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Autore: WingsOfButterfly    13/12/2020    3 recensioni
Un contesto inusuale, un cantiere archeologico, è teatro dell'incontro di due persone che apparentemente non hanno nulla in comune. Tina, una ragazza piena di vita e piena di paure. Giulia, una donna affermata, un avvocato pienamente consapevole di chi è e di cosa vuole dalla vita. Tanti amici e tanti nemici a fare da contorno e ad animare la vita delle due protagoniste.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Capitolo 21
CAPITOLO 21

Era martedì pomeriggio, mancavano una decina di giorni a Natale, e Tina era appena uscita dall’Università assieme ad Alessandro. Camminavano fianco a fianco spintonandosi con le spalle a vicenda come due ragazzini, finendo talvolta addosso a qualche passante e chiedendo scusa sghignazzando, salvo poi riprendere esattamente come prima.
“Ale, ma lo sai che Maria ti mangia con gli occhi?” disse all’improvviso Tina, smettendo di zigzagare e facendosi seria.
“Maria chi?” domandò l’amico non capendo.
“Ma come chi! Maria, quella nuova … la ragazza del terzo anno che lavora in laboratorio con noi”
“Ah, quella Maria! Sì, è carina ma è una ragazzina, non avrà più di ventidue anni”
“E allora?”
“E allora, non ho voglia di mettermi a fare il baby-sitter. Voglio una donna vera al mio fianco” si fermò un attimo a pensare, poi con aria seria aggiunse “Una come Giulia, ad esempio”
“Ancora!” protestò Tina sbuffando esasperata “Ma ti sei fissato con Giulia”
“E che ci posso fare, mi ha stregato” scherzò Alessandro “Ha fascino, devi ammetterlo”
“Sì, come ti pare. Ma non hai speranze, lo sai”
Alessandro rise.
“Lo so, infatti dicevo tanto per dire … pour parler
“Che te ne pare invece di Bianca, l’assistente del professor Macri?”
“Ecco, quella si che si avvicina di più al mio target!” approvò il ragazzo con espressione soddisfatta.
Tina sorrise divertita e continuarono a ciarlare fino a casa.
Più tardi chiamò Giulia per chiederle che programmi avesse per la serata. L’avvocato le disse che purtroppo quella sera avrebbe fatto tardi, era stata incastrata in una riunione dall’altro capo della città e probabilmente avrebbe dovuto saltare anche la cena.
Tina decise che le avrebbe fatto un’improvvisata, aveva voglia di vederla.
Erano quasi le undici, quando Giulia comparve con aria decisamente distrutta sul pianerottolo di casa sua. Era talmente stanca che nemmeno si accorse di Tina, seduta sulle scale affianco alla cabina dell’ascensore. Quest’ultima, quindi, si schiarì la voce.
Giulia si voltò lentamente e sgranò gli occhi quando ebbe messo a fuoco la sua figura.
“Che ci fai qui?” domandò stupita.
“Ho portato la cena” rispose Tina sorridente, sventolando sotto il suo naso una busta con dei contenitori di cartone.
“Da quanto tempo sei lì?” Giulia le sorrise di rimando, contenta di vederla.
“Abbastanza da desiderare di poggiare il mio prezioso sederino sul tuo comodissimo divano” scherzò Tina, mentre si alzava e le si avvicinava “Possiamo entrare?” chiosò gettando un’occhiata alla porta.
Giulia annuì, ancora un po’ spiazzata da quella piacevole sorpresa, poi aprì velocemente la porta ed entrò assieme alla sua ragazza.
“Spero ti piaccia il cinese” precisò Tina avviandosi spedita verso la cucina per disfarsi dei cartoni, mettere il cibo nei piatti e recuperare le posate.
“Sì, certo” Giulia rimase a guardarla dal salone, liberandosi del cappotto e della ventiquattrore.
“Bene” approvò l’archeologa arrivando accanto al divano e poggiando i piatti sul tavolinetto basso davanti ad esso “Siediti, prendo il vino e arrivo” le disse, avvicinandola solo per lasciarle un veloce bacio sulle labbra e poi tornare in cucina.
