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Autore: EleWar    12/12/2020    12 recensioni
Kaori sta partendo senza Ryo, per una vacanza con Reika e Miki ma........ c'è sempre un ma. Perché le cose non sono mai come sembrano, e se c'è di mezzo un famoso ladro, tutto si complica.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Miki, Reika Nogami, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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In corsa contro il tempo e la RL eccovi il cap 14 (stiamo già intravedendo la fine, manca poco ormai). Ringrazio a viva voce la splendida Briz65 che riguarda pazientemente i miei deliri tanto da segnalarmi sviste o errori, erroretti e financo virgole e punti messi a random :D
E RINGRAZIO voi tutti che leggete, che commentate, che mi aspettate con ansia, che vi siete appassionate alla mia ennesima storiella scritta tanto per. Siete veramente tantissime e mi riempite il cuore di gioia. GRAZIE *____*





Cap. 14 Uscita ufficiale

 
“Uff, che strazio! Tu sai quanto io odi vestirmi elegante!” sbuffò Ryo, mentre la socia finiva di sistemargli il papillon dello smoking impeccabile, blu scuro.
 
“Dai, è solo per questa sera, e il dress code lo esige” rispose lei con aria da maestrina.
 
Dress cosa?”
 
Dress code, Ryo, ovvero le regole che definiscono l’abbigliamento appropriato per ogni occasione” recitò lei “e per sedere al tavolo del capitano in una serata di gala, bisogna indossare un abito da sera, e per gli uomini è consigliabile uno smoking” terminò dando gli ultimi ritocchi al fazzoletto che spuntava dal taschino della giacca, sufficientemente soddisfatta; “E poi così sei bellissimo” aggiunse guardandolo con ammirazione e sguardo sognante.
 
Lui stava per protestare ancora quando si fermò, subito colpito dal quel complimento inaspettato, che gli fece accelerare il battito del cuore; si sentì improvvisamente turbato e si confuse.
Sapeva di essere un uomo bello e fascinoso, che piaceva alle donne, e se non avesse preso il sopravvento troppo spesso quel suo lato da maniaco, avrebbe concluso molto di più.
Anche le clienti finivano per innamorarsi di lui, e questo era dovuto, innegabilmente, alla visione romantica che avevano dello sweeper, cioè del paladino senza macchia e senza paura, il salvatore, ma anche dal suo aspetto virile tutt’altro che trascurabile.
Ma piacere a Kaori era tutta un’altra storia.
A volte era certo che anche lei lo trovasse attraente, altre volte, invece, per come si comportava, la socia feriva la sua vanità maschile.
In ogni caso, comunque, era stato un bene che non si fosse sentita attratta da lui, perché… era un po’ come per i sentimenti: non doveva legarsi.
In realtà però, sotto sotto, e nemmeno tanto sotto, sognava di piacerle, e non solo fisicamente, perché voleva piacerle, ci sperava.
Sentirla esprimere un tale apprezzamento, così apertamente e senza esitazione, con quegli occhi di ambra fusa, rilucenti, gli provocò una potente emozione, e non era solo soddisfazione narcisistica.
Disse la prima cosa che gli venne in mente:
 
“No-non me l’avevi mai detto…”
 
“Cosa?” rispose lei distrattamente, sistemandosi il vestito da sera davanti allo specchio, e offrendogli la magnifica visione delle sue spalle scoperte.
 
“Che sono bellissimo.”
 
Lei a quel punto si voltò a guardarlo stupefatta; per un attimo sembrò valutare cosa rispondergli, forse ripensava a se, e quando, gli avesse mai fatto un tale complimento.
Aveva ragione Ryo: lei non glielo aveva mai detto, anche se, ovvio, lo pensava da quando aveva sedici anni; ma non ne aveva mai avuto il coraggio, perché sapeva che lui l’avrebbe presa come una conferma del proprio fascino, a discapito della sua poca avvenenza.
In un certo senso erano in competizione: Kaori si sentiva e si vedeva brutta perché lui glielo diceva, quindi non si sognava di dirgli che, al contrario di lei, lui era bello e affascinante, gratificando il suo ego.
Si sentiva già così da meno accanto alle donne fascinose e sexy che gli giravano intorno, che ci mancava solo che ci si sentisse anche accanto a lui, non all’altezza della sua bellezza!
Un concetto un po’ contorto che però faceva parte di lei, di loro.
In ogni caso la ragazza ribatté, subito dopo:
 
“E perché avrei dovuto? Piuttosto tu, a me, lo hai mai detto?” e lo guardò con aria di sfida.
 
