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Autore: fantaysytrash    20/12/2020    3 recensioni
[Harry!Centric | Draco/Harry | Introspettivo/Hurt/Comfort | What If…? | Harry Potter e il Principe Mezzosangue] [Questa storia si è classificata terza al contest “4 Drarry” indetto da Nemesi01 sul forum di EFP]
Harry ha passato diverse settimane cercando di smascherare Draco in qualche attività losca, ma quando si decide a seguirlo scopre ben più di quanto avrebbe creduto possibile.
Dal testo:
“Preso dai sentimenti e dall’istinto più che dalla ragione, Harry allungò tentativamente la sua mano verso quella di Draco, in maniera timida e impacciata, ma con una fermezza che non riusciva a credere di possedere in quel momento. Quest’ultimo si irrigidì solo per un momento, prima di far intrecciare le loro dita in una presa ferrea, e girandosi appena per tastare la reazione di un tale gesto.”
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Note dell’Autrice

Come al solito sono sul filo del rasoio per consegnare la storia, perciò non mi dilungherò troppo con le note, ma ci tenevo a ringraziare Nemesis_ per questa magnifica idea che mi ha dato l’opportunità di pubblicare una storia che avevo mezza completata nel pc per anni.

Spero che questa personale ipotesi su un potenziale avvicinamento tra Draco e Harry vi possa piacere; ho cercato di mantenermi il più IC possibile, ma temo che qualche dettaglio sia sfuggito nel magico mondo del fanon. Confido però che queste libertà non disturbino troppo gli appassionati della coppia.

Un aspetto che invece vorrei sottolineare esplicitamente in caso non fosse chiarissimo è il fatto che la storia inizi in medias res, e che quindi i primi due paragrafi hanno la stessa collocazione temporale del finale della storia; non ho inserito segni grafici perché mi sembrava stonassero, ma spero che il risultato sia qualcosa di gradevole.

Titolo alternativo: Harry being a confused bisexual for 2168 words straight.

Buona lettura,

Federica ♛



Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a J.K. Rowling. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 


 

TAKE MY HAND, TAKE MY WHOLE LIFE TOO


Harry credeva – sapeva, quasi – con risoluta certezza di provare dei sentimenti romantici per Ginny. Era naturale, dopo gli innumerevoli anni in cui la minore dei Weasley aveva fatto intendere a tutti di voler essere più di un’amica per il Prescelto. E, nel preciso istante in cui aveva invece deciso di lasciar perdere e iniziare a esplorare altre rive con un certo Davies di Corvonero, Harry si era riscoperto essere geloso.

Solo pochi mesi prima aveva creduto che la sua nuova situazione fosse una tragedia – battuta solo dall’imminente minaccia di Voldemort – ma ora avrebbe dato qualunque cosa per ritornare a quel punto di partenza. Perché ciò che lo preoccupava in quel momento non era minimamente paragonabile a un ipotetico rifiuto da parte di Ginny.

In fondo, però, se l’era cercata. Era lui che aveva deciso di spendere tutto il suo tempo libero a guardare la Mappa del Malandrino nella speranza di scoprire dove andasse Malfoy, e soprattutto cosa vi facesse. Sapeva che stava architettando qualcosa di losco, lo avrebbe potuto giurare; tuttavia, sembrava che nessuno gli credesse. Certo, forse aveva fatto qualche supposizione sbagliata nel corso dei precedenti anni, ma questa volta ne era certo: c’era qualcosa di oscuro che aleggiava intorno al Serpeverde, ed era deciso a scoprirne la causa.

Allo stesso tempo, però, comprendeva quanto potesse essere difficile prenderlo sul serio sulla base di… be’, sulla base di niente, se si escludeva una visita da parte del biondo da Magie Sinister – cosa di cui tutti ormai sembravano essersi dimenticati.

Fu principalmente per questo che non svegliò Ron quando vide Malfoy aggirarsi da solo nella Torre di Astronomia; probabilmente non l’avrebbe nemmeno ascoltato, rigirandosi dall’altra parte del letto e dandogli dell’ossessionato.

