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Autore: yewfrost_p    14/12/2020    0 recensioni
- Questa storia partecipa al contest “Missing Moments – Quello che la Rowling non dice” indetto da parsefeni sul forum di EFP -
Il destino di Draco sarebbe stato, probabilmente, molto diverso se invece di andare ad Hogwarts avesse frequentato la scuola Durmstrang.
Ma chi lo ha deciso? Chi ha voluto che il giovane Malfoy crescesse sotto l'influenza di Silente?
Un breve Missing Moment sulla famiglia Malfoy, una scena che sa di quotidianità e contrasto.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Il bambino chiama la mamma e domanda: “Da dove sono venuto? Dove mi hai raccolto?”. 
La mamma ascolta, piange e sorride mentre stringe al petto il suo bambino: “Eri un desiderio dentro al cuore".
-Rabindranath Tagore


MIO FIGLIO ANDRA' AD HOGWARTS!
 

La luce filtrava pigramente attraverso l'elegante vetrata, riparando appena l'interno dai raggi solari. Piccolissimi granelli di polvere fluttuavano nell'aria di quella stanza dall'arredamento così sfarzoso, quasi come se fosse stato creato appositamente per accogliere ospiti del genere femminile e di alto rango. 

Probabilmente era proprio così. 

La villa era un complesso enorme, con un indefinito numero di stanze ed ettari di terreno tutto intorno i quali fornivano un maestoso giardino e una piccola boscaglia. 

Un Babbano, al vedere quel posto, avrebbe sicuramente pensato di trovarsi davanti una costruzione risalente a tempi passati, fatti di balli in maschera, tazze di tè, parrucche e tiro con l'arco come passatempo. Non avrebbe avuto comunque torto. 

Villa Malfoy si distingueva proprio per quella sua aura di tempi passati probabilmente data dai suoi stessi abitanti. Sin da quando era sorta, l'immane dimora si passava di erede in erede ed era servita persino da quartier generale, ma ora... ora fungeva semplicemente da casa. 

In sella alla sua scopa giocattolo, un bambino scorrazzava allegramente sopra l'immenso prato. Sfrecciava su e giù per il giardino sotto l'attento sguardo della madre, che non staccava mai gli occhi da lui. 

Narcissa Black, ormai da diverso tempo Malfoy, aveva così tanto desiderato quell'unico figlio che aveva da renderla iper protettiva e apprensiva. Draco, dal canto suo, non si negava di certo tutte quelle attenzioni che gli forniva la madre, anzi... più ne riceveva, più ne voleva. 

«Stai attento!» disse la donna quando lo vide volare un po' troppo in alto. Draco rise, tuttavia ascoltò il consiglio della madre e scese leggermente di quota, adagiandosi a pochi centimetri sull'immenso cespuglio di Ortensie azzurre. 

Narcissa sorrise teneramente e alzò gli occhi all'orizzonte, ammirando per l'ennesima volta la terra che circondava la loro casa. Era la vita che aveva sempre desiderato, sin da bambina. Una bella casa, un bel marito, un figlio adorabile... aveva tutto e aveva paura di perderlo da un momento all'altro. 

«Draco!» urlò spaventata, sentendo un grande tonfo e non vedendo più il bambino in aria. Accorse accanto l'ultimo cespuglio dove l'aveva visto e si bloccò. La risata cristallina e sincera del bambino le rincuorò l'anima e le cancellò quegli ultimi momenti di tensione. 

Scosse il capo, rassegnata alla sua intraprendenza; ma lo spettro di un sorriso continuò ad alleggiarle sulle labbra, segno che non era davvero arrabbiata. «E' stato bellissimo!» le stava raccontando il bambino. Gesticolava , rideva, parlava e si imitava lui stesso, facendole una rapida panoramica di come fosse caduto. 
Narcissa gli offrì una mano, «Andiamo a darci una sistemata dentro, d'accordo?» gli chiese dolcemente. 
«Va bene, mamma» rispose il piccoletto, rifiutando quel piccolo aiuto e rialzandosi da solo. 

Così piccolo e già così orgoglioso. 