Giulia non riuscì a celare un certo compiacimento per la disinvoltura con cui la vedeva muoversi a casa sua ed occuparsi di tutto quanto, senza lasciarle muovere un dito. Si riscosse dai propri pensieri e preparò alcuni cuscini sul tappeto ai piedi del divano, dove aveva deciso che avrebbero mangiato. Passò accanto allo stereo per mettere un po’ di musica in sottofondo, infine tornò accanto al tavolino, dove l’attendeva Tina, ritornata con una bottiglia di vino bianco stappata e due bicchieri.
Avevano, forse senza consciamente volerlo, creato un’atmosfera intima e familiare, come di una routine che non scoccia e che, al contrario, fa sentire al sicuro, fa sentire di avere un posto in cui tornare la sera, stanchi morti dal lavoro, certi di trovare qualcuno che penserà a te e alla tua stanchezza.
Consumarono la cena con tranquillità, raccontandosi la loro giornata, accompagnate dal suono lieve della musica che le accarezzava rilassandole ulteriormente.
“Grazie” disse Giulia, dopo aver mandato giù l’ultimo boccone con un sorso di vino.
“Figurati” Tina fece spallucce con un sorriso genuino in volto “Mi sono resa conto che mi piace prendermi cura di te”
“Ti prego, dimmi che non mi vedi come un gattino spelacchiato abbandonato per strada!” proruppe ironica Giulia “Un’immagine del genere nella tua mente sarebbe la tomba del desiderio sessuale” chiosò tragicamente con una piccola smorfia.
“Oddio no! Ti assicuro che ti immagino in molti modi ma mai come un gattino spelacchiato …  ed in tutte le immagini che mi passano per la testa conservi la tua carica erotica naturale” assicurò divertita.
“Ah sì?” soffiò Giulia sporgendosi appena verso di lei.
“Sì”
Tina gattonò verso di lei, scansando qualche cuscino e guardandola fisso negli occhi con espressione chiaramente languida. Rimase ferma davanti a lei, ancora gattoni sul tappeto, per qualche istante, respirando direttamente sulla sua bocca, giocando ad aumentare la tensione tra di loro, infine la baciò. Fu un bacio molto umido e sensuale, a tratti anche un po’ rumoroso. Giulia la tirò su di sé stendendosi all’indietro e Tina si fece spazio tra le sua gambe facendole arrotolare la gonna sopra le ginocchia. Le tenne il mento fermo con una mano, mentre scendeva a baciarle il collo e la spalla, usando molto più la lingua che le labbra. Giulia le afferrò il viso con entrambe le mani e la riportò su per tornare a baciarla. Intanto Tina era scesa con una mano ad accarezzarle la coscia, la tirò su portandola a circondare il proprio fianco e si abbassò su di lei facendo combaciare i loro bacini. Fu a quel punto che Giulia interruppe il bacio.
“Non posso stasera, amore” mormorò con voce un po’ roca e pesante.
“Perché no?” protestò Tina con un accento capriccioso, mentre incurante continuava a baciarle il collo e il petto.
“Ho il ciclo” sussurrò Giulia in risposta.
Tina espirò pesantemente sul suo collo, facendola rabbrividire, poi rialzò il viso per poterla guardare negli occhi.
“Che palle” si lamentò immusonita, poggiando la fronte contro quella di Giulia.
Quest’ultima sorrise dolcemente e le posò un bacio sul naso.
“E’ sempre appagante sapere che la tua compagna ha voglia di te”
“Come se avessi bisogno di una conferma e non mi si leggesse in faccia” replicò Tina mordendole dispettosamente un labbro.
Giulia non rispose subito, un lampo malizioso passò nel suo sguardo e contemporaneamente infilò una mano tra i loro corpi.
“In effetti non ti si legge in faccia” disse con tono serio, mentre le sbottonava il jeans “Però, qui sotto, le prove sono piuttosto schiaccianti e … umide” chiosò, infilando la mano nelle sue mutande.
Tina aprì la bocca cercando aria.
“Che fai … hai appena detto che …” annaspò, allargando istintivamente le gambe.
“Ho detto che io ho il ciclo e non posso” puntualizzò Giulia con voce bassa e sguardo scaltro “E poi anche a me piace prendermi cura di te” aggiunse, assicurandosi che la cadenza della sua voce mettesse bene in risalto il doppio senso.
Tina rinunciò a qualsiasi tentativo di ribattere, quando l’altra cominciò a muovere le dita, e nascose il viso sulla sua spalla stringendo le mani sul tappeto, mentre lasciava che Giulia si prendesse cura di lei.
