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Autore: Kaiyoko Hyorin    21/12/2020    3 recensioni
Quando Kat si sveglia in mezzo a un boschetto rigoglioso, preda della nausea e di un forte mal di testa, non ha idea di ciò che l'aspetta.
Come questa ce ne sono altre di storie, imprese memorabili capitate per fortuna o per volere del destino a persone apparentemente ordinarie. Eppure ve ne propongo un'altra, sperando possiate trovarla una lettura piacevole.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bilbo, Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo Hobbit'
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“With craftsmen and warriors we come
to take what the north still awaits,
with no regret take all we have
and leave for the battle.”
[ Age of Conquest, Wind Rose ]




Era davvero ampia la casa che venne loro offerta dal Governatore per la loro permanenza in città, così come era sempre abbondante il cibo alla loro tavola, tanto che dopo una settimana ogni nano della Compagnia era nuovamente in carne e nel pieno delle forze. Anche Bilbo e Katla giovarono di quelle premure che riversarono su di loro gli Uomini, fra le quali erano compresi anche abiti nuovi e adatti alla stagione che andava freddandosi sempre più, man mano che l'autunno si avvicinava alla sua conclusione.
Lo hobbit era riuscito persino a procurarsi un nuovo panciotto, dato che il suo aveva perso i bottoni ormai alcuni mesi prima e da allora aveva dovuto usare un laccio intorno alla vita per tenerlo chiuso. In quanto a Kat, lei era stata la meno entusiasta e quella che più aveva avuto problemi nel trovare degli abiti che differissero da qualunque cosa comprendesse una gonna o simili. Aveva finito persino per perdere la pazienza all'ennesima stola che le veniva posta dinanzi al naso dalle serve del Governatore e le aveva buttate fuori dalla propria stanza senza riuscire a serbare più un briciolo di pazienza nei loro riguardi.
Quell'episodio era stato fonte di nuova ilarità fra i membri della Compagnia, ovviamente, che non avevano perso l'occasione per prendere in giro la loro Piccola Furia in quel loro modo bonario di sempre, e questo aveva risvegliato nella ragazza le stesse emozioni che aveva provato per la prima volta a Casa Baggins, quella lontana serata di fine primavera. A discapito di ciò che aveva provato il primo giorno a Pontelagolungo, durante quelli seguenti si riscoprì legata al Popolo di Durin come se fosse il suo e questo le aveva riscaldato e lacerato il cuore al tempo stesso. Perché lei non era una Nana e non lo sarebbe mai stata, ed era una consapevolezza che iniziava a pesarle nel profondo, ogni qualvolta posava il suo sguardo su Thorin.
Allo stesso modo, anche l'umore di Bilbo era caratterizzato da alti e bassi, seppur per ben altri motivi. L'ombra della Montagna Solitaria ed il pericolo da essa rappresentato sembravano aver fiaccato un poco il piccolo hobbit, che eppure era ormai del tutto apprezzato da ogni nano, tanto che non mancò serata in cui non si brindasse in suo onore e lo si prendesse in mezzo, ricoprendolo di lodi e riconoscimenti per l'impresa da lui compiuta presso il Reame Boscoso.
Questa era una di quelle serate spensierate e all'insegna del meritato gozzovigliare nanico, con risate e canzoni, ed aneddoti da parte di quello o quell'altro compagno su episodi divertenti. Ad un certo punto Kat si era ritrovata a ridere con talmente tanto trasporto da finire gambe all'aria, ribaltatasi indietro con tutta la sedia, suscitando altre risa e pugni battuti sulla tavola imbandita.
Riaprendo gli occhi dalla sua posizione ancora riversa a terra, la ragazza, ancora senza fiato, vide entrare nel proprio campo visivo il giovane Kili, che ancora paonazzo per le risate già le stava porgendo una mano. Afferrandola, Katla si lasciò tirare di nuovo in piedi, ridacchiando imbarazzata e al contempo gemendo per la botta presa dietro la nuca: non fosse stato per lo chignon con cui aveva infine raccolto esasperata i capelli le sarebbe comparso già un bel bernoccolo.
Tornata a sedere, deviò automaticamente lo sguardo verso il posto a capotavola, ove sedeva Thorin, e quando i loro sguardi si incrociarono ella lo vide cercare di mascherare il sorriso divertito prima di tornare a conversare con Balin e Bilbo, sedutigli accanto.
Non era la prima volta che il capo della Compagnia sviava lo sguardo da lei con noncuranza, ma questo, unito al fatto che non si erano praticamente più parlati, contribuiva a rendere la percezione della distanza che li separava sempre maggiore per ogni giorno passato a far finta di niente. Kat non era riuscita a scusarsi o a dargli spiegazioni per il suo comportamento e lui non ne aveva chieste, e ciò aveva iniziato ad incrinare la già labile spensieratezza del suo animo.
– Ehi Kat..
