Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: LadyHeather83    15/12/2020    3 recensioni
Seguito di BEST FRIENDS. Ma non è necessario averla letta.
Marinette ed Adrien sono una coppia a tutti gli effetti, ma c'è qualcosa che turba la mente della ragazza, in particolare il ricordo di Chat Blanc, questo influirà nel loro rapporto visto che Papillon non è ancora stato sconfitto?
E Papillon riuscirà a scoprire chi si cela dietro le maschere di LadyBug e Chat Noir?
Genere: Angst, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ensemble contre le monde'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

LE ALI DELLA FARFALLA

*

Capitolo 2 – Amici

*

Il rumore sei suoi tacchi, echeggiava lungo il corridoio a scacchi lucido.

Aveva indossato, come ogni giorno, il suo tailleur nero con pantaloni, portamento fiero che non si scomponeva mai, capelli raccolti in una crocchia bassa, immancabile la sua cartellina blu, pronta ad appuntare qualsiasi cosa potesse passare nella mente del signor Agreste.

Si sistemò gli occhiali sopra il naso, si schiarì la voce con un leggero colpo di tosse, e bussò alla porta dello studio.

Ormai erano passati un paio d’anni, da quando lo stilista, aveva deciso di lavorare da casa, alla casa di moda, si faceva vedere poco o niente, solo quando si avvicinavano gli eventi più importanti, tipo presentare una nuova collezione, onorava i sarti e i suoi collaboratori di una fugace presenza.

Era Nathalie che visionava gli abiti, e li portava direttamente a casa sua, in quello che era il suo studio, o meglio il covo da cui poteva controllare i parigini.

“Avanti”. Ordinò la voce al suo interno.

Tirò la maniglia argentata, e il pesante portone si aprì, entrò senza esitare.

“Buongiorno, signor Agreste” Lo salutò andandosi ad accomodare sulla scrivania a lei dedicata.

“Ci tieni tanto a questo, lei?” Le disse non degnandola di uno sguardo, troppo impegnato ad ammirare l’imponente mosaico che ritraeva la sua defunta moglie, lasciando la donna spiazzata.

Quel lei, che gli rivolgeva, era per cortesia, per non varcare quel sottile confine che separava il dipendente dal datore di lavoro.

Anche ad Adrien, era stato imposto lo stesso limite: rivolgersi a Nathalie con il dovuto rispetto.

“Perché mi fa questa domanda?” Le chiese curiosa premendo il pulsante di accensione del portatile ed accomodandosi sulla poltrona di pelle nera.

“Da quando lavori per me? Dieci anni?” Gabriel sciolse quella posa rigida, riportando le braccia lungo i fianchi e voltandosi verso di lei.

“Dodici, signore” Precisò buttando giù della saliva, cercando di non scomporsi, anche se dentro di lei iniziava ad agitarsi.

“Bene, forse è giunto il momento che tu ti rivolga a me, in maniera meno formale. Del resto sei una mia fidata alleata”.

“Se è quello che desidera, per me va bene”. Iniziò a digitare la password sulla schermata iniziale del computer, dentro il tassello bianco sullo sfondo di Parigi, mentre Gabriel, si avvicinava alla scrivania.

Poggiò le mani sul legno bianco e la costrinse a guardarlo.

“A partire da ora”. Ordinò.

“Certo, sig…ehm…Gabriel”.

“Così va meglio” Le sorrise sghembo, dandole le spalle per ritornare a lavorare alla collezione, gli mancava solo un abito, e poi quella stoffa pregiata, che aveva accuratamente scelto, avrebbe potuto prendere vita.

Posò uno sguardo fugace per l’ennesima volta sul quadro di Emilie, chiedendosi se era giusto quello che stava facendo, se il dolore che scagliava contro Parigi, non fosse il suo, perché dopo due anni, non era riuscito nel suo obiettivo, e non si era ancora messo l’anima in pace, non accettando il fatto di averla perduta, e per colpa sua.

Impossessarsi dei Miracolous di Lady Bug e Chat Noir, non era semplice e doveva ammettere a sé stesso, che quei ragazzini, stavano diventando piuttosto bravi, anche perché potevano contare su una schiera di alleati, che a lui, al momento, non era concesso avere, l’unico aiuto vero e concreto, era rappresentato da quella segretaria che avrebbe messo a repentaglio la sua stessa vita per lui.

Perché ne era innamorata, ma allo stilista non era ritenuto a saperlo.

Gabriel iniziò a sentirsi strano, il cuore che batteva un po' più forte del previsto e le mani che tremavano visibilmente.

La guardò mentre convulsivamente, faceva scorrere le dita sulla tastiera del laptop.

Incrociarono per un breve istante gli sguardi, forse perché Nathalie, si sentì osservata.

Quel sorriso che gli volse, gli scaldò il cuore, stava anche per aprire bocca per dirle qualcosa, ma vennero interrotti dallo squillo del telefono.