“È vero Kaori-chan, non te l’ho mai detto, anche se ne sono stato sempre convinto.”
 
“Bene, allora siamo pari” chiuse il discorso lei con un sorriso.
 
I due sweeper stavano per uscire quando Ryo, con un tocco gentile, prese per un braccio la socia trattenendola; lei allora lo fissò, chiedendosi cosa mai le avrebbe detto a quel punto.
 
“Kaori, aspetta… sei proprio sicura di volerlo fare?” chiese lui con una leggera nota di ansietà nella voce “Io sono fiero di te, e non devi dimostrarmi nulla, lo sai… Non correre inutili pericoli… ti prego” concluse con un soffio.
 
La ragazza, profondamente commossa da quell’appello così accorato, che ancora una volta le dimostrava quanto Ryo l’amasse, si girò completamente, fino a trovarselo davanti, e allungando una mano gli fece una dolce carezza:
 
“Ryo, non preoccuparti per me. Io ho iniziato questa missione ed io la porterò a termine, e poi non sono da sola: ci sono Reika e Miki, e poi… e poi, ora ci sei anche tu” e lo guardò intensamente, per dare più risalto alle sue parole.
Lui annuì, Kaori riprese:
 
“Se ognuno di noi farà la sua parte, entro stasera avremo risolto il caso, e domani potremo scendere a terra insieme agli altri viaggiatori e tornarcene a casa.”
 
“Già” ammise lui lievemente rincuorato “E comunque sono contento che io non debba più nascondermi, che possa finalmente farmi vedere accanto a te, come tuo accompagnatore e come… come… fidanzato?” e detto questo, assunse stranamente un’aria imbarazzata: faceva quasi tenerezza.
La ragazza gli regalò un sorriso abbagliante che lo fece liquefare sul posto, e avvicinandosi ulteriormente a lui gli chiese in un soffio:
 
“E tu? Tu cosa vorresti essere per me?” ma la sua vicinanza era così stordente che Ryo non riusciva a pensare a nient’altro che a baciarla, calamitato da quelle labbra sensuali atteggiate in un sorriso irriverente.
Non riusciva a risponderle e non perché non volesse, ma per mancanza di pensieri logici che collegassero il cervello al resto del corpo.
Forse era una domanda importante?
Forse Kaori si aspettava una risposta?
Difficile dirlo, anche perché nemmeno lei sembrava voler dare altro spazio alle parole.
Lui, infine, trovò il modo di articolare qualcosa e disse:
 
“… tuo… io vorrei essere… tuo” e non resistette più e la baciò.
 
Quel bacio fu unico, nonostante non fosse il primo che si fossero scambiati su quella nave galeotta.
Aveva il sapore della felicità, dell’accettazione più totale, e andava ben oltre mille spiegazioni unendoli come coppia, semplicemente come Ryo e Kaori, senza dover ricorrere a definizioni stereotipate, che sarebbero andate bene per gli altri.
 
Persi in quel loro bacio dolcissimo stavano rischiando di fare tardi alla cena, ma furono richiamati alla realtà dal segnale acustico che annunciava le comunicazioni ufficiali all’interno della nave da crociera, seguito da una musichetta accattivante e rilassante; dagli altoparlanti si sentì forte e chiara la voce da basso del capitano:
 
Gentili ospiti, buona sera, qui è il vostro capitano Musashi Hirotaka che vi parla. Nell’augurarvi una felice serata a bordo della Princess Raven, vi comunico che a causa di condizioni climatiche avverse in arrivo, domani o al massimo dopo domani, dovremo fare scalo al porto di Sendai. Una volta scesi, sarete seguiti dal nostro personale di terra e ospitati negli alberghi più rinomati della città per il tempo restante la durata della crociera. In alternativa, è previsto un rimborso per il disagio sostenuto. Ci scusiamo per l’inconveniente, ma abbiamo ritenuto che sia meglio non rischiare. Attualmente la situazione è sotto controllo e non c’è motivo di preoccuparsi, quindi potrete godervi la crociera come spero avrete fatto finora. Confido nella vostra comprensione. Per ogni ulteriore informazione, l’equipaggio resta a vostra disposizione. A presto!” e seguì la musichetta dell’intro.
 
