"stupida mezzosangue" Era questo che le aveva detto ancora una volta e lei, nonostante cercasse di non pensarci, continuava a ripeterselo all'infinito, come una litania. Non capiva come mai lui provasse così tanto odio e disprezzo nei suoi confronti. Nonostante riuscisse a comprendere in pochissimo tempo tutti gli argomenti scolastici, non capiva perché se la prendesse tanto con lei, fin da quando riuscisse a ricordare. Ogni volta che si incrociavano in corridoio, durante le lezioni, in Sala Grande, lui le lanciava sguardi carichi di disprezzo e la ricopriva di insulti, e lei aveva ormai preso l'abitudine di rispondergli a tono. Non avrebbe mai permesso a quella serpe di vederla fragile a causa sua, perché sapeva che gli avrebbe dato soltanto un'enorme soddisfazione. Tre anni prima, sul treno che l'avrebbe condotta per la prima volta a Hogwarts, aveva cercato di essergli amica. I modi del ragazzino erano abbastanza amichevoli, ma sempre un po' distaccati e cercava di mantenere le distanze. E dopo aver passato alcuni minuti a chiacchierare, lei decise di sedersi all'interno dello scompartimento, e si persero nel loro piccolo eden momentaneo, mentre il treno che scorreva velocemente verso Hogwarts e verso la fine della loro appena nata amicizia. Tutto questo perché lui, quando scoprì le origini babbane della ragazzina che le stava accanto, si irrigidì e sbarrò gli occhi, e per un attimo comparve sul suo volto un'espressione sofferente, ma che venne subito rimpiazzata da una maschera di indifferenza e disprezzo. La cacciò in malo modo dallo scompartimento e lei, confusa e disorientata dal suo improvviso cambiamento, scese dal treno, che nel frattempo si era fermato. E anche se durante lo smistamento l'aveva osservata di sottecchi, il giorno dopo non appena la incontrò per i corridoi le lanciò uno sguardo carico di disprezzo e man mano che passavano i giorni, i mesi e persino gli anni, gli insulti si facevano sempre più pesanti. Ma non sapeva che era solo una maschera che lui indossava per proteggerla dalla sua famiglia, dai suoi ideali e persino da sé stesso. Non sapeva quanto Draco in realtà soffrisse. Dover nascondere i propri sentimenti ogni giorno, ogni attimo della sua vita era faticoso, estenuante e soprattutto inutile, almeno per lui, perché non riusciva a comprendere il motivo di tutto quel teatrino ben archestrato dalla sua famiglia, che seguiva degli ideali che lui nemmeno appoggiava. Così lei, Hermione Granger, cominciò ad odiarlo, per non cercare di illudersi ancora. Cercava di odiarlo, come pensava che lui odiasse lei. E ancora una volta si era rintanata nel bagno per non mostrare le calde lacrime che le rigavano il viso. Anche se cercava di tenergli testa, non riusciva sempre a ignorare del tutto le sue provocazioni e i suoi insulti. L'aveva guardato con astio, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di scendere. Poi si era incamminata lentamente verso il lato opposto, piantando i suoi migliori amici in mezzo al corridoio. Non voleva che si preoccupassero per lei. Avranno sicuramente qualcosa di meglio da fare, è inutile che li disturbo ogni volta, pensava Hermione, cercando di convincere anche sé stessa. La realtà era che non sopportava che Harry e Ron provassero compassione per lei e pensassero che non riuscisse a risolvere i suoi problemi da sola. Appena svoltato l'angolo aveva iniziato a correre in cerca di un posto tranquillo e isolato, dove nessuno avrebbe visto la sua fragilità. E ancora una volta era da sola, a piangere tutte le sue lacrime. Voleva, sperava, che un giorno Draco smettesse di renderla così fragile. Voleva che un giorno lui la fermasse e le chiedesse scusa. E anche se ad altri sarebbero potute sembrare cinque misere lettere completamente insignificanti in confronto a tutto ciò che le aveva causato, una sola parola le sarebbe bastata. Ma non sapeva che Draco Malfoy, l'altezzoso purosangue che tutti ritenevano senza cuore, avrebbe voluto davvero scusarsi con lei. Per tutto il male che sapeva di averle recato a causa degli ideali purosangue della sua famiglia, che lui era costretto a portare avanti. Ma pensava che lei gli avrebbe riso in faccia, con disprezzo, come lui riteneva di meritarsi, perché chi mai accetterebbe solo di parlare con un figlio di Mangiamorte? Pensava che delle semplici scuse non sarebbero bastate a risanare tutte quelle ferite che le aveva procurato nel profondo. Lui non sapeva che una semplice parola avrebbe potuto cambiare tutto. Lei non sapeva quali erano i veri sentimenti di Draco. E nessuno dei due avrebbe solo lontanamente immaginato che se si sarebbero chiariti, Draco non sarebbe mai diventato un Mangiamorte, perché Hermione lo avrebbe impedito, anche a costo della sua stessa vita. Hermione non sarebbe stata costretta a convivere con la scritta "sangue marcio" impressa sul suo braccio per sempre, perché Draco sarebbe stato lì a proteggerla. Non sapevano che si sarebbero innamorati nonostante tutto e amati, crescendo due bambini meravigliosi che avrebbero regalato loro quella serenità che tanto avevano desiderato. Non sapevano niente di tutto ciò. E così continuarono a insultarsi ogni volta che si incontravano, a scambiarsi sguardi carichi di disprezzo. Continuarono a fingere di odiarsi. A tal punto da non distinguere la finzione dalla realtà, da ciò che provavano davvero. Nessuno può mostrare troppo a lungo una faccia a sé stesso e un'altra alla gente senza finire col non sapere più quale sia quella vera.