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Autore: Serena0397    15/12/2020    0 recensioni
[How To Get Away With Murder]
Finalmente era arrivato il momento di conoscere quelli che per un bel po’ di tempo sarebbero stati i miei colleghi, le persone che avrei visto quasi ogni giorno per quasi tutto il giorno. Max, colui che gestiva tutto quanto, aveva deciso di organizzare un incontro a New York, an-che se il set era previsto a Chicago. Avevo già letto il co-pione ed ero abbastanza preoccupata per quello che mi aspettava. Non avevo mai firmato per una serie, solo per film o comunque brevi apparizioni. Mi aspettava un vero e proprio viaggio grazie al quale avrei conosciuto i miei limiti e i miei punti di forza. Fortunatamente non dovevo affrontare tutto da sola.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Quando aprii gli occhi il sole era alto e la stanza era super illuminata. La sera prima ero andata a dormire vestita e truccata perché ero troppo stanca per cambiarmi così dovetti fare un bel lavoro quella mattina. Mi preparai una tazza di tè caldo, era appena finito settembre ma si iniziava già a sentire il primo freddo e la cosa non mi dispiaceva affatto. Sistemai il casino che avevo in faccia, mi lavai e mi vestii velocemente. Il mio appartamento era vicino al set, requisito principale nella mia ricerca. Preferivo spostarmi a piedi al posto di prendere troppe volte la macchina, un po’ di movimento era importante per liberare la mente alla fine delle riprese. Non appena arrivai trovai alcuni che discutevano del copione, altri che cercavano di conoscersi e altri ancora che parlavano male di Max, non scelsi nessuno di quei gruppi, andai dritta a cercare il mio camerino. -Ehi bambola!- Trovai Matt con il braccio poggiato alla mia porta che mi bloccava l’accesso. -Come mi hai chiamata?- Dissi scioccata. -Non ti preoccupare, è caduto da piccolo ed è diventato così, abituati perché non cambierà!- Disse poi Jack scuotendo il capo e trascinando via Matt. Il mio camerino non era niente male, aveva una zona trucco con un mega specchio e uno sgabello, un divano su cui avrei passato volentieri molto molto tempo, un frigo e una stanzetta che doveva essere il bagno. Notai vicino a una parete una specie di armadio con diversi vestiti appesi, andai subito a curiosare e capii che il mio personaggio era abbastanza elegante e femminile. Max ci chiamò tutti a rapporto così uscii dal camerino. -Cristina!- Mi voltai di colpo sentendomi chiamare e trovai Alfred sorridente. Era il mio vicino di camerino, sicuramente meglio di trovare Matt. -Ehi, tipo delle mele!- Risposi facendolo ridere. -Siamo vicini di camerino?- Mi chiese indicando la mia porta. -Lascerò un biglietto appeso alla mia porta con su scritti gli orari dei miei pisolini, sai che intendo!- Lo minacciai puntandogli un dito contro, lui alzò le braccia al cielo in segno di resa. Max ci spiegò come sarebbe stato organizzato il nostro lavoro da quel giorno. I primi giorni erano dedicati alla lettura collettiva del copione, alla conoscenza del proprio personaggio, ai dubbi e alle curiosità. Dopodiché era il momento di iniziare le riprese e ovviamente non c’era più spazio per le domande. Anche se in un giorno non dovevamo essere ripresi non potevamo rimanere a casa, dovevamo presentarci tutti i giorni sul set, tranne il weekend ovviamente e cercare di provare le scene così da riuscire a registrarle nel minor tempo possibile. Dopo una decina di minacce Max ci presentò per bene il set. La maggior parte delle scene dovevamo girarle in una casa che sarebbe stata quella di Viola, la nostra insegnante e avvocato