❖ Your Name
⚜⚜⚜
- Yoongi’s Pov
- Il
bip
che riecheggiava in quella stanza era più rumoroso di
qualsiasi altro suono
avessi mai udito nella mia vita. Come avrei dovuto sentirmi? Cosa avrei
dovuto
provare? Da quando Yorin era distesa in quel letto, intubata e
incosciente, la
mia vita sembrava essersi arrestata. In pratica vivevo dentro la stanza
di
quell’ospedale.
- «Come
sta?» Non sollevai nemmeno la testa che
stavo tenendo ciondoloni tra le gambe leggermente divaricate. Non avevo
la
forza di fare niente. A momenti nemmeno di parlare. «Qualche
miglioramento?» ci
riprovò il ragazzo alle mie spalle.
- «Di
certo non migliorerà con te che continui
a venire ogni giorno, Jongin.» Repressi una smorfia
infastidita. «Non so
neanche perché ti permetto di mettere piede in questa
stanza. Dovrei prenderti
a calci nel culo e minacciarti di non farti più
vedere.»
- «Sai
bene perché non lo hai ancora fatto,» mi
rispose lui accomodandosi sulla sedia al mio fianco. «Se non
fosse stato per il
mio avvertimento, sarebbe potuta finire peggio.»
- «Perché?»
Sollevai lentamente lo sguardo per
incontrare i suoi occhi pieni di domande. «Perché
hai cercato di scaricare la
colpa su di me invece di accusare la vera responsabile
dell’omicidio di Yoona?
Tu lo sapevi,» lo accusai digrignando i denti.
«Eppure hai cercato di mettere
Yorin contro di me. Le hai raccontato una marea di cazzate per
spingerla a
credere che fossi stato io a uccidere sua sorella!» ringhiai
cercando di
trattenermi per il bene della ragazza distesa nel letto.
«Davvero lo hai fatto
perché ti stavo sul cazzo?»
- «L’ho
fatto perché ero terrorizzato,» rivelò
distogliendo lo sguardo. «Tu non ne hai idea, Yoongi. Non hai
idea di quanto fosse
pericolosa quella donna. Hai visto anche tu di cos’era
capace. Se avessi
provato a intralciarla, sarei morto.»
- «Come
l’hai conosciuta?»
- Sospirò
pesantemente mentre accarezzava Yorin
con lo sguardo. «Ci sono andato a letto.» Ovvio,
non poteva essere altrimenti.
«È per questo che mi sono allontanato da Yoona. A
quanto pare Soo Jin ha
cercato di portarle via tutte le persone di cui si fidava. Compreso me.
Voleva
che rimanesse sola e depressa, ma quando Yoona le disse di volerti
incontrare
per confessarti i suoi sentimenti… non ci vide
più.»
- Il
mio cuore fremette a causa del dolore. La
testa mi ricadde in avanti e dovetti stringere i denti per non
scoppiare a
piangere di fronte a lui. «Era questo che voleva dirmi quella
sera…?» gli
domandai in un sussurro. «Yoona voleva dirmi che mi
amava?»
- «Sì.»
- Inspirai
tutto il dolore che stava
minacciando di sopraffarmi. Mi coprii il volto con le mani e rimasi in
quella
posizione per alcuni secondi. Forse minuti. Provavo talmente tanto
disgusto per
me stesso da non riuscire a guardarmi nemmeno allo specchio. Ogni volta
che
ripensavo alla sensazione di essere dentro Soo Jin, mi venivano i
conati di
vomito per il disgusto. Mi odiavo in un modo che non avrei mai potuto
spiegare
a parole. E ora che conoscevo i veri sentimenti di Yoona, mi detestavo
ancora
di più.
- «Soo
Jin aveva un piano,» continuò Jongin.
«Voleva che t’incolpassi per la morte di
Yoona.»
- Scossi
la testa, gli occhi chiusi. «Questo
non ha alcun senso.»
- «Per
lei lo aveva eccome. Voleva renderti una
persona normale perché la fama e il successo non le
permettevano di possederti
come voleva. Una volta in galera, tu avresti perso tutto, Yoongi. La
tua popolarità,
il tuo gruppo. Quindi, cosa ti sarebbe rimasto?»
- Riempii
i polmoni d’aria. «Lei.»
- «Già.
