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Autore: _SbuffodiNuvola_    11/12/2020    2 recensioni
“-Sicuro che la febbre non ti ha danneggiato quel piccolo cervello che ti ritrovi?
-Vai avanti con la storia, boke.”
Piccola Kagehina scritta in un paio di pomeriggi di dicembre... mese in cui è ambientata.
Genere: Fluff, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Karasuno Volleyball Club, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando si trattava di pallavolo, Tobio Kageyama era dannatamente testardo. Tutti glielo facevano notare, ma lui non ascoltava mai. Quello sport era la sua più grande passione e non avrebbe permesso a nessuno di mettersi in mezzo.

Nemmeno ad un banalissimo raffreddore invernale.

Quella mattina si era alzato con il naso rosso, che sua sorella aveva paragonato a quello della renna di Babbo Natale. Lui aveva cercato di ribattere, ma una serie di starnuti lo aveva fermato. Aveva tirato su col naso e, rabbrividendo al contatto dei piedi nudi con il pavimento freddo, si era rinchiuso in bagno per farsi una doccia. Poi, dopo una colazione veloce, si era messo la divisa nera e le scarpe per uscire.

-Tobio, forse faresti meglio a stare a casa oggi. -ripeté sua madre per la quarantesima volta di fila. -Peggiorerai con questo freddo.

-Ho un’amichevole oggi. -riuscì a rispondere poco prima di starnutire di nuovo. Se non si fosse presentato, Hinata lo avrebbe tormentato a vita e questa non si prospettava essere una cosa molto piacevole... anche se in fondo al giovane alzatore si scaldava il cuore quando quel piccoletto dai capelli rossi urlava il suo nome per chiedere un’alzata. Ma non lo avrebbe mai ammesso!

-Ti salirà la febbre. -ribadì sua madre mentre lo guardava mettersi la giacca blu. Lui non rispose.

Prima di uscire prese la cartella e il borsone da pallavolo, dove, la sera prima, aveva ripiegato con cura la divisa della squadra. Poi aprì la porta e si voltò verso sua madre.

-Io vado. 

-Almeno copriti per bene. -ritentò la donna.

Tobio sbuffò e prese la sciarpa appesa all’appendiabiti. 

-Ora posso andare?

-Fai attenzione. -si raccomandò la signora Kageyama. Il ragazzo annuì, poi uscì e si richiuse la porta alle spalle. 

Subito il vento freddo di metà dicembre lo investì e fu costretto a stringersi nella sciarpa. Fece un altro starnuto e s’incamminò verso il liceo Karasuno, rabbrividendo al minimo soffio di vento... ma non avrebbe rinunciato all’amichevole contro quel suo odioso senpai delle medie. Neanche sotto tortura.

Quando finalmente arrivò a scuola aveva le labbra secche e screpolate, dovute al dover respirare con la bocca aperta. 

-Oi Kageyama! -lo chiamò la voce squillante di Hinata. Appena si voltò indietro, vide la testa rossa del centrale a pochi metri di distanza. Hinata era sceso dalla bicicletta e ora camminava verso di lui, portando il mezzo a mano. 

Quando gli fu davanti, l’alzatore poté notare il naso e le guance arrossate dell’altro. Dovette ammettere che, con quel paraorecchie bianco, era dannatamente adorabile!

Si sentì arrossire, mentre Hinata lo fissava piegando la testa di lato.

-Sembri Rudolph. -commentò.

-Non serve che me lo faccia notare, bo... -prima che potesse finire la frase, un attacco di tosse lo fece smettere. Fantastico, oltre al raffreddore ora si aggiungevano tosse e mal di gola. 

-Ahi, che brutta tosse. -commentò Sugawara, che in quel momento li aveva raggiunti. 

-Non è niente, sto bene. -liquidò Kageyama per poi soffiarsi il naso. 

-La tua voce nasale dice il contrario. -disse Hinata.

-Guarda che è solo un’amichevole. Se sei malato puoi tornare a casa. -gli fece notare Sugawara, preoccupato per il suo kohai. 

-È solo un raffreddore. -disse quest’ultimo mentre Hinata legava la bicicletta con la catena. -Sono perfettamente in grado di giocare.

Il più grande sospirò: -E va bene. Ma se poi domani ti ritroverai con la febbre non dire che non ti avevo avvertito.

