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Autore: jinkoria    08/12/2020    3 recensioni
[ BakuDeku; multicharacter, multipairing | Prompt dell’iniziativa #25DaysofBakuDekuChristmas ]
Di come in venticinque giorni Midoriya Izuku si faccia innanzitutto eroe del proprio Natale e di quanto Bakugou Katsuki sia, non poi così sorprendentemente, fondamentale in tutto ciò.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Mina Ashido, Shouto Todoroki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bonsoir!
La prima settimana, con mia immensa sorpresa, ammetto, è andata. Anche oggi ci salviamo a stento dalla mezzanotte ma ringraziando il cielo avevo in mente perlomeno lo scheletro del prompt ed è venuto fuori un po' così, però è una parte... di svolta, che dice e non dice alcune cose~ (a proposito, mi è venuta un po' la nausea, non sono amante dei dolci quindi ancora una volta capisco Katsuki...).
Non penso di avere molto altro da aggiungere oggi, almeno per ora, quindi passo direttamente ai soliti e dovuti ringraziamenti a chi sta seguendo e sostenendo questa raccolta, mi scoraggio facilmente e non sono giornate semplici in cui scrivere qualcosa di così leggero e, si spera, sensato ahahah ma sono sinceramente contenta a qualcosa stia servendo davvero, perciò grazie di cuore. 
🧡💚 
P.S.: se non vi piace la EndHawks o Endeavor in generale potrebbe essere un capitolo difficilotto, mi spiace, se consola non è così presente come potrebbe sembrare!!
 


 

-8: Hot Chocolatey

 

Osservare Keigo mescolare con la frusta il composto via via sempre più scuro del latte misto a cacao in polvere, rigorosamente amaro, ricordò a Izuku l’esperienza non proprio terminata a buon fine della preparazione dello zabaione insieme a Katsuki; non avevano trovato il liquore ma avevano pensato, per qualche motivo, di poterne compensare l’assenza temporanea abbondando con le spezie, alcune finite un po’ ovunque tranne che nella ciotola apposita.

Bakugou gli aveva mandato emoji con linguacce e starnuti per giorni.

Stavolta, invece, l’invito era partito da Shouto: il ragazzo aveva scritto a entrambi nella chat creata tempo addietro per il tirocinio congiunto con Endeavor, quasi un anno prima, a ben pensarci, proprio nel periodo delle vacanze natalizie. Il messaggio faceva riferimento a Hawks-san ospite a casa Todoroki, a sua volta invitato da Fuyumi per sostituirla nella preparazione di più tipologie di cioccolata calda, avendo lei altri impegni per il pomeriggio ma intenzionata a far assaggiare le varianti ai fratelli.

Per quanto la curiosità fosse forte, Midoriya evitò di domandare all’amico come mai la sorella avesse pensato di chiedere aiuto proprio a Takami per una cosa simile, o come facesse a sapere di una sua presunta bravura in merito alla bevanda calda. Non la ricordava nemmeno una ricetta così difficile, il che era tutto dire, tuttavia ebbe l’accortezza di non indagare su una questione in fin dei conti irrilevante, magari era semplicemente per via dei buoni rapporti intercorrenti tra lui ed Endeavor; si era sparsa infatti la voce di come finissero sempre più spesso in missione insieme, Midoriya ricordava di averli visti agire in coppia in televisione e durante il tirocinio stesso, sebbene era certo non bastassero quelle poche occasioni per comprendere appieno la sintonia dei due in azione.

«Takami-san» si rivolse Shouto al più grande, interrompendo inconsapevole lo sconclusionato flusso di pensieri del compagno «È questa quella al caramello mou?».

L’eroe alato scosse piano la testa in diniego, gli occhi chiusi e il sorriso davano un’aria saputa alla sua espressione «Per quella ci vuole il cioccolato al latte, Shouto-kun, qui invece» diede un colpo di frusta al bordo del pentolino per sottolineare il composto in questione «ho usato il fondente dato che qualcuno» e a questo punto si rivolse verso Katsuki, il quale sporse il mento raggrinzito dal broncio «ha detto che non lo gradisce troppo dolce».

Uno schiocco di lingua stizzito censurò chissà quale parolaccia Midoriya non provò nemmeno a intuire, a giudicare dalla risata di Hawks questi doveva però averlo sentito comunque. Continuò quindi a mescolare, fin quando non rialzò la voce di parecchio, per farsi sentire fino a un’altra stanza, poi cantilenò allegro «A proposito di cioccolato fondente, Enji-san! Dov’è finito il mio cioccolato fuso?».

