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Autore: Natsumi92    16/12/2020    2 recensioni
Dean Winchester adorava partecipare alle feste; un po' meno doverle organizzare.
E la cosa più assurda era che il destino beffardo aveva deciso, non solo di appioppargli la croce dell’organizzazione della festa di Natale, ma anche di affiancarlo al collega che detestava di più in assoluto là dentro.
DESTIEL AU
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Charlie Bradbury, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 3

Sam Winchester, seduto alla scrivania del suo ufficio al sesto piano della Campbell&Co, è completamente ignaro dei melodrammi dei suoi dipendenti -- e di suo fratello -- tre piani più sotto. La seconda settimana di Dicembre sta quasi volgendo al termine e i conti sembrano quadrare tutti, nonostante i dubbi iniziali che lui e gli altri dirigenti avevano posto sul tavolo delle riunioni lo scorso Ottobre. È soddisfatto, Sam, del lavoro svolto dal settore vendite gestito da Dean e lo è ancora di più quando si vede recapitare una mail dal Pastore Novak (il padre di Gabriel e Castiel delle Risorse Umane) che lo ringrazia per l’aumento delle vendite dell’ultima edizione della Bibbia stampata dalla Campbell&Co. In allegato a quella email trova una copia di un bonifico bancario dal valore di 1.500 dollari.

Sam afferra in fretta la cornetta del telefono, pronto a mettersi in contatto col Pastore.

«Samuel, a cosa devo questa telefonata?» risponde pacato l’uomo e Sam prende un profondo respiro prima di rispondere, per evitare che il suo entusiasmo da ventiseienne possa rovinare i sentiti ringraziamenti che ha in programma di rivolgergli.

«Pastore Novak, io davvero non so come ringraziarla per la donazione--»

«Oh, suvvia, è il minimo che la mia chiesa potesse fare. Castiel mi ha riferito che ogni anno avete difficoltà sulla logistica della festa di Natale. Ho pensato che, almeno per quest’anno, potreste festeggiare in un posto più grande e accogliente rispetto alla solita sala riunioni della Campbell&Co.»

«Lei… lei è davvero un angelo. Riferirò tutto ai dipendenti e, come sempre, l’invito alla festa è esteso anche a lei e sua moglie Amelia,» propone Sam, in un estremo impeto di gentilezza.

«Ti prego, chiamami Jimmy. Io e tuo padre siamo grandi amici da sempre e non voglio che ci siano formalità tra me e i suoi figli,» il pastore fa una pausa, soppesando la proposta di Sam. «Tuttavia, io e mia moglie siamo troppo vecchi e saremmo decisamente fuori posto ad una festa del genere. In più, non vorrei mettere in imbarazzo i miei figli.»

L’Amministratore Delegato pensa che, in realtà, potrebbe essere Gabriel a mettere in imbarazzo i suoi genitori, visti i suoi atteggiamenti poco consoni quando è coinvolto dell’alcol. Decide di tenere quel pensiero spiacevole per sé e conclude la telefonata con altri mille ringraziamenti, pensando che non sarebbero mai stati abbastanza.


«Sam sta per venire qui, vuole parlare con noi,» annuncia Charlie a gran voce, dopo aver chiuso la telefonata con Sam.

Si solleva un brusio generale finché Dean, che al momento si trova accanto a Rowena per sistemare delle questioni, non decide di prendere la parola.

«Okay, andiamo tutti in sala riunioni. Jack, va’ a chiamare i Novak,» ordina, infine.

La sala riunioni in questione veniva usata come ufficio contabile, prima che Dean diventasse direttore generale. Successivamente, il suddetto ufficio venne spostato al secondo piano dell’edificio, lasciando lì, tuttavia, il lungo tavolo centrale che era adibito alle postazioni dei computer della contabilità. Quando dovevano organizzare la festa di Natale, i computer venivano spostati tutti insieme (grazie al lavoro estenuante dei poveri magazzinieri) e il tavolo si trasformava in un perfetto buffet. Una volta preso il comando, la prima cosa che aveva fatto Dean era stata quella di trasformare l’ufficio contabilità in una semplice sala riunioni. L’entusiasmo dei magazzinieri era stato tale da permettergli di ricevere una scorta bimestrale di caffè in capsule.

