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Autore: itachiforever    18/12/2020    2 recensioni
[Venerdì 13]
Una ragazza, i suoi genitori, il suo cane e una nuova casa.
Un lago, una foresta e un campeggio sventurato.
Giovani ragazzi, una piccola vacanza e uno spietato serial killer immortale.
Differenze, similarità e qualche salvataggio.
Crystal Lake troverà la pace?
Genere: Horror, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 16 – Nuove amicizie

 

Jasmine si rese finalmente conto in quel preciso istante che Jason era arrivato alla sua finestra aperta dopo aver compiuto un massacro. Aveva lasciato tacce che potrebbero ricondurre a lei, oltre a quelle di sangue sulla finestra e sulla ringhiera del portico? Se avesse voluto far fuori la sua famiglia, Jasmine gli aveva servito tutti su un piatto d’argento, se stessa compresa.

Per quanto non le interessasse poi molto della guida fasulla, la fine che Jason gli aveva fatto fare era davvero atroce, e chissà quanti altri erano morti quella notte grazie anche all’aiuto che lei gli aveva dato. Certo, Jason avrebbe fatto lo stesso con o senza di lei, ma quello che lei aveva inteso come un semplice gesto per mettersi in buona luce, avrebbe anche potuto causare a lei e ai suoi non pochi guai. Cosa sarebbe successo se la polizia avesse usato i cani e fosse arrivata davanti casa sua? E se Jason avesse lasciato l’ascia da qualche parte e avessero trovato anche le sue impronte oltre a quelle del killer?

La ragazza si sentiva osservata, giudicata. Nessuno lì la stava guardando in realtà, erano tutti troppo impegnati ad osservare la scena del crimine, ma lei percepiva sguardi disprezzanti tutti addosso a lei, portandole alla mente vecchi ricordi non proprio piacevoli. Non poteva trattenersi ancora lì, non voleva. Con lo sguardo fisso per terra e i capelli che le nascondevano i lati del volto, si fece strada tra la folla, con Finn a seguirla subito dietro di lei. La sua “fuga” non durò molto però, visto che andò a sbattere contro qualcuno.

“Mi scusi!” Dissero due voci all’unisono, la sua e un’altra maschile e decisamente familiare.

Alzò lo sguardo, incrociando quello decisamente stanco e sorpreso di Mike.

“Jasmine!” Esclamò il ragazzo, che non si aspettava di trovarla lì. “Ciao, cosa ci fai qui?”

“Oh, ehm, ciao… Io...Ero venuta a fare un giro in città, ma poi…” Rispose, con non poco nervosismo nella voce. Il suo sguardo tornò alla porta distrutta e al nastro giallo che delimitava la scena.

“Già...bel casino…” I due restarono a guardare la scena per qualche istante, mentre due agenti disperdevano la folla. Qualcuno, un altro agente, si avvicinò ai due ragazzi.

“Ehi Mike, tuo padre ti vuole all’albergo, hanno trovato l’altro ragazzo”

“Vivo?” Chiese subito l’interessato, speranzoso.

Il collega scosse la testa in segno negativo, andando a dare la notizia agli altri poliziotti.

Mike sospirò, passandosi una mano sul volto stressato, per poi rivolgersi a Jasmine.

“Mi spiace continuare ad incontrarti sempre al momento sbagliato, che a quanto pare è anche sempre nello stesso posto.”

Jasmine, che fino a quel momento era rimasta ad ascoltare e osservare scosse la testa. “Ma no, figurati. Magari sono io che scelgo di spuntare nei momenti meno opportuni.” Rispose sorridendogli leggermente, cercando di sdrammatizzare un po’.

“Comunque devo andare quindi… ci si vede in giro?”

“Sì, certo. Allora ciao, e...buon lavoro.”

Entrambi si voltarono e iniziarono ad incamminarsi ognuno per la propria strada. Mike però si fermò quasi subito, richiamando la ragazza.

“Ehi Jasmine!” La raggiunse di nuovo, arrossendo leggermente. “Io...sarei libero per un po’ a pranzo, ti va se...prendiamo qualcosa insieme?”

