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Autore: Severa Crouch    16/12/2020    2 recensioni
[Questa storia partecipa all'iniziativa "A scatola chiusa" del gruppo Facebook Caffè e Calderotti ed è anche un regalo di Natale per Lina Lee.]
Natale 1998
Per il primo Natale dopo la fine della seconda guerra magica, il ministro Kingsley Shacklebolt obbliga gli ex-Mangiamorte, come condizione per poter accedere al provvedimento di amnistia, a trascorrere il Natale con chi ha combattuto contro Voldemort, perché è convinto che solo scoprendo cosa unisce le persone è possibile abbattere le barriere e costruire la pace.
Alexandra Turner e Rodolphus Lestrange scoprono di essere stati abbinati a Lele Morrigan Kendrick e Sirius Black che li ospiteranno nella loro dimora scozzese per la cena della Vigilia. Riusciranno Lele e Sirius a convertire Alex e Rodolphus alla magia del Natale e portare un po' di luce nelle loro vite?
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange, Sirius Black
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Premessa:

Questa storia è un regalo di Natale per Lina Lee che sicuramente non se l’aspetta.

Ci siamo conosciute quest’anno grazie alle iniziative del gruppo di Rosmary, Caffè e Calderotti, e abbiamo scoperto che la sua long “Until the very end” era del tutto speculare alla mia Kintsugi. La long di Lina ripercorre le due guerre magiche dal punto di vista di una combattente dell’Ordine della Fenice, mentre la mia è dal punto di vista di una Mangiamorte. Ora, non serve conoscere entrambe le long per poter leggere questa storia, perché è uno spaccato di vita e la long di Lina è ancora in corso e quindi non ho idea di come starà Lele alla fine della seconda guerra magica (spero bene così può festeggiare questo Natale! Rendiamolo canon!) peraltro questa one-shot non segue nemmeno quello che dovrebbe essere il canone di Kinstugi.

Nel corso delle reciproche recensioni, su Facebook e in chat, io e Lina abbiamo iniziato a far interagire le nostre OC. Lele e Alex sono personaggi completamente diversi, opposti, accomunate dalla forza e dalla capacità di amare.

Ho unito il regalo per Lina Lee all’iniziativa “A scatola chiusa” del gruppo che ci ha fatte conoscere che aveva come tema “Natale con il Grinch”. Ossia: il personaggio protagonista del racconto per qualche ragione non ha nessuna intenzione di godere dell'atmosfera natalizia né di festeggiare, è anzi di cattivo umore, sminuisce e sbeffeggia tutto ciò che ruota attorno a questa festa eccetera – a voi se renderlo burbero, malinconico o altro. Se alla fine cederà al clima natalizio o meno è una vostra scelta.

Ho usato Lele con le informazioni che sono disponibili sulla sua long, quindi non dovrebbero esserci spoiler, al massimo è preveggenza. Non ho assolutamente idea di come evolverà la long di Lina e sono molto curiosa di leggere i prossimi aggiornamenti.

 

 

 

A Lina, ma anche a Lele che ci ha fatte conoscere.

Buon Natale!

 

 

Adotta un Mangiamorte per Natale

 

 

Castello Lestrange, 20 dicembre 1998

 

 

“Spiegami perché dobbiamo farlo.”

Alexandra alzò gli occhi al cielo e sospirò. Sarebbe stato estremamente difficile tornare a spiegare di nuovo a Rodolphus perché dovessero trascorrere il Natale niente di meno che con Sirius Black e la sua storica fidanzata, compagna, amante, quello che era.

“Lo ha deciso il Ministro della Magia: gli ex Mangiamorte devono trascorrere il Natale a casa di membri della fazione opposta. Se vogliamo godere del provvedimento di amnistia dobbiamo dimostrare che abbiamo capito gli errori e pacificarci con chi ha vinto la guerra.”

Rodolphus sbuffò: “Non sopportavo Sirius quando era un marmocchio, mi ha spedito ad Azkaban già una volta e adesso devo pure trascorrerci il Natale insieme!” Incrociò le braccia stizzito. Alexandra gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia. Era adorabile quando metteva su il broncio in quel modo. “Non dargli l’occasione di rispedirti ad Azkaban una seconda volta, cherie.” Rodolphus sospirò e borbottò poco convinto un “D’accordo.”

Alexandra sorrise tra sé e sé pensando che i baci e l’uso del francese fossero una combinazione imbattibile per convincere Rodolphus a fare qualcosa. Sedette sulle sue ginocchia sorridente, gli posò una serie di baci, che divennero carezze, che divennero vesti che venivano lanciate sul pavimento e gemiti di piacere alla luce del caminetto. Era così felice che quella dannata guerra fosse finita e che lei potesse stare con Rodolphus da accettare qualsiasi richiesta del Ministero pur di non vederselo più strappare dalle sue braccia. Sì, poteva sembrare pesante, burbero, uno spietato assassino, ma lei lo amava a prescindere da tutti quegli aspetti e nonostante tutto ciò perché lui aveva sempre avuto la capacità di toglierle il respiro.

Così, anche se non aveva nessuna voglia di festeggiare il Natale, lo avrebbe fatto. Nessuno voleva festeggiare niente dopo aver perso una guerra come l’avevano persa loro, ancor meno volevano trascorrere il Natale con Sirius Black e la sua fidanzata.

