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Autore: Anphitrite    10/12/2020    0 recensioni
« Now I'm not looking for absolution
Forgiveness for the things I do
But before you come to any conclusions
Try walking in my shoes....»

Quattro anni dopo l’abbandono del Settore Z e dei suoi amici dopo aver compiuto 13 anni - nel cuore di David c’era sempre stato posto solo per una persona: Ashley. Per lui non era stata semplicemente una compagna di squadra.
Lei, Ashley, non era solo un’amica, no, per lui era molto di più. Ora, a distanza di anni, David era deciso a confessarle ciò che provava per lei ma al contempo non sapeva se quel gesto gli avrebbe offerto un destino roseo oppure sarebbe stato circondato da spine.
Personaggi:[Delightful Children From Down the Lane/Sector Z (David - Numbuh 0.2/ Ashley Numbuh 0.3) & OC]
CAPITOLO 6 INSERITO - AGGIORNATO IL 25/03/2021
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Piccola premessa: questo capitolo è ispirato all’omonimo brano tratto dall’album “A Broken Frame” (1982) della band britannica.
 
Vi consiglio di ascoltarlo se non lo conoscete! Stessa cosa vale per l’intero disco.
 
Vi auguro una Buona Lettura!


 


Capitolo II – My Secret Garden
 

Quattro anni dopo...

 
David Edward Garrison aveva ormai compiuto diciassette anni. Era sempre lui: alto, magro, i suoi muscoli appena accennati erano nascosti da un dolcevita piuttosto largo color senape e un paio di jeans aderenti quanto basta da mettere in risalto le sue forme esili. I suoi capelli castani erano sempre rimasti lunghi e col passare del tempo aveva deciso di farli crescere fino alla nuca, tanto da aver acquisito un fascino non indifferente agli occhi delle ragazze del liceo. 
Per fortuna la solitudine non lo aveva perseguitato come aveva pensato anni fa: difatti lui e Lenny stavano frequentando lo stesso liceo. Lenny era al secondo anno mentre David era al quarto, di conseguenza per il giovane era l’ultimo anno di scuola.
 
Era un martedì di novembre e il freddo pungente dell'inverno iniziava a farsi sentire. Quella mattina, non appena la campanella suonò, l’alto e prestante studente uscì dalla classe sollevato dopo aver affrontato una pesante interrogazione di fisica.
Nel complesso andò abbastanza bene e se ne uscì con soddisfazione.
 
“Finalmente, non ne potevo più…” Pensò il ragazzo mentre posava i libri con cura nell’armadietto. Ora nel suo stomaco albergava un grande senso di fame che doveva essere soddisfatto nonostante a metà mattinata si fosse mangiato una stecca di cioccolata e un panino.
 
Poiché David era all’ultimo anno del liceo, nell’aria si respirava un gran fermento per il ballo di fine anno nonostante la scuola fosse appena iniziata. Le ragazze non vedevano l’ora di indossare i loro appariscenti vestiti, di agghindarsi, farsi belle e di essere delle principesse almeno per una volta nella loro vita. Ma a David tutto questo non gli interessava anzi, più se ne parlava, più la cosa lo infastidiva visto che già molte ragazze si erano approcciate a lui per porgli sempre la stessa identica domanda:
 
“Ti va di venire al ballo con me?”
 
Nell’istante in cui stava per dirigersi in mensa insieme al suo caro amico Lenny, ecco sentire dietro di lui qualcosa picchiettare timidamente sulla sua schiena. David si voltò e i suoi limpidi occhi verdi si posarono su una giovane coetanea, ma che non faceva parte della sua classe.
 
«Ehm… ciao, David…»
 
«Oh, ciao Sharon, tutto bene?»
 
«Certo, tutto bene e tu?»
 
«Bene, ti ringrazio ma… credo di sapere perché tu sia qui.» disse il ragazzo, chiudendo l’armadietto e appoggiando la schiena contro il freddo sportello di metallo. «Immagino si tratti del ballo scolastico, non è così?»
 
«Sí, sí! È proprio per questo!» rispose la ragazza, entusiasta.
 
Sharon sperava con tutto il cuore che David gli dicesse di sì.
Ma si sbagliava.
A David faceva tenerezza l’ingenuità che la ragazza emanava e cercò di avere più tatto possibile e di non ferirla.
 
