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Autore: Damaer    08/12/2020    2 recensioni
Cristina Franchi è una di quelle ragazze con mille idee in testa, alla continua ricerca della sua strada. Ha tanta voglia di fare, e le piace pensare che nulla della sua vita sia stato già deciso.
Un giorno decide d'iscriversi ad un corso di ceramica, e lì incontra Riccardo.
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“Come si chiama?”
“Cristina Franchi” rispose lei, scandendo bene le lettere. Non voleva trasmettere e far capire quanto disagio le procurassero tutti quegli occhi addosso.
“E come mai ha deciso di iscriversi?”
“Per il film Ghost”
Genere: Erotico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Cap. 6 "Chi è causa del suo mal pianga se stesso." 


Riccardo e Cristina erano usciti insieme dal bar, e per una questione di comodità adesso guidava Riccardo. Seguire indicazioni alla guida o star attenta al navigatore non erano cose che amava fare Cristina, e quindi decise di far guidare la sua macchina a Riccardo per rendere tutto più semplice e veloce.
E lui sembrava proprio volare. 

Una volta a casa sua, lei ne restò completamente affascinata: era un bilocale completamente immerso nell’arte. Subito dopo aver varcato la soglia di casa si veniva accolti in una grande sala contenente cucina e salotto insieme. Le pareti erano tappezzate da quadri incorniciati, tele, fotografie e stampe. Riuscì a riconoscere delle maschere tribali africane ed elementi, souvenir magari, provenienti da varie parti del mondo che erano stati appesi al muro. Il cappellino tipico thailandese, un sombrero.. un boomerang australiano.
Tutto sembrava esser stato fatto a mano, rustico. Una grande libreria occupava gran parte del salone, e alcune piante si alternavano fra libri di testo e quelli personali.
Canova, Donatello, Bernini... erano solo alcuni dei nomi dei grandi Artisti che occupavano quei ripiani. La cucina non era grande ed era per lo più in disordine. 

La grande stanza era completamente illuminata da una grande vetrata dalla quale era possibile ammirare la città e che in particolare illuminava un angolo del salone, e che si rivelò essere il preferito di Cristina. Blocchi di argilla di vario colore erano situati per terra, affianco a quella che doveva essere la postazione di Riccardo. C’era uno sgabello e il famoso tornaio con annessi i vari attrezzi del mestiere. Ma affianco c’era anche un cavalletto, e su un tavolino fatto da mattoni, con sopra giusto una tavola di legno c’erano pennelli di vario tipo, colori ad olio... spatole e tutto l’occorrente.

Cristina ne era completamente incantata.
“Che ti offro?”
“Oh quello che vuoi.” e così, approfittando del fatto che lui fosse intento a preparare i bicchieri, lei continuò ad a osservare il suo mondo. Una seconda occhiata fece notare a Cristina che c’erano moltissimi elementi decorativi anche suoi mobili, tutti fatti molto sicuramente da lui. Dalla porta aperta sulla sinistra riuscì a scorgere la camera da letto: non era molto grande e anche questa in disordine. 

“Vino bianco, prego.”
Riccardo osservava la sua ospite: sembrava curiosa.
“Guarda che ti puoi sedere”
E accarezzandole il gomito, la fece accomodare affianco a sé, su un divanetto tappezzato da macchie di colore.
“No non farci caso. Se guardi attentamente tutto è ricoperto da pittura, creta ormai secca... polvere, anzi tantissima polvere... non sono un perfetto padrone di casa.” 

Cristina ridacchiò, facendo un bel sorso di vino per alleviare la tensione.
“No, non giudico: anch’io sono disordinata e la mia camera è un macello... ma questo...” sussurrò, indicando l’argilla secca e i colori sparsi, ma il realtà tutta la confusione presente. “Beh è il tuo lavoro, è arte... ha il suo fascino.”
“Ti ringrazio...” 

Riccardo spostò delicatamente un ciuffo di capelli lisci di Cristina, e le accarezzò la guancia.
“Sai, mi piacerebbe continuare il discorso del bar. A cosa eravamo rimasti?”
“Non... non lo so.”
“Posso rinfrescarti la memoria?” Rispose 

Cristina chiuse gli occhi, Riccardo aveva preso a baciarle il collo: il suo punto debole. 

“Mi hai detto che sono convinto, testardo e... che altro?”
“Prepotente...” 

E la mano destra di Riccardo si fiondò sul collo di Cristina, tirandola verso di lui e usando di poco la forza adesso i loro volti erano uno di fronte all’altro. Riccardo sorrideva, si inumidì le labbra e si lanciò su di lei.
Le sue mani lasciarono il collo e i capelli di Cristina, le usò per tirarla verso di sé e farla salire sulle sue gambe. Cristina aveva entrambe le mani nei suoi capelli, glieli tirava verso il basso in modo che la testa di Riccardo fosse più inclinata e la sua bocca più accessibile. 

