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Autore: Europa91    12/12/2020    2 recensioni
Odasaku è morto e Dazai non riesce ad accettarlo.
“Mettersi a piangere e urlare non avrebbe risolto nulla, anche se l’avrebbe aiutato a sfogarsi. Tornò con la mente al libro di Mori, quello sull’esistenza di realtà alternative e fu colto da un’illuminazione: se fosse esistito anche solo un mondo, un universo in cui Oda era ancora vivo, lo avrebbe trovato. Non importava come, lui avrebbe riportato Odasaku indietro. Se c’era anche solo una minima possibilità di salvarlo l’avrebbe trovata.“
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'People Exist To Save Themselves'
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Quella sera avevano continuato a passeggiare per la città finendo con l’attraversare la strada che costeggiava il porto. Dazai poteva distrattamente notare come le imbarcazioni si susseguissero una dopo l’altra, in una sfilata di forme e colori che la luce del tramonto non faceva altro che risaltare sulla superficie dell’acqua creando l’effetto di un quadro impressionista. Era un panorama bellissimo nella sua semplicità, eppure l’ex dirigente fissava indistintamente un punto davanti a sé. Era come se non stesse guardando qualcosa in particolare, come se la sua mente si trovasse altrove in quel momento; ed era proprio così.

I suoi pensieri tornavano sempre con insistenza su Odasaku, al volto sorridente dell’uomo sul cartellone, lo scrittore Oda Sakunosuke, per poi mischiarsi e confondersi con quelli del suo Oda, mentre esalava l’ultimo respiro. Non doveva ricordarlo, doveva pensare solo ad una cosa. Una sola cosa contava in quel momento: ce l’aveva fatta. Odasaku era vivo. Il suo cuore mancava di un battito ogni volta che formulava quel pensiero e presto l’avrebbe rivisto. Ora ne aveva la certezza.

Chuuya se ne stava dietro di lui, qualche passo a separarli. Aveva preferito mantenere le distanze da Dazai, come se all’improvviso quel sospetto che inizialmente aveva solo covato dentro di lui avesse pian piano preso forma fino ad esplodere e risalire in superficie con un’inaspettata e dolorosa chiarezza. Quell’idiota era innamorato di quello scrittore. Gli era bastata una sola occhiata per capirlo. Lo conosceva bene, troppo. In tutta sincerità Chuuya non avrebbe mai pensato che potesse arrivare quel giorno, il giorno in cui Dazai l’avrebbe abbandonato. Quel pensiero faceva male, inaspettatamente male. Gli era costato molto mettere da parte l’orgoglio ed accettare i propri sentimenti verso quel maniaco amante dei suicidi, e sembrava che le cose tra loro stessero funzionando in qualche modo.

Chuuya non capiva davvero quando quello scrittore avesse iniziato ad occupare i pensieri del suo partner. Per quanto si sforzasse non riusciva a venirne a capo e la cosa lo innervosiva.

In quel momento, si accorse che Dazai si era fermato, la sua espressione era ancora vuota, lo era da quando avevano visto quel fottuto cartellone. Lo raggiunse in pochi passi, mettendosi di fianco di lui e restando in silenzio, come in attesa. Dazai in un primo momento non fece nulla, limitandosi ad osservare l’oceano davanti a loro. Chuuya sapeva che la mente dell’altro era altrove, come sapeva che avrebbe parlato solo quando sarebbe stato pronto a farlo. Infatti dopo qualche minuto fu proprio Dazai a rompere quel silenzio che era diventato così opprimente.

«Andiamo a casa»

Poche, semplici parole che la mente di Chuuya impiegò forse qualche secondo di troppo a registrare. Il rosso non poté fare altro che annuire per poi prendere il partner/fidanzato sotto braccio. Dazai si lasciò condurre senza protestare, si sentiva come improvvisamente svuotato di ogni energia. Forse era per il sollievo nell’avere finalmente una prova del fatto che Odasaku in quel mondo fosse vivo e stesse bene. Era la prima volta che si sentiva così, com’era la prima volta che si trovava così coinvolto, così preoccupato per la sorte di un’altra persona.