Soo Jin aveva intenzione di farti
uscire di galera servendosi dei suoi soldi e delle conoscenze del
padre. Poteva
farlo. Dopotutto fu lei a posticipare la tua esibizione per non farti
andare da
Yoona. Ed è stata sempre lei ad annullare la conferenza
stampa di Yorin. Poteva
fare qualsiasi cosa volesse. E una volta libero, tu le saresti stato
grato a
vita. L’avresti… amata.»
- Continuai
a scuotere la testa mentre tenevo
gli occhi puntati sul pavimento. Come avevo fatto a non capire che
quella di
Soo Jin era pura e semplice ossessione? Un’ossessione che
aveva avuto inizio da
quando mi aveva messo gli occhi addosso per la prima volta.
- «Lei
si confidava con me,» continuò Jongin.
«Per
questo conoscevo il suo piano nei minimi dettagli. Ma quando tu e Yorin
avete
cominciato ad avvicinarvi… mi sono preoccupato.»
- Annuii.
«Hai cercato di allontanarci perché
avevi paura che Soo Jin avrebbe potuto farle del male.»
- «Sapevo
che le avrebbe fatto del male. Ho cercato di attenermi al piano di Soo
Jin, ma
quando credevo di essere riuscito a convincere Yorin a denunciarti,
ecco che
lei dichiara il suo amore per te in diretta tv. Per questo ti ho detto
di non
lasciarla da sola.»
- Yorin.
La mia bellissima, unica e preziosa Yorin.
L’uragano che mi aveva sconvolto la vita. Sollevai la testa e
i miei occhi si
persero a rimirare i lineamenti del suo volto. Dopo quattro mesi e
mezzo, i
lividi si erano del tutto rimarginati e la costola fratturata era
tornata come
nuova.
- Ma
lei non aveva ancora aperto gli occhi.
- La
mia vita si era fermata nell’esatto
momento in cui le mie mani si erano sporcate del suo sangue. Il tempo
si era
congelato e non ero più stato in grado di andare avanti, non
importa quanto
cercassero di tirarmi su di morale i miei membri. Il vuoto mi stava
inghiottendo,
così come aveva inghiottito Yorin. Pensavo di averla salvata
da quella caduta,
ma le tenebre erano comunque riuscite a portarmela via.
- «Tutto
ciò che ti ho appena detto, lo ripeterò
oggi in Tribunale,» mi avvisò Jongin alzandosi
dalla sedia. «Volevo solo
fartelo sapere.»
- «Grazie,»
sussurrai senza guardarlo, gli
occhi fissi su Yorin. «Significa molto per me.»
- Se
ne andò lasciandomi da solo con i miei
pensieri. Soo Jin ovviamente si era rivolta ai migliori avvocati del
paese,
scelti appositamente dal padre, e il processo per la sua condanna era
andato
avanti per quattro mesi buoni. Ma ora che Jimin aveva convinto Jongin a
testimoniare,
per Soo Jin sarebbe stata davvero la fine.
- Mi
alzai in piedi e mi avvicinai alla donna
che riposava tranquillamente nel letto. Le accarezzai i capelli
stampandole un
lieve bacio sulla fronte, staccandomi lentamente dalla sua pelle come
se non volessi
lasciarla andare. Lei invece lo aveva fatto. Mi aveva lasciato anche se
io l’avevo
pregata di non farlo, lì, di fronte a quelle telecamere che
ci erano piombate
addosso come gli avvoltoi sulla carcassa.
- Le
immagini del sangue di Yorin sulle mie
mani avevano fatto il giro del mondo, così come le mie
suppliche mentre la
pregavo di restare con me. Di non lasciarmi. E mai avrei pensato di
ricevere
messaggi solidali dalla maggior parte delle persone, che dopo aver
visto le mie
lacrime e la mia disperazione non aspettavano altro che un nostro
felice
ricongiungimento. Un lieto fine.
- Ma
questa storia avrebbe mai potuto avere un
lieto fine?
- «Oppa,»
mi chiamò Ji Woo comparendomi alle
spalle. Mi voltai e ricambiai a malapena il suo sorriso. Dietro di lei
c’era
Jungkook, che era ormai diventato la sua ombra. «Dovresti
andare a riposare.
Qui ci penso io.»
- Scossi
la testa. «Non posso lasciarla da
sola.»
- «Hyung,»
mi chiamò il maknae. «Dovresti
davvero prenderti una pausa. Non fai altro che rimanere in questa
stanza. Siamo
tutti preoccupati per te.»
- Tornai
a sedermi al mio posto, sulla sedia
accanto al letto di Yorin. Jungkook aveva ragione. Vivevo in quella
stanza e scrivevo in quella stanza.
