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Autore: Kim WinterNight    21/12/2020    5 recensioni
Non c'è niente di più bello e rilassante di un Natale trascorso in compagnia delle persone che si amano.
Tra chiacchiere, confidenze e battute, cinque amici si uniscono in un'atmosfera che sa di famiglia, di casa e di un futuro da condividere.
[FreakyPigs!AU]
- TERZA CLASSIFICATA al contest "A Christmas Novel" indetto da Pampa313 sul forum di EFP.
- Partecipa alla challenge "Let's Hope this Challenge will make this Christmas right" organizzata da Asmodeus EFP sul forum di EFP.
- Partecipa alla challenge "Seasons Die One After Another" organizzata da Laila_Dahl sul forum di EFP.
- Partecipa alla challenge "Things you said" organizzata da Juriaka sul forum di EFP.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Gould, Jim Martin, Mike Bordin, Mike Patton, Roddy Bottum
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Freaky Pigs'
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Welcome home my friends











Ci ritroviamo nel salotto di Jim, solo noi della band.
È buffo: avevamo pensato di dover trascorrere l’intera giornata del 25 dicembre a un noiosissimo e interminabile pranzo di famiglia – che si sarebbe trasformato anche in cena –, ma il chitarrista ci ha salvato: i suoi genitori sono partiti a trovare dei parenti lontani e lui è riuscito a rimanere a casa da solo per qualche giorno. Ha ben pensato di invitarci a stare da lui, liberandoci da oneri famigliari che non interessano a nessuno di noi.
Il tempo è semplicemente trascorso e tra le lezioni alla scuola di musica e i piccoli concerti nei locali del circondario, abbiamo avuto ben poche occasioni per rilassarci e stare un po’ tranquilli; non abbiamo neanche pensato di organizzare una grande festa per Capodanno, non ho idea di cosa faremo tra una settimana e ora non mi importa più di tanto.
Rifletto sull’anno bellissimo appena trascorso: ho compiuto vent’anni e ho fatto una festa meravigliosa, l’estate è stata punteggiata di opportunità per suonare, la nostra band di sfigati si è fatta conoscere e la mia relazione con Mike è andata per il meglio, tra alti e bassi. Io a volte sono un po’ troppo geloso e lui un po’ troppo stronzo, ma riusciamo sempre a trovare il nostro equilibrio, complice l’intesa e la sintonia che ci legano.
Quando, più di due anni fa, sono entrato per la prima volta alla scuola di musica e ho scoperto di essere finito in band con un ragazzo tanto affascinante, mi sono detto che non avrei avuto alcuna speranza con lui; Mike sembra sempre su un altro pianeta, come se per lui esistesse soltanto la musica e nient’altro.
Poi, pian piano, ci siamo avvicinati e abbiamo scoperto di provare le stesse cose l’uno per l’altro.
Sorrido e guardo fuori dalla finestra, aspettandomi una nevicata che probabilmente non arriverà.
Bill, bassista dei Freaky Pigs, mi affianca e mi appoggia una mano sulla spalla. «Sei malinconico?» mi chiede.
«No, è solo che vorrei la neve!» mi lamento.
Il mio amico ridacchia. «Quest’anno non se ne fa niente, mi sa che devi arrenderti…»
Mi volto a guardarlo e aggrotto la fronte, notando il maglione rosso e verde che indossa, che all’altezza del cuore mostra un piccolo fiocco di neve bianco ricamato. «Oddio, ma davvero hai avuto il coraggio di mettertelo?»
«Certo, me l’hai regalato tu lo scorso Natale. Io ci tengo a queste cose!» esclama, mollandomi una gomitata.
«Veramente è stata mia nonna a cucirne uno per tutti noi della band, io ero imbarazzato all’idea di darvelo…» ammetto, chinando appena il capo.
«Tua nonna è un mito, Roddy. Me la presti?»
Rido e lo spingo appena, mentre insieme ci avviamo verso il tappeto. Nel caminetto scoppietta il fuoco acceso, mentre dalla cucina provengono le voci concitate di Puffy e Jim.
Mike non è ancora arrivato e io sono un poco in apprensione, tuttavia cerco di non pensarci troppo e mi lascio cadere di fronte al camino, incrociando le gambe e fissando le fiamme allegre. Mi godo il loro calore e allungo appena le mani per scaldarle.
Bill si siede vicino a me e si accende una sigaretta, scrutandomi attentamente. «Che hai?»
«Niente, davvero!»
«Non mi freghi, bambolina» gracchia.
Scuoto il capo, riconoscendo l’appellativo con cui spesso Mike mi si rivolge e che Bill si diverte a utilizzare quando vuole sfottermi.
«Non vedo l’ora che arrivi Mike» ammetto, arrossendo.
«E ti pareva! Lo sai che sei una rottura di palle?» mi sbeffeggia.
«Anche tu» replico.
Poco dopo Jim e Puffy entrano nella stanza, stringendo tra le mani alcune lattine di birra e un paio di ciotole piene di patatine e popcorn.
Un odore dolciastro arriva alle mie narici e un sorriso spunta sulle mie labbra. «Sono popcorn caramellati?»