Alla fine il tutto si poteva riassumere nel fatto che Odasaku sarebbe sempre rimasto un’eccezione per Dazai, un’incognita pericolosa. Non esistevano muri o barriere tra loro, o meglio, essi venivano sempre abbattuti con una facilità disarmante quando si trattava di Oda ma soprattutto di cosa Dazai provasse per lui.

L’ex dirigente riuscì a percepire distrattamente la presa di Chuuya su di sé, era forte, salda eppure gentile. Era strano lasciarsi condurre così, ma in quel momento era davvero troppo stanco per preoccuparsene o porsi ulteriori interrogativi. Desiderava solo raggiunge i propri appartamenti e magari riuscire a riposare davvero dopo quei giorni duranti letteralmente un’eternità.

 

***
 

L’appartamento di Dazai era diverso da quello che possedeva nel suo mondo, sebbene si trovasse nello stesso stabile di proprietà di una delle tante agenzie di facciata della Port Mafia. Era più spazioso, aveva un ampio soggiorno, una cucina super accessoriata, due bagni e due camere da letto, oltre che delle ampie vetrate che gli regalavano una vista stupenda sulla città e il suo porto. Il moro poté fare a meno di notare anche un enorme letto matrimoniale mentre veniva trascinato come un automa verso il bagno. Non serviva essere un genio per giungere alla conclusione che quello non fosse semplicemente il suo appartamento, bensì il loro.

Chuuya l’aveva accompagnato verso il bagno più grande senza troppe cerimonie; gli aveva giusto lasciato il tempo per togliersi scarpe all’ingresso e poi l’aveva condotto lì. Dazai non riusciva a registrare bene il comportamento dell’altro, aveva intuito ci fosse qualcosa che non andava. Il rosso era strano, cioè più strano del solito nei suoi confronti, aveva un atteggiamento così freddo e distaccato rispetto a quella mattina. Prima era rimasto troppo sconvolto dalla vista di Odasaku per notarlo, ma ora, stava iniziando a recuperare un po’ di chiarezza e a riordinare il filo dei suoi pensieri. Chuuya nel frattempo l’aveva abbandonato ed era corso a recuperare asciugamani nuovi e addirittura un accappatoio. Quando rientrò in bagno Dazai lo fissava come se avesse avuto a che fare con un alieno, visto che era completamente nascosto dietro tutta quella roba tanto che arrivò a chiedersi perché non utilizzasse il suo potere per facilitare le cose.

«Bé che cazzo ti prende ora? Perché sei ancora vestito? Muoviti e fatti una doccia che poi tocca a me, e vedi di schiarirti un po’ le idee».

Dazai era stanco e confuso ma nonostante questo divertito da quell’insolita situazione. Non ce la fece a resistere, la voglia di provocare il più piccolo in quel momento era troppo forte per poterla in qualche modo contenere.

«Pensavo volessi farla con me» sussurrò malizioso contro l’orecchio dell’altro. Il viso di Chuuya assunse la stessa tonalità dei suoi capelli.

A quella vista Dazai scoppiò a ridere senza ritegno, ottenendo solo il risultato di far innervosire ancora di più il rosso.

«Piantala con le cazzate, muoviti piuttosto. Fatti una doccia, schiarisciti le idee e torna sulla Terra idiota» urlò chiudendosi la porta dietro di sé e lasciando Dazai solo in bagno.

Chuuya aveva notato qualcosa.

Chuuya sapeva che c’era qualcosa di strano.

Quella consapevolezza colpì il moro all’improvviso. Una parte di lui se lo sarebbe dovuto aspettare, il suo partner lo conosceva bene, non poteva sperare d’ingannarlo a lungo; soprattutto questo Chuuya, il suo fidanzato.

Ogni volta che accostava quella parola al rosso era accompagnata da un sorriso spontaneo e nervoso. Lui e quel nanerottolo coinvolti in una qualche situazione romantica rasentava i limiti dell’assurdo. Più ci pensava e più la sola spiegazione logica che riusciva a trovare era semplicemente che il suo alter ego non avesse mai incrociato la sua strada con Odasaku.

Si stava nuovamente perdendo dei ricordi. Nel suo mondo Dazai non poteva negare di aver effettivamente conosciuto per primo Chuuya.

Era da tanto che non ripensava a quel periodo. Quanti anni erano passati? Due, no anzi tre. Erano passati tre anni da quando aveva incontrato per la prima volta quel piccolo tappetto irascibile.