 

-

 

Villa Kendrick, 20 dicembre 1998

 

“Chi ci è capitato?” La voce di Sirius arrivò dalla cucina, mentre Lele prendeva la busta appena arrivata dal Ministero della magia. Erano stati scettici all’inizio. La guerra era finita da poco e non credevano fosse sensato ospitare in casa degli ex Mangiamorte, ma Kingsley riteneva che fosse un’ottima idea e l’intero mondo magico si era detto d’accordo con lui.

“Adotta un Mangiamorte per Natale” era il nome dell’iniziativa e loro due, che avevano avuto un ruolo chiave nella guerra contro Voldemort, non potevano tirarsi indietro. Il quadro di sua madre Aiko le aveva ricordato per giorni come lei avesse accolto sorridente e rispettosa anche i Mangiamorte che erano giunti per uccidere lei e il marito, sua figlia, pertanto, non poteva sottrarsi dal trascorrere il Natale insieme a due ex Mangiamorte, se ciò era utile per evitare che il mondo magico conoscesse altre guerre.

Lele si era domandata perché dovesse essere proprio il primo Natale dopo la guerra, ma Kingsley le aveva risposto che era il modo migliore di voltare pagina e godersi tutti i Natale successivi. Sospirò pensando che quel dannato Ministro sapeva rigirarli come solo Silente avrebbe saputo fare. Raggiunse Sirius in cucina e sedette accanto a lui: avrebbero aperto la busta insieme per scoprire cosa avesse riservato loro il Ministero della Magia.

“Speriamo che non sia Malfoy,” disse Lele, “o sarà difficile resistere alla tentazione di avvelenarlo…”

“Lele!” il quadro di suo padre la rimproverò e Lele alzò gli occhi al cielo mentre Sirius ridacchiava. Tirò un calcio stizzito a Sirius.

“Era tanto per dire, papà!” provò a giustificarsi, mentre sua mamma ridacchiava benevola e cercava di calmare Laelius. Per fortuna, sua madre sembrava aver conservato un po’ di senso dell’umorismo. Si scambiò un’occhiata con Sirius e aprì la busta, dentro di sé pregava tutti i Fondatori, Merlino, Morgana e tutte le divinità affinché non fosse Malfoy.

“Tutti ma non Malfoy…” continuò a ripetere sottovoce, cercando di non farsi sentire dai suoi genitori. Sirius le strappò la busta dalle mani e le disse: “Arriveremo a Capodanno di questo passo! Fammi vedere!” Sirius lesse la lettera e scoppiò in una delle sue risate, così simili a un latrato, che la rese perplessa. “Chi è?” domandò cercando di sbirciare, mentre lui la teneva a distanza.

“Non puoi capire chi ci è capitato!” esclamò asciugandosi le lacrime agli occhi. “Ti dico solo che rimpiangerai Malfoy!”

“Non è possibile!” esclamò convinta. Nessuno poteva essere peggio di Malfoy. Sì, d’accordo, forse Fenrir Greyback era peggio di Malfoy, ma lui era morto e quindi non c’era pericolo. Sirius la guardava divertito, lo vide avvicinarsi al quadro di Lealius e Aiko per mostrar loro la coppia a cui erano stati abbinati, mentre Lele moriva di curiosità. Sentì suo padre scoppiare a ridere e persino sua madre nascondeva le risate con la mano.

Lele stava perdendo la pazienza: “Sirius Black! Dimmi a chi siamo stati abbinati.”

“Preparati ad essere al settimo cielo. Sarà un Natale bellissimo! Io ho intenzione di immortalare ogni istante di questo Natale! Anzi, chiederò a Kingsley di obbligarli a venire tutti i prossimi anni a casa solo per vedere la tua reazione!”

“Smettila! Dimmi chi ci è capitato.”

“Alexandra e Rodolphus Lestrange.”

“No! Ma non è la Turner, vero?” domandò perplessa, “È un’omonima, vero?”

Sirius scoppiò a ridere: “Oh, no, è proprio lei! Si sono sposati subito dopo la guerra e adesso ha il cognome del marito. Ti ricordi quando la incontravamo a Hogwarts con Regulus?”

“E chi se lo dimentica… La fan numero uno di tua madre, mi par di ricordare…” lo guardò con un sorriso perfido sul volto e osservò quello di Sirius sparire. “Sei proprio sicuro di voler chiedere a Kinglsey di festeggiare tutti i prossimi anni con loro?”

Sirius scosse la testa e la fiondò sulla ciotola del porridge. Saperlo non poi così felice della sorte le dava una certa soddisfazione: mal comune, mezzo gaudio.

 

-

 

“Che cosa si regala a dei traditori del sangue?” borbottò Rodolphus sempre più corrucciato. “Rod!” Alexandra lo riprese tirandogli un braccio. Lo sapeva che non si potevano più usare certe espressioni! Doveva stare attento.

Erano in giro per Diagon Alley ad acquistare gli ultimi regali. Al Ghirigoro aveva trovato un bellissimo libro sulle dimore magiche per Narcissa Malfoy e al negozio di liquori avevano trovato una pregiata bottiglia di Firewhisky per Lucius Malfoy: erano stati abbinati ai Weasley e necessitavano di un po’ di conforto.