Jim annuisce, poi ne afferra uno e me lo lancia. «Al volo!» esclama.
Alzo le mani con l’intento di proteggermi, ma Bill è più rapido: allunga il braccio e ferma la corsa della piccola leccornia, per poi ficcarsela in bocca e masticare con soddisfazione.
«Quello era mio!» esclamo.
«Apri la boccuccia, zio Jim te ne dà un altro!» sghignazza Puffy, dando di gomito al chitarrista.
Quest’ultimo sorride malizioso e si avvicina a me, chinandosi appena per centrare con un piccolo lancio ben calibrato la mia bocca semiaperta.
Proprio mentre afferro tra i denti il popcorn, sento qualcuno schiarirsi la gola alle spalle di Jim.
Avvampo e mi ritraggo, distogliendo lo sguardo da quello del chitarrista, mentre Mike fa il suo ingresso nel salotto e ci saluta in tono allegro.
«Quante volte vi ho detto di non molestare la mia bambolina?» scherza, mollando una pacca sulla schiena di Jim.
Il chitarrista, in tutta risposta, gli porge la ciotola con i popcorn e lo guarda serio. «Ehi, Patton! Che si dice?»
«Ma tu da dove sbuchi?» chiede Bill perplesso, riprendendo a fumare la sua sigaretta, appollaiato sul basso muretto del camino.
«Mi ha aperto Puffy poco fa» replica il cantante, poi fa qualche passo avanti e si accomoda accanto al bassista.
Sento la sua presenza alle spalle e non ho il coraggio di guardarlo: non vorrei si fosse arrabbiato per avermi trovato in un momento equivoco insieme a Jim.
Poi avverto le dita di Mike affondare tra i miei capelli e il cuore sobbalza nel mio petto. È possibile che dopo un anno che stiamo insieme provo ancora sensazioni tanto forti quando lui mi sfiora?
Lascio che un brivido mi percorra la schiena e mi volto appena, incrociando le sue iridi scure e profonde. Sono calde, non c’è rabbia né risentimento in esse, soltanto amore e serenità.
A volte dimentico di essere io quello geloso.
Mike ha un modo tutto suo di dimostrare affetto e di far capire agli altri quando qualcosa non gli va a genio, ma se c’è una qualità che apprezzo di lui è la fiducia che riesce a riservare a chi ritiene veramente importante.
E io – anche se ammetterlo mi fa palpitare il cuore nel petto – sono importante per lui, su questo non ho alcun dubbio.
Si china appena su di me e mi sfiora la tempia con un lieve bacio, poi rivolge la sua attenzione a Jim.
Il chitarrista si siede sul tappeto e Puffy lo imita, sdraiandosi accanto a me. Lo guardo dall’alto in basso, poi afferro uno dei suoi dreadlocks scuri e ci giocherello appena.
«Posso usarlo come cuscino?» domanda il batterista, rivolto a Mike.
«Mica devi chiedere il permesso a lui» sbotto in tono scherzoso, invitandolo a poggiare la nuca su una delle mie cosce.
Puffy si sistema per bene e socchiude gli occhi, permettendomi di intrecciare le dita alle sue ciocche spesse e intricate e tormentarle un po’.
«Guardalo, sembra un gatto!» lo punzecchia Bill.
«Peccato non sappia fare le fusa» interviene Jim, per poi prendere un popcorn e lanciarlo in direzione di Mike. «Non sei geloso?» lo sbeffeggia.
Il cantante, tuttavia, non si scompone più di tanto e fa spallucce. «Non si spreca il cibo» lo rimbecca.
Bill annuisce, raccogliendo la piccola sfera dal tappeto e ficcandosela in bocca. «Tranquillo, nessun popcorn andrà sprecato qui!» esclama solenne.
«Che schifo…» borbotta Puffy, muovendosi appena sopra di me.
«Pensa se Patton avesse calpestato una cacca di cane prima di entrare in casa» commenta Jim, indicando il punto in cui il popcorn era caduto, proprio accanto alla scarpa del cantante.
Bill sbuffa. «Non gli sarebbe mai successo, è troppo scaramantico per lasciare che una merda gli porti sfortuna!»
Mike lo fulmina con un’occhiataccia. «Guarda che è il contrario: porta bene, altro che sfortuna!»
«Ah, e scommetto che tu cerchi apposta le feci per strada per calpestarle e avere fortuna» dice Bill con fare ironico.
«Che stronzi che siete!» gracchio, ma un sorriso spunta sul mio volto e sento che anche Puffy ride.
Gli tiro appena i capelli e lui apre gli occhi. Ci guardiamo per un attimo e sorridiamo; sento che il mio amico è contento di essere qui con noi, anche se forse avrebbe preferito trascorrere la serata con la sua fidanzata.
Da quando esce con Ivy, la ragazza dai dread colorati che ha conosciuto l’estate scorsa, è notevolmente più felice e sereno. Si nota che la loro è una coppia molto affiatata, anche perché Puffy è una persona molto buona e dolce.
«Ivy che fa? Perché non l’hai portata con te?» chiedo al batterista.