«Sai Sharon, io non sono il tipo adatto per questo genere di cose. Ma sono assai sicuro che riuscirai a trovare un partner adatto a te per il ballo di fine anno, sii ottimista e credi in te stessa.»
 
«Va bene, David. Seguirò il tuo consiglio… grazie.» rispose Sharon, arrossendo.
 
«Figurati. A presto!»
 
La giovane lo salutò da lontano. David sapeva che nel suo piccolo ci era rimasta male a quella sua risposta, ma che altro poteva dirle?
 
“Non riescono proprio a pensare ad altro…” pensò David, quasi scocciato.
 
Pronto per andare in mensa, puntualmente arrivò Lenny che, con la sua simpatia contagiosa, non esitò a dargli una pacca vigorosa sulla spalla.

«Ehilà, fratello! Pronto per andare a mettere qualcosa sotto i denti?»

«Puoi dirlo, amico mio - replicò David col sorriso - Il prof di fisica mi ha letteralmente rincoglionito oggi.»

«Interrogazione tosta?»

«Sí, poteva andare meglio ma sono contento. Ora corriamo dritti in mensa che qui qualcuno ha fame!»

David non era un grande amante del cibo della scuola: essendo vegetariano da diversi anni era diventato molto selettivo verso ciò che mangiava ma era un grande amante dei dolci, in particolar modo del gelato e della cioccolata. I due amici si  sedettero al tavolo per mangiare quel poco di commestibile che avevano preso.

«Allora, caro David - disse Lenny mentre addentava il suo sandwich - so che c’è molto fermento per il ballo di fine anno, hai già deciso con chi andare?» 

A quella sua domanda, David sbuffò. 

«Domanda di riserva?» replicò, dondolandosi sulla sedia. «Prima che arrivassi tu Sharon mi ha fermato per sapere se volevo venire al ballo…!» disse mettendosi le mani nei suoi lunghi capelli castani.
 
«Mi pare di capire che ci sia troppo movimento in giro.» rispose l’amico, ridendo. 
 
«Un pó troppo per i miei gusti, e poi queste sono cose che non mi interessano.»
 
A quella netta risposta, Lenny sospirò per poi sorridere davanti al suo caro amico.
 
«Passano gli anni, eppure non sei affatto cambiato: non hai mai seguito le mode, non te la tiri, sei generoso con chiunque, altruista... forse è proprio per questo motivo  che attiri le ragazze verso di te come una calamita. Al liceo sei stato anche classificato tra gli studenti più bravi e popolari dell’istituto, e sei perfino in corsa per la borsa di studio! Cosa puoi chiedere di più?» 
 
«Già, qualcuno potrebbe pensare che sono proprio un ragazzo fortunato, ma in realtà qui si è trattato tutto di questione di volontà e tenacia, la fortuna c’entra solo in parte.»
 
Competitivo di natura, David ambiva a quella borsa di studio non solo perché voleva raggiungere degli obbiettivi precisi nel suo futuro, ma anche per un valido motivo: voleva rendere orgogliosa sua madre, morta in una terribile tragedia quando lui era ancora piccolo.
Una tragedia di cui in famiglia era quasi un tabù parlarne e David non sopportava il fatto che suo padre non volesse parlarne con nessuno, nemmeno con i suoi stessi figli.
 
«Come farò senza di te l'anno prossimo?»

«Pensi già a queste cose? Dai, Lenny!» 
 
Fu allora che David prese il suo caro amico sottobraccio e gli diede una bella sfregata sul suo capo.
 
«Non devi neanche pensare a queste cose! Se le pensi di nuovo, passerò alle armi pesanti. Sei avvisato!»
 
«Ahahahahah noooo se è quello che penso io dovrai passare sul mio corpo prima!»
 
«Scommettiamo?»
 
«Scommessa accettata!» replicò Lenny con una pernacchia.
 
I due scoppiarono a ridere di gusto. A David gli si scaldò il cuore vedere che il suo caro amico era sempre rimasto lo stesso ragazzo solare e vivace che aveva sempre conosciuto fin da quando era bambino, il compagno con il quale poteva condividere tutto. Segreti, scherzi, risate e batoste. I due amici si intrattennero in chiacchiere, senza pensare al tempo che passava.
 
