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Autore: therealbloodymary01    18/12/2020    0 recensioni
Harry è divorato dai sensi di colpa dopo aver accidentalmente ferito la sua nemesi per antonomasia, Malfoy.
Dal testo:
"Bugiardo!"
Non poteva fare a meno di ascoltare quella voce nella sua testa che continuava a ripetergli sempre la stessa parola.
"Non ti importa veramente di lui, vuoi solo liberarti dal senso di colpa."
E forse era veramente così, o forse, per una volta, aveva bisogno che nella sua vita accadesse qualcosa di buono, per rimediare a tutto il male che c'era nel mondo.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Piccola premessa: ho rivisto da poco (ieri xd) il Principe Mezzosangue che è il mio film preferito, e mi è venuta voglia di scrivere la mia versione di questa scena. Perchè un confronto tra Harry e Draco dopo la scena del bagno io me lo meritavo, e scommetto che anche altri lo avrebbero voluto. Doveva essere una OS autoconclusiva, ma avendo lasciato un finale abbastanza aperto potrei anche pensare di continuarla, ovviamente basandomi su quanto questa piacerà o meno. Premetto che la storia è una pre-slash, ovvero può essere letta come un semplice avvicinamento tra Harry e Draco ma anche come un assaggio di quello che potrebbero essere come coppia (io personalmente li shippo, ma insomma potete leggerla anche se non li shippate ma vi piacerebbe sapere come sarebbero come amici). Pur essendo in questo fandom dal 2014 non ho mai pubblicato una ff di Harry Potter, men che meno Drarry, quindi siate clementi!! Potrebbero esserci anche cose non coerenti con il libro, alcune sono volute mentre altre sono frutto del fatto che non leggo i libri da taaanto tempo. Comunque, finita questa filippica che spero qualcuno leggerà, vi lascio alla lettura! Se la storia vi piace e vi va di lasciare una recensione, lo apprezzerei molto!
Enjoy!
 

No Antidote for this Curse

 

Sectumsempra.

 

Aveva ripetuto quella parola ancora ed ancora nella sua mente, tanto che ormai aveva acquisito un signicato del tutto nuovo, deformato. Significava colpa, rimorso, paura di sé stesso. Niente a che vedere con l'incantesimo contro i nemici che aveva a tutti i costi dovuto provare su Draco. Draco, ora lo chiamava per nome? Gli alleviava un po' del senso di colpa, quella fittizia intimità che si era mentalmente creato tra lui e il ragazzo nell'ultima mezz'ora. Camminava irrequieto nello stesso bagno dove pochi istanti prima – o così la sua mente suggestionata sembrava portata a credere – aveva giaciuto per terra, in un lago di sangue, la sua nemesi, Draco Malfoy.

 

È tutta colpa mia.

 

E se non ce l'avesse fatta?

 

Dio, ti prego, fa che ce la faccia. Se non per me, almeno per lui. Non voglio che muoia, sul serio.

 

Bugiardo!

 

Non poteva fare a meno di ascoltare quella voce nella sua testa che continuava a ripetergli sempre la stessa parola.

 

Non ti importa veramente di lui, vuoi solo liberarti dal senso di colpa.

 

E forse era veramente così, o forse, per una volta, aveva bisogno che nella sua vita accadesse qualcosa di buono, per rimediare a tutto il male che c'era nel mondo.

 

Si trovava ancora lì dentro, spaesato e con la mente completamente annebbiata. Doveva uscire di lì. Se avesse posato lo sguardo anche una sola altra volta sulle mattonelle bianche macchiate di rosso, temeva di non farcela. Ma dove andare?

 

Di tornare in Sala Comune non se ne parlava, non era in grado di affrontare le domande di nessuno in quel momento. Peggio ancora nel caso in cui già lo avessero saputo.

 

Si accorse di stare lottando contro la sua stessa volontà: voleva andare in infermeria, vedere come stava.

 

E se stesse morendo?

 

La voce, di nuovo.