«Cena con gli zii del Maryland o qualcosa del genere» replica tranquillo Puffy.
«Per fortuna noi ce la siamo scampata» bofonchia Bill, afferrando una manciata di patatine da una delle ciotole.
Mike lo imita e i due sgranocchiano rumorosamente, sghignazzando e punzecchiando Jim.
Il padrone di casa stappa le lattine di birra e ce le distribuisce, poi ci guarda uno per uno: ha un’espressione pensierosa sul volto dai lineamenti affilati, gli occhi scuri sono attenti e improvvisamente seri dietro le lenti degli occhiali da vista. I capelli lunghi e ricci gli ricadono sulle spalle in una matassa informe, conferendogli quell’aria un po’ cupa che da sempre lo contraddistingue.
«Che c’è?» chiedo curioso.
«Facciamo qualcosa. Che ne dite di confidarci i buoni propositi per il nuovo anno? Lo so che Capodanno è tra una settimana, ma chissà se lo festeggeremo insieme…» spiega il chitarrista.
«Perché ci dovremmo fare gli uni i cazzi degli altri?» grugnisce Mike, poi pesca qualche popcorn dal contenitore in plastica.
«Beh… a te basta farti il cazzo del tuo fidanzato, non è vero? Guastafeste!» lo rimbecca Bill.
Mike si gira a guardarlo e lo spintona, rischiando di buttarlo giù dal muretto del camino. «Attento a come parli, Gould!»
«Piantatela» sbuffa Jim.
Ma Mike e Bill si sorridono divertiti, per poi scoppiare a ridere.
Alzo gli occhi al cielo e mi arrotolo uno dei dread di Puffy attorno all’indice sinistro. «Io ci sto!»
«Visto che l’hai proposto, comincia tu» dice Puffy a Jim, la voce assonnata ed evidentemente rilassata.
«Ehi, se cerca di addormentarsi, tiragli i capelli» scherza Bill, strizzandomi l’occhio.
«Certo» confermo.
«Okay… il mio buon proposito per l’anno prossimo è conquistare tantissime pollastre!» esclama il chitarrista. «E battere il record di questo bastardo» aggiunge, indicando Bill.
Il bassista sghignazza rumorosamente e incrocia le braccia sul petto ampio. «Che illuso! Nessuno può battere questo stallone, hai capito?»
«Staremo a vedere» ringhia Jim tra i denti.
«Ne hai anche uno più serio?» domanda Puffy, risollevandosi lentamente dalle mie ginocchia, improvvisamente interessato all’argomento. Si siede meglio accanto a me e appoggia il mento sui palmi delle mani, scrutando il chitarrista.
«Beh… non saprei. Avere successo con i Freaky Pigs, credo. Continuare a suonare…»
«E stare sempre con noi, vero?» lo punzecchia il batterista, sporgendosi per lasciargli un pizzicotto sul ginocchio.
Jim non replica e lo fissa. «Adesso tocca a te.»
Puffy si gratta la nuca e inclina la testa di lato, i dreadlocks che gli scivolano sulle spalle esili coperte da un’enorme felpa verde oliva.
Sorrido, è veramente buffo e mi fa tenerezza, oggi più del solito.
«Allora… voglio che con Ivy vada bene, voglio essere un brav’uomo e un ottimo musicista» ammette il batterista in tono serio.
Sento Bill ridacchiare. «Uomo, che parolone!»
«Che stronzo» sussurro, sollevando il dito medio in direzione del bassista. «Lascialo parlare, almeno lui ha detto qualcosa di serio e di bello. Vorrò vedere quando sarà il tuo turno!»
Bill sbuffa e batte sulla spalla di Mike. «Certo che il tuo innamorato è proprio permaloso! Non gliele insegni le buone maniere?»
«Forse qualcuno dovrebbe insegnarle a te come io le insegno a lui» lo gela il cantante, per poi rivolgergli un ghigno intriso di malizia.
Avvampo e torno a fissare Puffy, il quale ha gli occhi scuri sgranati.
«Non mi avete neanche cagato!» si rivolta, lasciandosi poi sfuggire un piccolo sbadiglio.
«Dai, scusa!» dice Bill, cercando di tornare serio.
«Mike, aggiungi un po’ di legna nel camino, fammi il favore! Io nel frattempo metto su un po’ di musica, qui è un mortorio» dice Jim, mentre si alza dal tappeto e si dirige verso un grosso altoparlante bluetooth a torretta, che sui lati ha immagini di spiagge assolate totalmente fuori stagione.
Mike, il quale è più vicino alla cassetta della legna, si adopera per sistemare qualche ceppo tra le fiamme che non sono più vivaci come prima; intanto Jim aziona la cassa e collega il proprio cellulare. Poco dopo, nel salotto si diffondono le prime note di un’improbabile Jingle Bells in versione metal.
Aggrotto la fronte. «Che roba è? Potevi anche evitare la playlist natalizia…» commento.