Terminato il pranzo, i due giovani ragazzi si avviarono verso i loro armadietti per prendere i libri per la prossima lezione.
 
«Adesso cosa ti aspetta?» chiese Lenny.
 
«Filosofia. Il martedì non è un granchè come giornata per quanto riguarda le lezioni, si salva solo filosofia e la prima ora di storia dell’arte ma il resto è una noia mortale. Tu, invece?»
 
«Adesso ho educazione fisica. Non vedo l’ora di scatenarmi un po’ in palestra, finalmente! Dopo queste due ore di chimica infernali, ne ho proprio bisogno!»
 
«Ah… beato te.» replicò David.
 
«Tutti in classe, ragazzi! Chi ha tempo, non perda tempo!» esclamò il docente di filosofia, chiamando gli studenti che non erano ancora presenti in classe.
 
«Meglio che vada Lenny, altrimenti il Sig. Phillis mi frusta. Ormai i professori pretendono fin troppo da me, perfino gli organi!»
 
«Non ci vuole niente che lo facciano!» esclamò Lenny, ridendo a quella sua battuta.
 
«Ci vediamo all’uscita della scuola come sempre?»
 
«Come sempre, amico!»
 
Dopo quella frase, i due amici si diedero il pugno e David con un balzo corse in classe.
 
“Mi sa che non avevo tutti i torti sul fatto che tra poco i prof pretenderanno anche i miei organi.” Pensò il ragazzo, alzando lo sguardo sul soffitto.
 
«Garrison, non sogni ad occhi aperti e stia sentire.» disse il Sig. Phillis, con fare severo.
 
“Dannazione!”
 


Appena le lezioni terminarono, fuori regnava il gelo ed entrambi i ragazzi, ben coperti dalla testa ai piedi erano pronti ad avviarsi verso la strada di casa. David era ben coperto con la sua sciarpa rossa di lana, il berretto e un lungo cappotto color beige. Lenny indossava dei paraorecchie di lana e un giubbotto grigio imbottito. 
 
«Sai, l’unica cosa che amo dell’inverno è stare al caldo, sotto le coperte, davanti al camino... e adesso quello che mi piacerebbe fare è bermi una bella cioccolata calda con una bel ciuffo di panna spumosa... mmmm....»
 
«La pianti di essere così descrittivo!? Mi fai venire una voglia!!» 
 
«Se sono così goloso cosa posso farci?» replicò lui, facendo spallucce e l’occhiolino.
 
«Ti detesto quando fai così...!» disse Lenny, sbuffando.
 
David scoppiò in una grassa risata.
 
«Ah, sí? Mi detesti proprio tanto? Non ci credo, non ne saresti capace.»
 
«Ne sei sicuro?»
 
«Più che sicuro, Lenny Willis, io ormai ti conosco da una vita – replicò David – la nostra amicizia è talmente solida che non saresti mai in grado di odiarmi.»
 
«La verità è che è davvero troppo facile volerti bene!»
 
«È vero questo, me lo dicono in molti.» replicò David, con le gote leggermente colorate.
 
Prima di tornare a casa, i due amici decisero di fermarsi e di sedersi su un muretto, ma non per molto visto che il freddo cominciava a farsi persistente.
 
«A proposito, come vanno le cose a casa?»
 
«Bene, si fa per dire – disse David, con lo sguardo rivolto verso il basso – ma mio padre ha i suoi soliti alti e bassi a livello di umore e per questo lo tengo d’occhio: ho come la sensazione che abbia ricominciato a bere…»
 
Lenny alzò un sopracciglio in segno di preoccupazione: lui era sempre stato al corrente dei problemi e dei trascorsi all’interno della famiglia di David proprio perché il suo amico in tutti questi anni, si era confidato con lui anche su cose molto delicate e personali.
 
«Credevo avesse smesso!»
 
«Lo pensavo anch’io ma nelle ultime settimane ho notato che torna a casa sempre più tardi, e sento il suo fiato puzzare terribilmente di alcol. È una cosa disgustosa ma che al tempo stesso mi fa paura. Cerco di tirarlo su di morale ma a volte sembra proprio non ascoltarmi, soprattutto ora che mia sorella Rosalind si è trasferita per proseguire gli studi all’Università di Harvard.»
 
«Tua sorella Rosalind è andata all’Università? E quando è successo questo?»
 
