Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
Segui la storia  |       
Autore: BabaYagaIsBack    17/12/2020    0 recensioni
● Book II ●
In una notte Aralyn ha compiuto nuovamente l'impossibile, mettendo in ginocchio l'intero clan Menalcan. Ha visto ogni cosa intorno a sé macchiarsi del colore del sangue e andare distrutto - forse per sempre. Così, in fuga dai sensi di colpa e dal dolore che le schiaccia il petto, si ritrova a essere ancora una volta l'eroina del suo branco e il mastino al servizio del Duca, ma anche il nemico più odiato dai lupi del vecchio Douglas e l'oggetto di maggior interesse per il Concilio che, conscio di quale pericolo possano ora rappresentare i seguaci di Arwen, è intenzionato a fargliela pagare.
Ma qualcuno, tra i Purosangue, è disposto a tutto pur d'impedire che la giovane Aralyn Calhum venga punita; anche mettere a punto un "Colpo di Stato".
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Capitolo Diciottesimo
Stay with Me


 

Lunghe lingue di fuoco si alzavano dal catasto di legna verso il cielo, quasi a pregare un Dio tiranno di ridargli ciò che avevano perduto: un figlio, un amato, un fratello, un amico. Nell'aria, insieme all'odore acre di fumo e cenere, ondeggiava lenta un'atmosfera antica, un richiamo a cui i Lupi non avrebbero saputo resistere. L'ancestralità di quel rito, spesso ignorato da branchi giovani e bastardi come il loro, che delle tradizioni avevano perso memoria o rispetto, ad ogni modo ghermiva chiunque fosse presente. Aralyn poteva sentirlo, era una sensazione che avvertiva nelle ossa, sotto alla pelle e incastrata tra le vene, ma soprattutto, voltandosi alla ricerca di Arwen, poteva vederla dipinta sui visi dei confratelli stretti l'un l'altro. I loro occhi gonfi di lacrime e le espressioni serie erano testimoni di quanto, alla fine, la licantropia li avesse resi tutti uguali, simili, legati indissolubilmente alla Madre Luna e gli antenati. Ed era bello, seppur triste. Era consolatorio sapere che il proprio Clan provasse come lei un senso di appartenenza e vuoto verso ciò che avevano di fronte - un passato vecchio come il mondo, dimenticato, nascosto agli occhi degli uomini, eppure vivo, vero, concreto.

Chissà se avrebbero ricordato anche lei così...

Bagnandosi le labbra in un vago tentativo di ignorare i temibili pensieri che avevano preso a vorticarle nella mente, la giovane spostò il proprio sguardo altrove, incontrando Marion e Garrel. Se ne stavano amorevolmente abbracciati, come mai le era capitato di vederli prima, e in silenzio condividendo un medesimo dolore. La chioma bionda di lei era schiacciata sul petto di lui, mentre le dita dell'uomo scivolavano su e giù per la pelle spoglia dell'amica, accarezzandola per scaldarla oppure per farle sentire la propria presenza. I gemelli Vogel, invece, con le dita intrecciate come due bambini che affrontano un mondo a loro avviso selvaggio e pericoloso, se ne stavano ritti al fianco di Aralyn. Nonostante il suo quasi tentato omicidio nei confronti di uno dei due, non avevano smesso di restarle vicini, quasi provassero per lei un inspiegabile senso di protezione. I loro capelli rossicci, noto la ragazza, erano resi ancora più fiammeggianti dal fuoco che gli danzava davanti, mentre gli occhi, rivolti verso il centro della pira, parevano cercare qualcosa nelle sfumature calde del falò - ma non c'era alcuna bara o alcun corpo da piangere, solo il nulla.

E quando sarebbe stato il suo turno, si domandò, i suoi confratelli avrebbero avuto qualcosa da cercare in mezzo alle fiamme? Forse no, perché nessun criminale meritava un simile onore. Men che meno, avrebbe potuto sperare in una sepoltura umana. Se le fosse andata bene, pensò, sarebbe finita in qualche fossa comune e abbandonata a se stessa per sempre; solo i vermi le avrebbero fatto visita.

Già, che fine miserabile e nauseabonda.