La voce di Kili la richiamò al presente e lei, accorgendosi di essersi come incantata a fissare il profilo di Thorin, tornò a voltarsi verso il più giovane dei figli di Dìs, simulando il proprio smarrimento e l'imbarazzo come meglio poté.
– Sì?
– Stai bene? Hai dato una bella capocciata – le disse ilare quello, con un sorriso gioviale che celava una punta d'accondiscendenza – ..forse dovresti prendere una boccata d'aria.
In quei suoi occhi castani, Kat però lesse più di quanto espresso a parole dal nano. In essi scorse comprensione e solidarietà, in una misura tale da farle dolere il cuore al centro del petto. Avvertendo le lacrime minacciare di salirle agli occhi, ella annuì, accettando l'offerta altrui ed alzandosi in piedi. Rimase sorridente ed usò la medesima scusa suggeritale da Kili per allontanarsi dalla sala, quindi seguita dal nano bruno, si allontanò.
Una volta fuori, con intimo sollievo di entrambi, non vennero accolti da uno dei cori che solitamente piantonavano la loro porta e la ragazza poté accostarsi senza indugi alla ringhiera del piccolo terrazzo affacciato direttamente sulle acque del lago. In un attimo il più giovane dei figli di Dìs fu al suo fianco, appoggiato al legno con ambo le braccia e lo sguardo rivolto al cielo coperto di nubi. Le stelle quasi non potevano scorgersi e la luna quella sera era nascosta alla vista, cosa che rese la ragazza meno appagata da quella loro piccola fuga. Questo, unito all'odore particolare dell'aria del lago, umida e fredda, le fece arricciare il naso in una smorfia.
– Un'altra notte buia – commentò Kili, come se le avesse appena letto nel pensiero – la stagione invernale si avvicina.
– Già – annuì lei, facendo spallucce e donandogli un'occhiata in tralice.
L'ilarità che ancora risiedeva all'interno della sala da pranzo e che l'aveva animata fino a pochi secondi prima, ormai era svanita, e Katla si soffermò a scrutare l'amico in silenzio, chiedendosi quando si sarebbe deciso a parlarle chiaramente. Era raro che Fili non li avesse seguiti, ma non era un male, giacché in questo modo avrebbero potuto parlare più liberamente. Difatti nel corso di quel loro incredibile viaggio, dei due nani era Kili quello più propenso a farsi sfuggire rivelazioni e confidenze, mentre il fratello maggiore aveva una diversa consapevolezza del peso che potevano avere le parole e si era dimostrato più d'una volta accorto nel dispensare consigli e commenti.
Sarebbe divenuto un grande Re dei Nani, un giorno... se lei fosse riuscita nei suoi propositi.
– Kat? 
La voce di Kili la richiamò alla realtà, strappandola dal filo dei suoi pensieri, e lei tornò a schiarirsi la vista del volto altrui con un rapido battito di ciglia, trovandolo solcato da nuova preoccupazione.
– Sì? – chiese meccanicamente, ricacciando indietro le proprie angosce e facendo la faccia più innocente che poté.
– D'improvviso ti sei fatta cupa in viso... – le disse senza mezzi termini lui, fissandola con serietà ed un sopracciglio inarcato. Lasciò intercorrere una breve pausa durante la quale Kat si sentì sempre più in tensione, finché egli alla fine non concluse: – Sai, so cos'è che ti turba ultimamente. L'ho capito.
Di fronte a tale affermazione la giovane donna trattenne il respiro, sull'orlo d’una crescente agitazione.
– A-ah sì? – balbettò, le labbra che le si sollevavano meccanicamente in un sorriso di tensione.
L'altro annuì.
– Ho visto come lo hai guardato stasera. È per Thorin.
Kat non poté evitare di rilassarsi di botto, finendo quasi per cedere ad un sospiro di sollievo che la fece appoggiare con rinnovato abbandono alla balaustra di legno del terrazzo. Scuotendo il capo per nascondere la propria reazione, tornò a rivolgere lo sguardo al cielo.
– Non ti si può nascondere niente, vedo – mormorò, come a dargli ragione, prima di avvertire il consueto imbarazzo tingerle le gote ogni qualvolta si parlava di lei e dei suoi sentimenti per l'erede di Durin – ..non ho più nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia, dopo tutte le cose che ho detto.
– Tranquilla – cercò di placarla lui con la sua solita spensieratezza ed un sorrisetto malandrino – l'impulsività è ben nota a noi Nani in ogni sua forma. Nella mia giovane vita ho assistito a scene ben più discutibili da parte di creature meno graziose.
Kat a quelle parole si ritrovò ad inarcare un sopracciglio, sfoggiando un mezzo sorrisetto ironico.
– Vuoi dire che vi basta un bel faccino per farvi dimenticare ogni sfuriata?
Quindi scoppiò a ridacchiare e Kili si unì a lei, mentre cercava di correggere il tiro, non riuscendoci e finendo per arrossire e ridere ancor di più. Quando tornarono a calmarsi abbastanza da poter riprendere a parlare senza ansimare, fu la ragazza stavolta a prendere l'iniziativa, deviando ancora una volta lo sguardo sulle scure acque del lago sotto di loro.
