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Autore: NyxTNeko    13/12/2020    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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24 dicembre

Seduto sulla sua misera brandina, Napoleone stava infilandosi gli stivali nuovi di zecca. Il rumore del cuoio e della pelle, a contatto con le dita affusolate e magre, arrivò alle sue orecchie con un suono che non udiva dai tempi in cui aveva ricevuto l'uniforme per la prima volta, quando era diventato sottotenente. Erano di ottima fattura e qualità, lo si percepiva dal tatto.

Sorrise leggermente, si alzò di scatto per controllare che fossero della sua misura. Era difficile trovare indumenti che non gli andassero grossi. Il rumore dei tacchetti risuonò cupo sul terreno erboso. Al giovane corso sembrava che almeno gli stivali gli calzassero a pennello, né troppo stretti, né troppo larghi. Rivolse lo sguardo all'indietro, cadde sul tricorno nero, con i bordi ricoperti da strisce dorate e sui cui spiccava la coccarda tricolore, fermata da un gallone, che stava ad indicare il grado ottenuto - Finalmente... - sussurrò mentre allungava la mano, prendendolo, e che mise sottobraccio "Finalmente ho quello che mi spettava di diritto da un paio di mesi" disse tra sé, compiaciuto. Poteva dire che la sua ambizione era quasi del tutto appagata.

Quando Buonaparte scostò la stoffa della tenda, ed uscì, lesse sul volto dei suoi aiutanti di campo lo stupore e la contentezza. Abbassò lo sguardo sull'uniforme e la toccò nuovamente, tastando la la lana di cui era composta la giacca blu - Comandante... - esordì Junot, non riuscendo a trattenersi - L'uniforme da generale vi sta benissimo - lo contemplò dalla testa ai piedi:  attorno alla giacca, attraversata da due file di bottoni dorati, dall'ampio bavero dritto, che metteva in risalto la cravatta bianca, la sottoveste del medesimo colore, e il colletto rosso, vi era una cintura di seta coi colori della Repubblica che copriva la vita sottile e si trasformava in un vistoso fiocco sul fianco sinistro.

Non poteva mancare la spada, a tracolla, riposta nella fodera decorata, che quasi toccava il suolo. I calzoni bianchi, attillati, mettevano in risalto le gambe lievemente muscolose e gli stivali scuri, la cui piega era di color fango, coprivano i polpacci fino sotto il ginocchio, protetti, in parte, dalla coda della divisa. Le lunghe e strette maniche rosse e dorate, mostravano un ampio risvolto. "Buonaparte è nato per questa divisa, mette in risalto la sua figura delicata e affascinante" constatò Junot con gli occhi scintillanti.

- Complimenti - aggiunse Marmont, entusiasta al pari del suo collega - Generale Buonaparte, vestito in questo modo lo siete per davvero - batté le mani in un lungo applauso, a cui si affiancò l'amico. Napoleone ancora non riusciva a crederci, gli sembrava un sogno, lo aveva atteso per così tanto tempo che quasi non ci sperava. A soli ventiquattro anni era diventato generale di brigata, uno dei più giovani della Repubblica, se non addirittura dell'Europa intera. I suoi progressi erano stati sorprendenti, in pochissimo tempo aveva scalato la gerarchia militare, raggiungendo l'apice, quella cima che bramava e che il Destino, per mezzo di Tolone, gli aveva donato. 

- Dovrò farci presto l'abitudine immagino - ridacchiò il corso, mettendosi il tricorno sul capo, lo sentiva un po' duro. Attribuiva questa caratteristica al fatto che fosse nuovo e che, quindi, non avesse preso la forma della testa - Mi suona ancora strano nelle orecchie... così come la divisa... e il cappello - precisò.

Aveva aspettato un paio di giorni, sapendo perfettamente che non sarebbe servito a nulla insistere per ricevere la sua ricompensa, nel bel mezzo della 'spedizione punitiva' che non approvava minimamente. Per lui sarebbe stato decisamente più saggio far arrestare alcuni uomini in particolare, magari i più facoltosi o i più rappresentativi, mettendoci anche più giorni, e spedirli immediatamente al plotone d'esecuzione a mo' di avvertimento, piuttosto che raccoglierli tutti e ammazzarli dopo un estenuante, quanto inutile, processo. "Quel tempo perso nella burocrazia avrebbero potuto usarlo per scavare più a fondo tra le bande cittadine e scoprirne i collegamenti" aveva riflettuto in quei giorni, dimostrando la validità del suo ragionamento anche ai suoi aiutanti, che lo avevano appoggiato.