Narcissa si era presentata a casa loro in preda all’ansia. Non sapeva cosa indossare per un Natale in casa Weasley e, considerato che negli anni passati Alexandra aveva lavorato con Percy, sperava che potesse darle dei suggerimenti.

Alexandra le aveva raccontato quanto ricordava dei resoconti raccapriccianti di Percy: cene a base di stufato e cibo pesante, maglioni natalizi e zabaione corretto. Narcissa stava per avere un mancamento e Alexandra aveva taciuto il debole di Molly Weasley per Celestina Warwick e i suoi duetti con il marito. Rise tra sé e sé e si disse che avrebbero preso il tè insieme dopo quelle serate per confrontarsi su come erano sopravvissute (ammesso che si potesse sopravvivere, una parte di sé aveva il sospetto che fosse una trovata del Ministro per far fuori tutti i Mangiamorte rimasti in vita).

“Almeno sei capitata con mio cugino…” le aveva detto Narcissa, come se il cognome Black potesse essere una garanzia. Alexandra ricordava Sirius, erano cresciuti insieme e non era così ottimista. Sirius era sempre stato irriverente, maleducato, rumoroso, e insopportabile. Non era assolutamente in vena di festeggiare il Natale e farlo con Sirius Black era quanto di peggio potesse capitarle. No, forse il peggio erano i Weasley, ma insomma, almeno avrebbe potuto defilarsi con Percy e Audrey o chiacchierare di questioni ministeriali con Arthur o avere informazioni sulle attività degli Auror da Potter. Sì, il Natale con Sirius e la Kendrick era decisamente il peggio del peggio.

“Un libro di stile per la Kendrick?” domandò ironica mentre cercava di farsi venire in mente delle idee per i regali. Rodolphus ridacchiò. “Male non le farebbe, hai visto come va in giro? Sempre con quei cappotti e vestita alla babbana…”

“Credo che dovremo essere gentili. Insomma, il Ministero deciderà il nostro futuro sulla base di quanto saremo carini con loro.” Alexandra si strinse sottobraccio a Rodolphus mentre guardavano perplessi e per nulla convinti le vetrine dei negozi.

 

-

 

“Ma oltre ad ospitarli dobbiamo far loro dei regali?”

Stavano addobbando la casa per le feste ed erano impegnati a decorare il caminetto prima di iniziare con l’albero di Natale. Lele gli sorrise: “Certo, è Natale, dobbiamo convertirli alla magia del Natale. Chissà che Natali tristi che passano nei loro castelli lugubri, con tutte quelle cose oscure… Insomma, pensa a Grimmauld Place, se Alexandra è come Walburga, non avrà mai vissuto un vero Natale!”

“Puoi evitare di ricordarmi che Alex è come mia madre? Ancora ho la nausea per l’anno che ho dovuto trascorrere chiuso nella mia vecchia casa.”

“Doveva esserle affezionata. È andata da Harry e gli ha tolto persino il ritratto e se l’è portato a casa.”

“Come ha fatto?” Sirius scosse la testa sorpreso. Lele si era dimenticata di dirgli quell’aneddoto che le aveva rivelato Ginny. Anzi, era convinta che Harry lo avesse avvisato, ma evidentemente anche lui aveva avuto altro per la testa. Certo, la cattura dei Mangiamorte e la ricostruzione erano qualcosa che aveva la priorità.

“L’ha convinta a staccarsi dal muro,” rispose divertita. Sirius scosse la testa come se avesse appena avuto la conferma delle sue teorie: “Vedi? Non è normale, è pazza come mia madre! Sarà un Natale impegnativo!”

“Voi due sottovalutate la magia del Natale,” il quadro di Laelius li osservava con un sorriso sornione sul volto mentre si passavano gli addobbi. Lele finalmente, dopo molti anni, riassaporava l’atmosfera natalizia della sua infanzia, anche se i suoi genitori erano in forma di ritratto.

La sera della Vigilia di Natale, casa Kendrick-Black era il tripudio del Natale. Lele non aveva lesinato sugli addobbi: dopo tanti anni di guerra, solitudine e preoccupazioni voleva sentire il calore del fuoco, il suo elemento, e l’amore dell’uomo che amava, anche a costo di trasformare la sua villa nella casa di Babbo Natale.

Aveva curato la tavola e il menu, organizzando un menu tipicamente inglese, con tanto di pudding, tacchino ripieno, arrosto, sformati vari. Sua madre aveva assistito e letteralmente vegliato su lei e Sirius mentre cucinavano, guidandoli nell’esecuzione dei piatti e si erano scambiati baci appassionati, e stretti, e avevano rischiato di mandare in fumo l’arrosto quando Sirius aveva iniziato a distrarla infilando le mani sotto la lunga t-shirt che aveva indossato per stare comoda ai fornelli.

Lele guardò la tovaglia natalizia, i piatti a tema, i calici di cristallo e il centrotavola composto da meravigliose candele rosse. Era tutto rosso e oro, proprio come i bellissimi colori di Grifondoro.

“È meravigliosa!” le disse Sirius dandole un bacio sulle labbra. La strinse a sé e le sussurrò: “Comunque vada questa sera, sappi che tutto è fantastico e tu sei meravigliosa. Buon Natale, amore mio.”

“Buon Natale,” si scambiarono un altro bacio, si strinsero e poi si sentì Lealius tossicchiare: “Non vorrei rovinare l’atmosfera, ma se non vi andate a preparare riceverete i vostri ospiti in desabillé.” Aiko annuiva al suo fianco.