Ryo e Kaori, che erano rimasti in ascolto, immobili, con il viso rivolto verso il diffusore posto discretamente sopra la porta dell’alloggio, si guardarono e la ragazza disse:
 
“Allora le previsioni non si erano sbagliate!” E di fronte allo sguardo del socio che sembrava chiedere spiegazioni proseguì: “Oggi Musashi mi ha accennato all’arrivo di questo potenziale fronte temporalesco, che preoccupava i meteorologi e che avrebbe reso difficile la navigazione della nave” poi si fece pensierosa e proseguì, dicendo fra sé e sé: “Quindi ora i ladri saranno costretti a modificare i loro piani…”
 
“Ehmmm, e quand’è che queste cose te le avrebbe dette, Musashi?” chiese il socio, calcando sul cognome del capitano; effettivamente chiamarlo solo per cognome, senza il grado, denotava una particolare familiarità fra i due, che a Ryo dava fastidio come un maglione di lana grezza col collo alto.
Ma Kaori non capì l’ironia, o finse di non capirla, perché rispose con un:
 
“Eh?”
 
“Niente, niente, lascia stare…” concluse Ryo, per poi domandare: “Cosa vorresti dire con: i ladri modificheranno i loro piani?
 
“Che se la crociera seguisse il suo corso naturale, loro avrebbero tutto il tempo di derubare i clienti senza farsi accorgere e, soprattutto, di nascondere la refurtiva; in questo caso però, o si accontentano di quello che hanno, oppure accelereranno il lavoro, col rischio di diventare meno precisi e commettere qualche errore che potrebbe incastrarli. Che per noi sarebbe l’ideale, tra l’altro. Allo stesso tempo, se non dovessimo acciuffarli prima dello sbarco, dubito che riusciremmo a beccarli e a riprendere il maltolto, perché una volta a terra, sparirebbero dalla circolazione” finì sospirando, per poi aggiungere: “Finché rimaniamo tutti a bordo, loro non possono fuggire e noi abbiamo più probabilità di prenderli.”
 
“Intanto abbiamo scoperto che i coniugi Sora sono in qualche modo invischiati, così come quell’Iro Murasaki e la sua fidanzata Momo; resta da capire che ruolo abbiano tutti e quattro. Per quanto riguarda i vecchietti poi, bisogna vedere anche se sono semplici paraventi dietro cui si nasconde la mente del gruppo, che magari se ne serve sfruttando la loro indole bonaria e la veneranda età, oppure se, al contrario, sono loro il Camaleonte e gli altri solo due complici” disse Ryo.
 
“È vero, prima Miki nella sala bingo ci ha riferito che quando è arrivata davanti alla loro porta, seguendo il segnale della trasmittente, stentava a crederci. In ogni caso la cosa le era apparsa subito sospetta quando ha percepito un cambiamento di aura, per non parlare di tutto quel tergiversare prima che le aprissero. Hai sentito anche tu quando ha detto che l’hanno fatta attendere non poco, prima di farla entrare, e che nel mentre ha udito chiaramente rumori strani, come di chi sposti mobili o si aggiri velocemente per la stanza, correndo di qua e di là. E che subito aveva pensato che fosse inverosimile, che due anziani del genere riuscissero a fare tutto quel baccano e così velocemente” ricordò la sweeper.
 
“Sì, ricordo, e comunque quando Miki finalmente è entrata ha trovato la cabina sottosopra. Se si vergognavano di fargliela trovare in disordine, era più logico che si fossero affannati a riordinarla, visto che immediatamente si sono messi a piagnucolare che dei ladri erano stati lì da loro a rovistare in giro, e che alla fine avevano rubato diversi gioielli di valore.”
 
“Esatto!” Convenne la socia “A quel punto Miki non gli ha più detto che anche lei era stata derubata, perché il modus operandi era completamente diverso da quello usato per svaligiarla; se non fossimo arrivati noi a parlarle del furto che avevo subito io, lei non se ne sarebbe accorta che molte ore dopo, quando avrebbe fatto per prendere gli altri gioielli da indossare, e non li avrebbe trovati” finì Kaori.
 