Kageyama rabbrividì, ma non per il freddo. Non era la prima volta che il suo senpai gli ricordava sua madre. Spesso lui e gli altri ragazzi del club di pallavolo ci scherzavano su, dicendo cose come “va bene, mamma” tutte le volte che Sugawara si preoccupava per la loro salute o si raccomandava di studiare per le imminenti verifiche. Kageyama sapeva che il secondo alzatore del Karasuno era paziente, ma negli ultimi tempi sembrava essersi un po’ stancato di essere chiamato “mamma” e perciò, per la sua incolumità, decise di non fargli notare il suo ultimo commento da genitore.

-Beh, ci vediamo dopo. -li salutò Sugawara mentre entravano a scuola e si avvicinavano ai loro armadietti per cambiare le scarpe. 

Dopo l’ennesimo starnuto, Kageyama notò che Hinata lo fissava. Si sentiva terribilmente in imbarazzo quando succedeva e non riusciva ancora a capire perché.

-Suga-san ha ragione. -disse il centrale. -Non stai bene. Vai a casa. Non è importante se...

L’alzatore piantò i suoi occhi azzurri in quelli color nocciola dell’altro, che interruppe la frase a metà. 

Hinata, proprio Shoyo Hinata, rinunciava alle sue alzate. 

-È solo un raffreddore. -ripeté distogliendo lo sguardo. -Non sto per morire.

Il rosso gonfiò le guance, con aria offesa: -Bakageyama! Mi stavo preoccupando per te!

Kageyama si sentì arrossire, ma sperò che l’altro non se ne accorgesse.

-D’altronde io sono più grande! -lo stuzzicò poi.

-Boke! Abbiamo solo sei mesi di differenza!

-Ora ti riconosco! -esclamò Hinata facendo un sorriso che andava da un orecchio all’altro. -Non mi avevi ancora urlato addosso come si deve stamattina!

Poi lo salutò e salì le scale per andare in classe. Kageyama lo osservò finché non fu sparito dalla sua vista, chiuse il suo armadietto e si diresse in classe a sua volta. 

-Coraggio, Akemi-chan! Salutalo! -sentì bisbigliare da una voce femminile.

-E se poi mi risponde che faccio? -rispose una seconda voce.

-Gli sorridi e gli parli! 

-Eccolo! Ahhh, morirò!

-Buongiorno, Kageyama-kun! -lo salutò la prima voce. L’alzatore notò due ragazze proprio davanti alla porta della sua aula: una di loro era una sua compagna di classe, l’altra ricordava di averla vista quando era andato con Hinata a chiedere aiuto a Tsukishima per gli esami.

-Buo-Buongiorno. -disse quest’ultima con voce flebile.

-Buongiorno. -salutò lui a sua volta. E poi entrò in classe.

-Miku-chan, sei troppo fortunata!

-Quella fortunata sei tu. Sei nella classe di Kei!

 

 

Kageyama tolse la maglietta e rabbrividì. Non capiva perché, visto che era dall’ora di pranzo che sudava come se fosse stato in piena estate.

Starnutì, facendo voltare Tanaka, Nishinoya ed Ennoshita, che si stavano cambiando poco distanti da lui.

-Salute. -disse Ennoshita porgendogli un fazzoletto.

-Awww! Che starnuto delicato! -commentò Tanaka cercando di non ridere. 

-Starnutisci sempre da principessa, Tobio? -chiese Noya.

Kageyama non rispose, limitandosi a fissare i suoi senpai con un sopracciglio alzato da sopra il fazzoletto bianco. I due ridacchiarono, poi tornarono a commentare quanto fosse carina la senpai Shimizu con il cappotto che indossava in inverno.

Kageyama prese la sua divisa e se la mise, coprendo l’addome allenato che, come gli faceva notare sua sorella, era sprecato se lo nascondeva sempre con la divisa da pallavolo.

Sentire il familiare tessuto addosso lo fece stare meglio. Sorrise.

-Ti aspettiamo in palestra! -lo avvertì Ennoshita riferendosi a sé stesso, Tanaka e Nishinoya. L’alzatore annuì e, mentre il senpai chiudeva la porta, si mise seduto su una panca per infilarsi le ginocchiere e le scarpe.

Quando si rialzò, per poco non finì con la faccia per terra. Si aggrappò alla parete per non cadere, mentre la stanza smetteva di girare. Che gli stesse salendo la febbre?

Ma no, forse era solo un calo di pressione. Aspettò qualche secondo e, portando con sé la sua borraccia e le scarpe da palestra, uscì dalla stanza del club di pallavolo.

 

 

-Eccolo! -esclamò la voce di Daichi appena Kageyama entrò in palestra. -Mancano solo Tsukishima e Yamaguchi e siamo al completo. Qualcuno li ha visti?