«Che ne so? Qui mi dice che l’ha fatta un certo Rob Lundgren…»
«Chi?!» chiediamo all’unisono io e Puffy, scambiandoci un’occhiata confusa, mentre Bill scoppia a ridere e Mike impreca contro un pezzo di legna che non ne vuole sapere di stare al suo posto.
«Dai, ragazzi, in fondo è divertente ascoltare le playlist trash di Natale, no?» chiede il bassista, annuendo in direzione del chitarrista che torna a sedersi accanto a noi.
«Io, nel dubbio, vado a pisciare» annuncia Mike, allontanandosi dal camino e scavalcando le lattine e le ciotole sparse sul tappeto.
Puffy osserva la legna e sbuffa. «Guarda che casino ha fatto, sta pure uscendo il fumo!» Sospirando, si alza e si accovaccia ad attizzare il fuoco, rimediando al disastro combinato da Mike.
Sorrido tra me e me, impaziente di continuare a scoprire quali sono i buoni propositi dei miei amici.
Intanto, pochi minuti dopo, parte una nuova canzone: All I Want For Christmas Is You con tanto di chitarre distorte e cantato in growl. È terribile, tanto che tutti scoppiamo a ridere e Puffy si sbatte il palmo della mano sulla fronte, tornando a sedersi accanto a me – adesso il fuoco si è ripreso e scoppietta allegro grazie a lui.
Mike fa nuovamente il suo ingresso in salotto e solo in quel momento mi accorgo di cosa indossa: un maglione rosso e verde molto simile a quello di Bill, ma quello del cantante ha una piccola M ricamata sul fiocco di neve bianco.
Sgrano gli occhi: non posso credere che anche lui abbia deciso di indossare quell’orribile capo d’abbigliamento, anche se devo ammettere che ora mi viene una gran voglia di strapparglielo di dosso, proprio come ho fatto la prima volta in cui abbiamo fatto l’amore poco meno di un anno fa.
Sorrido, immergendomi per un attimo tra i ricordi: rivedo mia nonna che mi consegna i maglioni natalizi da regalare ai miei amici più cari, rivedo le reazioni dei ragazzi quando glieli ho consegnati – la sera del nostro concerto di Natale alla pista di pattinaggio, evento organizzato dalla scuola di musica. Poi rivedo me stesso chiuso nel bagno del locale e mi pare di sentire ancora la dichiarazione che Mike ha fatto pur di farmi uscire di lì e stringermi finalmente a sé.
E infine rivivo per un istante il momento in cui mi ha pregato di togliergli quel dannato maglione, perché nonostante avesse messo una t-shirt in cotone sotto, la lana gli pizzicava fastidiosamente la pelle.
Cerco il suo sguardo non appena torna a sistemarsi sul muretto del camino.
Ci fissiamo intensamente, estraniati dal resto.
Mi inginocchio sul tappeto e mi sporgo verso di lui, baciandolo lievemente sulle labbra. «Ho visto solo adesso il maglione» sussurro.
Mike ghigna, una scintilla di malizia a illuminargli le iridi scure e bellissime. «Sai cosa significa, vero?» mi provoca.
Non mi dà il tempo di ribattere, che subito si rivolge agli altri ed esclama: «Oh, che bel caldo che fa questo fuoco! Sono stato bravissimo ad attizzarlo!»
E mentre parla il mio cuore si infiamma, il mio corpo brucia di desiderio, le mie guance si fanno ancora più rosse di quanto già non fossero per via della temperatura nella stanza.
Tuttavia, ci pensa Bill a smorzare subito il suo entusiasmo. «Guarda che ha dovuto sistemarlo Puffy, tu hai saputo solo affumicarci tutti!»
Mike mi rivolge un’ultima, languida occhiata, poi fa per annusare l’aria. «Mmh… in effetti mi sembra proprio di sentire puzza di salmone affumicato» commenta.
«Oh, ma continuiamo o no a dirci i buoni propositi per il nuovo anno?» cambia argomento Jim, mangiucchiando qualche patatina.
Anche io prendo qualcosa da mettere sotto i denti e sorseggio dalla mia lattina di birra, pronto ad ascoltare il prossimo dei miei amici.
«Roddy, vai tu» mi si rivolge Bill curioso.
«Io? Ma non sono pronto, non so cosa dire…» farfuglio.
«Dai, non rompere le palle!» mi incoraggia Puffy.
«Caviglia d’oro ha ragione: non rompere e parla!» rincara ancora il bassista, utilizzando il nomignolo con cui a volte ci rivolgiamo a Puffy.
«Mmh… vediamo…» Rifletto per un attimo. «Mi vengono in mente solo cose scontate e per cui mi prenderete sicuramente in giro» ammetto un po’ imbarazzato.
«Tipo?» chiede Mike, sporgendosi per cercare i miei occhi.
«Beh… che voglio essere migliore, meno geloso nei confronti del mio ragazzo. Che vorrei migliorare come tastierista perché mi emoziono troppo e sbaglio. E che vorrei fare della musica il mio lavoro.»
Sono un fiume in piena e attorno a me, fatta eccezione per le improponibili canzoni natalizie in versione metal, è calato un rispettoso silenzio.