capo. Era una casa davvero grande, su diversi livelli. Il piano terra era quello che avremo frequentato di più, c’era il salone principale, dove lavoravamo noi; la cucina in cui dovevamo girare poche scene, la stanza in cui riceveva Viola che da quel momento avrei iniziato a chiamare Annalise per non dimenticare il nome del suo personaggio. Dietro una porta c’erano delle scale che portavano a un seminterrato in cui avrei messo piede solo un paio di volte. Al primo piano invece c’era la camera da letto di Annalise e di suo marito, che riuscii a conoscere solo quel giorno, infine c’era il bagno. Dopo averci mostrato la casa Max ci portò al tribunale. Mi guardai intorno a bocca aperta, ero emozionatissima di poter mettere piede in un’aula di tribunale. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime ma cercai di trattenermi, non potevo essere la più emotiva già al primo giorno, non di nuovo. Dopo il tribunale visitammo altre tre case, la prima era piccolina e Max ci spiegò che lì viveva il personaggio di Jack insieme al suo compagno. Guardammo tutti Jack e lui annuì senza problemi. Inevitabilmente iniziai a chiedermi se fosse gay anche nella realtà, un vero spreco per il genere femminile. Conrad sarebbe stato il suo ragazzo e su di lui non c’erano dubbi, era sicuramente gay ed era anche un ragazzo gentilissimo. La seconda casa era quella di Frank, il personaggio di Charlie e interessava principalmente lui e…me. Avevo letto bene il copione ma per l’emozione avevo completamente dimenticato che il mio personaggio e il suo intrattenevano una relazione per le prime puntate. Quando Charlie mi lanciò un bacio da lontano divenni completamente rossa e desideri di sprofondare nel pavimento. Andammo a visitare l’ultima casa, quella di Alfred. In realtà si trattava di un piccolo monolocale in un appartamento. Nella stanza di fianco c’era Rebecca, interpretata da Katie, che avrebbe frequentato Alfred per qualche puntata. C’erano altri posti in cui avremmo girato alcune scene ma Max decise che ce li avrebbe presentati in un altro momento. Le prime due settimane andarono velocissime, non riuscii a sistemare nemmeno uno scatolone di quelli che mi aveva spedito la mia amica da casa. Uscivo la mattina e tornavo la sera stanca morta, fortunatamente la pizzeria vicino casa era sempre aperta. Dalla settimana successiva avremmo iniziato a girare le prime scene e non stavamo più nella pelle. Quel venerdì avevo deciso che una volta tornata a casa avrei cucinato qualcosa di decente e mi sarei seduta al mio nuovo tavolo con un bicchiere di vino a rilassarmi un po’. -Cris, stasera abbiamo organizzato una serata in un locale qui vicino, beviamo qualcosa, ci rilassiamo insomma. Sei dei nostri?- Mi chiese Karla sorridente. Avevo bisogno di un po’ di riposo e di un po’ di pace ma non potevo rifiutare. Avevo sempre cercato di evitare relazioni personali e amicizie sul posto di lavoro perché sapevo che si trattava solo di un periodo limitato e che prima o poi avrei dovuto salutare i miei colleghi ma in quel caso era diverso. Avrei passato anni con le persone che mi stavano invitando a bere una cosa e non potevo di certo far finta che non mi piacesse uscire e divertirmi. -Certo!