Sam fa il suo ingresso nella stanza poco dopo i Novak e l’ambiente si riempie immediatamente di un silenzio carico di aspettativa. Dean si affianca al fratello.

«Ho due buone notizie da comunicarvi,» inizia il minore dei Winchester, con un sorriso incoraggiante dipinto sul volto. «La prima è che il Pastore Jimmy Novak ci ha donato la somma di ben 1.500 dollari per ringraziarci del fantastico lavoro svolto con la vendita delle nostre Bibbie.» Versi di stupore e meraviglia si elevano nella stanza, portando anche Dean ad accennare un mezzo sorrisino compiaciuto. «Perciò l’intera somma sarà utilizzata per organizzare una festa ben più grande del solito, in un luogo molto più spazioso della nostra sala riunioni.»

«Frena un attimo,» lo interrompe Dean, usando un linguaggio non adatto ad un suo superiore, «Stai dicendo che, proprio quando tocca a me organizzarla, sarò costretto a metterci il doppio dell’impegno?»

Probabilmente qualcuno che non conosce ancora bene Dean, non coglie la serietà delle sue parole e ride. Dean guarda di traverso nella direzione generale da cui proviene la risata, ma non riesce ad individuare il colpevole.

Sam sbuffa imbarazzato, «Esattamente, Dean,» taglia corto, per concludere.

Il resto della riunione vede un coinvolgimento generale sulle proposte del nuovo posto dove si terrà la festa, mentre Castiel prende appunti con una dedizione che Dean trova non poco fastidiosa.

 

A fine giornata, i due colleghi addetti alla festa rimangono soli nell'ufficio di Dean, per fare il punto della situazione.

«Ecco una lista dei possibili locali che potremmo affittare,» inizia Castiel, porgendo un foglio a Dean che, piuttosto, decide bellamente di ignorare.

«Quella lista include la Texas Roadhouse sulla North Avenue?»

«No--»

«Allora la LongHorne Steakhouse sulla Kimball Ave?»

Castiel aggrotta la fronte, «No, Dean--»

«Jimbo’s Palace sulla White Plains!»

«No.» 

L’esasperazione del suo collega è palese, ma Dean non si arrende. «Se non c’è nemmeno la Route 66 Smokehouse sulla Stone St. non vedo l’utilità di quella lista, allora.»

Castiel scuote la testa, confuso. «Hai appena elencato i tuoi locali preferiti di tutta New York?»

Il biondo incrocia le mani dietro la nuca, ammiccando. «Il mio palato è raffinato, Cas.»

Il petto di Castiel si gonfia e le narici si allargano, indicando un profondo respiro. Poi, deglutisce a fatica, come a voler mandare giù un boccone troppo amaro. Dean si ritrova, inconsciamente, a seguire con gli occhi il movimento del suo pomo d’adamo. «Non festeggeremo il party di Natale della Campbell&Co in un locale che puzza di carne arrostita e birra, Dean.»

«Gli odori migliori del mondo.»

Sorprendendo il direttore, Castiel scatta in piedi e inizia a fare avanti e dietro per l’ufficio, digitando velocemente qualcosa sul suo telefono. Dopo qualche secondo, si ferma davanti alla scrivania di Dean, appoggiandosi su di essa con le nocche. La luce di determinazione che brilla negli occhi di Castiel, che lo fissa con la fronte aggrottata, manda un leggero brivido lungo la schiena di Dean. «Rimarremo nei pressi dell’ufficio perché non tutti gli invitati possiedono un’auto o possono spostarsi in metropolitana di notte. Oltretutto, c’è un dress code da rispettare--»

«Aspetta, cosa? Quando l’abbiamo deciso? Nessuno mi ha informato!»

«--E considerando che abbiamo un budget di 3.600 dollari, propongo di scegliere tra il The Surrey o il The Mark, sulla Madison Avenue,» conclude il moro, con un tono che non lascia decisamente spazio ad ulteriori contrattazioni.