Odasaku era comparso nella sua vita poco dopo, senza fare troppo rumore, aveva trovato una piccola crepa nel suo cuore, e vi si era insediato. Da allora non aveva più abbandonato quello spazio. L’unico rimpianto di Dazai era quello di non essere mai riuscito a confessargli i propri sentimenti. Nemmeno nei suoi ultimi istanti.

Chiuse debolmente gli occhi, rivide per qualche secondo le sue mani sporche di sangue.

In quel momento un leggero bussare lo riportò alla realtà. Si accorse di essere ancora in piedi davanti alla doccia. Non aveva terminato di dipanare tutte le bende, come al solito era stato assorbito dai suoi pensieri su Odasaku. Sentiva la voce di Chuuya provenire chiaramente da oltre la porta, era sempre così energico. Sorrise e non seppe nemmeno lui il perché.

«Osamu dannazione sei vivo? Dimmi che non hai avuto la brillante idea di tagliarti i polsi o altro che oggi non sono dell’umore».

Dopo un paio di minuti aveva spalancato la porta e Dazai se l’era ritrovato davanti. Il suo primo istinto fu quello di provare a coprirsi ma fu del tutto inutile, ormai le sue bende erano finite sul pavimento e lui era rimasto con indosso solo i boxer. Chuuya emise un verso simile ad un sospiro esasperato.

«Si può sapere ora che cazzo stai facendo? Come se non ti avessi mai visto nudo e senza quelle stupide bende» sbottò alzando gli occhi al cielo.

Dazai non sapeva che dire, una parte del suo cervello gli stava ricordando che quel Chuuya era il suo ragazzo, quindi non doveva essere così sorpreso da quell’affermazione.

Eppure l’idea che l’altro lo potesse vedere così esposto non gli piaceva. Lo faceva sentire in qualche modo vulnerabile.

Dazai non aveva mai permesso a nessuno di vedere cosa nascondeva sotto le sue bende, e sapere che il suo alter ago aveva concesso a Chuuya quel privilegio gli faceva nascere solo nuovi interrogativi.

Finì di farsi la doccia per poi lasciare l’uso del bagno al suo partner.

Per tutto il tempo che aveva trascorso sotto quel getto caldo, Dazai aveva cercato di rilassarsi, di spegnere i suoi pensieri ma ovviamente senza successo.

Non vedeva l’ora di incontrare Odasaku, parlarci, conoscerlo. Era curioso di sapere se fosse simile all’uomo che ricordava, o se invece quello scrittore fosse una persona completamente diversa. Era impaziente Dazai. Si sentiva come un bambino che attendeva la mattina di Natale solo per poter correre a scartare i regali.

Decise di occupare un po’ il tempo, tanto non sarebbe comunque riuscito a dormire. In sottofondo poteva sentire il rumore dell’acqua che scorreva ancora nella stanza accanto.

Dazai non voleva immaginarsi Chuuya sotto la doccia, tuttavia il pensiero del rosso avvolto dal vapore fece capolino nella sua mente e ci mise parecchi secondi per scacciarlo. Forse stava veramente uscendo di senno.

Prese uno dei pc che si trovavano su uno dei tavolini del soggiorno, lo accese ed iniziò una breve ricerca in rete. Questa volta la chiave di ricerca era un nome: Oda Sakunosuke.

 

***

 

In quella realtà Odasaku era nato ad Osaka, aveva avuto un’infanzia abbastanza felice, anche se era rimasto orfano da bambino, era cresciuto nell’amore allevato da alcuni parenti. Il suo talento nella scrittura era emerso durante l’adolescenza quando aveva iniziato a vincere i primi premi letterari con saggi e racconti brevi. Poi, un paio di anni prima, la svolta. Il suo ultimo libro “Storie di vita a Osaka” aveva ricevuto un successo inaspettato da pubblico e critica, facendogli acquistare notorietà e fama anche a livello internazionale.

Mentre leggeva, riga dopo riga, Dazai non poteva fare a meno che sentirsi orgoglioso di Odasaku. Il suo sogno si era avverato. In quel mondo Oda non aveva mai dovuto uccidere nessuno. Era cresciuto felice, lontano dalla Mafia.