Anzi quel proposito li aveva spaventati, poiché erano al corrente del fatto che se il loro comandante avesse potuto, lo avrebbe adempiuto, privo di esitazione o tentennamenti. Era magnanimo e rispettoso nei confronti dei propri nemici e lo aveva ampiamente dimostrato, ma sapeva anche dimostrare spietatezza, integrità e inesorabilità, quando doveva compiere il proprio dovere, persino nel caso in cui non fosse stato d'accordo con gli ordini, oltre che in guerra. Attaccare il nemico all'interno, colpendolo alla radice, era decisamente più pericoloso che spaventarlo con inaudita violenza gratuita, senza però persistere nell'obiettivo.

Ancora una volta Napoleone aveva messo in risalto la sua incredibile capacità di centrare il punto della questione, in modo rapido e semplice "Anche per ricostruire i legami che hanno portato all'alleanza con gli anglo-spagnoli, qualcuno che li ha convinti ad intraprendere la strada della ribellione, cercando di abbattere la rivoluzione!". Quel ragazzo era più in gamba di quanto potessero immaginare, perfino coloro i quali lo avevano promosso, non lo avevano compreso appieno.

Tuttavia non aveva ancora avuto l'occasione per rivelare le sue abilità latenti al mondo. "Giuseppe aveva ragione" si disse ricordando le parole del fratello maggiore. Le aveva pronunciate con una prontezza e una sicurezza che nemmeno lui si sarebbe aspettato dal mite fratello. Solo quando aveva ottenuto le prime vere promozioni, perché quella di maggiore non la sentiva propriamente come qualcosa di meritato, ma più una spintarella politica per farlo accettare, aveva iniziato a dare reale peso alle parole di Giuseppe.

Forse il Destino aveva un grande disegno per lui e tutte le esperienze che aveva avuto fino a quel momento erano state il preludio per qualcosa che solo il Fato sapeva e che stava preparando appositamente per il giovane corso. Un simile pensiero lo fece rabbrividire, era appagante e inquietante al tempo stesso, anche perché darebbe un senso alla sua incredibile intelligenza, alla sua divorante ambizione e perfino al suo sentirsi continuamente e, ovunque, inadeguato, fuori luogo. "La carica di generale mi permetterà di comprendere davvero quale sia il mio posto nel mondo".

Alzò la testa al cielo, c'erano delle nuvole bianche che coprivano l'azzurro accecante della volta celeste. Similmente a Napoleone stesso. Vi erano delle nubi che celavano la chiarezza delle sue qualità, delle sue intenzioni, e non erano solamente gli altri individui a nasconderle, ma altresì la sua stessa indole, il suo stesso complesso e spesso ingestibile carattere, i suoi sentimenti, molti dei quali repressi. Però riconosceva che era stata la vita medesima a renderlo l'individuo che era diventato, non era semplice predisposizione. Aveva smussato alcuni angoli per crearne altri in punti dove prima non c'erano. Ad esempio aveva imparato a canalizzare la rabbia e l'energia nel lavoro. Ciò aveva comportato, di contro, a divenire più cupo e introverso di quanto non fosse già.

- Non fate il modesto comandante - emise Junot, con le braccia sui fianchi, la sua voce potente e virile, secondo il parere di Buonaparte, lo ridestò bruscamente dal flusso della sua meditazione, sogghignando divertito. Oramai aveva imparato a conoscerlo, la modestia non faceva parte del suo essere, soprattutto dopo aver compiuto un simile prodigio. Perché era così che veniva considerato da chiunque avesse partecipato all'assedio; per gli alleati e i tolonesi, al contrario, doveva essere stato un incubo - Sappiamo che lo desideravate da tempo, non ne avete mai fatto mistero

- Non posso che confermare l'affermazione del collega - ribatté convinto Marmont, che sentiva l'ambizione crescere nel suo cuore - È mica un peccato ambire a ciò che si desidera? Assolutamente no! Lo è negare di volerlo!