Non avrebbe mai pensato, nei suoi più di vent'anni di vita, che ad attenderla ci sarebbe stato un destino così crudele. Aveva sperato di morire in battaglia, combattendo per una giusta causa come era accaduto a Frejya, Layla e Fernando, oppure d'invecchiare accanto al suo Alpha, non certo di essere abbattuta al pari della bestia più riprovevole; però, a essere sinceri, non è che si fosse mai realmente soffermata sul quel dettaglio della propria esistenza. Aveva sempre sprecato pochi pensieri a riguardo, forse per esorcizzare la paura, ma adesso, arrivata a quel punto, non c'era più modo di tenere quei ragionamenti lontani.

Le mani presero a tremarle. Piccoli scatti le fecero muovere involontariamente le dita.
Che schifo, sputò tra sé e sé prima di incrociare le braccia al petto, in modo da nascondere gli effetti collaterali di simili pensieri. Non poteva permettersi di cedere davanti a tutti in un simile momento - erano lì per piangere un compagno perduto, non certo per prepararsi a ricevere la notizia della sua convocazione in Irlanda. Chissà se qualcuno di loro era a conoscenza di ciò che era accaduto, se comprendeva la gravità delle azioni che aveva compiuto quella notte a Villa Menalcan e persino prima. Chissà se qualcuno sospettava del suo amore per un nemico, o dell'inganno che avrebbe tessuto attorno e indosso ad Arwen per addolcirgli quegli ultimi giorni insieme, per ringraziarlo del perdono che le aveva concesso e che, seppur anelato, sapeva di non meritare.

«Màthair Gealach agus Peathraichean Rionnag, a choimheadas tu thairis air ar cinn» Aralyn sussultò. La voce di suo fratello arrivò calda a ridosso delle orecchie, avanzando baritonale nel silenzio dei presenti e accarezzandole la nuca con incredibile dolcezza. Non la ricordava tanto piacevole, eppure l'aveva sentito cantare decine di volte negli anni. Ad ogni sbronza con Garrel aveva seguito un coretto, però mai, dall'addio a Freyja, l'aveva udito intonare canti simili.
«Bidh Mic na h-Oidhche a 'cruinneachadh còmhla, ag ùrnaigh do truas ann an sèist,
tha sàmhchair nam Bràithrean na fhuaim bodhar dhuinn...
Air chall san dubhar as dorcha bidh iad a 'coiseachd air tòir an t-solais agad, a' miannachadh fearann far a bheil coilltean sìorraidh».
L'Alpha si fece strada tra i sottoposti che, all'unisono, presero a intonare la melodia. Alcuni, come i gemelli, Marion, Garrel e persino lei, lasciarono che la voce riprendesse parte delle parole dell'uomo, accompagnandolo.

Màthair Gealach agus Peathraichean Rionnag, a choimheadas tu thairis air ar cinn,
Bidh Mic na h-Oidhche a 'cruinneachadh còmhla riut,
Air chall san dubhar as dorcha bidh iad a 'coiseachd air tòir an t-solais agad.

Arwen avanzò lento tra loro, Re e guida di un branco stremato, ferito, arrivando infine al fianco della sorella e sfiorando con il proprio palmo quello di lei, forse insicuro nell'intrecciare le dita con le sue. Chiunque avrebbe potuto vederli, ma quanti avrebbero potuto fraintendere quel gesto? Solo i due licantropi poco più in là, stretti l'un l'altra. Loro che erano stati gli amici e i compagni più fedeli di tutto il Clan ancora una volta non avrebbero proferito alcuna parola e, men che meno, avrebbero condannato un simile gesto.

«Leig Arawn iad, leig leis na corragan aige suathadh air cleòcan nan gaisgich a thuit,
O Bhràithrean a chaochail».

Fu quindi Aralyn ad afferrare la mano dell'albino, stringendola più di quanto avrebbe mai pensato - perché nonostante nei suoi pensieri vi fosse un altro uomo, in quell'istante desiderava solo Arwen. Lui era l'unico a capire realmente il suo dolore e per nulla al mondo si sarebbe negata il suo sostegno.

Màthair Gealach agus Peathraichean Rionnag, a choimheadas tu thairis air ar cinn,
Bidh Mic na h-Oidhche a 'cruinneachadh còmhla riut,
Air chall san dubhar as dorcha bidh iad a 'coiseachd air tòir an t-solais agad.