Dazai si rese conto in quel momento di non conoscere praticamente nulla sul passato di Odasaku, cioè di quello del suo mondo.

Lui e Oda parlavano poco delle loro vite prima della Port Mafia, erano concentrati sul presente, sul godersi ciò che avevano in quel momento. Oda in particolare era sempre così riservato. Si ricordava le loro serate al Lupin. Sembravano passati anni invece erano trascorse solo poche settimane.

A quel pensiero, Dazai faticò nuovamente a trattenere le lacrime. Ora lo schermo del pc continuava a mostrargli una carrellata d’immagini di Odasaku mentre ritirava premi o firmava autografi. Oda era bellissimo in quelle fotografie, sempre sorridente, cosi a suo agio in smoking e completi di alta sartoria.

Dazai ripensava con nostalgia all’amico e al suo trench beige, alla sua camicia scura e alle pistole che teneva sempre con se e che fino all’ultimo si era rifiutato di usare.

Ritornò ad indugiare con la mente sulla schiena di Odasaku per poi tornare a perdersi coi flashback della sua morte. Si chiese mentalmente quando avrebbe superato quel trauma perché ormai era chiaro che quell’evento aveva avuto un qualche profondo effetto sulla sua psiche.

Continuò ancora per qualche secondo a far scorrere le immagini dello scrittore Oda Sakunosuke sul portatile. Infine decise di alzarsi per prendersi da bere. Sarebbe stato come in passato, in un certo senso avrebbe annegato i dispiaceri nell’alcol in compagnia di un vecchio amico. Si versò un primo bicchiere e lo alzò brindando in direzione di Oda.

L’uomo appariva sorridente nella fotografia mentre Dazai provava dentro di sé solo una crescente voglia di piangere.

In quel momento Chuuya decise di fare la sua comparsa. Uscì dal bagno sbattendo la porta, una nuvola di vapore alle sue spalle. Non prestò minimamente attenzione a Dazai e a cosa stesse facendo ma si diresse verso la loro stanza a passo di marcia.

Il moro al contrario non si era perso nemmeno un movimento dell’altro. Si era sporto quel tanto che bastava per osservare Chuuya uscire dal bagno e chiudersi in camera. Il rosso aveva i capelli ancora bagnati e solo uno striminzito asciugamano bianco che lo copriva in vita. Dazai si accorse di avere improvvisamente la gola secca.

Buttò giù il restante contenuto del bicchiere in un colpo solo. Ripensò ai capelli bagnati del suo partner. Perché si era soffermato così tanto su quel particolare? Non era certo di volerlo sapere.

Per qualche istante però grazie alla ricomparsa di Chuuya la sua mente aveva smesso di tormentarlo con la morte di Odasaku. Il sollievo durò solo per pochi secondi infatti gli bastò incontrare nuovamente lo sguardo di Oda su una delle immagini del pc per ricadere nello stesso stato d’animo depresso di prima.

Dopo un altro paio di bicchieri aveva iniziato a leggere il libro di Odasaku, o meglio aveva iniziato con il leggerne un estratto che aveva scaricato. Non aveva mai letto nulla scritto dal suo amico; anzi, fino al giorno della sua morte non aveva neppure sospettato di questo suo amore per la letteratura o quale fosse il suo sogno.

Odasaku era sempre stato così misterioso, anche con lui. Non parlavano mai di cose superflue ma avevano un modo tutto loro di comunicare.

Eppure, Oda lo capiva come nessuno. Era sempre stato così, anche se pure con Chuuya condivideva qualcosa di simile. Gli venne nuovamente da ridere. Aveva appena paragonato Odasaku a Chuuya, doveva iniziare ad essere ubriaco; nonostante una parte del suo cervello gli suggeriva come quella non fosse un’idea poi così strana.

Dazai aveva un rapporto diverso con quei due. Se Oda era un amico, Chuuya era il suo fedele cagnolino e partner. Eppure con entrambi era riuscito a trovare una sorta di equilibrio.

Con Odasaku consisteva nelle loro chiacchierate al Lupin; discorsi sull’esistenza, sulla vita, morte e tante, troppe frasi lasciate a metà e sentimenti inespressi.

Chuuya era diverso. Era un collega, quando la Soukoku entrava in azione nessuno poteva competere con loro. Sapevano capirsi con un’occhiata, erano come due metà di una mela. Anche se forse il loro rapporto era più complicato di così, al momento non gli importava.