Nel frattempo i due soci erano usciti dalla cabina e avevano preso a camminare, meditabondi, concentrati su quegli eventi particolari che si erano succeduti nelle ultime ore e di cui erano venuti a conoscenza solo poco prima, quando si erano tutti radunati nella sala bingo come d’accordo.
 
A Kaori venne d’istinto prendere a braccetto il partner e lui se ne rallegrò, infatti le disse:
 
“Sai, sono contento che non dobbiamo più fingere di non conoscerci… questa cosa iniziava un po’ a pesarmi.”
 
“Veramente?” chiese stupita la ragazza voltando il bel viso verso di lui.
 
“Be’, sì… voglio dire… A parte che siamo sempre stati insieme, anche prima… insomma City Hunter siamo noi due… e va bene, ora sei qui solo in veste di Kaori Makimura, anzi dovrei dire Kaori Saeba giusto?” e la guardò divertito “Però insomma… adesso che io, che tu, che noi… adesso che stiamo insieme non mi va di tenerlo nascosto, dopo tutti questi anni che ho rinnegato i miei sentimenti per te. Inoltre è giusto che si sappia che sei la compagna di Ryo Saeba!” disse in tono orgoglioso e da maschio alfa “Così nessun altro potrà permettersi di ronzarti intorno!” Concluse perentorio.
 
Kaori, commossa e divertita da quella mezza confessione, si strinse di più a lui e mormorò:
 
“Direi che non c’è motivo di essere geloso, comunque non mi è sembrato di aver mai avuto tutti questi pretendenti che mi ronzavano attorno, come dici tu, a parte Mick che però… è un discorso a parte.”
 
“Non li hai avuti perché io non l’ho permesso!” puntualizzò Ryo con decisione, suscitando un moto di stupore misto a stizza, nella socia.
 
“E perché mai avresti dovuto fare questo?” domandò, con un sopracciglio alzato.
 
“Perché in giro ci sono troppi balordi e nessuno era degno di te! Forse poteva andare bene quell’Uragami, ma poi … è andata come è andata. Tanto valeva che rimanessi col sottoscritto!”
 
“Eh, ma bello mio, tu non mi volevi! Almeno così io avrei potuto…” ma non finì la frase; in realtà non avrebbe permesso a nessun di entrare nel suo cuore, anche se avesse conosciuto qualcun altro degno di lei, come diceva Ryo, perché il suo cuore apparteneva a quell’idiota da sempre.
Però sarebbe stato bello lo stesso essere corteggiata almeno un po’.
 
Stavolta, quindi, fu il turno dell’uomo di voltarsi a guardala stupito; stavano toccando dei tasti sensibili, ma ora era normale che finissero per parlare di certe cose: stavano insieme, e bisognava mettere tutte le carte in tavola.
Si arrischiò a chiedere:
 
“Vorresti dire che tu… che tu… ti sei pentita di essere rimasta con me, che avresti voluto andartene ma non l’hai mai fatto perché non ne hai avuto l’occasione?”
 
Kaori, colpita da quel suo lato così umano e tenero, gli sorrise come solo lei sapeva fare e Ryo non seppe dire se si sentisse più sollevato o, al contrario, più agitato: temeva la sua risposta, anche se doveva e voleva sapere.
 
“Chiariamo una cosa una volta per tutte. Primo: non esiste nessun altro più degno di te, per stare con me. Secondo: ti sono rimasta accanto perché ti amo, e non perché non avessi alternative, infatti me ne sarei potuta andare in ogni momento. Sarei potuta partire anche con Sayuri, se avessi voluto. Terzo: per come sono andate a finire le cose, ho fatto bene ad aspettarti e perseverare, perché ora sono la donna più felice del mondo, e niente mi farà cambiare idea.”
 
Vedendo il sollievo dipingersi sul volto dell’uomo tanto amato, proseguì in tono leggero:
 
“Però, ecco, se avessi avuto qualche spasimante in più, a parte Mick, non mi sarebbe dispiaciuto affatto, diciamocelo.”
 
Ryo si agitò a disagio:
 
“Sempre con questo Mick! Non fai che tirarlo in mezzo… cosa avrà di così speciale, poi!”
 
“Tutto e niente. Solo che fin dall’inizio non si è mai vergognato di mostrarmi i suoi sentimenti, anche quando ha capito che io amavo solo te, facendosi da parte. È un buon amico, e di questo gliene sarò per sempre grata” spiegò.
 