«Èist ri ar guthan, gabh iad mar ghealladh gaoil.
Suidhich thu fhèin leis an fhuil a tha a 'sruthadh bho ar cridheachan tollaidh, ach na trèig na leòinte gu bràth.
Màthair Gealach agus Peathraichean Rionnag, fosgail stairsneach na Coille do Dhia a 'Bhàis agus a luchd-aoigheachd».

L'Alpha ricambiò la stretta e, probabilmente spronato da quell'insolito atto di coraggio, si portò il dorso di Aralyn alle labbra, baciandole la pelle.

Tutt'intorno, il branco continuava a ripetere le parole e le note di quel canto a metà con una preghiera, cullando il dolore della perdita e della sconfitta comune - perché seppur Douglas fosse ormai morto, la battaglia non era ancora finita e ciò che avevano lasciato tra le mura di Villa Menalcan non avrebbe mai smesso di alimentare in loro la rabbia e quell'asfissiante senso di vuoto. Nessuno, nel mero capannello di persone presenti, poteva dire di essere uscito indenne dallo scontro; tutti avevano abbandonato qualcuno, tutti avevano perso qualcosa.

Così i fratelli Calhum lasciarono che ogni singolo membro del Clan piangesse a quel modo il proprio dolore, finché, a poco a poco, le voci si fecero poco più di un sussurro. Restarono lì in attesa che il silenzio tornasse padrone della sera, osservando le fiamme lambire la legna fino a trasformarla in tizzoni scuri e cenere. Nessuno dei due si concesse alcuna lacrima, ma Aralyn era certa che se non fosse stato per la presenza di suo fratello si sarebbe lasciata andare ai singulti per l'ennesima volta, anche se a quel punto non avrebbe più saputo dire per chi fossero. In alcuni momenti pensava a Fernando e il suo sacrificio, altri a Kyle. In diverse occasioni, invece, il pianto era arrivato senza preavviso, spezzandola al pari di un rametto secco nel pieno dell'Inverno. Ormai non aveva più la forza per opporsi, non ce n'era motivo. Tutto quello che amava si era trasformato in vapore: lo vedeva, eppure afferrarlo le era impossibile.

Restando immobili per un tempo che parve infinito, i due si riscossero esclusivamente quando la quasi totalità del buio tornò ad abbracciarli; fu allora che si accorsero d'essere rimasti soli. Alle loro spalle non c'era più alcun confratello, men che meno Garrel o Marion, oppure i gemelli - senza che se ne rendessero conto erano stati lasciati in intimità con i resti di quel rito, quasi sapessero tutti quanto fosse importante per loro. E non sbagliavano, questo era certo.

Aralyn lanciò uno sguardo fugace in direzione del cascinale ormai dormiente e, certa che non vi fosse alcuna persona acquattata nell'ombra, intenta a osservarli, si concesse un nuovo e avventato gesto. Dentro di sé sentiva crescere il bisogno di conforto, la bramosia nello svuotare la mente. Non ne poteva più di tutti i pensieri, delle malignità e di sentirsi tanto vuota; aveva necessità di aggrapparsi a qualcosa e suo fratello, in quel momento, le sembrò l'appiglio migliore - se non l'unico in cui avrebbe voluto infilare le unghie per tenersi a galla, certa che l'avrebbe sorretta in quel mare di incertezze.
Dapprima lasciò cadere la propria testa sul braccio di lui, poi strofinò la tempia a ridosso del corpo di Arwen e, infine, premette la fronte sul suo petto. Con le dita ancora intrecciate a quelle di lui, gli si schiacciò contro, annusando con voracità il profumo dei suoi vestiti.
Ricordava ancora tutte le volte in cui, durante la degenza dell'uomo, si era soffermata segretamente a inspirare quel sentore sui vestiti usati, sulle lenzuola da sistemare - e non aveva dimenticato quanto intensamente aveva desiderato ritrovarlo su di sé.

«Resta con me».
A quella richiesta lui sorrise, le fu chiaro dal modo in cui il petto sussultò, e lentamente prese ad accarezzarle la nuca. 
«Sono già con te, sciocca».
«Intendo stanotte».

