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Autore: MarcieMame    11/12/2020    1 recensioni
Un rospo! Cosa ci faceva un rospo sulle scale di un appartamento al centro di Londra? Non era sicura neanche di averne mai visto uno di persona, ma era certa che di solito si trovassero in pozze d’acqua fangosa o giardini umidi o cose del genere. Invece eccolo lì, piccolo, marroncino, viscido e decisamente bitorzoluto, con gli occhietti sporgenti semichiusi.
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Storia partecipante al Calendario dell'Avvento di Fanwriter.it
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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3 — In Viaggio col Vampiro

Quando Martha si svegliò, la mattina dopo, lo fece con uno strano spirito allegro. Si alzò canticchiando un motivetto natalizio, strofinò la testa di Fitzgerald (in un modo che lui trovava molto poco dignitoso), e per colazione preparò salsicce e pane tostato.

Ci mise qualche minuto a capire la ragione del suo buonumore, e quando lo fece si voltò orripilata verso il cane, che la guardava con vaga aria di rimprovero.

“Oh no, Fitzgerald. Sono troppo vecchia per queste cose”

Lui, per tutto contro, piegò la testa da un lato. I cani non sono molto bravi a comprendere certi drammi esistenziali.

Martha scivolò in direzione della porta, sospirando, per recuperare il Times. Dallo sfortunato incidente col rospo aveva iniziato a fare molta più attenzione a dove metteva i piedi, e fu per questo che notò subito, davanti al portoncino, un piccolo pacchetto dalla festosa carta regalo dorata. Era parzialmente coperto dal giornale, e li raccolse entrambi, corrugando le sopracciglia.

Attaccato al pacco c’era un biglietto viola.
 
Cara vicina,
Sono di fatto riuscito a recuperare il volume di cui abbiamo discusso, e sarei davvero felice di sentire la sua opinione a riguardo, se sarà così gentile da leggerlo.
Un caro saluto,
Eldred Worple

Martha si sorprese ad arrossire di nuovo, e rientrò in casa con una certa fretta, stringendo il pacchetto contro la vestaglia.
Lo poggiò sul tavolino di fianco all’imponente poltrona del salotto e lo fissò per qualche secondo, picchettando il pianale del tavolo con le dita. Poi, con una scrollata di spalla e un gesto brusco, come a scacciare una mosca fastidiosa, andò a recuperare la colazione ormai pronta.

Si sedette al tavolino e, senza accorgersene, finì per fissare il pacchetto mentre mangiava.

“D’accordo” disse a mezza voce “d’accordo, Fitzgerald. Niente che non possa aspettare fino a dopo la nostra passeggiata, giusto?”

Ma lui era già alla porta, educatamente seduto con il guinzaglio in bocca.

Fu una passeggiata breve, e Martha fallì nel notare come il ghiaccio scintillasse lungo i cancelli della strada, rendendoli luccicanti. Non notò come i Park avessero decorato il loro giardino con un maestoso albero di Natale, né che dal bed and breakfast della signora Hallewell provenisse un paradisiaco profumo di biscotti allo zenzero.

Tutto questo era solo uno sfondo, mentre camminava a passo svelto, il naso affilato tinto di rosso dal freddo pungente, gli stivaletti bagnati di neve che marciavano impazienti.

Quando fu di ritorno al numero 24, entrò quasi di corsa attraverso il portoncino verde dall’orrida maniglia a forma di fiocco panciuto, e si precipitò in casa senza nemmeno preoccuparsi di dare una pulita a Fitzgerald.

Si sedette di volata sulla sua poltrona, afferrò il pacchetto dorato dal tavolino e lo scartò con la massima cura.

Il volume al suo interno recitava:
 
In viaggio col Vampiro – un’altra straordinaria avventura di Gilderoy Allock

La strana foto di un uomo dall’aria frivola svettava in copertina, anche se somigliava in modo bizzarro ad un fermo immagine. Aprì il libro un po’ assorta e, quasi senza accorgersene, prese in mano la penna rossa.
 