 

Un improvviso conato lo colse alla sprovvista. Corse fino alla toilette più vicina.

Buttare fuori tutto lo schifo che si sentiva dentro fu catartico, lo fece sentire immediatamente meglio, perlomeno all'inizio. Rise. Non perchè ci fosse qualcosa da ridere, semplicemente perchè non sapeva proprio cos'altro avrebbe dovuto fare una persona, in una situazione come quella.

 

Le risa soffocate si tramutarono presto in singhiozzi che lo lasciarono senza fiato.

 

Che cosa ho fatto.

 

Uscì dal bagno, le gambe tremanti. Quanto tempo era passato dall'incidente? Poteva essere un minuto come una settimana intera; il tempo, per lui, aveva smesso di scorrere in modo naturale, andava in simbiosi con il battito accelerato del suo cuore.

 

“Potter.”

 

Nel corridoio gli si parò davanti la figura del professore di pozioni, guardandolo severamente. Harry perse un battito.

 

“Come... come sta?”

 

Trascorsero ben tre secondi e mezzo prima che Piton gli desse una risposta.

 

“Le ferite, fortunatamente, non sono mortali. Tuttavia il ragazzo dovrà rimanere in infermeria almeno per tutta la settimana.”

 

Senza avere intenzione di manifestare le sue emozioni ad alta voce, il ragazzo sopravvissuto sospirò di sollievo, non riuscendo a nascondere un sorriso nell'apprendere quella notizia.

 

“Ciò non toglie, Potter, che il tuo comportamento sia stato del tutto avventato e senza scusanti. Avresti potuto provocargli danni permanenti, o peggio.”

“Me ne rendo conto, professore, io... mi dispiace tanto.”

 

Piton fece finta di non notare le lacrime che offuscavano gli occhi del ragazzo di fronte a lui e si affrettò a tornare nei suoi alloggi.

 

Harry non voleva farlo, non avrebbe avuto senso. Era anche un po' ipocrita. Come se Malfoy avesse avuto la minima voglia di vedere colui che l'aveva quasi spedito all'altro mondo, per altro. E poi, ora che sapeva che era fuori pericolo, non aveva più niente di cui preoccuparsi, lui.

 

Ah, chi voleva prendere in giro. Si sentiva ancora maledettamente in colpa.

 

I piedi lo avevano tradito, portandolo, nonostante tutto, davanti alla porta dell'infermeria. Ma sì, prima di tornare in camera sua e poter essere capace di guardare i suoi amici in faccia raccontandogli quello che era successo, aveva bisogno di sapere che tra di loro era tutto apposto. Ovvero, che Malfoy continuasse ad odiarlo platonicamente, senza ulteriori rancori.

 

Si fece coraggio, bussando leggermente alla porta. Da fuori non si sentiva nessun rumore.

 

Dopo qualche istante, Madam Pomfrey si presentò all'ingresso. Non appena riconobbe il visitatore, nei suoi occhi passò un breve lampo di collera, subito mutatosi in uno sguardo compassionevole.

 

“Sta dormendo, ma puoi entrare comunque, se vuoi.” Gli riferì sussurrando.

 

Harry le rivolse un sorriso di gratitudine, entrando a passi incerti nel grande ambiente. Nessun letto era occupato tranne uno, quello più vicino all'entrata. Malfoy giaceva addormentato, con ancora indosso gli indumenti macchiati di sangue, la bocca contorta in una smorfia di dolore. Non era un sonno profondo, doveva essergli stato indotto dalle medicine.

 

Sentì che il nodo allo stomaco non era ancora sparito del tutto.

 

Madam Pomfrey stava preparando qualche altra pozione antidolorifica poco più in la, su un tavolo da lavoro. Harry ne approfittò per togliersi un peso dalla coscienza.

“Mi dispiace, non avrei mai dovuto farlo. Perdonami.” disse a bassa voce.

Una lacrima solitaria scese a rigargli la guancia, ma non importava.