Annotavo i
miei pensieri su un piccolo blocchetto di carta, ripercorrendo il
passato come
se stessi parlando davvero con Yorin. Le rammentavo la nostra storia,
passo
dopo passo. I miei sentimenti erano messi a nudo per la prima volta.
- Diedi
le spalle a Ji Woo e Jungkook, afferrai
il blocchetto e iniziai a scribacchiare.
‘Siamo arrivati al capolinea ma io non ho nessuna intenzione di scendere. Non senza di te.’ –Min Yoongi
- Yorin’s
Pov
- ‘La
nostra relazione è iniziata con una
bugia. Non sapevi nemmeno il mio nome. Non sapevi niente di me, mentre
io pensavo
di sapere tutto di te. Ma ora non voglio più mentirti.
Voglio solo vivere
libera, e ricominciare daccapo.’ –Kang Yorin
Yoongi’s Pov- Fissavo
il mio riflesso nello specchio
attaccato alla parete. Le luci bianche mi appensantivano gli occhi,
facendomi
venire voglia di andare a rifugiarmi di nuovo
nell’oscurità. Erano passati due
mesi da quando Jongin aveva deciso di testimoniare in mio favore al
processo di
Soo Jin. La donna che era riuscita a manipolarmi, a farmi diventare
un’altra
persona, finalmente aveva avuto ciò che si meritava.
L’ergastolo.
- Nell’aula
del Tribunale, i nostri occhi si
erano incrociati per la frazione di un secondo mentre il mio avvocato
forniva
le prove della sua colpevolezza. Perché quella stronza aveva
avuto il coraggio
di puntarmi il dito addosso, accusandomi di aver cercato di uccidere
tutte le
ragazze con cui avevo avuto un rapporto, compresa Yorin. I suoi
avvocati
avevano persino tirato in ballo delle prove contraffatte. Ma io avevo
dalla mia
parte le registrazioni delle telecamere, i Bangtan e In Guk, che
avevano assistito
con i loro occhi all’accaduto.
- La
testimonianza di Jongin era stata
decisiva, e a quel punto Soo Jin si era ritrovata con le spalle al
muro. Le
nostre strade avevano preso una direzione diversa nel momento in cui il
giudice
aveva proclamato la sentenza, perché quel giorno giurai a me
stesso che quella
sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto Lee Soo Jin.
- E
ora ero qui, di fronte a uno specchio che
metteva in risalto ogni mia più piccola imperfezione. I
capelli di colore azzurro
acceso mi ricadevano sugli occhi e mi accarezzavano il volto pallido
come
quello di un fantasma. Forse era anche colpa della camicetta bianca con
il
collo alla coreana.
- La
porta si spalancò e i miei chiassosi
membri s’impadronirono della Sala Trucco.
- «Allora,
Suga-hyung,» mi chiamò Hoseok
passandomi un braccio intorno alle spalle. «Pronto a tornare
in pista?»
- «Non
stressarlo,» s’intromise Namjoon prima
di rivolgersi a me, «Gli Army capiranno se sarai un
po’ sottotono. Dopotutto ti
inviano centinaia di lettere d’incoraggiamento al giorno. Fai
solo ciò che ti
senti di fare.»
- Taehyung
mi si avvicinò. «Già, Suga-hyung.
Andrà
tutto per il meglio,» mi consolò con una pacca
sulla spalla. «Posso sentirlo.»
- «Puoi
sentirlo o te l’ha detto qualche tuo
amico alieno?» domandò Seokjin mentre si sistemava
il ciuffo allo specchio. «Stanotte
borbottavi nel sonno. Potrei giurare di averti sentito parlare una
lingua
straniera.»
- «Quello
era Jimin-hyung,» lo informò Jungkook.
«E non stava parlando una lingua straniera. Era semplicemente
la sua vera
lingua che si attorcigliava su se stessa. Quando parla nel sonno
distorce le
parole.»
- Il
diretto interessato mise il broncio. «Come
se fossi l’unico a farlo. Seokjin-hyung mentre dorme continua
a ripetere di
essere il Worldwide Handsome.»
- «Almeno
io dico la verità.»
- «Perché?
Io no?»
- Seokjin
fece spallucce. «Hai detto di essere
alto come Yoongi. Fai un po’ te.» Il più
grande riuscì a schivare uno dei tanti
asciugamani che minacciarono di prenderlo in faccia. Ovviamente era
stato Jimin
a lanciarglielo. «Ma come ti permetti?!»
s’indignò Seokjin.