Cercando di fare il meno rumore possibile – sarebbe stato difficile spiegare agli altri perché sentisse l’esigenza di sgattaiolare via con il Mantello dell’Invisibilità di suo padre a notte fonda quando non c’era un vero pericolo in agguato – si vestì velocemente e discese la scala a chiocciola per ritrovarsi nella Sala Comune. Com’era prevedibile non vi era traccia di anima viva, ma si guardò comunque intorno non appena la Signora Grassa gli strillò contro qualcosa sul suo bisogno di riposare. E quando si rese conto che uno studente si stava aggirando per il castello nel cuore della notte, Harry era già scivolato nell’oscurità, il mantello calato sulla nuca e il passo reso leggero per non destare attenzione su di sé.

Raggiungere la Torre di Astronomia non fu difficile; né Gazza né Mrs. Purr furono avvistati da nessuna parte. Pareva che l’intero castello stesse riposando, e nemmeno i fantasmi o gli svariati quadri magici fossero propensi ad accorgersi della sua presenza.

Quando giunse ai piedi delle scale di pietra, ancora indeciso sul da farsi, Harry lanciò un’altra occhiata alla Mappa, notando che Malfoy non si era spostato di un metro da circa mezz’ora prima. Cercando di fare il meno rumore possibile in quel profondo silenzio, si avventurò verso la Torre più alta di Hogwarts, determinato a scoprire una volta per tutte cosa stesse tramando il Serpeverde.

Se fosse stato onesto con se stesso – nonostante l’assurdità dei suoi stessi pensieri –, si era aspettato di vederlo circondato da oggetti pregni di chissà quale magia oscura, o profondamente concentrato nell’azione di escogitare qualche piano malvagio. Si sarebbe aspettato di tutto, davvero, tranne… quello.

Appena spinse delicatamente la porta di accesso, infatti, rischiò di lasciarsi sfuggire un gemito di stupore, rivelando subito la sua posizione. Draco era appoggiato a uno dei muri della torre, profondamente perso nei suoi pensieri, tanto che avrebbe potuto non accorgersi del lieve spostamento davanti a lui. Nella quiete della notte, però, la pesante porta aveva emesso un sommesso cigolio e, tanto sorpreso dalla vista che gli si era parata di fronte, Harry non si era premurato di richiuderla, per cui risultava ora aperta a metà, come sospesa in uno sbadiglio.

“Chi va là?” esclamò Draco piuttosto inquieto. Il suo tono che quasi rasentava lo spaventato, unito ai suoi occhi rossi e cerchiati di occhiaie, bloccarono Harry sul posto, il quale non si spostò quando il biondo si mosse nella sua direzione, andandogli a sbattere contro. Prima di riuscire a riprendersi e sistemarsi il mantello, Draco glielo sfilò – facendolo inciampare – e si mise a fissarlo con uno sguardo a metà tra il sorpreso e l’indignato.

“Ehm, posso spiegare,” assicurò Harry.

“Oh, ne sono certo,” ribatté secco Draco, in un repentino cambio di atteggiamento.

Harry rimase per terra a fissare quegli occhi incredibilmente simili al cielo in quell’esatto momento, grigi e taglienti. Ma sotto, gli parve di leggere anche qualcos’altro, qualcosa di paurosamente vicino a una richiesta d’aiuto.

In quel momento, Harry si rese conto di quant’era cambiato Draco dall’anno precedente. Era visibilmente dimagrito e – a giudicare dalle pesanti occhiaie violacee e dalle vene rosse ben in evidenza sulla sclera – dovevano essere passate settimane dall’ultima volta che aveva dormito per bene. Non che fossero affari suoi, ma gli sembrava così lontano dall’immagine che aveva sempre avuto di lui che provò un inaspettato senso di compassione pervadergli il corpo.

“Che ci fai qui?” chiese infine alzandosi.

“Potrei farti la stessa domanda.”

“Ma l’ho fatta prima io.”

Draco soppesò le sue parole, come a voler trovare un buon motivo per cacciarlo via, o per andarsene lui stesso. Alla fine, sorprese entrambi dicendo “Non credo ti importi davvero. Te ne vai tu o me ne vado io?”