Tacquero entrambi, fino a quando non arrivarono all’ennesimo ascensore, e una volta dentro lo sweeper disse:
 
“Sai, sono sempre stato gelosissimo di lui, perché vedevo che sotto sotto ti piaceva, e perché lui riusciva ad essere con te come avrei voluto essere io.” Fece una piccola pausa, che diede più significato alla sua affermazione, poi riprese raccontando: “ Quella volta sulla nave di Kaibara, quando lui voleva ucciderti, mi sembrava d’impazzire perché, sotto effetto della Polvere degli Angeli, nemmeno io sarei riuscito a fermarlo se non uccidendolo a mia volta. Ma poi tu gli sei andata incontro, lo hai abbracciato stretto, sempre senza smettere di chiamarlo, coccolarlo, accarezzarlo. In quel momento il mio cuore era dilaniato da sentimenti contrastanti. Ero pure pazzo di gelosia. Vedevo come lo guardavi: con le tue lunghe gambe strette intorno a lui era anche… come dire, una situazione erotica, sensuale… Ti prego non fraintendermi, non pensare male” si affrettò a chiarire “È che tu eri lì con lui come non lo eri mai stata con me, e lo invidiai per quello. Tu stavi usando tutta te stessa per rabbonirlo, per riportarlo alla ragione, per riportarlo da te… e questo mi mandava fuori di testa. Da un lato temevo per la tua incolumità, perché avrebbe potuto farti del male, e tanto, in qualsiasi momento e senza pensarci due volte; dall’altro mi sentivo escluso da quel vostro particolare rapporto, un legame fortissimo, più forte o diverso da quello che avevi con me. Tu magari non te ne sei resa conto, ma è stata anche la tua fisicità, oltre che il tuo amore, a fargli ritrovare un barlume di coscienza, sufficiente per sacrificarsi, permettendoci di fuggire.”
 
Kaori era rimasta in silenzio per tutto il tempo, incapace di dire o fare niente; aveva un vago ricordo di quella maledetta notte, e sapeva solo che in quel momento l’unico pensiero era stato salvare Mick da sé stesso, anche a costo di sacrificare la propria vita.
Non aveva pensato a nient’altro, né che quella fosse una posa sconveniente, né che avrebbe dovuto ricorrere al suo fascino per catturare l’attenzione del sempre allupato americano, facendo leva sull’attrazione fisica o sui sentimenti che lui provava per lei.
Mick aveva la mente onnubilata da una potente droga che lo rendeva invincibile e sovrumano, una macchina da guerra senza sentimenti e per questo inarrestabile: solo richiamando in superficie la sua umanità avrebbe potuto salvarlo, e così lei aveva fatto… anche senza pensarci troppo, senza soffermarsi sul come.
Che Ryo potesse esserne stato geloso, e molto più che avesse finito per confessarglielo, la diceva lunga sull’intensità dei suoi sentimenti.
Sconvolta da questa scoperta, riuscì solo a mormorare:
 
“Non dovevi…” non era un rimprovero, ma quasi un commento come un altro, uno schernirsi.
 
Era scesa una strana atmosfera sui due, troppo pesante per i loro gusti, e Ryo pensò bene di alleggerirla aggiungendo:
 
“Comunque ora stiamo insieme, e se quel damerino biondo prova ad insidiarti ancora, non dovrà solo assaggiare i tuoi micidiali martelli, ma anche qualche pallottola che per caso potrebbe sfuggire dalla mia Phyton.”
 
“Quanto mi piace vederti così geloso!” esclamò allora Kaori, prendendogli le guance con entrambe le mani, pizzicandogliele e tirandogliele come fosse un bambino paffutello.
Lui ridacchiò come un ebete, e finirono per ridere entrambi rumorosamente.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
“Reika? Ma non sei ancora pronta?” esordì Miki entrando nella cabina della ragazza, dopo aver bussato alla sua porta, e dopo che la collega l’aveva accolta ancora paludata nell’accappatoio.
 
“Sì, sì, ho quasi fatto” rispose distrattamente l’investigatrice, mentre continuava ad aggirarsi all’interno della cabina, apparentemente senza meta.
 