La ragazza, presa un po’ alla sprovvista e con ben altro a cui pensare, non riuscì a dirgli di no, anche perché Mike sembrava essere davvero un bravo ragazzo e lo sguardo speranzoso con cui la fissava non aiutava.

“Sì, va bene.” Gli sorrise. “Ti va bene all’Angolo Rosso? Devo andarci comunque per vedermi con i miei, perciò...”

“Sì sì, va benissimo!” Si affrettò a dire lui, sorridendo. “Va bene all’una?”

“Perfetto.”

“Ok! Allora a dopo!”

“A dopo!” Stavolta fu lei a guardare andare via il ragazzo.

Tornò alla sua bici, con l’impressione di aver appena migliorato la giornata, fino a quel momento decisamente pessima, di Mike.

“Qualcuno sembrava parecchio contento, vero Finn?” Per tutta risposta, il cane emise uno sbuffo che rallegrò di più la sua padrona. “Andiamo, su.”

Salì sulla bici, decisa a trovare un posticino tranquillo dove poter riflettere senza dover però tornare a casa sua.

Dopo aver girato un quartiere che non aveva visto la volta precedente, decise di fermarsi ad un panificio all’angolo della strada. C’erano un paio di tavolini fuori che, insieme al meraviglioso profumo di dolci appena sfornati, sembravano chiamarla. Questo, unito al fatto che l’ansia le faceva venire una gran fame, la spinse ad entrare per uno spuntino di metà mattina, nonostante l’ottima colazione che aveva già fatto. In un paio di minuti si ritrovò seduta con un succo di frutta in una mano, un cornetto al cioccolato nell’altra, mille pensieri per la testa e Finn che rosicchiava un grissino(*) sotto la sua sedia.

Doveva capire cosa fare adesso, cercare di pensare a tutte le alternative possibili. Ma da quale iniziare per prima?

Innanzitutto, Jason era arrivato letteralmente a pochi metri da lei durante la notte, dopo un massacro, e aveva deciso di non fare del male né a lei, né ai suoi genitori, né a Finn. Visto che si trattava di un Venerdì 13, e dato quello che lei stessa aveva visto al lago e al cimitero, nonostante lei non fosse a conoscenza della presenza di Jason nel secondo caso, non la sorprendeva affatto che fosse successo tutto questo. La falsa guida non era che la ciliegina sulla torta, dato che generalmente, o almeno da quello che sapeva lei, Jason era un tipo più pratico che teatrale. Era evidente che aveva usato l’uomo per mandare a tutti un messaggio molto chiaro, l’unica cosa che poteva sorprendere era che il killer avesse impiegato più tempo del solito a punirlo.

Era quindi logico per lei pensare che il resto delle vittime fossero i turisti dell’altro giorno.

Jason non sembrava avercela con lei dunque e Jasmine tirò un sospiro di sollievo. Ora aveva un problema, un grosso problema, in meno. Il regalo era stato apprezzato, o quanto meno il gesto simbolico, senza passare per ruffiana. Restava da vedere se l’offerta di amicizia sarebbe stata accettata, o per lo meno quella di pacifica convivenza. Voleva davvero avere il famigerato Jason Voorhees come amico, dopo gli eventi dell’ultima notte? Sì, certo che voleva. Come aveva sempre voluto del resto. Quel che faceva lo sapeva da parecchio, le due ragazze al lago erano state solo la punta dell’iceberg. Se avesse cambiato idea adesso sarebbe stata solo un’ipocrita.

Era anche vero che non si sarebbe di certo messa a costringere Jason ad accettarla come amica. Lei il primo passo lo aveva fatto, ma non era abbastanza sicura che lo avesse fatto lui. Le aveva riportato la collana, ma magari era solo il suo modo di ringraziare, senza altre implicazioni.

Per il momento, era più che sufficiente. Quindi adesso il problema che restava era un altro.