Dean sbatte le palpebre un paio di volte, non così certo di aver compreso il folle piano del responsabile delle Risorse Umane. «Hai appena nominato gli alberghi più costosi di New York!»

«Esattamente.»

«Perché diamine dobbiamo festeggiare in un albergo di lusso?»

«Perché» spiega Castiel, con la pazienza che solitamente si riserva ad un bambino di cinque anni, «chi lo desidera potrà prenotare una stanza e rimanere per la notte, dato che il numero di alcolici previsto è molto alto. Ho già ricevuto l’approvazione da Sam, quindi puoi stare tranquillo,» gli dice, sollevando il cellulare come prova.

Ora, Dean potrebbe anche provare a discutere con Castiel, visto che ha ormai capito quanto potesse essere ragionevole, ma il coinvolgimento del suo fratellino rompipalle cambia tutte le carte in tavola.

Il direttore, così, sospirando teatralmente, si inclina all’indietro sullo schienale della sua comodissima poltrona e sorride, fissando Castiel negli occhi. Una maledettissima idea aveva fatto capolino dai meandri della sua mente perversa e, dopo aver fatto passare qualche altro secondo, valuta la reazione del suo collega. Nel momento in cui Castiel sembra ammorbidire i tratti del viso, lasciando lentamente spazio a quella che ha tutta l’aria di essere pura confusione, Dean attacca.

«Hai mai provato attrazione per gli uomini?»

Dean Winchester, dall’alto della sua pluriennale esperienza con le relazioni, riesce piuttosto bene a capire quando qualcuno è interessato a lui. Il modo in cui Castiel lo fissava, pensando che lui non lo notasse, oppure l’agitazione che lo aveva investito quando il biondo lo aveva chiamato “Cas” pochi minuti prima, oppure il respiro che accelerava un po’ ogni volta che Dean sorrideva. Castiel Novak era palesemente attratto da lui. E Dean, che non sapeva se fosse un qualcosa di consapevole per l’altro, aveva deciso comunque di giocarsi questa carta visto che non avrebbe più potuto vincere la partita in altro modo.

Castiel apre la bocca per rispondere, gli occhi sgranati e terrorizzati, ma la richiude in fretta, distogliendo finalmente lo sguardo da Dean. Poi dice: «Non vedo cosa c’entri questo con la festa.»

Dean ride, indossando l’espressione più provocante possibile: «Voglio conoscerti meglio, Cas, andiamo! Le nostre famiglie si conoscono da sempre, eppure io non ho mai avuto modo di frequentare te o Gabriel prima di lavorare qui. Non credi che sia arrivato il momento di... metterci un po’ a nudo?»

Si complimenta mentalmente con se stesso, fiero di essere riuscito ad usare le parole giuste, e si gode ogni piccola variazione sul viso del suo adorabile collega dalla cravatta blu -- perfettamente in pendant con i suoi occhi. «Dean, io… io non credo che sia appropriato...»

«Perché sono il tuo capo?»

Il moro sbuffa dal naso, adesso visibilmente combattuto e a disagio, e Dean pregusta già il sapore della vittoria. Ma ciò che Castiel dice subito dopo, spiazza così tanto il direttore generale da provocargli qualcosa di molto simile ad un infarto. «No, Dean, non ho mai provato attrazione per gli uomini. Prima d’ora.»

L’implicazione nascosta in quelle ultime parole, Dean proprio non se l’aspettava. Si aspettava, infatti, una non-risposta oppure un tipico silenzio di Castiel, che non avrebbe avuto nulla a che fare con quella confessione. Dean avrebbe voluto semplicemente metterlo a disagio, per divertirsi un po’, perché non riusciva a tollerare questo gioco di potere che stavano avendo i due riguardo la festa, eppure… Eppure Castiel aveva deciso che era una buona idea quella di rispondergli con tutta la sincerità di questo mondo.