Miki capì subito che qualcosa non andava: quella non era la Reika che conosceva, la svagata, a volte frivola, ma professionale Nogami junior.
L’ex mercenaria ripensò a ciò che aveva dovuto passare la ragazza in quella giornata: il rifiuto di Ryo, quella mezza avventura galante con un sospettato, e l’esserselo lasciato scappare, erano stati tutti colpi bassi alla sua autostima, e poteva capirla.
Chiunque avrebbe perso un po’ di entusiasmo; quel caso si stava rivelando molto più complicato per lei, che per chiunque altro.
Miki però non sapeva come entrare in argomento: non erano propriamente amiche e, al pari di Saeko, anche la sorella minore spesso e volentieri nascondeva i suoi veri sentimenti dietro atteggiamenti contraddittori.
Magari a lei sembrava triste per quei motivi e invece non era propriamente così.
Optò per la discrezione, ma non si trattenne dal farle notare che erano in ritardo.
 
“Sì sì, non preoccuparti, faremo in tempo!” rispose Reika, di fronte ad una Miki in grande spolvero, semplicemente bellissima nel suo vestito da sera sobrio ma elegante, col trucco appena accennato e i gioielli ridotti al minimo per ovvie ragioni.
Ma l’ex mercenaria pensò che di quel passo non sarebbero andate lontane, e non aveva nessuna intenzione di presentarsi al tavolo del capitano quando tutti erano già seduti, rischiando pure di fare la sfilata per tutta la lunghezza della sala, attirando l’attenzione degli astanti; per questo si decise ad intervenire, in maniera pratica:
 
“Vuoi che ti aiuti a scegliere il vestito?” e già si dirigeva al guardaroba della collega per prendere uno dei magnifici vestiti di cui le aveva rifornite Eriko.
 
“No… non importa… lascia stare” protestò debolmente, ma Miki aveva già afferrato un bel vestito lungo, color verde acqua marina, e glielo aveva allungato chiedendole infine:
 
“C’è qualcosa che non va?”
 
Non sapeva cosa aspettarsi, che Reika avesse tergiversato, glissato o, peggio, continuato a negare, trascinando la questione ancora a lungo… pertanto si stupì non poco quando l’altra diede la stura ai suoi pensieri: evidentemente non vedeva l’ora.
 
“C’è tutto che non va!” sbottò la Nogami “Mi sembra di star a girare a vuoto! Oggi mi sono fatta abbordare dal Camaleonte o da chi per lui, proprio come speravamo, ed io cosa ho fatto? Ho rovinato tutto! Ho voluto fare la stupida, buttandomi fra le braccia di quello sconosciuto per provare a me stessa… cosa?” chiese retoricamente, per poi aggiungere: “Provare che ero ancora una bella donna nonostante, nonostante… Ryo” non aveva specificato ma la barista sapeva molto bene a cosa si riferisse, perché aveva ascoltato tutta la conversazione dal suo auricolare.
 
L’investigatrice riprese dopo una pausa, con un tono di voce più sommesso:
 
“Non sono stata capace di fare il mio lavoro, tantomeno farlo bene. Ho giurato che avrei preso il Camaleonte, e poi? Eccoci qua…” e allargò le braccia in senso di sconfitta e impotenza.
 
Si lasciò cadere sul letto, sconsolata:
 
“Sono il disonore della mia famiglia, una famiglia di poliziotti capaci e dediti al lavoro, e pronti ai sacrifici… Non valgo niente… credo che mi ritirerò dal mercato… e dal caso” concluse.
 
Miki sobbalzò; non credeva che la Nogami junior la prendesse così sul personale.
Immaginava che fosse emotivamente e moralmente più forte, lei che aveva avuto una famiglia presente e premurosa, come non si era mai lontanamente sognata di avere la combattente; lei che aveva avuto l’amore e il sostegno di due genitori severi ma giusti, delle sorelle con cui condividere tutto… una vita normale, insomma.
Si chiese se non fosse, al contrario, proprio questo a fare di lei una rinunciataria.
Ma Miki non voleva giudicare, né si sentiva in grado di farlo.
Avevano un caso da risolvere e da sole, lei e Kaori, non ce l’avrebbero fatta; e anche se avevano tirato dentro Ryo per forza di cose, avevano ancora bisogno della bravura di Reika Nogami, l’investigatrice privata.
La scosse:
 
“Senti, non voglio entrare nel merito della questione, ma non mi sembra questo il momento di piangersi addosso! Abbiamo una missione da portare a termine, e io e Kaori abbiamo bisogno di te. In tre siamo partite e in tre torneremo, vincitrici per giunta! La partita non è ancora finita.”
 