Era ormai sera quando alzò gli occhi dal libro. Aveva acceso l’abatjour del tavolino sovrappensiero, quando era diventato troppo buio per leggere tenendosi a una distanza dignitosa dalle pagine, ma aveva completamente dimenticato di pranzare.

Ora fissava il libro, perplessa e strabiliata. Un volume assolutamente bizzarro. Quando il signor Worple aveva detto di essere uno scrittore, non si era immaginata che si dedicasse alla narrativa fantastica! Da quel che aveva capito, questo Gilderoy Allock doveva essere il protagonista di una serie di libri (il che spiegava perché non avesse colto tanti riferimenti).

Lanciò un’occhiata al grosso orologio di legno appeso sulla parete di fronte a lei. Erano già le nove passate, decisamente troppo tardi per far visita al vicino.
Si morse distrattamente le labbra sottili, fissando lo strano, meraviglioso tomo che aveva assorbito il suo intero pomeriggio. Così tante domande da fare…
Sarebbe stato molto buffo, se qualcuno avesse guardato dalla piccola finestra del numero 24, e avesse notato una donna sulla cinquantina sgattaiolare, quatta quatta, su per le scale dell’atrio, munita di vestaglia in tartan, pantofole di lana e un misterioso volumetto sottobraccio.

E ancora più buffa sarebbe risultata un paio d’ore più tardi, quando avesse ripetuto l’operazione con quello che sembrava proprio essere una grossa scatola di biscotti alla cannella, seguita da un piccolo cane nero.

Ma nulla, a un osservatore casuale, sarebbe parso più ridicolo della sua espressione quando si fosse fatta sorprendere da una porta aperta e da una voce simpatica che interloquiva “Buonasera, cara vicina. Posso chiederle cosa la porta ad acquattarsi sul mio zerbino a quest’ora della notte?”

Dall’interno dell’abitazione provenne l’inconfondibile fischio di una teiera, mentre Martha boccheggiava, il viso color mattone e l’espressione di chi è stato trovato con le mani immerse in un barattolo di marmellata.

“Io… ho portato i biscotti”

Rispose con un fil di voce, e Worple la premiò con una risata tonante, per poi notare il volumetto ordinatamente riposto sullo zerbino, accanto ai suoi piedi calzanti pantofole di tweed.

“Ah, vedo che non ha portato solo quelli. Il libro non è stato di suo gradimento?” domandò, un po’ perplesso.

“Al contrario!” esclamò Martha, e fu premiata da un nuovo, largo sorriso.

“Beh, l’ora è un po’ tarda, ma io temo di essere un animale notturno, dunque mi scuserà se mi permetto di invitarla ad assaggiare quei famosi biscotti?”

 
Per la terza volta in poco tempo, Martha si ritrovò seduta nel soggiorno del vicino, su una vezzosa poltroncina, con in mano un’enorme tazza di tè fumante. Di fianco a lei, un enorme camino dal fuoco scoppiettante riscaldava l’ambiente, e Fitzgerald si era addormentato lì di fronte nel momento in cui si era sdraiato, con grande delizia e meraviglia di Worple.

“Dunque, noto che ha sicuramente qualcosa da dire” commentò lui, con il libro aperto davanti a sé, così gonfio di foglietti e annotazioni da aver duplicato il suo volume.
“Spero che non le dispiaccia, signor Worple” disse lei, un po’ ansiosa.

“La prego, mi chiami Eldred”

Lei si costrinse a non arrossire “Ma certo… è solo che mentre leggevo mi sono venute in mente tante domande. Per esempio, è una scelta bizzarra l’avere come protagonista una persona reale, quando si tratta di un libro di fantasia. È una mossa pubblicitaria?”

“Si può dire così, sì”

“E poi ci sono tutti questi riferimenti all’ambientazione, ma non vengono mai spiegati, come se il lettore dovesse già conoscere tutti i dettagli, per qualche motivo. L’ho trovato un po’ strano”

“Ah, ma per questo ho una spiegazione” rispose Eldred, gli occhi luccicanti “si tratta, diciamo, del quarto libro della serie. I dettagli di cui parla sono spiegati in precedenza, sa.”