«Il mese scorso, ma te l’avrei detto. Quest’estate si è iscritta all’Harvard e dopo aver superato il test d’ingresso a pieni voti, a fine settembre ha fatto le valigie ed è partita. Ora non so quando la rivedrò di nuovo, forse durante il break di primavera.»
 
«Caspita! Sono molto contento per tua sorella ma al tempo stesso mi dispiace molto per tuo padre. Credimi, ti sono molto vicino.»
 
«Grazie, Lenny. Per fortuna che c’è la mia sorellina Diane che mi solleva sempre l’umore.» replicò David, sorridendo pensando alla sua sorellina. Non vedeva l’ora di tornare a casa per poterla abbracciare.
 
Lenny aveva avuto occasione di conoscere entrambe le sorelle di David più di una volta. Rosalind, la più grande, aveva un carattere completamente opposto a quello dei due fratelli: era timida, non particolarmente estroversa ma soprattutto molto bella.
Diane invece era molto spigliata, forse ancor più di David e da quando era piccola ha sempre mostrato una personalità molto dolce, generosa, sveglia e osservatrice, proprio come suo fratello.
 
«Sappiamo entrambi che per regola il mondo degli adolescenti e quello dei bambini non s’incontrano mai – continuò David, alzando lo sguardo al cielo - ma il nostro è un legame così speciale che non ci siamo mai nascosti nulla. Io e Rosalind ci siamo presi cura di lei quando era piccola dopo la morte della mamma. Io, che l’ho protetta da qualunque pericolo non me la sono mai sentita di creare queste divergenze, nemmeno ora che fa parte dei Kids Next Door.»
 
«Sei un fratello dal cuore d’oro, David. Non tutti i fratelli adolescenti si sarebbero comportati nel tuo stesso modo, sai?»
 
Lenny posò una mano sulla spalla dell’amico, sorridendo.
 
«Ed è anche per questo che ti stimo così tanto.»
 
«Grazie, ho fatto solo ciò che ritenevo giusto. Adesso che ha undici anni, è migliorata davvero tantissimo: ha addirittura imparato a utilizzare anche l’arco e la freccia!»
 
«Wow! Che brava!» esclamò Lenny.
 
Mentre David parlava di sua sorella, un sorriso gli solcò il volto.
 
«Sí… Non smette mai di stupirmi: è una bambina così loquace, sempre pronta a imparare cose nuove.»
 
«Sai una cosa? Mi ricorda tantissimo te. È incredibile quanto ti somigli.»
 
«Beh, diciamo che Diane a differenza di me è decisamente più testarda e molto più agile, e poi è anche più scaltra. Sapessi le volte che mi ha rubato le scorte di cioccolata che conservo sempre dentro a un bauletto! Quando era piccola riusciva sempre a trovarlo nonostante io mi sforzassi di nasconderlo in qualsiasi parte della casa!» rispose David, ridendo a crepapelle mentre rammentava quei bei ricordi.
 
«Tale sorella, tale fratello. Da qualcuno Diane la golosità la doveva pur prendere!» disse Lenny facendo l’occhiolino.
 
«Io inizio a sentire un certo freddo. Che dici? Ci incamminiamo verso casa?»
 
David rimase in silenzio per qualche istante. Ancora non voleva tornare a casa: c’era una cosa di cui voleva parlare con Lenny. Qualcosa di molto importante che si teneva dentro da anni.
 
“Forza, David. Ce la puoi fare...” il giovane decise di cogliere la palla al balzo, prese un bel respiro e infine decise di aprirsi e confessare al suo amico di una vita tutto quello che prima non aveva mai detto fino a quell'ora.


«Aspetta Lenny. Prima di tornare a casa, c’è una cosa che devo dirti...» 
 
«Dimmi tutto amico!»
 
David prese un bel respiro, cercando di placare i battiti del suo cuore.
 
«Hai più avuto notizie di Ashley?»
 
«Che io sappia, Ashley e Bruce hanno intrapreso una strada molto diversa rispetto a noi altri: Constance mi ha detto che i loro genitori hanno deciso di mandarli in una scuola privata e anche molto privilegiata.»
 
«Capisco…»
 
«Come mai questa domanda?» chiese Lenny, alzando un sopracciglio.
 