– Sai, c'è una cosa di cui volevo parlarti.. – esordì, indugiando un solo istante prima di tornare a voltarsi verso di lui per osservarne la reazione – Riguarda l'attrazione che provi per l'Elfa dai capelli rossi di Reame Boscoso.
Come s'era aspettata, la reazione di sorpresa del nano fu tanto violenta da farle credere che sarebbe scivolato in acqua, ma quando fu chiaro che non sarebbe accaduto ella ne interruppe le iniziali rimostranze senza remore, tenendo i suoi occhi chiari sul volto barbuto dell'amico.
– È inutile che provi a negare, non sono stupida – gli fece presente, seria pur continuando a sfoggiare un'ombra di sorriso per alleggerire la conversazione – e tuo fratello nemmeno: è solo preoccupato per te.
A quell'ultima frase, Kili si adombrò e Kat si ritrovò a pensare che forse, poco prima, doveva aver avuto la sua medesima espressione, così si affrettò a correggersi ed a spiegare ciò che veramente le stava a cuore chiedergli.
– Non intendo dire che è sbagliato ciò che provi, – affermò, drizzando la schiena e fronteggiandolo, cercando di apparirgli ben disposta nei suoi confronti – e come potrei? In fin dei conti, sono io la prima a provare qualcosa per qualcuno di un popolo diverso dal mio – e nel dirlo allargò il sorriso, indicandosi con un cenno della mano, suscitando finalmente un pallido sorriso imbarazzato nel suo interlocutore – volevo solo chiederti se ti va di parlarne un po' con me... insomma, dev'essere ben strano per te ciò che stai vivendo.
Katla sperò ardentemente che il nano con lei accogliesse il suo invito, perché, come ella stessa gli aveva detto, era stata la prima a provare dei sentimenti per qualcuno di totalmente diverso da lei e, dopo tutto quel tempo, iniziava a sentire il bisogno di confidarsi con qualcuno che potesse capirla. Soprattutto per questo aveva accettato il muto invito del nano ad uscire a prendere una boccata d'aria, cogliendo quell'occasione al balzo.
Quando Kili se ne uscì con un sospiro che aveva dello sconfitto ed insieme del liberatorio, Kat proiettò tutta la sua attenzione su di lui, cercando di frenare il battito del proprio cuore ed ignorarne il rombo che le riempiva le orecchie.
– Io non so davvero cosa sia, – confessò il giovane nano dopo un breve tentennamento, stringendosi nelle spalle – so soltanto che è spesso nei miei pensieri. Da quando le ho parlato, rivolgo sempre più spesso lo sguardo alle stelle e... non so. – si interruppe, mentre assumeva un'espressione mesta – Vorrei rivederla, ma lei è molto lontana da qui... lontana da me e dal mio mondo.
Kat si ritrovò a corrucciarsi in volto, combattuta dai sentimenti che rievocarono inconsapevolmente le parole scelte dal nano al suo fianco.
– Ti sbagli su questo – ribatté seria, perdendo il proprio sorriso e deviando lo sguardo verso il cielo scuro come la pece – fate parte dello stesso mondo.
E chi meglio di lei poteva dirlo? Lei, che apparteneva a un'altra realtà, un'altra vita. Lei, che era nata in un universo del tutto diverso dal loro e che, prima o dopo, sarebbe stata costretta a farvi ritorno.
Come la sensazione di soffocamento nata dal nodo che le si stava stringendo in gola la sfiorò, deglutì e cercò di correggere il tiro, scacciando tali pensieri dalla propria mente per tornare ad un'atmosfera più leggera e confidenziale.
– Certo, magari è un po' vecchiotta per te, – se ne uscì, tornando a lanciargli un'occhiata in tralice, mentre lo prendeva bonariamente in giro con un mezzo sorrisetto – avrà almeno dieci volte i tuoi anni. Ai suoi occhi dovrai esserle sembrato un poppante.
Kili spalancò gli occhi castani, ma subito dopo la sua faccia si tese di un'espressione a metà fra l’oltraggiata e la divertita.
– Senti chi parla! – ribatté subito, additandola e cercando di non riderle in faccia al suo stesso modo – Sei nella mia stessa situazione, signorina. Quanti anni pensi abbia nostro zio?
Sorpresa, Kat si ritrovò a spalancare le palpebre a propria volta, tanto da faticare a dare una risposta, e la sua reazione parve divertire e soddisfare ancor di più il giovane nano, tanto da indurlo a rivelarle l'arcano.
– Sono centonovantaquattro anni quest'anno – le rivelò, con una nota di compiacimento che gli fece gonfiare il petto.
E Kat quasi cadde dal suo appoggio per lo sconcerto.
– C-cosa? – boccheggiò, completamente presa alla sprovvista.
