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Autore: lady lina 77    13/12/2020    2 recensioni
La storia dei Romelza riscritta in modo del tutto nuovo, partendo da zero...
Lui è un giovane disilluso dall'amore che dopo aver trascorso tre anni a combattere in Virginia, torna in Cornovaglia e scopre che tutto il mondo che aveva lasciato è in distruzione, suo padre è morto lasciandolo pieno di debiti e il suo grande amore, Elizabeth, è in procinto di sposare suo cugino Francis.
Lei è una giovane ragazza povera di Illugan che viene presa per caso alle dipendenze dei Boscawen e finisce per sposare il nipote di Lord Falmouth, Hugh Armitage, un giovane dalla salute malferma che ha perso la testa per lei...
Ross e Demelza, anime sconosciute, lontane, le cui strade si incrocieranno in modo del tutto imprevisto scardinando ogni loro convinzione sull'amore, sulla vita e sul futuro...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Francis Poldark, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Aveva detto di essere indisposta e per i giorni successivi era rimasta in camera sua a rimuginare sulle sue scelte, su Ross, su quanto dar credito ad Elizabeth, sul da farsi… Aveva mandato un messaggero alla Wheal Grace per avvertire della sua assenza a scuola, si era fatta servire pranzo e cena in camera e anche quando Ross era venuto per vedere Falmouth ed incontrarla, aveva preferito non uscire dalla stanza facendo finta di dormire.
In realtà a volte si sentiva sciocca, si stava comportando come una bambina che scappa dai problemi, ma finché non trovava il coraggio per affrontarli, preferiva rimanere rintanata in casa a cercare il coraggio di scoprire la verità. Era questo che temeva più di tutto, era scoprire di aver coltivato un sogno e che questo non era che una stupida illusione…
Dopo tre giorni però, stanca di quel suo stesso comportamento, si alzò dal letto, si vestì ed uscì. Le mancava l’aria, le mancava passeggiare in giardino con Garrick che, fedelmente, le era rimasto accanto senza protestare in quei giorni di profonde meditazioni, le mancava vedere la vita della casa, le chiacchiere di Falmouth, il calore del sole sul viso e sì… le mancava di vedere Ross. Lui le mancava, infinitamente. Era come vivere a metà senza vederlo e si era allontanata senza dargli il beneficio del dubbio, colpita solo dalle parole di una donna di cui non si fidava e che pareva spinta da motivazioni tutt’altro che amichevoli. In fondo, quando mai Elizabeth aveva voluto essere sua amica e confidente? Quando mai lei e George Warleggan avevano avuto una buona impressione di una ex sguattera? Perché stava credendo a lei senza sentire il parere di Ross?
Si mise un leggero mantello rosso sulle spalle, montò a cavallo e in un caldo pomeriggio primaverile partì verso la Wheal Grace. A dispetto di tutto si era comportata male verso Ross, era sparita senza dargli apparenti spiegazioni e anche verso i suoi bimbi alla miniera che la aspettavano con trepidazione, era stata scorretta.
Galoppando, col riflesso del sole calante in mare che donava strane colorazioni ai suoi lunghi capelli rossi, Demelza giunse alla Wheal Grace dove incontrò Henshawe che stava spiegando ad alcuni minatori il da farsi per l’indomani.
Appena la vide, il capitano le andò incontro con un ampio sorriso. “Lady Boscawen, mi fa piacere vedervi e sono felice di vedervi in forma. Ci siete mancata”.
Demelza gli sorrise, era sempre così piacevole parlare con lui. “E’ un piacere anche per me. Mi è mancato questo posto” – rispose, mentre un bimbetto che stava sistemando in esterno delle pietre correva ad abbracciarla.
Maestra, sei guarita!” – esclamò entusiasta il piccolo.
Lo accarezzò sulla testolina. “In forma e pronta a farti studiare! Come va, Jeremy? Hai imparato a scrivere il tuo nome?”.
Sì! E’ un bel nome il mio!”.