Lele andò a prepararsi in camera. Quando uscì dalla doccia si accorse di non aver pensato a cosa avrebbe indossato. “Sir, cosa ti metti?” domandò per decidere in modo coerente con lui. Sirius le rispose mentre indossava un paio di jeans neri. “È Natale, no? Metterò il maglione natalizio che abbiamo comprato insieme.”

“Ma non sarà un po’ eccessivo?”

“I maglioni natalizi sono eccessivi per definizione, ma è casa nostra e le regole le facciamo noi. Non saranno i primi due ex Mangiamorte che mettono piede in casa nostra a dover decidere come dobbiamo vestirci!”

“Hai ragione. Allora anch’io indosserò i miei pantaloni e il maglione natalizio!”

“Sì, insomma, li stiamo accogliendo in casa nostra, devono sentirsi a loro agio. Facciamo sentire lo spirito di casa. E poi tu sei sexy anche con il maglione natalizio…” le disse tornando ad avvicinarsi. Lele gli puntò il dito contro e gli disse: “A cuccia, Black! Se fai il bravo, ti farò i grattini a fine serata!”

“Ci conto!” rispose facendole l’occhiolino.

 

-

 

La sera della Vigilia di Natale era arrivata troppo velocemente. Alexandra aveva sperato che quella serata non arrivasse mai, che sopraggiungesse un gufo del Ministero che li avvisasse che quello era un dannato scherzo. Invece, arrivò una lettera quella mattina che ricordava loro l’impegno a presenziare a casa dei loro ospiti e tutta una serie di comportamenti vietati per la buona riuscita della serata.

“Come se fosse Kingsley a dovermi dare lezioni di etichetta!” borbottò offesa mentre lanciava la lettera del Ministro nel caminetto. Guardò gli abiti del suo armadio e si disse che avrebbero trascorso una serata impeccabile. Del resto, c’erano state cene in cui Walburga non era dell’umore adatto e nessuno si era accorto di nulla. Stare in società significava anche riuscire a far bella figura a prescindere dal proprio stato d’animo.

Studiò il look di Rodolphus e lo trovò perfetto, semplicemente perfetto. Era affascinante con il suo completo scuro e per l’occasione avevano addirittura scelto un look babbano. Rodolphus indossava uno splendido completo giacca e pantalone grigio scuro, una camicia bianca e una meravigliosa cravatta in seta nera di fattura francese, mentre lei indossava un meraviglioso abito da sera in seta verde scura che richiamava i colori degli abeti natalizi e camuffava un po’ il ventre gonfio per l’arrivo del loro Roland. Curò il trucco e non ebbe alcun dubbio sui gioielli: gli orecchini che le aveva regalato Rodolphus erano perfetti e persino l’anello con cui le aveva dichiarato il suo amore era assolutamente meraviglioso.

Rodolphus arrivò imbronciato e le sussurrò nell’orecchio: “La sola cosa positiva di questo Natale è che tu sei meravigliosa. Vorrei non andare e che restassimo qua.” Sentì le mani di lui accarezzarle i fianchi e sospirò: “Dobbiamo andare, purtroppo… Togliamoci il pensiero, Rod.”

Studiò anche l’aspetto di Orion e gli sistemò i capelli prima di avvolgerlo nel mantello e Materializzarsi seguendo le coordinate che le aveva dato Lele. Comparvero nel mezzo della brughiera scozzese.

“Ma è uno scherzo?” domandò Rodolphus mettendo mano alla bacchetta.

“Mamma dove siamo?” domandò Orion perplesso.

“Dovremmo essere dalle parti di Loch Lomond,” disse Alexandra mentre sentiva il terreno pieno di umidita che minacciava di rovinare le sue scarpe. Fece un incantesimo protettivo. “A saperlo venivo con gli stivali di gomma… che razza di posti…” borbottò tra sé e sé.

Camminarono per diversi minuti seguendo le indicazioni di Lele quando trovarono finalmente un sentiero e da lontano iniziarono a vedere le luci di un’abitazione. Il vento soffiava forte e Alexandra si stringeva nel mantello sperando che non le si rovinasse la piega. “Lele e i suoi stupidi scherzi… Scommetto che ci ha fatto Materializzare più lontani perché ammirassimo la brughiera scozzese…” borbottò, “al diavolo la Scozia, la brughiera e questo clima terribile.”

“Mamma, qui è buio e freddo!”

“Lo so, Orion, presto saremo al caldo, o almeno spero!” disse stringendo la mano del suo bambino. Non fece in tempo a lamentarsi che iniziò persino a nevicare. Rodolphus, ancora più scuro in volto, prese in braccio Orion e accelerò il passo, mentre lei cercava di stargli dietro nonostante i tacchi che sprofondavano nel terreno molle e pieno di acqua, erba ed erica.

Dopo una passeggiata a dir poco estenuante arrivarono a Villa Kendrick-Black e Lele andò loro incontro sorridente con indosso il suo solito cappotto. “Buon Natale!” esclamò allegra, “Avete visto che meraviglia la brughiera in inverno?”

Lele si chinò verso Orion, gli fece un sorrisone e gli scompigliò i capelli. Orion si nascose dietro la sua gonna. Cercò di mostrarsi gentile ed esclamò: “Buon Natale!” mentre si guardava intorno e seguiva Lele dentro casa.

