Ce n'eravamo andati dal tempo, ed era tutto appannato come se stessi sognando, lontano dagli sguardi ed eravamo quasi soli, quasi umani. Eravamo nella sera del giudizio universale. Dove tutto è vero, dove tutto è lecito. Tra i lampi e la pioggia che a piedi scalzi ci portavano verso la città, vedevamo una Roma mai vista prima. Camminavamo con i fiocchi di neve negli occhi e non c'erano giochi che non avevi già raccontato. Strada era ghiacciata ma le buche erano nei nostri pensieri non sull'asfalto, cavalcavamo fulmini e non cavalli davanti le colonne della piazza di San Pietro. Lì vuoto e silenzio, prima di raccontarci ancora. Non so neppure io come c'ero arrivato li nel tempio della fede e cristianità, infatti mi sembrava tutto così strano. Un bacio lungo l'eterno. L'universo esplose e poi diamanti e certezze divennero un sogno confuso come questo racconto di carezze.
Mi svegliai.
Ed era tutto un sogno. Ma dalla finestra di casa mia nevicava davvero e decisi di trasmettere sogni alla mia felicità.