«E vorrei migliorare come amico, come persona… e vorrei rendere orgogliose di me le persone che mi circondano, che mi amano…»
Improvvisamente mi blocco, non perché volessi farlo, ma per via di un inaspettato nodo in gola e di un leggero pizzicore agli angoli degli occhi.
Avverto la mano di Puffy stringersi appena sul mio ginocchio, mentre Mike scivola al mio fianco sul tappeto e mi prende tra le braccia. Mi fa appoggiare la guancia sul suo petto e la lana del maglione mi punge la pelle, ma non vorrei essere in nessun altro posto in questo momento.
Jim e Bill mi guardano e sorridono, di quel sorriso genuino e gentile, sincero e amichevole, senza traccia di scherno sui volti.
In sottofondo, a smorzare l’atmosfera idilliaca, parte una raccapricciante versione di Last Christmas che lascia tutti spiazzati.
Ci scambiamo sguardi perplessi, poi scoppiamo tutti a ridere e le lacrime che minacciavano di sgorgare dai miei occhi per via dell’emozione di poco prima sfuggono al mio controllo.
«Ma spiegatemi i vuoti strumentali di questi tizi!» esclama Jim.
«Oddio, ma perché accelerano a caso?» sbotto io, asciugandomi le guance con le mani.
«Povero George Michael, secondo me è morto a Natale dopo aver ascoltato quest’aborto!» commenta Bill, tra una risata e l’altra.
Mike, intanto, mi accarezza piano i capelli e porta i polpastrelli sotto il mio mento, sollevandolo per potermi guardare per un attimo in viso.
Gli sorrido con fare rassicurante, ma nelle sue iridi scorgo un velo di preoccupazione.
«Tutto a posto?» mormora.
Annuisco e gli regalo un altro sorriso. «Tranquillo.»
Mi sento sfiorare la spalla e mi scosto da Mike, voltandomi in direzione di Puffy.
Lui mi lancia un’occhiata intrisa di dolcezza. «Sei già fantastico così, amico, non devi migliorare per niente» dice.
«Tutti possiamo sempre migliorare, non sarò mai perfetto. Però voglio fare il possibile per non deludervi» ammetto e la voce mi si spezza ancora.
Puffy si sporge per darmi un breve abbraccio, poi punta il dito contro Bill. «Sentiamo il nostro adorato Rapunzel cos’ha da dire!»
Il bassista ridacchia e si sfiora i capelli. «Li ho pure tagliati, la treccia da principessa non esce più!»
«Allora direi che uno dei tuoi buoni propositi è farli ricrescere, altrimenti va a finire che Jim batterà davvero il tuo record di conquiste!» esclamo.
«Cazzo, hai ragione! Bene, allora… proposito numero uno: far ricrescere questi stronzetti dei miei capelli. Proposito numero due: farmi fare la treccia da Roddy con il suo – ormai mio – elastico con il fiocco di neve.»
Ride forte e noi lo seguiamo a ruota.
«Terzo proposito: conquistare più pollastre di Jim Martin.»
«Sogna, fratello, sogna…» lo canzona il chitarrista, finendo di bere la sua birra.
«Un proposito serio adesso» lo incoraggia Puffy.
Mike si muove appena al mio fianco e torna a sedersi sul muretto del camino. «Mi fa male il culo a stare su questo tappeto» bofonchia.
Stavolta, per averlo un po’ più vicino e permettergli di lasciarmi ancora lievi carezze fra i capelli, mi accosto a lui e mi siedo tra le sue gambe, appoggiando la nuca sulla sua pancia e stendendo i piedi verso Puffy.
Mollo inavvertitamente un calcio al batterista e lui, per dispetto, tira uno dei miei lacci, slegandomi la scarpa.
«No, Puffy, cazzo! Detesto questa cosa!» mi lamento, fulminandolo con lo sguardo.
Intanto, dalla cassa bluetooth di Jim fuoriescono le note di We Wish You A Merry Christmas, sempre parte della playlist al limite dell’osceno che allieta la nostra serata natalizia.
«Oddio che brutta cosa, ma veramente c’è gente che ha il coraggio di pubblicare questa roba?» sbraita Mike.
Mi stringo nelle spalle. «A quanto pare…»
Sento le dita del mio ragazzo sulla guancia, poi le sposta a solleticarmi il collo e io sobbalzo per i brividi e un’improvvisa risatina provocata da quel tocco leggero.
«Comunque, a parte questa canzone di merda…» Bill attira nuovamente l’attenzione su di sé. «Il mio proposito serio è diventare maturo e responsabile.»
Puffy alza gli occhi al cielo. «Allora aspetta e spera, per questo ti ci vorrà almeno tutta la vita!»
«Secondo me neanche gli basta» rincara Jim, dando un colpetto sul braccio del bassista.
«Grazie per la fiducia, eh, brutti stronzi!»
«Lo sai che ti vogliamo bene, no?»
Bill mi guarda e sorride. «Roddy, tu sei l’unico a cui credo! E comunque, adesso tocca a Patton!»
Ridacchio e mi rigiro appena, portando gli occhi sul viso del mio ragazzo. Osservo per bene i suoi lineamenti marcati, le ciglia lunghe, i capelli scuri e disordinati che gli circondano il viso.