Questa fu solo una delle tante cose che sorprese Harry. Malfoy che perdeva un’occasione per battibeccare? Ma, ora che ci pensava, erano mesi che non attaccava briga con nessuno; dall’inizio dell’anno circa, o forse da prima, quando… oh. La verità lo travolse tutto in una volta, spietata e lacerante. Da quando ho fatto arrestare suo padre, si disse mentalmente.

Draco assottigliò lo sguardo, come se gli avesse letto nel pensiero, lo scansò malamente e fece per scendere le scale per andare a trovarsi un posto meno affollato in cui continuare le sue riflessioni notturne.

Ma prima che potesse raggiungere l’altro lato della stanza, Harry si mosse d’istinto, bloccandogli il polso, girandolo appena e costringendolo a guardarlo. Il braccio di Draco era esile e ossuto, ma sorprendentemente tiepido, come se la potente brezza che stava soffiando in quel momento non riuscisse a scalfirlo fino in fondo.

Incerto e titubante, il moro lasciò andare la sua presa, rendendosi conto di non sapere come riprendere una conversazione tanto sofferta da entrambe le parti. Draco si era fermato a metà passo e stava ora fissando le sue pozze chiare in quelle verdi del Grifondoro, in un cipiglio che ben presto si trasformò in un pianto.

Harry rimase interdetto; non sapeva come comportarsi in situazioni emotive e senz’altro non quando il protagonista della vicenda era il suo acerrimo nemico di scuola. Colto alla sprovvista, gli mise una mano sulla spalla in quello che era certo fosse un gesto imbarazzante e scomposto, ma che non aveva la minima idea di come migliorare.

“Malfoy,” lo richiamò piano.

“…”

“Malfoy.”

“…”

Draco!”

I due rimasero immobili per svariati minuti, in una posizione rigida e tesa, finché Draco ruppe il silenzio con una risata finta e vuota, il cui tono deprecatorio e affranto lacerò il cuore di Harry.

“Tutto questo deve apparirti molto divertente,” disse infine, ristabilendo il contatto visivo nonostante le copiose lacrime che ancora stavano fuoriuscendo dai suoi occhi.

“Non c’è proprio niente di divertente. Ma sono certo che qualunque cosa ti stia affliggendo abbia una soluzione.”

Strinse la presa sulla spalla dell’altro, facendo notare a entrambi l’improvvisa vicinanza che nella foga del momento era passata in secondo piano.

Harry si domandò brevemente cosa sarebbe successo se avesse allungato una mano e avesse toccato la chioma bionda di Draco, o se avesse mai osato avvicinarsi al suo viso e rimuovere quelle gocce troppo tristi per appartenere al viso di colui che aveva sempre considerato arrogante e spocchioso.

C’era qualcosa nella visione che aveva davanti che lo disturbava notevolmente; probabilmente si trattava della consapevolezza che non avrebbe dovuto essere stato reso partecipe di un simile momento, troppo delicato e fragile per essere mostrato proprio a lui, quanto più di lontano ci fosse da un amico.

“Potter, non hai idea di quello che stai dicendo,” sibilò piano Draco, spostando lo sguardo verso il cielo stellato che si intravedeva dalle grandi finestre della Torre.

“Sei un Mangiamorte,” affermò quindi Harry. Non seppe dire con esattezza cosa lo avesse portato a fare un’affermazione del genere, e non era certo nemmeno in quale risposta stesse sperando. O quale potesse la reazione dell’altro ragazzo.

Il viso di Draco scattò nella sua direzione, e per un momento sembrò in procinto di negarlo, prima di scostarsi dallo loro contatto e andandosi ad appoggiare contro il freddo muro di pietra della Torre. Alla fine, un suono a metà tra una risata e un singhiozzo fu l’unica cosa che proruppe dalle sue labbra.

“Il Prescelto sorprende tutti con le sue abilità deduttive,” scherzò debolmente, affondando la testa tra le mani tremanti.

“Silente può aiutarti,” riprese Harry, ignorando il commento e avvicinandosi ulteriormente.

“Oh, per favore,” sottò all’improvviso l’altro. “Nessuno può aiutarmi. Neanche tu, temo.”

I due mantennero un contatto visivo per svariati secondi – un’espressione determinata presente in occhi smeraldo, una più pacata e desolata in quelli grigi – finché Draco si stancò di quell’inutile battaglia e chiuse le palpebre.