Si batté i vesiti con le piccole e candide mani, poiché un po' di polvere si era inevitabilmente attaccata dopo la caduta. Entrambi ripercorsero al contrario il sentiero che li aveva condotti fino a quel punto, fino alla porta secondaria che conduceva in uno dei corridoi del piano terra della Villa. 

«Mamma dov'è papà?» La voce del piccolo Draco si diffuse come un eco. 
Narcissa posò delicatamente una mano sulla spalla del figlio e, con dolcezza, sorrise. Non mancava mai di essere gentile o premurosa. «Tornerà presto, dovevi chiedergli qualcosa?» gli domandò, assicurandosi come sempre che avesse tutto ciò che volesse. 
Draco sollevò appena le spalle, segnalando tutta la sua indifferenza. 

Il bambino, in realtà, amava semplicemente circondarsi della compagnia del padre. Rispettava e stimava Lucius Malfoy come il suo più fedele servitore e spesso riusciva a credersi il suo miglior scagnozzo. Per qualche strano motivo, a dire il vero, molte volte il piccolo sembrava proprio questo: il suo braccio destro. 

«Vieni, Draco» Narcissa aprì la porta della sua sala da te preferita, quella con pochi quadri e il minimo indispensabile d'arredamento. La teiera sbuffava dense nuvole di vapore, probabilmente qualche piccolo elfo aveva già provveduto a mettere della bollente acqua. 
«Perchè siamo qui, mamma?» 
La donna sollevò mezza bocca nell'ennesimo sorriso e andò verso il tavolino. «Ho lasciato qui la mia bacchetta. Siediti, controlliamo il ginocchio». 

Proprio in quel punto il pantalone di Draco era strappato. Probabilmente non era nulla di grave, solo qualche graffio. Senza fare altre domande il bambino si sedette e giunse le mani, in attesa della strigliata di sua madre. Una sgridata che, questa volta, non arrivò. 

Narcissa mormorò un veloce incantesimo e il piccolo graffio sul ginocchio guarì immediatamente sotto i loro occhi. Poi sospirò, rassegnata, e si sedette nella poltroncina più vicina al tavolo. 

«Vuoi del tè?» gli chiese mentre prendeva il pezzo di porcellana e versava il liquido in una tazza. Draco strizzò il naso: non aveva mai compreso la fissazione che sua madre aveva per quella bevanda che puzzava e che, nel migliore dei casi, sapeva solo di zucchero. 
«Preferisco un succo di zucca» brontolò infatti. «Dobby!» aggiunse immediatamente, urlando. 

Narcissa non fece una piega. In quella casa era più che normale trattare gli elfi da quello che erano: servi e schiavi della famiglia. La piccola creatura comparve appena qualche secondo dopo, accompagnata da quel tipico suono che aveva la materializzazione. «Si, padroncino?» domandò con voce tesa e spaventata. 
«Voglio un succo di zucca» ordinò Draco. 

L'elfo si mosse immediatamente e scomparve, per poi tornare con un calice colmo di fresco liquido arancione. Draco si limitò a strappargli il bicchiere di mano e ad accostarlo alle labbra. In fondo, era solo di un elfo domestico che si trattava. 

«Ti fa male da qualche altra parte?» domandò Narcissa, scrutandolo con i suoi occhi azzurri. Draco li aveva grigi come quelli di suo padre. Talvolta la donna si sentiva trafiggere da essi allo stesso modo, quasi come se fosse suo marito a guardarla. 
Il bambino sbuffò, già pronto per tornare a giocare. «Sto bene, mamma. Ora vado di nuovo in giardino!» comunicò in fretta mentre si rimetteva in piedi, raccoglieva i guanti e se la filava. 

Narcissa sospirò. Continuò a sorseggiare il tè mentre si accostava alla finestra, aspettando trepidante di rivedere in lontananza la testa bionda del figlio. 

Il sapore del tè nero e l'odore di arancia le pungevano i sensi. Passò qualche minuto, poi eccolo di nuovo lì a volare proprio nello stesso punto di prima. 

Il naso di Narcissa percepì un altro profumo, oltre a quello del suo tè. 
«Bentornato, Lucius» disse la donna, facendo rimanere il marito di stucco. 