Dean sostiene lo sguardo dell’altro, abbastanza a lungo da rendersi conto di quanto sia fuori luogo, e finge un attacco di tosse per stemperare la tensione. Ma, ovviamente, non funziona, perché Castiel continua a parlare: «Mi sono ricordato ciò che è successo l’anno scorso, alla fine,» mormora, accomodandosi sulla sedia ed incrociando le dita delle mani sul ventre. «Ti stavi lamentando con Sam del tuo nuovo posto da direttore generale della Campbell&Co e io ti ho detto che avresti dovuto essere più rispettoso nei confronti dei tuoi genitori. Ebbene, lo pensavo sul serio, Dean. Non ti conoscevo bene e mi avevi dato l’impressione di essere un… come posso dire? Un arrogante moccioso viziato.»

Il biondo deglutisce, avvertendo la gola terribilmente secca.

«Nell’ultimo anno ho avuto modo di osservarti, mentre ti relazionavi con i tuoi dipendenti, dato che parte del mio lavoro è quella di controllare che i rapporti tra colleghi procedano per il verso giusto,» abbassa gli occhi sulle proprie mani, facendo una pausa. Sorride tra sé e Dean vorrebbe capire cosa diavolo ci sia di così divertente. «Non hai mai mancato di rispetto a nessuno, qui dentro. Certo, il più delle volte ti diverti a metterli in difficoltà, ti rivolgi in tono irriguardoso e sarcastico, ma sempre per un motivo: lo fai per il bene dell’azienda. Per il bene dei tuoi genitori, che hanno lavorato tanto per mantenere in piedi questo posto.» Castiel alza di nuovo lo sguardo, puntando i suoi incredibili occhi blu in quelli verdi di Dean, carico di una sincerità disarmante. «Sei un uomo ammirevole, Dean Winchester. Mi dispiace di aver pensato male di te.»

Dean si ritrova, alla veneranda età di trent'anni, a non sapere che diamine rispondere al suo controverso sottoposto. Ovviamente, quello di controllare il modo di comportarsi di qualcuno sul posto di lavoro, è il compito principale delle Risorse Umane, perciò quelle parole non dovrebbero metterlo granché a disagio. Tuttavia, in quel momento, non ha la più pallida idea di cosa fare, come reagire o come uscirne. Sbatte le palpebre, stringe le labbra, si sistema meglio sulla sedia: tutte reazioni che non fanno altro che darla vinta all’altro, pensa Dean con sdegno.

Eppure, Castiel non è giudicante, non sta decisamente provando a metterlo in difficoltà; ha solo espresso apertamente ciò che pensa del suo capo. Tutto qui.

L'ancora di salvezza, però, arriva incredibilmente dal suo cellulare che inizia a vibrare insistentemente nella tasca dei suoi pantaloni da ufficio. Raddrizza la schiena con uno scatto e il telefono minaccia di scivolargli un paio di volte dalle mani quando lo afferra, e guarda il nome di suo fratello lampeggiare sullo schermo per un tempo indefinito. Infine, sente la sedia di fronte a lui stridere e un fruscìo di stoffa, che annunciano che Castiel si è alzato e sta indossando il trench. Finalmente Dean risponde alla chiamata, risvegliandosi dal torpore.

«Sammy-- Pronto?»

Sam e Castiel parlano nello stesso istante e il cervello di Dean registra solamente le parole di quest’ultimo: «Buona serata, Dean,» dice uscendo e richiudendosi la porta alle spalle.

Che cazzo è appena successo?!



 
Nota dell'autrice: Buonasera cari lettori <3 Eccoci finalmente al terzo capitolo, che ho letteralmente ADORATO scrivere! È sempre un piacere far interagire Dean e Cas, in qualsiasi universo ed in qualsiasi modo. Manca una settimana a Natale e quindi al capitolo con la tanto agognata festa! Spero di non deludervi. Ci risentiamo la settimana prossima e fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo.
Un ringraziamento speciale alla mia beta, Julss del mio cuore, che ancora -- a distanza di un mese -- sclera con me sulla destiel e sul finale di spn. RIP
   
 
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