Quando il mercoledì Tina entrò in laboratorio, indossava un vistoso paio di occhiali da sole, nonostante fosse Dicembre inoltrato. Sbadigliò e andò a sedersi incrociando le braccia sul piano di una scrivania e poggiandovi sopra la testa.
“Ancora i party alcolici?” Alessandro le passò vicino e le scompigliò i capelli.
Ricevette solo un mugugno in risposta e una scrollata di spalle.
“Toh, piglia. Mi sa che ne hai più bisogno di me” l’amico sedette accanto a lei e le porse il caffè che stava bevendo.
Tina riemerse e lo guardò da dietro gli occhiali. Alessandro sorrise e glieli sfilò.
“Bevi” la incoraggiò ancora.
“C’è lo zucchero?”
“Sì”
Tina bevve il caffè, poi crollò con la testa sopra la spalla di Alessandro mugugnando capricciosa.
“Hai dormito almeno qualche ora?” le chiese quest’ultimo sempre più divertito.
“Quattro non di più” borbottò con la voce soffocata sul suo maglione.
“Ma scusa, perché non cerchi un’altra sistemazione?”
“Ma che hai capito, stavolta non c’entra niente il mio coinquilino”
“Ah no?!” Alessandro alzò un sopracciglio con aria scettica.
Nell’istante stesso in cui Tina si rese conto di aver volontariamente gettato alle ortiche un’ottima scusa per non dire la verità ad Alessandro, si maledisse con tutte le sue forze.
“Cominciamo a preparare il materiale? I ragazzi staranno per arrivare” scattò in piedi e andò all’attaccapanni per liberarsi di tracolla e giacca.
“No no no … pensi di cavartela così?” Alessandro la raggiunse, puntandole un dito contro “Da quando fai ginnastica da camera notturna? E soprattutto con chi?”
“Ma che dici!” Tina lo scansò cominciando ad accendere i computer e a controllare che tutto fosse in ordine.
Alessandro la braccava, seguendola ad ogni passo, tanto che più di una volta girandosi andò a sbattere con il naso contro il suo petto.
“La smetti di seguirmi?! Sei irritante” lo riprese esasperata dopo cinque minuti.
“La smetterò quando mi dirai che hai fatto stanotte” contrattò lui, alzando il mento ed incrociando le braccia al petto con aria fiera.
“Sono stata male, ok. Una colica, lo sai che mi capita spesso” lo liquidò Tina, sostenendo il suo sguardo “Contento? Ora scansati”
Alessandro la lasciò sgusciare al suo fianco, senza fare altri commenti, ma trattenendo a stento una risata esasperata.
Tina tirò un sospiro di sollievo quando vide entrare dalla porta Stefano ed Anna. Approfittando del loro arrivo, si dedicò a discutere con loro alcune faccende di lavoro, facendo di tutto per evitare Alessandro. Si accorse che quest’ultimo le lanciava sguardi sospettosi per tutto il giorno, talvolta le faceva l’occhiolino e, più vedeva che Tina si irritava, tanto più insisteva con quei sorrisini insinuanti.
E fu così anche il giorno successivo e quello dopo ancora.
Era ormai venerdì e Tina ne aveva davvero abbastanza, tuttavia, come sempre decise di concentrarsi sul lavoro ed ignorare del tutto le occhiate allusive di Alessandro. A metà pomeriggio, la ragazza stava scrivendo una relazione al computer, quando le arrivò un messaggio. Prese il cellulare e lesse. Era Giulia: “Sei occupata?”
Corrugò la fronte a quella richiesta un po’ strana, ma rispose: “Ora? Sono ancora in dipartimento. Perché?”
Dovette aspettare meno di un minuto per la risposta: “Sono a piano terra, accanto alla portineria. Non mi va di salire a salutare tutti. Ho voglia di baciarti”
Tina sentì un sorriso dipingersi sul volto, mentre leggeva. Si guardò lentamente attorno, per assicurarsi che nessuno facesse caso a lei, poi digitò velocemente: “Sali al primo piano, prendi il corridoio a destra. Aspettami vicino all’aula L3”
Dopo aver inviato, si alzò velocemente.
“Vado a prendere la carta per la stampante, che è finita” annunciò ad alta voce.
Gli altri alzarono appena la testa per farle un cenno distratto di assenso.
Tina scese a piedi al primo piano e si avviò con passo lesto alla piccola aula che la segreteria usava come deposito della cancelleria.