Se lui avesse lasciato l’arma da qualche parte e la polizia fosse riuscita a risalire a lei? Se le indagini avessero portato a casa sua? Bisognava trovare una scusa valida. Per un attimo si immaginò uno sconvoltissimo Mike che la guardava mentre veniva arrestata. Non era un pensiero che voleva vedere trasformato in realtà.

L’ascia? Poteva dire di averla trovata e lasciata nel garage, lei di certo non aveva cosa farsene, ma poi era sparita. Pensava l’avesse messa via suo padre.

Una pista che passava da casa sua? Era notte, nel mezzo del bosco, e stavano dormendo tutti in casa. Se qualcuno fosse entrato, Finn li avrebbe svegliati, ma difficilmente il cane, abituato alla città, avrebbe prestato attenzione ai rumori esterni.

Jason però era arrivato fino alla finestra, quindi era come se fosse dentro casa. E visto come aveva abbaiato Finn al lago, era molto strano che non lo avesse fatto durante la notte con un estraneo, che li aveva inseguiti, così vicino.

Jasmine guardò il cane, cercando di darsi una spiegazione. Che non si fosse accorto di niente? Non era da escludere che Jason avesse un passo felpato, anzi era molto probabile. Si convinse che questa era la spiegazione migliore, tanto non avrebbe comunque avuto modo di sapere il contrario, giusto?

Fu in quel momento che un pensiero la colpì. Il sistema di videosorveglianza! Come aveva fatto a non pensarci prima?! Le sarebbe bastato controllare i filmati per scoprire se Jason era stato registrato da qualche telecamera. Non aveva idea di quali fossero le angolazioni precise di tutte, era solo sicura di quella che riprendeva il portico e la stradina che portava alla strada principale, ma avrebbe presto sopperito a quella mancanza. Avrebbe dovuto farlo mentre era da sola però, non voleva rischiare che i suoi si accorgessero delle sue…attività illecite.

Finì la merenda restante in fretta e furia, voleva tornare a casa e sistemare subito la faccenda. Arrivata però quasi all’uscita della città si fermò. Guardava gli alberi della foresta con diffidenza e agitazione. Non voleva tornare a casa da sola, non adesso. Avrebbe dovuto farlo dopo, sì, ma in quel momento non le sembrava affatto una buona idea. Si stava finalmente facendo condizionare dagli eventi delle ultime ore? Forse, ma non se la sentiva di chiamare quello che stava provando in quel momento “paura”. Agitazione o nervosismo magari sì, ma in realtà non se la sentiva di controllare quei filmati per ora. Cosa avrebbe fatto se Jason fosse stato ripreso davvero?

I suoi scoprendolo sarebbero andati nel panico, non avrebbero voluto restare un minuto di più in quella casa, se non addirittura in quella città. E probabilmente sua madre aveva già ricevuto la notizia dell’accaduto, quindi chissà come avrebbe potuto reagire sapendo che la stessa persona che aveva commesso tutti quegli omicidi in così poco tempo era stata a casa sua, la stessa persona che sua figlia aveva come idolo indiscusso.

Avrebbe dovuto cancellare i filmati, ma se l’avessero scoperta? Non era di certo un hacker o un’esperta di informatica, quello era il talento del suo amico Stuart.

Ma certo, Stuart! Avrebbe potuto chiedere consiglio a lui! Lei non avrebbe saputo da dove iniziare, ma sicuramente lui sì.

Prese il cellulare per mandargli un messaggio, rendendosi però conto delle tre chiamate perse da parte di sua madre e dei dodici messaggi. Aveva dimenticato il cellulare in modalità silenziosa.

“Maledizione” le sfuggì sottovoce. Aprì la chat, leggendo i vari “Richiamami” “Tutto bene?” “Perché non rispondi?” “Non farmi preoccupare!”. Decise che la cosa migliore era andare direttamente da lei, nonostante mancasse ancora più di un’ora per il pranzo, almeno per farle vedere che era ancora viva e vegeta.

Scrisse un messaggio a Stuart. “Come te la cavi coi sistemi di videosorveglianza? Potrebbe servirmi una mano più tardi.”