Napoleone, nel vederli tanto convinti e seri, era scoppiato a ridere - Avete ragione, amici miei - confessò asciugandosi le lacrime rimaste ai lati degli occhi - Mi conoscete più che bene, dovrei iniziare a temervi, chissà cosa potreste farmi voi due! - aggiunse scherzoso, facendo spallucce, le labbra si curvarono in un sorriso furbetto. Dopodiché si ricompose e invitò loro ad aspettarlo - Corro a salutare Dugommier, prima che se ne vada, oppure potrei pentirmene - riferì e si incamminò verso l'accampamento in cui il creolo stava sistemando accuratamente ogni cosa per l'imminente partenza e raggiungere la prossima meta. Per fortuna la ferita non gli impediva di compiere le azioni quotidiane, riusciva a camminare e correre quasi normalmente.

Dugommier udì lo scalpitio di zoccoli in lontananza e si voltò nella direzione dal quale proveniva il rumore, con quell'uniforme addosso per un istante non riconobbe l'ufficiale corso, fino a quando la sua magra figura divenne più nitida e vicina, sul suo destriero.

22 dicembre

- Tra quelli che si sono distinti e che mi hanno dato il massimo aiuto nel radunare gli uomini e guidarli avanti, vi è il Cittadino Bonnapate, comandante dell'artiglieria - aveva riferito ardente Dugommier non appena Barras gli aveva riferito della sua proposta di nominarlo generale di brigata. Il deputato stava seduto sulla sedia come fosse un trono, trionfo al pari di un gallo nel pollaio, come se il merito fosse esclusivamente il suo.

Poco prima lo aveva fatto accomodare nel suo studio di Tolone, o Port-de-la-Montagne come aveva deciso, assieme alla Convenzione, di rinominare la città, oltre alla distruzione dei monumenti e degli edifici pubblici - Avevate ragione sul suo conto, generale Dugommier - aveva ammesso con profonda sincerità. Per la prima volta il generale intravide la limpidezza nei suoi occhi, quasi sempre torbidi e loschi. Probabilmente aveva sconvolto anche lui - Eccezionale soldato, dall'irrefrenabile attività. Ha addosso il moto perpetuo, un'agitazione fisica che comincia dalla testa e non si ferma nemmeno alle ultime estremità del corpo - proferì poi, ripetendo ciò che aveva scritto nel suo insolito rapporto. Davanti gli occhi aveva la figura di Buonaparte che si stagliava, immobile, contro l'orizzonte infuocato, a fissare lo spettacolo. Era come se, in quel momento, il tempo si fosse fermato.

Tale dichiarazione colpì Dugommier, rendendosi conto di quanto fosse stato in grado di descrivere, in poche righe, quell'ufficiale raro, non se ne trovavano di uomini simili tra i vari reggimenti "Credo che siate stato in grado di descriverlo meglio del sottoscritto" aveva ammesso ridacchiando, si sistemò qualche ciuffo di capelli che si era spettinato e prese la parola - Se non gliela diamo, vi posso garantire che la promozione se la prenderebbe da solo, sapete che è in grado di farlo

- Non sarebbe la prima volta che sfida la mia autorità - confermò Barras tornando a mostrare il suo consueto aspetto e sguardo, si grattava il doppio mento - E devo confessare che all'inizio il suo atteggiamento mi aveva profondamente irritato, non avevo mai incontrato un insolente pari a lui, tuttavia dopo aver visto i risultati della sua strategia, non potevo che restare ammaliato da quell'arroganza tanto affascinante e sicura, in tutta la mia vita non mi era mai capitato di trovarmi di fronte un tipo del genere, uomini simili sono preziosi per la Francia - in cuor suo aveva aggiunto "E per preservare il mio potere se lo terrò a bada con riconoscimenti e titoli, la sua ambizione sarà sempre placata e rivolta ai miei scopi".

- Anche perché aveva già l'appoggio di uomini del calibro di Saliceti e soprattutto di Robespierre minore - disse il creolo con ovvietà, agitando i palmi, ed era vero, si era informato sul conto di Buonaparte e ne era rimasto piacevolmente sorpreso - Non potevano non accordare la promozione ad un loro pupillo, per cui avevano scommesso il successo dell'impresa...