– Eh già – le confermò Kili, decisamente divertito, osservandola – una bella differenza rispetto a te... quanti ne hai tu, quaranta?
– Ne ho ventiquattro!
– Ops.. be', anche meglio. È come dicevi tu: una vera poppante!
Rossa d'imbarazzo, Katla si ritrovò a battere i piedi sulle assi del pavimento per il dispetto e Kili scoppiò definitivamente a ridere, tornando poi a contagiarla con il suo buon umore e la spensieratezza che era propria della sua giovane età. Quando le loro voci tornarono ad attenuarsi e la quiete della notte fu nuovamente pervasa dai soli suoni provenienti dalla casa alle loro spalle, la giovane donna tornò a farsi pensierosa, ma ci pensò il suo interlocutore ad impedirle che quanto appena detto potesse mutare in un'altra ombra a ridosso del suo animo.
– Non preoccuparti: nessuno di noi ti considera una bambina, – le si rivolse, con ancora l'ombra di quel sorriso sulle labbra – nemmeno nostro zio.
Katla ne ricambiò meccanicamente l’espressione, lasciandosi rassicurare in merito. D'altronde, chi meglio di un suo stretto parente avrebbe potuto indovinare cosa pensasse realmente Thorin? Sperò ardentemente che fosse come diceva Kili, ma poi quel pensiero ne riportò a galla un altro, ben più concreto, che la spinse a tornare a volgersi verso la notte oscura.
– In ogni caso, non fa differenza – mormorò al buio, lo sguardo basso sulle proprie mani intrecciate e pendenti nel vuoto oltre la balaustra – se mai ho avuto qualche possibilità di venir considerata più di un fastidio, ora è tutto svanito. Se non faccio attenzione, finirà che mi lascerete qui a Pontelagolungo e ve ne andrete ad affrontare il drago senza di me.
Nel dirlo la ragazza tornò a voltarsi verso Kili e nel suo tono aveva infuso una nota più leggera, con l'intento di sdrammatizzare e ridere delle proprie stesse paure insieme a lui, esorcizzandole, ma la reazione del nano non la rincuorò, né la convinse. Egli infatti reagì con un secondo di ritardo, apparendo quanto mai sospetto ai suoi occhi quando negò, tornando a prenderla in giro con un ché di artificioso e teso.
La giovane Katla lo squadrò con rinnovato cipiglio, ma ancor prima di indagare la sua reazione, Fili uscì sul terrazzo chiamandoli per nome e inducendoli a voltarsi all'unisono verso il nano biondo. Quello, fatti i pochi passi che lo separavano da loro, mise un braccio sopra le spalle del fratello minore e ammiccò verso di lei con fare complice.
– Stupido fratellino, Kat si congelerà qui fuori se sarà costretta a restarci un altro minuto. Forza, rientriamo, che Bofur ha già iniziato a battere il tempo.
Le profonde voci dei nani giunsero solo in quel momento sino alle orecchie della ragazza, che realizzò doveva essersi fatta l'ora delle canzoni intorno al fuoco. Sorridendo al maggiore dei due fratelli, annuì al suo invito, ma un attimo prima di varcare la soglia trattenne Kili per una manica, inducendolo a voltarsi a guardarla un'ultima volta.
– Kili... – indugiò un solo istante, prima di abbozzare un nuovo sorriso – Domani puoi aiutarmi a rifarmi la treccia? Non riesco più a sopportare quest'acconciatura.
Il nano, dopo un istante di muta sorpresa, annuì di buon grado, avendo probabilmente compreso il motivo per cui si era rivolta a lui e non a qualcun altro. Le confidenze che s'erano fatti quella sera erano state sufficienti ad avvicinarli ancor di più, e poi Kat non avrebbe mai avuto il coraggio di andare da Thorin per una cosa del genere. No, sarebbe andata da lui dopo aver finito di raccogliere i cocci del proprio orgoglio ed aver ritrovato un po' del suo ormai rinomato coraggio... o, per lo meno, dopo esser tornata ad indossare vestiti degni della sua reputazione di Piccola Furia.


– Avanti, mettici più forza! – si levò la voce di Dwalin.
– Alle ginocchia, Kat! Colpisci alle ginocchia! – esclamò Fili dal suo posto di spettatore.
– O ai gioielli di famiglia – si accodò Bofur – tanto non gli servono a molto.
– Si può sapere da che parte state voi? – sbottò infastidito il nano dal capo tatuato.
– Quella più graziosa, ovviamente – questo era Kili, seduto su una cassa accanto agli altri due nani.
I figli di Durin si erano raccolti all'esterno della casa che il Governatore aveva loro concesso, approfittando della tiepida giornata di sole che si prospettava per fare un po' d’esercizio. Katla si stava allenando con Dwalin proprio in quel momento, al centro di quella che era la piazzola dinanzi all'edificio in legno, sotto gli sguardi di molti della Compagnia. Lo stesso Thorin, rimasto in disparte, aveva deciso di starsene un poco fuori al sole, ed ora osservava da una certa distanza i suoi amici e familiari intenti a quel passatempo.