“Oh” fece Martha, rinfrancata “sì, questo… questo… quello cos’è?!”

Il suo tono improvvisamente molto acuto fece sobbalzare Eldred, che si voltò nella direzione da lei indicata con mano tremante, aggiustandosi gli occhialetti, chiaramente confuso.

“Quello cosa, mia cara?”

Domandò, spaesato.

“Quello! Laggiù nell’angolo! È un… È un vampiro!”

Nonappena ebbe pronunciato quelle parole, però, si rese conto di quanto fossero completamente folli.
Eppure non aveva potuto farne a meno. Qualcosa, nella sua mente, aveva istantaneamente collegato lo sconosciuto, che pareva essersi materializzato dalle ombre della tenda, al personaggio del libro di Eldred. Alto, pallidissimo, incredibilmente emaciato, con profonde occhiaie violacee e occhi neri, se ne stava impalato in un angolo a seguire attentamente la loro conversazione senza emettere suono.

“Oh, si riferisce a Sanguini. No, ma certo che no, Sanguini, vieni a presentarti alla signorina, da bravo” Rispose Eldred, con una risatina un po’ esitante, facendo cenno allo sconosciuto di avvicinarsi.

“No, io non…”

Provò a protestare Martha, ma venne nuovamente interrotta, mentre il signor Sanguini si avvicinava prontamente, con passo un po’ rigido.

“No no suvvia, non si preoccupi, è un ragazzo estremamente bene educato… no, niente baciamano, ehm… Vede, sto scrivendo un nuovo libro… o meglio, progetto di farlo, e Sanguini, qui, è così gentile da darmi una mano. È italiano, sa.”

A quanto pare l’essere italiano avrebbe spiegare tutte le stranezze del signor Sanguini, che ora guardava in modo molto insistente il colletto della sua camicia, seduto sul divanetto di fianco a Eldred. Martha non ne sapeva molto di italiani, ma d’altronde non ne sapeva neanche molto di vampiri, eppure aveva appena accusato un completo sconosciuto di essere uscito da un romanzo di Bram Stoker.

Si affrettò a cambiare discorso, pur continuando a tenere d’occhio il signor Sanguini, che sedeva ben dritto, mani incrociate sulle gambe come un bravo scolaro, sorridendo a bocca chiusa.

“Oh, ehm, non sapevo avesse ospiti”

“Sanguini è stato il mio consulente speciale mentre scrivevo il libro che ha in mano. Mi ha decisamente aiutato con una serie di dettagli fondamentali. Non è vero, Sanguini? E ora che mi sto dedicando a un nuovo progetto ha acconsentito a proseguire la nostra collaborazione”

“Senza di me Allock avrebbe dovuto pubblicare ‘in viaggio con i bigodini’” bofonchiò Sanguini, con una voce inaspettatamente profonda, e Martha, suo malgrado, si trovò a ridacchiare.

Eldred la fissò per un paio di secondi, apparentemente allibito, ma poi diede seguito alla risata.

“Ma guardate che ore si sono fatte! È quasi mezzanotte, qui ci vuole un brindisi.”

Martha lanciò un’occhiata all’enorme orologio a pendolo che svettava all’angolo della stanza. Senza rendersene conto era arrivata la mezzanotte, e con lei, di soppiatto, la Vigilia di Natale.

Dalla cucina arrivò la voce soffocata di Eldred.

“Spero che vi piaccia lo sherry! Questo è sopravvissuto a tanti incidenti che potremmo chiamarlo Harry Potter!” e fece seguito una grossa risata.

Martha si rivolse al signor Sanguini, cogitabonda. Doveva aveva già sentito quel nome?

“Conoscevo un Harry Potter” commentò, sovrappensiero “un bambino della mia classe, anni fa. Si era arrampicato sopra al tetto…”

Ma si interruppe, quando il padrone di casa arrivò con tre tintinnanti bicchieri colmi di liquido ambrato.

“Ecco qua! Brindiamo alle nuove amicizie” sorrise, gioviale “e che possano durare a lungo!”
  
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