- Risposi. Lei annuì contenta e mi spiegò dove si trovava il locale. Prima di tornare a casa passai dal supermercato e presi un’insalata già pronta e una vellutata di zucca con dei crostini. Non ero un’amante dei cibi precotti ma non avevo altra scelta in quel momento. Nel weekend avrei lavorato per creare un piano della settimana dei pasti, solo in quel modo non mi sarei ridotta a mangiare cibo spazzatura ogni giorno. Mangiai velocemente dopo aver scaldato la vellutata e corsi in camera a cercare qualcosa di carino da mettere. Dopo aver passato dodici minuti a fissare il mio armadio, non ancora sistemato alla perfezione, scelsi un body rosso a maniche lunghe e scollato sulla schiena, un paio di jeans scuri e degli stivaletti bassi. Mi truccai e piastrai i capelli. Quando guardai l’orologio mi prese un colpo, era tardissimo, in pochi minuti dovevo arrivare al locale. Presi uno zainetto, la giacca di pelle e mi chiusi la porta alle spalle. -Eccomi!- Dissi cercando di non collassare a terra senza fiato. Uno dei miei più grandi problemi era che quando camminavo per strada da sola aumentavo tantissimo il passo e arrivavo a destinazione quasi senza forze. Dovevo imparare a rilassarmi un po’ di più. Il pub era molto carino, c’era un’atmosfera piacevole, la musica non era troppo alta, le luci erano soffuse e le persone non si strusciavano l’una all’altra. Notai che gli altri erano seduti al bancone e stavano ordinando da bere. Prima che potessi sedermi anche io mi trovai a dover affrontare un Charlie con i capelli tirati indietro e gli occhi azzurri splendenti. -Allora, sei pronta a soffrire?- Mi chiese con un tono di voce basso. Lo guardai curiosa e lui indicò il tavolo da biliardo. -Non sai contro chi ti stai mettendo!- Risposi accettando la sfida. Presi una cosa da bere velocemente e raggiunsi Charlie al tavolo. Gli altri si misero intorno a noi per fare il tifo. Per la prima metà della partita Charlie stava dominando, continuava a imbucare palle, a farmi occhiolini da lontano e a complimentarsi da solo. Tutti intorno a noi tifavano per me e io li stavo deludendo. A un certo punto la situazione si ribaltò e riuscii a recuperare il punteggio. Mancava un’ultima palla da imbucare ed era il mio turno. -Aspetta, cosa vinco se la imbuco?- Chiesi. Tutti si voltarono a guardare Charlie in silenzio. -Una cena con me.- Rispose alzando un sopracciglio. -Ma questo è un premio per te, non per me!- Risposi facendo spallucce. -Sai già che perderai, che senso ha farti scegliere un premio?- Quando disse quelle parole sentii la rabia arrivarmi fino al cervello. Presi la mazza e mi posizionai, in un attimo colpii la palla e la imbucai. Tutti iniziarono a gridare il mio nome mentre Charlie rimase a bocca aperta incredulo. -Ritenta, sarai più fortunato!- Dissi passandogli accanto. Tornai al bar per rilassarmi un po’ mentre Karla e Naomi continuavano a prendere in giro Charlie da lontano. Non credevo davvero di poter vincere quella partita ma le sue parole mi avevano davvero innervosita. -Allora, sei italiana, sai giocare a biliardo…- Alfred si mise a sedere vicino a me e poggiò i gomiti sul bancone mentre parlava. -Che altro nascondi?- Mi chiese per poi sorridere. -Mi piace il gin…- Risposi indicando le bottiglie che si trovavano dietro il bancone. Lui annuì ridendo e ordinò due cocktail al barista. La musica iniziò a farsi più pesante e le persone si accalcarono in mezzo al locale per ballare. Iniziai a sentirmi un po’ fuori luogo. -Ti va di uscire a prendere una boccata d’aria?- Mi chiese Alfred vedendo la mia espressione. Annuii ringraziandolo con lo sguardo. Uscimmo dal locale, lui diede una controllata al telefono mentre io mi poggiai con la schiena contro il muro, stavo iniziando a sentire la stanchezza della giornata. -Non mi piacciono i posti troppo affollati…- Disse Alfred mettendosi al mio fianco. -Siamo in due allora…- Risposi. -Allora, saremo avvocati, non sei emozionato?- Gli chiesi sorseggiando il mio cocktail. -Abbastanza, ma sono anche terrorizzato da Max, non mi sembra un tipo gentile.