Di fronte a quello scambio di battute l'erede di Durin abbozzò un vago mezzo sorriso, constatando con piacere che il morale ancora una volta era alto fra i suoi. Anche Kat sembrava in forma, almeno da come saltava e scartava il suo avversario. Si era procurata finalmente degli abiti adatti, almeno a suo dire, molto simili a quelli che aveva vestito in precedenza e che poi aveva fatto sistemare a Dori, ed aveva acconciato i capelli in una treccia nanica dietro la nuca. Osservando come la chioma di lei resistesse bene ai repentini cambi di direzione ed al movimento, il capo della Compagnia non impiegò molto tempo per concludere che doveva essere opera di uno dei suoi due nipoti.
Quel pensiero gli procurò una nuova punta di fastidio, ma Thorin non poté comunque sentirsene sorpreso, non faticando certo ad immaginare il motivo per cui la giovane donna della Compagnia non si fosse rivolta a lui. Non s'erano più parlati dopo esser fuggiti da Reame Boscoso e, dopo quanto accaduto presso la casa di Bard, ormai sembrava che le distanze che sin dall'inizio il nano aveva cercato di mantenere si fossero infine interposte fra loro.
Era ciò che voleva, eppure...
Venne distolto dal filo dei suoi pensieri dall'improvviso tonfo della spada d'allenamento di Dwalin contro il pavimento e Thorin, tornando a focalizzarsi sull'allenamento, vide la ragazza tenere la punta della sua arma ad un palmo dal volto dell'avversario. Il nano dal capo tatuato passò in breve dal fissarla con sorpresa ad un'espressione soddisfatta e, sotto lo sguardo del capo della Compagnia, finì persino per sorriderle in segno d'approvazione.
– Ben fatto.
Sebbene quelle due parole fossero state pronunciate con il consueto tono sostenuto e burbero, Thorin, così come gli altri nani, sapeva che Dwalin non era il tipo da far complimenti e rimase sorpreso delle reazioni dell'amico e compagno d'armi. Osservando Katla che, abbassando il braccio e facendo un passo indietro, tornava a sorridere, l'erede di Durin abbandonò il suo ruolo di semplice spettatore e si fece avanti, calcando con gli stivali l'assito in legno.
– Vorrei essere io il suo prossimo avversario – disse pacatamente, con la sua solita serietà.
Dwalin gli rivolse uno sguardo che aveva una nota di perplessità, ma non disse nulla e gli porse la spada smussata che aveva usato sino a quel momento.
Dopo diverse cene formali con il Governatore, il capo della Compagnia era riuscito a convincerlo a concedere loro tutto ciò di cui avevano bisogno per proseguire il viaggio verso la Montagna Solitaria, e questo comprendeva anche delle nuove armi degne di questo nome provenienti dalla stessa armeria che la Compagnia aveva tentato di depredare.
Quando tornò a volgere lo sguardo sulla giovane donna, la vide preda di un disagio che le impediva di tener i suoi occhi grigio-verdi su di lui e non se ne stupì. Anche il nano rammentò perfettamente l'ultima volta che avevano combattuto, ed il modo in cui l'aveva umiliata era qualcosa di cui non sarebbe mai andato fiero. Thorin stava per chiedersi se non avesse osato troppo, quando la ragazza di fronte a lui sollevò il mento e raddrizzò impercettibilmente la schiena, puntando finalmente lo sguardo ad incrociare il suo con rinnovata fermezza.
Le sorrise, riconoscendo ancora una volta la donna fiera ed ostinata che aveva attraversato insieme a loro quasi tutta la Terra di Mezzo, e si annuirono reciprocamente con un cenno del capo in segno di comune accordo. Quindi fecero entrambi un passo indietro e si misero in posizione, Kat rivolgendogli il fianco destro e Thorin rimanendo frontale a lei, la spada rivolta verso il pavimento come era solito fare quando allenava i suoi giovani nipoti presso le Montagne Azzurre.
Nessuna voce tornò a levarsi dai nani poco distanti ed il silenzio contribuì a rendere più pesante e solenne l'atmosfera che s'era andata a formare sulla banchina.
– Sei pronto?
Thorin annuì.
Quando Katla si mosse non lo fece attaccandolo frontalmente ma cercando il suo fianco sinistro, rapida e precisa nei movimenti, ma non abbastanza da metterlo in difficoltà. Il nano dalla chioma corvina parò facilmente l'arma avversaria con la propria e tentò di bloccarle il braccio con la mano libera, ma ella si scostò appena in tempo per evitarlo. Gli scambi successivi fra loro furono segnati dallo stesso meccanismo sfuggente e ben presto Thorin si rese conto che la sua avversaria non stava cercando lo scontro aperto, ma puntava dritta ai suoi punti più vulnerabili, senza fornirgli l'occasione per usare la loro differenza di forza contro di lei. Era un “mordi e fuggi” atto a spazientire e fiaccare l'avversario e, pur non avvezzo a quello stile di combattimento, Thorin riconobbe le potenzialità insite in esso. Si ritrovò persino a farsi sfuggire un mezzo sorriso, giacché a quanto sembrava la loro giovane compagna aveva infine sviluppato non soltanto un suo stile, ma aveva anche compreso quanto fosse importante una relativa conoscenza dell’avversario.