Riccardo fra un bacio e un altro riusciva a dire qualche parola sommessa, mugolii indistinti e di piacere pronunciati con una voce eccitata e roca. Cristina non parlava, invece, era intenta ad accarezzare la sua schiena, stringergli le braccia al collo... Strusciarsi contro la sua barba ispida. 

Tutto la stava facendo impazzire, tutto la stava facendo completamente dimenticare dei suoi dubbi, delle sue paure e fino a prova contraria delle sue idee... e solo quando lui portò le sue mani al di sotto del suo maglione, e le accarezzò la schiena nuda realizzò cosa stava per accadere.
Riaprì gli occhi, capì che le sue dita esperte stavano per slacciarle il reggiseno. Ritornò alla realtà. 

Cristina in un attimo posò le mani sulle sue spalle, attirando la sua attenzione e distraendolo dal suo obbiettivo. “Fer.. fermati.”
Riccardo aveva la testa nell’incavo fra la testa e la spalla di Cristina, lei sentì le labbra di lui staccarsi dal suo collo, da un lembo di pelle che aveva deciso di torturare.
“No... non voglio che accada.”
Riccardo sembrò deluso, e dopotutto lei, seduta sopra di lui poteva pure sentire il perché. 

“Ok...” e riportò le mani sulle sue gambe, lontano dalla schiena di Cristina.
Lei si alzò con la mente annebbiata e le labbra doloranti. 

“Posso usare il bagno?” Riccardo controvoglia le indicò la strada; 

Cristina era seduta sul gabinetto nonostante non dovesse fare niente.
Non aveva il cellulare con sé, voleva usarlo per scrivere a Veronica o Flavia per ricevere un consiglio perché lei non capiva proprio cosa le stava accadendo. Aveva conosciuto Riccardo poco più di una settimana fa, e adesso era in casa sua. Gli aveva rinfacciato che da lei non avrebbe ottenuto niente, invece eccola lì che era pronta a soddisfare tutte le sue voglie. Gli aveva detto che lo riteneva prepotente... che lui la stava assalendo e invece adesso voleva solo uscire dal bagno e assalire lei a lui. 

Non lo conosceva eppure... 

Che fosse la conseguenza del cuore spezzato? Semplice attrazione fisica, chimica? Istinto primitivo e naturale che stava prevalendo sulla sua razionalità? 

“E’ stato quel bacio...” spiegò a se stessa.
Si alzò e davanti lo specchio appoggiò le mani sul lavandino.
“Mi ha fottuto.” E facendo un respiro profondo uscì dal bagno. 

Riccardo era seduto sul divanetto, ma appena la vide si alzò: sembrava quasi spaventato.
“Riccardo forse è meglio se vado a casa...”
"No Cristina...” rispose lui, facendo due passi verso di lei. “Spiega.”
Lei si portò una mano fra i capelli, andando incontro a lui. 

“È complicato, non so come farti capire.”
“Allora vieni.” E le porse la mano. 

Cristina gliela strinse e lui la portò lì, al motivo del perché lei si trovava a casa sua: al tornio.
“Dai siediti... Molly.” E lei si accomodò su quello sgabello. Lui usando un filo aveva tagliato un pezzo d’argilla e l’aveva lasciato lì, sopra al disco.
Lei scoppiò a ridere. “Sai penso era più la foga del momento, nel bar... non ho idea di come funzioni questo coso. Quindi grazie per farmelo vedere ma...”
“Ma zitta.” E lui in un attimo si sedette dietro di lei, allungando il piede per azionare con il pedale il tornio. “Faccio io, tu segui me. Io faccio Molly e tu Sam.”
“Ma non è che dobbiamo fare proprio Ghost!”

Riccardo si appoggiò con il meno alla sua spalla... aveva di nuovo il viso così tanto vicino al suo collo che sembrava che fosse la pelle stessa di Cristina a reclamare la sua bocca .
“Franchi... non rovinarmi il gioco.”
Lei scoppiò di nuovo a ridere. “Ok, che devo fare?”
“Fidati di me” 

Si erano bagnati le mani, Riccardo aveva le sue sopra quelle di Cristina.
"Pronta?” Lei annuì, terrorizzata.
Appena Riccardo azionò il disco, e questo iniziò a ruotare, sentì l’argilla scivolarle fra le dita e modellarsi sotto di esse. Sembrava come se volesse sgusciare via, appiattirsi e scappare dal suo controllo ma le mani di Riccardo esercitavano la pressione necessaria per non farlo accadere.
Da quadrato il pezzo d’argilla era diventato tondo, e man mano si stava rimpicciolendo, ma poi Riccardo spostò due delle loro dita al centro, formando un buco e la base prese vita.
“È... è bellissimo.” 