Chuuya scelse quel esatto istante per uscire dalla camera perfettamente vestito e pettinato. Aveva legato i capelli ancora umidi in un codino che gli ricadeva elegantemente lungo la schiena e che Dazai si trovò a fissare forse con troppo interesse. Doveva ammettere che vestito in quel modo Chuuya non era affatto male; aveva abbandonato le camice e gli abiti formali della Port Mafia, indossava dei semplici jeans scuri e una maglietta bianca. In quella versione in borghese il rosso era davvero carino. Non poteva descriverlo in altro modo. Dazai era una persona abbastanza obiettiva, il suo partner non era mai stato brutto, tuttavia non aveva mai pensato a lui in quei termini.

Non aveva mai pensato a nessuno in quel modo, in vita sua aveva desiderato solo Odasaku. L’uomo, che per un bizzarro scherzo del destino gli era stato portato via troppo presto e che ora lui avrebbe fatto l’impossibile per salvare. L’uomo che gli era morto tra le braccia solo qualche giorno prima e che in quel mondo ancora non conosceva.

Dazai stava vacillando, non sapeva se dare la colpa alla stanchezza, alla presenza di Chuuya o agli ormai cinque bicchieri di whisky che si era scolato. Per questo quando il rosso si avvicinò, lo afferrò e poggiò le labbra con violenza contro le sue non fece nulla per fermarlo.

 

***

 

Il cervello di Dazai era in totale blackout.

Chuuya lo stava baciando, doveva fare qualcosa. Respingerlo. Tuttavia si trovò incapace di muoversi, in quel momento non riusciva nemmeno a formulare un pensiero coerente, sentiva solo caldo, tanto caldo, soprattutto alle parti basse.

Approfittò del fatto che il rosso si fosse staccato per qualche istante per prendere aria e cercare di fare il punto della situazione. Provò a concentrarsi, a reagire in qualche modo, tentando di afferrare il suo partner per le spalle per scrollarselo di dosso ma non ce la fece, era come se avesse improvvisamente esaurito ogni energia.

Fu Chuuya ad accorgersi che qualcosa non andava, Dazai non rispondeva con il solito entusiasmo alle sue attenzioni. Gli era sembrato pure che per un istante avesse provato ad allontanarlo.

Non era possibile. Dazai adorava i suoi attacchi a sorpresa, c’era qualcosa che non andava, e poteva scommetterci che la colpa era ancora dell’uomo sul cartellone. Quel idiota stava sicuramente pensando a lui in quel momento, ecco perché sembrava essere così distante.

Chuuya decise che non si sarebbe arreso, non avrebbe perso contro quello scrittore o quello che era.

Dazai era il suo ragazzo. Non avrebbe rinunciato facilmente a lui.

Si strusciò languidamente sul moro, facendolo praticamente sdraiare sul divano dove stava seduto. Poi iniziò ad armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni.

Dazai era senza parole. Doveva fare qualcosa, la situazione gli stava sfuggendo di mano.

Non era giusto. Fu il suo unico pensiero coerente.

Quel Chuuya era convinto che lui fosse il suo ragazzo, doveva allontanarlo ma senza scoprire troppo le sue carte. Prima si era trovato inconsciamente a rispondere al bacio, ma quello più che altro, era dovuto al fatto che fosse stato colto di sorpresa. Ora invece il suo cervello aveva ripreso a funzionare e stava cercando un modo per levarsi da quell’assurda situazione. Non poteva perdere altro tempo, si trovava in quel mondo per salvare Odasaku, per riaverlo. Scopare con Chuuya al momento non rientrava nei suoi piani.

Il rosso intanto aveva infilato una mano nei suoi boxer. Dazai si trovò a boccheggiare quasi senza fiato. Non si aspettava che Chuuya fosse così disinibito, però non doveva sorprendersi.

In quella realtà erano una coppia, stavano insieme da quando avevano sedici anni, vivevano insieme. Era scontato che il rosso si prendesse certe libertà nei suoi confronti.

Doveva ricordarsi che quello era un altro mondo, un’altra realtà e che quello non era il Chuuya che conosceva.