- «È
la verità! Stavolta ho le prove!»
- Repressi
uno sbuffo. «Levati le suole
rialzate e poi ne riparliamo.»
- «Non
sono basso! Sono adorabile!»
- «E
io non sono bello. Sono bellissimo.»
- Guardammo
tutti Seokjin, che stava aspettando
o le nostre risate o la nostra approvazione. Non ottenne niente di
tutto ciò. Mi
alzai dalla sedia come se non avesse aperto bocca e uscii dalla stanza
dirigendomi verso la nostra destinazione. Non l’avrei mai
ammesso, ma le
battute di Seokjin, insieme a quel disagio che ci aveva sempre
contraddisinto,
erano riusciti ad allegerire il peso che avevo nel petto.
- Per
un breve attimo, mi sembrò di essere
tornato ai bei vecchi tempi.
- ▪️▫️▪️▫️
- Ero
lì, ma non ero veramente lì. Il fan
meeting era cominciato da un pezzo ma la mia testa era altrove.
Guardavo gli
innumerevoli volti che si susseguivano senza sosta davanti ai miei
occhi, rivolgendogli
un sorriso che non era mai propriamente sincero. Mi stavo sforzando di
parlare
con i miei fan, di accettare le loro parole di conforto e di
ringraziarli per
il loro sostegno in quel periodo tanto difficile della mia vita.
- La
maggior parte di loro mi chiedeva delle
condizioni di Yorin. Non avevo mai il tempo di rispondergli
perché i membri
dello staff redarguivano il fan di turno dicendogli che quel tipo di
domande
non erano permesse. Ma che cosa si aspettava la Big Hit, esattamente?
Ero lì di
fronte a loro. Era ovvio che ne avrebbero approfittato.
- «Fighting,
Suga-ssi,» mi confortò l’ennesima
fan sollevando i pugni. La imitai per rispondere al suo gesto
d’incoraggiamento,
ma il mio sorriso svanì non appena si alzò, per
ricomparire di fronte alla ragazza
successiva.
- Ero
intrappolato in quel loop da circa
un’ora, eppure non avevo alcuna intenzione di alzarmi e
lasciare i ragazzi
senza un componente. I Bangtan Sonyeondan erano sette e sarebbero
rimasti sette
fino alla fine.
- Seokjin
afferrò il microfono e si schiarì la
voce prima di avvicinarvi le labbra piene.
- «Questo
indovinello è per Jimin, il genio
della matematica.» Vidi Hoseok sopprimere un sorrisetto
mentre autografava
l’album di una fan. «Perché quando il
cielo si rannuvola non si può contare
oltre il numero sette?»
- Jimin
lo guardò storto, avendo colto in pieno
la citazione alla sua presa per il culo. Afferrò anche lui
un microfono e lo
guardò con il sorrisetto più falso che gli avessi
mai visto. «Non lo so,
Seokjin-hyung.» Digrignò i denti quando
pronunciò il suo nome. «Illuminami.»
- «Perché
altrimenti pioverebbe a dir-otto.
Ahahahahhahaah!»
- La
sala scoppiò in una risata fragorosa. Vidi
Namjoon sbattere la testa contro il bancone per la disperazione mentre
Jimin
cercava di allargare le labbra per simulare una risata che gli
uscì falsa come
il colore azzurro dei miei capelli. Ma chi voleva prendere per il culo?
Si
vedeva lontano un miglio che lo voleva sgozzare.
- «Davvero
state ridendo?» domandò Taehyung
agli Army che avevano quasi le lacrime agli occhi. Era incredulo.
«Non dovete
ridere solo perché è Kim Seokjin! Suvvia, un
po’ di dignità! Giusto,
Suga-hyung?» Annuii. Poi, senza farsi vedere, Tae si sporse
verso di me e mi
sussurrò, «Se vuoi possiamo fare una pausa. Basta
solo che ce lo dici.»
- Allora
capii che stavano facendo quei
siparietti comici per cercare di risollevarmi il morale. Gliene fui
grato.
- «Ce
la faccio.»
- In
realtà avevo una voglia matta di alzarmi e
andare in ospedale per rinchiudermi nella stanza di Yorin. Da un
po’ di tempo a
questa parte, tutto ciò che facevo nel mondo esterno
sembrava non avere senso.
La mia vita acquistava significato solo quando ero con lei. Non importa
che
fosse incosciente.