Se la loro prima ed ultima volta era finita in un lampo, il loro attuale scontro si protrasse per diversi minuti, durante i quali saggiarono l'uno le capacità dell'altra e viceversa, alla ricerca di un'apertura o un punto debole. Ma Thorin aveva l'esperienza di molte battaglie dalla sua e vantava una resistenza ed una tecnica che la ragazza, pur con tutti i progressi che era stata in grado di fare negli ultimi mesi, non possedeva ancora. Questo fu il motivo che segnò l'epilogo di quel duello e che permise al nano di averne ragione ancora una volta.
Evitò l'ultimo assalto di lei e, usandone lo slancio, la fece sbilanciare in avanti mentre lui si scostava ruotando su sé stesso. Nel momento in cui ella fu in equilibrio precario, gli bastò spostare il piede per farle lo sgambetto ed al contempo assestarle un colpo dietro la schiena, perché quella finisse per cadere carponi sull'assito di legno con un verso di sorpresa. Quando, l'istante dopo, ella tentò di voltarsi per reagire, aveva già la punta della spada da allenamento di Thorin davanti al naso.
Aveva vinto lui, ovviamente, ed il silenzio teso che accolse quell'epilogo si rifletté nell'espressione seria di entrambi i contendenti e di coloro che erano stati semplici spettatori. Poi, ad infrangere la tensione che aveva permeato l'aria, il capo della Compagnia abbassò la propria arma e fece un passo avanti, tendendo una mano alla sua avversaria.
Gli occhi chiari di Kat si spalancarono ma, dopo un istante di muto stupore, sollevò la propria mano a stringer la sua. Lui l’aiutò a tirarsi in piedi e quando ella tornò nuovamente a reggersi sulle proprie gambe l’atmosfera che stagnava sulla banchina si scoprì del tutto diversa, più leggera e confortevole di poc’anzi, tanto che i due si scambiarono un nuovo flebile sorriso, timido e velato di cose non dette e tenute relegate in profondità nei loro animi. Poi il momento passò: la brezza tornò a soffiare su di loro, portando con sé l'odore dell'umidità del lago e la traccia più flebile e lontana dei fumi della Montagna Solitaria, e Thorin fece un mezzo passo indietro.
– Ricorda di tener sempre le gambe ben piantate a terra – le disse senza ombra di rimprovero nella voce calda e pacata, continuando ad osservarla dall'alto dei suoi pochi centimetri di differenza.
Non aggiunse altro e Katla annuì in risposta, mentre le gote le si tingevano di un rossore che non aveva nulla a che fare con l'esercizio fisico fatto sino a quel momento.
Soddisfatto, l'erede di Durin ne ricambiò il cenno e si voltò, incamminandosi verso la via che, attraverso le case in legno, si congiungeva alla banchina che era la strada principale della città degli Uomini. Passandogli accanto, lasciò nelle mani di Dwalin l'arma che aveva usato e ne ignorò lo sguardo penetrante e serio, superandolo senza una sola parola. Non ve n'erano bisogno, si erano comunicati tutto ciò che dovevano con quel breve scambio di sguardi, e nulla era cambiato nelle reciproche convinzioni rispetto a quando l'amico lo aveva affrontato nelle profondità di Bosco Atro.
Così Thorin proseguì, diretto verso la casa del Governatore.
Aveva infine preso la sua decisione.


Finalmente il giorno della partenza era arrivato.
Il sole era sorto da neanche un'ora e la Compagnia di Thorin s’era radunata nella piazza centrale della città per prendere ufficialmente congedo. Una discreta folla s’era raccolta tutt’intorno, venuta a salutare i nani e ad acclamare la loro audacia e la loro benevolenza. Le guardie li aiutarono a farsi largo fra la gente sino alle barche che li avrebbero condotti all'estremità settentrionale del Lago Lungo, per poi risalire lungo il Fiume Fluente per un buon tratto.
Il Governatore, con sorpresa di Katla, aveva persino concesso loro armi ed equipaggiamenti adatti alle rigide temperature che stavano giungendo con l'approssimarsi dell'inverno e, in particolare, gli elmetti a punta che spiccavano sulle teste dei suoi amici erano per la ragazza una piccola fonte di divertimento, tanto li rendevano buffi ai suoi occhi. In particolare Bilbo pareva totalmente estraneo ed impacciato, tanto che Kat non si sarebbe sorpresa di vederlo disfarsi educatamente di ciò che indossava, magari con un pretesto qualsiasi.