Provò ad allungare una mano ma si trovò solo con l’afferrare la testa del rosso che nel frattempo si era pericolosamente chinato verso il suo intimo.

Dazai sapeva cosa stava per succedere eppure, anche sapendolo non fece nulla per impedirlo.

Poteva dare la colpa di tutto alla stanchezza o alla situazione assurda nella quale si era cacciato, tuttavia quando sentì la bocca di Chuuya avvolgerlo azzerò ogni pensiero coerente.

All’improvviso non gli importava di altro se non del rosso accovacciato tra le sue gambe. Si trovò inconsciamente ad accarezzargli i capelli scoprendoli ancora umidi e decisamente più morbidi di quanto si sarebbe mai aspettato.

Era da tanto che non si concedeva questo tipo di attenzioni, l’ultima volta era stata con una prostituta conosciuta durante una missione, di cui non si ricordava nemmeno il volto.

Per qualche secondo si immaginò Odasaku, si chiese come sarebbe stato provare una cosa simile con lui, se anche la sua bocca sarebbe stata così calda e avvolgente come quella di Chuuya.

No.

Oda era diverso, con lui sarebbe stato tutto diverso, ne era sicuro. Per una frazione di secondo si sentì quasi in colpa, pensare a Odasaku mentre Chuuya gli stava regalando uno dei migliori orgasmi della sua vita.

Dazai non resistette a lungo e ben presto raggiunse l’apice del piacere. Si liberò con un gemito, stando attendo a non urlare il nome dell’amico, anche se in quel momento era l’unica cosa che occupava i suoi pensieri.

Una volta terminato il suo lavoro Chuuya si accoccolò tra le sue braccia. Non dissero una parola. Dazai non capiva come mai l’altro si fosse improvvisamente tranquillizzato ma ne fu sollevato. Sapeva che nelle condizioni in cui versava al momento non si sarebbe opposto se l’altro avesse voluto continuare. Dazai era ancora psicologicamente provato dalla morte di Odasaku, avrebbe ceduto facilmente a qualsiasi avances.

Era pura logica, un dato di fatto. Nessun sentimentalismo, anche se ci fosse stato qualcun altro al posto di Chuuya probabilmente sarebbe stato lo stesso.

Non è vero e lo sai anche tu.

Per un secondo gli sembrò di sentire Odasaku come voce del suo io interiore. Si passò una mano sul volto. Aveva voglia di dormire. Peccato che Chuuya non sembrava condividere la sua opinione.

«Sai, io non ti capisco» iniziò il rosso. Erano le prime parole che gli rivolgeva da qualche ora. Dazai si limitò ad ascoltare in silenzio. Vedendo che non ottenne risposta, Chuuya lo interpretò come un invito a proseguire.

«Prima, per strada, ho notato la tua reazione quando hai visto quell’uomo, quel tuo amico. Sei innamorato di lui vero?» Dazai si alzò quel tanto che bastava per guardare il suo partner negli occhi.

Era sorpreso tuttavia decise di rimanere in silenzio.

Chuuya era la persona che lo conosceva meglio, in quel mondo come nel suo.

Sapeva che non poteva mentirgli, gli doveva una spiegazione. Quella consapevolezza lo colpì a fondo. Sapeva cosa doveva fare eppure una parte di lui ancora cercava di fuggire, per non affrontare la realtà. Doveva confessare a Chuuya ogni cosa, chiedere il suo aiuto, sapeva che per salvare Odasaku probabilmente ne avrebbe avuto bisogno. Tuttavia il suo orgoglio lo bloccava.

Spostò lo sguardo, cercando una via di fuga dagli occhi inquisitori di Chuuya. Non voleva e non poteva mentirgli ancora a lungo, ma non era ancora pronto ad affrontare quel discorso.

Sorrise debolmente, andando a recuperare una mano del suo partner per stringerla tra le sue. Era un buon compromesso, un modo abbastanza romantico per concludere quella conversazione e prendere altro tempo per riordinare i suoi pensieri. Fu allora che notò una cosa, un particolare a cui prima non aveva fatto caso.

«Non indossi i guanti» fu tutto ciò che riuscì a dire. Il rosso lo guardò confuso.

«Siamo quasi in estate, perché dovrei mettere i guanti? E poi siamo a casa» ora era Dazai quello ad esserlo.

