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Autore: ArwenDurin    13/12/2020    1 recensioni
Hannigram 13 anni, che si incontrano all'orfanotrofio dove stette Hannibal nel canone
Hannigram più soft per via dell'età (per quanto essendo gli Hannigram qualcosina di sanguinolento ci sarà XD) e perché in parte ispirato ai Patrochilles della Canzone di Achille, da cui il titolo, il resto del rapporto tra Hannibal e Will è ispirato...A Hannibal e Will XD
Dal racconto:"Poggiò una mano sul vetro, di riflesso Hannibal fece lo stesso al suo lato: connessi su una linea parallela senza toccarsi, uno specchio che rifletteva i volti di entrambi distorti dalle goccioline di pioggia, ma così riconoscibili l’uno per l’altro."
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Hannibal Lecter, Will Graham
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era notte e probabilmente tarda ma lui non lo sapeva, apprezzava quelle ore in solitudine a suonare il vecchio pianoforte di sua madre, e la ricordava coperta dai suoi lisci capelli scuri, comporre ed esprimersi con passione in quello strumento dove lui ora faceva lo stesso.
Era grato di aver trovato quella stanza segreta nella punizione che Petrov credeva di avergli dato, un sorrisetto comparve nel suo volto a ricordare la rabbia nei suoi occhi e la mano ferita, di nuovo per merito suo.
Improvvisamente sentì chiamare il suo nome, così si stoppò sbattendo le palpebre e si alzò tornando nella stanza con le sbarre, trovando Will stupito che lo guardava con il capo di lato.
«Ero venuto a salvarti ma sembravi esserti salvato da solo, dov’eri?»
Hannibal sorrise alla vista della chiave in mano all’amico ma non gli concesse una risposta, era ampia quella cella nel sotterraneo motivo per cui Will non poteva sapere, non ancora…
“Pensavo che avessi paura.”
Will esitò qualche secondo roteando la chiave.
«L’avevo, ed ero rimasto scioccato da cosa avevi fatto, da come l’avevi fatto ma poi non ho potuto fermare i miei passi mentre mi dirigevo in camera di Petrov, è così fissato nella sua stupida abitudine di bere e addormentarsi ovunque nella sua stanza, che nemmeno un carro armato potrebbe svegliarlo… e l’ho guardato. Era inerme, e la benda nella sua mano stava cominciando a sanguinare e ho pensato…»
Deglutì deviando lo sguardo.
«Ho capito qualcosa di me mentre rivedevo cosa gli avevi fatto, e non è stato più insopportabile.»
Alzò lo sguardo nel suo, i suoi occhi luccicavano, e le sue sopracciglia tremarono leggermente.
“Hai capito che ti piace vedere i cattivi pagare per i loro crimini.”
Will abbassò lo sguardo e sospirò, poi lo guardò di nuovo, non c’era più il terrore ma solo incomprensione nelle sue pupille fattosi più scure.
«Sì.»
Sta volta fu Hannibal a deglutire sentendo un’oscura sensazione stringergli il petto e passare fino al suo inguine, strinse le sbarre della prigione in un forte bisogno di toccarlo e Will poggiò una mano sulla per qualche secondo, dopodiché girò la chiave ed aprì la cella.
Il giovane Lecter al posto di uscire lo aspettò, e l’amico lo raggiunse, seguendo poi i suoi passi, finché non furono davanti a una botola aperta, dove si calarono insieme e finirono in una piccola stanza sotterranea al castello. Era polverosa e c’era odore di vecchio, qualche scatolone qua e là, e un pianoforte abbandonato appoggiato al muro pieno di crepe. Soltanto una piccola finestrella rotonda faceva aria in quel posto e una lampadina accesa da Hannibal poco prima, si voltò verso l’amico che si stava guardando intorno, e che notò il piano in lontananza.
«Mmm, la tua punizione è stata piuttosto piacevole.»
Hannibal gli si avvicinò incuriosito, e lo osservò trattenere il respiro per qualche istante, quando il suo spazio personale venne invaso, il discorso non era ancora concluso.
“Cos’hai provato nel vedermi così?”