“Chi altro lo sa?” chiese quindi.

“Nessuno. Be’, l’ho detto a Ron e a Hermione, ma mi hanno dato del pazzo.”

“Mi sorprende che tu non sia andato direttamente dal buon vecchio preside,” lo canzonò il biondo, ma Harry fu in grado di vedere oltre l’apparenza glaciale, dove una scintilla di paura si stava allargando sempre più nell’animo del coetaneo.

“Lo avresti preferito?” chiese.

“Forse,” ammise l’altro. Harry alzò un sopracciglio, incredulo.

“Ce lo si aspetterebbe dal Prescelto,” fu la magra spiegazione che ricevette.

“Forse tutti questi titoli stanno rovinando le cose, non ti pare? Mangiamorte, Prescelto… che differenza fa?”

Quando Draco aprì la bocca come se volesse effettivamente rispondere, il moro lo interruppe subito. “So che fa tutta la differenza del mondo, ma… insomma, vorrei che le cose fossero diverse”.

Rimasero in silenzio per qualche istante, e Harry si sistemò direttamente di fianco a Draco, talmente vicino da riuscire a percepire il calore del suo corpo contro il freddo della notte. Le loro spalle si stavano toccando lievemente, e il Grifondoro poté giurare di avvertire un dolce profumo di menta ed erbe aromatiche aleggiare tra di loro.

Preso dai sentimenti e dall’istinto più che dalla ragione, Harry allungò tentativamente la sua mano verso quella di Draco, in maniera timida e impacciata, ma con una fermezza che non riusciva a credere di possedere in quel momento. Quest’ultimo si irrigidì solo per un momento, prima di far intrecciare le loro dita in una presa ferrea, e girandosi appena per tastare la reazione di un tale gesto.

Harry si avvicinò appena, facendo toccare le loro fronti in un gesto molto più intimo di quanto avrebbe creduto potesse mai esserci tra loro. E Draco esitò per un attimo, poi chiuse ogni distanza ancora presente.

Le sue labbra erano stranamente calde e morbide, più esperte di quelle deboli di Cho e anche più pretenziose; per Harry era come se stesse dando il primo bacio della sua vita, perché tutti i precedenti non erano niente a confronto. Tuttavia, prima che potesse realmente lasciarsi andare alla sensazione del corpo di Draco che premeva contro il suo, questi si scostò bruscamente, facendo quasi cadere Harry per la seconda volta nel corso della serata.

“Questo non significa niente, Potter,” sputò Draco prima di uscire a grandi passi dalla Torre di Astronomia. Harry non cercò di fermarlo, ancora troppo imbambolato da quello che era appena successo. Si portò una mano alla bocca, dove il sapore fresco dell’altro aleggiava come qualcosa a metà tra una promessa e una minaccia, un ricordo indelebile di quanto era accaduto.

Probabilmente si è trattato solamente di una decisione impulsiva dettata dal momento, pensò Harry mentre ritornava a passo spedito verso la sua Sala Comune. Certamente non aveva nessuna intenzione di rivelare ai suoi compagni quanto aveva scoperto quella sera; Draco era un Mangiamorte, ma ora Harry voleva solamente trovare un modo per risolvere quella gigantesca incombenza, senza analizzare tutto ciò che una simile rivelazione comportava.

Quando si ritrovò nuovamente nel suo letto – dopo essersi accertato che anche Draco fosse ritornato nel suo dormitorio – Harry rimase sveglio per diverse ore, troppo perso in una miriade di pensieri contrastanti per riuscire a riposarsi.

Si ripromise di indagare fino in fondo alla nuova questione che gli si era presentata, sforzandosi di conciliare gli anni di insulti e battibecchi con il ragazzo spaventato che aveva avuto modo di conoscere solo poco tempo prima.

Forse avrebbe dovuto mostrare più dubbi a riguardo, chiedersi se magari non si fosse trattato di una strategia per rabbonirselo, ma quando finalmente riuscì ad assopirsi l’unica cosa che sognò furono le morbide labbra di Draco che premevano contro le proprie, e non poté fare a meno di chiedersi se una tale fantasia sarebbe davvero potuta tramutarsi in realtà.

   
 
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