Lei era riuscita ad evitarsi quell'incombenza, probabilmente a causa del fatto che era una Donna e che, per questo, non le avevano riservato alcuna armatura o protezione da indossare, probabilmente ritenendo erroneamente che non sarebbe scesa in battaglia. Per questo motivo, credeva, nel momento in cui aveva preso per sé una delle spade dell'armeria, più d'uno dei soldati le aveva rivolto uno sguardo sbieco e perplesso a cui ella comunque non aveva dato peso.
Mentre passavano in mezzo alla folla, Katla si ritrovò a cercare con lo sguardo Bard o qualcuno dei suoi figli, giacché era dalla notte in cui erano stati tutti portati dinanzi al Governatore che non li aveva più rivisti. In cuor suo si augurava che il discendente di Girion le avesse dato ascolto ed avesse iniziato i preparativi per un'eventuale fuga precipitosa dalla città, ma non nutriva davvero molte speranze in merito e cercava di rammentarsi che, secondo la storia così come lei la conosceva, l'Uomo del Lago sapeva badare a sé stesso ed avrebbe infine trionfato su Smaug, riscattando il nome della sua famiglia e divenendo una guida per la sua gente.
Era ancora intenta a guardarsi attorno quando, ormai percorso il molo accanto al quale erano accostate le imbarcazioni su cui già gran parte dei suoi compagni stavano prendendo posto, fu costretta a fermarsi d'improvviso a causa d'un braccio che le sbarrò la via. Sgranando gli occhi chiari, Kat si ritrovò a osservare l'espressione seria di Thorin, rimasto indietro con l'evidente intenzione d'intercettarla prima che salisse sulla sua barca.
– Tu no – le disse, con la stoica serietà che gli era propria – Tu rimarrai qui.
A quelle parole, la ragazza sentì il sangue gelarlesi nelle vene e spalancò gli occhi grigio-verdi in quelli color ghiaccio del nano, completamente spiazzata.
– ...cosa? – soffiò, boccheggiando, già preda d'un istinto di negazione.
– Ho già preso accordi con il Governatore: attenderai il nostro messaggio per raggiungerci, una volta che il pericolo sarà passato e la Montagna riconquistata – continuò lui senza batter ciglio, con voce bassa e quasi confidenziale.
Non fosse stato per la natura delle affermazioni del nano, Kat si sarebbe fatta ammaliare da quel suo modo di parlarle, ma il rossore che le si accese sulle gote non aveva niente a che fare con i sentimenti che provava per lui. Corrucciandosi in volto, la ragazza scostò con un brusco gesto della mano il braccio che Thorin aveva frapposto fra lei e l'imbarcazione, puntandogli addosso il proprio sguardo penetrante come se, così facendo, avesse potuto trafiggerlo con esso.
– Cosa stai dicendo? – neanche si rese propriamente conto di aver iniziato ad alzare la voce – Io ci sarò quando entrerete in quella Montagna. Non me ne starò qui buona buona ad aspettare vostre notizie, mentre voi rischiate la vita!
L'espressione del nano si indurì a sua volta, probabilmente non abituato ad essere contraddetto dinanzi a tante persone, e fece un passo a lato per sbarrarle il cammino con il proprio stesso corpo.
– È questo il punto, – esordì, mantenendo ancora un discreto autocontrollo, pur serrando i pugni lungo i fianchi – è troppo pericoloso. Non sappiamo cosa troveremo, una volta entrati ad Erebor, e non intendo correre rischi inutili. Aveva ragione lo Stregone nel dire che ci saresti stata d'aiuto, ma il viaggio è ormai terminato e non vi è motivo che tu metta in pericolo la tua vita più di quanto non hai già fatto.
– Il mio compito non è finito, – protestò lei, sfogando la propria contrarietà andando ad indicare nella direzione in cui sapeva ergersi il perduto Regno di Erebor – non siamo ancora arrivati ai piedi della Montagna!
– Non te lo sto chiedendo, – sbottò Thorin, la pazienza ormai agli sgoccioli, sostenendo il suo sguardo con uno altrettanto penetrante ed accigliato – il mio è un ordine in quanto Capo di questa Compagnia. Resterai ad Esgaroth.
Collera e disperazione in Kat iniziarono a mescolarsi, giacché non poteva accettare di esser lasciata indietro, non dopo aver fatto tutta quella strada. Inoltre, aveva ancora un compito d’assolvere e non sarebbe riuscita nel suo intento se non fosse rimasta con Thorin: voleva pensare che avrebbe potuto far qualcosa per lui, per evitare che la Malattia del Drago ottenebrasse la sua mente, se gli fosse stata accanto. Una parte di lei si rendeva conto che era una vaga speranza, che il solo averlo pensato era presuntuoso da parte sua, ma le avrebbe provate tutte per aiutarlo, l'aveva già deciso da tempo.
– Non puoi dire sul serio – la sua voce tremò sotto l'impeto delle sue stesse emozioni.
