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Autore: Ahimadala    07/12/2020    2 recensioni
Ricomincia un nuovo anno ad Hogwarts: il sesto anno.
Ma per Draco Malfoy non sarà un anno come gli altri: in una sola estate le sue certezze sono state stravolte e iniziano a crollare una dopo l'altra.
Un compito dal Signore Oscuro ed un unico obiettivo: sopravvivere e far sopravvivere la sua famiglia.
Tra tutti i problemi che appannavano la sua idea di futuro, l'amore per una mezzosangue era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato.
Dal testo:
La osservò mentre le sue dita percorsero il profilo di quel marchio. Era strano. Un tocco così delicato su quel segno così oscuro. Si sentiva in qualche modo guarito.
Lei aveva questo effetto su di lui.
"Perchè vuoi farlo? Perchè vuoi mettere in pericolo la tua vita per aiutare me?"chiese.
"La mia vita è già in pericolo" affermò decisa, continuando a fissare il suo avambraccio.
"Solo per questo?"
[...]
"Lascia che io ti aiuti" furono le parole di Hermione, sussurate sul bordo delle sue labbra.
"Ad una condizione" rispose lui. Non aveva scampo, era debole di fronte a lei.
Le sue resistenze crollavano, la sua volontà vacillava, la sua ragione e il suo buon senso si dissolvevano.
"Devi permetterti di proteggerti"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Lavanda/Ron
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Hermione si voltò, trattenendo il respiro. Improvvisamente tutti gli assordanti rumori della battaglia svanirono.

 Il suo sguardo incontrò gli occhi scuri della donna che l'aveva torturata, la donna che aveva impresso permanentemente un marchio sulla sua pelle. 

La donna sorrideva, attraversando il campo di battaglia come fosse il suo palcoscenico.
Diversi incantesimi volarono nella sua direzione, ma lei li scansò con un singolo colpo di bacchetta, senza neanche voltarsi a guardare. 

Bellatrix era forte, la strega più potente che avesse mai incontrato dopo la McGrannit, la più abile combattente di tutto l'esercito dei mangiamorte.
Non a caso era il fidato braccio destro di Voldemort.

Si fece coraggio, impugnando la propria bacchetta e puntandola nella sua direzione.
Non sarebbe fuggita da lei. L'avrebbe affrontata.
Cercò di raccogliere tutta la sua rabbia, rabbia che provava verso di lei, incalandola nella sua bacchetta. 

Lei era la donna che aveva ucciso Sirius Black, che l' aveva torturata, che aveva fatto del male a  Draco. 

Pensò a lui, al desiderio che nutriva di rivederlo ancora. 

Non sarebbe morta sul campo di battaglia.
Avrebbe combattuto per lui, per loro due, per un futuro in cui persone come loro potessero stare insieme senza pregiudizi, senza nascondersi.

***

Harry e Draco, nascosti sotto al mantello, si diresso verso il cortile esterno. Tra le mura, in parte crollate, di quello che una volta il corridoio prinicipale, la battaglia imperversava, estendendosi fino all'esterno.

Camminavano guardandosi intorno, tentando di aiutare studenti e membri dell'ordine che incontravano nel loro tragitto. 

Si trovavano a metà del corridoio quando una mandria di banchi al galoppo per poco non li travolse. Erano guidati dalla professoressa McGrannit: portava i capelli sciolti, aveva un taglio sul viso e i vestiti pieni di polvere. Nessuno dei due ragazzi l'aveva mai vista così. 

"Carica" urlò, agitando la propria bacchetta, mentre la mandria di banchi si abbatteva a velocità disarmante contro un gruppo di mangiamorte, travolgendoli.

Nel frattempo tutt'intorno gli studenti correvano ovunque, alcuni sorreggendo o trascinando amici feriti. 

Il cuore del serpeverde si strinse nel suo petto. Ricorse all'occlumanzia. Non poteva lasciarsi prendere dal panico per Hermione, Blaise, Theo, sua madre, tutte le persone a cui teneva e che si trovavano ora sul campo di battaglia.