È veramente bellissimo, anche perché sta sorridendo e sulle sue guance si sono formate due deliziose fossette che mi fanno venire voglia di mordicchiarle.
«Beh… io non ho propositi per l’anno prossimo. Non so neanche se sono vivo domani, che cazzo me ne frega?»
«Ecco qua, c’era da aspettarselo!» commento, pizzicandogli appena la coscia.
«Okay, dicci qualcosa di nuovo ora.» Bill lo fissa serio, anche se i suoi occhi scintillano di malizia e curiosità.
Mike sospira e ridacchia appena. «Mmh, vediamo…»
Tuttavia, proprio in quel momento, dalla cassa bluetooth si diffonde l’inizio di una nuova canzone che attira la nostra attenzione.
Ascoltiamo per alcuni secondi, poi tutti rimaniamo senza parole.
Jim sbircia sullo schermo del suo cellulare e aggrotta la fronte. «Ragazzi…»
«Jim?» sussurra Puffy.
«Sono i Guns N’ Roses.»
«I Guns N’ Roses» ripeto. «Che fanno White Christmas» aggiungo.
Ci guardiamo perplessi e non abbiamo neanche la forza per scoppiare a ridere, perché il brano in sottofondo sta letteralmente scorticando i nostri timpani.
«Bene» afferma Mike, mettendosi lentamente in piedi. «E dopo quest’abominio targato Axl Rose, direi che posso andare a suicidarmi.»
Esce dalla stanza e solo in quel momento mi rendo conto che ha elegantemente evitato di rivelarci quali sono i suoi buoni propositi per il nuovo anno. Evito di farlo notare agli altri, perché so che comincerebbero a fare battute; conosco Mike e so che non gli piace essere forzato ad aprirsi se non è lui a volerlo fare.
Mi alzo goffamente e sento le giunture un po’ atrofizzate per via della postura prolungata sul tappeto; tuttavia, quando cerco di camminare, inciampo sui lacci della scarpa che Puffy ha slacciato poco prima e rischio di cadergli addosso.
Il batterista ridacchia e mi aiuta ad annodare nuovamente le stringhe, rivolgendomi un ghigno divertito.
«Oh, guardate!» strepita Bill, il viso rivolto in direzione della finestra.
Mi accosto per vedere meglio e mi accorgo che piccoli e fragili fiocchi di neve stanno scendendo giù dal cielo. Il mio cuore sobbalza e si gonfia di felicità, perché aspettavo quel momento ormai da settimane e le previsioni del tempo non mi hanno lasciato ben sperare.
Entusiasta, esco di corsa dal salotto e mi dirigo all’ingresso, deciso a infilarmi giubbotto e sciarpa per uscire a godermi lo spettacolo. Non importa se sembrerò un bambino o se nessuno vorrà venire con me, questo è uno degli eventi che mi emozionano di più e non me lo perderò per niente al mondo.
«Chi viene con me a vedere la neve?» grido.
Dal salotto provengono grugniti contrariati, poi Bill strilla: «Non abbiamo voglia di congelarci il culo per due stupidi fiocchetti bianchi!»
«Arrangiatevi, siete degli amici di merda!» replico a voce alta.
Abbasso la maniglia e faccio per uscire sul pianerottolo, ma qualcuno mi afferra per il polso e mi costringe gentilmente a voltarmi.
Incrocio gli occhi scuri e intensi di Mike: ha un sorriso appena accennato sulle labbra e indossa già il giaccone invernale.
«Vieni con me?» chiedo speranzoso.
«Certo, andiamo.»
Ridendo come due bambini, ci precipitiamo giù dalle scale e raggiungiamo in fretta l’enorme spiazzo in cemento su cui si affaccia la palazzina in cui abita Jim.
Mi guardo intorno e il ricordo di quello stesso luogo risalente a sei mesi prima mi colpisce: era il primo luglio, io avevo appena compiuto vent’anni e Jim mi aveva concesso di organizzare la mia festa proprio lì. Certo, ben presto gli sbirri erano passati a distruggere l’idillio, però ci eravamo divertiti ed era stato tutto magnifico nella sua imperfezione.
Io e Mike ci fermiamo poco distanti dal portone d’ingresso e stiamo uno accanto all’altro, le mani affondate nelle tasche e il naso per aria.
«C’è un freddo assurdo» sibilo, spostando il peso da un piede all’altro.
«Sei voluto uscire tu» mi fa notare Mike, voltandosi a guardarmi.
Ricambio l’occhiata, portando fuori una mano dalla tasca e voltando il palmo verso l’alto; poco dopo un fiocco di neve si infrange sulla mia pelle e la brucia appena, per poi sciogliersi in fretta.
«Mike?» mormoro.
«Che c’è?»
«Voglio sapere almeno uno dei tuoi propositi per l’anno prossimo.» Lo dico piano, senza nutrire troppe speranze perché lo conosco abbastanza da sapere che non sempre è semplice estorcergli delle confessioni.