Si inginocchiò davanti a lui. “Lo so, se avessi un figlio mi piacerebbe chiamarlo come te!”.
Il bimbo parve emozionarsi davanti a quella prospettiva che lo faceva sentire importante. “Sì, sì!” – saltellò tutto felice prima di andare via di corsa verso i suoi amichetti.
Demelza si tirò su, tornado a parlare con Henshawe. “Ross è qui?”.
No. E’ stato qui fino a mezz’ora fa, poi è andato alla sua spiaggia ad Hendrawna per sistemare qualcosa nella sua barca con cui esce a pesca. Credo sia ancora lì”.
Grazie!”. Col cuore in gola, lasciata la Wheal Grace Demelza si avviò verso Nampara e verso quella spiaggia dove lei e Ross, conosciuti da poco, avevano galoppato insieme per la prima volta e vi avevano trovato il piccolo Sun. Sembravano passati secoli da allora… Lei era cambiata, era cambiata la sua vita ma Ross? Ross era lo stesso irriverente, affascinante ma gentile uomo di allora? O aveva lasciato che il buio pervadesse la sua anima?
Faceva caldo quel giorno di due anni e mezzo prima, proprio come in quel momento…
Lasciò il cavallo sulla scogliera a pascolare, quando giunse in prossimità di Nampara, poi discese la via che portava alla spiaggia, che sembrava conoscere come se non avesse fatto altro che percorrere quella strada da sempre, come se fosse sua, come se quello fosse il posto a cui era destinata…
Si tolse le scarpe quando i suoi piedi affondarono nella sabbia morbida e fresca e poi si guardò attorno, camminando lentamente sul bagnasciuga godendo dei tiepidi raggi del sole e del panorama. Il mare era calmo, la spiaggia silenziosa e deserta, era proprietà privata di Ross e nessuno ci si avventurava, se non invitato.
Camminò fino alle vicinanze della grotta dove sapeva che Ross teneva la sua barca, sapeva che adorava pescare e navigare lungo la costa ed era certa di trovarlo lì.
Quando lo vide, a petto nudo, coi pantaloni sollevati fino alle ginocchia, a riva che armeggiava con la barca, il suo cuore accelerò e si rese conto che le era mancato. I suoi riccioli neri si muovevano alla brezza marina, il suo fisico asciutto pareva scolpito e perfetto come nel giorno in cui l’aveva sbirciato nuotare e il suo viso era cupo, assorto e seducente come sempre…
Lo guardò e in lui vide il furore di un uomo che non si fermava nella lotta per i suoi ideali e nulla di quello che gli aveva detto Elizabeth gli parve vero. Si sentì stupida per aver dubitato, per non aver chiarito subito e per essersi allontanata per qualcosa di probabilmente futile.
Sentendosi osservato, Ross alzò lo sguardo e appena la vide rimase immobile, perplesso, quasi stupito. Solitamente la salutava con un sorriso e appena soli con un bacio e un abbraccio, ma non fece nulla del genere. Demelza lo conosceva abbastanza da capire che il suo comportamento lo aveva irritato e che aveva capito che lei stava sfuggendo da lui e da qualcosa e sicuramente per un carattere come quello di Ross, questo fuggire senza affrontare un problema doveva apparire insopportabile. Non era un uomo da mezze misure, era una persona tanto complicata quanto affascinante e Demelza sapeva che con lui sarebbe stata una vita a volte sul filo del rasoio, felice, appagante, piena, ma anche complicata e ricca di compromessi.
Dopo un lungo istante di silenzio, rimanendo fermo sul bagnasciuga con l'acqua che gli arrivava alle ginocchia, Ross si decise a parlare. "Sai, sei diventata talmente sfuggente che stavo iniziando a considerare l'idea di intrufolarmi in camera tua passando dalla finestra".
Era una battuta forse scherzosa atta a smorzare la tensione, ma Demelza rabbrividì collegandola alle parole di Elizabeth. "Lo fai spesso? Entrare nelle stanze di una signora dalla finestra?".
