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Autore: fantaysytrash    12/12/2020    1 recensioni
[Albus!Centric | Gellert/Albus | Malinconico/Introspettivo | Song-fic | 1920 circa] [Questa storia partecipa alla challenge “Il calendario dell’avvento delle fanfiction” indetta da Marika Ciarrocchi sul forum di EFP]
La prima volta che Albus guarda nello Specchio delle Brame viene accolto da un’immagine inaspettata.
Dal testo:
“L’idea di rivederla lo terrorizza, il solo pensiero di scoprire nei suoi occhi la verità di quanto accaduto anni prima lo fa tentennare, ancorandolo fuori dalla Stanza delle Necessità. Ma inevitabilmente cede. Perché ovviamente vuole poter scorgere anche solo un barlume della figura della sorella, sana e al sicuro all’interno di un mondo di finzione. Lontana da lui, ma più felice di quanto non sarebbe potuto essere con un fratello tanto abbagliato da sogni di gloria.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Note dell’Autrice

Tutto ciò per cui ho ispirazione di scrivere in questo periodo sono Grindeldore e nientaltro, perciò vi beccate anche questa shot – la prima di una serie – a tema natalizio. Non è particolarmente felice, ma spero possa ugualmente scaldarvi un po in queste giornate sempre più buie. 

Quello che si sa dello Specchio – gentile concessione di Wikipedia, che è sempre sul pezzo è che è arrivato a Hogwarts prima del 1891 ed è rimasto nella Stanza delle Necessità per circa un secolo prima che Albus Silente lo disseppellisse e lo rimettesse in funzione per celare la Pietra Filosofale. La storia è quindi ambientata indicativamente nei primi anni ’20; la collocazione temporale non è presente in maniera evidente, dato che i toni sono perlopiù introspettivi, perciò lo specifico qui per completezza.

Il prompt della challenge era vischio e ammetto di averlo trattato in maniera molto delicata, ma spero che Marika possa apprezzare questo mio tentativo di espandere la sua bellissima idea di una storia al giorno per il mese di dicembre.

La storia è inoltre ispirata – molto alla larga – alla canzone “Christmas Tree Farm” di Taylor Swift, in particolare ai versi “Sweet dreams of holly and ribbon / Mistakes are forgiven / And everything is icy and blue / And you would be there too / Under the mistletoe / Watching the fire glow / And telling me I love you”. Il titolo, invece, è fresco fresco da “‘Tis the Damn Season”, sempre di Taylor (canzone che, tra l’altro, ha ispirato mille scenari nella mia mente per almeno cinque diverse coppie).

Spero possa essere di vostro gradimento!

Federica ♛



Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a J.K. Rowling. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 


 

THE ROAD NOT TAKEN (LOOKS REAL GOOD NOW)


Quando Albus viene a conoscenza della presenza dello Specchio delle Brame per la prima volta, sa che è solo una questione di tempo prima che ceda a tutte le promesse che l’artefatto gli sta sussurrando da lontano.

Vorrebbe poter dire di essere un uomo risoluto e capace di resistere a certe tentazioni, ma nel profondo sa di avere troppe colpe e sogni infranti per non voler vedere un po’ di felicità riflessa, seppur consapevole della sua infinita lontananza.

Così, quando origlia per sbaglio uno studente del settimo anno che gesticola in modo frenetico verso i suoi amici, descrivendo nei minimi particolari la sua fantasia più sfrenata, Albus mette da parte l’informazione e rimugina per un gran totale di due giorni prima di giungere all’inevitabile conclusione.

Si maledice per non aver scoperto lo Specchio in gioventù ma solamente ora che è diventato un insegnante a Hogwarts, perché la trepidazione che dovrebbe provare nell’immaginare un possibile scenario è rovinata dall’assoluta certezza di ciò in cui sta per imbattersi.

Ma suppone che nei suoi anni di studi non abbia mai avuto bisogno di un simile artefatto e, se anche vi avesse posato lo sguardo, l’unica cosa che avrebbe visto è una posizione di prestigio nel Mondo Magico. Dopotutto, è stato lo studente più brillante del suo anno, riconosciuto da insegnanti e compagni per il suo genio, e all’epoca non gli mancava alcunché. O forse si sarebbe rivelato un tenero di cuore – debole, molti lo avrebbero definito – tanto quanto ora e avrebbe visto il volto di suo padre; per il momento, tuttavia, un fantasma della sua famiglia è tutto quello che è in grado di sopportare, e la precedenza va ad Ariana.