Fatto ciò, ripercorse la strada all’indietro verso il luogo di lavoro di sua madre, con un cane alquanto confuso che le andava dietro.

Arrivò finalmente davanti al locale, capendo subito perché lo avessero chiamato “Angolo Rosso”. Si trovava all’angolo tra la strada principale della città e quella che portava al poco distante ospedale. Le pareti esterne dell’edificio erano dipinte di un bel rosso acceso, lo stesso che si trovava su tutti i mobili e gli oggetti d’arredamento all’interno da quel che poteva vedere dalla vetrata. Solo le pareti ed il pavimento erano stati lasciati bianchi. Ora, non che il rosso non le piacesse, ma così le sembrava un po’ troppo.

Lasciò la bicicletta legata all’apposita postazione e mise il guinzaglio a Finn, notando piacevolmente che i cani erano ammessi solo se con quello. Il suo ingresso fu annunciato dal suono di un campanello sopra la sua testa, che fece voltare verso di lei un paio di teste, disturbando la musica jazz di sottofondo.

Le due cameriere in tenuta da lavoro full-red, una ragazza più grande di lei e una signora decisamente più vecchia di sua madre le rivolsero un sorriso e un cordiale “Buongiorno” in coro.

“Salve” rispose la ragazza. “Sono la figlia di Anna, è impegnata o posso vederla?”

“Oh! Tu devi essere Jasmine allora!” Esclamò la signora, alquanto felice del suo arrivo “Tua madre non ha fatto che palare di te tutta la mattina, tesoro! Non dovresti farla stare così in pensiero!”

Jasmine arrossì leggermente sulle guance, sperando che sua madre non avesse parlato poi così tanto.

“Abbiamo dovuto trattenerla dal correre a cercarti, sai? Era parecchio preoccupata per quello che è successo stanotte.” Le fece sapere la cameriera più giovane.

“Sì, avete ragione. Mi spiace, avevo dimenticato il telefono in silenzioso e non l’ho toccato per tutta la mattina.”

“Benedetta ragazza, finalmente qualcuno che non è ossessionato dalla tecnologia!” Disse la signora, andando verso quella che Jas supponeva fosse la cucina, probabilmente a chiamare sua madre.

L’altra ragazza aprì la bocca per dirle qualcosa, ma venne chiamata ad un tavolo da alcuni clienti, dai quali si diresse senza dire altro.

Anna non tardò a precipitasi fuori dalla cucina, anche lei vestita totalmente di rosso ma con una cuffia bianca in testa. Probabilmente stava preparando il pranzo, non mancava molto all’ora di punta ormai.

“Jasmine!” La donna corse ad abbracciare la figlia, che si sentì improvvisamente in forte imbarazzo davanti alle effusioni materne, tutte abbracci e baci sulle guance. “Perchè non rispondevi?! Stai bene? Mi hai fatta preoccupare da morire!”

“Mamma! Dai, ti prego! Sto bene, che mi doveva succedere?” Cercò di divincolarsi dalle braccia della madre, e soprattutto di sfuggire dal suo sguardo finalmente sollevato.

“Non farmi mai più una cosa del genere! Hai visto cosa è successo stanotte?! Io-” Fortunatamente si bloccò prima di finire la frase. “Io lo sapevo che non dovevamo venie qui” stava per dire, ma si trattenne. L’occhiata preoccupata ed eloquente della figlia, che aveva capitò, bastò a bloccarla e a farle recuperare una certa compostezza.

Finalmente lasciò andare la ragazza, che potè riprendere fiato.

“Scusa, mamma. Mi dispiace.” Disse, sincera. “Ho...sentito quello che è successo, non si parla d’altro” continuò facendosi triste. Non poteva dirle per ora di essere stata alla scena del crimine, o avrebbe fatto un’altra scenata. Anche lei cercava di non pensarci, e soprattutto di dimenticare quella enorme macchia rosso scuro sul marciapiede. A quel pensiero, tutto il rosso che aveva intorno le fece venire un nodo alla gola. Guardò in basso, non voleva mostrare a sua madre il suo disagio.