I movimenti della mano di lui si interruppero. 
Aralyn non aveva mai chiesto con a suo fratello una simile follia, non si era mai permessa di palesare desideri tanto egoisti con tale serietà mettendo a repentaglio ogni cosa - ma ora diverso, lei ne aveva bisogno e, soprattutto, non poteva rischiare più della condanna che già la ghermiva.
«Lo sai che non posso...»
Sì, lo sapeva, eppure quel rifiuto fu per lei un pizzicotto inaspettato, uno sputo dritto in faccia. Possibile che d'un tratto l'antidoto che si era scelta non volesse versarsi tra le sue labbra, anestetizzando i sentimenti?

Staccandosi dall'Alpha, la giovane tirò un sorriso deluso: «Avresti detto di sì, se non fossi stata con un Menalcan».
«Ara... non è per quello».
«Per cosa allora? Per il branco? Non ci darebbero peso, crederebbero che tu abbia voluto vegliare su di me, come un vero fratello».

Arwen però non demorse e, scuotendo la testa, lasciò che sul suo viso l'incredulità e il fastidio si andassero a mescolare. «Sì, è per il branco, per ciò che siamo» le sussurrò poi, muovendo un passo in avanti nel probabile tentativo di non farsi udire in alcun modo - se davvero tutti stavano dormendo, un litigio del genere non sarebbe certo passato inosservato: «E perché tu ami quel Menalcan».
Come un colpo alla bocca dello stomaco, sentire la verità uscire dalle labbra di lui fu destabilizzante. Aralyn si sarebbe aspettata qualsiasi cosa, ma non certo che l'uomo avesse compreso così in profondità i suoi sentimenti - però, si ricordò, quella consapevolezza non gli aveva impedito di baciarla più e più volte durante i giorni trascorsi da Killian. Quindi perché, ora, si faceva simili remore? Perché non poteva accettare quella richiesta con la stessa foga?Mordendosi la lingua prima di parlare, la lupa si rese conto di non voler più stare lì. D'un tratto il fatto che suo fratello avesse voluto citare Joseph e rovinare i suoi piani divenne motivo di ulteriore distacco. Gli aveva chiesto di restare con lei per scacciare i pensieri, non certo di riportare alla mente quelli che con tanta fatica provava a tenere lontano ogni giorno.
«Lui però non è qui, Arwen. E non lo sarà mai, tu invece sì» sibilò torcendo la smorfia e girandosi verso l'edificio. 



 

Yaga:

Avete atteso settimane, ma alla fine è arrivato.
Il dubbio esistenziale sulla qualità di questo aggiornamento è onnipresente e quello che doveva essere un momento filo romantico si è trasformato in un passaggio confusionario e di scarsa resa.

Dannazione.

Ciò che mi consola è che si tratta di una bozza a cui potrò ancora lavorare (soprattutto grazie ai consigli dei lettori più appassionati). Non so, ma questa quarantena mi sta sfiancando e, dopo qualche riga, mi ritrovo ad avere mal di testa e andare avanti per una sorta di inerzia, più che per logica: a voi non capita mai?

Detto ciò, e conscia di non poter tardare così tanto tra una notifica e quella successiva, vi chedo: cosa vi aspettate nel prossimo aggiornamento?
Fatemelo sapere! 
Io intanto vi lascio la traduzione del canto di Arwen <3
Se dovesse far schifo sappiate che è per colpa delle mie scarse capacità compositive :D

 

"Madre Luna e Sorelle Stelle, che vegliate sulle nostre teste,
i figli della notte si riuniscono a voi, pregando in coro la vostra pietà.
Il silenzio dei fratelli è per noi un assordate rumore.
Persi nell'ombra più oscura, essi vagano alla ricerca della vostra luce, anelando alle terre dove le foreste sono eterne. Lasciate che Arawn li trovi, che le sue dita sfiorino i loro manti da eroi caduti, Oh, fratelli defunti. Madre Luna e Sorelle Stelle, ascoltate le nostre voci, prendetele come pegno d'amore. Saziatevi con il sangue che sgorga dai nostri cuori trafitti, ma non abbandonate i per sempre feriti. Madre Luna e Sorelle Stelle, aprite le soglie delle Selve al Dio della Morte e le sue schiere."

 


 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Licantropi / Vai alla pagina dell'autore: BabaYagaIsBack