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Autore: NeveBianca    17/12/2020    1 recensioni
Il Titanic non fu la tragedia marittima maggiore di tutti i tempi.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Guerre mondiali
- Questa storia fa parte della serie 'E malediranno l'ora in cui partorirono.'
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DISCLAIMER:


Queste storie derivano dall’unico libro che ho letto sulla seconda guerra mondiale, e visto che è introvabile ho deciso di farle conoscere su questo sito, per chi le vuole leggere, dato che il libro in questione mi aveva molto colpito.


Niente opinioni politiche, solo vite spezzate.





WILHELM GUSTLOFF


Karin si strinse alla mano della mamma, asciugandosi il naso gelato. Non sapeva dove stessero andando, ma era stanca, aveva fame e i piedi erano ghiacciati. La mamma, però, non si sarebbe fermata. Era diventata strana, la mamma. Non rideva più e non le permetteva di giocare con gli altri bambini. Che poi, non sarebbe stato così divertente. Perché erano diventati tutti così tristi?
Tutto era cominciato quando la mamma aveva detto che dovevano abbandonare la loro casa. Karin voleva sapere perché, ma la mamma aveva risposta che era troppo piccola. Karin però sapeva che non era vero, dato che ormai aveva quasi cinque anni. Il fratellino o la sorellina nella pancia della mamma, lui si che era piccolo!
Se ci fosse stato il papà l’avrebbe portata sulle spalle, ma non era lì. Dicevano che era ”al fronte ”. Karin non sapeva né cosa né dove fosse questo “fronte” , ma credeva fosse lontano dato che il papà non tornava a casa da tanto tempo.
D’un tratto spuntarono degli aerei sovietici che cominciarono a mitragliare i profughi, creando solchi di sangue tra loro. Karin, ad occhi sbarrati, vedeva le persone cadere a terra, i carri rovesciarsi e gli animali crollare. Cominciò a piangere. L’orfanello di dieci anni che sua nonna aveva adottato cominciò a ripetere “Nonna, prega! Nonna prega! “
A quanto pare la preghiera era stata ascoltata, perché superarono indenni l’attacco e arrivarono ad una spiaggia ,stracolma di gente diretta verso un’enorme nave. La mamma sgomitò fra la folla e riuscì a salire. Mostrò i biglietti ad un soldato che, senza nessuna ragione al mondo, disse “La signora non può salire. “
“Cosa? “, sbottò incredula la madre- perché? “
“Non può salire e basta.”
“Ti prego “, la nonna le posò la mano sul braccio “ Tu e i bambini andate. Io troverò un’altra strada…”
Ma lei scosse la testa:
“Madre stiamo fuggendo insieme da quattro mesi, non ci separeremo ora.”
Ciò detto afferrò la mano di Karin e scese.
Fu così che si salvarono.
La nave si chiamava Wilhelm Gustloff.

Costruita nei cantieri navali Blohm & Voss, il via ai lavori fu dato il 1° Maggio 1936, la nave Wilhelm Gustloff vantava un area di 5.000 m2 sommata in tutti i ponti, essendo stata approntata per dare il massimo confort a 1.436 passeggeri e 417 membri dell’equipaggio, arrivava alla misura eccezionale di 56 metri di altezza dalla chiglia alla punta dell’albero maestro, una lunghezza di 208,5 metri e 25.484 tonnellate di stazza, movimentata da quattro enormi motori diesel collegati a due eliche che permettevano di raggiungere una velocità costante di 15 nodi all’ora.



Come un palazzo di dieci piani, la nave era equipaggiata di ascensori che salivano fino a 25 metri di altezza, ma tutti i massimi confort dati da queste caratteristiche non erano destinati a milionari da ricche crociere, ma, come succedeva anche per altre navi tedesche, erano per far trascorrere le ferie agli operai, su iniziative svolte dal Fronte Tedesco Operaio tramite la sub-organizzazione KdF (Kraft durch Freude), ossia la Forza attraverso la gioia.



La Wilhelm Gustloff fu varata il 5 Maggio 1937, davanti ad una folla di 50.000 persone ed entrò in servizio il 15 Marzo 1938, realizzando il suo primo viaggio sperimentale nel Mare del Nord ed il viaggio inaugurale, con operai in ferie, all’Isola di Madeira facendo scalo a Lisbona, dove i portoghesi restarono stupefatti dalle dimensioni e dal tipo di utilizzo della nave, alla quale ne sarebbero seguite altre con lo stesso scopo.