-Si stanno cambiando. -rispose Kinoshita. 

Kageyama si cambiò le scarpe e si avvicinò a Yachi per lasciarle la borraccia. La ragazza gli sorrise, gentile come sempre.

-Iniziate il riscaldamento! -ordinò il coach Ukai. -Giri di corsa e poi allenate un po’ i serivizi.

I ragazzi ubbidirono, poi si misero in fila per le schiacciate. Sugawara e Kageyama si misero sottorete per alzare. 

Nonostante si sentisse uno straccio per via del raffreddore, Kageyama riuscì a dare il meglio di sé. 

-L’Aoba Johsai è qui. -annunciò Takeda interrompendo l’allenamento pre partita.

-Yo-hooo! -l’inconfondibile saluto di Oikawa confermò le parole del professore. Il Karasuno si allineò davanti agli avversari per il saluto. Kageyama notò che il sorrisetto del suo senpai delle medie era irritante come sempre.

-Grazie per essere venuti. -disse Ukai.

-Di nulla. Queste teste calde avevano bisogno di una bella amichevole. -rispose Irihata. 

-Bene, torniamo a riscaldarci! -ordinò Daichi.

 

 

-Kageyama. Oi, Kageyama! 

L’alzatore si riscosse dai suoi pensieri e solo in quel momento vide Hinata davanti a lui. Gli stava porgendo una palla da rimettere nel cesto.

-Tutto bene? -domandò il rosso. -Ti sto chiamando da un’ora!

Come aveva fatto Tobio a non accorgersene gli risultò un mistero. Però, da quando era arrivato l’Aoba Johsai sentiva i suoni lontani e gli girava la testa. Forse era per questo che la voce squillante di Hinata era risultata molto più bassa del solito.

Annuì e infilò la palla nella cesta.

“Sta a vedere che mi è salita la febbre” pensò raggiungendo gli altri con Hinata.

-Bene. Siete pronti? Vi siete riscaldati a sufficienza? -chiese Ukai. Per tutta risposta, Kageyama fece uno starnuto.

-Salute. -disse tutta la squadra in coro. 

-Kageyama, hai una brutta cera. -fece Asahi, che aveva la fronte aggrottata per la preoccupazione.

-Non è niente. -rispose il più giovane tirando su col naso. 

Eppure si sentiva ancora peggio di prima. Gli girava la testa, la gola gli bruciava e sentiva caldo, anche se era scosso dai brividi. Il pensiero del suo letto caldo che lo aspettava a casa era così invitante...

-... bene, entrate in campo! -Kageyama si rese conto solo in quel momento di aver completamente perso tutto il discorso del coach. 

Si riunì insieme agli altri e rispose senza entusiasmo al “Karasuno fight!” di Daichi. Poi cercò di raggiungere la sua posizione in campo, traballando.

-Tobio-chan! -disse la voce di Oikawa. Era anche lui sotto rete e lo salutava con la mano e il suo solito sorriso a incurvargli le labbra. Sorriso che Kageyama fece in tempo a vedere trasformato in una faccia preoccupata, poi cadde a terra. 

-Kageyama! -lo chiamò Tanaka.

L’alzatore si sentì girare sulla schiena. Sopra di lui c’erano i suoi compagni di squadra che lo chiamavano. Qualcuno gli mise la mano sulla fronte.

-Scotta! -esclamò Daichi. 

L’ultima cosa che Kageyama vide furono gli occhi preoccupati di Hinata, chino su di lui. Poi perse i sensi.

 

 

Quando Kageyama aprì gli occhi non capì esattamente dove fosse. Girò la testa, unica parte del corpo che riusciva a muovere sotto il mucchio di... coperte?

Si trovava in un letto, questo riuscì a capirlo, e il profumo familiare dell’ammorbidente usato da sua madre gli fece capire di essere nel suo letto, a casa. 

A quel punto riuscì a mettere a fuoco la sua stanza. Sul comodino c’era una pentola e, accanto ad essa, dei medicinali. 

L’alzatore cercò di tirarsi su con i gomiti e di muovere le gambe, ma sentì uno strano peso sulle coperte. Prima ancora che potesse chiedersi cosa fosse, vide una massa di capelli rossi. 

Hinata dormiva con la testa sulle braccia, appoggiate sul materasso. Era seduto sul pavimento e qualcuno gli aveva messo una coperta di lana addosso.

-Oh, sei sveglio! -esclamò una voce maschile. Kageyama alzò lo sguardo dal centrale.

-Suga-san... -sussurrò vedendo il suo senpai sulla porta. Indossava la divisa da pallavolo e la felpa nera del club. 

