e un taccuino per le sue storie lo renderà felice. Roddie era interessato a un libro sui riti degli antichi Celti nel nord della Scozia che ho ordinato via gufo al Ghirigoro, mentre ai miei genitori non so proprio cosa regalare.”

“Anch’io non ho molte idee su cosa regalare ai miei genitori,” confessò Lucile. “Se vuoi cerchiamo insieme il regalo perfetto.”

“Sarebbe splendido.”

Stavano per scambiarsi un bacio quando la carrozza frenò e Lucile cadde tra le sue braccia provocando risate imbarazzate di entrambi. Roland scese per primo e aiutò Lucile a scendere dalla carrozza, cercava di sembrare meno imbranato possibile. Camminarono mano nella mano, sotto i fiocchi di neve che iniziavano a cadere.

Andarono da Spinwitches e presero la nuova divisa del Pride of Portree per Tobias, poi da Scrivenshaft dove fecero scorta di pergamene e Piume d’Aquila. Roland acquistò il regalo che aveva in mente per Rabastan. Lucile lo guidò da Twilfitt and Tattings alla ricerca di qualcosa di interessante per i genitori. Trovarono dei cappelli da strega per le loro mamme e presero dei guanti di pelle di drago per i loro padri: i pacchetti sarebbero comparsi magicamente sotto l’albero il giorno di Natale.

Roland e Lucile si infilarono poi da Mielandia per rimpinguare le loro scorte di dolci: Piperille, Lumache Gelatinose, Api Frizzole, Cioccorane e Cioccocalderoni bollenti. Lucile prese anche una confezione di Gelatine Tutti i Gusti + 1 da regalare a Edith.

“Ti va di bere qualcosa?” le domandò dopo un paio di ore che camminavano su e giù per la strada principale entrando e uscendo dai negozi. Lucile annuì sorridente: “Lo sai che se entriamo ai Tre Manici di Scopa, lo saprà tutta la scuola che siamo usciti insieme?”

“E allora?” domandò Roland, “Non vuoi che si sappia?”

“Sei tu il corteggiatissimo capitano di Serpeverde.”

Roland scoppiò a ridere. Avrebbe voluto dirle che in realtà fuori dagli spogliatoi aspettavano Hawk e non lui, ma qualcosa gli suggerì di stare zitto e far finta di nulla, così le mise un braccio intorno alle spalle e le disse: “Sono pronto a distruggere molte aspettative.”

Aprirono la porta dei Tre Manici di Scopa e cercarono un tavolo dove potersi sistemare. Ne trovarono uno sul fondo della sala, proprio accanto a Goldstein, il prefetto di Corvonero, con la sua nuova ragazza, che doveva essere la sorella di Victoire Weasley. Albert li salutò con un cenno della testa e tornò a concentrarsi sulla ragazza con cui intrecciava le dita.

Lucile e Roland, entrambi prefetti di Serpeverde, ricambiarono il saluto e presero posto al tavolo. “Cosa prendi da bere?” le domandò, “Credo che non berremo mai nulla se non vado ad ordinare al bancone.”

“Una Burrobirra, grazie.”

Roland fu felice di allontanarsi un attimo e respirare, sentire lo stomaco che si scioglieva e la respirazione che tornava ad alimentare il suo corpo. Vicino a Lucile si sentiva come in apnea e sul punto di fare qualche sciocchezza irreparabile. Tornò con le Burrobirre e parlare con Lucile diventò improvvisamente facile, e divertente, e sembrava che lei lo capisse perfettamente.

“Sai, Roland, penso di aver appena ricevuto un regalo di Natale in anticipo. È il desiderio che avevo espresso soffiando sulla candelina il giorno del mio compleanno.”

Roland la osservò incuriosito, mentre si domandava che genere di regali potessero piacere a Lucile e cosa avrebbe potuto regalarle per Natale. Sì, insomma, era cambiato tutto così rapidamente che le avrebbe regalato qualcosa che lei potesse tenere sempre con sé e che le ricordasse lui. Si sentiva stupido a fare quei pensieri melensi, ma aveva desiderato così a lungo quel momento ed era tutto così perfetto che non riusciva a evitare di formulare pensieri tanto stupidi e sdolcinati.