Barras non gli diede il tempo di finire la frase, rovistando tra le innumerevoli carte, aveva preso una lettera e gliela aveva consegnata - Vorrei che foste voi a dargliela - Dugommier la prese delicatamente, puntò di nuovo gli occhi sul volto rugoso e sgradevole del deputato della Convenzione, reso orribile dal perenne sogghigno soddisfatto stampato sulle labbra - Con voi ha instaurato un forte rapporto di amicizia cameratesca, per cui se gliela darete voi sarebbe senz'altro più contento, per l'uniforme ditegli che dovrà aspettare un po' di giorni, se lo dovesse chiedere

- Certo...lo penso anch'io - confermò il generale che si mise immediatamente in piedi, pronto ad eseguire l'ordine - Come il cittadino Barras comanda - fece un breve inchino e lasciò l'abitazione per raggiungere la tenda del ragazzo. Una volta fuori poté respirare, quell'aria viziata e pregna di odori contrastanti gli aveva messo in subbuglio lo stomaco. Fuori c'era un ufficiale che lo stava aspettando con il cavallo. "Perché questi potenti devono mettere in mostra il cattivo gusto?" sì chiese mentre osservava con più attenzione la lettera, proveniva da Parigi. Comprese che in realtà Barras aveva già parlato da prima con i suoi colleghi riguardo a questa promozione e la risposta era giunta in giornata.

"Pensa davvero di averlo in pugno?" si chiese trattenendo a stento le risate "Allora non ha ancora capito che persona sia Buonaparte" ripensò attentamente alle parole che aveva rivelato, spinto da un moto di sincerità "Oppure si illude di poterlo rabbonire a modo suo...come può un gallo tenere a bada un leone? Se ne accorgerà quando il nome di Buonaparte diventerà più che noto" rifletteva mentre attraversava il buio, accompagnato dal silenzioso aiutante che gli teneva la lanterna, pronto a metterlo in guardia. "Perché un ufficiale del genere è destinato alla grandezza, l'ombra non fa per lui, e questo lo decide solo il Fato, fin dalla nascita, quando distribuisce le capacità o talenti, come vengono denominati nei Vangeli" sollevò la mano e disse al suo subordinato - Proseguo a piedi e da solo - l'uomo obbedì e lo aiutò a scendere da cavallo, non si era ristabilito del tutto. Gli offrì la lanterna.

Napoleone aveva udito del brusio fuori dalla tenda e si era insospettito, diffidente com'era aveva chiesto a Marmont di controllare cosa stesse succedendo. Non se lo fece ripetere e una volta sportosi, l'aiutante prese a spiare dalla tenda, scorsendo il generale avvicinarsi alla tenda a piedi - È il generale Dugommier, e sembra avere qualcosa tra le mani, che sta portando qui

Il corso distese i muscoli del viso, emise un sospiro di sollievo, si alzò dalla sedia, attraversò il piccolo tratto che separava la tenda dall'uscita, spostò Marmont - Questa riunione riguarda solo me e il generale - e vi si appostò a braccia conserte per accoglierlo. Il compagno rientrò senza fiatare e consigliò a Junot di restare in silenzio durante la visita del generale. Dugommier nel vederlo intuì che Napoleone aveva già capito tutto e accelerò il passo - Colonnello Buonaparte! - gridò riprendendo fiato.

- Generale - fece il ragazzo accondiscendente - Prego accomodatevi, dovete essere molto stanco - lo invitò ad entrare nella sua piccola e umile tenda, vendendolo affaticato. Il generale ringraziò di cuore per l'ospitalità e si accomodò sulla sedia precedentemente occupata dal giovane. L'età piuttosto avanzata, per l'epoca e l'ambiente, e le ferite riportate durante l'assalto lo aveva spossato più del dovuto - Perdonate l'ambiente spoglio e il disordine...

- La vostra tenda è più che confortevole - sorrise il generale - Ne ho viste di dimore terribili e piuttosto recentemente, direi - ridacchiò, la sobrietà e la confusione rivelavano molto della personalità di Napoleone. Gli porse la lettera di promozione - Per voi colonnello, o dovrei chiamarvi generale Buonaparte!

Napoleone spalancò gli occhi grigi, così come fecero i due aiutanti, seduti alle spalle di entrambi, si fissarono straniti. Il comandante aprì rapidamente la missiva, le mani tremavano per l'emozione, leggendone vorace il contenuto. Era la calligrafia di un uomo molto potente e al tempo stesso calmo e occulato, quando lesse la firma capì "È di Saliceti, sottoscritto anche dalla Convenzione e da Barras". Era incredulo, seppur sentisse il cuore battere forte, per la gioia, era diventato generale, a ventiquattro anni. Chissà come avrebbe reagito la sua famiglia, trattenne a stento le lacrime di contentezza, non voleva fare una brutta figura davanti a Dugommier - Ancora... una volta non so come ringraziare...tutti voi! - emise sincero. Non riusciva a smettere di tremare.