Lui, tuttavia, sembra rilassato e tranquillo. Afferra la mano che ancora tengo sollevata e la stringe forte nella sua, strattonandomi appena per attirare meglio la mia attenzione.
Concentro i miei occhi nei suoi e li trovo ancora più intensi, caldi, penetranti. Mi ipnotizzano e mi fanno sentire al sicuro, ma allo stesso tempo mi intimoriscono perché non so mai cosa aspettarmi da lui quando assume quell’espressione così piena.
«La musica sarà sempre al primo posto per me. Questo lo sai, te l’ho detto dal primo giorno. L’ho messo in chiaro e non voglio che ci siano mai equivoci o fraintendimenti» comincia, senza mai staccare le iridi dalle mie.
Annuisco, queste sono cose che so già da tempo e che ho accettato senza problemi. Non so dove voglia arrivare, però lo lascio proseguire mentre noto che la neve si intensifica appena, incastrandosi tra i suoi capelli e sulle pieghe del giubbotto che indossa.
«Però, Roddy, voglio dirti che il mio proposito per il nuovo anno è solo uno.» Fa un’altra pausa, lo sguardo sempre più denso e quasi difficile da sostenere.
Trattengo il fiato, ho paura che stia per dire una delle sue solite stronzate, fare una di quelle battute tipiche di Mike, di quelle che rovinano l’atmosfera e che spiazzano chi lo circonda.
«Voglio imparare ad amarti, a darti davvero tutto me stesso. Perché non te l’ho mai detto, non riesco a dirtelo e a volte ho il dubbio di non essere capace. La verità è che ho sempre pensato di non meritarti, cazzo. Ti rendi conto?»
Ed è così dolce l’intensità con cui pronuncia quelle parole, è così tenero il modo duro in cui stringe maggiormente le dita attorno alle mie…
Faccio un passo avanti e infilo l’altra mano nella tasca del suo giubbotto, intrecciandola alla sua in quell’anfratto caldo e morbido.
Tengo ancora lo sguardo fisso nel suo e gli sorrido, non riesco a evitarlo perché mi sento commosso e felice come non mai.
«Hai detto delle cose bellissime» sussurro, sporgendomi per baciarlo lievemente a fior di labbra.
«Ah sì? Lo pensi davvero?»
«Davvero.»
Mike sfila la mano dalla tasca e mi passa il braccio dietro la schiena, attirandomi a sé e abbracciandomi stretto. Ricambio con trasporto e insieme a lui mi godo la neve che cade placida su di noi, sicuro e protetto dal suo calore e dal suo amore.
Perché io sento che mi ama, anche se non me l’ha mai detto e se ha un modo tutto suo di dimostrarmelo. Lo sento in ogni suo gesto, lo scorgo in ogni suo sguardo, lo intravedo in ogni battuta e in ogni grugnito che si lascia sfuggire quando gli faccio qualche scenata di gelosia.
Lo respiro nel suo respiro quando facciamo l’amore, lo riconosco nella passionalità con cui si fa largo nel mio corpo e nella delicatezza con cui mi accarezza.
«Mike…» esalo, affondando il viso nell’incavo del suo collo.
«Ehi.»
«Grazie.»
Ridacchia. «Prego.»
Sollevo il capo e lo guardo, un broncio dipinto sulle mie labbra. «Non mi chiedi neanche perché?»
Lui mi pizzica la guancia e sorride. «Mmh… perché?»
Alzo gli occhi al cielo. «Stronzo.»
«Dai! Perché mi ringrazi?»
«Perché mi hai accolto nella tua vita» spiego.
«Beh, anche tu mi hai accolto nella tua. E ce ne vuole di coraggio!» esclama, lasciandosi sfuggire una risata limpida e dolce.
Lo abbraccio ancora una volta, più forte che posso, lasciandogli piccoli baci sul viso e fra i capelli tempestati di fiocchi bianchi.
«Ti amo» mi lascio sfuggire, perché per me è naturale esternare come mi sento quando sono con lui.
Mike mi guarda dritto negli occhi e non ho idea di cosa scorge nelle mie iridi blu, spero soltanto che possa rendersi conto di quello che provo nei suoi confronti, perché le parole non sanno mai esprimerlo appieno.
«Sai, Roddy, penso che per me sia lo stesso. Altrimenti non mi sarei mai messo questo fottuto maglione che pizzica. È una tortura» ammette, agitandosi un poco contro di me.
Rido e gli regalo una carezza sulla guancia. «Che ne dici se torniamo dentro e ce ne sbarazziamo?» propongo, facendomi malizioso.
I suoi occhi si accendono di una scintilla pericolosa, quella che mi fa subito comprendere che siamo sulla stessa lunghezza d’onda.
«E la neve?» domanda con fare innocente, anche se so che non gli importa davvero.
«Ormai l’ho vista. E poi qua fuori si gela!» concludo, avvolgendogli la vita con un braccio e trascinandolo con me verso il portone.
In quel momento ripenso alle sue parole e mi rendo conto che è stato davvero dolce, perché ha cercato di donarmi se stesso e di farmi capire quali sono i suoi sentimenti per me.