- Stava per aggiungere altro ma si tirò indietro. Lo guardai curiosa ma lui non disse nulla. -Che c’è?- Chiesi alzando un sopracciglio, lui scosse il capo ridacchiando e alla fine cedette. -Da piccolo simulavo sempre dei processi, ero bravo a difendere i miei clienti!- Confessò, lo guardai ridendo. -E chi difendevi?- Gli chiesi poi divertita. Lui sorseggiò il cocktail e poi si fece serio. -Il signor Bear, Teddy Bear!- Quando disse quelle parole scoppiai a ridere e lui mi seguì. -Ragazzi, dobbiamo cambiare locale…- Karla uscì con un’espressione preoccupata e arresa allo stesso tempo. La guardammo curiosi. -Matt ha cercato di rimorchiare la ragazza di un pugile, vi lascio immaginare…- Ci spiegò. Matt era un disastro, in quelle due settimane l’avevo visto ballare, cantare, farsi i complimenti da solo e provarci con tutte le ragazze del cast. Però era così simpatico che nessuno alla fine riusciva a dirgli niente di male. Guardando l’orario pensai di rifiutare l’invito e tornare a casa, ero molto stanca. -Non dirmi che stai pensando di mollarmi proprio adesso! A quest’ora i locali sono pieni di gente e io ho bisogno di una scusa per uscire a prendere aria!- Alfred mi guardò minaccioso poi scoppiò a ridere e nonostante la stanchezza non riuscii a dire di no a quel sorriso. Ci spostammo a piedi e per tutto il tragitto Matt non smise di insultare il tipo che l’aveva minacciato. Non appena arrivammo al secondo locale cambiò espressione e tornò a divertirsi. Entrammo tutti quanti e prendemmo qualcosa da bere. Gli altri tornarono a ballare contenti, Karla mi fece segno di raggiungerla ma io non ero molto convinta della cosa. Alla fine mandai al diavolo la mia testa e decisi di buttarmi, ma prima… -Alfred, andiamo!- Gli tolsi il cocktail dalla mano e gli feci segno di seguirmi. Lui scosse il capo e incrociò le braccia al petto. -Berrò tutto il tuo cocktail!- Lo minacciai. -Ne prenderò un altro!- Rispose convinto. Notai che stava cercando di non ridere ma le fossette lo tradirono. Scossi il capo. -Dirò al signor Bear di dichiararsi colpevole! Pensa che brutta figura che farai in tribunale!- Lui alzò le mani in segno di resa e mi raggiunse. -Un avvocato deve fare di tutto per vincere la causa!- Disse scuotendo il capo. -Beh ragazzi, io torno a casa, mi aspetta un weekend di progettazione!- Dissi voltandomi verso gli altri. Mi resi conto di aver bevuto troppo nel momento in cui mi squillò il telefono ma non riconobbi la suoneria. -Cris, il telefono…- Mi fece notare Matt, poi si voltò e mi diede della pazza mimandolo con le mani. Presi il telefono e notai che era James, sospirai e riposi il telefono nella tasca dei pantaloni. -Non rispondi?- Mi chiese Naomi dopo aver visto il nome sullo schermo. -Non credo che voglia sentire la propria ragazza sbiascicare al telefono, lo richiamerò domani mattina…- Risposi e mi sentii subito in colpa. Avevo esagerato e non potevo permettermi troppi sgarri, James era sempre stato severo sul divertimento serale, soprattutto quando ero sola in un’altra città. Salutai gli altri e mi avviai verso casa. Cercai di mantenere una rotta abbastanza dritta, non sopportavo l’idea di avere la testa che girava per colpa dell’alcool. Io ero una ragazza seria, con la testa sulle spalle e che non amava divertirsi troppo, o almeno era quello che credevo da quando stavo con James. Cercai di zittire la mia testa e una volta rientrata nel mio appartamento mi trascinai fino alla camera da letto per cambiarmi. Mi struccai, mi lavai i denti e dopo essermi buttata sul letto crollai in un sonno profondo.
   
 
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