 Aveva un compito da svolgere: doveva fermare suo padre così che Harry potesse uccidere il serpente. 

Quando finalmente raggiunsero il cortile esterno si trovarono davanti un esercito di ragni.
Grosse figure dalle lunghe zampe nere e pelose inondavano il cortile. Lanciò schiantesimi contro tutti quelli che si affacciavano lungo il loro tragitto, tentando di metterne K.O. il più possibile. 

Iniziò a nutrire un brutto presentimento.
Lui non era un grifondoro. Non era uno spassionato ottimista pronto a vedere la luce in ogni situazione, pronto a credere che il bene trionferà sempre, nonostante tutto. 

Lui era un serpeverde, un calcolatore, un realista. Per quanto cercasse di focalizzarsi semplicemente sull'azione, il suo cervello non poteva fare a meno di valutare costantemente la situazione che aveva intorno, e l'esito delle sue calcolazioni non era a loro favore.

L'esercito di Voldemort era forte, addestrato, numeroso, e per quanto nell'ordine della fenice potessero esserci validi auror e professori più che abili, la maggior parte dei loro combattenti erano studenti, ragazzi. Inesperti, non addestrati e con nessuna esperienza. 

"Malfoy". 

L'urlo di Harry, a pochi centimetri dal suo orecchio, lo costrinse a lasciare andare le sue paranoie, giusto in tempo per gettarsi di lato ed evitare di essere schiacciato da uno dei giganti che si erano appena uniti all'esercito dei mangiamorte.

"Sbrighiamoci " urlò il grifonodoro, mentre il gigante roteava la mazza e i suoi muggiti riempivano il cortile nel quale lampi di luci rossa e verde squarciavano l'oscurità.

Col cuore in gola, Draco riuscì in qualche modo a rinchiudere ogni preoccupazione nella sua mente, segregando le sue paure in un piccolo angolo al momento inaccessibile. Ogni cosa poteva aspettare, adesso doveva solo correre, farsi coraggio e affrontare suo padre. 

Corse più veloce che potè. L'adrenalina in circolo nelle sue vene non gli permetteva di provare dolore o stanchezza, perciò corse e corse fino ad avvistare il platano picchiatore. 

Fu solo quando Harry si fermò, cercando con lo sguardo l'unico nodo nelle radici che avrebbe fermato i rami violenti dell'albero, che si rese conto di essere talmente senza fiato da non riuscire a parlare.

Il grifondoro alzò la propria bacchetta e con un incantesimo di levitazione sollevò un sasso dal terreno, facendo in modo che colpisse quel punto specifico tra le radici.

 Immediatamente l'albero cessò di contorcersi.

Si avvicinarono, infilandosi nello stretto cunicolo per terra nascosto tra le radici. Harry faceva strada, mentre il serpeverde lo seguiva. 

Il momento era arrivato. Alla fine di quel passaggio avrebbero trovato Lucius, il serpente e forse anche Voldemort.

Procedettero in silenzio, strisciando lungo il cunicolo.

Quando giunsero alla fin senza aver incontrato alcun ostacolo, si nascosero nuovamente sotto il mantello.
Avanzarono molto lentamente, ogni muscolo dei loro corpi teso ed in allerta, pronto a scattare al minimo rumore.

Tuttavia il posto era inquietamente silenzioso.
Talmente silenzioso che gli unici rumori che udivano erano quelli provocati dai loro stessi respiri, insieme al fastidioso fischio nelle orecchie dovuto al precedente frastuono della battaglia.

Percorsero così, in assordante silenzio, un paio di metri, finchè Harry non si arrestò di colpo. 

I due ragazzi trattennero il respiro, cogliendo delle voci dalla stanza che si trovava di fronte a loro, soffocate perchè lo sbocco del tunnel era stato bloccato da quella che sembrava una vecchia cassa.

 Si avvicinarono alla piccola apertura tra il muro e la cassa, sbirciando ciò che succedeva all'interno.