 

Malfoy iniziò ad agitarsi leggermente, biascicando qualcosa di incomprensibile.

 

“Mi scusi, si sta agitando, credo stia male”

 

“È normale, non preoccuparti caro, la pozione che gli ho dato è certamente potente, ma con delle ferite come le sue...”

Notando lo sguardo colpevole del ragazzo, troncò la frase a metà.

 

“Starà bene,” aggiunse, riprendendo a mischiare gli ingredienti.

 

Senza accorgersi veramente di ciò che stava facendo, Harry si ritrovò a scompigliare i capelli biondi del ragazzo di fronte a lui, cercando di farlo calmare. Notò che a mano a mano che le sue dita affondavano tra i suoi capelli, Malfoy smetteva di contorcersi, riprendendo a respirare regolarmente, perciò continuò a farlo, sperando di riuscire quantomeno a farlo dormire in pace, così che non avrebbe più sentito il dolore.

 

Così preso dai suoi monologhi interiori, non si accorse di come due occhi grigio-azzurri lo stessero fissando confusi.

 

“Oh, scusami, non volevo svegliarti. Mi... mi dispiace, è meglio che vada--”

 

“Che ci fai qui, Potter? - lo interruppe lui – sei venuto a finire il lavoro?”

Il tono era quello di sempre, eppure si vedeva che qualcosa era cambiato, Harry poteva sentirlo. Non era una provocazione, quasi una domanda sincera, sospettava. Malfoy aveva paura di lui. Che cosa aveva fatto?

 

“Volevo solo... scusarmi. Non avevo idea di cosa fosse quell'incantesimo, io... non lo avrei mai usato su di te o su nessun'altro, se lo avessi saputo”

 

Draco lo fissò sconcertato, la sua mente provata lavorava freneticamente per trovare una risposta.

 

“La sai una cosa, Potter? Le tue patetiche scuse te le puoi anche ficcare su per il cu--”

“Ahem ahem." La voce dell'infermiera li fece sobbalzare, completamente dimentichi della sua presenza nella stanza dal momento in cui i loro sguardi si erano incrociati.

“Forse è meglio che vi lasci parlare da soli, ma lei non deve fare sforzi, signor Malfoy. E niente scherzi, signor Potter,” aggiunse, prima di sparire nell'altra stanza.

 

Rimasti soli, i due stranamente non trovarono più null'altro da dirsi, come se Madam Pomfrey si fosse portata via con sé anche le loro capacità verbali. Harry avrebbe voluto scusarsi, anche diecimila volte se fosse stato necessario a stare in pace con sé stesso, ma non era facile con Malfoy che gli remava contro e gli dava solo sui nervi con le sue frecciatine. Come si chiede scusa a qualcuno che ti fa incazzare?

 

“Ascolta, Malfoy – proruppe alla fine – io e te non siamo mai stati amici e forse mai lo saremo, ma questo non vuol dire che ti ucciderei così a sangue freddo.”

 

Il biondo sollevò un sopracciglio, alludendo al sangue sui suoi vestiti.

“Non si direbbe.”

 

“Quello che voglio dire – continuò – è che quello di oggi è stato un incidente. Ero incazzato per la fattura che hai fatto a Katy, è vero, ma non credevo che quell'incantesimo potesse avere effetti così letali, pensavo ti facesse sputare vermi o roba del genere, altrimenti non lo avrei mai pronunciato, so che magari non mi credi ma--”

 

“Merlino, Potter, taci ti prego, mi stai facendo girare ancora di più la testa,” lo interruppe nuovamente.

 

“E comunque lo so che non l'hai fatto apposta, non sono un idiota.”

 

Harry, a quelle parole, alzò lo sguardo stupito. “Davvero mi credi?”

 

Draco si sforzò di non sorridere allo sguardo speranzoso del ragazzo che aveva di fronte, meravigliandosi di trovarlo quasi adorabile.

 

Ma che diavolo mi prende?! - pensò – devono essere le medicine.

