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Autore: laragazzaverde    18/12/2020    1 recensioni
Quello che non diciamo vorremmo che venga dimenticato ma in realtà si accumula nel corpo riempiendoci l’anima di grida soffocate. Quello che non diciamo si trasforma in insonnia, angoscia e infine in errore. Le parole non pronunciate si trasformano in cieca insoddisfazione, tristezza e frustrazione. Quello che non diciamo non muore, ci ammazza soltanto. Quando ho tratto quest’ultima conclusione ho gettato lo sguardo oltre le mura e ho visto che il mondo fuori c’era ancora, stava andando avanti senza di me.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oggi sono felice


Mi piace stare ai lati della strada, amo pensare che la vita sia un bellissimo racconto scritto da un grande autore che sogna per noi avventure, luoghi esotici e grandi amori. Noi in quanto attori dobbiamo affidarci a questo meraviglioso racconto e viverlo. A volte l’autore complicherà la trama, ci metterà in situazioni estreme perché gli piace pensare che tutto abbia un senso. Perché l’arte utilizza sia colori chiari sia scuri? Perché la luce per esistere ha bisogno dell’oscurità e dunque per apprezzare la gioia c’è bisogno della tristezza. Ci costa apprezzare le meraviglie che l’autore ci offre, cerchiamo la felicità ma non crediamo in essa; guardiamo il più piccolo dei particolari e interferiamo nel racconto. Dovremmo invece accettare il ruolo che ci è stato affidato e compierlo, perché sicuramente è quello giusto. Una volta che ci saremo fidati, staremo di sicuro viaggiando verso la felicità. Infondo lo scrittore ci sta solo chiedendo di essere testimoni delle sue pagine, di lasciare un segno per quelli che verranno e di essere testimoni di questa trama eterna chiamata vita. Talvolta è difficire capire in che modo afferrare la felicità perché non riusciamo nemmeno a capire cosa si esattamente. Poeti, scrittori e filosofi hanno sempre provato a parlare di questo concetto; io voglio provare a dare la mia definizione.
Davanti a me mi immagino una candella accesa che lentamente si sta consumando. La sua bellezza è disarmanete: la fiamma sta lottando contro il vento pur di rimanere accesa. Guardandola non posso fare a meno di pensare a una metafora sulla vita. Quando la luce è stata accesa, l’uomo ha dovuto lottare contro le interperie del vento per impedire che si spegnesse. Mi fa paura questa fragilità. Eppure mi rendo conto che quando sento la brezza dell’aria che preme contro il mio viso, mi sento incredibilmente viva. Ecco, per me questo è la felicità. Essere felici vuol dire sentire una bufera attorno a te che cerca di abbatterti, ma nonostante ciò ti senti più vivo che mai. Si, sono d’accordeo con Maurizio Cucchi. I poeti scrivono del proprio dolore, cercando di rovesciarlo su un foglio bianco probabilmente alla ricerca di una soluzione; in un modo o nell’altro cercando delle risposte mentre combattono una tempesta che sta tentando di ucciderli. Il fatto che siano ancora in piedi li rende maledettamente coraggiosi. Hanno scelto di vivere, preferendo la luce difficile della candela all’oscurità.
Non ricordo molto bene il giorno in cui mio papà è andato via di casa. Era giugno, è passato tanto tempo; poco importa. Quel giorno una parte di me è andata via insieme a lui. Da quel momento ho iniziato a costuire un muro innterno a me. Ho cominbciato a pensare che esternare il proprio dolore fosse stupido, perché in quel modo sarei diventata solo più vulnerabile. Io non volevo più soffire per le scelte di altre persone. La mia candela era al sicuro, nessuno vedeva la sua fragilità. Tuttavia stavo commettendo un immenso errore perché le mie scelte mi stavano conducendo in un civolo cieco in cui non ci sarebbe stato posto per la felicità. Un giorno ho aperto gli occhi; non ricordo quando è successo, come o perché. So solo che improvvisamente mi sono resa conto che avevo smesso di vivere. Ho cominciato a pensare e sono stata travolta da una raffica di domande: dove va ciò che vorresti fare ma non fai? Dove va ciò che vorresti dire ma non dici? Dove va quello che non ti permetti di sentire? Ho trovato risposta osservando le mura che mi ero costruita attorno.
Quello che non diciamo vorremmo che venga dimenticato ma in realtà si accumola nel corpo riempiendoci l’anima di grida soffocate. Quello che non diciamo si trasforma in insonnia, angoscia e infine in errore. Le parole non pronunciate si trasformanno in cieca insoddisfazione, tristezza e frustrazione. Quello che non diciamo non muore, ci ammazza soltanto. Quando ho tratto ques’ultima conclusione ho gettato lo sguardo oltre le mura e ho visto che il mondo fuori c’era ancora, stava andando avanti senza di me. Io non stavo vivendo. Allora ho iniziato a parlare, a combattere e a trovare un modo per sentirmi libera.  Ho scelto di vivere, non di nascondermi, e in questo modo ho scelto anche la felicità. Oggi posso affermare di esssere felice.
Spesso tendiamo a considerare il dolore banale, privo di messaggi e probabilmente pure spaventoso. Secondo me invece è proprio dal dolore che diventiamo più forti perché se dimostriamo di essere in grado di combatterlo, vuol dire chee abbiamo scelto di vivere. Solamente dalla tristezza saremo in grado di apprezzare pienamente la felicità. Per cui, almeno una volta nella nostra vita, dobbiamo provare a essere poeti, urlando al mondo intero che stiamo soffrendo ma nonostante ciò siamo ancora in piedi. Arriverà il giorno in cui la nostra candela si spegnerà ma non dobbiamo avere paura, occorre essere coraggiosi, aprire la gabbia in cui ci rinchiudiamo e volare.
Mi piace stare ai lati della strada, amo pensare che la vita sia un bellissimo racconto scritto da un grande autore; questo scrittore sogna per noi avventure, luoghi esotici e grandi amori. Ma c’è una cosa che oggi mi elettrizza ancora di più. In questo momento amo lanciarmi in mezzo a questa strada e urlare a squarciagola. Quando l’autore mi mette un ostacolo davanti, sorrido e la prendo come una sfida. Raccolgo le forze e mi preparo a saltare; in questi momenti, nonostante la paura, mi sento viva. Oggi sono felice.
 


Ciao a tutti!
Questi sono solo dei piccoli frammenti di una riflessione personale.
Se vi va, lasciate un commento!
A presto, Laragazzaverde
   
 
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