- La Francia intera vi ha premiato, generale - fu la risposta del creolo, accavallò le gambe possenti, nonostante l'età - Senza di voi la città sarebbe caduta definitivamente nelle mani dei nemici e sarebbe stata dura, per non dire impossibile, recuperarla

- Questo è più che vero, ma se voi non foste giunto qui e non aveste scommesso su di me, probabilmente sarebbe accaduto lo stesso anche con la mia presenza - ribatté pronto Napoleone, stringendo quella lettera sul petto. Si poggiò al tavolo, si sentiva così emozionato da temere di perdere i sensi e svenire ai piedi del generale. E lui non lo voleva minimamente.

- Il vostro ragionamento non fa una piega, d'altronde siete un uomo di testa, lo avete dimostrato con grande intelligenza - emise Dugommier sorridendo, aveva notato la sua evidente commozione, in fondo era un ragazzo. Chinò lievemente la testa verso il basso, trattenendo una risata che di certo avrebbe rovinato l'atmosfera - Ah per l'uniforme nuova, dovrete aspettare qualche giorno, abbiate pazienza...

- L'uniforme... - al cambio di divisa non aveva minimamente pensato, non perché non lo sapesse, ma perché credeva che non sarebbe diventato generale tanto precocemente. Non si era preparato a sufficienza, per questo il sentimento lo aveva pervaso. Si toccò la propria, consunta dopo l'ennesimo lavaggio e sorrise malinconico - Certamente...ho atteso fino ad ora

24 dicembre

- Generale Dugommier! - gridò Napoleone affannato ma felice, non appena lo raggiunse. Le sua voce aspra fece voltare pure gli altri ufficiali del quartier generale e lo fissavano meravigliati; Buonaparte lo attribuì piuttosto al cambio di divisa.

- Generale Buonaparte...siete avanzato di grado, ma rimanete sempre il solito eh? - lo rimproverò con tono di burla il creolo. Sì asciugò il sudore con la manica. Lo rimirò facendosi scappare un verso di stupore - L'uniforme da generale vi dona molto... immagino che siate venuto qui per salutarmi

- Vi ringrazio per il complimento - s'inchinò leggermente, poggiando il braccio sul petto, lo rispettava realmente, non si sottometteva per obbligo, quanto per scelta. Dugommier aveva dimostrato di meritare la sua accondiscendenza - Sì e anche per ringraziarvi per tutto ciò che avete fatto per me

- Oh non dovete, avevate già tutto pronto, lo avevate elaborato voi, del resto, io ho solamente fatto ciò che dovevo - disse modestamente Dugommier, mentre stava facendo sistemare la sua roba sulla carovana.

- Dico sul serio, grazie a voi e alla città di Tolone ho potuto conoscere meglio le mie qualità e di conseguenza avere più fiducia in me stesso - confessò poggiando la mano sul cuore. Dugommier lo fissò a bocca aperta, non si aspettava un simile discorso - Ora sono più consapevole e pronto ad affrontare il futuro e il mio destino - rialzò lo sguardo abbozzando un sorriso pieno di gratitudine.

Il creolo ne aveva la certezza assoluta: avrebbe sentito di nuovo quel ragazzo e le sue straordinarie imprese. Non riuscì ad incrociare quello sguardo infuocato e glaciale, ingoiò rumorosamente la saliva e disse - Non...non c'è di che allora...è stato un piacere...

- Dove vi hanno mandato? - domandò fulmineo il corso, giocherellando con i bottoni della divisa.

- All'Armata dei Pirenei Orientali - rispose altrettanto velocemente Dugommier - Avrò abbastanza tempo per riprendermi del tutto, voi?

- A Nizza, presso l'Armata d'Italia - replicò ancora Napoleone, si tolse il cappello, lisciandosi la chioma - Anche se mi auguro con tutto il cuore di rivederci presto - gli porse la mano - E di guidare insieme, alla pari, un esercito...

Dugommier, colto alla sprovvista, ma ripresosi, allungò la sua grossa e strinse energicamente quella piccola e delicata del ragazzo - Me lo auguro anch'io, generale Buonaparte, è stato un vero onore conoscervi... - Non potevano prevedere che il Destino aveva progetti diversi per entrambi. 




 

 

   
 
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