“Ah! Più tardi mi vedo qui con Mike, il figlio dello sceriffo.” Cambiò argomento, mostrandosi di nuovo calma. “Te lo ricordi, vero?”

“Quel bel ragazzo che è venuto a trovarci il primo giorno? Certo che mi ricordo di lui!” Anna le sorrise, ammiccando.

“Mamma! Ti prego, non iniziare!”

“Cosa? Che ho detto?” La donna rise. “Allora siediti da qualche parte, appena arriva vi porto da mangiare” Tornò in cucina, non prima di averle rivolto un altro occhiolino però.

Jasmine sospirò rassegnata. Quella donna era incorreggibile. Si andò a sedere ad un tavolo per due accanto ad una delle vetrate, rivolgendo un sorriso imbarazzato alle due cameriere, che avevano ascoltato tutta la conversazione. La ragazza sbuffò appena diede loro le spalle, non vedendo di buon occhio chi non sapeva farsi i fatti propri. Del resto non era neanche tutta colpa loro però, visto che sua madre non si era esattamente messa a sussurrare.

Sistemò per terra la ciotola da passeggio di Finn, riempiendola d’acqua, che l’animale si affrettò a bere. Tirò fuori il cellulare, notando che Stuart le aveva risposto.

 

Stuart: Oddio Jas...che hai combinato?

Jasmine: No niente...volevo controllare i filmati delle telecamere attorno alla casa, in caso abbiano ripreso qualcosa di interessante.

Stuart: MA ALLORA HA PRESO DAVVERO IL TUO REGALO?!

Jasmine: Certo che sì! La cosa sorprendente semmai è che siamo ancora tutti vivi in famiglia.

Stuart: Non dirmi che ha ammazzato qualcuno stanotte…

Jasmine: Che ti aspettavi? È Venerdì 13, ha visto gente totalmente estranea farsi selfie davanti la tomba di sua madre, era sicuro che qualcuno ci avrebbe lasciato le penne…

Jasmine: Non mi aspettavo che riuscisse a prenderli proprio tutti però...non si parla d’altro in città

Jasmine: comunque, ve ne parlo dopo sul gruppo, forse avrò qualche notizia in più. Per ora dimmi solo se è possibile cancellare dei pezzi di filmato senza che nessuno se ne accorga.

Stuart: Ok, come vuoi, ma devi raccontarci tutto, intesi?

Jasmine: Yup

 

Stuart procedette col spiegarle come fare quello che le aveva chiesto, ma cancellare solo una parte dei filmati era più difficile che cancellare tutti i video delle ultime ore. Avrebbe dovuto controllare le impostazioni per vedere per quanto tempo le registrazioni restavano salvate, e assicurarsi che Jason non fosse stato ripreso anche nei giorni precedenti. In caso di necessità poteva cancellare tutti i video, poi magari avrebbe potuto usare la scusa di un errore o un malfunzionamento. Dopotutto la tecnologia non è infallibile.

Mentre chattava con l’amico, la cameriera più giovane era venuta a chiederle se voleva ordinare qualcosa mentre aspettava Mike, con un sorrisetto fin troppo felice. Le venne presto servita una cola ghiacciata, e Jasmine apprezzò il fatto che non ci furono ulteriori commenti.

Alla faccia del tenere un profilo basso” pensò. Si era appena trasferita e già andava a pranzo con un poliziotto, quindi qualcuno sicuramente molto conosciuto sia per il lavoro, sia per la sua giovane età e il suo bel faccino. Era normale che ci fosse del gossip sull’argomento. Avrebbe fatto finta di nulla, probabilmente le persone avrebbero presto trovato altro di cui parlare. Tipo il ritorno in azione di Jason, che a quanto aveva capito dalla sua ricerca in biblioteca era stato tranquillo per un bel po’, eccetto forse qualche occasionale sparizione/omicidio attribuite ad altre cause, ma che lei era molto sicura fossero tutti da ricondurre a lui.