Individuò subito la figura di Giulia di spalle che si guardava attorno.
Il corridoio era deserto, Tina fece una piccola corsa e le si aggrappò al collo cogliendola completamente impreparata.
Giulia traballò qualche istante, poi ritrovò l’equilibrio e si voltò nell’abbraccio della sua ragazza.
“Amore, assicurati che io non sia in bilico su tacchi dieci la prossima volta che vuoi fare una cosa del genere” la riprese bonaria avvicinandosi per baciarla.
Tina si lasciò appena sfiorare le labbra, poi rimise tra loro una certa distanza e si avvicinò alla porta dell’aula.
“Vieni, entriamo qui” le disse, mentre tirava fuori da una tasca un mazzo di chiavi e cercava quella che le serviva.
Giulia le cinse la vita da dietro ed insinuò il naso tra i suoi capelli, respirandole sul collo.
“Giulia” Tina pronunciò semplicemente il suo nome, ma suonò chiaramente come un invito a non esagerare.
“Sbrigati, allora” replicò l’avvocato scostandole i capelli dal collo e posandovi le sue labbra umide.
“Ci sto provando, ma non trovo la chiave” si lagnò Tina.
Giulia non le rispose, fece scivolare le proprie mani verso l’alto fino a stringerle sul suo petto.
“Ok, ok. Trovata. Ho fatto, ho fatto” proruppe l’altra freneticamente.
Aprì finalmente l’aula e Giulia la spinse dentro alla cieca, richiudendo la porta dietro di loro con un piede. La fece girare e l’assalì baciandola voracemente, intanto continuava a spingerla all’indietro. Si fermarono solo quando i fianchi di Tina urtarono contro il bordo di una cattedra, Giulia la prese per la vita e ce la issò sopra, aprendole le gambe e sistemandosi tra di esse. Tina le sbottonò il cappotto e glielo sfilò lasciandolo cadere a terra, poi si aggrappò alle sue spalle.
“Tina, sono venuto a prendere anche i …” la porta si aprì all’improvviso, mostrando la figura di Alessandro.
Le due ragazze si voltarono di scatto con espressione smarrita e non riuscirono a muovere nemmeno un muscolo.
“ … pennarelli indelebili” terminò il ragazzo con un filo di voce.
Rimase a guardarle per qualche istante, con la bocca semiaperta, poi scosse la testa e parve ritrovare un’espressione lucida e consapevole. Mosse un passo in avanti e richiuse la porta dietro di sé.
“Posso spiegarti tutto” lo anticipò Tina con tono concitato.
“Non credo ci sia granché da spiegare” replicò l’amico con tono ovvio, indicando con lo sguardo le loro due figure ancora incastrate e piegate sulla scrivania.
Tina se ne rese conto solo in quel momento e così, impacciata e a disagio, si districò da quell’intreccio di gambe e si rimise in piedi. Giulia la lasciò fare, scostandosi per facilitarla, mentre con il pollice si toccava il labbro inferiore e di sottecchi osservava Alessandro.
“Non è come sembra” tentò nuovamente Tina.
“Ah no?! Perché a me sembrava proprio che steste limonando sulla cattedra” notò Alessandro con un vago accento ironico.
“No, noi non …”
“Sì, è proprio quello che stavamo facendo”
Tina aveva cercato di replicare, ma Giulia la interruppe, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della sua ragazza. L’avvocato le rispose allargando le braccia e facendo spallucce, indicando davanti a sé la situazione decisamente non equivocabile.
“Quindi voi due siete … state …” Alessandro agitò le mani in modo plateale.
“Sì, stiamo insieme” confermò ancora Giulia.
Vedendo che Tina non accennava alcun movimento le si affiancò e le poggiò una mano dietro la schiena, muovendola piano su e giù per cercare di calmarla.
“Ah” fu l’unico commento del ragazzo.
“Ale, io non …” Tina mosse un passo verso di lui, poi si fermò con aria incerta.
Alessandro alzò una mano verso di lei, facendole segno di tacere, e spostò lo sguardo su Giulia.
“Puoi lasciarci un attimo?” le chiese tranquillo.
L’avvocato si rivolse a Tina ed inclinò la testa in avanti per incontrare i suoi occhi, con lo sguardo le chiese cosa ne pensasse. Tina si limitò ad annuire. Giulia le posò una mano sulla spalla stringendo appena la presa, poi si sporse verso di lei per lasciarle un veloce bacio su una guancia.