Serio, Ross la osservò in viso cercando di carpirne l'umore. "Solo se è necessario e ne vale la pena". Le si avvicinò di qualche passo, tirando la barca a riva perché non prendesse il largo. "Sei sparita e ti sei negata per giorni e non sapevo se stessi davvero male o se stessi cercando di evitarmi, anche se non ne comprendo il motivo".
La donna osservò il mare e poi si sistemò i capelli dopo che un refolo di vento glieli aveva scombinati. "Forse entrambe le cose, Ross...".
Vinto dalla voglia di sentirla vicina, nonostante avvertisse sulla pelle che c'era qualcosa che non andava, le si avvicinò e le accarezzò il viso. "Demelza, cosa c'è? E' successo qualcosa? Stai bene?".
Alzò gli occhi su di lui e sul suo viso lesse perplessità ma soprattutto preoccupazione. Si sentì in colpa perché benché Elizabeth l'avesse sopraffatta generando in lei mille pensieri, avrebbe dovuto subito parlarne con Ross invece che fuggire e chiudersi in camera come una ragazzina. "In realtà, non so nemmeno cosa dire, come iniziare, come spiegarmi...".
Lui le prese la mano, la costrinse a seguirlo e a ridosso delle rocce vicino all'imbocco della grotta, la invitò a sedersi nella sabbia accanto a lui. "Cosa c'è da spiegarmi? Demelza, tu mi fai impazzire in mille modi, alcuni piacevoli, in questi ultimi giorni meno piacevoli... Che è successo?".
Demelza prese un profondo respiro, cercò il coraggio di parlare e capì che non poteva evitarlo ora che era arrivata sin lì. "Chi sei davvero, Ross?".
Lui spalancò gli occhi. "Cosa?".
"Chi sei?" - ripeté la donna, stringendo i pugni delle mani. "Sei l'uomo gentile che combatte per i più deboli? Sei lo scavezzacollo che da giovane ha dovuto andare in guerra per evitare la forca? Sei un uomo romantico che ama l'amore o che lo pretende a qualunque costo?".
Ross rimase inebetito da quel discorso che non capiva, non appieno. Era vero, forse lui e Demelza ancora non si conoscevano del tutto ma credeva che lei si fidasse di lui, che lo amasse per com'era e che non serbasse dubbi sul suo conto. Invece non era così, almeno non più... "Sono tante cose, credo, la somma di tutto quello che ho affrontato nella vita fin quì. Non so dirti se sono o meno una brava persona, se sono affidabile fino in fondo e se passerò la vita ad evitare i guai come dovrebbe fare un bravo cittadino. Non so tenere la lingua a freno e a volte per questo mi caccio nei guai, non arretro nemmeno se la situazione diventa pericolosa se credo in ciò per cui lotto e spesso sono piuttosto incurante delle conseguenze... E in amore... Lo voglio, totalizzante, completo! Lo pretendo, sì, per me stesso pretendo un amore vero e non un amore convenzionale come succede spesso in tanti matrimoni combinati... Non voglio essere agli occhi del mondo una bella coppia assieme alla mia compagna, voglio esserlo in casa mia, con te".
Demelza lo guardò negli occhi, colpita da quelle parole e dal suo mettersi a nudo ma indecisa su come proseguire per affrontare la parte più difficile del discorso. Ross era così sensuale, romantico ed attraente, era bello sentirlo parlare dell'amore... Ma allo stesso tempo era anche deciso ed esigente nel rapporto con una donna. "E in questa tua idea dell'amore, tutto questo lo pretendi come una costrizione da parte di chi ami?".
"Da te?".
"Da me o da chiunque altra".
Ross scosse la testa. "Non per costrizione, certo che no, vorrei che nascesse dal cuore di entrambi e che sia un desiderio condiviso. Tutto questo lo vorrei costruire con te accanto, vorrei venisse naturale a te come a me. Ma non lo posso pretendere perché nel momento che lo facessi, allora tutto cadrebbe miseramente e non ci sarebbe più niente di bello e naturale fra noi".