La stanza era poco illuminata, ma colsero la figura strisciante di Nagini, insieme al mantello nero di Voldemort che ondeggiava nell'aria come se fosse sospeso. 

Poi una voce parlò, ed entrambi i ragazzi per poco non sobbalzarono per la sorpresa. 

Il professor Piton era lì. 

Dallo sguardo sul volto di Harry, Draco ne dedusse che non l'aveva visto nella sua visione. Si aspettavano di trovare solo Lucius ed il serpente. Tuttavia, per quanto si sforzassero di osservare la stanza attraverso la stretta fessura, non sembrava esserci traccia di Lucius. 

Perchè non era più lì?

"Ho un problema, Severus" disse la voce serpentesca di Voldemort.

"Mio signore?" l'uomo era freddo, impassibile. 

Voldemort sollevò  la bacchetta di sambuco, agitandola davanti a Severus con delicatezza e precisione.

"Perchè con me non funziona, Severus?"

Severus deglutì, mantenendo sul volto un espressione impassibile. 

"Mio signore" ci fu una pausa, un attimo di esitazione, Draco colse il leggero tremore della mano dell'uomo, nascosta sotto il suo mantello. "Voi avete fatto cose incredibili con quella bacchetta..."

"No" obiettò Voldemort, con tono tranquillo, continuando a rigirarsi la bacchetta tra le dita. 

Entrambi rimasero poi in silenzio, e Draco, voltandosi verso il compagno, notò che si era portato una mano alla fronte. La cicatrice gli faceva male, non prometteva mai nulla di buono.

Guardò il professor Piton  e colse i segni che  la sua occlumanzia stava iniziando a vacillare, schiacciata dal peso della sua preoccupazione. Percepiva il pericolo e, come ogni essere umano, aveva paura. Lo capiva dal leggero tremore della sua mano sotto il mantello, dalla presa troppo stretta sulla sua bacchetta, dalla sua postura tesa e dal suo sguardo fisso sul serpente, che strisciava minacciosamente ai piedi di Voldemort. 

"Mio Signore" disse, il tono di voce privo della calma e della compostezza che possedeva fino a qualche momento prima. "Vi supplico di lasciarmi tornare laggiù, permettetemi di trovare Potter".

"Parli come Lucius" a sentir nominare suo padre, Draco sobbalzò leggermente. "Non serve cercarlo, Potter verrà da me" camminò su e giù per la stanza, col serpente intento a strisciare ai suoi piedi. "Adesso è di te che desidero parlare, Severus, non di Potter". 

La sua camminata si arrestò, i suoi occhi rossi scrutarono Piton. "Mi è stato riferito, Severus, che recentemente avevi stretto un rapporto piuttosto intimo con quella traditrice di Narcissa Malfoy... il cui figlio, sia dia il caso, sia colui che ha ucciso Albus Silente".

Draco trattenne il respiro, ogni muscolo del suo corpo era teso, paralizzato dal terrore.

Il volto di Piton divenne pallido. "Mio signore..." c'era rassegnazione nel suo tono di voce, sconfitta. 

"La bacchetta di sambuco non può servirmi in modo adeguato perchè non sono io il suo vero padrone, è Draco Malfoy" il volto serpentesco di Voldemort si avvicinò a quello dell'uomo. "Non è così, Severus? "

Il serpente strisciò ai piedi di Piton, che si ritrovò spalle al muro. 

"Oh forse " continuò Voldemort, facendo un passo indietro. "C'è qualcosa che dovrei sapere?" guardò l'uomo con sospetto, dopodichè allungò la propria bacchetta. "Legilimens"

Un fortissimo fascio di luce si abbattè sulla fronte del professore, che urlò dal dolore per la forza con cui Voldemort si introdusse nella sua mente.
Cadde in terra, ansimante. 

"Sei sempre stato molto abile" disse Voldemort quando l'incantesimo terminò, il serpente ormai avvinghiato alle gambe di Severus.
"Vorrà dire che, nel dubbio, dovrò uccidervi tutti e tre. Tu, Draco e Narcissa".