“Pronto?” Rispose la segretaria, poi trascorse qualche secondo prima che la sentì pronunciare “…no, mi spiace, non abbiamo intenzione di cambiare compagnia telefonica, la saluto”. Garbatamente e senza scomporsi, riattaccò la cornetta.

Era abituata a ricevere certe telefonate scomode e a liquidarle sempre, in maniera molto professionale.

Ritornò a lavorare, quella email non poteva aspettare e doveva ancora risponderne a cinquanta, la sfilata era imminente, anche se ad un occhio inesperto, due mesi potevano sembrare un’eternità, doveva ancora trovare la location giusta e confermare la lista degli invitati.

Gabriel tossicchiò richiamando la sua attenzione, mentre muoveva le dita sullo schermo, trovando il perfetto equilibrio tra stile e design di quel maledetto ultimo abito.

“Mi stavo chiedendo…se sto facendo la cosa giusta”.

Nathalie alzò lo sguardo oltre il monitor e si sistemò meglio gli occhiali. “Farai un ottimo lavoro come sempre, la stampa ne parlerà per mesi e mesi, ed Adrien sarà fantastico in passerella con il vestito che hai disegnato appositamente per lui”.

“Non intendevo la sfilata”. Sospirò.

La segretaria si morse le labbra.

Ancora Emilie.

C’era ancora lei nei suoi pensieri, nonostante fossero passati due anni. Due fottutissimi anni.

“Secondo me, dovresti dire tutto ad Adrien.”

Gabriel abbassò lo sguardo “Mi odierebbe”.

“E allora fermati, non andare avanti”.

“Mi odierebbe solo all’inizio, poi sapendo che lo sto facendo per lui, si ricrederebbe”. Specificò.

“Lo stai facendo per lui o per te?” Quella domanda arrivò dritta al suo cuore “…siamo seri, Gabriel, sono già passati due anni, quanti ne passeranno ancora prima di farti desistere dal tuo scopo? Credi che Adrien ti perdonerebbe tanto facilmente se sapesse che hai causato dolore e sofferenza a Parigi per tutto questo tempo?” Fece una piccolissima pausa prima di schiaffargli in faccia la verità e una parte di quello che teneva dentro di sé “…No, non lo farebbe. Non accetterebbe mai il fatto che per portare in vita Emilie, tu ti sei allontanato da lui”.

Lo stilista inarcò un sopracciglio “Che intendi dire, che io non do le giuste attenzioni a mio figlio?”.

“Dico solo che dovrebbe avere una vita come tutti i ragazzi di sedici anni”.

“Non è un ragazzo normale. E’ un modello di fama internazionale, non hai pensato che se lo facessi uscire quando vorrebbe, verrebbe braccato da paparazzi e giornalisti. Lo sto solo proteggendo dal suo mondo. E detto questo, non ti permetto di fare più insinuazioni su come educo mio figlio, sono stato chiaro?” Chiese in tono alterato.

Nathalie si sedette composta “Si, si signore. Mi scusi se ho osato tanto, non accadrà mai più”.

“Pero…Hai ragione” Si sentì dire prima di rimettersi al lavoro. “Non sai quanto soffra per come lo sto trattando, ma è necessario per il completamento della missione. Sapendolo sotto il mio tetto, posso agire senza metterlo ogni volta in pericolo”.

Gabriel non avrebbe mai abbandonato l’idea di smettere di terrorizzare la città, solo per raggiungere il suo scopo, farlo avrebbe significato perdere per sempre l’amore della sua vita, la donna di cui si era innamorato la prima volta che aveva per caso incrociato il suo sguardo, la donna che per causa sua, si era ammalata, perché le aveva fatto utilizzare un miraculous danneggiato.

Era colpa sua tutto questo.

Un colpo di tosse, lo riportò al presente.

Il secondo, lo fece avvicinare di più alla scrivania, assicurandosi che Nathalie stesse bene.

Le porse un bicchiere d’acqua che bevve d’un sorso. “Grazie”.

Un altro colpo di tosse “Sto bene, non è niente”.

“Da ora in poi, non avrò più bisogno di Mayura”.

“No, hai bisogno di me…sarai solo a combattere questa battaglia…e poi lo hai riparato, non corro più alcun pericolo”.

“Mi spiace Nathalie, non posso permettermi di perdere la mia migliore collaboratrice”.

“Comunque sappi che ti sosterrò, sempre”. Gli sorrise.

*

Il problema principale, non era quello di tenere segreta la relazione, il più a lungo possibile, ma stava nel dire alla sua migliore amica una bugia.

“Non ho mai mentito ad Alya” Marinette scosse il capo in segno di dissenso e gesticolava nervosamente con le mani tremolanti.

“Nemmeno io a Nino, o a qualunque altra persona a me cara, proprio non ci riesco.” Scosse il capo mentre insieme varcavano l’ingresso del liceo “…ma è una bugia a fin di bene, finché non capiremo cosa è successo veramente nel futuro”.

Marinette sospirò affranta “Adesso, avrei voluto saperne di più di quella faccenda”.