Chiuse gli occhi assaporando il tepore della casa e un pavimento asciutto e quando li riaprì fece un passo indietro e si aggrappò al braccio di Rodolphus. Lele si era appena tolta il cappotto e mostrava un orribile maglione rosso con una renna e un paesaggio invernale. Alexandra sbatté le palpebre incredula e Rodolphus le mise una mano sulla spalla per farle coraggio. Si chinò a sussurrarle: “Forse il libro di stile non era una cattiva idea, dopo tutto…” Alexandra cercò di non ridere e si sfilò il mantello restando con il suo abito da sera.

“Mamma! Il maglione con la renna!” esclamò Orion divertito.

Lele scoppiò a ridere e gli domandò: “Ti piace, Orion? Tu ce l’hai il maglione natalizio?” Orion scosse la testa divertito. Lele prese Orion in braccio e disse: “Siete sotto il vischio! Orion dai un bacio alla mamma!” Orion si sporse dalle braccia di Lele per dare un bacio ad Alexandra. Sentì qualcosa che si scioglieva dentro di sé. Alzò lo sguardo verso Rodolphus e solo la vista dei suoi occhi neri, il contatto con le sue labbra e la sua barba ebbero il potere di darle la motivazione ad affrontare quella serata.

“Ma chi si rivede!” La voce di Sirius Black arrivò nell’ingresso.

Alexandra e Rodolphus interruppero il loro bacio e si voltarono osservando l’erede dei Black che indossava un altro orribile maglione natalizio del tutto simile a quello di Lele.

“Walburga, aiutami tu…” mormorò sottovoce Alexandra.

Si sforzò di sorridere: “Buon Natale, Sirius!” Porse loro i regali: una bottiglia di pregiato Firewhisky per Sirius e la prima edizione di un libro sulle rune per Lele. Non li aprirono, sostenendo che i regali andassero aperti dopo la mezzanotte e li infilarono sotto l’albero di Natale. Alexandra e Rodolphus si guardarono perplessi e diedero loro anche una bottiglia di vino elfico per la cena.

“Non è avvelenato, vero?” domandò Sirius con uno sguardo divertito.

“Puoi farlo esaminare, Black,” borbottò Rodolphus che sul vino non amava scherzare. Osservarono Sirius e Lele mettere da parte il vino, con sommo disappunto. Seguirono Lele, Sirius e i loro discutibili maglioni verso la sala da pranzo. Rodolphus la precedeva, si fermò sulla soglia della porta sospirando, si voltò verso di lei e le rivolse uno sguardo che poteva significare solo tieniti forte.

Alexandra gli sorrise incoraggiante. Ce l’avrebbe fatta, anche se ogni dettaglio di quella dimora le faceva venire voglia di tornare a casa. Tuttavia, non era pronta a quello che le si sarebbe presentato davanti. La tavola era apparecchiata con un’orribile tovaglia natalizia, piena di renne e pupazzi di neve, i piatti erano anch’essi a tema natalizio e i bicchieri erano posizionati in modo sbagliato.

Lele si voltò verso una credenza alla ricerca dell’apri-bottiglie per stappare un banale prosecco per l’aperitivo. Alexandra non seppe resistere alla tentazione di sistemare i bicchieri senza farsi vedere.

“Mamma, cosa fai?” Orion la interruppe sul più bello.

Alexandra sospirò irritata e disse: “Ti prendo in braccio, amore mio.”

Rodolphus fingeva di grattarsi la barba per non ridere mentre Sirius la guardava sospettoso.

“Allora, è da molto che vivete qui?” domandò per fare conversazione e mettere fine a quel silenzio imbarazzante.

“Sai, durante la guerra, dopo che il Ministero ha finalmente accertato il fatto che fossi stato accusato ingiustamente dal tuo ex suocero ci siamo trasferiti qui,” borbottò Sirius.

Alexandra sospirò: “Eh sì, Bartemius aveva il vizio di spedire gli innocenti ad Azkaban… ma l’opuscolo del Ministero ci vieta di parlare della guerra, quindi, vi piace stare qui?”

Lele stava servendo il prosecco nei calici. Alexandra sussurrò ad Orion: “I bicchieri sono nel posto sbagliato, ora la mamma li rimette a posto.” Agitò la bacchetta e il bicchiere dell’acqua scambiò il posto con quello del vino. Alexandra trasse un sospiro di sollievo.

“Sì, la Scozia è meravigliosa e la brughiera… beh, hai visto com’è…” commentò Sirius.

“Incantevole,” intervenne Rodolphus prendendo il calice di prosecco che Lele gli aveva passato. Quella tavola era un disastro, era tutto sbagliato, persino il centrotavola era sbagliato, troppo grande per le dimensioni di quel tavolo, con tutte quelle candele sparse lungo la tovaglia insieme a rametti di abete e pigne. Sembrava un pic-nic più che una cena.

“Mamma, ma il tovagliolo è piegato male!” disse sottovoce Orion. Alexandra gli diede un bacio: “Sì, amore, è un disastro, ma è scortese farlo notare.”

“Fuori è freddo!” esclamò Orion, non riuscendo a trattenere i pensieri su quella passeggiata nella brughiera. “La mamma sprofondava con i tacchi!”