Thorin si voltò per raggiungere gli altri e lei stava per seguirlo quando venne trattenuta da mani sconosciute. Si lanciò un'occhiata alle spalle e vide le guardie della città al suo fianco, una che la teneva per la spalla destra e l'altra che le aveva afferrato il braccio sinistro.
– ..che state facendo? Lasciatemi! – sbottò, tentando di divincolarsi, ma i suoi sforzi non ottennero altro effetto se non quello di venir immobilizzata con più fermezza e Kat si ritrovò a rivolgere lo sguardo avanti, verso le imbarcazioni ed i loro occupanti, in cerca di aiuto.
Bilbo la guardava tormentato, indeciso su cosa fare per aiutarla, e voltava il capo dall'una all'altra parte alla ricerca di una soluzione. Alcuni fra i nani sostennero il suo sguardo con espressioni colme di dispiacere, ma ciò che la fece boccheggiare come se avesse appena ricevuto un pugno nello stomaco furono le reazioni di Fili e Kili. Non appena rivolse il suo sguardo implorante verso di loro in cerca di un qualche sostegno, il minore abbassò il capo ed il maggiore si voltò dall'altra parte, negandole anche l'ultima àncora di salvezza.
Fu allora che un gelo mai provato prima le penetrò sino al centro del petto, pietrificandola.
– ..no.. – mormorò in un soffio, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
– Andiamo – ordinò Thorin, ignorandola.
Come gli uomini con le pertiche sospinsero le imbarcazioni lungo il canale, iniziando ad allontanarsi, Katla avvertì il proprio petto contrarsi e fu come se il mondo intorno a lei si frantumasse, rivelando una realtà diversa e terrificante.
No! – esclamò, cercando di nuovo di ribellarsi agli uomini che la trattenevano – Non potete farlo! Dovete portarmi con voi! Dovete..e lasciatemi, maledizione... lasciatemi, ho detto! Thorin! Thorin, torna indietro! Il drago...
Un improvviso strattone ad un braccio la fece bloccare e, con gli occhi colmi di lacrime, ella si voltò a guardare con astio l'uomo che l'aveva costretta a prestargli attenzione. Si ritrovò così a fissare il volto del capitano, che ricambiò il suo sguardo senza perdere la sua espressione di composta facciata.
– Adesso calmati, ragazza.
Calmarmi?! – Kat esplose, letteralmente, paonazza in volto – Se pensate che me ne starò qui buona buona, vi sbagliate di grosso! Seguirò la Compagnia di Thorin a piedi se necessario e voi non potete impedirmelo, quindi smettetela di intralciarmi e levatemi le mani di dosso!
– Mi duole contraddirti, piccola amica dei Nani, ma è proprio ciò che faremo – si intromise la voce untuosa e sgradevole del Governatore, risuonando quasi sprezzante mentre richiamava la loro attenzione dal centro della piazza, a pochi passi da loro – Abbiamo acconsentito a trattenerti qui, finanche a rinchiuderti, se necessario, e non intendo deludere le aspettative del Re sotto la Montagna.
Katla boccheggiò, incredula, e per questo non riuscì ad impedire ad una delle guardie che ancora la tenevano di privarla delle armi che aveva preso dall'armeria diversi minuti prima. Quando i soldati presero a trascinarla lontano dal canale, sollevandola di peso, la ragazza riprese a divincolarsi come una furia, lanciando invettive e minacce verso i suoi custodi.
– Nelle prigioni – ordinò il Governatore al Capitano, ignorandola – qualche giorno lì e si darà una calmata.
– Non potete farlo!
– Sarai libera quando avremo notizie dell'esito dell'impresa dei tuoi compagni – le disse l'Uomo senza nemmeno guardarla, prima di far un cenno ai suoi sottoposti – e sarai la nostra garanzia affinché la parte dell’accordo che li compete venga onorato.
E a quel punto Kat capì le vere intenzioni del Governatore: voleva usarla come merce di scambio perché Thorin rispettasse la sua parola.
Malgrado la veemenza delle sue proteste e l'impeto dei suoi tentativi di dibattersi, Kat venne portata via, e non una voce si levò fra la folla, non un gesto in suo aiuto. Nemmeno da Bain. Notandolo solo in quel momento di sfuggita fra i tanti volti presenti, il ragazzo rimase a guardarla con l'espressione contrita e colma di pena, tipica di un fanciullo impotente di fronte ad un'ingiustizia più grande di lui.


continua...




~ LEGENDA ~

Grassetto = titoli.
Corsivo = evocativo (flashback, canzoni, citazioni, parole in altra lingua o toni dal timbro particolare).
MAIUSCOLO = toni alti.
[1, 2, 3..] = si tratta di annotazioni e/o traduzioni che aiutano il lettore a comprendere al meglio il testo. Basta sostarvi sopra con il mouse perché compaia la nota cui fanno riferimento.
[*] = facendovi click con il mouse aprono il link al video cui il testo fa riferimento (musiche, canzoni, ecc).

   
 
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