“Guarda il lato positivo” Adrien ripose dei libri dentro l’armadietto “…se Bunnix non si è fatta ancora viva, significa che stiamo facendo la cosa giusta”.

La corvina chiuse l’armadietto rosso “Già…”

“Ehi, ciao amici” Parli del diavolo, e spuntano le corna, Alya si era presentata a loro con un enorme sorriso stampato in faccia, finalmente dopo mesi e mesi, i loro amici si erano finalmente messi insieme, avevano capito che erano fatti l’uno per l’altra e che nessuno da adesso in poi li avrebbe separati, tranne l’espressione triste che si materializzò sulla loro faccia.

“Che succede?” Chiese curiosa guardando prima uno e poi l’altro, in attesa di una risposta.

Marinette deglutì “Vedi, Alya…noi due” Disse indicando lei ed Adrien “…abbiamo deciso che…è meglio se non stiamo più insieme”.

“Che cosa?????” La sua migliore amica urlò così forte, che l’avevano sentita fino al secondo piano, e alcuni piccioni che si erano appollaiati sul tetto dell’edificio, svolazzarono spaventati.

“Non ci credo! Io davvero non capisco...” Si portò le mani dentro i capelli, mentre Nino varcava lo spogliatoio.

“Ehi Alya! Ti ho sentito urlare, che succede?” Le chiese ignaro di tutto.

“Loro due” Disse indicandoli.

“Sono carini insieme, vero?”

“Si che sono carini, ma peccato che abbiano deciso di lasciarsi” Spiegò gesticolando.

Nino sbattè le palpebre dallo stupore, poi guardò Adrien, che con il solo sguardo, gli fece capire che la fidanzata, non si stava sbagliando.

“Beh, se hanno deciso così…avranno le loro ragioni”. Fece spallucce non indagando oltre, tanto ci avrebbe pensato sicuramente lei.

“E non gli dici niente?”.

“Che dovrei dirgli?”

“Che stanno sbagliando”.

Nel frattempo Adrien e Marinette stavano osservando il siparietto, ridendo interiormente.

“Ragazzi, ragazzi, calmatevi, ok! Non è il caso di farne un affare di stato. Abbiamo deciso così, rispettate le nostre scelte”.  Adrien tagliò corto, non dando altre spiegazioni, ed insieme a Nino, prese la direzione della classe, lasciando le due ragazze da sole.

“Dove credi di andare?” Alya bloccò Marinette per un braccio, la spiegazione di poco fa di Adrien, non l’aveva per niente soddisfatta, da brava aspirante giornalista, doveva andare a fondo a questa faccenda, che puzzava di formaggio marcio, per usare una frase di Plagg.

Marinette pensò che la sua migliore amica, non avrebbe desistito molto facilmente, la conosceva bene, e l’unico modo per farla stare buona e che non la stressasse ogni dieci secondi, era quello di dirle che, dopo scuola, avrebbero parlato.

*

Chat Noir fece capolino sul suo terrazzo, e una volta atterrato, sciolse la trasformazione, quel suo messaggio, non ammetteva ritardi, e se lo fosse stato o se non si fosse presentato, probabilmente lo avrebbe cercato per tutta Parigi, o si sarebbe presentata a casa sua.

Sospirò, e non fece tempo a bussare alla botola di legno, che Marinette l’aprì.

“Era ora!” Esclamò furibonda prendendolo per il colletto della camicia bianca.

“Calmati. Che è successo?” Chiese sorpreso, ma in realtà sapeva benissimo perché lo aveva chiamato.

“Calmarmi? Mi stai dicendo di calmarmi”

Shh…abbassa la voce, i tuoi ti sentiranno”. La zittì mettendole un dito sulla bocca.

“Sono giù in pasticceria, non rincaseranno prima delle otto”.

“Vuoi dirmi cos’è successo? Scusami, ma non ho molto tempo a mia disposizione, tra un’ora verrà a chiamarmi Nathalie per la cena”.

“Ho subito un interrogatorio, peggio di quello sei servizi segreti. Ci mancava solo che  Alya, mi collegasse alla macchina della verità”.

Adrien scoppiò a ridere.

“Tu ridi? Tu ridi?” Chiese assottigliando gli occhi “…se ti dicessi che mi ha infilato delle canne di bambo sotto le unghie, reagiresti allo stesso modo?”.

“Voi ragazze siete troppo forti, fate una tragedia per tutto” Adrien si lasciò cadere con la schiena sul materasso di Marinette, incrociando le mani dietro la testa, ammirando il soffitto tappezzato da loro foto.

“Dovrei toglierle” Disse accomodandosi accanto a lui.

“Perché?”

“Beh…se mia madre o mio padre le vedono, potrebbero pensare che…”

“Puoi sempre dire che siamo solo amici”. Rispose con naturalezza alzando le spalle.

Amici, ancora quella parola tanto odiata come amata.

*

Continua

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: LadyHeather83