Forse non pronuncerà mai quelle parole che io probabilmente dico con troppa leggerezza, ma da ogni suo gesto traspare l’amore che lo lega a me.
Siamo ormai sul pianerottolo, pronti per rientrare in casa e per buttarci a letto – decisi a ignorare i nostri amici almeno per un po’; tuttavia, quando mettiamo piede nell’appartamento, i ragazzi subito ci assalgono e ci trascinano nuovamente con loro in salotto.
«Che vi prende?» chiede Mike contrariato.
«Siete pronti per il karaoke?» strilla Bill.
Io e Mike ci scambiamo un’occhiata sconsolata, coscienti che la serata sarà ancora lunga e che in fondo non ci va di isolarci proprio ora.
«E va bene» concede il mio ragazzo. «Prima, però, vado a togliermi questo cazzo di maglione!»






♥ ♥ ♥

Prompt per il contest di Pampa: fuoco nel camino.

Prompt per la challenge di Laila: [Inverno] Famiglia - Fluff / Natale in famiglia.

Prompts per la challenge di Juriaka:
- 11. Le cose che hai detto quando eravamo sulla cima del mondo
- 20. Le cose che hai detto quando eravamo più felici di quanto non fossimo mai stati
- 26. Le cose che hai detto tenendomi la mano
- 45. Le cose che hai detto durante il nostro primo Natale passato insieme



Carissimi lettori, eccomi qui con una nuovissima storia sui miei adoratissimi Faith No More nel FreakyPigs!AU *___*
Devo subito spiegare alcune cose perché i giudici di challenge/contesta a cui questa storia partecipa non conoscono il fandom, né tantomeno le mie idee malsane a proposito di esso.
Partiamo con i componenti della band. I Faith No More, in base alla formazione storica, sono: Mike Patton – voce; Bill Gould – basso; Jim Martin – chitarra; Mike “Puffy” Bordin – batteria; Roddy Bottum – tastiere.
Questa formazione non è quella attuale, perché Jim Martin lasciò la band nel 1993, ma questo non è funzionale alla trama di questo racconto ^^
In questo mio personalissimo AU i Faith No More non sono altro che una band di ragazzini, formatasi all’interno della scuola di musica che frequentano e che hanno deciso di chiamarsi Freaky Pigs. Infatti, l’immagine riportata in alto alla storia subito sotto il titolo, rappresenta il logo della band ed è stato creato da me – non è granché, lo so, ma non sono certo una grafica ahahahahah!
Passiamo ai vari nomignoli che avete trovato (ho cercato di spiegarli anche all’interno del testo, ma meglio essere precisi).
Caviglia d’oro: appellativo con cui i membri dei Freaky Pigs si rivolgono a Puffy per via delle sue grandi capacità con la grancassa della sua batteria.
Rapunzel: affibbiato da Mike a Bill durante la festa del compleanno di Roddy, perché il tastierista aveva appunto intrecciato i capelli del bassista in una lunga treccia.
Bambolina: vezzeggiativo con cui Mike si rivolge a Roddy.
Tutti e tre questi nomignoli appartengono esclusivamente a questo mio AU, mentre Puffy (soprannome del batterista Mike Bordin) è un modo reale con cui i Faith No More chiamano da anni e anni il batterista, per via della sua capigliatura afro. Il nome fu coniato da Jim Martin.
Altri eventuali riferimenti ad altre mie storie sono stati spiegati durante il racconto – come la faccenda dei maglioni fatti dalla nonna di Roddy e del modo in cui lui e Mike si sono “dichiarati” i reciproci sentimenti.
Per quanto riguarda invece le STUPENDE (???) canzoni che i ragazzi hanno ascoltato durante la serata, ecco a voi di seguito i link a cui potete ascoltare queste perle e ammazzarvi i neuroni come me li sono ammazzati io mentre scrivevo e le cercavo:
Jingle Bells
All I Want For Christmas Is You
Last Christmas
We Wish You A Merry Christmas
White Christmas (non ho potuto evitare di inserire i Guns N’ Roses, visto che i Faith No More, oltre a essere stati in tour con loro come gruppo spalla, li hanno sempre perculati… era una tentazione irresistibile per me XD)
Ultimissimo appunto: il titolo della storia è tratto dal brano Surprise! You’re dead! Dei FNM; il verso originale è “welcome home my friend”, ma mi piaceva l’idea di metterlo al plurale perché ho raccontato di un gruppo di amici :D
Penso di aver detto tutto, mi scuso se queste note sono state chilometriche, ma ci tengo sempre a rendere accessibile a tutti le mie storie anche quando sono su un qualche fandom ^^
Grazie a tutti coloro che hanno trovato il coraggio di arrivare fin qui, mi auguro di non avervi annoiato troppo ^^”
Un grazie speciale va ai giudici che mi hanno accolto nelle loro splendide iniziative: siete stati di grandissima ispirazione per me, anche perché mi avete dato modo di scrivere di questo gruppo di amici, oltre che sulla mia OTP Suprema, ovvero la Pattum (RoddyxMike) *___*
Alla prossima e buone feste a tutti ♥
  
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