Dal suo primo viaggio nel Mare del Nord, in data 23 Marzo 1938, fino all’ultimo come nave della “Forza attraverso la Gioia“, effettuato a fine Agosto del 1939, la Wilhelm Gustloff aveva effettuato più di 50 viaggi e dato la possibilità a 70.000 passeggeri, nella loro maggioranza lavoratori, di effettuare una crociera sul mare. La destinazione migliore e più agognata della Wilhelm Gustloff, considerato un “viaggio per il paradiso”, restava sempre la capitale portoghese e l’isola di Madeira.



Nel giro di poco tempo però l’allegria delle crociere per tutti avrebbe dato spazio alla tristezza per lo scoppio della guerra e la stessa nave che trasportava migliaia e migliaia di operai e contadini felici e contenti, a partire dal 9 Settembre 1939, sarebbe stata trasformata in nave ospedale. Sul camino della Wilhelm Gustloff la croce uncinata che vi era stata dipinta e che si vedeva da grande distanza, fu sostituita dalla croce rossa.



Nella sua prima missione come nave ospedale, imbarcò 658 feriti polacchi più alcuni feriti tedeschi, vittime di una mina polacca contro la quale andò a sbattere il dragamine tedesco “M-58”, sbarcando i primi a Rendsburg e i secondi a Kiel.
La nave inizialmente era in grado di ospitare 1500 passeggeri ma quando venne riconvertita in nave per trasporto profughi fu potenziata in modo da poter trasportare circa 4000 persone.
Tuttavia si era sparsa la voce che i sovietici fossero già a Elbing,cioè molto più vicini a Gotenhafen di quanto si pensasse e i membri dell’equipaggio dovettero assistere con tristezza e tensione all’aumento implacabile dei profughi sulla nave.
Così ,alle 12 e 30 del 30 gennaio la Gustloff salpò non con 1500 né con 4000 ,bensì con 10.582 passeggeri.
Stavano pigiati come sardine. Tutto lo spazio disponibile a bordo era occupato. La notte scese, nera e gelida. Le onde si infrangevano contro la nave e gli uomini sui ponti faticavano a stare in piedi a causa dei contraccolpi.
Non potevano certo immaginare che a poca distanza da loro viaggiasse un silenzioso predatore.
Era il sottomarino “S-13 “. Il comandante non vedeva alcun motivo per immergersi. Non esisteva alcuna minaccia per il suo sottomarino. Intendeva affondare la nave tedesca con un attacco in superficie non appena il suo sottomarino sarebbe stato in posizione favorevole per lanciare.
Alle 21 e 16 la Gustloff fu colpita.
Un siluro rimase bloccato nel tubo di lancio mentre gli altri tre, lanciati da 300 metri dall’obiettivo, la raggiunsero in pieno.



La Wilhelm Gustloff era già condannata a morte subito dopo il primo siluro che la colpì nella parte anteriore e aprì, dal basso verso l’alto, quasi fino al ponte B, una falla di molti metri. Il secondo siluro raggiunse la nave sul ponte E, all’altezza della piscina e ne squarciò lo scafo, mentre la maggior parte degli aiutanti di Marina ivi installati furono strappati al sonno dalla morte, annegando in pochi secondi a causa delle tonnellate di acqua che entrarono in quel locale. Il terzo siluro esplose nella sala macchine, al centro della nave strapieno di profughi.
A bordo divampò una lotta per la vita. Feroce, senza esclusione di colpi. Vecchi, donne, bambini e anche uomini invasero i ponti della nave urlando come pazzi. Chi cadeva era perduto. Un profugo che non sapeva nuotare chiese che lo uccidessero. Altri si suicidarono lanciandosi dal ponte inferiore. Una donna correva avanti e indietro, follemente isterica: aveva perso i tre figli. Il primo era stato schiacciato da un baule caduto per le vibrazioni di un siluro, il secondo le era stato strappato dalla folla impazzita, il terzo glielo avevano portato via le onde che si infrangevano sulla nave. Un’ausiliaria della Marina perse il bimbo che stava cercando di aiutare e anche la madre impazzita scomparve fra i flutti.
“Prima le donne e i bambini! “ urlavano i marinai, ma anche gli uomini presi da un terrore mortale tentavano di salire sulle scialuppe. I proiettili sfrecciavano in aria e ricadevano nei corpi provocando morti e feriti.
Un’ora. Tanto ci mise la Gustloff ad affondare. Le gelide braccia del Baltico strinsero a sé le vite di più di 9000 persone.
Nel cuore dei sopravvissuti rimase la scena da inferno dantesco di innumerevoli bimbi che galleggiavano in acqua. Alcuni erano talmente piccoli che la loro testina era più grande dei piedini e delle manine e così era finita sott’acqua mentre le gambine si agitavano sempre più debolmente nell’aria fredda …

 
   
 
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