 

“Potter, qualunque formula che non sia expelliarmus è fuori dalla tua portata, lo sanno tutti.” constatò poi, alzando gli occhi al cielo.

 

Ci fu un attimo di silenzio in cui i loro sguardi si incrociarono, poi entrambi scoppiarono a ridere. Draco fece una leggera smorfia di dolore, cercando di trovare una posizione più comoda.

 

“Sto bene, sto bene, ce la faccio,” dichiarò, vedendo che l'altro ragazzo già si stava sporgendo per aiutarlo a sdraiarsi nuovamente.

 

“Comunque mi scuso anch'io, Potter”

 

Harry lo guardò meravigliato.

 

“...E di cosa?”

 

“Di averti sbroccato prima, nel bagno. Alla fine non è stata tutta colpa tua, devo ammetterlo, ma non era un bel momento, ecco.”

 

Guardandolo, si accorse di come Harry stesse lottando contro l'impulso di scoppiare nuovamente a ridere.

 

“Che ti devo dire? Non so che cosa mi abbia fatto mandare giù quella donna, fatto sta che sono stranamente sentimentale, quindi prendi le mie scuse e leva le tende, prima che torni normale,” gli rispose all'implicita domanda.

 

Tornando serio, Harry decise di porgergliene una che si era tenuto dentro fino a quel momento.

 

“Perché stavi piangendo?”

 

Draco distolse lo sguardo, l'espressione tornata di colpo avvilita.

“Non capiresti,” rispose solo.

 

“Non lo saprai mai, se non ci provi. C'entra per caso Voldemort?”

 

“Davvero, Potter, non posso dirti nulla.” ribadì. Avrebbe voluto essere più convincente delle lacrime che minacciavano di fuoriuscirgli dagli occhi da un momento all'altro.

 

“Va bene, d'accordo. Ma se cambi idea, sai che sei ancora in tempo a passare dalla parte giusta, vero?”

Non rispose, continuando a guardare un punto fisso sulla parete.

“Draco” lo richiamò.

 

Il ragazzo si riscosse. “Draco? Tutta questa confidenza te l'avrei data quando, esattamente?”

 

“È il passo successivo dopo “tentato omicidio”, non lo sapevi?”

 

Draco rise, suo malgrado.

Gli sembrava di stare sognando, era tutto così assurdo. Lui e Potter che parlavano civilmente e addirittura ridevano insieme, dopo che lui lo aveva quasi ucciso, poi.

 

Passare dalla parte giusta. Suonava bene, doveva ammetterlo, ma non avrebbe funzionato. Non con la sua famiglia che lo avrebbe sicuramente buttato fuori di casa e non con Voldemort che non si sarebbe dato pace prima di vederlo morto.

 

“È facile per te, Potter, tutte le persone a cui tieni sono dalla parte giusta. Io dovrei mettermi contro tutti.”

Non osò guardarlo ancora in faccia, non ce la faceva.

 

Sobbalzò leggermente nel sentire una mano poggiarglisi sulla spalla, stringendola delicatamente.

“Non devi fare tutto da solo, possiamo aiutarti. Vedrai, sarai al sicuro. Devi solo dire che lo vuoi.”

 

Altre lacrime minacciarono di uscire, ma stavolta riuscì a controllarle. Respirò a fondo, pesando le parole che avrebbe voluto dire.

“Ci penserò,” rispose solamente, voltandosi di nuovo verso di lui.

Gli stava sorridendo, grazie al cielo. Per la prima volta in tutto quell'anno, almeno a quanto potesse ricordare, si sentì solo un ragazzo, libero dal peso che essere parte della sua famiglia comportava.

 

“Bene. Passerò a vedere come stai domani.”

 

“Che gioia, non vedo l'ora,” si lamentò, sbuffando. Segretamente, quelle parole erano, per una volta, vere.

 

Harry lo salutò e si diresse verso l'uscita, sentendosi molto meglio. Magari con un po' di persuasione sarebbe riuscito a salvarlo dal suo destino.


 
   
 
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