“Oh, scusa Alex, non pensavo che saresti venuta vestita come per andare a teatro!” esclamò Lele. “Vuoi che ti presti un paio di scarpe?”

Alexandra osservò il suo abito da sera. “Ma non è un abito da teatro…” si lasciò sfuggire perplessa. Rabbrividì al pensiero di indossare un paio di scarpe di Lele e sorrise gentile: “Grazie, sei molto gentile, ma ho protetto le scarpe con un incantesimo. Ho solo avuto qualche problema di equilibrio perché si sprofondava.”

“Sono cose che succedono…” disse Sirius scrollando le spalle e porgendole il calice di prosecco.

 

-

 

Lo scherzo della brughiera non aveva provocato poi tutti questi danni, si disse tra sé e sé Lele. Alexandra, Rodolphus e Orion si erano presentati avvolti nei mantelli e infreddoliti e Lele si era trattenuta dallo scoppiare a ridere quando aveva visto togliersi il mantello. Dove credevano di andare conciati in quel modo? Al ballo del Ceppo?

Si erano presi pure il disturbo di portare dei regali e una bottiglia di vino. Lele avrebbe consegnato i suoi a mezzanotte. Era felice che ci fosse anche Orion a rallegrare la festa, quel bambino era adorabile e il maglione natalizio che lei e Sirius gli avevano comprato gli sarebbe stato benissimo. Si era sforzata anche di prenderlo verde, visto che loro erano tutti Serpeverde, con un bellissimo pinguino che pattinava sul ghiaccio. Era certa che lo avrebbe adorato.

Lele continuò la conversazione: “Voi dove abitate?”

“In Cornovaglia,” rispose Rodolphus, “nel castello della mia famiglia.”

Sirius alzò gli occhi al cielo: “Me lo ricordo bene il tuo castello. Ogni volta che mia madre portava lì me e Regulus era un tormento.”

“Sul serio?” domandò Alexandra, “Regulus adorava la Cornovaglia e il castello dei Lestrange è meraviglioso. Oddio, esteticamente ha qualcosa di… particolare, ma è bello e poi ha la spiaggia e il giardino.”

“Noi d’estate facciamo il pic-nic sulla spiaggia,” esclamò Orion allegro.

“E cosa preparate di buono per il pic-nic?” domandò Lele. Orion la guardò perplessa e allargò le manine dicendo: “Gli elfi preparano!”

“Sirius è inutile che mi guardi così, ti ricordo che eri tu a maltrattare il povero Kreacher! Io sono sempre stata affezionata a lui e non so come avrei fatto senza Winky e Polly.” Lele non rimase sorpresa dalla reazione di Sirius, ricordava Kreacher durante la sua permanenza a Grimmauld Place ed era un elfo con cui avere a che fare era complicato, tanto aveva assorbito le idee malsane dei Black. Non si sorprendeva nemmeno che Alexandra e Regulus ci andassero d’accordo e il legame che poi era emerso tra Regulus e Kreacher era qualcosa che l’aveva colpita e che apriva uno spiraglio di sensibilità e affetto anche tra le persone che vivevano nell’oscurità.

“Come facevi ad essere affezionata a Kreacher? Era disgustoso!” protestò Sirius bevendo un sorso di prosecco.

“Oh no, era molto paziente! Lui e Regulus mi hanno insegnato a camminare!” Orion si voltò verso la mamma e la guardò sorpresa, le domandò: “Quando eri piccola come me?”

“Sì, amore, tu hai imparato a camminare con Polly come Rodolphus, io con Kreacher. Sai, Sirius è il fratello di Regulus, il migliore amico della mamma e del papà.”

Orion disse a Sirius: “Noi andiamo sempre a trovare tuo fratello, anche se poi la mamma è un po’ triste e per questo Rodolphus dopo ci porta a mangiare i pasticcini.”

“A te piacciono i pasticcini?” domandò Lele che era colpita da come il legame tra Alexandra e Regulus fosse sopravvissuto a due guerre magiche al punto da coinvolgere anche il figlio e Rodolphus. Spostò uno sguardo verso i suoi genitori, sua madre le sorrideva dalla cornice con sguardo incoraggiante e anche Laelius annuiva. Tutti loro sapevano quanto la magia dell’amore fosse potente, in grado di superare i limiti di tempo, di spazio e persino il confine tra il mondo dei morti e quello dei vivi. Del resto, lei stessa in quella casa sentiva l’affetto dei suoi genitori e la forza dei suoi antenati ed era stato un rituale del genere a proteggerla e salvarla durante la guerra.

“Bene, accomodiamoci a tavola, allora!” esclamò Lele. “Io e Sirius torniamo subito! Dovete perdonarci ma noi non abbiamo elfi domestici e abbiamo cucinato noi!”

“Vuoi una mano?” domandò Alexandra.

“No, ho già quelle di Sirius! Andiamo,” esclamò allegra, trascinandosi dietro il suo fidanzato.

Quando tornarono videro che Orion aveva preso posto tra Alexandra e Rodolphus e sedeva composto a tavola come un ometto. Riempirono la tavola con tutta una serie di antipasti e presero posto seguendo le indicazioni dello sguardo di Aiko: Lele di fronte Rodolphus e Sirius di fronte Alexanda.