Ma ormai il signor Malfoy la conosceva perfettamente ed era proprio per questo che, con assoluta certezza, avrebbe affermato che lei lo aveva riconosciuto semplicemente dal profumo che aveva indossato quel giorno. «Grazie, Narcissa» disse infine. Si mosse con passo felpato, con quella sua presenza sempre elegante e sofisticata, e prese anch'egli una tazza di tè. Prese posto su uno dei morbidi divanetti, mettendosi comodo. Portò la tazza alla bocca e con una veloce inalata ne ispirò il profumo. «Sei di buon umore oggi?» le chiese, fissando gli occhi sulla sua figura. 
Narcissa si voltò verso di lui e lo scrutò da capo a piedi, giusto per vedere in che condizioni era tornato a casa. «Da cosa lo deduci?» rispose lei, sapendo perfettamente da cosa lo avesse intuito. 
Lucius, infatti, alzò la tazza a mo' di risposta e prontamente le rispose: «Profumo di arancia». 

La candida e genuina risata della signora Malfoy si propagò nell'intera stanza. Lucius poté giurare di aver sentito il cuore saltare un battito, nel sentirla così felice. Erano emozioni, quelle, che talvolta credeva sopite, ma poi Narcissa faceva qualcosa del genere e improvvisamente lui si ricordava del perché si era innamorato di lei e del perché tutt'ora continuasse ad amarla. 

«Allora è il momento giusto per iniziare questa conversazione...» partì, cercando di osservare le sue mosse come un predatore avrebbe fatto con la sua preda. 
«Quale?» domandò Narcissa, totalmente ignara. 
Lucius si prese del tempo, rimestò il liquido bollente con un movimento del polso e ne sorseggiò un po'. 
«La scuola al quale iscriveremo nostro figlio». 

Narcissa aggrottò le sopracciglia e sbattè le palpebre, confusa. Per lei, la cosa era più che chiara. «Aspettiamo la lettera da Hogwarts» fece con tono ovvio, come se non ci fosse altro di cui parlare. 
Da parte di Lucius, tornò il silenzio. Qualche secondo di assoluta immobilità. «Lo iscriverò a Durmstrang» disse lentamente, con voce ferma e decisa. 
«E perché mai, di grazia, dovresti iscriverlo in quella scuola quando abbiamo Hogwarts così vicina?» Narcissa cercò di tenere un tono fermo e controllato. 
«Mio figlio non andrà nella scuola di Silente, di questo ne sono certo. Troppi sanguemarcio frequentano Hogwarts, al giorno d'oggi» Lucius fece una smorfia di puro disgusto alla parola sanguemarcio. «Gente come quella non dovrebbe mischiarsi ai purosangue come noi. Il preside di Durmstrang è molto più selettivo nello scegliere i suoi studenti. Gli ho scritto una lettera, accetterebbe Draco senza problemi!». 

La tazza di Narcissa tremò appena. «Hai scritto a Karkaroff senza dirmi nulla per l'istruzione di nostro figlio?» domandò, fredda come il ghiaccio. Dentro di se tremava di rabbia. Come aveva osato, Lucius, rivolgersi a lui senza neanche coinvolgerla? 

L'uomo si alzò e depositò la tazza nel tavolino accanto. «Narcissa, riflettici: è la scelta migliore per tutti...» provò a dire per convincerla. 
Ma Narcissa non si sarebbe piegata. 

Indietreggiò di un passo quando il marito provò a sfiorarla. «Come hai OSATO? Senza neanche dirmi niente!» ribadì, alzando il tono di voce. 
«Narcissa, tesoro...» 
«NO!» 
«NARCISSA!» Urlò Lucius a quel punto, frustrato. 

La donna si gelò sul posto. In un impeto di rabbia gettò la tazzina contro il muro. Il rumore del coccio contro la parete li fece riscuotere entrambi, lei iniziò a tremare. Le sue mani furono scosse da un tremito improvviso e forte. Le sollevò comunque parandosele davanti al petto, incitando Lucius ad indietreggiare, ma chi alla fine prese le distanze fu proprio lei. 
«Sarà meglio così, Narcissa...» 
«Meglio per te o per il bambino?» Narcissa non era un'idiota, ma questo lui ogni tanto tendeva a dimenticarlo. Ridacchiò, sprezzante, «Non sai neanche cosa rispondermi, Lucius. Davvero pensi che non lo abbia capito?» 
Lui rimase in silenzio per qualche secondo. «Cosa, Narcissa cara?» 
La donna scosse il capo, sconsolata. «Draco andrà ad Hogwarts» 
«Ma Narcissa...» 
«Draco. Andrà. Ad Hogwarts, Lucius. Altrimenti questa è l'ultima conversazione che avrai con me» dichiarò, con tono più fermo di quanto in realtà non desiderasse, e uscì a passo svelto dalla stanza, lasciandolo come un idiota. 