Demelza si morse il labbro, arrabbiata verso se stessa e verso le parole di Elizabeth. Doveva scegliere se credere a Ross o a lei e in quel momento si sentiva spersa in mezzo a un oceano in tempesta. Le parole di Ross erano bellissime ma ancora non era arrivata al punto del problema, a quel suo passato che forse era stato meno limpido di quello che aveva pensato fino a quel momento. "Quella notte, quando sconvolto ti ho trovato a casa mia... La ricordi? Abbiamo galoppato a lungo insieme e tu mi hai detto che da quel momento avevi bisogno di un nuovo inizio".
Ross impallidì, ricordando bene quel giorno e quanto successo nelle ore precedenti. Una notte buia, follia, rabbia, desideri repressi esplosi nella maniera sbagliata e Demelza, lei, la luce in mezzo alle tenebre. "Sì, ricordo".
"Cosa ti sconvolgeva tanto? Qualcosa che era successo o qualcosa di te stesso?".
Ross si accigliò e per un attimo sentì un sordo terrore impossessarsi di lui. "Demelza, che è successo?" - chiese di nuovo, chiedendosi perché rivangasse proprio in quel momento quella giornata di cui non avevano più avuto bisogno di parlare.
Lei prese un profondo respiro e tutto il suo coraggio. "Ho visto Elizabeth e mi ha raccontato qualcosa che non avrei voluto sentire o conoscere".
Ross si fece cupo. "Cosa?".
Demelza alzò lo sguardo e Ross vide i suoi lunghi capelli muoversi al vento velandole gli occhi lucidi. "Cosa? Dimmelo tu...".
Lui abbassò lo sguardo, stringendo fra le mani un pugno di sabbia. Si chiese cosa avesse detto Elizabeth a Demelza, perché, il suo scopo, il senso di tutto questo e non trovò alcuna risposta. "Cosa vuoi sapere?" - chiese infine, con voce metallica.
"Solo questo, Ross... Faresti mai del male a una donna?".
Si sentì irritato, arrabbiato. Verso Demelza che però poteva aver tutte le ragioni per avere dubbi e soprattutto verso Elizabeth verso cui aveva avuto un comportamento deprecabile ma che era stato il risultato di un lungo percorso pieno di promesse mancate, ammiccamenti e nervi perennemente tesi che era sfociato in una notte di lussuria che però avevano vissuto entrambi attivamente. "No. E se hai parlato con Elizabeth, vorrei che mi dicessi cosa ti ha detto".
Demelza scosse la testa. "Elizabeth ora non è importante, non è di lei che mi preoccupo".
"Come posso spiegare qualcosa che non conosco appieno?".
"Puoi solo dirmi la verità su cosa è successo quella notte che poi al mattino ti ha portato, sconvolto, davanti a casa mia".
Ross sospirò, guardando il mare, il cielo e chiedendosi cosa fare e cosa dire. "Sai, credo sia sbagliato a prescindere che ti spieghi cosa mi ha legato a un'altra donna. Posso solo dirti che odio il comportamento che ho tenuto quella notte, odio aver permesso alla mia rabbia di aver avuto il sopravvento e odio il fatto di non aver compreso prima quanto fosse sbagliato il sogno di ragazzo a cui ancora credevo. Posso dirti che mi sono comportato da folle, in modo deprecabile in cui non mi riconosco... E posso dirti con altrettanta certezza che quanto è successo è stato il risultato di fatti, parole, cose dette e non dette sia da me che da Elizabeth che hanno esasperato la situazione fra noi. Posso anche dirti che nulla di quanto accaduto in quella stanza non era stato desiderato da entrambi, bramato... Era qualcosa che ci mancava e di cui eravamo stati privati e anche se ho forzato le cose inizialmente, ti assicuro che quanto accaduto, è successo per volere di entrambi. E posso anche dirti che dopo non mi sono sentito come con te, sereno e a posto col mondo come mi sento ogni volta che ti bacio, mi sono sentito vuoto, fuori posto e privo