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Autore: Martina_Morittu    16/12/2020    0 recensioni
Una libreria sull'acqua di un canale londinese e la sua proprietaria, Mrs Austen, sconvolgeranno la vita ad Olivia, una giovane ragazza intrappolata in una città che non ama.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivai da Mrs Austen in anticipo. Era impegnata ad annaffiare delle piante che non avevo mai visto. Come avevo fatto a non notare quel vaso enorme di lavanda? E quel cactus gigante vicino alla porticina d’ingresso? Quello ero sicurissima non ci fosse, dovevano essere dei nuovi acquisti.
“Buon pomeriggio Mrs Austen ha fatto un po’ di compere, vedo.” Iniziai a salire sulla barca.
“Oh cara, sono già le cinque?” Disse guardando l’ora su un orologio da polso inesistente. “No non ho comprato niente di nuovo. In effetti” posò l’annaffiatoio per terra e cominciò a grattarsi il naso “questa settimana sono stata molto impegnata con le piante e non sono uscita molto. Sai gli dovevo cambiare la terra, sistemarle sulla barca…” Si fermò di nuovo e le uscì dalla bocca un risolino che sembrò voler fermare portandosi la mano alla bocca. “Che sciocca che sono! Ti riferisci proprio alle piante vero cara?” Annuii sorridendo per la buffa situazione.
“Sono un regalo di un’amica che mi è venuta a trovare qualche giorno fa. Le teneva sulla sua houseboat ma purtroppo la sta vendendo e non poteva tenerle con lei. Ti piacciono?”
A quella domanda iniziai a preoccuparmi e prima che fosse troppo tardi replicai: “Prima di rispondere devo farle un’altra domanda: ha intenzione di disfarsi di queste piante come ha fatto con la cioccolata?”
Mrs Austen mi guardò perplessa: “No assolutamente! Adoro fare del giardinaggio nel tempo libero. Senti come profuma quella lavanda?”
“Allora si, mi piacciono tantissimo!” Le risposi tranquilla del fatto che non mi sarei portata a casa tutta quella lavanda. Non che mi preoccupasse la pianta in sé, ma quel vaso non aveva l’aria di essere leggero.
“Ti va di aiutarmi mentre aspettiamo Nate?” Propose Mrs Austen.

Il tempo passava e Nate non arrivava. Se ne accorse anche Mrs Austen: “Mi chiedo se gli sia successo qualcosa o se magari ha avuto un impegno improvviso. Non è mai in ritardo quel ragazzo. Perché non provi a chiamarlo?”
L’ultima volta che c’eravamo visti avevamo discusso per colpa mia e non mi andava di chiamarlo solo per chiedergli a che ora sarebbe arrivato. Avevo pianificato di chiedergli scusa sulla strada per tornare a casa e magari offrirgli una birra in un pub dove non avremmo rischiato di prendere una qualche malattia bizzarra solo sfiorando il bancone.
Anche se avessi voluto non avrei potuto chiamarlo: “Vorrei, ma non ho il suo numero.”
Mrs Austen mi guardò con aria sconvolta: “Come è possibile? Come comunicate voi giovani? Sono tornati di moda i piccioni viaggiatori?” 
Mi misi a ridere ma tornai subito seria: “Non abbiamo mai avuto motivo per scambiarci i numeri. Non ci vediamo in altri giorni oltre al martedì e forse” feci una pausa “è meglio così.” La parte finale della frase la dissi sottovoce, mentre mi allontanavo per andare ad annaffiare la lavanda, più a me stessa che a Mrs Austen, la quale era riuscita comunque a sentire le mie parole e non riuscì a trattenersi dall’indagare: “Cosa è successo?”
Le risposi con aria vaga: “Niente di che, solo una piccola discussione. Nulla d’importante.” E continuai ad annaffiare fingendomi  concentrata. Non ero neanche sicura di dover dare tutta quell’acqua alla lavanda. 
Mrs Austen si avvicinò e mi prese l’annaffiatoio dalle mani: “Facciamo una piccola pausa, possiamo continuare più tardi” e si mise seduta per terra con la schiena appoggiata al vaso della lavanda. Mi misi vicino a lei ed iniziai a giocherellare nervosamente con le dita delle mani. Mi vergognavo a parlare della discussione perché sapevo che era colpa mia e che l’avevo iniziata senza un vero motivo.
“Sarà meglio che inizi a parlare prima che ti cadano le dita” disse ridendo.
Smisi di torturarmi le mani, ma non iniziai a parlare.
Mrs Austen attese paziente e sapevo che non mi avrebbe forzata a raccontarle cosa era successo. 
Presi coraggio, decisi di combattere l’imbarazzo e iniziai: “Siamo andati a prendere una birra in questo pub orribile.” Potevo farcela, avevo iniziato la frase e potevo continuare.
 L’imbarazzo non l’avrebbe avuta vinta: 
“E poi è successo” Dai Olivia, ce la puoi fare: “Nulla di importante.” 
Non ce l’avevo fatta.
“Va bene” disse Mrs Austen dandomi una pacca sulla gamba. Pensavo avesse deciso di arrendersi ma non si mosse. Rimase seduta là a guardarsi intorno, ed io, accanto a lei, in silenzio.