David rimase ancora una volta in silenzio. Nella sua mente gli tornarono una serie di flashback di quando lui ed Ashley erano compagni di squadra. Posò lo sguardo sul marciapiede, nascondendo le mani nel cappotto.
 
«Devi sapere che... che ho sempre avuto una cotta per Ashley. Ancora adesso, a distanza di anni, non ho mai smesso di pensare a lei. – disse David mentre sentiva le sue guance prendere colore - Insomma, ammetto che mi è sempre piaciuta: ritengo sia una delle ragazze più in gamba, forti e coraggiose che abbia mai conosciuto. Ho sempre adorato il suo carattere, così forte e al contempo così contrapposto al mio ma non ho mai avuto abbastanza coraggio di aprire il mio cuore, confessare i miei sentimenti e...»
 
«Noi l’abbiamo sempre saputo.»
 
“Ma che diavolo...!!” pensò David, in preda al panico.
 
«Sul serio?»
 
«Era palese a tutti che ti fossi innamorato di lei. Tutti noi ce ne eravamo resi conto, il primo ad essersene accorto fu Bruce ma all’epoca preferí tacere per il bene non solo della squadra ma anche per il tuo. Noi preferimmo non intrometterci per evitare complicazioni .»

«Sapevo che non potevo mescolare i miei sentimenti con quello che eravamo noi all’interno della squadra, capisci?»
 
Gli occhi verde smeraldo di David erano lucidi. Il pensiero di Ashley gli stava nuovamente scuotendo il cuore.
 
«Hai fatto la cosa giusta.» disse Lenny, dandogli una leggera pacca sulla spalla in segno di conforto.
 
A quel punto, David sospirò sentendo il suo cuore diventare ancora più pesante di quanto non lo fosse prima.


«Se sapevo che la situazione era così complicata, non mi sarei mai innamorato. - replicò, sospirando nuovamente e cercando di trattenere le lacrime. - Non sai le volte che avrei voluto dirglielo nei momenti in cui eravamo in seria difficoltà, ma ho preferito ingoiare tutto.»
 
Lenny ascoltava in silenzio le intime confidenze suo amico di una vita. Ancora una volta, come aveva sempre fatto. Nonostante fossero passati anni, il ragazzo si stupiva sempre del modo in cui David si confidava apertamente con lui: lo faceva con una libertà e con una scioltezza incredibili. 
 
«Ti ricordi quando arrivò la notte in cui abbandonai il Settore?»
 
«Certo che me la ricordo!»
 
«Quella notte tornai a casa in lacrime. Per tutta la notte non riuscì a dormire e piansi perchè non ero riuscito a dire a Ashley quello che provavo per lei. E ancora adesso, non so se ho fatto bene oppure no a non dirglielo.»

«Se proprio vuoi sapere la mia opinione, amico mio... credo che tu abbia fatto la cosa giusta a non dirle nulla: avresti corso un bel rischio.»
 
«Tu dici?»
 
«Conoscendo Ashley, direi proprio di sì.»
 
David sospirò e posò nuovamente lo sguardo verso il basso, quasi rassegnato nascondendo parte del viso dietro la sua sciarpa rossa.
 
«Vorresti rivedere Ashley, non è vero?»
 
David annuí timidamente.
 
«Come credi che reagirà? Pensi che mi guarderà ancora nello stesso modo se scopro le mie carte?»
 
«Nessuno può prevederlo se non ci provi, caro il mio David – replicò Lenny – Vuoi davvero correre questo rischio da solo?»
 
Ci fu un attimo di silenzio tra i due amici. David alzò lo sguardo.
 
«Sí, ne sono sicuro. È passato troppo tempo ed è ora che lei sappia la verità.»
 
«Non credo sia una buona idea, sai?»
 
«Perché? C’è qualcosa che dovrei sapere?»
 
«Per come la penso io, credo non sia opportuno che tu ti confessi a cuore aperto davanti a Ashley, ma se è questo ciò che desideri fare lo rispetto.»
 
«Lenny, rispetto la tua opinione perché ti voglio bene – replicò l’amico, con fare deciso – ma ora voglio andare fino in fondo, anche a costo di pagarne le conseguenze.»
 
Lenny sospirò davanti a quella replica. Si sentì come impotente: sapeva che non poteva fare altro che stare in silenzio e aspettare che il fato facesse il suo corso.
 