«E non hai paura di attivare Corruzione

«Aha? E che cazzo sarebbe Corruzione? Che diavolo significa?»

 

***

 

Fu allora che Dazai imparò un’altra importante se non fondamentale differenza tra quella realtà e la sua. In quel mondo alternativo non esistevano le Abilità Speciali, erano tutti dei semplici esseri umani.

Chuuya non aveva bisogno di lui e della sua capacità di annullamento, non rischiava la vita ogni volta che utilizzava il suo potere. Questo perché non possedeva alcun potere.

Dazai si chiese come fossero finiti a lavorare insieme, forse era semplicemente destino. Una Soukoku senza poteri. Sorrise mentre si versava di nuovo da bere.

Si era alzato dal divano e si era allacciato i pantaloni, ed ora vagava per l’appartamento processando e vagliando mentalmente tutte le informazioni che fino a quel momento aveva raccolto. La tentazione di scolarsi un altro bicchiere di whisky era troppo forte, non aveva resistito. Tanto più che in casa c’erano ancora un paio di bottiglie della sua marca preferita. Era lo stesso liquore che servivano al Lupin e che anche Odasaku adorava. Si appoggiò stancamente al tavolo della cucina cercando di non tornare con la mente a Oda ma di concentrarsi sull’elaborazione di un piano per salvarlo.

Mentre si versava l’ennesimo bicchiere della serata, per la prima volta si rese conto di trovarsi davvero in un altro mondo. Una realtà dove le Abilità non esistevano e Odasaku era vivo. Osservò il bicchiere che aveva tra le mani, Oda era vivo, tutto il resto poteva passare in secondo piano.

Intanto, Chuuya che era ancora disteso sul divano, lo osservava. Non aveva detto una parola, aveva accettato lo strano atteggiamento di Dazai, anzi, lo aveva studiato quasi; arrivando ad un’unica, possibile, conclusione.

«Tu non sei Dazai» il moro si voltò a fissarlo. Posò lentamente il bicchiere sul mobile della cucina e fece per avvicinarsi di qualche passo. Aveva senso negare? Chuuya aveva detto quelle parole con una tale convinzione. Ne era certo, a quel punto c’era poco che potesse fare, se non salvare il salvabile e cercare di ottenere almeno la sua collaborazione. Non rispose. Rimase in attesa della prossima mossa del suo partner che non tardò ad arrivare.

«Non provi nemmeno a negarlo? Quindi se non sei Dazai, allora chi sei? E cosa ne hai fatto di lui?»

Sorrise prima di recuperare uno sgabello e sedervisi sopra scompostamente. Ancora una volta Chuuya e la sua impulsività lo avevano travolto. Non era un male. Lui stesso sapeva che prima o poi avrebbe dovuto svuotare il sacco.

Gli raccontò tutto. Ogni cosa. Sperando che non desse troppo di matto o peggio, che chiamasse uno psichiatra.


***

 

Dopo quella confessione, seguirono istanti carichi di silenzio. Dazai se ne stava ancora appollaiato sullo sgabello della cucina, gambe accavallate e una mano sotto il mento. Osservava Chuuya e studiava la sua reazione, quasi divertito dalla piega che gli eventi avevano preso.

«Quindi ricapitolando, tu saresti sempre Dazai ma provieni da un altro mondo?»

La voce del rosso suonò per qualche secondo incerta, come se stesse pian piano assimilando tutte quelle informazioni.

«Esatto»

Si limitò a rispondere non perdendolo di vista neanche un secondo. Lo stava ancora analizzando, doveva capire se poteva fidarsi o meno di lui.

«E sei venuto qui per salvare questo Odasaku che è stato ucciso»

Continuò Chuuya agitando una mano.

«Ancora esatto»

«È il tuo ragazzo?» Dazai distolse immediatamente lo sguardo. Non voleva scoprirsi troppo.

«Ah ho capito, non ti sei ancora dichiarato. Be’ per certe cose devo ammettere che sei identico al mio Dazai » sbuffò divertito il rosso.

Doveva aspettarselo, nessuno sapeva leggerlo come Chuuya. Non doveva stupirsi che il suo partner avesse scoperto che c’era un qualcosa che lo legava ad Odasaku, qualcosa che andava oltre la semplice amicizia. Decise di cambiare argomento.