Ad un certo punto il campanello della porta trillò, distraendola dai suoi pensieri. Si voltò, vendendo andarle incontro un Mike sorridente ma dall’aria decisamente stanca, intento a salutare le due cameriere. Poi salutò anche lei, ed in seguito fece una carezza anche a Finn, che era stato a sonnecchiare accanto alla sedia di lei, stanco per tutto il movimento della giornata.

“Ehy. Scusa se ho fatto tardi, è da tanto che mi aspetti?”

“Ehy. No, sono venuta io con largo anticipo, mia madre era...alquanto preoccupata. In realtà pensavo saresti arrivato dopo.”

“Sì, immagino. Non è di certo un buon momento dell’anno questo per noi, ma sicuramente lo sai già.”

“Diciamo che sono informata, sì.”

“Mh.” Disse lui, con un sospiro. “Non sono al mio meglio oggi, mi spiace.”

“Ma no, non preoccuparti. Non deve essere facile per voi. Se ti va di parlarne...” Sì bloccò, non volendo farsi vedere troppo interessata, ma neanche essere indelicata. Non aveva mai avuto a che fare con un poliziotto, quindi non sapeva se chiedergli del lavoro fosse una cosa che potesse fargli piacere o meno.

“Non c’è molto da dire in realtà, visto che stiamo per mangiare, ma comunque immagino che il giornale farà un resoconto fin troppo dettagliato.” Disse lui, sprezzante. “Certi giornalisti non conoscono le mezze misure. Non è stato un bello spettacolo per nessuno, questo è certo.”

“Sì, conosco il genere.” Rispose semplicemente lei.

Sapeva bene a cosa si stesse riferendo, avendo letto dettagliati resoconti sugli articoli del giornale locale, certe volte correlati da foto non proprio leggere. Fortunatamente erano in bianco e nero, quindi erano giusto un po’ meno esplicite.

“Bene, allora non voglio tediarti con i miei fattacci. Per il momento ho solo bisogno di rilassarmi un po’” Disse, mettendosi più comodo sulla sedia. “Che ne dici di iniziare con...beh con il conoscerci meglio?” Propose arrossendo leggermente e senza guardarla in faccia.

Lei lo trovò un gesto adorabile, non riconoscendosi per qualche attimo. Non le erano mai interessati più di tanto i ragazzi, specialmente quelli che non conosceva. E i bei faccini sorridenti non le bastavano per farle sorgere dell’interesse. Lui però ci stava riuscendo, forse perché era un poliziotto, quindi, almeno in teoria, era un bravo ragazzo, che fino ad ora sembrava anche di buone maniere e di buona famiglia. Uno di quelli che i suoi genitori avrebbero approvato e che, sicuramente, avrebbero insistito affinché facesse amicizia con lui. Forse le stava facendo effetto anche l’atmosfera soffusa data dal rosso che li circondava e dal piacevole sottofondo musicale, più l’atteggiamento quasi timido di lui, che rendevano l’ambiente quotidiano del diner quasi...romantico.

“Sì, certo.” Quella breve risposta le uscì in fretta, trovandola sinceramente convinta di quelle due parole. Non se lo aspettava da sé stessa.

“Bene uhm...allora, cominci tu o io?” Chiese lui, ritrovando una certa allegria.

“Ehm...non saprei da dove iniziare, così su due piedi. Cosa vuoi sapere?”

“Non so, quello che vuoi. Ad esempio, hai finito la scuola, vai all’università...” Chiedere della scuola per capire la sua età. Bella mossa, doveva riconoscerlo.

“No, ho finito le superiori. E non andrò all’università, ne ho abbastanza dello studio obbligatorio.” Confessò, scuotendo la testa per rafforzare il concetto. Lui ridacchiò.

“Ti capisco perfettamente. Anche io non ne volevo sapere, sono andato avanti solo perché volevo entrare in polizia al più presto.”

“Avrei fatto lo stesso anche io probabilmente, se avessi avuto l’idea di trovare un lavoro per il quale servisse chissà che titolo di studio.”