Cristina sentiva le mani umide e quel contatto con Riccardo, in aggiunta alla sua vicinanza la stava di nuovo facendo aggrovigliare la mente e lo stomaco. Si sentiva molle proprio come la creta. Non capiva per niente se pure lei stava contribuendo o stava facendo tutto Riccardo.
"Prova...” e Riccardo pian piano lasciò la prima mano. “Continua così.”
“Cosa? No rimettila che succede un macello sicuro.”
Rispose lei, terrorizzata già al pensiero di vedere in un attimo tutta l’argilla spiacciacata a terra.
"Ma l’altra la tengo qui, dai!” 

Riccardo aveva spostato la sua mano, sempre con quella di Cristina sotto, sul bordo della base, e pian piano questa si stava allargando sempre più, e poi, senza che Cristina potesse capire effettivamente il come il blocco iniziò a costruirsi in altezza.
“Metti la mano qui...”
La mano di Cristina, dall’esterno di quello che man mano stava diventando un vaso, accompagnava quella di Riccardo dall’interno, e insieme allineavano i bordi e diminuivano lo spessore, permettendo così di far diventare il vaso alto e sottile.
Cristina riusciva a vedere l’argilla ruotare e scomparire proprio dove lei la toccava, le sembrava tutto così ipnotico. “Ti piace?” Sussurrò lui, al suo orecchio. Lei annuì.
Riccardo mosse le dita in modo che la base si allargasse, facendo prendere al vaso una forma aggraziata. Cristina notò che pian piano la potenza stava diminuendo: Riccardo col piede stava Fernando il disco.
“Lo vedi quello?” Chiese lui, indicando giusto col mento un fil di ferro con all’estremità due pezzetti di legno. Cristina annuì.
“Prendilo e fai passare il filo sotto la base, lo dobbiamo staccare.” 

Cristina eseguì i comandi, e sorrise compiaciuta. Si guardò le mani, erano proprio come quelle di Molly. 

“Passato?” Chiese lui, prendendo di nuovo le mani di Cristina fra le sue... anche se non era più necessario. Finirono con lo sporcarsi ancora di più.
"Si... sto meglio.” E lui, sorridendo, la strinse con le braccia. Cristina si appoggiò completamente con la schiena contro il suo petto, chiuse gli occhi e rimasero così per qualche minuto; 

Di ritorno a casa, in macchina da sola e con la radio di compagnia, Cristina si sentiva completamente disorientata. Era felice, sporca d’argilla, eccitata ma al tempo stesso confusa e preoccupata. Una parte di sé le diceva di ritornare lì giovedì, e di baciarlo e di cedere a tutte le provocazioni e tentazioni di Riccardo. Invece l’altra parte le diceva di non farlo, di smetterla. Di continuare a ripetersi che davvero non lo conosceva. Che lui avrebbe fatto come tutti gli altri uomini: l’avrebbe usata e poi sarebbe scomparso. Oppure sarebbe andata bene, si sarebbero fidanzati ma poi puff... lui l'avrebbe tradita come aveva fatto Leonardo. E quella era la sua più grande paura. 

Lui stava facendo il provocatorio, l’ammaliante, il sarcastico professore di ceramica solo per farla cadere nella sua trappola: se lo sentiva... ma sentiva anche il suo bisogno di essere accarezzata, il desiderio di avere una persona accanto e il suo tocco sua sua pelle, i suoi baci... "Potremmo esser solo amanti."  
“Ma tu non sei così” pensò ancora Cristina, ormai in macchina stava discutendo da sola. 
Lei non era capace di vedersi con un uomo solo per il sesso, si sarebbe affezionata e poi sarebbe stata male. Ma l’uomo in questione era alto, dal fisico scolpito, gli occhi scuri e con dei capelli dove voleva solo attorcigliare le dita. 

“Cosa devo fare...”

E in un attimo Maria Franca Ruocco apparì nella sua mente, cancellando subito la nuvoletta contenente il viso sorridente e malizioso di Riccardo. La madre le diceva solo una cosa.
“Chi è causa del suo mal pianga se stesso.”
 

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Buonasera a tutti! 
rieccomi con il nuovo capitolo! Spero vi piaccia e che possiate capire con questo capitolo la situazione di Cristina. 
Io mi ci sono trovata tante volte... 
Però sono sicura di una cosa, anche io voglio essere Molly!! 
Un bacio, come sempre sentitevi libere di lasciarmi una recensione con i vostri commenti. 
buona serata, 
Giada. 

   
 
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