Izuku non poté fare a meno di stupirsi nel sentire il professionista chiamare l’altro col proprio nome, seguito da un onorifico ma pur sempre più vicino e intimo; la testa si voltò appena in direzione di Bakugou al suo fianco, ancora imbronciato e con le braccia conserte mentre Shouto gli diceva qualcosa a proposito di essere paziente – forse associava l’offesa dell’amico all’attesa della famosa cioccolata? - e si ritrovò a guardarsi le mani, le labbra leggermente incurvate verso il basso, sebbene il sentimento della smorfia non fosse dovuto a tristezza o dispiacere.

Pensò al fatto che Katsuki lo lasciasse chiamarlo per nome, in un modo addirittura alquanto infantile e che avrebbe potuto considerare persino imbarazzante; andava su tutte le furie quando Kaminari, consapevole del fastidio che ne sarebbe conseguito, gli si avvicinava per chiamarlo in quella maniera con tono quasi stucchevole. Eppure non era mai stato ripreso, Midoriya, né gli era stato detto di smettere di farlo, il responso dell’altro ormai naturale all’appellativo d’infanzia. Magari era davvero solo una questione di abitudine e stava dando troppo peso e significato – importanza – a qualcosa che c’era sempre stato, tra loro. La differenza iniziava a stare nel modo in cui Izuku in primis sentiva stesse modificando la percezione del più piccolo e consueto gesto.

Le voci animate di Todoroki e Bakugou infransero gradualmente la sua bolla di pensiero, si accorse anche della presenza di Enji, intento a dire qualcosa a Hawks con una faccia seccata e girata da tutt’altra parte mentre il collega continuava a ridersela di gusto dabbasso, ultimando la preparazione.

«Takami-san è davvero bravo, capisco tu sia impaziente ma-».

«L’unica cosa che devi capire è che della cioccolata non me ne frega un ca-».

«È pronta!».

Tutti e tre si voltarono in sincrono verso Keigo, le iridi eterocromatiche di Shouto brillarono quando si posarono sulla prima tazza fumante già versata e porta subito a Bakugou, il quale la accettò come se gli costasse uno sforzo indicibile, l’altra la diede a Enji dietro di lui, che lo ringrazio a bassa voce – quasi in imbarazzo, pensò Midoriya con shock osservando la scena. Ovviamente non era possibile, si era però anche abituato all’aspetto impacciato della personalità di Endeavor, esposto in questa accezione caratteriale soprattutto nei dintorni dei figli e, a quanto pare, di Hawks.

«Midoriya-kun» lo chiamò quest’ultimo, il pentolino ancora fumante sollevato «Preferisci questa o aspetti quella al mou?».

Il ragazzo guardò Shouto e gli venne spontaneo sorridere in risposta al modo in cui lo stesse guardando, come a chiedergli di fidarsi e provare quella variante, mentre Katsuki tra loro prese a sorseggiare più rumorosamente la propria bevanda; Izuku si chiese come facesse a non bruciarsi nonostante fosse ancora parecchio calda. Comunque annuì in direzione di Todoroki, poi verso Keigo «Vorrei assaggiare quella al mou».

Le ali dell’eroe si agitarono lievi, Midoriya lo interpretò alla stregua di un segno d’assenso. Infine lo vide rivolgersi ancora una volta verso il padrone di casa, stavolta tendendo il volto verso l’alto – più che un corvo parve una civetta in cerca di attenzioni.

«Endeavor-san» cantilenò di nuovo, stavolta tornando al nome da eroe, che quella di prima fosse stata una svista? «Andresti a comprare per me qualche dolcetto da portare a Tokoyami-kun?».

In effetti lo stesso Fumikage, pressoché considerabile il pupillo di Hawks a pieno titolo, era stato invitato a casa dei Todoroki per l’occasione, tuttavia non si trovava particolarmente a proprio agio con la cucina, dunque non potendo essere presente nel mentre e aveva preferito declinare l’offerta e allenarsi piuttosto con Tsuyu nella palestra della U.A. lasciata a disposizione. Aveva addirittura mandato un messaggio di scuse ai suoi compagni, i quali lo avevano rassicurato e promesso di fargli avere comunque del preparato la prossima volta – Bakugou in realtà aveva quasi risposto con Digli che devo venire con te ma Midoriya lo aveva intercettato e fermato.

La lavorazione della cioccolata al caramello sembrò un po’ più complessa, perlomeno agli occhi di Izuku, abituato tutt’al più a quella che era solita preparargli sua madre nei periodi più freddi, durante le vacanze. Era certo di non avere mai assaggiato quella versione e in parte sentì di capire il perché Katsuki, tra le alternative, avesse scelto quella amara; trovò la dolcezza della bevanda, sommersa dalla panna modellata a ciuffo, gradevole e confortante durante i primi i sorsi, poi iniziò a farsi un po’ troppo persistente come gusto, a tratti smaccato.

Alla fine di tutto, i tre studenti si offrirono per pulire quanto sporcato nella preparazione, Hawks li ringraziò con una pacca ciascuno, nel caso di Bakugou scompigliò i capelli già di per sé smossi, ricevendo in cambio le mani del ragazzo che schiaffavano via la sua. Dopodiché sparì oltre il corridoio.