«Chuuya, posso sapere ecco, io e te come ci siamo messi insieme, cioè mi hai raccontato di come ti ho eroicamente salvato la vita però...»

«Aha? Vuoi sapere come ti sei dichiarato? Oh facile, ho praticamente fatto tutto io, se aspettavo una tua mossa avrei atteso per secoli. Così ti ho teso una trappola e ti ho baciato. Un po’ come ho fatto poco fa » Dazai non sembrò troppo sorpreso, Chuuya era prevedibile, in quel mondo come nel suo.

«Tu hai subito risposto al bacio e mi hai portato in camera da letto» concluse sorridendo.

«Stop, basta non voglio altri dettagli» lo interruppe Dazai, mentre l’altro sorrideva sempre più divertito da quell’imbarazzo. Era troppo divertente stuzzicarlo e vedere quelle reazioni.

Per un attimo a Chuuya parve di riavere a che fare con un quindicenne. Di essere magicamente tornato indietro nel tempo, quando ancora non si fidavano l’uno dell’altro. Quando i loro sentimenti se ne stavano ancora sospesi.

Si ricordava benissimo quella sensazione. Era come camminare sui vetri, doveva stare attento a dove metteva i piedi per non ferirsi. Con Dazai era così, era facile restare scottati da lui, e finire col farsi male. Nessuno meglio di lui poteva saperlo.

Ora Chuuya aveva la certezza che in un altro mondo le cose tra loro sarebbero andate diversamente. Era bastata la presenza di un altro uomo nelle loro vite per cambiarle. Per stravolgere quello che Dazai provava per lui.

Si chiese se fosse così fragile il legame che li univa. Così effimero, pronto a rompersi alla prima occasione.

Decise di rispondere con una provocazione, come faceva sempre, non voleva mostrarsi debole. Non poteva.

«Ti ricordo che ci stavamo baciando su questo divano nemmeno mezz’ora fa e mi sono anche divertito a farti un pompino, quindi ormai potrei dire che siamo amici intimi» calcò volutamente l’ultima parola, sorridendo.

«Vero. Toglimi una curiosità; se sospettavi che non fossi il tuo ragazzo perché hai agito così?» Chuuya non smise un secondo di sorridere, machiavellico.

«Volevo semplicemente esserne sicuro. Avevo dei sospetti ma ho avuto la conferma che non fossi lui dopo il primo bacio, così ho provato a testare altro. Non riuscivo a capire come poteste essere così simili fisicamente...»

«Ok, ok. Ho capito» lo interruppe nuovamente.

«Su Idiota Alternativo, ora finisci di bere poi va a letto. Dopodomani andremo all’evento del tuo Odasaku. Vorrai avere un aspetto presentabile no?»

Dazai restò qualche secondo in silenzio. Credeva ci volesse di più per ottenere l’aiuto e la collaborazione del suo partner.

«Grazie mamma»

«Non sto scherzando. Hai un aspetto di merda quindi fila a letto»

Dazai si alzò dallo sgabello e si diresse verso la camera. Poi si fermò di colpo.

«Grazie Chuuya. Dico davvero»

Il rosso restò spiazzato. Era uno sguardo che non sapeva decifrare quello che il moro gli stava mostrando in quel momento.

«Eh? Per cosa? Dal mio punto di vista, prima ti muovi ad andartene col tuo innamorato prima posso riavere il mio!».

Dazai sorrise tra se’ mentre apriva la porta della camera. Tra qualche giorno avrebbe finalmente rivisto Odasaku. Chuuya era dalla sua parte; sembrava tutto ancora troppo bello per essere reale. Come un sogno dal quale non voleva svegliarsi.


 


 


 


 


 


 


 


 

Note Autrice:

Sono ancora viva, non ho dimenticato o abbandonato questa storia, semplicemente quando trovo del tempo per mettermi a scrivere l’universo si diverte a distrarmi. Con calma aggiornerò mese dopo mese, capitolo dopo capitolo. Questa è una delle mie storie preferite tra tutte quelle di Bungou che ho scritto quindi ci tengo molto nel postare ogni capitolo al meglio XD Grazie a chi ha letto o leggerà questa storia e a chi l’ha messa tra le preferite/seguite/ricordate <3

  
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