Reika sobbalzò a quel rimprovero così energico: non si aspettava che la pacata Miki saltasse su così.
Però questo l’aiutò a riprendere i contatti con la realtà che stava vivendo; sbatté  più volte gli occhi, come a svegliarsi da un brutto sogno.
Alla fine ammise:
 
“Hai ragione, scusa…”
 
“Niente scuse… non è con me che ti devi scusare” ribatté Miki.
 
“… con Kaori, forse” bisbigliò.
 
“No, nemmeno con lei!”
 
“Ma… ma come? Io… con Ryo…” si sentiva di averle fatto un enorme torto quella mattina, quando si era presentata alla sua porta solo per flirtare con lui, per poi fare la figura della stupida su tutta la linea; non sopportava la sua tacita disapprovazione, e tutte le volte che si erano incontrate, Reika si era sentita tremendamente a disagio.
Anche poco prima, nella sala del bingo, quando lei si era presentata nientemeno che a braccetto di Ryoka, quella specie di travestito in cui si era trasformato Ryo per l’occasione, Kaori non le aveva detto niente, né dato mostra di essere gelosa, o avercela con lei, e questo era molto peggio di una scenata o di una richiesta esplicita di un chiarimento.
Visto che Reika sembrava non capire, il tono di Miki si addolcì quando le disse:
 
“Non ti biasimo per come ti sei comportata con Ryo…” alludendo al due di picche che aveva preso.
In fondo Reika lo sapeva benissimo che anche Miki aveva sentito tutto.
 “… perché tu ne sei innamorata, e hai voluto provarci fino alla fine… non potevi sapere che nel frattempo lui e Kaori si erano finalmente chiariti. Potrei dire che avresti dovuto aspettartelo, che prima o poi sarebbe successo, perché che Ryo fosse innamorato di lei era palese… ma non ti sto giudicando: al cuore non si comanda. Comunque sappi che Kaori non ce l’ha con te, assolutamente; lei non porta rancore, lo sai, e ti ha già perdonata.”
 
“Lo so… e questo rende tutto più difficile” sussurrò l’investigatrice; poi, rialzando gli occhi ad incontrare quelli limpidi della barista: “Ma allora a chi debbo chiedere scusa?” domandò, in preda alla confusione.
 
“Ma a te stessa, è ovvio!” esclamò Miki.
 
Finalmente Reika capì: aveva tradito sé stessa e i suoi ideali.
Per la seconda volta, in quella lunghissima e difficilissima giornata, si era fatta prendere dallo sconforto, annientata da ciò che considerava i suoi errori più grandi.
Eppure non le avevano insegnato a gettare la spugna così presto, alla prima difficoltà; doveva reagire e dimostrare di che stoffa fosse fatta.
Niente era perduto, ed erano ancora tutti a bordo della nave: loro, i ladri e la refurtiva.
Anche lei aveva sentito l’avviso del capitano Musashi e sapeva che avevano le ore contate: non era ancora arrivato il momento di arrendersi.
 
Mossa da questa improvvisa consapevolezza, si alzò di scatto, gettando via l’accappatoio e correndo finalmente ad infilarsi il vestito che Miki aveva scelto per lei, dicendo:
 
“Hai ragione, basta piangere sul latte versato. È ora di agire!” e si precipitò in bagno per truccarsi.
 
Miki sospirò soddisfatta, ormai più tranquilla anche lei, e per stemperare definitivamente la tensione le gridò:
 
“Piuttosto dimmi… era bello Ryo, vestito da donna? Che effetto ti ha fatto?” e ridacchiò.
 
“Ma scherzi???” le gridò di rimando l’altra “Era bruttissimo, una drag queen della peggior specie. Credo che avrò gli incubi per mesi” e si lasciò andare ad una risata sincera che rassicurò definitivamente la barista.
 
“Figurati che si è presentato come Ryoka!!” e giù a ridere nuovamente; era tornata la Reika di sempre, e mentalmente Miki tirò un sospiro di sollievo.
 
Quando Reika uscì dal bagno saltellando, nel tentativo di infilarsi le Chanel in corsa, era vestita e truccata di tutto punto: era stata velocissima, e non avrebbero fatto troppo ritardo.
 
   
 
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