- Mi
mancava il tocco delle sue mani, la
dolcezza e l’irruenza dei suoi baci. Mi mancava la sua voce
che mi chiamava con
quel tono incazzato o sensuale che mi faceva uscire di testa. Bramavo
il
contatto con il suo corpo. Anelavo la sua anima in un modo che non
avrei saputo
spiegare a parole. Volevo litigare con lei, mandarla al diavolo e
baciarla subito
dopo per fare pace.
- Rivolevo
lei. Semplicemente lei. E la rivolevo
accanto a me.
- Mi
ridestai dai miei pensieri quando sentii
la fan fissarmi. Mi ricomposi e le chiesi il nome, scribacchiando il
mio
pensiero per lei su una pagina dell’album che mi aveva
portato. Come da
copione, anche lei mi domandò se stavo bene.
- «Starò
bene,» le risposi guardandola negli
occhi. Avevano tutte lo stesso sguardo. Provavano pietà per
me. «Il tempo
guarirà ogni ferita.»
- Mentre
attendevo di parlare con la prossima
persona, decisi di concentrarmi sulle conversazioni degli altri membri
per
impedirmi di pensare a Yorin. Qualcuno aveva chiesto a Jungkook chi
fosse il
suo artista preferito e lui aveva risposto con orgoglio, «IU.
Sono il suo fan
numero uno!»
- Un
piccolo sorrisetto mi storse le labbra e
riuscì a cancellare quell’espressione seria dalla
mia faccia. Ero felice per
Jungkook. Lui almeno si stava godendo il suo amore, all’ombra
di tutto e tutti,
proprio come aveva detto che avrebbe fatto.
- Il
tempo passò lento e inesorabile. Cominciai
a pensare alla reazione di Yorin nell’udire la battuta di
Seokjin e non potei
fare a meno di pensare che sarebbe stata identica alla mia.
Perché lei era come
me. Eravamo due fuochi pronti a esplodere alla minima cazzata.
- Cristo,
la sua assenza stava diventando
giorno dopo giorno sempre più insopportabile.
- Ero
talmente perso nei miei pensieri che non
mi resi conto che eravamo quasi arrivati alla fine di quella tortura.
Non
riuscivo più a sostenere quegli sguardi carichi di
pietà, o le domande sul mio
stato di salute o su quello di Yorin. Volevo andare in ospedale. Volevo
andare
da lei. Quella era l’unica cosa che m’importava.
- Preparai
il mio finto sorriso e sollevai lo
sguardo per fronteggiare l’ultima fatica di quella giornata.
Peccato che il
sangue mi si ghiacciò nelle vene non appena incontrai quegli
occhi che avevano continuato
a tormentare i miei sogni. O forse i miei incubi. Quegli occhi che non
si erano
più riaperti da quando lei aveva perso conoscenza tra le mie
braccia.
- Non
riuscivo a muovermi, al contrario delle
mie pupille che le percorrevano il viso per catturarne la
familiarità dei
lineamenti, gli stessi che avevo accarezzato e vissuto fino allo
sfinimento.
Che avevo amato come ogni altra parte di lei. Lei che era
lì, in ginocchio di
fronte a me, e che mi guardava con quegli occhi pieni di sentimenti
repressi.
- Sbattei
le palpebre un paio di volte per assicurarmi
che non fossi uscito di senno. Perché in quel momento lo
pensavo davvero.
Credevo di aver perso una volta per tutte il lume della ragione. Sentii
gli
occhi inumidirsi a causa delle lacrime che stavo cercando in tutti i
modi di
trattenere e rilasciai un lungo sospiro.
- Yorin
allungò le braccia sul tavolo che ci
separava e vi posò il nostro ultimo album. Indossava una
felpa nera con il
cappuccio calato sulla fronte. Solo io potevo vederle il viso. Solo io
potevo
rimirare i suoi profondi occhi nocciola.
- Afferrai
l’album senza staccarle gli occhi di
dosso, cercando di trattenere l’impulso di scavalcare il
tavolo e stringerla
tra le mie braccia. Questo momento doveva essere soltanto nostro. Non
sarebbe
diventato l’ennesimo pettegolezzo da prima pagina. Ecco
perché feci finta di
niente.
- «Il
tuo nome?» le chiesi con voce rotta.
Quella non riuscivo proprio a controllarla.
- Lei
mi sorrise, e il mio cuore si sciolse.
«Kang Yorin.»