“Abbiamo discusso.” Ripresi a parlare dopo un po’, più per svegliare Mrs Austen che sembrava sul punto di addormentarsi che per raccontarle cosa fosse successo.
Mrs Austen annuì con la testa ma non chiese niente.
Continuai a parlare per riempire il silenzio che stava iniziando ad irritarmi: “Stavamo bevendo una birra ed ha iniziato a fare domande sul lavoro: se qualcuno mi avesse chiamata, se avessi intenzione di inviare le basi a qualcun altro, se volessi provare a trasferirmi in un’altra città e in quale e sono esplosa.”
A quel punto Mrs Austen parlò: “E’ stato lo specchio magico, anzi lo specchio della verità. Come nella storia di Biancaneve quando la regina chiede chi sia la più bella del reame e lo specchio le dice che non è lei.” Mrs Austen si girò così che ci trovammo una di fronte a l’altra.
“La regina non ha reagito bene. Ha cercato di uccidere Biancaneve, tu hai solo cosa? Urlato? Risposto male? A Nate è andata molto meglio che a Biancaneve.” 
Sorrisi immaginandomi Nate travestito da Biancaneve. “La differenza tra te e la regina” continuò Mrs Austen “è che lei ha cercato di eliminare il problema, tu volevi distruggere lo specchio. E’ molto raro avere uno specchio della verità come amico.”
Nella mia testa questo risuonò come un rimprovero e mi fece sentire ancora più in colpa per aver iniziato la discussione. 
“Sai penso che sia per questo che non vi siete ancora scambiati i numeri.” Non riuscivo a capire il collegamento con la storia dello specchio e Mrs Austen, che vide un’espressione confusa farsi largo sulla mia faccia, spiegò: “Non eri pronta a parlare con lo specchio della verità e hai fatto il possibile per evitarlo. Se non ha il tuo numero, sei irraggiungibile.”

Ci rialzammo e ricominciammo a curare le piante. Il tempo passava e Nate non si faceva vedere. 
Stavo cercando di ritardare il mio ritorno verso casa ma iniziava a farsi tardi e non volevo disturbare oltre. Ero sicura che si sarebbe presentato, avremmo parlato, fatto pace e avremmo ricominciato i nostri martedì da Mrs Austen.
“Avrai la tua occasione per scusarti, ne sono sicura.” Mi disse Mrs Austen dandomi una tenera carezza per rincuorarmi. Se era lei a dirlo, non potevo non fidarmi.
“Credo sia arrivata l’ora per me di tornare a casa.” Mrs Austen fece un sorriso gentile e mi accompagnò fin sulla sponda del canale.
“Cara ricordati che puoi venire quando vuoi, avrò bisogno di una mano con le piante.” 
La ringraziai ancora per la sua gentilezza e stavamo per separarci quando Mrs Austen iniziò a strizzare gli occhi per vedere meglio qualcosa in lontananza alle mie spalle.
Mi girai incuriosita.
Qualcuno stava correndo verso di noi, sventolando la mano per richiamare l’attenzione. Poco dopo giunse anche un suo grido: “ Ho una grande notizia!”
Era Nate. 
   
 
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