«Buona fortuna amico mio…» pensò Lenny per poi dare una pacca sulla sua spalla.
 
«Ti ringrazio, ne avrò davvero bisogno.»
 
«Per qualsiasi cosa, sai dove trovarmi.» disse Lenny.
 
«Puoi contarci! Ci vediamo domani a scuola!»
 
«A domani, amico.»
 
I due amici si salutarono dandosi il cinque ed entrambi si avviarono verso le loro rispettive case ma prima di incamminarsi, Lenny si voltò osservando in lontananza David.
 
«Sei proprio sicuro di volerlo fare? Spero tu possa ripensarci.» pensò Lenny, preoccupato.
 
Ma ormai era deciso: David voleva andare fino in fondo anche se sapeva dei rischi che avrebbe corso. Ma non gli importava. Ciò che contava di più per lui era togliersi questo macigno che si portava sul cuore da troppi anni.
Mentre si avviava verso casa, l’alto ragazzo con passo prestante si rese conto che nonostante fossero le quattro del pomeriggio il cielo era già assai plumbeo e un vento freddo ma leggero soffiava sulla città.
 
“E’ proprio arrivato l’inverno.” Pensò.
 
Una volta arrivato, ad aspettarlo davanti alla porta c’era Diane che gli saltò addosso, avvinghiandosi al collo.
 
«Finalmente! Pensavo non arrivassi più!» esclamò la ragazzina, entusiasta nel vedere il fratello.
 
“Oh, Diane.” Pensò David, sentendo il suo cuore gonfiarsi di una gioia così unica che solo lei era in grado di colmare.
 
Il giovane abbracciò caldamente la sorella per poi baciarle la guancia, facendole sentire ancora una volta tutto il suo amore fraterno che non le aveva mai fatto mancare.
 
«David, dove sei stato fino adesso?» chiese suo padre, con fare apprensivo. Il suo sguardo era strano, e non appariva nemmeno del tutto lucido.
 
«Mi sono fermato a parlare con il mio amico Lenny appena usciti da scuola, ma ci siamo trattenuti in chiacchiere più tempo del dovuto.» replicò lui, mentre aveva la sorella in braccio.
 
«Ora che sta arrivando l’inverno inizia a fare buio presto, figliolo. Pertanto a una certa ora devi essere a casa dopo la scuola, d’accordo?»
 
«Va bene, papà.» replicò lui. Il ragazzo si accorse che sulla mensola della cucina c’era una bottiglia di Jack Daniels. Fu allora che il suo sguardo cambiò: diventò serio, freddo.
 
«Perché non impari ad essere meno egoista e inizi a mettere noi al primo posto? Pensavo ci fossi riuscito, ma mi sbagliavo.»
 
David voleva evitare di discutere con il genitore per il bene di Diane che, nel frattempo, stava osservando sia il fratello che il padre con aria preoccupata: avvertiva della tensione e non le piaceva affatto.
 
«Vieni Diane, andiamo di sopra.»
 
«Ok, fratellone.»
 
Mentre saliva le scale, per tutto il tempo David non tolse gli occhi di dosso da suo padre e si accorse che non appena si accertò che i figli se ne fossero andati, egli non esitò a bere un sorso del liquore che stava sulla mensola. E quel sorso lo bevve in modo avido, voglioso, come se quella bottiglia fosse una donna che non vedeva e baciava da un tempo infinito.
Il volto di David divenne pallido, e rabbrividì nel vedere quella scena: il fatto che suo padre avesse ricominciato a bere per lui era diventata una certezza.
Non c’erano più sospetti.
 
“Meno male che Rosalind non sta assistendo a tutto questo.” pensò mentre giocava a carte con la sorellina in camera sua.
 
«A-ha! Ti ho battuto ancora!» Esclamó euforica, saltando sul letto.
 
«Che c’è fratellone? Stai pensando a qualcosa?»
 
Il ragazzo non rispose. Ancora pensava alla scena di suo padre. Ce l’aveva impressa nella mente mentre lo vedeva bere con avidità il suo Jack Daniels. Fu allora che cominciò a pensare al peggio, ad avere paura. Paura non solo per il suo destino ma anche per quello delle sue due sorelle. 
 
«David? Pronto?» disse Diane, tirando una delle orecchie del fratello, notando che quest’ultimo non le prestava attenzioni come era suo solito fare.
 