-Stai meglio? -chiese Sugawara avvicinandosi e Kageyama annuì. 

-Cosa è successo? -domandò con voce roca.

-Sei svenuto per la febbre. -rispose il più grande sistemando la coperta sulle spalle di Hinata, che si rannicchiò sotto ad essa. -Il coach e Asahi ti hanno portato a casa con la macchina. 

-E la partita?

-Vinta 2-0. -lo tranquillizzò con un sorriso. -Poi siamo venuti qui per vedere come stavi, ma dormivi ancora. Hinata non ha voluto andarsene, perciò sono rimasto anch’io. E Daichi.

Aggiunse il nome del capitano con un leggero rossore sulle guance.

-Tua sorella è simpatica. -commentò poi. 

Kageyama riuscì a fare un piccolo sorriso, ma si sentiva in colpa per aver fatto preoccupare tutti così. 

Hinata borbottò qualcosa nel sonno, attirando l’attenzione dei due alzatori.

-Era fuori di sé dalla preoccupazione, sai. -disse Sugawara dopo qualche secondo di silenzio. -Hinata intendo.

Kageyama si sentì arrossire.

-Però abbiamo vinto grazie a lui. Ha segnato un punto dietro l’altro per finire subito e venire qui.

-Mi dispiace. -disse Kageyama a quel punto. 

Sugawara sorrise e scosse la testa: -Non scusarti. L’importante è che tu abbia imparato la lezione. 

Il più piccolo annuì e abbassò lo sguardo. Notò solo in quel momento che indossava il suo pigiama con i Pokemon. 

Prima che potesse chiedere qualcosa al riguardo, Hinata si mosse e sollevò la testa dalle braccia. Sbadigliò, facendo ridere Sugawara, poi si stiracchiò.

-Dormito bene? -chiese il senpai.

-Mi fa male tutto! -esclamò l’altro in risposta. Poi gli occhi nocciola incrociarono quelli color del mare di Kageyama.

-Oh! Finalmente! Eravamo tutti preoccupati per te! Ti sembra il modo di svenire in mezzo al campo? Baka! -lo rimproverò alzandosi in piedi con le mani sui fianchi.

-Potresti anche abbassare la voce, boke! -fece Kageyama. -Mi è appena ritornato il mal di testa!

Sugawara ridacchiò: -Meglio che vada. Kageyama, ti lascio in buone mani.

-Eh? -esclamò l’altro più che sconvolto.

-Ci vediamo a scuola. -continuò il senpai salutandoli con la mano. Uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle. 

I due arrossirono entrambi. Erano rimasti soli. Kageyama non riusciva a capire come mai quel piccoletto lo facesse sentire così strano. 

-Allora... vado anch’io. -disse Hinata dopo qualche attimo di silenzio. Fece per allontanarsi, ma l’alzatore riuscì a fermarlo, prendendolo per il polso.

-No.

-No? 

-Resta... altri cinque minuti. -borbottò Kageyama più imbarazzato che mai. Vide le guance di Hinata raggiungere una tonalità che si abbinava ai suoi capelli.

-Ehm... ok. -il centrale si sedette sul materasso. 

-Com’è andata la partita? -domandò Kageyama non sapendo come giustificare quella sua improvvisa uscita di poco prima.

-La palestra era silenziosa senza i tuoi insulti. -rispose Hinata. -E Oikawa-san e Iwaizumi-san si comportavano come due piccioncini.

La vita sentimentale dei suoi senpai delle medie non gli importava granché, ma sentire la vocetta acuta del suo compagno gli diede una sensazione di calore che lo fece stare ancora meglio di prima.

Per ciò che successe dopo diede la colpa alla febbre.

Afferrò il polso di Hinata e lo tirò verso di sé, facendo finire il centrale sdraiato accanto a sé. 

-Cosa fai, Bakageyama? -chiese l’altro, stupefatto, mentre Kageyama copriva entrambi con le lenzuola. 

-Ho freddo. -rispose semplicemente. -Ora continua.

-Sicuro che la febbre non ti ha danneggiato quel piccolo cervello che ti ritrovi?

-Vai avanti con la storia, boke.

Sì, si disse Kageyama, la febbre gli aveva fatto andare il cervello in cortocircuito. Se no come spiegare quel piccolo contatto con le labbra di Hinata che seguì il riassunto della partita appena giocata?



*angolo autrice*
Ecco la mia prima fanfic con un pizzico di Kagehina. Ho voluto accennare alla Daisuga, coppia che personalmente adoro 😍

   
 
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