“Questo,” disse Lucile intrecciando le dita a quelle di Roland. “Sono anni che aspetto.”

“Io,” balbettò, “non avevo capito.”

“Lo so.”

Roland corrucciò la fronte sorpreso da quella ammissione. Lucile scoppiò a ridere ed esclamò: “Prometti di non arrabbiarti se te lo dico.”

“Lo prometto, anche se non ho un buon presentimento.”

“Beh, hai preso la Vista da tua mamma, quindi è comprensibile, ma hai promesso, ricorda!” Lucile puntava il dito contro di lui mentre sorrideva divertita con le guance rosse e gli occhi di un azzurro splendente. Roland annuì incrociando le braccia.

“Mani sul tavolo!” ordinò Lucile divertita. Roland obbedì e vide che lei afferrò entrambe le mani intrecciando le loro dita. “Così non puoi mettere mano alla bacchetta!” esclamò con un sorriso furbetto.

“Allora è più grave di quanto immaginassi…”

“No, ma credo di conoscerti abbastanza, Lestrange,” continuò a ridacchiare.

“Ti ascolto. Non farmi morire di curiosità, Dolohov!”

Si punzecchiavano chiamandosi per cognome come se fossero solo due compagni di scuola. Lucile si sporse verso di lui e con l’aria che voleva sembrare innocente gli confessò: “Può essere accaduto che la sorella di Edith, Alexandra, ne abbia parlato con tuo fratello Rabastan e che tuo fratello le abbia confermato che tu avevi un debole per me più o meno da sempre.” Lucile aveva le guance in fiamme e non smetteva di ridere, mentre Roland era sorpreso. Provò a sciogliersi dalla presa di Lucile, ma la presa di lei era salda. “Hai promesso…”

“Non mi aspettavo che spettegolaste alle mie spalle! Rabastan mi sentirà non appena finirà a portata di bacchetta!”

“Ti ho aspettato solo perché Rabastan giurava che quel testone di suo fratello era solo troppo timido. Non puoi avercela con lui. Non sai com’è stato estenuante! Due anni!”

“Beh, per me sono sei,” confessò sentendosi un completo idiota. Aveva atteso sei anni per darle un bacio ed erano almeno due anni in cui avrebbe potuto stringerle le mani come stava facendo in quel momento, e stringerla a sé nella guferia o nei sotterranei, e non lo aveva fatto. Non voleva contare il numero di uscite a Hogsmeade che non aveva trascorso con Lucile o di pomeriggi trascorsi a studiare insieme, e nemmeno le estati in cui lei avrebbe potuto fargli visita in Cornovaglia e avrebbero potuto fare il bagno insieme.

“Ma non ti trovavo mai da sola e c’era sempre qualcosa di sbagliato.”

“Per questo ho detto che ho ricevuto il regalo perfetto questo Natale,” gli disse stringendo le dita. “L’idea di festeggiare Yule insieme, il matrimonio di tuo fratello, insomma è più di quanto potessi immaginare.”

“Non pensi che le nostre famiglie potrebbero complicare le cose?”

“No, lo sai come la pensano le nostre mamme, lo abbiamo visto con Orion e Sybil. I tempi sono cambiati, Roland, siamo liberi. Loro saranno solo felici di saperci insieme,” disse Lucile. La vide corrucciare la fronte e domandargli: “Hai paura, Lestrange?”

Roland le strinse le mani e annuì: “Tantissima. Ho il terrore di rovinare tutto.”

“Beh, finora è stato tutto perfetto. Lento e perfetto.”

“Penso che sia come con i duelli di magia, no? Prima bisogna prenderci la mano, no?”

Scoppiarono a ridere entrambi.

Quel pomeriggio, mentre tornavano a Hogwarts mano nella mano, Roland pensò che quanto stesse accadendo con Lucile fosse semplicemente inaspettato e perfetto, quasi quanto lo fu trovare un rametto di vischio e scambiarsi un bacio nell’ingresso della sala comune di Serpeverde.

Almeno prima di accorgersi di Rabastan che rideva dando le gomitate a Roddie. Si scambiò uno sguardo con Lucile che non gli lasciò la mano. Era tutto tanto perfetto che nemmeno i suoi fratelli potevano rovinare quel momento.

Passato Natale, però, si sarebbe vendicato.

   
 
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