“Hai idee su cosa vuoi fare adesso?”

“Per ora cercherò un lavoro. Sai, per iniziare a mettere dei soldi da parte. Il mio obiettivo in realtà sarebbe aprire una libreria mia. Ma mi sa che dovrò aspettare ancora qualche anno per quello.”

“Beh mi sembra un’ottima idea. Sei una lettrice anche tu, immagino.”

“Anche? Sei un lettore anche tu?” Chiese Jasmine, interessata. Non aveva incontrato molti ragazzi ai quali piacesse leggere. Lui annuì.

“Mh-hm. Siamo tutti grandi lettori in famiglia.”

“Ammirevole! Cosa leggi di solito?”

“Ti sembrerà un clichè, ma per lo più thriller.” Rispose imbarazzato, grattandosi il collo. “E tu?”

“Io leggo praticamente tutto. Evito i romanzi rosa in realtà, ma per il resto non mi faccio problemi.”

“Davvero?” Sembrava parecchio sorpreso. “Sarà che siamo in una piccola città, ma ti giuro che non ho mai conosciuto una ragazza che non leggesse di storie romantiche.” Fece una pausa, riflettendo. “In realtà non conosco molte ragazze che amano la lettura.”

“C’è una prima volta per tutto immagino.” Sorrise lei, contenta della piega che stava prendendo la conversazione. “Anche per il diventare complici di un pluriomicidio.” Disse una vocetta cattiva nella sua mente. Fortunatamente arrivò la ragazza a prendere le loro ordinazioni, distraendola da quel fugace pensiero.

Non appena Mike seppe che il piatto del giorno era la pasta alla bolognese cucinata dalla madre di Jasmine, ne ordinò subito una doppia porzione, insieme ad una birra. Lei ordinò un piatto normale e un refill della cola.

Continuarono a parlare del più e del meno per tutto il pranzo, raccontandosi piccoli aneddoti della ormai passata vita scolastica o qualche storiella di famiglia. Anna si era superata, il ragù era davvero ottimo e pian piano il locale si andò riempiendo di clienti che chiedevano il bis. Jasmine si sentì molto fiera. Anche suo padre era arrivato, ma vedendola alquanto impegnata, andò a sedersi al bancone, limitandosi a salutare i due ragazzi.

Quando la cameriera più anziana venne a prendere i piatti ormai vuoti e a chiedere se desiderassero altro – un caffè e una ciambella alla crema per lui e una ciambella al cioccolato per lei – non riuscì a trattenersi dal chiedere cosa era successo di preciso.

“Dicono tutti cose diverse, come al solito. Sappiamo di quello sciagurato di Melrose, ma gli altri?” Chiese.

“Tutti ospiti dell’albergo, e tutti avevano prenotato la solita escursione di Melrose. Gli unici che si sono salvati erano quelli che non l’hanno mai visto.”

“Mh. Buon per loro allora.” Sembrava sul punto di dire qualcos’altro, ma non sapeva se parlare o meno. Continuava a spostare lo sguardo da Mike a Jasmine. La ragazza restò in silenzio, ad ascoltare.

“Sù, dillo.” La spronò Mike, sapendo già cosa volesse chiedere la donna e lanciando uno sguardo mezzo scocciato alla ragazza seduta di fronte a lui.

“Ecco… si sa chi è stato? Potrebbe essere Jas-”

“Non lo sappiamo.” L’interruppe lui, a voce bassa perché nessuno sentisse. “Jason o meno, stiamo facendo il possibile. Sapete cosa fare, non attardatevi fuori quando fa buio ed evitate il bosco ed i posti isolati.”

“Ma sì, sì, certo. Lo sappiamo. Vi porto il dolce allora.” La donna andò via di fretta, con aria di scuse. Mike sbuffo, sprofondando sulla sedia.

“Sempre la solita storia. Qualunque cosa succeda, che qualcuno muoia o meno, se non ci sono testimoni è sempre colpa di Jason Voorhees.”