Nascose in fretta le mani tremanti sotto le ascelle e si rifugiò nella biblioteca, una delle sue stanze preferite. Quasi corse tra gli scaffali, alla ricerca di quella porta che l'avrebbe condotta nel suo piccolo angolo di mondo e quando la trovò il passo svelto si trasformò in un ultimo e veloce scatto. 

Aprì la serratura con un veloce incantesimo e si rifugiò al suo interno, al riparo da occhi indiscreti. Si liberò con foga dagli strati di sciarpe e vestiti inutili, gettandoli a caso sulla poltrona. 

«Maledetto... se pensa che manderò mio figlio in una scuola dedita alle Arti Oscure si sbaglia di grosso!» brontolò tra se e se, continuando a fare avanti e indietro per la stanza. «MALEDETTO!» urlò d'improvviso, scagliando con quanta forza aveva in corpo l'ennesima teiera poggiata sulla scrivania. 

La figura nel quadro si mosse. Aprì gli occhi, spaventata da tutto quel baccano, e li puntò sull'attuale padrona di casa. 

Joanne Malfoy, una delle tante donne che avevano servito la casa e il consorte di casa Malfoy, la fissava con sincera curiosità. «Cos'è successo, Narcissa cara?» le domandò. 

La donna si portò una mano alla fronte e si arrestò immediatamente, come riscossa dalla voce di quella cara amica fatta di colori ad olio e tela. Da sempre, rappresentava per Narcissa un'amica e confidente, nonché fedele consigliera. 

«Lucius. Vuole mandare Draco da Karkaroff» spiegò velocemente. Serrò le mani a pugno, simbolo di quanta rabbia covasse nel corpo. Digrignò i denti, facendosi quasi male. 
Joanne sorrise, «E non va bene perchè...» 
Narcissa rise amaramente. «Lo sai benissimo perchè, Joanne. Il signore oscuro non è morto. Prima o poi tornerà e chi crede il contrario è solo un'idiota. Cosa succederà, eh?» domandò con amara ironia. 

Lei non era una mangiamorte, mai lo era stata in realtà, ma non aveva mai esitato a supportare il marito. 

Joanne si scosse nelle spalle. 

«Te lo dico io, allora» sbottò Narcissa. Incrociò le braccia al petto, come a darsi conforto da sola. «Sarà una guerra terribile, un'altra. E sai cosa succederà? Tutti verranno coinvolti, nessuno escluso. Karkaroff, poi... dopo tutto quello che ha fatto per lui, non esiterebbe un attimo a mettere gli studenti sul campo di battaglia anche solo come scudo» La voce di Narcissa tremava mentre lo spiegava. 

Joanne scosse il capo. Non era poi così difficile capire le preoccupazioni di una madre. 

«E invece mandarlo ad Hogwarts? Non pensi sia un rischio comunque? Il giovane Potter andrà lì o sbaglio?» domandò invece la donna nel dipinto, dando voce a delle altre preoccupazioni. 

Però, Narcissa si fermò. «Il preside di Hogwarts è Silente. Per quanto mi rincresca ammetterlo, lascerei mio figlio nelle sue mani senza pensarci due volte» confessò Narcissa. 

Joanne rise, «Ah, se il caro Lucius sapesse cosa pensi in realtà del preside di Hogwarts!». 

Narcissa ghignò, «Ma Lucius non lo saprà mai, vero Joanne?».

La donna nel dipinto fece finta di cucirsi la bocca, <>. 

E così, in una calda mattinata di metà Giugno, Draco Lucius Malfoy ricevette la lettera di ammissione ad Hogwarts.  

 

   
 
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