Ci fu un momento di silenzio durante il quale sembrava evidente lo sforzo che ciascuno di loro stava facendo per cercare un argomento di conversazione che andasse al di là della guerra. Kinglsey voleva che si voltasse pagina e che, per quanto le persone potessero essersi macchiate di crimini orrendi, Lele e Sirius dovevano sforzarsi di vederle come degli appartenenti al mondo magico. Avevano pagato ingenti sanzioni per poter godere di quel provvedimento e quegli importi sarebbero andati ad aiutare le famiglie delle vittime degli attacchi dei Mangiamorte.

Era difficile, tuttavia, non pensare che l’uomo elegante che sedeva di fronte a lei era uno di quelli che aveva spedito Frank e Alice al San Mungo, così come era impossibile dimenticare che di fronte a Sirius sedeva colei che per un anno aveva tramato con Lucius Malfoy e Fudge affinché la Umbridge finisse a Hogwarts. In un certo senso, se Harry portava un’altra cicatrice indelebile era anche colpa sua.

Da allieva di Walburga, Alexandra si prese l’onere di rompere il ghiaccio un’altra volta. Forse comprendeva il loro disagio e domandò: “Come vi siete innamorati?” Forse parlare del tempo in cui loro erano ancora felici poteva essere un modo per non scivolare nel terreno minato della guerra.

“Non ci crederai mai, ma ho notato Lele quando ha risposto male a Malfoy!”

Alexandra e Rodolphus si guardarono e sorrisero. Alexandra ridacchiò “Comprendo la tentazione e quanto sia… complicato avere a che fare con Lucius.”

“Giusto per usare un eufemismo,” disse Lele, “ancora sogno di dargli un pugno sul naso.”

Rodolphus ridacchiò: “È un sogno che condividi con molti.” Una serie di risatine attraversò il tavolo e Lele non riusciva a credere che l’atmosfera si potesse alleggerire grazie al pensiero di alzare le mani su Lucius Malfoy. Rodolphus continuò: “Sai, odiavo le cene dai Black perché sua madre,” indicò Sirius con lo sguardo, “mi faceva sedere sempre accanto a Lucius. Ogni dannata volta.”

Sirius alzò gli occhi al cielo e fece un’espressione nauseata. Lele comprese che non era il caso di soffermarsi a parlare di Grimmauld Place e continuò con il racconto. “Sì, insomma, ho litigato con Malfoy e poi sono diventata amica con Lily e James Potter e quindi con Sirius. Voi?”

“Di certo non a Hogwarts…” sghignazzò Sirius.

Alexandra e Rodolphus si scambiarono uno sguardo e si sorrisero. Lele si disse che forse non avevano molte occasioni di raccontare come fosse nato il loro amore. Entrambi erano stati legati ad altre persone.

“Immagino che aveste molte cose in comune: il Marchio Nero, l’attrazione per gli psicopatici…” continuò Sirius. Lele gli diede un calcio. Alexandra e Rodolphus continuavano a sorridersi e Rodolphus disse: “In effetti è così, Black. Non ho idea di dove ci siamo conosciuti, probabilmente a casa di Druella e Cygnus quando io ero fidanzato con Bellatrix e lei era una bambinetta che correva con Regulus.” Prese un sorso di vino e continuò: “Però ti posso dire di essere rimasto colpito da lei a casa tua, il Natale del 1977, quando lei ha concluso il contratto di fidanzamento con Barty Crouch Jr.”

Orion intervenne dicendo orgoglioso: “Il mio papà!” e Alexandra annuì sorridente.

“Tua cugina Bellatrix era così furiosa del fatto che Walburga e Orion non volessero che lei si fidanzasse con Regulus che non faceva altro che parlarmi di lei. Poi ci siamo conosciuti e l’ho trovata incantevole. Durante la guerra mi ha letto le foglie di tè e la mano e poi si è sposata con Barty, siamo finiti ad Azkaban e le nostre vite sono rimaste sospese. Anche le vostre immagino. Quando ci siamo rivisti, Barty stava morendo dopo il bacio del Dissennatore, e c’era Orion che adorava la mia barba, Bellatrix mi ha lasciato e da allora ci facciamo compagnia.”

 

-

 

Alexandra sorrise a Rodolphus che aveva sintetizzato brillantemente la loro storia. Adesso stavano provando a ripartire e l’esito di quella cena avrebbe influito sul loro futuro. Lele la osservava incuriosita mentre finiva l’antipasto.

“Com’è stata la vita per te mentre loro erano ad Azkaban?” le domandò Lele.

Alexandra sentì una stretta al cuore a ripensare a quegli anni pieni di dolore in cui si era trascinata giorno dopo giorno senza sapere bene come. “Difficile. Ero completamente sola. O meglio, le mie giornate si dividevano tra la settimana con Dolores Umbridge e il fine settimana con Walburga.”

“Che pessima scelta…” commentò Sirius.

“Io e mio papà eravamo le sole persone che le erano rimaste, soprattutto dopo la morte di Orion, quando mia mamma e mio fratello si sono trasferiti in Francia. Ho passato interi pomeriggi a farle compagnia mentre posava per il ritratto che avete conosciuto. Tra l’altro il quadro tira fuori il peggio di lei perché passavamo il tempo a bere e parlare di tutte le persone che conoscevamo che erano morte. Insomma, non un bel periodo. Trascorrevo il Natale a casa del signor Crouch e anni dopo ho scoperto che quelle cene erano il regalo di Natale per Barty… era tutto così triste.”