L’idea di rivederla lo terrorizza, il solo pensiero di scoprire nei suoi occhi la verità di quanto accaduto anni prima lo fa tentennare, ancorandolo fuori dalla Stanza delle Necessità. Ma inevitabilmente cede. Perché ovviamente vuole poter scorgere anche solo un barlume della figura della sorella, sana e al sicuro all’interno di un mondo di finzione. Lontana da lui, ma più felice di quanto non sarebbe potuto essere con un fratello tanto abbagliato da sogni di gloria.

Localizzare lo Specchio nella grande stanza colma di oggetti è più semplice del previsto; è a ridosso del muro, isolato dal resto come a voler sottolineare la sua importanza, solitario e silenzioso nonostante l’universo infinito che racchiude al suo interno.

Albus si avvicina a piccoli passi, studiando l’imponente struttura di legno su cui è incisa una criptica frase che decifra in un paio di secondi. Purtroppo non vi è molto altro da osservare e si ritrova ben presto direttamente di fronte alla superficie trasparente.

Chiude gli occhi, inspirando profondamente nel tentativo di ancorarsi. Quando fronteggia finalmente lo specchio davanti a lui il respiro gli si incastra nella gola, facendolo gelare sul posto.

L’immagine che ricambia il suo sguardo non è quella della sua sorellina, né di qualunque altro dei suoi rimpianti principali. La figura ha un paio di occhi bicolori, capelli biondissimi e un’espressione intensa che potrebbe celare sentimenti completamente opposti.

Gellert.

Albus allontana lo sguardo, fissando la stanza buia prima di tornare sulla ragione del suo malessere. Si sente oltremodo in colpa; dovrebbe vedere Ariana in quello specchio, i suoi genitori, forse persino Aberforth. Dovrebbe vedere la sua famiglia, integra e viva, e non una bramosia traditrice, raffigurante colui che è stato la causa di tutti i suoi problemi. Ma probabilmente non dovrebbe esserne così sorpreso; anche dopo tutto quello che è successo, il suo più profondo desiderio è egoista, prepotente, personale. Gellert gli ha recato un dolore enorme, ma sarebbe sleale rimpiangere e rinnegare gli innumerevoli momenti di beatitudine che nel profondo sa che non sperimenterà più, con nessun altro, mai.

Osservando lo scenario più a lungo, si rende conto che Gellert non è da solo. Vi è anche Albus stesso, ed entrambi i ragazzi indossano dei ridicoli maglioni di Natale che nella realtà solamente uno di loro sarebbe disposto a mettere davvero. In un angolo si può scorgere un alto abete che occupa quasi un’intera parete, decorato in modo sontuoso e con un mare di regali a cingergli il tronco.

L’immagine è ovviamente artificiale; Albus e Gellert non hanno mai condiviso un Natale insieme, ciò che hanno avuto a disposizione prima che tutto andasse a rotoli è stata un’estate intensa tanto quanto tragica, e non riesce nemmeno a immaginare l’altro in un contesto calmo e tranquillo come un salotto addobbato per le feste.

Ma a quanto pare lo Specchio non tiene in conto la veridicità del suo carattere, forse perché la sua smania di veder realizzata una scena tanto rincuorante è più forte di qualsiasi logica.

Gellert porta lo guardo verso l’alto, dove un piccolo germoglio verde è incastrato tra due assi di legno, e mostra quel fantastico ghigno che rischia di far esplodere il cuore di Albus seduta stante. È solo un’illusione, eppure gli pare più vera di qualsiasi persona abbia incontrato quella sera nella Sala Grande, più reale persino di se stesso.

Quando i volti delle loro figure speculari si avvicinano, Albus distoglie lo sguardo da quella magnifica fantasia, troppo sopraffatto dalle sue stesse emozioni. Ben presto, però, sbircia un’altra volta e può giurare di sentire una leggera pressione sulle proprie labbra – sicuramente un’impressione condizionata più che un vero tocco effettivo – che è sufficiente a fargli sgorgare qualche calda lacrima sul volto stanco.

Non sa per quanto tempo rimane lì a guardare un futuro che non potrà mai raggiungere, disseminato da varie scene domestiche in cui la sua felicità è così palese che si chiede se ogni altro sorriso che abbia mai mostrato non sia finto.

Alla fine è costretto a indietreggiare finché l’immagine sparisce ed è lasciato solo in un mare di cianfrusaglie di poco conto, entro cui ha trovato una piccola perla dal valore inestimabile.

Nei mesi successivi si tiene occupato, perché per quanto non voglia ammetterlo sa che lo Specchio delle Brame è solamente una favola dalla quale si deve tenere il più lontano possibile, un inganno pronto a trascinarlo nelle profondità più remote della follia.

Ma ogni Natale, dopo la consueta festa nella Sala Grande, ritorna a osservare quello che sarebbe potuto essere il suo presente se le cose fossero andate diversamente, e quello che il suo cuore traditore spera ancora possa accadere in futuro.

   
 
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