«Ho provato…paura, incomprensione, shock, ma solo inizialmente. Non è stato questo a spaventarmi ma la mia reazione successiva.»
“Dimmi che cosa hai visto.”
Erano così vicini che respiravano la stessa aria e poté vedere i riflessi di azzurro, verde, e blu, negli occhi di Will che non si staccavano da lui nemmeno un istante, come se in quel momento esistessero soltanto loro due e nient’altro.
«Ti ho visto diverso, e per un momento era come se non sapessi chi fossi, ho visto soddisfazione nel tuo viso mentre l’hai colpito…»
“La maleducazione e la scortesia sono indicibili per me, soprattutto verso di te.”
L’aveva interrotto esprimendosi così e Will annuì.
«Le nostre ragioni sono diverse, ma lo scopo è lo stesso…quando ho visto Petrov ho sentito che era giusto che pagasse, e ti ho riconosciuto di nuovo. Pensare a Petrov che si diverte a spaventare essere lui stesso preda del terrore, è…è giusto.»
Si stoppò un secondo.
«Ho ripensato ai combattimenti che facevamo con i bastoni, dove fingevamo di essere un qualche eroe dell’Iliade...e tu eri e sei così veloce, agile, ed elegante.»
Si schiarì la voce, abbassando lo sguardo un sorrisetto imbarazzato a riempire il suo volto, e si distanziò di qualche passo da lui.
«Il tuo viso era…fermo e impassibile alla violenza, tenace nel proteggermi, i tuoi occhi avevano lo stesso riflesso cremisi come quando sapesti che Petrov mi colpì, e come beh- gli rivolse un’occhiata fugace prima di continuare- la prima volta che mi hai chiesto di leggerti l’Iliade mi chiesi di scegliere i pezzi che preferivo, e ci sono degli eroi di cui ti ho letto spesso. I tuoi occhi si erano tinti della ferocia di un leone, l’ho visto! Proprio come ho sempre pensato fosse Achille.»
Nell’ultimo punto la sua voce si fece sommessa, e si schiarì di nuovo la gola scuotendo il capo leggermente verso se stesso, Hannibal sentì i suoi occhi luccicare e colmò la distanza che l’altro aveva preso, poggiando una mano nella sua guancia facendo sì che l’altro lo guardasse.  
Gli comunicò con lo sguardo, quanto ne fosse lusingato e che non doveva vergognarsi, e sentì la sua guancia scaldarsi… ma durò un istante poiché Will si distanziò non togliendo però lo sguardo da lui.
“Sai Patroclo è famoso per la sua forte empatia, dunque se io sono Achille, tu non puoi che essere il mio Patroclo.”
A quel punto il giovane Graham sorrise, portandosi la mano dietro al collo e deviando lo sguardo si distanziò completamente da lui, dirigendosi verso il vecchio pianoforte nella stanza.
Si sedette e pigiò qualche tasto.
«Mia madre quando avevo 10 anni, cercò di insegnarmi a suonare il piano, diceva che mi piaceva ascoltarlo, dondolavo e ballavo davanti alla radio appena metteva qualche brano o compariva una pubblicità con musica classica.»
Un piccolo sorriso malinconico comparve nelle sue labbra.
«Così mi portò da questo maestro, ma ricordo soltanto che scappavo da lui con l’uomo che mi correva dietro mentre io determinato fuggivo via.»
Una piccola risata contagiò entrambi ed Hannibal si andò a sedere di fianco a lui.
“Amavi già la libertà.”
Will annuì e Hannibal con delicatezza, sfiorò i tasti del pianoforte, fino ad arrivare a un posto dove c’era un buco, poi lo guardò.
“Vedi qui? Fu il motivo per cui mia madre lasciò il piano, mancava il sì, così decise di prendersene uno decisamente più raffinato anche se a questo ci era affezionata, perché apparteneva alla famiglia da generazioni. Diceva che poteva essere il suo piano di riserva nella stanza segreta, e non ebbe cuore di buttarlo.”
Con leggiadra prese a suonare, non contava il tempo o il fatto che altri ragazzi avrebbero potuto udire seppur in lontananza, il suono del piano, importava soltanto che fosse lì con un brano di Bach, e con Will che lo guardava con calore seduto con lui nella loro stanza segreta.
 