Fu un attimo. Voldemort parlò in serpentese. Draco non lo capì, ma le sue intenzioni sembravano chiare.

Chiuse gli occhi un momento prima di vedere il serpente abbattersi sulla gola dell'uomo. 

Si levò un grido terribile. Le zanne del serpente affondarono nel suo collo, il sangue iniziò a colare copiosamente , inzuppandogli il mantello e creando una pozza sul pavimento. 

Voldemort restò ad osservare, inerme, finchè il serpente non ebbe finito, dopodichè si voltò e uscì dalla stanza con  lo sguardo assetato di sangue. 

Quando il signore oscuro se ne fu andato, Harry e Draco si catapultarono nella stanza, inginocchiandosi davani alla figura morente di Piton. 

L'uomo si voltò prima verso il serpeverde, rivolgendogli lo stesso sguardo severo che gli riservava durante le loro lezioni private di occlumanzia. "Dì.. a Narcissa... che mi dispiace". Le parole lasciarono la sua bocca come un rantolo, un gorgoglio, intrise da sofferenza, mentre il sangue continuava a colare dalla ferita sul collo. 

Stava per rispondere, per ringraziarlo, per esprime tutta la gratitudine che nutriva nei suoi confronti. Ma non lo fece: non gli restava molto tempo, e sembrava avesse qualcosa da dire anche ad Harry. 

"Po..tter"

Nello stesso istante in cui le parole lasciarono la sua bocca, si udì un rumore di passi provenire dal passaggio nel quale i due ragazzi si trovavano fino a qualche momento prima. 

Dalla fessura dietro la quale erano precedentemente nascosti, Draco colse un famigliare alone argenteo. 

"Vado io" disse a Potter un momento prima che potesse alzarsi. "Per favore, devo farlo da solo". 

Si alzò, lasciando il grifondoro con Piton e ritrovandosi un momento dopo faccia a faccia con suo padre.

L'uomo per poco non gettò a terra la sua bacchetta per lo stupore, Draco ne approfittò. 

"Expelliarmus" la bacchetta di Lucius volò dritta nelle sue mani. Rimasero in silenzio, osservandosi per diversi secondi che nel cuore di Draco sembrarono un'eternità. 

Suo padre era pallido e magro, molto più dall'ultima volta che lo aveva visto.
Sembrava ferito, stanco, distrutto.

Si aspettava di trovare davanti a sè un uomo furioso, selvaggiamente animato dagli ideali che aveva inseguito per tutta la sua vita, ideali per i quali aveva venduto la sua stessa famiglia, ideali per i quali era sceso a combattere, oggi, al fianco di Lord Voldemort.

Una piccolissima parte di sè provò pena per lui.
Voldemort e Bellatrix non gli avranno certamente reso la vita facile al Manor dopo la loro fuga..
Era stato interrogato, torturato? sembrava di sì. 

Una familiare ed infantile sensazione di affetto, un accenno di nostalgia, crebbero dentro di lui, ma le ricacciò indietro. Non meritava la sua compassione, non adesso. 

Eppure non potè evitare, nonostante tutto, che dentro di sè si accendesse la piccola speranza che forse adesso sarebbe finalmente cambiato. 

"Padre" disse, incrociando quegli occhi grigi che una volta erano tanto uguali ai suoi, ma che adesso erano vuoti ed inespressivi, privi dello sguardo altezzoso e fiero che li aveva sempre caratterizzati. 

Lucius continuò a fissare suo figlio come un perfetto estraneo. L'atmosfera intorno a loro divenne tesa. 

"Cosa credi di fare, Draco?" la sua voce era roca, e, sebbene i suoi occhi fossero vuoti, l'odio ed il disprezzo che il ragazzo percepì nel suo tono di voce furono sufficienti a spegnere l'ultima flebile speranza che aveva riposto in quest'uomo. "Puoi ancora rimediare..." 

Il ragazzo restò momentaneamente interdetto. 