di ogni appiglio o desiderio di restare. Ho compreso che c'è sempre stato un motivo per cui non ho inseguito Elizabeth fino in fondo impedendole di sposare prima Francis e poi George e che il mio animo aveva compreso fin dall'inizio che quella non era la strada giusta per me. La mia strada è quella che mi ha portato a casa tua quella mattina, in cerca di luce dopo che avevo toccato con mano il buio. Elizabeth può essere arrabbiata con me per mille motivi e non le do torto, ma di certo sa benissimo cosa è successo fra noi e in che modalità. Ma su una cosa hai ragione, quì lei non c'entra e per me è una faccenda archiviata, siamo noi due a doverci confrontare". Le prese la mano, la strinse e intrecciò le dita con le sue. "Se mi chiedi se ti farei mai del male, ti risponderei di no, mai! Ma ne farei a chiunque tentasse di fartene...". Poi la lasciò, si alzò in piedi e fece qualche passo verso il mare, evitando di guardarla. "Ma queste sono solo parole, promesse e hai tutto il diritto di non credermi e di credere a quanto ti ha detto Elizabeth... L'amore in fondo è tutto quì, una questione di fiducia... O ce l'hai o non ce l'hai. Se ti fidi di me, allora tutto avrà senso, anche il nostro futuro. Se non ti fidi, forse anche tutta questa inutile conversazione non è che una sciocca perdita di tempo".
Demelza, senza fiato, rimase inebetita e ferma, seduta fra la sabbia. Osservò Ross, ripercorse mentalmente le sue parole e capì che in effetti tutto aveva senso, soprattutto l'ultima parte del suo discorso. Il fulcro stava tutto lì, nella fiducia, il collante vero di ogni rapporto. Doveva scegliere se fidarsi o non fidarsi di lui ma anche quì si rese conto che 'scegliere' sarebbe stato sbagliato. Non era una scelta, non doveva esserlo, la fiducia in lui doveva sentirla nel cuore e non era qualcosa che doveva imporsi perché se no davvero tutto sarebbe stato falso e forzato.
Osservò la schiena di Ross, i suoi capelli neri che si muovevano alla brezza e si rese conto che non avrebbe implorato, non avrebbe forzato ma avrebbe lasciato a lei la facoltà di decidere. Si chiese come sarebbe stato tornare a vivere senza di lui, senza averlo vicino, senza i sogni comuni di un futuro insieme e alla fine capì che non voleva privarsi di niente di tutto questo. Si era fidata istintivamente di Ross dall'inizio e anche se non era un Santo e di certo aveva commesso, come tutti, molti errori, mai era stato scorretto o poco sincero con lei. Anche in quel momento...
Si alzò quindi dalla sabbia, capendo che la scelta di cosa fare le apparteneva già da tanto e che non c'era bisogno di ulteriori ripensamenti. O ti fidi o non ti fidi e lei si fidava e gli avrebbe affidato la sua vita a occhi chiusi, lo avrebbe accettato nella buona e nella cattiva sorte coi suoi pregi e i suoi difetti e lui avrebbe fatto altrettanto...
Lo raggiunse, gli cinse la vita con le braccia e poggiò il viso contro la sua schiena nuda. Non disse nulla ma la mano di Ross che copriva le sue, poggiate sul suo petto, raccontava che aveva capito già la sua scelta... "Vuoi fare un giro in barca?" - le propose solo, osservando il mare placido.
"No" - rispose lei.
Lui si voltò e rapidamente la riprese fra le braccia, coprendole il viso e le labbra di baci. "Mi sei mancata" - sussurrò contro il suo viso.
Demelza rispose ai suoi baci in modo lento, passionale, cingendogli le spalle con le braccia. Crollarono nella sabbia, in quella spiaggia solo loro dove nessuno li avrebbe disturbati. "Ci sarà tempo per un giro in barca, ma non adesso" - sussurrò, sentendo forte l'esigenza di averlo, di sentirsi sua, di essere amata.