“Però continuavi ad andarci,” le disse Lele. Sembrava che lei capisse l’attaccamento al dolore e il bisogno fisico di soffrire per ricordarsi che ti importa, che ricordi la perdita, che l’assenza fa sempre male. Alexandra annuì. “Sì, perché era come se nell’aria sentissi la presenza di Barty e avrei dato qualsiasi cosa per sentirlo vicino. Tu, Lele?”

Lele fece un respiro profondo e le disse: “Io sono stata addestrata da Silente e ho vissuto sotto copertura, da sola, mentre il mondo pensava che fossi morta e io passavo il tempo a piangere la morte delle persone che amavo.”

“Non è stato poi così diverso.”

“La differenza la fanno le persone, però,” obiettò Sirius. “Il dolore però è lo stesso,” aggiunse Lele che sembrava capirla. Era come se si stesse creando una specie di connessione tra loro.

Continuarono la cena con tranquillità. Orion raccontava del fratellino in arrivo e quando furono al dolce Lele gli domandò: “Orion ma ti piacciono gli animali?”

“Sì!” esclamò allegro.

“Qual è il tuo animale preferito?”

“Il Demiguise!” rispose allegro, “Io dormo con Dedé che è il mio preferitissimo.” Lei e Rodolphus scoppiarono a ridere e Rodolphus disse a Orion: “Spiega cosa è Dedé, perché Lele non lo conosce…”

“Dedé è un peluche di Demiguise, è il mio preferito!”

“È fissato con i Demiguise, gli piacciono veri, finti, disegnati, in ogni modo,” intervenne Alexandra. “Un po’ anche gli Snasi, vero?”

“Più a Rodolphus!”

Rodolphus fece un’espressione offesa: “Ma come mi piacciono gli Snasi? Non ti ricordi che il mio peluche è il drago?” Orion annuì: “Sì, è vero, a Rod piacciono i draghi.”

“E i cani ti piacciono?” domandò Lele lanciando un’occhiata a Sirius che alzò gli occhi al cielo e poi le annuì.

“Ma i cani non sono magici!” disse Orion scrollando le spalle.

“Ma io conosco un cane magico, che capisce quello che gli dici. Vuoi conoscerlo?”

Orion la guardò, come se volesse sapere se potesse rispondere liberamente. Alexandra annuì e lui fece lo stesso. Lele prese per mano Orion mentre si trasferivano in salotto e un cane nero si faceva trovare sotto l’albero. Orion lo guardò perplesso e il cane si avvicinò cautamente.

“Il suo nome è Felpato, se gli chiedi di fare qualcosa lui ti risponde.”

“Ti posso accarezzare?” domandò Orion incuriosito. Il cane annuì e porse la testa ad Orion che allungò la manina per fargli una carezza. Lele gli mostrò come si facevano i grattini tra le orecchie. Trascorsero il resto della serata a ridere osservando Orion che giocava con Felpato, fin quando non crollò addormentato sul divano e Sirius poté tornare nella forma umana.

“Grazie,” gli disse Alexandra.

Lele scherzò: “Se anche tu pensi che sia più sopportabile sotto forma di cane che in versione umana, beh, sappi che sei in buona compagnia!”

“Grazie, Kendrick!” Sirius brontolò fingendosi offeso. Guardò Rodolphus e gli disse: “Questa signorina qua, al settimo anno mi ha promesso delle coccole e in realtà ha offerto dei grattini mentre ero trasformato.”

Alexandra scoppiò a ridere: “Ma sono delle coccole!”

“Vedi?” esclamò Lele, “È incredibile che dopo vent’anni continui con questa storia!”

“Sono cose che ti segnano!”

“Per me ha ragione Lele, mi dispiace,” disse Alexandra.

“Io sono costretto a dare ragione a Sirius. Insomma, è ingannevole. Uno si aspetta altro…”

“Ecco, diglielo!”

Continuarono a scherzare fino a dopo la mezzanotte, con il caminetto che scoppiettava e Orion che dormiva placidamente. In qualche modo inspiegabile, la magia del Natale era riuscita a creare un legame con le persone più inaspettate che potessero immaginare. In quel momento erano andati oltre le reciproche differenze e Alexandra sentiva che c’era molto altro che avevano in comune, come l’amore e la speranza che il mondo magico potesse voltare pagina.

“Non l’avrei mai detto, ma è stato proprio un bel Natale,” disse Alexandra prima di andare via stringendo le mani di Lele. “Potremmo replicare,” si lasciò sfuggire.

“Perché no?”

 

 

 

 

 

 

Note:

Come avrete intuito Alexandra e Rodolphus sono i due Grinch che hanno un atteggiamento riottoso. Sono praticamente costretti. Sirius è molto scettico, mentre Lele si lascia prendere dall’entusiasmo ed è colei che riuscirà a coinvolgere tutti creando un sostrato comune sul riconoscimento del dolore che li accomuna e l’amore che unisce le persone.

La presenza di Orion poi è stata determinante per alleggerire il clima e riempirlo di fluff, perché lui è la tenerezza fatta bambino. <3

Spero di non aver maltrattato troppo Sirius, sapete che con lui ho un rapporto complicato. E vi invito a leggere “Until the very end”.

Il finale è volutamente aperto!

Un abbraccio,

Sev

   
 
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