Non c’erano luci accese come di solito succedeva quando programmavano una serata, e impiegarono qualche tempo per accendere delle candele poiché non era una notte luminosa, fatta eccezione per la luce delle stelle.
Quella sera Will fu abbastanza determinato, gli incubi soltanto con la presenza l’uno dell’altro erano diminuiti ma non per questo scomparsi, e avendo trovato Hannibal sveglio, l’aveva preso per mano e condotto alla grotta dove passavano molte serate oramai.
Hannibal lo conosceva, c’era qualcosa di diverso quella notte: osservando il movimento delle sue mani che giocavano tra loro, e il suo sguardo che vagava inquieto ovunque e poco nel cielo sopra di loro.
Così attese finché Will non lo guardò e deglutì.
«Una volta mi dicesti che ero la tua famiglia…»
“E lo confermo.”
Quel piccolo sorriso familiare colmo di calore, riempì il suo volto, si stoppò in riflessione con lo sguardo di fronte a sé prima di prendere qualcosa di fianco a lui, che Hannibal riconobbe come il suo quadernetto che gli porse insieme a una matita, poi continuò.
«Il nostro rapporto non ha definizione, si potrebbe definire unico,» Si stoppò e da dietro la schiena estrasse un coltello, Hannibal sbatté le palpebre curioso ma rimase fermo, nessun senso di paura o prudenza nei suoi riguardi.
«Siamo congiunti, e vorrei sigillare questa cosa. È una notte senza luna, e avevo letto da qualche parte che è adatta a rituali più oscuri, se così vogliamo chiamarlo.» Gli porse il coltello, e il dubbio sul suo intento fu certezza, ne avevano parlato spesso: era usato un patto del genere nell’antichità, soprattutto tra guerrieri con un rapporto più stretto di un’amicizia, un rapporto indissolubile e inseparabile come quel patto.
Will studiò la sua reazione e poco dopo aprì la mano destra, gli occhi brillavano di attesa e non c’era paura in essi, Hannibal afferrò il coltello e tagliò nel centro del palmo. L’altro fece una smorfia ma non lasciò il suo contatto visivo, mentre il suo sguardo cadeva sull’argento del coltello non più brillante dalle luci della notte, ma dal cremisi del sangue di Will.
«Il mio sangue.»
Un brivido percorse la schiena del giovane Lecter a seguire la linea rossa e sinuosa che macchiava quella lama, gli porse il coltello e per quanto non si toccassero, poté sentire le sue dita stringere il manico come se quel legno fosse il suo polso.
«Il tuo sangue.»
Will tagliò il suo palmo, ma fu un dolore di un istante, rimpiazzato presto da un’estasi sconosciuta a guardare gli occhi dell’altro tingersi di tinte in lui mai viste prima: penetranti perle d’un blu oceano, colpite da scintille delle stelle.
«Il nostro sangue.»
Persino la sua voce cambiò tonalità, più profonda e sospirata.
Hannibal deglutì e prese il quaderno dove ci scrisse sopra in greco, un’aggiunta al giuramento di unione di Will:
Tóra και για pántatha syndethoúme, tóra και για pánta.
E l’altro sorrise, l’enfasi scritta nei suoi occhi.
« Tóra και για pánta.» *
Il giovane Graham gli fece eco, il tono disperso in un sussurro denso di significato come i suoi occhi penetranti puntati nei suoi, e poi i loro palmi furono uniti, sangue con il sangue, anima legata ad un'altra. Il silenzio contornato soltanto dai loro sguardi assorti nel momento, in quell’istante di infinito, enorme, e inspiegabile piacere.
Lì Hannibal poté sentire il suo cuore battere allo stesso ritmo di quello di Will.
 
*”Saremo legati ora e sempre”
*«Ora e sempre.»


Angolo Autrice: Ciao a tutti! Sto capitolo rispetto al precedente, è più "leggero" e volutamente così anche meno lungo ahah.

La scena del patto di sangue mi sono ispirata, almeno all’intensità degli sguardi, a sti due di un film che adoro e si chiama Giovani Ribelli! (qui la scena completa)
Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà😊
 
   
 
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