 

Un paio di ore dopo, col buio del pomeriggio inoltrato ormai predominante se non sul filo dell’orizzonte, dov’era ancora percepibile un sottile velo scarlatto del tramonto, i due invitati iniziarono a prendere le loro cose per tornare a casa.

Izuku ricordò di aver lasciato le sue cose nel salotto adiacente, dunque informò i ragazzi, soprattutto Todoroki «Vado a prendere il mio zaino». Bakugou lo incitò a muoversi altrimenti lo avrebbe lasciato lì, diretto in fretta verso l’ingresso mentre Shouto lo seguiva allo stesso passo come se non gli importasse nemmeno.

Era la seconda volta in cui andava in visita all’amico nonostante i mesi passati insieme, rifletté Midoriya mentre si aggirava tra le stanze, dandosi mentalmente dello sciocco per essersi scordato quale corrispondesse al soggiorno. Quello in cui aveva dimenticato la borsa, perlomeno, perché era impossibile uno zaino tanto giallo non spiccasse in mezzo a un arredamento così classico e tradizionale.

Qualcosa di giallo attirò la sua attenzione, più dorato in realtà, quando arrivò in procinto di una stanza senza pannello scorrevole; avvicinandosi, ingannato per un attimo dalla tonalità, si accorse poi si trattasse dell’ala di Hawks. A quel punto si disse era tanto meglio, poteva chiedere a lui di dargli una mano, anche se non sarebbe stato molto dignitoso ammettere di essersi perso in una casa – in sua difesa, era abituato al proprio appartamento. Nemmeno la casa di Bakugou era tanto grande.

Fece dunque un ulteriore passo verso la porta, la bocca aperta pronta a chiamare l’eroe quando si accorse del movimento dell’ala, come se stesse effettivamente volando, ma non ebbe il tempo di domandarsi il perché o soffermarsi su quel particolare perché fu costretto, dopo un primo attimo di stupore che lo paralizzò sul posto, a nascondersi in fretta dietro la parete adiacente, le mani premute sul viso per non emettere alcun suono. In punta di piedi, preferì tornare indietro e chiedere direttamente a Shouto di dargli una mano, salvo poi cogliere di sfuggita – stavolta per davvero – il proprio zaino lasciato però su una sedia in tutt’altra stanza. Lo afferrò in fretta come se dovesse fuggire, raggiunse l’ingresso e, ignorando del tutto le lamentele di Katsuki su quanto ci avesse messo, indossò le scarpe a testa bassa in poche e rapide mosse.

«Grazie per essere venuti» disse cortese Todoroki, inchinandosi appena verso di loro.

Bakugou borbottò ancora qualcosa sull’essere stato trascinato a forza, fu però interrotto con un’intromissione brusca della voce acuta di Midoriya, che ricambiò l’inchino e spinse l’altro a fare altrettanto.

«Grazie a te per l’invito, Todoroki-kun».


 

«Oi».

«Che cosa c’è?».

«Lo chiedo io a te, che cos’hai visto in quella casa da volertene andare all’improvviso con tanta urgenza?».

Midoriya per poco non inchiodò sul marciapiede, Bakugou invece continuò a camminare per qualche passo, finché non si fermò per voltarsi e guardarlo; l’erede di All Might incassò il viso tra le spalle in tutta risposta, cercando di nascondere il rossore esploso sulle sue guance quanto più possibile nella sciarpa a quadri.

«H-ho dimenticato di avere delle faccende da sbrigare per mia madre» mentì, certo di essersi smascherato per il modo stridulo in cui gli era uscita la prima cosa che gli era venuta in mente, oltretutto con qualche secondo di ritardo di troppo per risultare credibile.

Katsuki, comunque, non aggiunse altro e Izuku si ritrovò a ringraziarlo mentalmente per aver trovata noiosa quella risposta, o magari non aveva voglia di insistere, il che andava bene comunque. Soprattutto fu grato a se stesso per aver portato una sciarpa ben più spessa del solito, coprente quasi fin sopra il naso, altrimenti non avrebbe saputo spiegare il modo insistente in cui continuava a umettarsi le labbra tra loro, quasi alla ricerca di un contatto che non c’era di fatto mai stato.

Ripensò a quanto aveva visto a casa Todoroki, sentendosi ladro di un momento in cui non aveva diritto di essere partecipe. Ancor di più si vergognò, però, formulando un pensiero difficile da fraintendere.

Se Bakugou lo avesse baciato nello stesso modo in cui aveva visto Endeavor baciare Hawks, quale sapore gli sarebbe rimasto impresso? Quello amaro, come la cioccolata fondente di Katsuki, o dolce, come quella al mou che aveva assaggiato lui?


 

   
 
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