Ross le sciolse il nodo che le teneva legato il mantello rosso, lo fece cadere sulla sabbia e poi, senza smettere di baciarla, armeggiò col suo vestito per toglierglielo. Lei lo aiutò, sentendosi avvolgere da un fuoco mai provato e dal desiderio di essere amata da lui. Subito, senza aspettare un minuto di più. Non c'erano più dubbi, non c'erano più tentennamenti, non c'era più paura e nessuna necessità di aspettare.
Si stesero nella sabbia, con passione e delicatezza si accarezzarono togliendosi di dosso gli ultimi ingombranti vestiti che furono abbandonati fra la sabbia e capirono che era arrivato il momento di spezzare anche l'ultima barriera fra loro.
"Sei bellissima" - sussurrò Ross baciandole il seno, accarezzando ogni centimetro della sua pelle, sfiorando con le labbra ogni angolo del suo corpo.
Demelza chiuse gli occhi, rendendosi conto che davvero non conosceva nulla dell'amore, quello vero che, le raccontavano, ti fa dimenticare tutto il resto del mondo quando sei col tuo uomo. Rispose a Ross con passione, una passione che con Hugh pensava di non possedere e lasciò che lui la possedesse. Con passione, vigore, ma con la dolcezza del più tenero degli amanti. E per lunghi istanti dimenticarono il mondo e il mondo poté dimenticarsi di loro.

...

Il sole infuocato si stava gettando ormai nel mare, quando furono di nuovo in grado di parlare e di dire qualcosa di coerente. Una piacevole sensazione di calore ancora invadeva ogni fibra dei loro corpi e lì, abbracciati e nudi, coperti solo dal mantello rosso di Demelza, se ne stavano rannicchiati ad ascoltare il rumore del mare e il gracchiare dei gabbiani.
Ross le accarezzò la testa e i capelli che riposavano sul suo petto. "Stai bene?".
Demelza sorrise, ripensando a quei momenti di piacere sublime che aveva vissuto con lui fino a poco prima. "Mai stata meglio...".
"Già, anche io". Ross si guardò attorno, notando forse per la prima volta la bellezza di quella spiaggia che conosceva come le sue tasche fin da bambino ma che in quel momento gli appariva sotto una luce nuova. "Sai, credo che sarebbe bello...".
"Cosa?".
"Raccontare un giorno, ai nostri figli, che mamma e papà si sono amati per la prima volta su questa spiaggia".
Demelza alzò la testa di scatto, lo guardò cercando di capire se fosse serio e poi scoppiò a ridere. "Giuda, credo che se tu lo facessi, poi sarei costretta a picchiarti!".
Anche Ross rise. "Non sarebbe un racconto romantico?".
"Non pensarci nemmeno!" - lo ammonì lei.
Il sole stava iniziando a sparire e Ross si rese conto che si stava facendo tardi. "Devi... devi davvero tornare a casa?". Tutto avrebbe potuto sopportare ma non di separarsi da lei. Voleva solo tenerla stretta e amarla di nuovo finché avesse avuto forza.
Demelza sorrise dolcemente, prendendo una decisione definitiva. "Si, dovremmo. Torniamo a casa, casa nostra".
Ross spalancò gli occhi. "Intendi... Nampara?".
"Sì".
Le scompigliò i capelli, ammirato dal suo coraggio e decisamente d'accordo con lei. "Che penserà Falmouth? E la gente? Che dirà quando si saprà che Lady Boscawen è andata a vivere a casa di un giovane scapolo?".
Demelza ci pensò su, ma di tutto questo decise che non le importava, non più. In fondo odiava le convenzioni, proprio come Ross. "In effetti... Lady Boscawen a casa tua sarebbe inopportuno. Ma Demelza Carne ha tutto il diritto di scegliere per se stessa e io ho scelto. Torniamo a casa, Ross" - sussurrò, baciandolo di nuovo con passione.
"Sì, torniamo a casa, amore mio" - le rispose, sapendo già che da quel momento, lei non se ne sarebbe andata mai più.

  
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