“Sono qui fuori, se hai bisogno” le sussurrò guardandola negli occhi. Le fece un’ultima carezza sui capelli, raccolse il cappotto ed uscì.
Alessandro e Tina rimasero a guardarsi a pochi metri di distanza per qualche minuto.
“Ale” la ragazza scattò in avanti all’improvviso e lo raggiunse in pochi passi “Io non lo so che mi è preso, è successo tutto così velocem … aspetta, tu … stai … ridendo?”
Alessandro aveva una mano davanti alla bocca, eppure si vedeva benissimo dalla piega che avevano assunto i suoi occhi, che stava ridendo. La guardò dall’alto in basso incrociando le braccia al petto con un ghigno ilare.
“Ma … quindi, non sei arrabbiato?” chiese Tina confusa.
“E certo che sono arrabbiato!” proruppe quello, pur mantenendo un sorriso sulle labbra che contrastava con il tono di ramanzina che stava usando “Sono arrabbiato perché hai cercato di arrampicarti sugli specchi in questi giorni, anziché dirmi semplicemente le cose come stavano”
“Cioè, tu mi stai dicendo che avevi capito tutto?”
“Tina, sono discreto, mica stupido”
Tina aprì la bocca formando un muta “o” di stupore.
“Chiudi la bocca, che ti entrano le mosche” la prese in giro Alessandro, riaccompagnandole la mascella.
“Ma sul serio non sei arrabbiato?” richiese lei, ancora scettica.
“Smettila di chiederlo. Perché dovrei essere arrabbiato?” Alessandro la guardò dritto negli occhi facendosi serio “Se tu sei felice, io sono felice”
“Tutto qui?”
“Vieni qui, stupida”
Alessandro la tirò verso di sé, stringendola tra le proprie braccia. Tina si fece piccola piccola, lasciandosi abbracciare ed aggrappandosi al suo maglione.
“Ma si vede così tanto?” domandò dopo, staccandosi da lui con un piccolo cruccio.
“Oh Dio, Tina! Dovresti vedere gli sguardi che ti lancia Giulia” rispose quello sghignazzando.
“Sul serio?”
“Sì. E dovresti vedere come diventi tu quando c’è lei nei paraggi, o anche quando solo la si nomina”
“Cioè?”
“Cominci a balbettare cose senza senso” le scompigliò giocosamente i capelli “Non le sai dire le bugie, tantomeno sai inventare scuse”
Tina gli gettò un’occhiata interrogativa.
“Credi davvero che me la sia bevuta la storia della colica?” commentò Alessandro, quasi risentito a quell’ipotesi “Adesso, pretendo tutti i particolari … soprattutto quelli più piccanti” le intimò con sguardo malizioso.
“Smettila, idiota!” si difese Tina, dandogli un piccolo pugno su un braccio ed abbassando subito dopo lo sguardo per celare l’imbarazzo.
Alessandro rimase a sghignazzare ancora qualche istante, poi vedendo che l’amica aveva assunto un’aria seria e timorosa, smise gradualmente.
“Che c’è, piccola?”
“Ale, non lo dirai a nessuno, vero?”
“No, certo che no”
Tina lo abbracciò di nuovo e lui la tenne stretta forte per tutto il tempo che le servì per tranquillizzarsi.
“Credo che sarebbe meglio uscire. Giulia sembrava davvero preoccupata di lasciarti prima” rifletté Alessandro dopo poco.
“Sì, ok”
Quando uscirono, videro effettivamente l’avvocato che camminava avanti ed indietro per il corridoio con passo nervoso, lo sguardo basso e le mani incrociate dietro la schiena. Avevano fatto appena qualche passo, quando Giulia si accorse di loro. Corse incontro a Tina e le si affiancò poggiandole una mano sulla spalla.
“Tutto a posto?” domandò apprensiva.
“Tranquilla” intervenne subito Alessandro sporgendosi oltre Tina per vedere Giulia “Il cuore della tua principessa è salvo, prode cavaliere. Non le ho fatto alcuna scenata … anche perché avevo già capito tutto” fece spallucce con tono ironico, dandosi delle arie.
“Sul serio?” chiese Giulia guardando ancora una volta Tina e sondando il suo viso per cercare di carpirne le emozioni.