"... Racconterete al Signore Oscuro che eravate sotto la maledizione Imperius" Draco era immobile ed incredulo mentre le parole uscivano ormai inarrestabili dalla bocca di suo padre. "La nostra famiglia è troppo importante, tu sei  l'ultimo erede rimasto di entrambe le linee dei Black e dei Malfoy... verrete perdonati, i Malfoy risorgeranno, supereremo anche questa".

 La rabbia crebbe nel petto di Draco, accompagnata da una profonda amerezza. 

"Ma riesci a sentirti?" disse "riesci a comprendere l'assurdità di ciò che dici?". Un'amara risata si formò sulle sue labbra, mentre il veleno accumulato nelle sue vene si riversava in un fiume di parole. "Io ero qui, un momento fa, ad ascoltare il tuo adorato padrone programmare la morte di me e mia madre" i suoi occhi erano lucidi, il suo volto rosso per la rabbia. "E tu credi ancora che ci perdonerà, che saremo perdonati?"

"Figliolo..."

"Non chiamarmi figliolo. Io non sono tuo figlio. Non lo sarò finchè non avrai messo da parte le tue assurde ideologie e non farai la cosa giusta per una volta nella tua vita".

"...Ti hanno fatto il lavaggio del cervello". Il suo sguardo era sprezzante, disgustato.

Lacrime di rabbia e frustrazione iniziarono a solcare le guance di Draco. Non era possibile fargli cambiare idea, non vi era alcuna speranza. Per quanto potesse provarci, per quanto potesse impegnarsi, sarebbe stato tutto inutile. 

E più questa realizzazione si faceva strada dentro di sè, più le lacrime scendevano lungo il suo volto inerme.

 La sua gola bruciò quando parlò di nuovo. 

"Non hai mai pensato che potessi essere tu quello a cui è stato fatto il lavaggio del cervelllo? Tutta questa storia del sangue, della purezza... " urlò. "Persino il  padrone che veneri così tanto è un fottutissimo mezzosangue". 

Lucius fece un passo avanti, fissando suo figlio con lo stesso sguardo severo che gli riservava quando da bambino  osava dire qualcosa che non avrebbe dovuto. "Draco... Quella tua puttana sanguemarcio"

"Il suo nome è Hermione"

"Adesso basta. Ritrova il tuo buon senso ragazzo".

"Che cosa vorresti dire con questo?"

"CHE LA TUA STUPIDA INFATUAZIONE NON PUÒ ESSERE LA FINE DEI BLACK E DEI MALFOY"

A questo punto le lacrime si trasformarono in risate, isteriche e disperate, nelle quali il serpeverde lasciò andare tutta la sua frustrazione, rassegnandosi alla realtà.

 Quando ebbe finito, il suo volto era vuoto, serio, determinato.

"La fase dell'infatuazione l'ho superata un bel po' di tempo fa" fece un passo avanti, trovandosi faccia a faccia con suo padre.
"Io la amo"

Il volto dell'uomo assunse un espressione disgustata, ma Draco non gli diede modo di parlare.

"Che ti piaccia o no" aggiunse.
"E se mai avrai un erede, stai pur certo che sarà un mezzosangue".

Dopodichè, prese tra le mani la bacchetta di suo padre e la spezzò in due sotto i suoi occhi. 

La gettò ai suoi piedi, senza più guardarlo in faccia. Si allontanò, dirigendosi dove aveva lasciato Harry, incerto del fatto che fosse ancora lì ad attenderlo. 

"Dove crediti di andare?" urlò Lucius.

Si arrestò, si voltò. 

"A fare ciò che tu non hai mai fatto. 

A combattere per chi amo".

Scusate tanto per il ritardo di questo capitolo. Ci avviciniamo alla fine perciò scrivere diventa sempre più difficile. 
Spero che la battaglia vi stia coinvolgendo e grazie per essere arrivati fino a qui:) 
Appena questa sarà finita procederò con una revisione totale e mi dedicherò alla mia altra Dramione. 
Alla prossima settimana! 














   
 
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