“Ed è così?” Chiese Jasmine d’impulso, pentendosene però subito. Mike aspettò qualche secondo prima di rispondere, guardando fuori dalla vetrata.

“Non so neanche se esista davvero, o meglio se esista ancora per lo meno. Ogni tanto finisco per crederci anche io. Alla centrale non ne vogliono sentir parlare, anche mio padre evita l’argomento.”

“Non deve essere facile per voi.”

“Potrebbe andare peggio, ma è fastidioso. C’è sempre chi usa la scusa di Jason per cercare di passarla liscia. Non dovrei dirlo, ma è capitato che qualche agente lo ha usato solo perché non riuscivano a risolvere un caso.”

“Ah però.”

“Già.”

Passarono un altro po’ di tempo, cambiando discorso e cercando senza molto successo di far ritornare l’allegria di prima. Finito il dolce, lui ricevette una telefonata da suo padre, doveva tornare a lavoro. Insistette perché pagasse lui tutto il conto, e non volle sentire ragioni.

Si salutarono, comunque contenti di aver potuto passare del tempo insieme, e si scambiarono i numeri di cellulare, ripromettendosi di organizzare qualche altra uscita. Lui si offrì anche di farle conoscere qualcuno del suo gruppo di amici, lei rispose con un sì alquanto vago e poco convinto.

“Allora… ci vediamo.” Disse lui, un po’ imbarazzato per qualche ragione.

“Sì, alla prossima.” Rispose lei, senza sapere il perchè di quella strana sensazione senza nome che stava provando.

Quando Mike se ne fu andato, Robert, che aveva ancora qualche minuto prima di dover tornare anche lui a lavoro, si sedette di fronte alla figlia con una tazza di caffè in mano e una faccia decisamente troppo contenta.

Jasmine ora sentiva un’altra sensazione, simile a quella che aveva provato quando Jason l’aveva seguita fino a casa col machete in mano, seppure leggermente meno intensa.

Jasmine aveva paura. Suo padre non avrebbe smesso di farle battutine e chiederle tutti i dettagli di quello che lui già definiva come primo appuntamento per chissà quanto tempo. E non erano ancora da soli con sua madre! A quel punto Jasmine avrebbe preferito tornare nella foresta a farsi inseguire da Jason.

 





 

Angolo Autrice:

(*) Per grissino intendo il classico breadstick americano, non il nostro classico grissino italiano

 

Ma salve! Come promesso, con la pandemia e il lockdown sono riuscita a scrivere e aggiornare in tempi più brevi del solit-ah no, quello era solo un sogno. Come non detto.

Ebbene, dal 13 giugno al 18 dicembre, ho fatto passare letteralmente mezzo anno.

Chiedo perdono, non ci sono scuse che reggano.

Quindi vi ringrazio con tutto il cuore per essere arrivati fin qui, lo apprezzo davvero tanto. E apprezzo tantissimo tutti coloro che continuano a seguire questa storia nonostante gli eoni che faccio passare tra un aggiornamento e l’altro.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ho voluto dedicarmi un po’ di più al personaggio di Mike e finalmente mi sono decisa sul suo prestavolto. Ho scelto l’attore Jeremy Sumpter (il Peter Pan del film del 2003), che è proprio come mi immaginavo Mike!

Inoltre, se può interessarvi, ho pubblicato la prima parte di una raccolta a tema lockdown coi personaggi delle mie storie, OC e non, e il primo capitolo è dedicato proprio a Jason e Jasmine (tutta dal punto di vista del nostro amato killer). È un piccolo spoiler sul futuro di questa storia, ma suppongo che tutti sappiate dove voglio andare a parare, quindi forse non è poi cos’ tanto spoiler XD

Che dirvi, vi faccio gli auguri di Natale adesso, perché non credo aggiornerò di nuovo prima del 24. Quindi spero che tutti voi stiate bene e che possiate passare, nei limiti del possibile vista la situazione, un buon Natale, e che il 2021 sia migliore del 2020.

Alla prossima e di nuovo grazie e auguri! <3





 

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