“Sì, è vero” confermò Tina, sorridendo tranquillamente e prendendo Giulia sottobraccio.
“Quindi, tutto a posto?” incalzò quest’ultima, stavolta rivolgendosi al ragazzo.
“Sì, tutto a posto. Ma ti avverto, falla soffrire, e la prospettiva di trascorrere un giorno chiusa in uno sgabuzzino con Emanuele, ti sembrerà il paradiso in confronto a quello che ti farei passare io”
“Ah! Ci mancava l’avvertimento dell’amico iper-prottetivo, che minaccia pene terribili” commentò l’altra sarcastica, ma cominciando a rilassare le spalle “Ti ha mai detto nessuno che sei davvero un cliché?”
Alessandro incassò la provocazione molto diplomaticamente. Si limitò a regalarle un sorriso di plastica.
“E a te ha mai detto nessuno che sei fortunata?” rispose un attimo dopo, occhieggiando verso Tina “Trattala bene” concluse strizzando l’occhio in maniera complice all’avvocato.
“Bene, abbiamo la sua benedizione, amore. Contenta?” Giulia le passò una mano dietro la schiena stringendola a sé per un fianco.
“Non credevo fosse così semplice” commentò Tina, mostrando un’espressione riflessiva ma serena.
“Anche io dubitavo che Alessandro avesse un cervello funzionante, in effetti. Evidentemente mi sbagliavo, non solo ne ha uno ma lo sa anche usare” scherzò l’altra, facendo ancora una smorfia buffa al ragazzo.
“Ehi, grazie per la fiducia eh” si lamentò Alessandro, poi sbuffando allungò il passo distanziando le due ragazze e muovendosi all’indietro per poterle guardare ancora un attimo “Vi lascio piccioncine, vado a controllare la ciurma prima che mi si scannino” così dicendo diede loro le spalle e sparì velocemente nel corridoio.
Le ragazze si fermarono, guardandolo andar via, poi Giulia si posizionò davanti a Tina. Le posò entrambe le mani sulle spalle e la fissò negli occhi con un sorriso luminoso.
“Il primo passo è andato. Come ti senti?”
“Come se mi fossi tolta un macigno dallo stomaco” Tina espirò violentemente, come a voler sottolineare il sollievo che provava “Alessandro è stato un po’ un banco di prova. Capisci che voglio dire?”
Giulia le accarezzò una guancia ed annuì.
“Se lui l’ha presa così bene, reagendo come se fosse una cosa quasi scontata, allora non è detto che possa suonare strano agli altri. Giusto?” continuò Tina concitata, gesticolando leggermente, preda di una frenetica liberazione.
“Giusto” confermò Giulia radiosa. Continuava ad accarezzarle il viso, non riuscendo a smettere di fissarla.
“Che c’è?” indagò quindi Tina, inclinando il viso di lato con fare curioso.
“Hai una luce diversa negli occhi. Sei così bella quando sorridi”
Tina si sciolse in un’espressione imbarazzata, abbassò lo sguardo con una piccola smorfia impacciata e si gettò tra le sue braccia, nascondendo il viso sulla sua spalla.
Giulia la tenne stretta, respirando piano tra i suoi capelli, con gli occhi socchiusi.
“Amore” la chiamò dopo un po’ “Devo proprio andare ora”
Tina si scostò un po’ a malincuore, le prese entrambe le mani stringendole tra le proprie.
“Ci vediamo stasera?” le chiese speranzosa.
“Certo, ti aspetto a casa per cena. Ok?”
“Porto io il vino!”
“Ci hai preso gusto, eh” la prese in giro Giulia.
“E’ stata colpa tua” l’accuso Tina scherzosa “E’ un Valdichiana. E’ bianco, è frizzante ed è freddo” la scimmiottò facendo le moine.
Giulia rise, gettando un po’ indietro la testa.
“A stasera, mia piccola archeologa alcolica” le lasciò un veloce bacio sulle labbra, poi si voltò incamminandosi.
Tina le tenne le mani finché poté, le lasciò andare trascinando i polpastrelli sulla sua pelle. Restò a guardare le sue spalle mentre si allontanava e spariva dal corridoio.
Quella sera, la cena la consumarono fredda, tra le lenzuola ancora calde.




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Insomma? Vi sta piacendo il continuo di questa storia o no?! Non mi dite più nulla xD
  
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