- Tutte
le menzogne che ci eravamo detti in
passato scomparvero come neve al sole. Ora eravamo in grado di dirci
tutta la
verità. Lei non era più Ji Woo, la migliore amica
di una nostra fan, venuta al
fan meeting per ottenere il nostro autografo. Era Kang Yorin, la donna
che mi
aveva fatto ridere, incazzare e versare lacrime. Era la donna che avevo
desiderato,
perso e infine ritrovato. Colei a cui avevo consegnato il mio cuore.
- Distolsi
lo sguardo da lei per gettare una
veloce occhiata ai miei membri. Avevano tutti il sorriso stampato sulle
labbra.
Tranne Jimin, che stava cercando in tutti i modi di non scoppiare a
piangere.
Aveva gli occhi rossi. Poi mi concentrai su Taehyung che era seduto al
mio
fianco. Le sue iridi castane brillavano di felicità e di
consapevolezza. E
allora capii. Taehyung era l’unico a sapere che Yorin si
fosse svegliata. Le
sue parole di prima me ne diedero la conferma.
- Andrà
tutto per il meglio. Posso sentirlo.
- Una
lacrima traditrice mi rotolò lungo la guancia,
ma la scacciai prima che qualcuno potesse accorgersene. Afferrai la
penna e
aprii una pagina a caso dell’album, poggiai la punta su uno
spazio vuoto e all’improvviso
mi bloccai.
- Dovevo
fare una dedica a Kang Yorin. Alla mia
Yorin che era appena ritornata dal mondo dei morti. Cosa avrei dovuto
scriverle? Già lo sapevo, perché mi ero
ripromesso di dirglielo non appena
avesse aperto gli occhi. Lo avevo giurato a me stesso.
- Cominciai
a muovere la penna sul foglio e
scribacchiai quella piccola, semplice frase. Poi vi appuntai la mia
firma
sotto, come a sugellare ciò che avevo appena scritto. Feci
scivolare l’album
verso di lei.
- La
studiai con attenzione, alla ricerca di
ogni suo più piccolo cambio d’espressione. I suoi
occhi accarezzarono quelle
lettere d’inchiostro nero, più e più
volte, finché le lacrime non le
offuscarono la vista, impedendole di continuare a leggere.
- Mi
si bloccò il fiato nei polmoni quando mi
guardò finalmente negli occhi. Nelle sue iridi
c’erano il ciocciolato e l’oro
fusi insieme. Mi sorrise, e credetti di spiccare il volo quando la vidi
fare un
cenno d’assenso. Ricambiai il sorriso e gli occhi mi
pizzicarono ancora di più.
Lo sguardo che le riservai era carico di tutto il mio amore per lei.
- Sulla
pagina dell’album c’era scritto: “Kang Yorin, vuoi sposarmi?”
- E
lei aveva risposto di sì.
So cosa state pensando. Il capitolo è già finito? In realtà avrebbe dovuto essere più lungo, ma vi è mai capitato di scrivere e pensare: "No, devo terminarlo qui." Volevo tenermi il meglio per l'epilogo, e lì infatti troverete quasi 5000 parole ad aspettarvi. Spero che lo aspetterete con impazienza perché io mi sono divertita tantissimo a scriverlo, e spero che leggendolo proverete lo stesso anche a voi.
Passando al capitolo, non sono stata poi così cattiva, visto? 👀 Non potevo far morire Yorin. Yoongi sarebbe uscito dalla fan fiction per strangolarmi 😂 L'unico che sapeva del risveglio di Yorin era Taehyung, e il nostro idol-attore è riuscito a non farsi sfuggire più parole del dovuto. Se fosse stato Namjoon sarebbe corso a dirlo ai quattro venti, dopotutto sappiamo quanto gli piaccia fare spoiler ahahah
Alla fine ognuno ha trovato il suo giusto posto. Lee Soo Jin è in galera e ci marcirà a vita (ho esultato anch'io!), Jongin ha testimoniato alleggerendosi un po' la coscienza, Ji Woo ha debuttato come solista col nome di IU (👀) e sta insieme a Jungkook, e Yorin e Yoongi si sposeranno. Contenti? 😂
Ci risentiamo la prossima settimana con l'epilogo di questa storia (dirlo fa stranissimo 😭) Vi avviso che sarà un epilogo all'insegna del disagio. Dopotutto ho scritto questa storia per farvi ridere, quindi spero di chiuderla in bellezza!
Un bacione, e se il capitolo vi è piaciuto non dimenticatevi di lasciarmi un commentino. Sono curiosissima di sapere le vostre opinioni. Un bacio 😘
Instagram: btsuga_d