«Ahia! - esclamò - Guarda che sono qui, Diane, sono solo sovrappensiero.» rispose David, scompigliandole i suoi capelli.
 
«Ti sei forse incantato? Ti ho già battuto due volte!»
 
David posò lo sguardo sulle sue mani, che erano avvolte in quelle della sorella. Rimase in silenzio, a riflettere su ciò che aveva assistito. Ma dopo un’accurata e breve riflessione, sapeva benissimo cosa fare.
 
«Diane, puoi restare un attimo qui in camera mia? Devo fare una telefonata.»
 
David percorse il lungo corridoio per poi andare nella stanza di suo padre. Lì trovò il telefono fisso dove digitò il numero della Segreteria dell’Università di Harvard che Rosalind gli aveva lasciato prima di partire. Per assicurarsi che Diane non ascoltasse nulla o si intromettesse, chiuse la porta a chiave.
Nella stanza albergava un odore stantio, nauseante mescolato a quello di sigaro. David aveva un olfatto particolarmente sensibile, tant’è vero che ogni singolo odore o profumo che percepiva lo associava sempre a un ricordo ben preciso. Ad esempio, appena sentiva il profumo di agrumi gli venivano in mente i dolci ricordi della mamma mentre l’odore dei liquori e del fumo lo facevano quasi vomitare poiché lo associava al buio ricordo di quando suo padre attraversò il periodo della depressione dopo la scomparsa della madre. Quante volte suo padre aveva cercato di salvare se stesso e la sua famiglia, cercando di trovare rifugio e conforto nei suoi figli e non nell’alcol. Ma quell’uomo era fragile. Troppo fragile .
 
«Harvard University, buonasera?»
 
«Buonasera, ho bisogno di parlare con Rosalind Celia Garrison se è possibile.»
 
«Chi devo dire?»
 
«David Garrison, sono il fratello.»
 
Mentre il centralinista lo aveva messo in attesa di poter parlare con la sorella maggiore, David si accertava di non voler preoccupare la sorella. Non voleva che assistesse a tutto questo anche se, nel suo animo, era certo che qualcosa avesse intuito: Diane era troppo sveglia per non aver notato qualche segnale. All’improvviso, dall’altra parte della cornetta udì una voce che subito gli fece rilassare i nervi.
 
«Pronto, David?»
 
«Ciao, Rosalind.»
 
«David! Che bella sorpresa sentirti! Come vanno le cose a casa?»
 
David era molto felice di sentire che sua sorella stava bene. La sua voce era così confortante, calda.
 
«Io e Diane stiamo bene per fortuna, ti ringrazio.» replicò sorridendo.
 
«E’ una bella notizia questa. Anche qua le cose vanno molto bene. Le mie tre coinquiline sono simpatiche ma le lezioni sono veramente toste!»
 
«Posso solo immaginarlo! Invece per me di questi tempi mi farebbe molto comodo un bel repellente: ormai a scuola sono inseguito da ragazze assatanate.»
 
Dall’altra parte Rosalind si mise a ridere a crepapelle.
 
«Ullallà! Ma che bello il mio fratellino che sta facendo stragi di cuori. Eh… non per farmi gli affari tuoi ma… »
 
«Lo so cosa stai per dire ma mi dispiace deluderti ma la risposta è no.»
 
«Dai, come sei permaloso! Ma… scherzi a parte, come mai mi telefoni a quest’ora? Non è da te…»
 
«Innanzitutto volevo sentirti, qui a casa ci manchi…»
 
Rosalind sospirò: le mancavano molto i suoi fratelli ma il loro pensiero li faceva sentire ancora più vicini nonostante la distanza.
 
«Anche voi mi mancate molto, sapete? Siete sempre nei miei pensieri, nel mio cuore.»
 
«C’è una cosa che devo dirti… riguarda papà…» disse David, mordendosi il labbro inferiore. Il suo cuore si fermò per un istante.
 
«Dimmi che non è quello che penso che sia…!»





"My secret garden's not so secret anymore
Run from the house holding my head in my hands
Feeling dejected, feeling like a child might feel

It all seems so absurd that this should have occurred
My very only secret, and I had to go and leak it
My secret garden's not so secret anymore"

Depeche Mode - My Secret Garden (A Broken Frame, 1982) 
  
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